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Autore: vale_denverina    01/03/2020    0 recensioni
É una piccola storia nata 5 anni fa che per non so quale motivo ha visto la luce solo adesso, sono anni che adoro la coppia Hotch e Prentiss ed ho solo voluto dargli un piccolo attimo di gioia....
i personaggi non sono di mia invenzione ma appartengono alla CBS
Spero vi possa piacere, non ho pretese e non sono una scrittrice, mi diverte e mi da tranquillità farlo tutto qua.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano già passati tre anni da quando Emily aveva deciso di lasciare la BAU, lo aveva deciso poco dopo la conclusione del caso Doyle, non era riuscita a gestire tutto lo stress e così aveva accettato un nuovo incarico a Londra, aveva bisogno di cambiare aria. Durante questi tre anni l’avevano rivista per il rapimento di JJ, Morgan e Garcia erano andati a Londra da lei, la sentivano al telefono o in videochiamata ogni tanto ma, tutti sapevano che non era come averla lì con loro, mancava a tutti sia sul lavoro che nelle loro vite. Ricordava ancora la prima volta che l’aveva vista nel suo ufficio, aveva in mano uno scatolone e diceva di essere stata trasferita in quell’unità, ricordava di averle detto che c’era stato sicuramente un errore perché lui non aveva autorizzato nessun’assunzione e la lasciò nel suo ufficio mentre andava via per un nuovo caso. Dopo tre giorni, quando ritornarono a Quantico dopo aver risolto il caso, se la ritrovò ancora in ufficio. Fu così sorpreso dalla determinazione di quella donna che decise di darle una possibilità e così, l’agente Emily Prentiss iniziò a lavorare con loro ed entrò a far parte di quella strana famiglia che erano. Ripensandoci la prima e l’ultima immagine che aveva di Emily erano simili, non aveva di certo dimenticato il giorno in cui vide Emily riporre tutte le sue cose in quello scatolone ed andare via. Lo aveva fatto una sera quando erano andati tutti quanti via, lui come spesso capitava era ancora lì, compilando il rapporto alla fine dell’ultimo caso, la vide prendere le sue cose ed incamminarsi all’uscita quando la chiamò, intuì dalla postura assunta e dallo sguardo quando si girò verso di lui che, era convinta di essere sola in ufficio. Emily si avvicinò e gli diede la conferma dei suoi pensieri  < Pensavo che foste andati via tutti quanti, non credevo di trovarti qui>>  aveva lo sguardo triste << Stavo compilando il rapporto del caso >> le aveva detto  << Già, lavoro. Ascolta non dire agli altri che mi hai vista, non ho avuto il coraggio di dirgli che andavo via, non sarei riuscita a trattenere le lacrime>>  e proprio mentre diceva queste parole le si incrinò la voce ed iniziò a piangere, senza pensarci due volte la tirò a se l’abbraccio più forte che poteva, dopo qualche istante Emily smise di piangere, si distaccò da lui e lo ringraziò  << ci sarà sempre una porta aperta qui per te Emily >>  le disse << Grazie Aaron >>  poi lo baciò.  Un lieve bacio sulle labbra, gli diede la sensazione della seta sulla pelle e, come diede inizio a quel bacio così gli diede fine, poi gli sorrise ed andò via. Fu in quel momento, mentre ripensava a quei momenti che la vide entrare in ufficio. Era preparato, sapeva che Emily sarebbe arrivata ma, vederla entrare da quella porta fu lo stesso un colpo al cuore per lui, eccola lì bella come sempre mentre salutava tutti per poi girarsi e salutare anche te << Ciao Aaron>> e, ti sorride come quando è andata via e in quel momento vorresti solo abbracciarla e darle un bacio ma, è qui per lavoro di certo non per te, così metti via quei pensieri e da bravo capo quale sei la saluti << Ciao Prentiss>> . Era stato un caso abbastanza semplice, non stavano indagando su di un SI come loro solito ma, indagavano su di un poliziotto ed un politico inglesi che erano stati uccisi da uno dei maggiori esponenti dello spaccio di droga, era stato il capo della BAU a chiedergli di occuparsi della faccenda. Le due vittime erano arrivate da Londra perché collaboravano con il trafficante ma, non volendo pagare una somma esorbitante, avevano pensato di fare una segnalazione all’FBI ma erano stati scoperti e uccisi. Avrebbero risolto le indagini anche senza l’aiuto di Emily ma essendo le vittime inglesi, serviva una persona che facesse da tramite tra loro e Londra e chi meglio di Emily poteva svolgere quel lavoro. Le indagini erano state svolte in due giorni e, per lui erano stati due giorni infiniti, vederla lì con loro in ufficio come i vecchi tempi era una gioia, gli rendeva il cuore un po' più leggero, poi ripensava a quel bacio e ad Emily che andava via e tutta la gioia spariva lasciando dietro di sé solo un’immensa tristezza. In quei due giorni lui ed Emily non si erano quasi mai rivolti parola se non per un “buongiorno” e un “buona serata” c’era tensione ed imbarazzo tra loro ma facevano di tutto per non darlo a vedere. L’indomani Emily sarebbe ripartita per Londra e per questo avevano organizzato un’uscita tutti insieme per bere qualcosa in un bar. Lui, disse che non poteva andarci perché doveva completare del lavoro, sarebbe stato troppo doloroso per lui salutarla, così preferì augurarle buon viaggio quando erano ancora in ufficio e, mentre lui si accomodava dietro la scrivania vide Emily andare via con JJ, Reid, Garcia, Morgan e Rossi. Decise di aspettare un po' prima di andare a casa, meccanicamente riempì qualche documento, ma distratto ripensò a tutte le volte in cui lui ed Emily erano stati in macchina insieme per degli appostamenti, ripensò a quando Emily era andata sotto copertura in quel bar per corteggiare uno sbruffone e, non ci aveva mai fatto caso ma, già allora non poteva sopportare di vederla con quel tipo. Pensò a quando si offrì di andare a prenderlo a casa dopo la pausa che si era preso dal lavoro a causa del problema all’orecchio, ripensò a quando venne a sapere che era stata proprio Emily a preoccuparsi non vedendolo andare a lavoro quel giorno e trovandolo poi ferito dal Mietitore e c’era stata lei in ospedale con lui, era stata con lui anche quando per proteggere l’ex moglie ed il figlio da Foyet dovette allontanarli da lui, c’era stata ogni qual volta aveva avuto bisogno di aiuto. Ripensandoci bene, Emily gli aveva lanciato tanti piccoli segnali che però lui non aveva mai recepito. Guardò l’orologio e si accorse che era già passata un’ora così raccolse le sue cose e si avviò a casa, cucino della pasta per Jack e poi si mise a lavare i piatti, dovendosi concentrare più del solito perché aveva sempre Emily nei pensieri, si ricordò di un’altra occasione in cui avrebbe voluto abbracciarla, lei e Reid erano andati in una comunità religiosa sotto copertura per sospetto di violenza su di una ragazzina ma, le cose non erano andate come ci si aspettava e, un telegiornale locale fece saltare la copertura così Emily per salvare Reid disse di essere lei dell’FBI, il capo della comunità la trascinò via e la picchiò, mentre lui era lì fuori impotente, quando lei e Reid uscirono sani e salvi avrebbe tanto voluto abbracciarla, stringerla a se così a lungo per poter proteggerla da tutto quello schifo che era il mondo ma, lui era il capo e così come sempre , accantonò i suoi pensieri e desideri e si comportò come richiedeva la sua posizione. Si ricordò di quando dovette mentire a tutta la squadra dicendo che Emily era morta, lo fece sempre e solo per proteggerla ma, si sentiva davvero uno schifo, vedeva la sua squadra soffrire e non poteva fare nulla così, andò via anche lui, dopo tanti mesi si ritrovarono tutti alla BAU, Emily compresa, c’era stata una svolta nel caso Doyle, proprio quel caso che l’aveva allontanata da lui per ben due volte, la squadra era furiosa con lui per aver mentito ma, riuscirono a superare anche quella e poi iniziò a pensare al loro ballo al matrimonio di JJ, averla tra le braccia senza sollevare dubbi ma, lui all’epoca stava con Beth e non poteva darle niente di più se non un ballo, aveva lasciato Beth poco dopo perché aveva capito di non amarla e mentre pensava e ripensava sentì suonare alla porta, andò ad aprire e con sua sorpresa si ritrovò Emily << Volevo parlare con te prima di andare via. Posso entrare?>> e senza aspettare risposta entrò e si avviò verso il salotto, dove c’era Jack << Ciao Jack, ti ricordi di me?>> suo figlio che fino a quel momento era assorto in un libro alzò lo sguardo verso Emily << ma certo, tu sei una collega di papà! >> a quel punto era così curioso di sapere cosa volesse dirgli Emily che chiese a Jack di andare in camera sua, in modo che loro potessero parlare << allora cosa vuoi Prentiss? >> rimase sorpreso dal suo stesso tono, duro e freddo…<< ancora Prentiss mi chiami? Pensavo che fossimo passati ad Emily >> lei aspettava una risposta ma, lui non riusciva proprio a parlare << Hotch cosa ti succede? Perché non mi parli? Perché non riesci nemmeno a guardarmi?>> gli aveva davvero fatto quella domanda? << vuoi davvero saperlo Emily?>> calcò la voce sul suo nome << non ti parlo, non ti guardo perché tu domani ritornerai a Londra e io resterò qui, e non posso restare giorni poi a pensare continuamente a te che prima mi sorridi e poi vai via…>> non capì bene cosa stesse succedendo ma dopo aver detto quelle cose Emily si alzò ed andò via senza dire una parole, come una codarda che batte in ritirata e lo lasciò lì seduto sul divano da solo con i suoi pensieri, se ne stava lì e riusciva a pensare solo che erano due codardi che non riuscivano a dirsi una semplice verità, così chiamò Jack, gli fece preparare un piccolo zaino con le sue cose e lo accompagnò dalla zia e poi corse all’albergo dove alloggiava Emily. Per non farsi annunciare disse al receptionist che era dell’FBI e fece vedere il tesserino così, lo fecero salire senza problemi. Arrivato fuori la porta della stanza di Emily aspettò un paio di minuti e poi bussò, la porta si aprì e vide lo stupore sul volto di Emily << cosa ci fai qui Hotch? E Jack? >> davvero gli aveva chiesto cosa ci facesse lì? Non riusciva proprio a capire perché fosse andato da lei? << Ho lasciato Jack da sua zia e, non potevo lasciarti andare via così>> non resistendo più le si avvicinò e la baciò << Hotch, Aaron non voglio farti soffrire per favore fermiamoci >> con un calcio chiuse la porta alle sue spalle << non mi importa, non importa cosa succederà domani, non mi importa di soffrire, posso sopportarlo ma, non posso sopportare di comportarmi da codardo e, perdermi l’occasione di saperti mia anche solo per una sera >> poi iniziò a baciarla di nuovo, le sue mani scesero finché non riuscì a sollevarla in modo che Emily potesse allacciare le gambe dietro la sua schiena e si incamminò verso il letto, la fece distendere e si tolse la camicia. Fu solo in quel momento che notò l’abbigliamento di Emily, un completino intimo nero con delle trasparenze ai punti giusti << così mi rendi le cose dannatamente facili >> la vide arrossire più di quello che già non fosse << forse, in cuor mio speravo che tu venissi da me… >> lo fece sorridere, e nel frattempo le aveva tolto quel poco che indossava mentre lei gli aveva tolto il pantalone, continuarono ad esplorarsi nel buio della notte, facendo l’amore molte volte senza preoccuparsi di quello che sarebbe successo il giorno dopo. In quel momento erano solo due persone che si amavano e, a loro andava bene così.
  
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