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Autore: Star_Rover    24/02/2020    4 recensioni
Un valoroso soldato nella sua impeccabile divisa che marcia con orgoglio a testa alta. Una figura imponente, un volto severo e due iridi smeraldo che caratterizzano uno sguardo intenso e impenetrabile.
Il detective Eric Dalton ricorda così il maggiore Patrick O’ Donnell. Era soltanto un ragazzino quando aveva assistito ai festeggiamenti per la fine della guerra civile, al tempo quell'uomo era apparso ai suoi occhi come l’incarnazione dell’eroe invincibile e incorruttibile.
Nell’autunno del 1936, tredici anni dopo quel primo e fatidico incontro, Patrick O’ Donnell ricompare nella vita del giovane investigatore in un modo del tutto inaspettato. Infatti è proprio il suo nome ad apparire tra le pagine di un pericoloso fascicolo.
Eric accetta il caso, ma è intenzionato ad indagare a fondo prima di portare a termine l’incarico più difficile della sua carriera, ovvero condannare l’eroe di una Nazione.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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Eric riprese conoscenza in una fredda stanza d’ospedale. Aveva ancora la vista offuscata, in quegli istanti confusi avvertì il suono di una voce dolce e familiare.
«Tesoro, non agitarti, ci sono io qui con te»
Lentamente i suoi occhi si abituarono alla luce, non si trattava né di un sogno né di un’allucinazione, davanti a sé riconobbe il volto di Aileen. La moglie strinse la sua mano e sfiorò il suo viso con una tenera carezza.
«Oh, amore mio…ero così preoccupata...» disse con tono apprensivo.
Dalton si sforzò di parlare: «mi dispiace»
Aileen tentò di rassicurarlo: «l’importante ora è che tu stia bene»
Eric la guardò negli occhi: «ti prego, perdonami»
«Sì, certo che ti perdono, ma adesso non pensare più a nulla, devi riposare»
Dalton aveva ancora tante cose da dire e altrettante domande a cui doveva trovare risposta, ma in quel momento non poté far altro che abbandonarsi alla stanchezza, si lasciò calmare dalla presenza dell’amata moglie e lentamente si riaddormentò.
 
 
Dalton si risvegliò udendo il rumore alcuni passi, poco dopo il tenente McGowan si avvicinò al suo giaciglio.
«Eric, sono così felice di rivederti! Ero passato anche prima, ma non volevo disturbarti»
«Ti ringrazio per essere venuto, adesso mi sento un po’ meglio»
«Avrai bisogno di tempo per riprenderti, si tratta di una brutta ferita, hai perso molto sangue. Per fortuna il proiettile non è penetrato in profondità»
«Io…non ricordo molto dell’accaduto, credo di essere svenuto»
«Abbiamo arrestato la sentinella del ponte, durante l’interrogatorio ha confessato rivelando il piano dell’IRA. Purtroppo un terzo uomo è riuscito a fuggire»
Eric sussultò, pian piano i ricordi riaffiorarono nella sua mente.
«Che ne è stato di Robert?» domandò con sincera preoccupazione.
«Il ragazzo ha un polmone perforato, ma i medici hanno detto che sopravvivrà»
Dalton si rassicurò nel sentire quelle parole.
«E’…una buona notizia»
Colbert rimase perplesso.
«Come puoi provare ancora pietà per lui? Quel criminale ti ha tradito e poi ha anche tentato di ucciderti!» rispose con disprezzo.
Eric scosse la testa: «non posso giustificare le sue azioni, ma posso comprendere le sue motivazioni»
«In ogni caso O’ Neil non rivedrà la luce del sole per molto tempo, al più presto sarà trasferito nel carcere di Mountjoy»
Dalton era consapevole che la giustizia stesse semplicemente facendo il suo corso, eppure si rattristò nel pensare alla sorte di quel giovane.
Colbert riprese il suo discorso: «la vicenda è finita sui giornali, anche se la maggior parte del merito è stato attribuito all’agente Beckett. In compenso il sovrintendente Neligan ti ha inviato i suoi ringraziamenti»
Eric rispose con una smorfia: «alla fine il G2 ha ottenuto quel che voleva»
McGowan scosse le spalle: «l’importante è che questa storia sia finita»
Il detective notò una certa delusione nel suo atteggiamento.
«Colbert…»
Il tenente si avvicinò al letto: «che cosa c’è?»
«Grazie per avermi aiutato»
«Dopo tutto quello che ho fatto mi consideri ancora un buon amico?»
Egli annuì: «probabilmente sei il mio unico vero amico»
McGowan sorrise, poi si rialzò dalla sedia: «adesso è tardi, è meglio che ti lasci riposare»
Eric non rispose, poggiò nuovamente la testa sul cuscino avvertendo le palpebre pesanti. Pian piano la stanchezza tornò a prendere il sopravvento.
 
***

Il detective tornò a percorrere le strade affollate di Wicklow. La sua convalescenza era ormai terminata e finalmente poteva uscire da quel tetro ospedale per respirare nuovamente l’aria di mare. Faticava ancora a camminare, dunque doveva muoversi lentamente e con cautela, soprattutto nelle occasioni in cui era solo.
Eric aveva da poco varcato i cancelli quando ad un tratto sentì tirare la manica della giacca.
«Signor detective»
Dalton si voltò ritrovandosi di fronte a un ragazzino biondo dal viso coperto di lentiggini e lo sguardo vispo.
«Tu sei Michael, il figlio di O’ Donnell» disse dopo averlo osservato attentamente.
«Sì, signore»
Egli si stupì: «che cosa ci fai qui?»
«Io…la stavo cercando»
Eric assunse un’espressione perplessa: «per quale ragione?»
Il ragazzo rispose esternando la propria emozione: «volevo ringraziarla per aver salvato la vita a mio padre»
Dalton restò impassibile: «ho solamente svolto il mio dovere»
«Papà mi ha raccontato tutto, lei è davvero un eroe»
Il detective provò una strana sensazione nel sentire quelle parole, per un istante rivide se stesso in quel giovane ancora infatuato di sogni e speranze.
«Sai, a volte non è semplice distinguere il bene dal male, e anche gli eroi possono commettere errori. Purtroppo non sempre è possibile fare la cosa giusta, in certi casi è anche necessario saper accettare compromessi. L’importante, ragazzo mio, è la consapevolezza di aver fatto del proprio meglio, e di essere rimasti fedeli a se stessi»
Michael annuì in silenzio.
Eric poggiò una mano sulla sua spalla e lo incoraggiò con un benevolo sorriso.
Il giovane gli rivolse uno sguardo colmo di ammirazione.
«Adesso torna a casa, i tuoi genitori ti staranno aspettando» replicò il detective con tono severo.
«Certo signore. Non mi dimenticherò mai le sue parole»
«Di questo ne sono sicuro» concluse Eric con un sussurro quasi impercettibile.
Il ragazzino corse via, Dalton rimase ad osservare la sua figura confondersi e scomparire tra la folla.
 
***

Eric rivolse un ultimo sguardo alle campagne di Wicklow, il paesaggio scorreva attraverso il finestrino del treno.
Il detective sospirò, inevitabilmente ripensò a Robert avvertendo una profonda tristezza. Quel giovane aveva cercato in ogni modo di ottenere giustizia per il brutale assassinio del padre, decidendo anche di infrangere la legge e mettere in pericolo la sua stessa vita.
Non poteva considerare Robert come un pericoloso assassino, aveva pur sempre tentato di uccidere un uomo, ma non riusciva ad incolparlo per la sua disperazione.
Dalton si rassegnò, O’ Neil avrebbe pagato caro quel suo errore. La giustizia che non aveva accusato O’ Donnell per i suoi crimini avrebbe rinchiuso Robert in una cella per molto tempo.
Il detective tornò alla realtà avvertendo la voce di Aileen.
«Stai ancora pensando al caso?» chiese notando la sua aria afflitta.
Egli distolse lo sguardo dal panorama per incrociare gli occhi dolci della moglie.
«Già, credo di aver davvero perso la testa per questa storia…» ammise.
Aileen si rannicchiò contro il suo petto: «mi sei mancato in questi mesi, ho davvero avuto paura di perderti»
Eric l’accolse in un abbraccio: «sono contento di tornare a casa, voglio solo stare con te…e non vedo l’ora di stringere nostro figlio tra le braccia»
Lei poggiò le mani sul ventre ormai prominente: «sono certa che sia una femmina»
Egli sorrise: «allora sono sicuro che sarà bellissima come te»
Aileen rispose con un tenero bacio.
Eric la strinse a sé, nonostante tutto il suo amore fu in grado di donargli conforto e speranza. Ora che quella storia era giunta al termine poteva finalmente rispettare la sua promessa.
 
***

Al Castello di Dublino tutto tornò presto alla normalità. L’agente James Beckett ottenne una promozione e un nuovo ufficio per aver risolto la questione O’ Donnell e aver sventato il pericoloso attentato. Egli fu felice di non dover più lavorare nei sotterranei umidi e polverosi, ora poteva anche godere di una piacevole vista sul giardino.
Beckett stava contemplando la sua nuova postazione quando ad un tratto la porta si spalancò. Il sovrintendente Neligan entrò nella stanza e ripose alcuni fascicoli sulla sua scrivania.
«Abbiamo ritrovato tutti i documenti. Adesso è suo compito eliminare le prove, non dovrà rimanere più nulla a riguardo di queste indagini»
Il comandante del G2 si assicurò di aver ben chiarito i suoi ordini, poi abbandonò l’ufficio.
Beckett rimase ad osservare la cartella chiusa, solo dopo qualche istante si decise a sfogliare quelle pagine.
La denuncia di McCarthy, la testimonianza di Sullivan, i documenti del processo…tutto ciò che riguardava il caso O’ Donnell era contenuto in quei fascicoli che il suo capo aveva ordinato di distruggere.
Beckett prese un profondo respiro, si rialzò dalla sedia e uscì in corridoio. Sarebbe stato semplice gettare quelle scartoffie in un vecchio camino e accendere un bel falò estivo. Quella storia sarebbe scomparsa nel fumo e nella cenere insieme a tutti i suoi problemi.
Nonostante ciò James avvertì una strana sensazione, quella volta la sua coscienza gli impedì di agire senza sensi di colpa.
A passo incerto raggiunse il vecchio archivio. Scese le scale illuminando il percorso con una lampada elettrica, attraversò lo stretto passaggio tra scatoloni e scaffali impolverati, infine giunse davanti ad una porta chiusa.
Beckett aveva già provveduto a procurarsi la chiave, la sua recente promozione gli aveva permesso di ottenerla facilmente. Egli esitò prima varcare la soglia, per la prima volta nella sua brillante carriera di agente segreto stava per disobbedire agli ordini di un suo superiore.
Ormai aveva deciso, in quel caso la sua integrità non era sacrificabile. Così iniziò ad archiviare i documenti con cura e attenzione, con le giuste precauzioni e un po’ di fortuna nessuno avrebbe scoperto il suo tradimento, quelle carte sarebbero rimaste al sicuro e sotto il suo controllo.
Beckett si allontanò con la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta, quella sporca faccenda sarebbe stata dimenticata, ma non per sempre. Forse quella menzogna avrebbe potuto proteggere il precario equilibrio di una Nazione ancora debole e frammentata, ma un giorno l’Irlanda sarebbe diventata forte e unita, e allora sarebbe stata pronta per scoprire la verità sul caso Patrick O’ Donnell.
 
 
 
 
Appendice storica
“Il caso Paddy Daly”
 
Questo racconto è ispirato ad una storia vera. Nell’aprile del 1923 si conclusero le indagini riguardanti il Generale di Divisione Paddy Daly. L’ufficiale del National Army, noto al popolo come eroe della Guerra d’Indipendenza, fu accusato di essere responsabile per la morte di otto prigionieri repubblicani, evento tristemente noto nella Storia irlandese come il massacro di Ballyseedy.
Le indagini della Garda furono fortemente ostacolate dall’Esercito e dai servizi segreti, nella storia i fatti riguardanti i personaggi del Generale Richard Mulcahy e del sovrintendente David Neligan corrispondono alla realtà.
La polizia riuscì a trovare discordanze nelle testimonianze, ma le prove non furono sufficienti.
Due sottufficiali tentarono di denunciare l’accaduto, ma le loro testimonianze al tempo vennero semplicemente archiviate. Come il fittizio sergente McCarthy i militari per protesta abbandonarono il loro incarico nell’Esercito.
Anche la fondamentale testimonianza di Stephen Fuller, il nono prigioniero sopravvissuto al massacro, non fu mai considerata durante il processo. Fu Daly stesso a sostenere le tesi che egli fosse affetto da nevrosi, e dunque che non potesse essere considerato un testimone affidabile.
Fuller non parlò mai pubblicamente della sua esperienza e più volte dichiarò di non provare odio o rancore nei confronti dei soldati del National Army. Egli si dedicò alla politica sostenendo di non voler trasmettere alle future generazioni le ostilità della Guerra civile.
Paddy Daly venne dichiarato innocente e nel 1924 si ritirò dall’Esercito.
Alla sua morte, avvenuta nel 1957, ricevette gli onori militari.
 
Nel corso del tempo storici e giornalisti raccolsero numerose prove e testimonianze sul massacro di Ballyseedy arrivando anche a scoprire la verità, ma i documenti ufficiali riguardanti il caso Paddy Daly furono resi pubblici solamente nel 2008.
 
 
 

 
Nota dell’autrice
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto e seguito questo racconto.
Un ringraziamento speciale ad alessandroago_94 e mystery_koopa.
 
 
  
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