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Autore: DanceLikeAnHippogriff    28/02/2020    1 recensioni
Si sta in equilibrio, sui piedi, ma quando ce li hai bagnati fai sempre attenzione. Forse fin troppa. E quell'elemento che ti ancora alla realtà può rivelarsi facilmente una distrazione.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi'
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I piedi ancora zuppi dell’acqua del molo le mandavano piccoli tremiti lungo le gambe quando soffiava la brezza della sera. Il sole era tramontato e le nuvole avevano assorbito fino all’ultima ditata cremisi dei suoi raggi.

Stavano aspettando entrambe. Il garrito dei gabbiani si era sostituito al ragazzo greco che arpeggiava qualche canzone sconosciuta al ritmo dell’onda. La pace della sera si stava insinuando lentamente tra loro; veniva dal mare, dai suoi riflessi sempre più opachi, dal rumore di spuma infranta che stava sostituendo la vista, l’unica fonte di luce rimasta erano i lampioni lontani di piazza Unità.

Non sapeva cosa stava aspettando. Però sentiva il bisogno di dire qualcosa, anche solo una parola, anche solo per farla affondare nella tensione che si era solidificata come un muro tra loro. Da quanti mesi ormai le uscite insieme, le battute, gli sguardi di complicità erano diventati così insostenibili? Si era fatta domande a cui non aveva voluto trovare risposta, stava andando avanti alla cieca e sinceramente le andava bene, era d’accordo e forse i conti li avrebbe fatti con quello stomaco annodato, ma più tardi. Quello che sapeva era che aveva freddo. I brividi non accennavano a diminuire e i suoi piedi erano ancora bagnati, come si li avesse appena tirati fuori dall’acqua. Sospirò sognando un asciugamano caldo a coccolarle le dita intirizzite. Quasi quasi le avrebbe proposto di avviarsi verso casa.

Poi lei parlò.

Sentì un groviglio di emozioni sussultarle nel petto, ma il suo viso non lasciò trasparire alcuna emozione. Poteva essere qualunque cosa; poteva volerle dire qualunque cosa le stesse passando per la mente, qualunque progetto per il suo futuro o per un viaggio o per l’università, perché avrebbe dovuto centrare lei con i suoi pensieri non lo sapeva e si concedette il lusso di morire dentro soffocando le emozioni sulle labbra. Si perse tutto il discorso. Non lo seguì neanche un po’. Erano delle premesse strane, aveva iniziato borbottando qualcosa, mettendo le mani avanti e poi tutto si era confuso nella sera.

E poi quella frase. Tre parole messe insieme nella struttura più semplice conosciuta dalla grammatica italiana. Eppure. Capaci di così tanto.

«Tu mi piaci.»

Passarono attimi eterni: striduli richiami di gabbiani, il mondo che intorno a loro continuava a chiacchierare, a girare, mentre la sua mente era ancora aggrappata a quelle tre parole, occhi fissi su un punto indefinito dietro di lei.  

Una risposta. Doveva darle una risposta. Subito. ADESSO. Muoversi, in riga, scattare! Non fu il cervello a rispondere a quei comandi. Spostò il peso di scatto, prese le sue guance tra le mani e le schioccò un bacio che la lasciò mezza rintronata. Finirono a terra, lunghe distese sul molo, abbracciate e confuse, scosse da risate stupite e imbarazzate.

Gli occhi increduli che la stavano guardando da dietro un paio di lenti riflettevano le sue stesse emozioni. Come? Perché? Sto sognando? Sì, deve essere uno scherzo della fantasia. Se lo stava chiedendo ad alta voce in quel momento ed era giusto dissiparle ogni dubbio.

Le morse il mento mettendoci un po’ troppa foga; il mezzo grido di sorpresa che le scappò dalle labbra era una risposta più che sufficiente. Erano sul molo. Avevano i piedi bagnati. La brezza della sera la fece rabbrividire, lambendole i piedi.

Era una serata stupenda.

 

 

  
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