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Autore: Dakota Blood    21/02/2020    1 recensioni
Erik ha 19 anni e un sogno nel cassetto: suonare in una band rock/emo, ma ha difficoltà a trovare amici veri che possano aiutarlo a coronare il suo sogno.
Ha un gatto di nome Balloon, un grasso felino che ne combina di tutti i colori e che ama Erik disperatamente, proprio come se fosse una ragazza... peccato che ad Erik una ragazza così non capiti mai!
Boston mi stava stretta, era un cumulo di storie già sentite, di cazzate varie, e nonostante fosse gremita di gente tatuata come me e piena di piercing sul viso e di voglia di suonare, io ci vedevo in loro solo dei fottuti poser di merda.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono molte cose che vorrei dire ma spesso le parole si ingoiano come caramelle amare, come cose piovute dal cielo ma infuocate come inferno sulla terra. 
Ci sono dei momenti in cui non riesci proprio a spogliarti delle tue debolezze, fragilità, e nemmeno il tuo gatto riesce a consolarti. 
Proprio quel gatto che per te è come una medicina, un sole in mezzo alla tempesta. 

Quando la notte si avvicina, i pensieri diventano sempre più fitti, più profondi, meno brevi. 

Balloon mangiava, ingrassava, mentre io ero e sono tutt'ora una specie di acciuga. 
Ho sempre creduto in Dio ma in quel periodo le mie certezze stavano un po' crollando, forse perché Boston era come un corollario d'inferno, ma cos'era l'inferno se non la nostra stessa condizione di anime perdute sulla terra e non un posto costruito dal diavolo? 
Non era come diceva Dante, secondo me. 
Non avevo più motivo per dubitare riguardo le mie teorie, magari strane e assurde ma pur sempre coerenti con me stesso. 
Almeno questo mi rendeva grazia. 

Avevo sempre amato la bellezza delle cose, i fiori in un giardino, assolutamente da non strappare... Le stelle in cielo nelle notti senza nuvole, i peluche sul letto con scritto I LOVE YOU, i cocktail analcolici, insomma un sacco di altre cose ma sopratutto i libri drammatici, introspettivi che ti strappano l'anima e le lacrime. 
Le poesie ben scritte, le frasi d'amore, gli aforismi di Oscar Wilde e molto altro ancora. 
Il mio colore preferito da sempre il blu, e in quel periodo non riuscivo nemmeno a vestirmici, nonostante riuscissi a tingermi i capelli di quella tonalità bellissima. 
Quelle poche volte in cui mettevo piede fuori di casa vedevo ragazzine scostumate che mi prendevano in giro additandomi come 'emo' o freak della situazione, ma io volevo essere solo ME STESSO. 
Sembrava un inferno senza fine. 
Anzi ERA un incubo per davvero. 
E si ripeteva insistentemente, senza diritto di replica da parte mia.

Balloon mi amava incondizionatamente, e gli fornivo il necessario per vivere, ma a volte mi sentivo talmente solo e sciupato nella mia consistenza di ragazzo che avrei anche voluto farla finita una volta per tutte, almeno non mi sarei dovuto preoccupare più di niente.
Avrei visto solo silenzio, buio e finalmente pace. 
So che è un peccato mortale ma cosa avrei potuto desiderare se non una cosa simile? 
Avrei pagato oro pur di avere il coraggio di farlo, d'altronde sarebbe stato solo per una volta e per sempre. 
Non si torna indietro. 
Ma ero un codardo e uno sciocco e non avevo le palle per farlo.
Forse ero davvero una femminuccia, ecco perchè tutte mi prendevano in giro, non ero ancora un uomo vero e proprio!

Vedevo la stanza ruotare quando bevevo troppo, sì, nonostante amassi le bibite analcoliche mi ero dato al vizio dell'alcool per alcuni mesi, non so nemmeno io come feci poi ad uscirne da solo, ma sicuramente fu Balloon ad aiutarmi con le sue cure personali e la sua linguetta sul mio viso sempre pulito dalla barba. 

Non volevo una vita come quella, non volevo più niente. 
Il paradiso sembrava non volermi accogliere tra le sue grandi, immense braccia. 
Ero sempre in balìa di cose che non io cercavo, come se stessi andando a ritroso, all'indietro come un gambero e non in avanti come le persone normali. 
Ma la normalità cos'era alla fine?  Avevo iniziato a tingere i capelli di blu dall'età di 13 anni e ne avevo appena 18 ma almeno ero maggiorenne. Nonostante la mia età da 'adulto' non mi sentivo pronto per affrontare la mia città. 

Non potevo aspettare ancora, non potevo fissare il poster di Londra come un bambino, sdraiato sul mio letto verginale. 
Non avevo una ragazza da tre anni, non tanto ma nemmeno poco... 
Nessuno si occupava di me, nessuno pensava che io avessi dei sentimenti.

Se mi truccavo erano solo fatti miei, così per lo smalto o per  il mio colore preferito. 
Ma gli altri si dovevano sempre immischiare, in ogni cosa assoluta.  Non mi chiedevano mai se avessi bisogno di aiuto o di compagnia, o di qualsiasi altra cosa. No. Loro volevano sapere solo se ero gay, se ero un ragazzo malato di mente o pericoloso addirittura!

Le domande arrivavano dritte al cuore, spaccandomelo come quando mi faceva male la testa per le loro stesse frasi stupide. 
Le risposte, però non arrivavano MAI, perché io non avrei parlato nemmeno sotto tortura. 

E la tortura più grande, era essere vivo, purtroppo. 

 
   
 
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