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Autore: helgaxiii    28/02/2020    0 recensioni
Sin dal primo momento in cui Dio creò la vita, stabilì una regola: nessuna creatura avrebbe dovuto vivere per sempre; ogni singola entità, dal più semplice batterio alla grande balena, avrebbe dovuto nascere, crescere e infine morire.
Da un soffio del suo alito divino creò quindi la Morte, affidandole il compito di fare rispettare quella sua unica e fondamentale legge.
E così la Morte fece, mantenendo l’equilibrio per milioni di anni.
Di creatura in creatura andava, silenzioso e discreto, attendendo con pazienza e saggezza il giusto momento per porre termine al ciclo di un essere, liberando posto nel mondo per il fiorire di nuove e giovani vite.
Fino a che la Morte non poggiò lo sguardo su di Lei.
Quella piccola, fragile, delicata umana.
E, per la prima volta, la Morte si rifiutò di obbedire.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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It was you,

it was me,

it was the silence 

underneath the stars

that understood

my heartbeat

and its racing.

You told me nothing.

I believed everything.

In that moment

I found life.

In that moment

I found you.

 

- perry poetry

 

Avrebbe voluto dire di ricordare la prima volta che l’aveva vista, ma sarebbe stata una bugia. 

Era successo così tante volte, durante lo scorrere del tempo, che i ricordi cominciavano inesorabilmente a sovrapporsi gli uni agli altri. La visione di lei che sedeva al capezzale del padre si confondeva con la volta in cui si era spenta nella poltrona di casa, seguiti da un ammontare di immagini simili che parevano infinite come un mare di sabbia. 

Ricordava la prima volta lei lo aveva visto, però.

Il suo sguardo… quello non lo avrebbe mai dimenticato.

Solitamente, solo chi esalava i suoi ultimi respiri poteva notare la sua presenza. Per tutto il resto del mondo era nient’altro che uno spettro, invisibile, intangibile. 

Ma così doveva essere.

Dopotutto, lui era la Morte. 

Ma lei… lei aveva spostato lo sguardo per tutta la stanza, le sopracciglia scure aggrottate sulla fronte, fino a posare gli occhi proprio dentro i suoi. L’aveva guardata inclinare leggermente il capo di lato, un’espressione sorpresa e interrogativa dipinta sul volto. 

Si era voltato per controllare cosa ci fosse alle sue spalle, un gesto così umano da sorprendere persino lui. Ma dietro non aveva che la parete povera di quella catapecchia che chiamavano casa, un insieme di assi arrangiate alla bell’e meglio, da cui entravano folate di aria gelata.

L’aveva guardata socchiudere le labbra, due boccioli di rosa sul volto pallido e scavato dalla fame, quando con passo silente si era avvicinato al corpo raggomitolato in terra, il cui capo era appoggiato sul suo grembo. 

Dovrei smettere di guardarla.

Aveva pensato, mentre si chinava e poggiava le labbra sulla fronte della donna moribonda che Lei cullava dolcemente. Ma i loro occhi non si lasciarono nemmeno per un secondo, attratti gli uni dagli altri come calamite che attraggono il metallo.

“Starà bene?”

Gli sussurrò, la sua voce una melodia che gli colpì il petto con crudele precisione. Lui si limitò ad annuire lievemente con il capo, mentre la donna - probabilmente la madre della ragazza - sospirava per l’ultima volta. 

Forze maggiori a quel punto l’avevano trascinato via, richiedendogli con urgenza di assolvere ai suoi doveri. Ma mentre svaniva tra le pieghe dello spazio, per ascendere a luoghi solo a lui riservati, Lei continuò ad osservarlo, una piccola e singola lacrima che le scendeva dall’angolo dell’occhio. 

E con quello sguardo, la Morte subì la sua condanna. 

 
   
 
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