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Autore: hinata 92    25/02/2020    0 recensioni
Il piccolo Goten, a causa di un evento traumatico, ha deciso di smettere di allenarsi. Oggi, a sedici anni, tutti lo considerano un fallito buono a nulla, tranne il suo fratellone e il suo migliore amico, che hanno un piano per ridargli un po' di fiducia in se stesso...
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Goten, Piccolo, Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Shiryón

 

Stress

 

Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle, cercando di fare meno rumore possibile. Si lasciò sfuggire un profondo sospiro, come se non avesse più preso fiato da quando era uscito da quella stanza, e si buttò sul letto a peso morto, di faccia. Prima che qualcuno potesse turbare quel momento di pace, allungò alla cieca una mano verso il comodino, afferrò le grosse cuffie, le mise sulle orecchie e fece partire la musica.

Finalmente qualcosa di piacevole da ascoltare.

Non la voce della mamma che lo sgridava perché non studiava abbastanza.

Non quella del papà che lo sgridava perché non si allenava abbastanza.

Nessuno a ricordargli che lui non era il figlio prediletto.

La situazione era davvero precipitata da quando Gohan era andato a vivere con Videl, ma Goten non ce l’aveva con lui, anzi. Il suo fratellone era una delle sole due persone che lo capivano. Solo che Gohan era indubbiamente un genio, in grado di eccellere in tutti i campi, se si impegnava, mentre lui era il figlio imperfetto, incapace di reggere il confronto. Il suo fratellone alla sua età aveva già salvato il mondo ed era riuscito ad entrare da privatista in una scuola prestigiosa; lui aveva a malapena la sufficienza in tutte le materie, e la cosa poteva pure essergli perdonata se, almeno, fosse stato un bravo guerriero come suo padre.

Già, ma loro non sapevano e, peggio ancora, si rifiutavano di ascoltare...

Il cellulare squillò. Goten alzò la testa pigramente, afferrò il telefono e guardò lo schermo.

Trunks.

Sorrise. L’unica altra persona che lo capiva.

«Yo, Trà

«Yo, Got! Com’è

«Uno schifo come sempre. Tu?»

Goten sentì Trunks sospirare dall’altra parte del telefono. Evidentemente aveva sperato in un’altra risposta, e il ragazzo sapeva benissimo perché.

«Tranquillo, non sono così giù da non poter venire per quello, se ti serve.»

«Sicuro?»

«Sicurissimo.»

«E tua madre?»

Goten alzò le spalle: «Se dovessi sommare tutte le punizioni che mi dà, credo che finirei intorno alla pensione, quindi una più, una meno... ho bisogno di uscire di qua o soffoco. Solito posto?»

«Ok, a tra poco.»

In un lampo, Goten si cambiò la maglia e aprì la finestra. Controllò l’aura di sua madre, giusto per evitare che lo scoprisse prima ancora di partire, ma essendo dall’altra parte della casa, mise tranquillamente un piede sulla finestra e si diede la spinta necessaria a prendere il volo. Ringraziò mentalmente che sua madre non sapesse fare lo stesso e che suo padre fosse fuori, o sarebbe stato ancora più nei guai.

L’aria fresca gli fendette il viso e Goten sorrise. Aveva smesso completamente di allenarsi nel combattimento da anni, ma non aveva voluto assolutamente rinunciare a volare. Ricordava ancora con dolcezza e nostalgia quando il suo fratellone glielo aveva insegnato, tanti anni prima, in compagnia di Videl, e galleggiare nell’aria era un po’ come essere ancora bambino e ritrovarsi in uno dei suoi abbracci dolci e forti, di quando oltre che da fratello gli faceva anche un po’ da padre, di quelli che a sedici anni non avrebbe più avuto il coraggio di chiedere.

Allontanando quei pensieri, il ragazzo scese. Trunks era già lì che lo aspettava, con il pugno teso per il saluto.

«Yo

Goten rispose al saluto battendo il pugno: «Yo. Allora, pensi davvero di essere pronto a battermi?»

«Mi sono allenato un sacco, vedrai.»

«E allora fatti sotto, ti aspetto!»

Goten allargò le braccia e il suo corpo venne avvolto da una sfera violetta. Trunks iniziò subito a tempestarla di colpi, senza infliggere alcun danno all’amico.

Goten fece finta di sbadigliare: «Tutto qui?»

Trunks sorrise: «Questo era il riscaldamento.»

In attimo si trasformò in Super Sayan e riprese l’attacco.

«Ecco, così va meglio.»

Goten sospirò. Quanti anni erano passati dall’ultima volta che si era trasformato? Tanti, forse non ricordava più nemmeno bene come si facesse. Questa era una delle critiche che gli rivolgeva più spesso suo padre, ovvero che la sua “pigrizia” avesse tolto alla Terra una delle armi migliori che potessero avere, Gotenks. Su una cosa aveva ragione: la differenza di forza tra lui e Trunks ormai era tale che la fusione sarebbe stata quasi impossibile. Ma sulla sua presunta pigrizia...

L’ultimo pugno di Trunks fece per un attimo vacillare la barriera. Goten lo guardò sorpreso: «Ehi, non scherzavi, ti sei allenato sul serio!»

«Sulla nostra sfida non scherzo mai, dovresti saperlo.»

Passò al Super Sayan di secondo livello e continuò ad attaccare senza sosta.

Era nata anni e anni prima come una promessa, si era trasformata in una divertente sfida fra loro due. Perché Goten non era così irresponsabile come credevano i suoi genitori, anche se non se la sentiva più di allenarsi non aveva intenzione di lasciare la Terra indifesa in caso di nuove minacce aliene. Così, se non poteva fare altro, aveva promesso al suo migliore amico che lo avrebbe sempre supportato nei suoi allenamenti. E, a modo suo, aveva continuato a farlo, fornendo a Trunks uno stimolo per continuare a sopportare gli estenuanti allenamenti di Vegeta.

«Prova a colpire più in alto, di solito è lì che la mia barriera è più debole.»

«Non accetto suggerimenti.»

Goten sorrise della testardaggine dell’amico. Erano ormai almeno sette anni che cercava di sfondare quel muro, senza riuscirci, eppure non si era mai arreso.

Nella foga e nella frustrazione, Trunks lanciò un colpo energetico nel punto suggerito da Goten.

«NO!»

La sfera di energia rimbalzò come una pallina da tennis sulla barriera e si diresse verso un albero. Trunks, rendendosi conto dell’errore, sbarrò gli occhi e si precipitò per intercettarla, ma Goten fu più veloce: con un rapido movimento della mano avvolse anche l’albero in una barriera energetica simile alla sua, e il colpo rimbalzò nuovamente verso di lui, che spense la sua difesa per ricevere il colpo in pieno petto.

«Goten

«Sto bene, non preoccuparti.»

«Mi dispiace, scusami...»

«Ti ho chiesto più volte di non usare colpi energetici durante il nostro allenamento.»

«Lo so, mi dispiace, non...»

Goten sospirò, guardando la sua maglietta bruciacchiata: «Vabbè, non importa. Comunque questo non conta ai fini della sfida, la barriera l’ho disattivata io.»

Trunks lo guardò perplesso. Ma chi ci stava più pensando alla sfida!

«Dai, vieni da me, ti disinfetto e ti do una maglietta nuova.»

Goten guardò l’orologio: «Non faccio in tempo, devo essere a cena tra poco. Qualcosa m’inventerò. Ci sentiamo più tardi.»

E volò via senza lasciargli il tempo di replicare. Trunks rimase lì, imbambolato per un po’. Si avvicinò all’albero e lo osservò con attenzione.

Si era sbagliato, o Goten aveva davvero...

Un’idea prese forma nella sua mente e sorrise, prendendo in mando il telefono. Forse avrebbe avuto qualcosa di meglio per farsi perdonare di una semplice maglietta nuova...

 

Quella sera, mentre Goten era ancora chiuso in camera con le cuffie sulle orecchie, il telefono squillò di nuovo. Come poche ore prima, il ragazzo guardò lo schermo e sorrise.

Gohan.

«Pronto?»

«Ciao, fratellino, come stai?»

«Insomma... e tu?»

«Bene, dai... senti, domani vieni a pranzo qui?»

«Dipende da...»

«Mamma è già stata avvisata e hai tutti i permessi del caso.»

Goten sbarrò gli occhi: «Come hai fatto??? Mamma è furiosa con me!»

Gohan ridacchiò: «Ho chiesto un desiderio a Shenron

Goten scosse la testa sospirando: «Solo tu ci riesci...»

«Allora, vieni? Videl fa gli spaghetti di soia con le verdure saltate...»

Il ragazzo avrebbe abbracciato il fratello con tutte le sue forze, se lo avesse avuto a disposizione. Stava proprio facendo di tutto per tirargli su il morale.

«Come faccio a dire di no a quegli spaghetti?»

«Dai, ti aspetto domani.»

«Grazie. A domani.»

Gohan chiuse la chiamata con un sospiro gigante. Solo allora notò il sopracciglio alzato della moglie.

«Sei arrabbiata?»

Videl scosse la testa: «No, sai che mi fa piacere quando viene Goten, ormai è anche un po’ il mio fratellino, e Pan è solo felice quando può giocare con suo zio. Sempre che domani ce ne sia il tempo, visto quello che state tramando alle sue spalle...»

Gohan sorrise: «Allora è quello che ti dà fastidio!»

La donna annuì: «Non mi piacciono i segreti, lo sai.»

«Ma questo non è un segreto!»

Videl lo guardò di storto.

«È più... una sorpresa!»

«Una sorpresa di cui non sei per nulla sicuro, a giudicare dalla tua faccia.»

«Questo è vero, ma spero che possa sbloccare una situazione in stallo da troppo tempo.»

Videl si arrese: «Non ci resta che aspettare e vedere... ma almeno una curiosità me la togli?»

«Se posso...»

«Perché Goten è così appassionato dei miei spaghetti saltati?»

Gohan guardò la moglie. Come poteva spiegarle che il suo adorato fratellino aveva tentato per un periodo di diventare vegetariano, ma senza riuscirci a causa della sua fisiologia mezza sayan, che richiedeva più calorie di quanto qualunque vegetale da solo potesse fornirgli, senza metterlo in ridicolo?

«Questo invece sì, è un segreto.»

E ridendo schivò una ciabatta lanciata dalla moglie.

 

 

Erano tanti anni che non scrivevo una storia su Dragon Ball, ma mi sono ritrovata a riflettere su una questione: purtroppo Goten è un personaggio sprecato. Trunks, soprattutto grazie alla sua versione dal futuro, ha una sua collocazione nella trama, mentre Goten non ha un vero ruolo, se non quello di essere una fotocopia in piccolo di suo padre. Ho provato a inserire un piccolo cambiamento (che leggerete per bene nel prossimo capitolo) e partendo da quello a dargli una caratterizzazione diversa per trasformarlo in un personaggio un po’ più reale.

La storia è ambientata alla fine di Z, più o meno nel periodo di quell’ultima puntata con Ub al torneo e, ovviamente, ignora completamente gli avvenimenti di Super.

Un’ultima nota: il titolo mi è stato suggerito da un amico, è in greco e significa “scudo”.

Spero che questo esperimento vi abbia incuriosito e vi invito al prossimo capitolo.

 

Alla prossima.

 

Hinata 92

 

  
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