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Autore: LoveanDeath    01/03/2020    2 recensioni
Non poteva crederci.
Millenni di piani, di intrighi, di accordi con quelli di Sotto, per ritrovarsi a mani vuote e senza una guerra.
Il Piano Ineffabile si era sbriciolato in pochi istanti per colpa di quei dannati due: un maledetto demone ed un angelo che aveva rinnegato il proprio partito.
Oh, Gabriel era così infuriato.
Non sarebbe rimasto lì impalato a saggiare la sconfitta.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Gabriele
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si vis pacem para bellum
 
 
Non poteva crederci.
Millenni di piani, di intrighi, di accordi con quelli di Sotto, per ritrovarsi a mani vuote e senza una guerra.
Il Piano Ineffabile si era sbriciolato in pochi istanti per colpa di quei dannati due: un maledetto demone ed un angelo che aveva rinnegato il proprio partito.
Oh, Gabriel era così infuriato.
Camminava nervosamente per tutto il suo ufficio bianco e lucente, come una pila elettrica.
Ricordava ancora gli sguardi seri e sconvolti dei suoi colleghi, alla notizia del fallimento della Missione, ma anche i sorrisini vittoriosi di alcuni, come Sandalphon, che non vedeva l’ora di vederlo fallire.
Stupido di un angelo, Aziraphale! Era stato mandato sulla Terra per aspettare quel giorno, fin dall’inizio, per sorvegliare la sua controparte, un angelo caduto per la ribellione al Paradiso. Invece aveva finito per fraternizzare con lui, addirittura affezionarsi, come un qualsiasi insulso umano.
Era sempre stato un inetto quell’uomo biondo e con gli occhi azzurri. Timido, balbettante, femminile. Diamine, gli faceva venire il nervoso!
Eppure sentiva che in lui c’era qualcosa di diverso dagli altri angeli, perfino da lui: aveva correttezza.
La sua determinazione l’aveva spiazzato, perché non pensava che potesse rifiutarsi di eseguire un ordine, dato da Dio stesso.
Oppure Dio aveva in mente quell’epilogo e non ne aveva fatto parola nemmeno con lui.
Era stato così ingenuo ad abbassare la guardia!
Improvvisamente si fermò, voltandosi verso la vetrata perfettamente pulita ed intatta a guardare il panorama angelico.
Non sarebbe rimasto lì impalato a saggiare la sconfitta.
 
 
Non poteva crederci di aver salvato il mondo da una fine imminente.
I danni causati dall’Apocalisse che non fu erano scomparsi come per magia, facendo tornare all’abituale normalità gli esseri umani.
Niente cori angelici e Tutti insieme appassionatamente; Aziraphale poteva tirare un sospiro di sollievo. I libri, le crêpes, le opere musicali, potevano ancora dargli tanto, al suo palato, alle sue orecchie ed alla sua conoscenza.
Era stato egoista? Forse un po', ma lo doveva sia per il bene del mondo che per loro.
L’angelo non era ancora pronto a dirlo ad alta voce, ma per Crowley provava un sentimento che lui, essere angelico, non doveva sentire.
Era stata quella stessa sera, dopo aver sventato l’Apocalisse, che i due esseri soprannaturali si erano lasciati andare, forse per stanchezza, forse per l’adrenalina che scorreva ancora nelle loro vene.
Si erano amati, questo era certo. Eppure non si definivano una coppia. Un angelo ed un demone potevano mai esserlo?
Era passata solo una settimana, ma sentiva che il tempo aveva rallentato da quando non erano più solo amici.
La libreria era immacolata nel suo ordine, con i libri catalogati uno per uno.
Non aveva più un gran da fare, per questo passava ormai le sue serate a bere tè, leggendo nel frattempo qualche tomo antico. Doveva ammettere che era la seconda sera che passava da solo, perché era stato distratto da altri impegni.
Ecco perché, quando sentì il campanello d’ingresso suonare ed un odore molto conoscente palesarsi, cadde quasi dalla sedia.
Lui era lì.
L’Arcangelo Gabriel non era mai stato un essere molto paziente, né particolarmente iroso, ma quel giorno dovette ricredersi.
Lo sentiva sottopelle, i muscoli contratti e lo sguardo severo.
La rabbia non era angelica, come tutti i sentimenti negativi non si addicevano ad un essere celeste come lui, del suo rango poi. Eppure adesso era furioso e faticava a tenere un temperamento neutro come al solito.
Quando i loro sguardi si incrociarono si sentì un rombo secco di un tuono, che squarciò la quiete di Soho.
«Gabriel, cosa ci fai qui?»
L’angelo capì subito che non era una visita di cortesia. L’aria si era fatta pesante e sembrava pullulare di milioni di scintille.
«Lo chiedi veramente, Aziraphale?» lo vide avvicinarsi «hai rovinato tutto. Tu e quel demone maledetto»
Al riferimento a Crowley si irrigidì «non nominarlo»
«Ah, ora siete arrivati al punto di difendervi? Ho la nausea. Ma guardati, sei così… umano.» disse l’ultima parola con disprezzo.
«Preferisco sembrare umano che essere come te, Gabriel» dove lo stava trovando tutto quel coraggio? Forse era stanco di essere considerato meno di zero. Se Dio aveva scelto lui come rappresentante del Paradiso sulla Terra un motivo doveva esserci «anzi, preferirei essere qualsiasi cosa pur di non avvicinarmi a te» e stavolta lo sputò con rabbia.
A quelle parole Gabriel non riuscì a trattenersi; lo spinse al muro, stringendo la sua casacca color tartan «sei un infedele, Aziraphale» ringhiò quasi «e gli infedeli meritano la caduta.»
«Non sei tu a dover decidere. E se dopo una settimana ancora non sono un demone significa che questo non accadrà» ebbe quasi da sorridere a quell’affermazione. Lui non poteva niente. Lui non decideva, lui non comandava, eseguiva solamente.
Erano uguali loro due, solo a ranghi diversi. Eppure non potevano cambiare il corso degli eventi, disubbidendo agli ordini. Ops, lui lo aveva fatto.
Gabriel incassò il colpo, rimanendo in silenzio. Aveva ragione, il Paradiso quando non perdonava agiva subito, come i primi caduti, come Crowley. Aziraphale era e sarebbe rimasto un angelo della sua fazione.
Mentre i pensieri si affollavano nella sua testa non si rese conto che lo stava fissando senza battere ciglio da alcuni secondi.
I suoi occhi erano sempre stati di quell’azzurro? Ovvio, il suo aspetto non mutava.
Ed il suo naso era sempre stato così aquilino? Probabilmente, non ci aveva mai fatto caso.
Non era mai stato così vicino a nessuno, in modo da vedere ogni singolo dettaglio sfuggito alle precedenti osservazioni.
Per quanto il suo aspetto fosse puro ed angelico, dentro di lui non sembrava albergare solo luce e amore. Sentiva qualcosa di oscuro, infiltrarsi dentro le fibre del suo corpo, lo percepiva.
«Sento odore di malvagio» lo scrutò «e credo di avere tre ipotesi: la prima» si avvicinò ancora, a pochi centimetri dal suo viso «è che qualcosa in te è mutato, giustificando quasi il tuo voltare le spalle al Paradiso» gli spostò un riccio chiaro dal viso «la seconda è che ti sei abbassato così tanto a commettere atti immorali con qualcuno che odora di zolfo e perdizione» sentì chiaramente Aziraphale trattenere il respiro «la terza invece è che ho ragione, in entrambe le ipotesi»
E sentiva di avere ragione. Quell’angelo si era unito a quel demone che lo aveva trascinato nella totale libidine, macchiando la sua anima.
«A-Anche se fosse, a te non dovrebbe interessare» un tremito nella voce lo aveva tradito, vedendo un leggero sorriso increspare le labbra dell’Arcangelo.
«Oh sì che mi interessa invece, Aziraphale» risalì lento con le mani, sfiorando i suoi abiti «mi hai ingannato per millenni, ci hai ingannato da quando sei sceso sulla Terra» in un gesto veloce la mano si strinse intorno al suo collo «e questo non lo accetto, non. Da. Te.» sibilò.
L’angelo cercò di tirare via la sua mano, senza successo. Era fisicamente più forte di lui, non poteva non ammetterlo. In poco tempo il suo corpo mortale iniziò ad accusare la mancanza d’aria «solo io… ti ho potuto ingannare così… bene» ansimò, ormai allo stremo.
Quando ormai era sull’orlo di perdere i sensi il moro lasciò la presa, facendolo tossire e ritornando a respirare. Ringraziò il Cielo di essere ancora vivo, sperando che quella tortura fosse finita.
Invece non aveva visto ancora nulla.
Il suo cuore faticava a rallentare e la testa girava troppo, per accorgersi che Gabriel si era alzato le maniche della sua costosa ed elegante camicia.
Non ebbe nemmeno i riflessi di evitare che lo sbattesse al muro, con la faccia rivolta verso la parete fredda, di quella libreria aperta da secoli.
«Cosa dirà Crowley quando gli dirai di questo, Aziraphale?» gli slacciò velocemente la cintura, facendo calare i pantaloni «pensi che ti vorrà ancora?»
Aziraphale provò a dimenarsi, per scappare, ma non era forte né agile. Era un uomo panciuto e grasso, colpevole di avere mangiato per secoli ogni delizia che il mondo gli aveva offerto.
Si sorprese del brivido che sentì alla spina dorsale, per colpa di quelle attenzioni prepotenti e bramose.
«Lasciami andare…» sussurrò, provando a tirarsi indietro.
«Non lo farò e sai perché?» si avvicinò al suo orecchio «perché siamo macchiati entrambi» aprì la sua camicia con forza, facendo saltare i bottoni e togliendo agilmente il panciotto, in voga nel 1800.
Lo rese così, inerme e sottomesso a lui, ma anche fremente.
«Lo sento, come il suo corpo mi vuole»
«Non… è vero» mentì, chiudendo gli occhi. Crowley si sarebbe infuriato, avrebbe cercato Gabriel per ucciderlo, ne era certo. Forse se la sarebbe presa anche con lui, giustamente.
«Non mentirmi anche questa volta, ormai non ti credo più» con la mano libera si abbassò i pantaloni chiari, rivelando la sua eccitazione, in quel corpo umano che aveva usato davvero raramente.
Non ci volle molto per prenderlo, abituato com’era «Crowley non è stato gentile, a quanto vedo»
«Sta zitto, non parlare di lui!» ansimò, aggrappandosi al muro, sentendo la sua presenza dentro di sé.
Non era Crowley e non si avvicinava manco lontanamente. Quello era mero sesso, senza nessun sentimento, senza nessun rispetto. Solo piacere e basta.
«Devi tenere molto a lui. Ammetto che nel momento in cui ti ho visto bruciare tra le fiamme sono rimasto sorpreso. Un angelo che non brucia nel fuoco infernale, terribile! Ma poi ho pensato… e sono giunto a conclusione che tu sei più sveglio di quanto sembri. Scambiare i corpi, che idea brillante!» si mosse veloce, gemendo basso.
Questo è puro sesso, ricordatelo Aziraphale.
Il tuo corpo umano reagisce per puro stimolo, non puoi fermarlo.
Sei solo di Crowley, lo eri prima, lo sei ora e lo sarai in futuro.
Ricordatelo.
Dovette toccarsi, per darsi sollievo. Si sentì sporco, per un attimo. Gabriel non era Crowley e non lo sarebbe mai stato, allora perché stava gemendo e godendo per un uomo che non era il suo demone?
Il suo petto chiaro fu stretto da quelle mani possessive, che avrebbero lasciato sicuramente segni visibili. Il suo collo fu preso d’assalto da baci roventi e morsi irriverenti, che lo avrebbero marchiato. Sarebbero mai andati via i suoi segni? Sarebbe mai andato via il suo odore penetrante, i suoi occhi viola dalla mente? Si sarebbe mai perdonato?
La loro passione durò poco, come un battito di ciglia, concludendosi con l’esplosione di entrambi.
Quando riprese fiato Gabriel si staccò, uscendo da lui e ricomponendosi, lasciando Aziraphale ancora scosso e seminudo.
«Ci rivedremo, Aziraphale, più presto di quanto immagini. Sei diventato umano alla fine» e con uno schiocco scomparì, lasciandolo solo.
Solo a quel punto l’angelo scivolò a terra, con gli occhi lucidi e lo sguardo addolorato.
Mi scoprivo sempre rammaricato di fronte ad un tradimento, perché non comprendevo come un essere umano potesse anche solo sfiorare un altro corpo che non fosse quello che della persona amata.
Adesso invece comprendo che molte cose sfuggono al nostro controllo, senza riuscire a fermarle, per poi pentirsi amaramente di ciò che è accaduto.
Ti prego, Madre. Abbi pietà della mia anima. Dell’anima di un angelo caduto in amore ma anche sprofondato nell’abisso dell’infedeltà.



Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti. E' la prima volta che pubblico in questo profilo e sono felice di averlo fatto.
E' anche la prima volta che scrivo di una coppia crack, spero di non aver combinato un delirio enorme.
Spero vi piaccia,
Love
   
 
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