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Autore: Sakkaku    20/02/2020    3 recensioni
Dal testo:
Sono seduta sul treno. Dopo mesi, finalmente torno a trovare la nonna. Sono molto affezionata a lei, purtroppo i vari impegni mi impediscono di passare con lei il tempo che vorrei.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attesa


 

Finalmente è arrivato il sabato. Nonostante la stanchezza accumulata durante la settimana, sono sempre felice in questo giorno. Il sabato sera è completamente dedicato al relax. Adoro starmene tranquilla sul divano a leggere un libro, con una candela profumata sul tavolino, accanto alla tazza fumante di tisana ai frutti rossi.
Di solito questo mi rilassa e tutto lo stress pare dissolversi.
Stasera ho una strana sensazione. Mi sento irrequieta ed ho uno strano formicolio alla mano, come se ci avessi dormito sopra delle ore.
Un tonfo mi fa sobbalzare. Con cautela mi alzo dal divano e scruto verso il corridoio. Mi sorprendo nel vedere che la porta d'entrata è completamente spalancata. Deve aver picchiato contro il muro, per quello prima avevo avvertito un forte rumore. Mi avvicino e la richiudo, giro la chiave e per una doppia sicurezza, tiro giù la maniglia, per essere certa che sia effettivamente chiusa. Magari, a causa della stanchezza, prima avevo solo chiuso malamente la porta ed una corrente d'aria creata dal portone aperto, l'ha fatta spalancare. Generalmente, girare la chiave nella serratura è un gesto automatico che faccio appena rientrata, ma può darsi che, a causa della stanchezza, mi sia dimenticata.
Ritorno alla lettura del mio libro. Dopo pochi minuti, sento ancora lo stesso tonfo di prima.
“Non è possibile! Adesso sono sicurissima di aver chiuso la porta come si deve!” penso, alzandomi con il cuore che, senza una vera e propria ragione, inizia a battere all'impazzata.
Rimango a bocca aperta vedendo la porta spalancata. Mi avvicino per controllarla meglio. Il cilindro pare danneggiato, forse è per quello che la porta non rimane chiusa.
“Fantastico, la mia solita fortuna!” penso esasperata “Ora devo aspettare fino a lunedì prima che un tecnico venga a sistemarla.”
Il pensiero che qualcuno possa entrare mentre dormo e derubarmi, mi fa salire dall'ansia. Di sicuro non andrò da un'altra parte e nemmeno lascerò la casa incustodita. Decido di andare dalla mia vicina, Claire, per chiedere un suo consiglio su come devo comportarmi. Come sempre è disponibile ad aiutarmi. Comprende la mia ansia ed inizia ad inveire contro il nostro portinaio, le sue parole mi fanno sorridere. Sbuffa allontanando un ciuffo viola che le ricade sugli occhi.
«Dobbiamo spostare il letto» dice meditabonda «Se lo posizioniamo davanti, sicuramente funzionerà.»
Per fortuna ho un letto ad una piazza, se ne avessi avuto uno più grande, avremmo fatto sicuramente più fatica. L'unico problema è che l'entrata è ad angolo e lo spazio del corridoio è stretto, quindi non possiamo coprire del tutto la porta. Stiamo ammirando orgogliose il nostro operato, quando la porta si apre, andando a sbattere contro la testiera. Dopo diversi colpi, il letto inizia a spostarsi. Sono allibita e percossa da brividi.
«Forse c'è qualche spirito che hai fatto arrabbiare» dice Claire «È l'unica spiegazione sensata. Abbiamo messo il letto coprendo i cardini in basse e metà porta, sarebbe dovuta rimanere chiusa.»
Se prima ero in ansia, adesso sono nel completo panico.
«Sai che non voglio sentire le tue teorie su spiriti maligni che infestano le case dove sono stati assassinati!» strillo isterica, mentre la spingo fuori dal mio appartamento.


 

Sono seduta sul treno. Dopo mesi, finalmente torno a trovare la nonna. Sono molto affezionata a lei, purtroppo i vari impegni mi impediscono di passare con lei il tempo che vorrei.
Come quella volta che, avevo un pranzo di lavoro, nonostante le chiamate insistenti, le ho ignorate e lei stava male. Se lo avessi saputo, mi sarei precipitata da lei, lasciando il lavoro all'istante. La mia nonna ha il cuore d'oro e mi ha sicuramente perdonata, anche se non ho mai il coraggio per chiederglielo direttamente. Ho il terrore che mi risponda che si ricorderà per sempre di questo mio gesto di disinteressamento e forse anche egoista.
Sospiro.
Ogni volta mi tormento con il ricordo di quel giorno. Ci sono stata molto male, mi sono insultata, eppure ogni volta, la mia mente va automaticamente a rispolverare quell'evento presente nella mia memoria.
Il treno si ferma alla stazione. Mi alzo e mentre sto per scendere, mi accorgo che gli scalini hanno dei fori, riesco a scorgere le traversine. Quella visione mi fa tremare le gambe e una paura insensata mi assale. Qualcuno alle mie spalle mi spinge, i miei piedi sbattono frenetici sugli scalini e, se non cado per terra, è solo per miracolo. Sono divisa se insultare o ringraziare chiunque mi abbia spinto, perché altrimenti avrei perso la coincidenza. Una coppia che ha assistito alla scena teatrale, mi aiuta a salire sul treno che dovrei prendere, sorridendomi, o forse compatendomi, chissà.
Il vagone è completamente pieno, sia io che la coppia ci sediamo per terra. Il viaggio sarà lungo e nessuno vuole stare in piedi per un'ora. All'improvviso due uomini si alzano, gridando in maniera incomprensibile. Soltanto quando vedo che entrambi impugnano delle pistole, comprendo la gravità della situazione in cui sono finita.
“È la punizione del karma” penso chiudendo gli occhi, mentre l'aria viene tagliata dai proiettili.
Urla di terrore sovrastano il rumore delle armi da fuoco. Lo scontro dura giusto qualche minuto. I due uomini mi passano davanti, manco fossi invisibile e si dirigono verso un altro vagone. Dai discorsi intorno a me, percepisco che hanno ucciso un poliziotto in borghese.
Tento di alzarmi, perché voglio allontanarmi da quel vagone con l'odore di morte nell'aria. Barcollo. Ho le vertigini, tutto intorno a me si fa confuso, chiudo gli occhi.
Quando li riapro sono nel vagone ristorante, in compagnia di due mie amiche. Il tavolo è pieno di portate e i camerieri sembrano intenzionati a riempire tutto lo spazio disponibile. In quel momento mi accorgo di avere fame. Senza esitazioni, afferro una fetta di pizza ed inizio a mangiare. A quanto pare sono l'unica ad essere affamata. Improvvisamente il vagone sballotto da una parte all’altra. Intorno a me volano oggetti di ogni tipo, presenti nel vagone ristorante. Istintivamente chiudo gli occhi.
Quando li riapro, sono seduta nel vagone pieno di gente, senza cadaveri in giro. Appoggio due dita sulla tempia sinistra, cercando di concentrarmi e capire la situazione.
“Forse sto sognando” penso “Oppure sto guardando il mondo con gli occhi di un'altra persona, anche se la mia mente è sempre la stessa... no, questa non è fantascienza!” mi rimprovero tirandomi una manata sulla fronte.
Un bisbiglio, mi pizzica un orecchio. Intorno a me regna il silenzio.
“Forse sto impazzendo” penso sospirando rassegnata.



 

«Forza May, risvegliati. Hai dormito abbastanza.»
L'anziana signora ha la voce spenta, le parole escono dalla bocca con un suono flebile, quasi un sussurro.
Un'infermiera le si avvicina, poggiandole una mano sulla spalla, comprensiva.
«L'orario di visita è finito» annuncia più dolcemente possibile «Se ci saranno novità la chiameremo subito. In caso contrario potrà tornare domani.»
L'anziana signora annuisce, stringe con forza la mano della nipote, speranzosa che quel gesto possa darle la forza di svegliarsi dal coma che ormai la fa dormire da due mesi in quel letto d'ospedale. Con un sospiro si alza dalla sedia ed esce dalla stanza.


 

  
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