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Autore: xingchan    01/03/2020    2 recensioni
Sesshomaru e la cucciolata. Più di cento anni dopo.
[Mini long, post manga]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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NDA: Pubblicare oggi non era in programma, ma dal momento che questo capitolo è stato pensato tremendamente corto alla fine mi sono decisa ad aggiustarlo e a tirarlo fuori. Il terzo sarà sicuramente l'ultimo, ma come sempre non è certo quando lo finirò.





Amata immortale



Dannati stupidi!

Ryuu si intrufolò nelle sue stanze, togliendosi la pesante armatura di dosso e gettando a terra il kimono. Si tastò la sottoveste fradicia di sudore, e comprendendo che non c'erano molte alternative decise di farsi un bagno. Se la sfilò di dosso per potersi infilare in uno yukata nero dalle decorazioni geometriche di un azzurro intenso, mentre con altri movimenti nervosi si scioglieva i lunghi capelli bianchi dal nastro bianco e rosso che riportava i colori del clan di suo padre.

Aveva dovuto lasciare Hikari proprio sul più bello, e perché?

Perché Inuyasha era venuto a cercarlo, lo aveva gettato fuori dal giaciglio della ragazza e obbligato a rivestirsi in tutta fretta sotto lo sguardo attonito della sua amante. Aveva perfino commentato sarcasticamente dicendo che l'odore dei suoi umori e del suo sudore gli aveva facilitato la ricerca. Lo aveva perfino ringraziato per questo.

Che idiota!

Gli aveva fatto fare la figura del bamboccio, del cucciolo che doveva essere ripescato laddove si era rintanato per sfuggire ad un padre intransigente, e proprio di fronte alla ragazza con cui aveva deciso di condividere la sua vita, anche se umana.

Dopo la relazione con Aoi, un ragazzo del villaggio di Musashi poi dovutosi sposare, Hikari era l'unica che riuscisse a dargli un po' di consolazione, che lo faceva sentire importante e non il peso di ciò che era. Al contrario di suo padre.

Era bella Hikari, esattamente come la luce del sole, anche se non quanto Aoi.

Ryuu aveva chiesto la sua mano all'insaputa di Sesshomaru, ma anche se il padre di lei aveva categoricamente rifiutato avevano continuato a vedersi e a fare l'amore nei giorni in cui la sua fertilità era ridotta al minimo.

Purtroppo anche suo padre Sesshomaru non avrebbe mai accettato una sua relazione con un umano. Lo si poteva capire perfettamente dal modo in cui lo chiamava quando era più arrabbiato e incupito del solito.

Mezzodemone di qua, mezzodemone di là: tutta la sua mente sembrava ruotare solo e soltanto a mantenere pura la sua linea di sangue, il più lontana possibile dalla dimensione umana.

Eppure, non si era fatto scrupoli nell'accoppiarsi con una umana donandole la sua fedeltà per sempre. Suo zio Inuyasha diceva che Rin per Sesshomaru rappresentava una sorta di eccezione, anche se aggiungeva che il demone non era più così avverso agli umani come in precedenza.

Restava comunque il fatto che con lui non era di certo morbido come lo era con sua sorella.

Con Aki si comportava in un modo completamente diverso, in un modo che anche lui aveva conosciuto. Sesshomaru non era mai stato un dispensatore di dolci attenzioni come lo era stata sua madre, anzi. Ma da quando lei era morta, le cose avevano preso una piega decisamente obliqua.

Per quanto Ryuu avesse un carattere da non sottovalutare, non riusciva mai ad avere la meglio su di lui, tanto meno riusciva a far valere le proprie scelte.

Ryuu aveva deciso di vivere con gli umani, di stare con loro, non di vivere per combattere come faceva lui: sempre con la sua Bakusaiga in mano, sempre con quella sua dannata voglia di morire che si portava dietro e che appestava costantemente l'aria di casa.

Ryuu voleva reagire, voleva abbeverarsi della vita il più possibile.

Ad Aki aveva raccontato di voler essere superiore al padre, ed effettivamente era così: aveva viaggiato a lungo per poter acquisire poteri superiori a quelli dell'imbattibile Gran Generale Cane.

Ma con il passare del tempo e passandolo con sempre più umani aveva compreso che del potere, non sapeva che farsene.

"Stupido, stupido e ancora stupido!"

Aki piombò nella sua stanza senza permesso, e senza curarsi del fatto che arrabbiato com'era poteva perfettamente sgusciare via da casa.

"Vattene, Aki. Non ho chiesto il tuo aiuto, tanto meno i tuoi improperi."

"Eri da un umano, non è vero?" chiese lei con una punta di timore, e il giovane sentì il respiro bloccarsi in una brusca frenata e l'olfatto sensibile chiudersi in se stesso permettendogli di percepire solo alcuni degli odori che lo circondavano. I suoi capelli da bianchi cominciarono a tingersi del colore bruno della notte, mentre le sue orecchie a punta diventarono rotonde così come le sue zanne ed i suoi artigli.

Già, me l'ero dimenticato.

Era il giorno in cui perdeva i suoi poteri demoniaci, in quanto mezzodemone.

Tutto ciò che fece Ryuu in risposta fu fischiare per il tempismo perfetto, dando finalmente un senso alla ricerca rabbiosa dello zio. Sicuramente doveva starci più attento.

"L'ho capito, sai? Non volevo, ma alla fine l'ho capito, anche dall'odore che ti porti addosso."

Aki arrossì, contrariamente di quel che si aspettava Ryuu. Era da escludere che lei comprendesse certe dinamiche che accadono fra due amanti. Non poteva di certo concepirle non avendone avuta mai l'esperienza. Ma non era scema e probabilmente anche lei aveva sperimentato un barlume di desiderio, per quanto acerbo fosse, nei confronti di qualcuno.

"Brava, principessa. Un intuito eccellente!" la schernì Ryuu, voltandosi.

"Adesso non offendermi come al solito."

"Sei quella intelligente, dopotutto."

Lasciò cadere lì la frase, semplicemente perché era un dato di fatto, senza un significato da scoprire e senza il fine di proseguire oltre quella che ormai stava diventando una vera e propria tiritera che si tiravano avanti da decenni.

Il fatto che Aki fosse di gran lunga acuta rispetto a lui, era una constatazione diventata proverbiale e non priva di fondamento all'interno della loro famiglia. Ryuu avrebbe voluto aggiungere che forse era per quello che il padre preferiva lei, era per quello che le parlava più volentieri e che non era arrabbiato quando lei gli passava accanto.

In quella costante sensazione di solitudine, Ryuu era conseguentemente alla ricerca di un conforto esterno gli desse almeno un briciolo di quello sconfinato amore che Sesshomaru aveva nei confronti della figlia minore. Ne era consapevole, oltre che succube.

"Sì, sono stato con un essere umano" sbottò infine, sentendo rinnovarsi quell'altezzosa considerazione di sé. "E se nostro padre non vuole che io frequenti un umano non saprei proprio come accontentarlo, perché non ho la benché minima intenzione di smettere."

"Non vuole che tu soffra come lui, una volta che il tuo compagno umano sarà morto."

Ryuu sentì il cuore incrinarsi, e grazie a quel misero lasso di tempo si rese conto che suo padre doveva sentirsi in quel modo da tanto tempo, e che convivesse con quel cuore a metà che gli impediva di respirare ogni giorno della sua longevità.

Annaspò inaspettatamente in cerca d'aria, non riuscendo a trovare l'ancora di salvezza a portata di mano. Ma poi si rese conto che sì, c'era, ed era la cosa più preziosa che il loro padre avesse con sé.

Tenseiga era oramai un cimelio di famiglia, dal momento che Sesshomaru non la utilizzava da anni. Lo aveva fatto con qualcuno a cui teneva particolarmente e in alcune occasioni con esseri umani o demoni che avevano incrinato la sua corazza di ghiaccio. Ma dopo di loro non c'era stato più nessuno che avesse avuto l'occasione di poterne usufruire.

"C'è Tenseiga, Aki, o l'hai scordato?"

Quel pensiero entrò nella sua testa come un raggio di luce accecante, che sembrava cancellare la paura e la morte con un solo colpo. Non avendola mai vista all'opera non significava essere scettico al riguardo.

Era bello credere ad una cosa del genere, era ancora più meraviglioso compierla.

"Tenseiga può resuscitare una volta sola” gli ricordò la sorella.

"Aoi e Hikari non sono mai morti prima" la liquidò lui, con la paura di ripiombare in quell'angoscia che finalmente si faceva remota.

Si voltò, spinto da una prepotente rivalsa verso quel potente nemico che aveva portato via sua madre, ma tutto ciò che vide fu Aki scuotere il capo e gettare lo sguardo pieno di lacrime a terra.

"Ma succederà ancora, e a quel punto..."

"Smettila di piangere, o nostro padre me la farà pagare" sospirò interrompendola, quasi vergognandosi di essersi dimostrato così premuroso, e in verità più in pena per la sorella che per una eventuale punizione.

Probabilmente uno dei pochi punti in cui lui e suo padre erano tacitamente d'accordo era che Aki non dovesse lasciarsi andare alle lacrime, e per quanto non avesse mai e poi mai trovato l'approvazione di suo padre, Ryuu non aveva la minima intenzione di rompere quel pensiero condiviso con lui.

“Non devi preoccuparti” bofonchiò ancora, avviandosi a fare il bagno. “So quel che faccio. Forse nostro padre no, a suo tempo.”



   
 
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