Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Vanessa1995    26/02/2020    1 recensioni
Subito dopo la Ribellione di Robert Baratheon Cersei e Tywin sono sorpresi nell'aprendere che Jaime ha avuto due figli bastardi.
Anni dopo Lord Tywin vive a Castel Granito insieme ai nipoti gemelli. Il vecchio leone lotta per legittimare i nipoti e nominare Damon suo erede. Quello che il leone non può immaginare è che tempi oscuri si stanno avvicinando e Joanna dovrà lottare, insieme al fratello, per sopravvivere al gioco dei troni.
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La morte arrivò presto per Jon Arryn e visto come l’uomo soffriva probabilmente era stato meglio così. Joanna era a cavallo da sola quando il Lord della Valle morì, nessuno era andato con lei quella mattina.
Ricevette la notizia della morte di Jon appena rientrata al castello.
Decise immediatamente di recarsi dalla vedova, per esprimerle tutto il suo dispiacere per la dipartita del marito. Raggiunta la porta della stanza e stava per bussare, quando si rese conto che questa era socchiusa: e attraversò la fessura riuscì a distinguere la figura di Lord Petyr, il Maestro del Conio. Quell’uomo non le ispirava la benche minima fiducia: sapeva che gestiva un bordello e aveva sentito dire che alcune di quelle povere ragazze erano della sua età o poco più giovani o più grandi. Le veniva il voltastomaco al pensiero.
« Quali intenzioni avete ora che vostro marito è morto? » chiese Petyr.
Jo sapeva che era sbagliato origliare perciò decise di allontanarsi, sarebbe tornata più tardi sperando di non incappare nuovamente in quell’essere ripugnante qual’era Lord Bealish. Girando l’angolo in un corridoio adiacente al suo, per poco non andò a sbattere contro qualcuno.
« Scusate » disse remissiva, quando nel frattempo, i suoi occhi si spalancarono per l’orrore rendendosi conto che per poco non era andata a sbattere contro il re. 
Robert Baratheon era un uomo grosso e non faceva altro che ingrassare: presto o tardi avrebberò dovuto creargli delle sedie più grosse e resistenti sul quale sedersi.
I suoi capelli erano lunghi e scuri e aveva la barba folta e ispida, la fissava con i suoi occhi azzurri e penetranti. In passato si narrava che era stato un uomo forte e affascinante, Jo conosceva bene la sua storia e le ragioni che lo avevano spinto a ribellarsi contro Re Aerys Targaryen.
Secondo suo padre re Robert non avrebbe mai voluto diventare re, ma dopo l’esilio degli ultimi Targaryen rimasti, egli era risultato la scelta più logica,almeno secondo i nobili del regno.
« Maestà perdonatemi, non vi avevo visto » disse la ragazza mortificata abbassando lo sguardo, non osando guardarlo in faccia.
« Non ti preoccupare » disse tranquillamente l’uomo prodigandole una gentile pacca sulla spalla, sollevando la testa: « sono cose che capitano. Vai ora ». Joanna non se lo lasciò ripetere e si allontanò velocemente. Dopo quella figuraccia aveva ancora più fretta di allontanarsi da lì e mentre camminava, anzi, per essere più precisi correva, si ripromise che avrebbe fatto più attenzione quando si muoveva nei corridoi del castello.
La ragazza si recò nella sua camera da letto; entrata nella stanza si sedette sul letto e si sistemò una ciocca dietro ai capelli, era dispiaciuta per la morte di Jon, uno dei pochi uomini che si era mostrato gentile con lei e che era passato sopra alle condizioni della sua nascita, sua moglie invece non le piaceva, non le aveva mai detto niente, si limitava ad ignorarla guardandola dall’alto in basso come diversi altri.
Ad un tratto, Jo sentì bussare alla porta e si drizzò in piedi asciugando con il dorso della mano gli occhi.
« Avanti » disse sorprendendosi nello scoprire che il suo ospite era la regina.
« Nipote, come stai? » quando sua zia si preoccupava per lei e la chiamava “nipote”, Jo aveva imparato a capire che la donna, il più delle volte, tramava qualcosa ai suoi danni: l’ennesima cattiveria.
« Zia Cersei, cosa posso fare per voi? » chiese la ragazza intrecciando le mani ad altezza del ventre, mostrandosi seria tutto d’un tratto.
La bionda chiuse la porta alle sue spalle.
« Joanna, mi chiedevo se avessi preso in considerazione di diventare Septa? Forse è arrivato il momento di incominciare a pensare al tuo futuro » osservò.
« No, zia non ho mai valutato questa possibilità» Jo sapeva che in teoria non poteva sposarsi, ma non l’era mai passato per la mente di unirsi a quell’ordine.
« Io penso che dovresti. Dopo tutto una bastarda come te non può certo aspirare ad un buon matrimonio. Se sei fortunata finirai per sposare un altro bastardo » notò freddamente la regina.
La prospettiva non sembrava dispiacerle. Nessuna delle due prospettive era particolarmente allettante, ma tra le due la fanciulla pensava che avrebbe preferito il matrimonio.
« Mio padre deciderà per il mio futuro » affermò, confidando che Jaime sapesse cosa  fosse meglio per lei escludendo a prescindere l’ordine monacale Septa ed evitando di costringerla in un matrimonio che andasse contro la sua volontà. Jaime le voleva un gran bene, seppure non fosse stato un padre tanto presente.
« Non sempre i padri sanno cos’è meglio per i loro figli o pensano al loro benessere » disse Cersei, forse con l’intento di spaventarla.
« Valuterò la prospettiva di diventare Septa » affermò con l’intenzione di farelo seriamente, del resto la prospettiva di diventare Septa non le sembrava poi così male. Cersei la fissò a lungo in silenzio poi, senza dire una parola, aprì la porta e se ne andò.
Joanna voltò le spalle alla porta avvicinandosi alla finestra: il cielo si era fatto pieno di nuvole color grigio scuro, minacciava di piovere; forse gli Dei volevano piangere la morte di un buon uomo come Jon Arryn, era una fortuna che fosse andata a cavallo prima che iniziasse a piovigginare.
Tirò un sospiro e posò le mani sul davanzale della finestra quando sentì bussare nuovamente alla porta:« Avanti » questa volta non si voltò finché non sentì l’uscio chiudersi.
Non era Cersei, bensì sua figlia Myrcella, era dolce e buona come la madre non sarebbe stata mai, e benchè le somigliasse parecchio aveva un carattere completamente diverso.
« Joanna, ti ho portato un regalo » disse la più giovane porgendole un fazzoletto.
Qualcuno ci aveva ricamato nel mezzo un leone con del filo rosso e sopra una J.
Non era un ricamo ben fatto ma Joanna sorrise e l’abbracciò posandole una mano sul capo.
La bambina restituì l’abbraccio cingendole la vita sottile.
« Grazie, Myrcella » era stato un pensiero carino da parte sua,« Ma io non sono una Lannister » aggiunse con tono dolce abbassando lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
« Presto lo sarai » rispose lei,« Il re sta pensando di legittimarti. Mia madre è furiosa » rivelò con vergogna.
Dopo tutto lei e suo fratello erano venuti a corte per questo in effetti. Non sarebbe diventata una Septa se avesse avuto la possibilità di sposarsi e magari di fare un buon matrimonio.
Era risaputo anche che sua zia non voleva certo la sua felicità, non riusciva a comprendere tutto quell’odio nei suoi confronti. 
Per anni Joanna si era chiesta cosa potesse aver fatto per meritarsi l’odio di Cersei e tuttora non era giunta ad una conclusione.
« Ne sei sicura? » era possibile che avesse capito male ma la bambina annuì.
« Presto sarai una Lannister » disse fiduciosa.
Arresa da tempo al fatto di essere una figlia illegittima e di non aver diritto ad essere chiamata Lannister, Jo si rese conto soltanto in quel preciso istante di non aver mai desiderato di essere un membro della loro famiglia a tutti gli effetti, ed era strano per certi versi.
Si sedette sul letto e lo stesso fece Myrcella.
« Mi chiedo se sarò una brava lady e/o una brava moglie » essendo illegittima con Septa Davina non avevano mai discusso dei doveri di una moglie e/o di una lady, non ne avevano visto la necessità nessuna delle due.
Abbassò gli occhi sul fazzoletto, era carino quel ricamo, proprio per le sue imprecisioni.
« Sarai una brava Lady,una brava moglie e anche una brava madre quando arriverà il momento » esclamò Myrcella fiduciosa. Jo le cinse le spalle con un braccio e le diede un bacio sulla testa.
« Quando verrò legittimata userò questo fazzoletto, però fino ad allora... » si alzò e aprì l’armadio. Ne tirò fuori una scatola dove teneva alcuni oggetti personali che avevano soltanto un valore sentimentale. Piegò il fazzoletto e lo ripose all’interno per poi mettere il bauletto al suo posto sul fondo dell’armadio. Si risedette accanto alla cuginetta e le prese le mani tra le sue « Grazie, hai avuto un così bel pensiero per me... » disse sorridendo mentre la piccola le sorrise a sua volta.
La principessa l’abbracciò e appoggiò la testa contro il suo petto. Joanna le accarezzò i morbidi capelli dorati, talmente diversi dai suoi più neri eppure allo stesso tempo così simili.
« Sono certa che mio padre ti legittimerà presto e quando accadrà chiederò ai cuochi della cucina di farti preparare il tuo dolce preferito » suggerì la bambina.
La prospettiva era allettante, Jo andava matta per i tortini con sopra i pezzetti di frutta, specialmente per quelli alle fragole. Questo Myrcella lo sapeva bene, per ogni suo compleanno e del gemello chiedeva che le venisse preparata una torta piena di fragole rosse.
« Mangeremo dolcetti alla fragola » si staccò da lei, « Tanti dolcetti alla fragola » promise dandole una carezza alla guancia destra. La bionda scese dal letto.
« Devo andare ora, mi dispiace » disse dirigendosi verso la porta, « a dopo » disse, lanciandole un’ultima occhiata e un ultimo sorriso poi prima di uscire dalla camera.
Rimasta sola Joanna guardò l’armadio dove aveva riposto il prezioso dono della cuginetta augurandosi che presto avrebbe potuto utilizzare quel fazzoletto.

-***-

Uno dei lati positivi di essere un membro della Guardia Reale, era che potevi aggirarti tranquillamente per il castello senza dare troppo nell'occhio e nessuno si sarebbe insospettito, nel vedere un fratello bussare alla porta della stanza della sorella di sera ed entrare. Come altre sere Jaime era andato a visitare la gemella, ma quella sera Cersei non era di buon umore.
« Cosa ha combinato sta volta tuo marito da renderti di pessimo umore? » chiese convinto che ci fosse di mezzo il cognato dietro al comportamento algido di Cersei. La leonessa era seduta in fondo al letto, così Jaime si accomodò accanto a lei.
« Vuole legittimare i tuoi figli » strillò con sdegno drizzandosi in piedi,« i tuoi maledetti piccoli bastardi » aggiunse contrariata passandosi una mano tra i capelli.« L'unica richiesta di nostro padre che non deve soddisfare la vuole soddisfare » continuò.
Il cavaliere rimase in silenzio. L’astio di sua sorella nei confronti dei gemelli era dovuto solo al fatto che erano i figli di un’altra donna, una donna che non fosse lei.
Damon aveva un pessimo carattere, ma Joanna era dolce e gentile, se fossero stati entrambi dei disastri forse lui non li avrebbe amati tanto, ma in ogni modo, Cersei non si fidava più di lui come un tempo dalla nascita dei gemelli.
« Potrebbe essere una buona cosa. Joanna potrebbe sposare un lord e andare a vivere lontano da qui» suggerì Jaime.
A lui sarebbe dispiaciuto se fosse andata a vivere lontana, però da un lato si rendeva conto che sarebbe stato meglio: Cersei sarebbe stata più serena senza lei in giro e lui desiderava soltanto il suo bene e la sua felicità.
La regina consorte parve rilassarsi a quella prospettiva. Il cavaliere si sollevò dal letto e le prese il viso tra le mani, « Potrebbe andare lontano, tipo il Nord » insistette.
Dorne no, nessuno dei suoi figli sarebbe andato a Dorne, riteneva che era meglio che stessero lontani dalle terre d’origine  di Aliandra, e soprattutto, lontani dai parenti della madre.
« Sarebbe meraviglioso » esclamò baciandolo con passione.
Stranamente ebbe difficoltà a lasciarsi andare tra le sue braccia.
Non molto tempo dopo Jaime lasciò la stanza di Cersei diretto alla propria. Non dormivano insieme, secondo lei era troppo rischioso, anche se Jamie avrebbe dato qualunque cosa per passare la notte con lei anche solo per una volta e stringerla tra le braccia.
Passò davanti alla stanza del re dal quale provenivano versi inconfutabili di quello che accadeva all’interno. Fece un cenno agli uomini di guardia. Provava pena per loro che sarebberò stati costretti ad ascoltare quello che succedeva nella stanza del re, sebbene da un lato potevano ritenersi fortunati: quando c’era lui di guardia, e Robert lo sapeva, era particolarmente rumoroso e di solito invitava più donne. Gli piaceva fargli sentire come umiliava sua sorella.
In cima alle scale il primogenito di Lord Tywin incontrò sua figlia. Si fermò alla sua vista. La ragazza indossava una camicia da notte bianca che le arrivava fino ai piedi, i lunghi capelli le ricadevano lungo la schiena in morbidi riccioli neri come l'ala di un corvo.
« Joanna che cosa fai in piedi a quest'ora? Non dovresti essere a letto? » chiese senza alcuna intenzione di rimproverarla.
« Non riuscivo a dormire » rispose la fanciulla voltandosi verso di lui.
Quando lo guardava a volte aveva la terribile sensazione che lo guardasse Elia: avevano entrambe gli stessi occhi neri e con quella camicia da notte bianca le ricordava un fantasma, un fantasma che lo perseguitava, senza contare che la dorniana aveva sofferto di insonnia.
« A tutti capita di non riuscire a dormire » rispose cercando di fuggire da quegli oscuri pensieri.
Egli stesso non riusciva a prendere sonno quando i brutti pensieri lo tormentavano. Gli capitava spesso di sognare il Re Folle o Elia e i suoi figli, i loro fantasmi lo perseguitavano e capitava qualche volta che sognasse anche la povera regina Rhaella. Quando era un giovane membro della Guardia Reale riteneva che avrebbe dovuto difendere anche la regina, nonostante questo significasse anche proteggerla dal re, ma il suo confratello al quale l’aveva fatto notare, gli aveva detto che si sbagliava. Eppure a distanza di anni, nutriva ancora il rimorso di non aver seguito quell’istinto.
« Vieni, ti accompagno in camera » disse porgendole la mano.
Lei l’afferrò senza protestare e insieme si allontanarono verso la sua stanza.
Gli ci vollero pochi minuti per arrivare.
« Non ho sonno » esclamò dopo che lui ebbe aperto la porta.
« Vai dentro, mettiti a letto, chiudi gli occhi e vedrai che ti addormenterai velocemente » disse incoraggiante. 
Lei si mise sulla soglia, esitando ad entrare
« Se non ci provi non ti addormenterai mai» notò Jaiee.
« Buona notte padre » augurò quindi lei, entrando nella stanza prima di chiudere la porta.
Era riuscito ha convincerla ad andare a letto a quanto pare. Lui si sarebbe recato a dormire nella torre della Guardia Reale dove era situata la sua stanza.
Mentre si allontanava non poté evitare di chiedersi se quella notte sarebbe riuscito a dormire, senza che chissà quale fantasma del suo passato giungesse a perseguitarlo. Si augurò che almeno quella notte, fosse priva di incubi.

Alcune settimane dopo

Il corteo reale era in viaggio verso Grande Inverno, dimora di Casa Stark. 
Il Lord di Grande Inverno era un vecchio amico del re e tutti pensavano che avrebbe presto ricoperto il ruolo di Primo Cavaliere del Re, ora che il predecessore era morto.
« Presto saremo arrivati, vero padre? » chiese Joanna avvicinandosi con la sua cavalla a Jaime. 
La ragazza stava dritta sulla sella, i capelli scuri raccolti in cima alla testa, era stata Davina ad aiutarla con i capelli acconciandoglieli quella mattina.
Suo fratello Damon era con loro, anche se cavalcava più indietro.
« Sì, manca poco » confermò il cavaliete voltandosi verso di lei. Joanna indossava dei pantaloni di colore nero e una casacca dello stesso tono, infilata dentro ai pantaloni; le stava un po’ grande a dire il vero, forse avrebbe dovuto indossarne una più piccola. 
Jaime si ritrovò a pensare che il problema dei ragazzini della sua età era che crescevano troppo in fretta: gli sembrava ieri che era solo una bimba di un anno o poco più, che con passi incerti incedeva barcollante verso di lui. Ricordava che una volta era caduta rimanendo a terra solo per poco prima di rialzarsi, lui l’aveva presa in braccio sorridendole quando alla fine l’aveva raggiunto.
« Sono curiosa di vedere com’è Grande Inverno » disse precedendolo. 
Presto lo avrebbe scoperto, avrebbe soltanto dovuto attendere un’ora se non di meno.
Joanna durante tutto il tragitto, ebbe cura di tenersi ben lontana da Joffrey e Damon, Jaime  e non poteva darle torto, quei ragazzi non perdevano occasione per infastidirla e conoscendoli, sarebbero perfino stati capace di farla cadere da cavallo o farle del male facendo passare tutto per un incidente. Ne sarebbe stato capaci e lo sapevano bene sia lui che Joanna. A volte si chiedeva quando suo nipote e suo figlio avessero iniziato il processo di trasformazione fino a diventare delle sottospecie di mostri sadici, che adoravano vedere gli altri soffrire.
Anche Joffrey era suo figlio, ma quando se lo ricordava scacciava subito quel pensiero dalla testa.
Cersei non non li avrebbe certo rimproverati se avessero fatto cadere Jo da cavallo, anzi era addirittura possibile che avrebbe fatto i complimenti al figlio dicendogli che era stato bravo.

Proseguirono il loro viaggio con Joanna che stava ben attenta a stare il più lontano possibile dal principe e dal fratello, facendo il possibile per non farli arrabbiare.
Peccato che ogni suo tentativo risultasse vano: bastava che lei guardasse un po’ più del necessario Joffrey, ad esempio, e lui gli è l’avrebbe fatta pagare cara. Spesso se la prendevano con lei senza motivo. Le avrebbero dato la colpa per qualunque disgrazia, sebbene lei non avesse nessuna responsabilità. 
Per Joffrey, Jaime non poteva fare niente, ma Damon… era un altro discorso.

La strada che portava  Grande Inverno era cosparsa di neve e faceva decisamente più freddo rispetto alla Capitale. Tutti loro avevano indossato pellicce e abiti pensati per proteggersi dalle rigidità del Nord. Avevano incrociato alcuni contadini durante il loro viaggio, i quali avevano fermato il loro lavoro per guardarli e salutarli, leti di vedere il loro re. Se avessero saputo che razza di persona era veramente il sovrano, forse non sarebbero stati così felici.
Come Jaime aveva previsto, nel giro di un’ora erano arrivati a Grande Inverno.
Nella piccola città vicino al castello, le strade erano piene di persone, pronti ad accoglierli con grande entusiasmo come avevano fatto contadini incontrati lungo il tragitto. Tutti gli abitanti di quella regione sembravano contenti di vederli.
Arrivarono ben presto a Grande Inverno, arrestandosi nel giardino interno del castello. 
Gli Stark si erano radunati ai piedi delle mura nelle loro pesanti pellicce.
Jaime fermò il cavallo vicino alla carrozza di Cersei e si levò l’elmo a forma di testa di leone che indossava, scoprendo i suoi capelli dorati che gli arrivavano fino alle spalle.
Smontò da cavallo e aiutò sua sorella a scendere dalla carrozza: sua figlia non aveva certo bisogno di aiuto, abituata com’era.
« Grande Inverno è vostro vostra grazia » sentì pronunciare Lord Stark. 
Lui e Robert si scambiarono un caloroso abbraccio, lieti di rivedersi dopo tutto quello tempo: erano anni che non si vedevano dalla fine della guerra.
Eddard era un uomo dai capelli scuri, gli occhi grigi e la pelle olivastra tipica degli uomini del Nord. Sua moglie invece, con la sua pelle chiara, i capelli ramati e gli occhi azzurri, era una tipica bellezza Tully, tanto luminosa da apparire quasi fuori posto in quelle remote terre del Nord. I loro figli a partire da Robb, fino ad arrivare al piccolo Rickon, avevano preso più da lei che dal marito e in particolare la figlia più grande: Lady Sansa che sorrise timidamente quando Robert si complimentò con lei per la sua bellezza.
« Poteva evitare di viaggiare vestita da uomo » concentrato sul re a Jaime ci volle un secondo per capire a cosa, o meglio a chi si stesse riferendo la sorella.
Il suo sguardo cadde poi su Joanna, le cui gambe magre erano sottolineate dai pantaloni.
Quando era a casa spesso andava a cavalcare vestita da uomo e in alcuni casi addirittura senza sella. Cavalcare le dava un forte senso di libertà e questo Jaime e Tyrion lo capivano,  ma non certo Cersei, che del resto, nemmeno si sforzava di comprenderla.
Tyrion era sparito e Jaime immaginò di sapere esattamente dove fosse; dopo essersi preso cura della sorella e aver sistemato le sue cose, decise infatti di andare in cerca del fratello minore.
Il primo ed unico posto dove gli venne in mente di cercarlo, fu il bordello che si trovava a Città dell’Inverno.
Quando lo Sterminatore di Re varcò la soglia dell'edificio a due piani, un senso di calore lo invase. Faceva parecchio caldo lì dentro, all'interno della stanza erano stati sistemati dei divani e dei tavolini; donne mezze nude erano sedute sui divani o per terra, sui tapetti colorati o sulle pellicce che ricoprivano il pavimento. 
Due fanciulle, una bruna e l'altra dai capelli rossi, coperte solo da veli trasparenti, si diressero verso di lui. Una gli mise una mano sul petto.
« Sei venuto in cerca di compagnia bel cavaliere? » chiese con voce calda e sensuale. 
I suoi capelli rossi erano di una tonalità più chiara rispetto a quelli di Lady Stark; l'altra gli ricordò Aliandra, la madre di Joanna e Damon, ma aveva l’impressione che fosse decisamente più giovane rispetto alla dorniana se fosse stata ancora viva.
Non aveva sofferto per la morte di Aliandra: avevano avuto una relazione, ma la triste verità era che non l’aveva mai amata.
« Mi dispiace, ma sono qui per cercare mio fratello. Un nano » rispose prendendole il polso e allontanando la mano cercando di essere gentile.
L'entusiasmo negli occhi della prostituta sparì.
« Io l'ho visto » intervenne quella che gli ricordava Aliandra.
Guardandola meglio si rese conto che la sua pelle olivastra era più scura rispetto a quella della madre di Joanna.
« È nella stanza infondo al corridoio. Ha chiesto la più bella tra noi, però adesso immagino sia molto impegnato» affermò sorridendo maliziosa. 
Jaime tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un sacchetto di monete, lo aprì e ne diede qualcuna a ciascuna di loro, le ragazze lo ringraziarono entusiaste e il biondo si incamminò lungo il corridoio a destra dell'ingresso. C'erano diverse porte dai quali provenivano versi e rumori inconfondibili. 
Il corridoio era stretto con dei candelabri appesi alle pareti e il pavimento era ricoperto da pellicce di colore scuro. 
Lo Sterminatore di Re, arrivato in fondo, entrò senza preoccuparsi di bussare.
« Jaime! » strillò Tyrion, seduto nudo sul letto assieme ad una donna anche lei decisamente svestita, che come se niente fosse, si coricò accanto a lui sul letto.
La stanza era grande con delle belle finestre che lasciavano filtrare la luce fino ad illuminare il letto a baldacchino. A vederla sembrava davvero la camera più bella.
« Cersei ti vuole a Grande Inverno  e pure Joanna» annunciò il fratello.
Se gli avesse detto che solo la sorella lo cercava, Tyrion certamente non sarebbe venuto subito, ma aggiungendo che anche la nipote lo voleva, cosa tra l'altrovera, contava che si sarebbe dato una mossa.
Jaime si avvicinò al tavolo posizionato al centro della stanza; sopra c'era una caraffa piena di vino e dei bicchieri, quindi prese la caraffa per rovesciarsi il contenuto in un bicchiere e da cui bevve una lunga sorsata.
« Oh, la tua Piccola Perla se la caverà benissimo da sola. Più che altro ha bisogno della compagnia del padre » disse tranquillo il Folletto per poi rivolgersi alla prostituta che gli sorrise.« La chiami così perché lei è pura e innocente come una perla » affermò.
Jo conosceva bene suo zio, se le avesse chiesto dov'era sicuramente anche lei avrebbe dato la risposta corretta: nel bordello più vicino. 
Tyrion aveva ragione sul fatto che fosse intelligente, qualcosa da lui lo aveva preso.
« Fossi in te mi sbrigherei prima che nostra sorella si arrabbi sul serio » rispose Jaime finendo il contenuto nel suo bicchiere,  era possibile che non l'avrebbe fatto o almeno non appena arrivati, tuttavia era bene che Tyrion si sbrigasse.
« Ci sei tu ha controllarla » esclamò Tyrion, « dì pure alla tua perla che presto sarò lì. Ora vai che ho da fare » aggiunse prima di inabissarsi in un bacio passionale con la donna. Il fratello aprì la porta e attraversò nuovamente il corridoio; era insolito il comportamento di Tyrion, sembrava che non gli importasse della nipote eppure non era affatto così, adorava Joanna, era il suo tesoro, la sua Leonessa Nera; probabilmente il suo comportamento era dovuto al vino, che a giudicare dal suo tono, aveva sicuramente bevuto. Ritornato all'ingresso il biondo venne raggiunto da una donna, non era una prostituta, era anzi molto vestita, al contrario delle ragazze che si trovavano lì, doveva avere si è no l'età di suo padre e l’espressione severa sul viso glielo ricordò decisamente.
« Mi avevano detto che avevamo come cliente un Lannister e ora suo fratello ci onora della sua visita? » chiese incurvando  le sue labbra in un sorriso sdentato.
Il cavaliere non si scompose, « mi dispiace, sono venuto qui solo ha dare un messaggio a mio fratello, ma se i miei compagni di viaggio si dimostreranno in cerca di divertimento, state pur certa che li manderò qui » lui non era il tipo da frequentare quei posti, quando ci andava era solo per cercare Tyrion. Anche quando sua figlia aveva avuto sei anni e si era ammalata di febbre, Jaime era dovuto andare in un posto come quello, per stanare suo fratello Tyrion e partire alla volta di Castel Granito partendo da Approdo del Re, quando giunsero al promontorio roccioso dove era situata la fortezza Lannister, Joanna era ormai quasi guarita. Jaime era corso al capezzale della bambina, rimanendole accanto finché non si rimise del tutto; era stata una delle pochissime volte in cui aveva pregato. 
Per quanto  riguardava Cersei invece, temeva che avesse pregato, ma non certo per chiedere agli dei di salvare la nipote. Prima che lui partisse avevano litigato di brutto, la prima e ultima volta, ma quando si era augurata che la piccola morisse, per settimane non si erano rivolti la parola.
La camera da letto che fu assegnata a Joanna era grande più o meno come quella che aveva ad Approdo del Re, le avevano detto che si trovava vicino a quelle di suo padre e suo fratello; era stato un servitore a scortarla fino alla sua stanza, era stato molto gentile dicendole anche di chiedere di lui, in caso avesse avuto bisogno di aiuto. 
Joanna lo aveva congedato gentilmente e ora stava finendo di sistemare le sue cose, poichè, al contrario di Cersei o Myrcella, non aveva una serva che l’aiutasse.
Qualcuno bussò alla porta e la ragazza chiuse l’armadio dentro al quale stava riponendo i vestiti, nonostante non avesse finito.
« Chi è? »chiese.  La porta si aprì e il ragazzo dai capelli neri che aveva notato nel cortile del castello, entrò nella stanza. Assomigliava a Ned Stark come lei assomigliava a sua madre. Intuì che doveva essere il figlio illegittimo di Eddard: le avevano parlato di lui come un uomo d’onore, ma a quanto pare non abbastanza dal tradire la moglie, fresca di matrimonio, durante la guerra, quel ragazzo era l’evidenterisultato di quell’infedeltà
Bisognava tuttavia riconoscere a Lord Stark che si era comportato bene come pochi altri avrebbero fatto a suo posto: aveva preso il bambino e l’aveva portato a casa crescendolo insieme agli altri suoi figli legittimi, sebbene questa si potesse considerare una mancanza di rispetto nei confronti della moglie.
« Joanna, perdonatemi. Lady Stark mi ha mandato a chiedervi se è tutto a posto » disse gentilmente seppur sembrasse imbarazzato dal fatto di essere lì.
Teneva le mani dietro alla schiena in attesa di una sua risposta.
« Sì, la stanza è perfetta, ringraziate Lady Stark da parte mia »rispose, « voi siete Jon Snow? » chiese, sebbene le parve una domanda inutile, vista la sua palese somiglianza con Eddard. 
Jon sollevò gli occhi grigi verso di lei; quel ragazzo non era per niente male, aveva l’aria di essere forte e robusto e sicuramente piaceva a molte ragazze.
Joanna pensò a Ser Loras e ai suoi occhi, ai suoi capelli ricci, talmente morbidi da sembrare perennemente mossi dal vento. Purtroppo era rimasto nella capitale insieme a Lord Renly.
Aveva senso che le mancasse, nonostante in pratica non si erano mai rivolti la parola? 
Si sentiva stupida, la sua infatuazione nei suoi confronti non aveva alcun senso.
E soprattutto come mai le era tornato in mente proprio in quel momento.
« Sì, sono Jon Snow e voi, se non vado errando, dovete essere Joanna Waters la figlia di ser Jaime » osservò. 
Jo annuì in conferma, « assomigliate molto a vostro padre » notò lei, chiedendosi se fossero simili anche nel carattere.« Perdonami, ti sto frose mettendo a disagio? » chiese mentre valutava nei gesti il ragazzo di fronte a lei: teneva gli occhi bassi o guardava da qualche altra parte, senza il coraggio di guardarla e non ne comprendeva la ragione.
Tutti le dicevano che era bellissima come Cersei perciò dubitava di non piacergli, o forse si?
« Vi ho offeso? »continuò lei incerta.
Non vedeva come, ma era possibile che l’avesse fatto involontariamente.
« No, cerco solo di essere rispettoso » rispose lui.
Ne conosceva davvero pochi di uomini rispettosi.
« Non dovrei nemmeno essere nella stanza di una signora a dir la verità » continuò.
« Non sono una signora » lo corresse lei, « ma siete un ragazzo rispettoso, è vero e ne conosco davvero pochi » forse era anche troppo rispettoso, sicuramente si faceva troppo problemi.
Pensò a suo padre che in quel momento era probabilmente impegnato con qualche donna di malaffare; non le giudicava, alcune di loro non avevano scelta e magari avevano una famiglia numerosa con tanti fratelli e sorelle da mantenere, fare quel lavoro era un buon modo per procurarsi i soldi e dargli da mangiare.
« Lady Stark, vuole che stasera vi accompagni al banchetto, mangeremo ad un tavolo diverso da quello della famiglia reale » spiegò Jon, ridestandola dai suoi pensieri. Il ragazzo sembrava dispiaciuto, ma d'altronde la cosa non era certo colpa sua.
« Non siamo degni di mangiare al tavolo del re e della regina, ma del resto non l’ho mai fatto » rispose Joanna cercando di risollevare l’umore di Jon; negli ultimi giorni aveva sempre e solo mangiato in compagnia di suo padre e suo fratello, qualche volta capitava che i suoi cuginetti o Tyrion le portassero dei dolcetti o altre pietanze da mangiavare insieme.
« Voi siete la nipote della regina » ribatté Jon sorpreso.
« A mia zia non piaccio » rispose semplicemente la ragazza.
Non le andava di entrare nei dettagli e Jon era un figlio illegittimo proprio come lei, e più di tutti avrebbe dovuto comprenderla.
« Anche io non piaccio a Lady Stark » replicò lui: erano nella stessa situazione a quanto pare. Jo fece un passo verso di lui e lo guardò dritto negli occhi non sapendo cosa dire.
« Noi siamo innocenti. Non abbiamo fatto male a nessuno » esclamò alla fine.
Jon rimase in silenzio a fissarla.
« Immagino di no. Più tardi, all’ora di cena, vi aspetterò davanti al portone della sala » disse.
« Devo andare; mio fratello Robb mi aspetta per allenarsi » aggiunse poi, lasciando la stanza. Fratello non fratellastro, pensò Joanna. Guardando quel ragazzo allontanrsi, si chiese come sarebbe stato crescere con dei fratelli amorevoli, magari più tardi glielo avrebbe chiesto.
Poche ore dopo, con indossò un abito di colore azzurro adornato da una pelliccia nera, Jo percorreva uno dei numerosi corridoi di Grande Inverno, diretta verso la sala dove si sarebbe tenuto il banchetto; era stato un servo a spiegarle dove si trovava e più si avvicinava, più sentiva brusii frementi nell’aria, tanto da confermarle che stava andando nella direzione giusta. La conferma finale l’ebbe quando vide Jon che l’aspettava vicino al grande portone.
« Sono in ritardo? » chiese preoccupata, non volendo che per colpa sua venisse sgridato.
« No, state tranquilla » rispose lui gentilmente porgendole il braccio. 
Joanna lo accettò volentieri ed entrarono nella sala a braccetto.
Diverse persone erano sedute lungo i tavoli e c’era una gran confusione; suo zio non era seduto al tavolo reale e mentre Jo incedeva, scortata dal suo cavaliere, verso una delle numerosi tavolate in forndo alla sala, si chiese dove fosse finito. Possibile fosse tuttora al bordello?
Lei e Jon si accomodarono su due sedie libere, fortunatamente lontano da Damon.
« Ti prego però: chiamami Joanna. Solo Joanna e non darmi del voi » disse con tono quasi supplichevole.
« Va bene Joanna »acconsentì lui.
Lei gli sorrise, ignara che la zia e Lady Stark li stessero guardavando.
   
 
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