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Autore: AleDic    26/02/2020    2 recensioni
[Post!Alice Through The Looking Glass ǀ What If? ǀ Alice/Hatter]
«Alice! Bentornata!»
Tarrant la salutò allegramente, la linea delle labbra che si distendeva lungo entrambe le guance, e gli occhi – già di per sé più grandi di qualsiasi altro essere umano – che si facevano enormi e luminosi. Tutto, perfino la pelle pallida del volto del Cappellaio, prendeva a brillare ogni volta che Alice tornava – e a lei piaceva tornare anche solo per vedere
quanto quella volta il volto di lui si sarebbe illuminato alla sua vista.
{Storia partecipante alla challenge “Un calderone di prompt” indetta da catching_hearts sul forum di Efp}
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Challenge Mania'
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Autore: AleDic.
Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Personaggi e pairing: Alice Kingsleigh, Tarrant Hightopp, Alice/Cappellaio.
Generi: Sentimentale, Introspettivo, Fluff, Slice of life, Comico (? Ci ho provato, ma dubito di aver avuto successo).
Avvertimenti: Nonsense (? Voglio dire, in questo fandom è sempre presente, lieve o meno che sia, non potete aspettarvi altro – almeno non da me), What if in cui Alice può tornare a Sottomondo tutte le volte che vuole, OOC per Tarrant e Alice? Giudicate voi, io ormai mi sono arresa nel farlo. Eventuali orrori errori perché l’ho riletta solo una volta e al solito la pigrizia ha vinto.
Rating: Verde.

Contesto: vago, dopo del secondo film, “Alice attraverso lo specchio”.
Prompt: 23/11/2019 – Mangiare il gelato in pieno inverno.
N/A - Note dell'Autrice: Questa storia è stata scritta per Darlene_ come premio Secret Santa per la partecipazione al mio contest “A Christmas Story” indetto sul forum di EFP. Spero che ti piaccia (e che piaccia a chiunque altro passi a dare un’occhiata – sappiate che vi voglio bene).

 
Vostra,

Ale

 

 

 

 

Di arrivi fuori stagione 

e regali (non così tanto) sbagliati

 

{ 1.303 parole }

 

 

 

 

 

 

 

Alice non aveva mai capito come funzionava lo scorrere del Tempo[1] a Sottomondo – e dopo l’ultima volta in cui l’aveva incontrato, dubitava che avrebbe mai avuto la possibilità di chiederglielo – e come questo differenziava con quello del suo mondo (pensava Alice, anche se troppo tardi, che avrebbe dovuto passarle per la mente di porre una domanda così importante. Solo che, allora, non le era sembrata affatto).
     Avrebbe potuto chiederlo a qualcun altro, certo – la Regina Bianca avrebbe sicuramente risposto a qualunque sua domanda.
Avrebbe potuto chiederlo al Cappellaio.
(Ripensandoci, no, chiederlo a Tarrant non sarebbe stato di molto aiuto.)
     Se lo avesse fatto però, adesso non si ritroverebbe in quella sgradevole situazione.
     Non davvero sgradevole, di per sé. Forse più fastidiosa. Dopotutto non era la neve il problema. E nemmeno l’inverno, ovviamente. Il problema era che, lassù, da lei, erano in piena estate. Perciò, ecco, sapere il modo in cui la differenza di tempo funzionava esattamente tra i due mondi le sarebbe servito per, tanto per cominciare, non arrivare con addosso solo un misero strato di vestiti e scarpe di tela, e ritrovarsi a sprofondare a mezza gamba in un mare di neve fresca.
Le sarebbe anche servito per optare per un altro tipo di regalo da portare al Cappellaio.

     «Alice! Bentornata!»
Tarrant la salutò allegramente, la linea delle labbra che si distendeva lungo entrambe le guance, e gli occhi – già di per sé più grandi di qualsiasi altro essere umano – che si facevano enormi e luminosi. Tutto, perfino la pelle pallida del volto del Cappellaio prendeva a brillare ogni volta che Alice tornava – e a lei piaceva tornare anche solo per vedere quanto quella volta il volto di lui si sarebbe illuminato alla sua vista.
     «Mia cara, che ci fai in abiti tanto leggeri in pieno inverno?»
Alice era troppo presa dai propri pensieri e dall’osservare il viso di Tarrant da rendersi davvero conto dal calore improvviso che l’aveva avvolta una volta entrata nella stramba e impossibile casa del Cappellaio, ma nel momento esatto in cui lui le fece di nuovo presente la sua attuale situazione, Alice prese a tremare leggermente e non riuscì a trattenere uno starnuto.
     «Oh, Cielo! Sarà meglio che tu venga a sederti vicino al fuoco prima di prenderti un malanno!»
     «C-credo tu abbia ragione» rispose quasi balbettando le parole. Il Cappellaio recuperò una coperta dall’armadio e si posizionò dietro una delle poltrone davanti al camino, pronto a poggiargliela sulle spalle nel momento in cui si fosse seduta. Fu solo quando, mentre stava già chinandosi per affondare nella poltrona, avvertì qualcosa di umido tra le mani che, abbassando lo sguardo, si ricordò della vaschetta che teneva ancora stretta. In un attimo balzò di nuovo in piedi, facendo quasi perdere l’equilibrio al Cappellaio che era già chino su di lei per coprirla con la coperta acquamarina (e, dal piccolo urlo stridulo che lanciò contemporaneamente all’acutissimo «Oh!» di lei mentre si rialzava, immaginò di avergli anche quasi procurato un infarto).
     «Il gelato!» proruppe Alice, voltandosi di scatto verso il Cappellaio. Era successo tutto in pochi attimi e, visto da un punto di vista esterno, il tutto avrebbe potuto avere perfino un che di comico (ma c’era da far notare come i movimenti di Alice erano stati, seppur improvvisi e irruenti, in qualche modo aggraziati); tuttavia l’umore all’interno del soggiorno del Cappellaio era tutt’altro che allegro: Alice sembrava affranta, mentre Tarrant oltremodo confuso.
     «Gelato?» chiese infatti, inclinando uno dei suoi enormi e folti sopraccigli rossicci.
    «Stavo quasi per dimenticarmene!» disse con apprensione Alice, come se non l’avesse udito, lanciando sguardi allarmati alla vaschetta ancora stretta tra le mani.
Tarrant aggirò cautamente la poltrona, tenendo sollevata la coperta quasi a servirsene come scudo mentre le si avvicinava a passo lento. «Sicura di stare bene, Alice? Da quando sei arrivata ti comporti in modo strano
Lei sollevò lo sguardo e non poté sopprimere un sorriso. «Non hai idea di quanto suoni buffo detto da te».
Vedendo il viso di Alice tornare allegro, anche il Cappellaio sentì la tensione abbandonare velocemente il suo corpo e abbasso le braccia, lasciando che la coperta si accartocciasse disordinatamente sul pavimento.
     «Immagino di sì» asserì, calmo. «Ma cos’è quella scatola che tieni in mano?» domandò curioso.
     «Il gelato» rispose Alice prontamente.
     «Gelato? Hai una scatola gelata tra le mani? È naturale che tremassi tutta quando sei arrivata!» Poi pensandoci su qualche secondo aggiunse: «E perché mai ti serviva andartene in giro con una scatola gelata in pieno inverno? È un’usanza del Sopramondo
[2]? Davvero poco pratico, se vuoi il mio parere».
     «Ma no, Cappellaio. È una vaschetta di gelato! È un dolce proveniente dal mio mondo» spiegò Alice, mentre percorreva la stanza per raggiungere il tavolo più vicino e poggiarvi sopra la vaschetta. Aveva le mani umide e fredde come cubetti di ghiaccio. Iniziò a strofinarle una contro l’altra per scaldarle un po’.
     «Oh» esclamò il Cappellaio allietato. Aveva sempre amato i dolci.
     «L’avevo portato come regalo per te» disse Alice, voltandosi nuovamente verso di lui, ora cercando di scaldarsi le mani affondandole nel tessuto dei suoi abiti.
     «Per me?» Il Cappellaio parve illuminarsi a quella frase. Gli occhi si fecero – se possibile – più grandi, e le pieghe del volto si distesero e addolcirono tanto da farlo sembrare più giovane – non che Alice sapesse, in effetti, quale fosse l’età di Tarrant. Non gliel’aveva mai chiesto (non le era mai interessato, a dire il vero. Il Cappellaio le era sempre sembrato senza Tempo – anche prima di scoprire che fosse rimasto effettivamente congelato all’ora del tè chissà quanto a lungo).
Alice sorrise nel vedere con quanto piacere Il Cappellaio avesse accolto la notizia, prima che questo cominciasse a sbiadire ripensando alla montagna di neve distesa fuori alla porta.
     «Però temo di aver avuto il tempismo sbagliato» disse con voce afflitta.
     «E perché mai?»
    «Be’… vedi, il gelato è un dolce che si mangia in estate. Quando il caldo ti asseta e il sole splende per tutto il giorno. In quei momenti mangiare qualcosa di fresco e dolce aiuta ad alleviare la calura e ti fa sentire meglio. È una sensazione molto piacevole!» Alice si voltò per guardare la distesa bianca fuori dalla finestra ovale. «Ma sono arrivata qui in pieno inverno. Mi dispiace tanto, Cappellaio».
     «Oh, non essere sciocca, Alice. Perché mai dovresti dispiacerti? Sono entusiarcifelice
[3]  di poter assaggiare un dolce del genere!» Il Cappellaio si mosse verso la credenza, prendendo piatti e posate e portandoli al tavolo sul quale Alice aveva poggiato la vaschetta. Poi andò a spostare indietro una delle sedie, invitando gentilmente Alice a prendere posto, e lui fece lo stesso accanto a lei.
Alice era esitante. «Sei sicuro, Cappellaio? Potrebbe non essere saggio mangiare cibo gelato in pieno inverno».
     «Oh, non c’è di che preoccuparsi, mia cara: ricorrere alla saggezza non è proprio cosa da me! Ma la mia famiglia mi ha insegnato che è buona educazione non rifiutare mai un dono ricevuto!» Tarrant piegò leggermente il busto in avanti, portando il viso più vicino possibile a quello di lei. «E poi» continuò, abbassando la voce quasi riducendola a un sussurro. «È un regalo della mia Alice. E l’Alice giusta arriva sempre al momento giusto».
Alice avvertì un calore improvviso nascerle nel petto e arrivarle fino alle guance. Era sicura che se le avesse toccate le avrebbe trovate bollenti – decise di poggiarvi sopra le mani così da riuscire finalmente a scaldarle (non certo per nasconderne il rossore).
Il Cappellaio si risistemò al proprio posto e prese una posata per mano. Alice sorrise, non avvertendo più nemmeno l’ombra del gelo invernale. Aprì la vaschetta e afferrò uno dei cucchiaini sistemati a un lato del tavolo, accanto a due tazzine e una teiera di porcellana, porgendone un secondo a Tarrant.
     «In questo caso Cappellaio: tu lo sai perché un cucchiaio di gelato assomiglia a una tazza di tè?
[4]»

 

______________________________________________________

 

[1]: nel film Il Tempo è un personaggio, perciò lo scrivo con la lettera maiuscola.
[2]: dato che nel film il “Paese delle Meraviglie” viene chiamato Sottomondo, ho voluto chiamare il nostro mondo (e quello di Alice) “Sopramondo” (tiratemi pure tutte le verdure che volete).
[3]: me la sono appena inventata, ma in questo fandom tutto è possibile. (Comunque sarebbe l’unione di “entusiasta”, “arci” e “felice”.)
[4]: non ho potuto resistere al nonsense e al richiamo della famosa domanda “Secondo te perché un corvo assomiglia a una scrivania?” posta dal Cappellaio nel primo film. In realtà (anche se solo per me) in questa fic l’accostamento c’è.

   
 
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