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Autore: dreamlikeview    03/03/2020    2 recensioni
Raccolta di missing moments tratti da: Twist of Fate.
OS n°1: Blaise Zabini torna a Hogwarts per frequentare il sesto anno e incontra Neville Paciock, per il quale prova immediatamente uno strano interesse.
[Blaise/Neville, ambientata durante i capitoli 1-2 di Twist of Fate]
OS n°2: Seamus Finnigan è innamorato da anni del suo migliore amico, ma non ha mai avuto il coraggio di rivelarlo. Due anni dopo la fine della guerra contro Voldemort, le cose tra i due sono destinate a cambiare.
[Seamus/Dean, ambientata durante i capitoli 18-19 di Twist of Fate]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Dean Thomas, Neville Paciock, Seamus Finnigan
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC perché sono basati sui miei headcanon. La one shot è un missing moment della long Drarry: Twist of Fate. Ambientata tra i capitoli 1-2, a differenza della principale che racconta la storia di Draco e Harry, questa racconta com'è iniziata la relazione tra Neville e Blaise :) 

Enjoy the show! 

__________________


 

Love at first sight


 

Era stata un’estate strana quella che Blaise aveva vissuto tra il quinto e il sesto anno scolastico. I suoi genitori non facevano che andare e venire da casa Malfoy, ma gli impedivano tutte le volte di andare con loro, per la tua sicurezza, dicevano. Sapeva che c’era qualcosa sotto, fin dal ritorno del Signore Oscuro, dopo il quarto anno, le cose erano diventate più cupe. Tanto che i suoi genitori, verso la fine di luglio, avevano insistito per farlo partire al più presto, per trascorrere l’ultimo mese di vacanze estive lontano da casa ma, attraverso la Gazzetta del Profeta, il ragazzo aveva letto delle notizie raccapriccianti, soprattutto riguardanti le sparizioni di molti babbani e nati babbani. Non osava immaginare come stesse Draco, adesso che suo padre era stato arrestato e, dalle indiscrezioni che aveva sentito, il suo Manor era diventato il quartier generale dei mangiamorte.
Per questo, quando il primo settembre arrivò alla stazione, si sentiva strano. I suoi genitori lo avevano appena lasciato fuori all’Hogwarts Express ed erano andati via, augurandogli buona fortuna. Non restavano mai lì ad attendere che il treno partisse. Aspettò per un po’ che i suoi amici arrivassero, ma di loro non c’era ancora alcuna traccia, in compenso c’erano un sacco di altre persone: studenti del primo anno che, emozionati, salutavano i propri genitori, promettendo che sarebbero finiti nella loro stessa casa, figli di babbani eccitati di fronte alla magia, studenti che rincontravano amici e conoscenti. Individuò persino Potter e il suo gruppetto di amici, fu in quel momento che i suoi occhi si soffermarono su una persona: Neville Paciock, che stava salutando affettuosamente Luna Lovegood, la quale era appena arrivata. Blaise si prese qualche minuto per osservarlo meglio, dall’anno precedente era cambiato molto. Non aveva più le fattezze del ragazzino cicciottello da cui si era sempre tenuto alla larga. Aveva qualcosa di affascinante e si soffermò per un istante a fissare il sorriso che stava rivolgendo ai suoi amici. Era ammaliante. Blaise non aveva mai visto niente di più bello e si chiese come avesse fatto a non accorgersi prima di lui.
«Ehi, ti sei incantato?» la voce stridula di Pansy lo fece sobbalzare e si voltò verso di lei immediatamente, distogliendo lo sguardo dal bel Grifondoro.
«Ehm no, ero sovrappensiero» mentì «Siete in ritardo» osservò lui, mentre anche Draco e Theo si avvicinavano a loro. Il biondo sembrava pallido, più del solito almeno e non rispose alla sua accusa. Aveva il viso contratto in una smorfia preoccupata, sembrava spaventato da qualcosa e si guardava intorno con aria circospetta.
«Non siamo noi in ritardo, sei tu in anticipo, Blaise, quante volte te lo devo dire?» scherzò Pansy, civettuola, mettendogli una mano sulla spalla. Blaise cercò di nuovo il gruppo dei Grifondoro per riprendere la sua analisi, ma, dopo pochi istanti, vide Draco salutare Potter e rivolgergli un cenno di saluto. Strano, di solito la prima cosa che faceva era insultarlo pesantemente o fare qualche battuta di pessimo gusto sul suo conto e credeva che ci sarebbe andato giù pesante, dopo l’arresto di Lucius. C’era qualcosa che non andava, Draco non sembrava se stesso. Potter non gli rispose, allora il biondo si diresse verso di lui.
«Come ci si sente ad essere un vero e proprio uccello del malaugurio, eh, Potter?» chiese «Tutti quelli che ti conoscono, finiscono per morire! Non vorrei essere nei panni di Weasley o di Granger quest’anno» sputò acidamente.
Blaise vide la scena al rallentatore. Potter che quasi gli saltava addosso per picchiarlo, Weasley che afferrava l’amico per le braccia per impedirgli di fare scemenze e il biondo aprire la bocca per sputare qualche altra sentenza. Blaise si affrettò a raggiungere Draco e ad allontanarlo da lì, mentre Potter gli urlava dietro «Stai lontano da me!»
«Ma sei impazzito?» chiese portando l’amico sul treno, seguito dagli altri Serpeverde «Perché vuoi provocarlo in quel modo?»
Draco si scrollò dalla sua presa, sbuffando sonoramente «Non sono affari tuoi e poi se lo meritava, quello stupido ingrato» sibilò tra i denti. Trovarono un vagone libero e si sedettero tutti e quattro lì. Si sentiva preoccupato per il biondo, non lo aveva mai visto così e, anche se lui credeva di celare bene le sue emozioni, esse erano impresse a fuoco sul suo viso. Per un momento, temette che lo avessero convinto a diventare un mangiamorte come Lucius, ma non era possibile, giusto?
Grazie a Pansy, che spezzò quella strana tensione che c’era nell’aria, iniziarono a parlare delle loro estati. Draco smozzicò qualcosa, dicendo che era stata pessima a causa dell’arresto di suo padre e di tutte le grane che ne erano conseguite. Osservò uno strano scambio di sguardi tra Theo (visibilmente geloso) e Pansy che parlava della sua perfetta vacanza in Francia, insieme a tantissimi ragazzi bellissimi, ma lui continuò a guardare Draco per capire cosa nascondesse; questi fece un’osservazione abbastanza acida su ciò che Pansy stava raccontando e lui non riuscì più a trattenersi.
«Che hai? Sei più odioso del solito» gli chiese immediatamente, riconoscendo che il suo tono fosse un po’ brusco.
«Ha ragione» intervenne Pansy «Sei anche pallido, sicuro di stare bene?»
«Niente, sto bene» rispose Draco con tono asciutto «Vado a fare un giro» disse alzandosi e sparendo dalla loro vista. Blaise restò sbigottito davanti al suo atteggiamento. Non riusciva a spiegarselo.
«Ma che ha?» chiese Pansy scioccata «Secondo voi è vero che ha preso il marchio?»
«No» rispose Theo «I miei sono piuttosto sicuri che il Signore Oscuro abbia qualche piano per Draco, ma non il marchio o meglio, non ancora» spiegò con un sospiro «Suppongo che prima o poi toccherà a tutti noi, no?» chiese retoricamente. Pansy annuì mestamente e Blaise si ritrovò a riflettere sulle parole di Theo, non poteva biasimare Draco, doveva aver vissuto un’estate terrificante. Sebbene i suoi fossero delle persone fredde, Blaise si sentiva fortunato: non avevano mai voluto che prendesse la loro via, o meglio, avrebbero voluto, ma non lo costringevano. Non come facevano i Malfoy con Draco, almeno, quest'ultimo aveva sempre detto che, un giorno, avrebbe dovuto seguire le orme di suo padre, perché era ciò che si aspettavano tutti da lui. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarlo, qualcosa di concreto, ma non sapeva cosa.
«Dovremmo aiutarlo» osservò la ragazza, guardando il punto in cui era sparito.
Blaise annuì e si alzò «Vado a cercarlo io». Gli altri due annuirono e lui uscì dallo scompartimento per andare a cercare l’amico e tentare di cavargli qualcosa dalla bocca. Volevano solo aiutarlo; immaginava cosa avesse passato, ma se si ostinava a tenersi tutto dentro, nessuno avrebbe potuto aiutarlo. Lo vide sparire in uno scompartimento, ma prima che potesse raggiungerlo, andò a sbattere contro qualcosa. O meglio, qualcuno.
«Scusa» disse in fretta, senza neanche guardare contro chi si era scontrato «Non ti avevo visto».
«Non preoccuparti, Zabini» Blaise spalancò gli occhi e si voltò nella direzione della persona che aveva investito e… no. Quella non poteva essere la voce di Neville Paciock, dov’era finita la sua vocetta fastidiosa e patetica? Cos’era quella voce profonda e sexy? Ma cosa gli stava succedendo? Blaise si schiarì la voce, cercando di riprendersi subito. Mai mostrarsi deboli davanti agli altri. Mai permettere a qualcuno di capire le proprie debolezze. Mai.
«Paciock» fece con tono asciutto «Spero tu non ti sia fatto male». L’altro scosse la testa e si appoggiò contro la porta chiusa di uno scompartimento vuoto, incrociando le braccia al petto. Blaise deglutì e i suoi occhi si spalancarono. Cos’era quella posa, adesso? Dov’era finito lo sfigato grassottello? Chi era quel tizio che aveva davanti?
«No, tutto okay» rispose l’altro «Dove andavi così di corsa?»
«Cercavo il carrello» mentì, mordendosi le labbra. Doveva ritornare in se stesso, Paciock non poteva rendere Blaise Zabini un tizio balbettante e tremolante, no. Lui era sicuro di sé, era questo che affascinava gli altri.
«Ah, lo cercavo anche io. Mi hanno detto che è dall’altro lato» disse il Grifondoro «Andiamo insieme, se ti va».
Devo cercare Draco – si disse mentalmente – ugh, ormai ho mentito.
«Perché no?» rispose, incamminandosi con il grifone nella direzione opposta a quella in cui aveva visto andare Draco. Non dissero molto, mentre raggiungevano il carrello dei dolci, ma Blaise sentì una strana sensazione allo stomaco; il Grifondoro era parecchio silenzioso, forse a disagio e quando raggiunsero il carrello che era alla fine del corridoio, entrambi presero qualcosa. Poi Blaise ebbe un’idea, a suo parere, brillante.
«Prendo anche una cioccorana» disse alla donna. Lei annuì e gliela passò dopo aver preso le monete dal giovane studente, poi riprese il suo giro in un altro vagone. Neville lo guardò inclinando la testa con uno sguardo confuso.
«Questa l’ho presa per noi» affermò il Serpeverde, il Grifondoro sussultò stupito dall’atteggiamento dell’altro e lo guardò senza capire «Beh, sai, non mi sono mai comportato bene con te e mi piacerebbe scusarmi. La cioccorana è solo un simbolo» affermò, sentendo le proprie gote diventare rosse come tizzoni ardenti.
«Oh, è carino da parte tua» disse l’altro, a disagio «Grazie» aggiunse, sorridendo timidamente. Blaise sentì il suo cuore andare su di giri solo per quello. Come poteva una persona essere tanto adorabile e affascinante al tempo stesso? Non aveva parole.
Sapeva solo che quel sorriso gli aveva scaldato il cuore e di volerlo rivedere sempre. Ma non solo, voleva essere lui l’artefice di quel sorriso, come in quel momento. Neville scartò la cioccorana e trovarono Merlino, entrambi si lamentarono di averne almeno ottocento di lui, ma Blaise vide lo stesso l’altro lasciar scivolare nella tasca la figurina della cioccorana con un timido sorriso sul volto e le gote tremendamente arrossate.
Che fosse l’inizio di qualcosa?
 
§§§
 
Quando ritornò nello scompartimento, di Draco non c’era ancora traccia. Dovette ammettere con Pansy di averlo perso e di aver incontrato qualcuno a cui non aveva potuto dire che cosa stava facendo. Malfoy li raggiunse dopo qualche minuto, aveva l’aria corrucciata ed era stranamente silenzioso e pensieroso, ma né lui né gli altri gli chiesero nulla, per evitare di farlo innervosire più di quanto non lo fosse già, si ritrovò a parlare a bassa voce con Pansy e anche se sapevano che non fosse esattamente corretto parlare così di lui, davanti a lui, dovevano trovare un modo per aiutarlo. Prima che potessero dire qualcosa, però, poco prima di entrare nella stazione di Hogwarts, lo videro alzarsi di nuovo e sparire nel corridoio.
«Vorrei davvero capire cosa gli prende» sospirò Pansy, scuotendo la testa.
«Lo scopriremo, vedrai» le rispose Theo, mentre Blaise rifletteva. Sarebbe stato un anno difficile, davvero. Era preoccupato per Draco, molti pensavano che loro fossero amici solo perché erano nella stessa casa e perché condividevano il dormitorio, ma non era così – anche se era convinto che lo stesso Draco la pensasse in quel modo – era davvero preoccupato per lui. Loro erano Serpeverde, era vero, ma lui e Draco si conoscevano fin da bambini, era davvero legato all'altro, anche se non lo dimostravano con gesti plateali ed eccessivamente sentimentali. Si aspettavano tutti che fossero freddi calcolatori malefici, che tramassero nell’oscurità, che seguissero le Arti Oscure e cose del genere. Per quanto ne sapeva, anche i membri delle altre case avrebbero potuto nascondere scheletri nell’armadio e genitori mangiamorte (bastava guardare ciò che Peter Minus aveva fatto ai suoi cosiddetti amici). Solo perché il fondatore della loro casa era un pazzo megalomane che aveva nascosto un maledettissimo serpente gigante nella scuola, non significava che tutti fossero megalomani come lui e il suo erede.  Anche loro erano in grado di stringere amicizia e di essere leali gli uni con gli altri, ma a volte anche gli stessi Serpeverde se ne dimenticavano e, condizionati dalla loro fama, si comportavano in modo pessimo; lui stesso, tra gli undici e i tredici anni, si era comportato male con gli altri studenti.
Le cose erano cambiate durante il quarto anno, quando si era accorto che le ragazze non gli interessavano e che preferiva i ragazzi; quando avevano dovuto invitare una ragazza al ballo, per lui era stato un vero strazio, perché se pensava a chi portare al ballo, guardava con aria sognante molti ragazzi di Durmstrang. Aveva avuto una piccola cotta per un ragazzo della scuola bulgara, ma non aveva mai rivelato a nessuno ciò che sentiva davvero. Temeva di essere giudicato e di essere preso in giro. Non volendo essere perseguitato dagli altri, aveva pian piano iniziato a smettere di tormentare gli altri e a chiedere scusa a coloro ai quali aveva fatto del male. Anche per questo sul treno, si era scusato con Neville Paciock. Il sorriso che gli aveva rivolto Neville, dopo le sue scuse sentite, lo aveva fatto andare su di giri. Quel ragazzo aveva un fascino particolare ed era lieto di essere stato il primo a notarlo (ed egoisticamente voleva restare l'unico).
Quando arrivarono nella stazione di Hogwarts, scesero dal treno e attesero che Draco tornasse. Strano, di solito era il primo a scendere dal treno, borbottando e lamentandosi della scarsa igiene del treno, del fatto che se suo padre avesse saputo delle condizioni in cui viaggiavano, avrebbe impedito a quel treno di partire e altre cose del genere. Invece, quel giorno, sembrava sparito. Il gruppo di Potter scese dal treno, Paciock gli fece un cenno con la mano e lui ricambiò sorridendogli, ma notò una cosa strana: Potter non era tra di loro. Oh no, e se quei due si erano incontrati e si stavano azzuffando? Doveva salire e ritrovare il biondo prima che lui e Potter si ammazzassero a vicenda? Cosa doveva fare?
Dopo poco, vide Potter scendere dal treno con uno strano sorrisetto sul viso e lo vide raggiungere gli altri, Draco scese pochi minuti dopo di lui con una strana espressione sul viso, di certo più distesa e meno contratta di prima.
«Tutto bene?» chiese all’amico, con aria preoccupata «Ho visto Potter, vi siete azzuffati?»
«No, tutto bene» rispose il biondo con tono sollevato «Magnificamente» sottolineò, mentre si avviavano verso le carrozze per raggiungere la scuola. Blaise si ritrovò a guardarlo per un attimo, cercando di capire cosa nascondesse. Draco Malfoy era un vero e proprio enigma da risolvere, sperava solo che non si fosse cacciato in un guaio più grande di lui e soprattutto, sperava di poterlo aiutare, qualunque cosa fosse successa.
Quando raggiunsero la Sala Grande per la cena, si ritrovò ad indugiare sul tavolo dei Grifondoro per qualche istante e Neville Paciock era lì, intento a parlare con Seamus Finnigan di qualcosa. Neville sorrideva, mentre parlava e Blaise era rapito da quel sorriso, non sapeva ancora cosa significasse, ma… era qualcosa. Era rimasto folgorato in qualche modo. Non sapeva ancora dove l’avrebbe portato quella cosa, ma sperava che fosse qualcosa di bello. Si prospettava un anno difficile, ma interessante, senza ombra di dubbio. Doveva solo evitare di fare la figura dell’idiota davanti a lui, come aveva fatto sul treno.
Theo gli diede una gomitata «Perché guardi i Grifondoro?» chiese.
«Niente» rispose con tono neutro, distogliendo lo sguardo da Paciock «Niente, solo curiosità».
Quello che Blaise non vide, fu Neville guardare nella sua direzione con un piccolo sorriso accennato sul volto.
 
§§§
 
Erbologia era la materia più noiosa che esistesse sulla faccia della terra, maledetto lui e il giorno in cui aveva deciso di frequentarla, solo per poter vedere Paciock, che aveva una strana passione per quella materia. Ed era davvero bravo, lo aveva osservato per tutto il tempo mentre si prodigava per aiutare chi ne aveva bisogno e a fare da assistente alla professoressa Sprite, che ogni tanto gli assegnava dei punti extra per le sue risposte brillanti. Durante la lezione avevano studiato il Frullobulbo, le sue particolarità e come piantarli e cose del genere. Blaise non era stato particolarmente attento, anzi aveva finto di sbagliare alcune cose, solo per attirare l’attenzione di Paciock su di lui, il Grifondoro non si era fatto scrupoli ad aiutarlo. Non si era mai accorto del carattere mite e gentile dell'altro, aveva sempre dato per scontato che si comportasse così per altri scopi, tipo farsi degli amici o non sentirsi troppo sfigato, invece aveva sempre un sorriso sincero – e ammaliante – sul viso ogni volta che aiutava qualcuno. Persino con lui.
«Stai attento» gli disse mentre lo aiutava a travasare la pianta «Le piante hanno bisogno di cura, delicatezza e attenzione».
«E tu?» chiese Blaise, con l’intento di flirtare «Anche tu hai bisogno di attenzione?»
Neville arrossì e ignorò la sua provocazione, raggiungendo un Tassorosso che stava addirittura maltrattando la pianta magica, perché non riusciva a rinvasarla. Blaise restò qualche istante a fissare la sua schiena allontanarsi da lui e schioccò le labbra. Iniziava a farsi interessante, lo aveva messo in imbarazzo?
Per il resto della lezione, non fece che guardare nella sua direzione e notò, ad un certo punto, che anche il Grifondoro alzasse lo sguardo verso di lui, di tanto in tanto. Beh, forse poteva approcciarsi a lui, chiedendogli qualcosa della strana cordialità nata tra Draco e Potter, forse lui poteva sapere qualcosa. Ancora non si spiegava perché durante la prima lezione di pozioni, il suo amico avesse deciso di aiutare Potter, invece di osservarlo fallire miseramente. Inoltre non si spiegava perché da qualche giorno a quella parte, spariva sempre e Potter spariva con lui. Forse Paciock poteva dargli una mano. Avrebbe unito l’utile al dilettevole, aveva stranamente voglia di flirtare con lui e vedere se l’interesse fosse reciproco. Aveva avvertito su di sé lo sguardo del Grifondoro e quelli erano segnali che non andavano ignorati affatto.
«Signor Zabini, hai finito di distrarti?» gli chiese la professoressa – le mani di Paciock che aiutavano una Grifondoro erano troppo seducenti per non essere osservate – lui alzò lo sguardo verso la donna e scrollò le spalle con sufficienza. «Bene, cinque punti in meno a Serpeverde e resterai qui con il signor Paciock a riordinare la serra» affermò la donna «Per oggi, la lezione è finita» dichiarò. Blaise sbuffò, rendendosi conto di essersi comportato da idiota, ma… ne era valsa la pena. Avrebbe potuto parlare con Paciock senza dover trovare scuse banali e patetiche. Si poteva dire che aveva agito per una nobile causa.
Tutti gli studenti uscirono e Neville subito si prodigò a mettere in ordine i vasi e le varie attrezzature. Blaise si appoggiò contro un ripiano, osservandolo. Non si accorse della pianta pericolosa e potenzialmente letale che giaceva nel vaso alle sue spalle.
«Ti dispiace aiutarmi?» chiese il Grifondoro «O vuoi stare lì a…» le parole gli morirono in gola. Blaise credette che fosse per la sua posizione sensuale, ma poi vide Neville fare uno scatto verso di lui, afferrarlo per le braccia e tirarlo via, prima che i tentacoli di una Tentacula Velenosa lo afferrassero per strangolarlo, il cuore fece un balzo nel suo petto e si ritrovò ad alzare lo sguardo sull’altro ragazzo, che lo guardava con il cipiglio alzato e un’espressione preoccupata dipinta sul viso «Ma sei pazzo, Zabini?» chiese «Vuoi farti uccidere da una pianta?»
Eroico, pensò il Serpeverde, ghignando. Neville gli stringeva ancora le spalle ed aveva una presa così forte, che per un momento, Blaise sentì le gambe tremare. C’era qualcosa in quel Grifondoro che lo attraeva. Non sapeva bene cosa fosse, ma era certo che non fosse solo una questione fisica. Aveva voglia di conoscerlo e non sapeva neanche lui perché.
«Wow, Paciock» fece lui «Sei diventato forte, oltre che sfacciatamente affascinante?» chiese alzando un sopracciglio. Neville fece un passo indietro e avvampò, lasciando immediatamente la presa su di lui. Blaise ghignò soddisfatto; l’altro ragazzo lo guardò sconcertato, aprì la bocca per ribattere, ma poi la richiuse e scosse la testa, borbottando qualcosa tra sé e sé, riprendendo a sistemare la serra. Neville non gli rivolse più la parola e Blaise si rese conto di aver esagerato, l’essere troppo diretto non era l’approccio giusto con lui; forse doveva fare come sul treno? Avvicinarsi a lui e parlare con calma, come quando avevano diviso la cioccorana e avevano parlato un po’; decise quindi di smettere di comportarsi da idiota. Lo raggiunse dopo un po’ e, senza dire nulla, si limitò ad aiutarlo a mettere in ordine la serra, così come la professoressa aveva ordinato. Neville gli passò accanto un paio di volte e Blaise si schiarì la voce, quando lo vide allungarsi per prendere un vaso in alto.
«Quindi… a te piace Erbologia?» chiese «Ti ho visto, sei piuttosto bravo».
Neville fece un mezzo sorriso, guardando verso di lui «Sì, vorrei diventare un professore, in futuro» rispose, guardando verso di lui «A te invece non interessa per niente, posso chiederti perché sei qui?» chiese.
Blaise rimase spiazzato, non si aspettava quella domanda, quindi improvvisò una risposta. Non poteva rispondere perché ci sei tu, si sarebbe esposto troppo e avrebbe fatto la figura dell’idiota. «Ho fatto una scommessa con Draco» azzardò e memore delle recenti scelte accademiche dell’amico disse «Lui segue Babbanologia e io… beh, Erbologia. Vogliamo vedere chi dei due resiste di più».
«Siete strani» rispose l’altro divertito «Non dovreste scherzare sulla scuola, lo sai? Ne va del vostro futuro» disse Neville.
«Futuro, certo» commentò sarcasticamente Blaise «Come puoi pensare al futuro, con tutto quello che succede?»
Neville si strinse nelle spalle «Proprio per quello che succede, bisogna pensare positivo» spiegò «Sai, penso sempre che quando tutto finirà, quando Tu-Sai-Chi sarà sconfitto, beh, tutti noi avremo il futuro che ci meritiamo» affermò con sicurezza.
«Grifondoro…» mormorò «Pensi davvero che Potter possa vincere? Che sia il prescelto?»
«Non lo so» sospirò Neville «Da solo non può farcela di certo, ma so che insieme possiamo sconfiggere Tu-Sai-Chi e possiamo essere liberi dal male, a te non piacerebbe?» chiese «Potremmo avere una possibilità, se unissimo le forze, ecco tutto».
«Mi piace il tuo ottimismo» disse sorridendo, le parole di Neville gli avevano insinuato una piccola speranza nella testa, la possibilità che tutto sarebbe finito davvero per il meglio, per tutti loro. Era questo il famoso coraggio dei Grifondoro? Dare speranza a tutti? Draco avrebbe riso del suo pensiero stupido, gli avrebbe detto che era da idioti pensare cose del genere. Eppure la conversazione con Neville era stata illuminante.
Il Grifondoro gli sorrise di rimando e poi gli fece strada fuori dalla serra, a quanto pareva avevano già finito, ma Blaise non voleva interrompere quel momento, voleva prolungarlo ancora e a lungo. Voleva poter restare ancora con lui e ascoltarlo, mentre gli infondeva tranquillità e speranza.
Ma cosa diavolo gli stava prendendo?
«Beh, immagino che ci vedremo in giro, Zabini» disse lui «Grazie per l’aiuto».
«Grazie a te, per avermi salvato dalla pianta assassina». L’altro ridacchiò, agitando la mano e sminuendo il suo gesto, prima di allontanarsi da lui. Blaise lo guardò allontanarsi e si rese conto di non aver smesso di sorridere un attimo. E aveva dimenticato di chiedere di Draco e Potter, fantastico. Era un completo idiota.
Tuttavia, era quasi ora di pranzo, così decise di raggiungere i suoi amici per poter andare tutti insieme in Sala Grande, sperava di trovarli in fretta, perché era affamato. Mentre tornava nei sotterranei, la sua attenzione fu catturata da un’animata discussione, proveniente da un corridoio. Avanzò verso il punto da cui sentiva le voci e scorse il profilo di Draco, davanti a lui c’era il professor Piton che lo guardava con aria minacciosa. E ciò che sentì, lo lasciò di stucco, Draco aveva accettato una missione da Voldemort e la missione riguardava Potter?
Adesso si spiegava lo strano interesse che il suo amico provava per Potter, perché fosse sempre insieme a lui e perché fosse così strano all’inizio dell’anno. Ma perché diamine non ne aveva parlato con lui? Perché lo aveva lasciato all’oscuro? Avrebbe potuto aiutarlo!
«Mi lasci in pace, avviserò io mia madre, quando avrò delle novità» disse seccato il biondo, andando via. Sembrò non notarlo, così Blaise lo seguì fino al dormitorio. Non sapeva come comportarsi, non sapeva cosa dirgli. Parlarne brutalmente con lui non era la migliore delle scelte, ma neanche ignorare la faccenda, Draco aveva bisogno di qualcuno, in quel momento e lui non poteva far finta di nulla. Vide l’amico entrare nella stanza del dormitorio ed entrò qualche istante dopo di lui.
«Dobbiamo parlare» disse con serietà, l’altro grugnì contrariato «Ti sei messo a fare il lavoro di tuo padre, adesso?»
Draco sbiancò e si voltò verso di lui «Co-Cosa? Di cosa parli?»
«Ti ho sentito con Piton» disse «Avresti dovuto dirmelo, Draco! A che diavolo serve avere degli amici, se non ti puoi far aiutare?» chiese, alzando appena il tono della voce «Potevi scrivermi! Potevo portarti via da casa tua!»
«Non sarebbe servito e… perché ti scaldi tanto? Devo solo conquistarmi l’amicizia di Potter e poi consegnarlo a Lui».
«Questa cosa è una pazzia, Draco» gli disse scioccato «Se ne accorgerà, Potter non è scemo, capirà ogni cosa!» esclamò «E poi ci sono Auror ovunque! Cosa pensavi di fare, genio?!»
«Cosa dovrei fare, Blaise? Eh? Andare da Tu-Sai-Chi, dargli la mia bacchetta e farmi uccidere?» chiese retoricamente il biondo, guardandolo. Lo sguardo che gli rivolse Draco gli fece stringere lo stomaco, era spaventato, terrorizzato dagli eventi. Come aveva fatto a tenersi tutto dentro, per tutto quel tempo? Come poteva aiutarlo, adesso?
«No, certo che no» rispose con un sospiro «Ma ascolta, tu sei sicuro di volerlo fare? Consegnare Potter e tutto il resto?»
«Devo farlo» disse rammaricato «E poi cosa conta ciò che voglio io?» chiese, era atterrito, sconfitto.
«Ascolta e se gli dicessi la verità e ti facessi aiutare da lui?»
«Piton lo scoprirebbe e…» Draco rabbrividì e scosse la testa «Non posso. È troppo pericoloso».
«Va bene, va bene» fu in quel momento che prese la sua decisione, forse mosso anche dalle parole di Paciock, insieme potevano vincere, potevano sconfiggerlo. Doveva solo convincere Draco a chiedere aiuto. «Ascolta, ti darò una mano per quanto mi è possibile, okay?» il biondo si accigliò «Ehi, siamo amici. Cercherò di aiutarti a non morire, non sono così insensibile».
Draco sospirò abbassando la testa e mormorando un sommesso: «Grazie».
«Ci vediamo a pranzo, okay?» fece Blaise, Draco annuì e lui uscì dal dormitorio. Non avrebbe tradito la fiducia di Draco, ma avrebbe coinvolto anche Pansy, dicendole che il biondo avesse bisogno del loro aiuto e per quello, dovevano il più possibile ai Grifondoro. Lo avrebbero spalleggiato e supportato, fino a che non avrebbe chiesto aiuto.
Sì, era un piano che poteva funzionare.
«Pansy?» le si avvicinò, mentre lei chiacchierava con due ragazze «Posso parlarti un attimo? Si tratta di Draco».
«Certo!» esclamò lei saltando in piedi «Voi due, smammate!» ordinò alle due ragazze. Quando loro andarono via, afferrò il braccio di Blaise e lo trascinò in un posto più appartato.
«Che succede?»
«Non posso dirti tutto, ma ha bisogno del nostro supporto» disse lui «Dobbiamo diventare amici dei Grifondoro» lei spalancò gli occhi, come oltraggiata «Tu assecondalo solo, okay? Se va a studiare con loro, vai anche tu, come faccio io. Ha bisogno di noi, anche se non vuole dirci ancora cosa sta succedendo».
«Va bene… farò questo sacrificio» disse lei «Per Draco, possiamo farlo, anche se… ugh, perché proprio i Grifondoro?»
Blaise ridacchiò e le diede ragione, anche se… beh, non gli dispiaceva avvicinarsi ai grifoni, soprattutto perché tra di loro ce ne era uno che aveva catturato la sua attenzione.
 
§§§
 
Studiare con i Grifondoro divenne presto una piacevole abitudine. Si sedevano sempre ad un tavolo abbastanza grande, in fondo alla biblioteca, che li ospitava tutti. Draco si sedeva sempre accanto a Potter – e anche se il biondo non voleva ammetterlo, aveva iniziato a provare un discreto interesse per lui, lontano dalla missione – lui prendeva posto accanto a Neville con il quale flirtava sempre, Pansy si sedeva accanto a Hermione Granger “per solidarietà femminile” e poi c’erano Theo e Ron che sembravano due pesci fuor d’acqua. Nessuno dei due si era ancora abituato alla nuova situazione, ma cercavano di farsela andare a genio per i rispettivi amici.
Parlare con Draco della sua cotta per Neville era stato liberatorio, non aveva mai ammesso che gli piacessero i ragazzi con qualcuno, ma si era ritrovato piacevolmente sorpreso dell’accettazione dell’amico. E si sentiva a suo agio con la sua omosessualità, quindi era sereno. Come aveva detto a Draco, i suoi genitori non dovevano saperlo per forza e di certo non lo avrebbero saputo da nessuno dei ragazzi che, pian piano, aveva iniziato a considerare amici. Alla fine, non era poi così male collaborare tra le case. Si punzecchiavano, facevano battutine stupide e ridevano tutti insieme, mentre studiavano, più di una volta Madame Pince aveva dovuto zittirli perché ridevano troppo forte e disturbavano la quiete della biblioteca – erano stati i momenti migliori, soprattutto quando Hermione ad ogni shhh della bibliotecaria, cercava di scivolare sotto al tavolo per l’imbarazzo. «Questo non è niente» disse sottovoce Ron, una volta «Pensate che quando eravamo al primo anno e fummo quasi uccisi da un cane a tre teste… lei pensava che essere espulsi fosse peggio che essere uccisi!»
L’aneddoto aveva imbarazzato a morte Hermione, ma aveva divertito metà del tavolo, anche se Weasley si era beccato un calcio sul ginocchio da parte di Pansy. Tutto sommato era divertente e lui non poteva dirsi insoddisfatto, dato che si era avvicinato molto a Neville. Proprio come aveva immaginato, il Grifondoro era dolce. E arrossiva un sacco, soprattutto quando Blaise gli faceva i complimenti, che l'altro non sapesse flirtare era ovvio, ma che lo facesse letteralmente impazzire quando cercava di rispondere alle provocazioni, non era previsto. In poco meno di un mese, Blaise aveva completamente perso la testa per lui. Si era ritrovato con un’enorme cotta per Neville Paciock e non sapeva gestirla.
Non gli era mai capitato con nessuno. Si diceva che voleva solo togliersi lo sfizio di sedurre un Grifondoro, ma non era affatto così. Neville non era solo un Grifondoro e lui non voleva togliersi alcuno sfizio. Neville gli piaceva davvero ed era nei guai fino al collo. In biblioteca si erano ritrovati spesso vicini, così vicini che avrebbe potuto baciarlo senza esitazione, ma non lo aveva mai fatto per timore di un rifiuto. Non era da lui essere insicuro, no. Ma il Grifondoro aveva il particolare dono di renderlo così, perché ogni volta che faceva un passo verso di lui, questi sembrava tirarsi indietro.
Lo aveva invitato ad Hogsmeade, ma lui aveva preferito andare con la sua combriccola, piuttosto che andare con lui, era frustrante e davvero, Blaise non capiva cosa sbagliasse con lui. Era convinto che il bel Grifondoro cedesse quasi subito al suo fascino da serpe… invece era più difficile di quanto immaginasse. A dispetto di qualunque logica, decise che, se entro la notte di Halloween non avesse ottenuto alcun progresso, durante la festa del 31 ottobre, avrebbe fatto la sua mossa. Aveva solo bisogno che il Grifondoro gli desse una possibilità.
«Ti sei incantato?» gli chiese Draco, osservandolo con attenzione «Fissi i Grifondoro più di me».
«Non è niente, è che…» si morse il labbro inferiore «Non riesco a capire se Paciock è interessato oppure no».
«Da quando ti fai tutti questi problemi?» chiese il biondo, mentre beveva un bicchiere di succo di zucca «Da quello che mi hai raccontato… beh, vai sempre dritto al punto».
Blaise arrossì fino alla punta delle orecchie, ma ciò che aveva detto Draco, era vero. In quei mesi si era aperto con il biondo riguardo la sua sessualità, gli aveva raccontato di alcuni partner che aveva avuto, soprattutto durante l’estate e si era vantato di averli sempre fatti cadere ai suoi piedi, ma Neville non era come gli altri, gli piaceva flirtare con lui e vederlo arrossire davanti alle sue battute, gli piaceva sfiorargli la spalla o una mano solo per avere contatto con lui – e anche in quelle occasioni, le guance del grifone diventavano purpuree – gli piaceva anche quando cedeva e lo chiamava per nome, invece che per cognome.
«Non lo so» sospirò «Non mi riconosco neanche, insomma guardami!»
«Sì, ti vedo» ridacchiò Draco «Non ti ci vedo in coppia con Paciock» affermò finendo il suo succo «Ma se a te piace, penso che tu debba buttarti e basta» gli suggerì «Tu che puoi…»
«Perché tu non puoi?» chiese «Andiamo, Draco! Non pensare sempre alla… tu sai cosa».
Draco scosse la testa e sospirò, senza dargli una risposta, poi si alzò dal suo posto e guardò l’amico «Beh, sì. Devo pensarci, se non voglio morire entro pochi mesi» disse con tono tagliente «Ti ringrazio, davvero, per il supporto che mi dai e per cercare di tirarmi su il morale con altri argomenti, ma non posso ignorare il mio dovere».
«Draco, cerca di ragionare, per favore…»
«Devo vedere Potter, ci vediamo dopo» tagliò corto, alzandosi e andando via dalla Sala Grande così in fretta che il primo a preoccuparsi fu proprio Potter, che si alzò e gli corse dietro. Ormai quei due passavano insieme ogni momento libero, se Draco voleva prenderlo in giro, ci stava riuscendo proprio bene, Potter ormai si fidava di lui. Eppure c’era qualcosa di strano nel suo amico, lo vedeva particolarmente preso dal Grifondoro. Se solo quel cocciuto avesse parlato con Potter, le cose sarebbero state più semplici, conoscendo la sindrome dell’eroe di cui soffriva il Grifondoro, avrebbe fatto di tutto per aiutare un amico in difficoltà… beh, il suo ragionamento non faceva una grinza eppure Draco non si fidava abbastanza dell’altro per parlargli o era ancora troppo spaventato. Ancora non si era sbilanciato su cosa fosse successo esattamente e le poche cose che Blaise era riuscito a fargli confessare erano insufficienti a capire bene la situazione. L’unica cosa di cui era sicuro era che non fosse diventato un mangiamorte, non aveva il marchio sul braccio – aveva controllato una notte, per pura sicurezza, mentre l’altro dormiva – e questo lo aveva rincuorato, c’era ancora una speranza per lui. Tuttavia non doveva essere stato semplice per lui vivere quell’estate.
Non sapeva bene cosa fosse accaduto, era difficile origliare mentre i suoi parlavano di certe cose, ma non doveva essere stato piacevole. Erano solo ragazzini di sedici anni, perché erano costretti a vivere in quell’incubo?
Vide l’amico sparire oltre la porta d'ingresso e sbuffò frustrato, avrebbe voluto fare di più per aiutarlo, ma se Draco non gli raccontava tutto, poteva fare ben poco.
Era sabato e sebbene fosse autunno, non faceva ancora troppo freddo, così uscì in cortile per fare una passeggiata e schiarirsi le idee, lì vide Pansy che ridacchiava con un paio delle sue amiche, la Granger che leggeva un libro e Weasley che la supplicava, inutilmente, di passarle qualche compito per il lunedì successivo, cosicché non avrebbe dovuto farli lui. E poco più in là, c’era Neville che discuteva amabilmente con Dean Thomas e Seamus Finnigan. Poteva passare a disturbare, no? Giusto per parlare un po’ con Neville. Quel ragazzo era una boccata d’aria fresca su quell’anno particolarmente difficile.
«Ehilà, disturbo?» chiese con un sorrisetto sfrontato sulle labbra.
«No, noi stavamo andando via» disse Seamus, guardando l’amico con complicità «Andiamo, Dean, lasciamoli soli» affermò e, senza aggiungere altro, afferrò il braccio di Dean e lo trascinò via, lasciando gli altri due da soli. Neville si grattò la nuca a disagio e si morse il labbro inferiore. Blaise lo fissò per un attimo e deglutì; com’era possibile che gli facesse un effetto così devastante?
«Ehm, scusali» borbottò «Non sono molto… ecco, a loro piace scherzare».
«Beh, mi hanno solo anticipato» affermò lui, sedendosi accanto al Grifondoro «Volevo restare da solo con te».
«Oh sì? Perché?»
«Per parlare un po’» rispose, anche lui un po’ imbarazzato «Hai già fatto il tema di Cura delle Creature?»
«Quello sugli Asticelli?» chiese Neville, Blaise annuì «Sì, l’ho finito ieri, hai bisogno di una mano?»
Dannazione «No, no, era solo una domanda» Blaise era nervoso e non capiva neanche lui il perché. Invece Neville sembrava particolarmente calmo, sereno. Il suo volto era disteso e se prestava abbastanza attenzione, c’era un accenno di barba sulle sue guance solitamente lisce. Per Salazar, sono patetico – pensò Blaise, senza riuscire a staccare lo sguardo dall’altro. Neville Paciock lo attirava come l’oro e i diamanti attiravano uno snaso.
«Sei strano oggi, Blaise, tutto okay?» gli chiese dolcemente l’altro, appoggiando una mano sul suo ginocchio. Il Serpeverde trasalì al tocco e annuì, poco convinto.
«Sì» sospirò «Sono solo preoccupato per un amico e cercavo, sai, un po’ di conforto» disse «Ma tu mi rendi nervoso».
«Io cosa…? In che senso?» chiese il Grifondoro, indietreggiando appena, ritraendo la mano con cui lo stava consolando. Blaise si sentì uno stupido, doveva aver preso le sue parole come un insulto o qualcosa di simile. Era così lontano dalla realtà…
Neville era così vicino a lui che Blaise poteva sentire il suo respiro contro la pelle, poteva sentire il suo cuore battere forte e vedere le sue gote rosse. Avrebbe così tanto voluto baciarlo…
«Beh, non posso dirtelo adesso» ammise, perdendosi nei suoi occhi profondi e luminosi «Ma mi piacerebbe se mi permettessi di essere il tuo accompagnatore alla festa di Halloween, la settimana prossima».
Neville arrossì ancora di più e un timido sorriso nacque sulle sue labbra «Sì, va bene. Mi farebbe piacere». Blaise dovette trattenersi dall’esultare, non sarebbe stato dignitoso per lui comportarsi da perfetto idiota. Si limitò a sorridergli e l’altro rispose con un sorriso così luminoso che per un attimo, il Serpeverde si sentì abbagliato. Senza neanche accorgersene, gli aveva preso la mano e gliela stava stringendo con dolcezza, come a suggellare quella promessa.
 

Neville si sentiva agitato. Fin dall’inizio dell’anno, aveva sentito una particolare attrazione nei confronti di Blaise Zabini, la cosa lo confondeva perché non aveva mai provato qualcosa del genere, mai prima di quel momento. Erano due ragazzi e non sapeva se fosse giusto o no, ma sapeva solo che insieme a lui si sentiva bene e sentiva di poter essere se stesso liberamente senza preoccuparsi di essere giudicato, anche se il Serpeverde era capace di renderlo nervoso e metterlo in imbarazzo con una facilità disarmante. Fin da quella volta sul treno, quando il Serpeverde si era scusato con lui e avevano diviso quella cioccorana… ne conservava ancora l’involucro. Avevano trovato la figura di Merlino e Neville l’aveva conservata tra le sue cose come un tesoro, nello stesso modo in cui conservava gli incarti di caramelle che sua madre gli regalava, ogni volta che andava a trovarla al San Mungo.
Lui e Zabini non erano mai stati particolarmente vicini, non fino a quell’anno; dopo essersi parlati sul treno, si erano rivisti ad Erbologia e poi, grazie anche alla strana e nuova amicizia nata fra Harry e Malfoy, si erano avvicinati di più, perché trascorrevano insieme il loro tempo libero. Erano già due mesi che si vedevano spesso, parlavano del più e del meno e il Serpeverde gli faceva un sacco di complimenti. All’inizio era convinto che lo facesse per prenderlo in giro, ma poi, scioccamente, aveva pensato che potesse essere realmente interessato e dopo l’invito, beh, la sua speranza era quasi diventata una certezza. Aveva detto che lo rendeva nervoso… ma in senso positivo o negativo? Blaise era stato vago, quando aveva risposto alla sua domanda di chiarificazione, anzi non aveva risposto, lo aveva solamente invitato ad andare alla festa di Halloween con lui. E la cosa lo aveva reso incerto, perché anche lui si sentiva particolarmente nervoso, quando era vicino a lui. Gli trasmetteva sensazioni positive, ma lo rendeva nervoso, soprattutto quando flirtava con lui. Non sapeva mai come reagire o come rispondere e di solito finiva per fare la figura dell’idiota. Quando una settimana prima lo aveva invitato alla festa, aveva sentito il suo cuore fare mille capriole e lo stomaco contorcersi. Si vergognava troppo per parlarne con qualcuno dei suoi compagni di dormitorio, sapeva come sarebbe finita, lo avrebbero preso in giro e gli avrebbero detto che non aveva alcuna chance. Temeva di fare la figura dell’idiota con Blaise, era vero che rispetto all’anno precedente era migliorato, ma… era ancora molto insicuro, soprattutto riguardo i suoi rapporti personali. Il modo in cui Blaise si era avvicinato a lui, lo aveva fatto sentire importante per una volta, era stato sempre lo sfigato, l’ultimo della lista e, anche se suonava un po’ egoista, gli piacevano le attenzioni che gli dava Blaise. Se solo fosse stato tutto vero…
Ed era agitato, perché non sapeva come doversi comportare con l’altro, ignorava cosa sarebbe successo quella sera e temeva di fare la figura dell’idiota. Non era mai uscito con qualcuno, se si escludeva l’essere andato al ballo del ceppo con una ragazza. Quella volta aveva davvero sfidato la sua timidezza, riuscendo persino ad ottenere un’accompagnatrice ben prima di Harry e di Ron. Ricordava ancora con affetto quella sera, era stata la prima volta che si era sentito davvero a suo agio e non così tanto sfigato con qualcuno, ma con il Serpeverde era diverso, le emozioni erano centuplicate. Sperava che con Blaise potesse ripetersi una serata ugualmente bella, da ricordare.
Uscì dal suo dormitorio, quando gli altri erano già andati via e quando raggiunse l’ingresso della Sala Grande, si guardò intorno alla ricerca di Blaise. Si morse le labbra a disagio, quando non lo vide arrivare e si sentì idiota ad essersi fidato di lui… cercò di non farsi prendere dalle solite paranoie circa il suo essere uno sfigato e la sua scarsa abilità sociale, cercò di non buttarsi giù e decise di entrare lo stesso in Sala Grande, dove alcuni studenti erano già arrivati. Poteva vedere le decorazioni, le zucche e…
«Ehi, Neville!» la voce di Blaise lo fece sobbalzare e arretrò, voltandosi verso di lui «Entri senza di me?» chiese «Dovevamo venire insieme o sbaglio?»
«Ehm» Neville si torturò le mani, cercando una risposta «Non ti vedevo e… ecco, pensavo…»
«Pensavi che ti avessi lasciato solo? Che mi fossi dimenticato?» lui annuì, incapace di fare altro «Solo un idiota si dimenticherebbe di te, Neville» gli disse, appoggiandogli una mano sulla spalla. Il Grifondoro sentì il proprio cuore battere all’impazzata; sperava solo che non fosse una frase di circostanza.
«B-Beh, allora andiamo» disse entrando nella sala, seguito dal Serpeverde. Era ancora agitato, ma l’altro riusciva a farlo sentire ugualmente a suo agio, mentre raggiungevano gli altri, Blaise gli sfiorò la mano, fu un gesto tenero che fece battere il cuore di Neville e arrossare le sue gote, sperava solo che l’altro non se ne accorgesse.
«Sei più carino quando arrossisci, lo sai?» chiese al suo orecchio. Neville sentì le orecchie andare in fumo e scostò lo sguardo dal suo, cercando i suoi amici. Erano intenti a chiacchierare e li raggiunse senza troppi complimenti, per evitare altre situazioni imbarazzanti con Blaise.
La festa di Halloween era divertente, i professori erano spariti per lasciare che gli studenti si divertissero, ma lui aveva perso Blaise, quando si era allontanato un momento. Poi lo vide parlare con Nott, sentì una strana morsa allo stomaco e una strana tristezza avvolgerlo. Era ovvio che preferisse passare la serata con qualcun altro, lui non era poi così interessante, forse si era accorto di non aver più voglia di passare la serata con lui e aveva cercato i suoi amici, decise che avrebbe fatto la stessa cosa. Harry si era isolato dagli altri e Malfoy lo aveva raggiunto, sembravano molto vicini, ancora non si spiegava come avessero fatto a diventare così amici, in poco più di due mesi. Tuttavia, Harry gli sembrava più sereno, forse era solo una sua impressione, ma lo vedeva meno teso e meno propenso alla rabbia rispetto a prima, non era come al quinto anno. Era particolarmente triste quella sera, forse a causa della ricorrenza dell’anniversario della morte dei suoi genitori, ma Malfoy era riuscito a strappargli un sorriso, strano, ma vero; a poca distanza da loro, Ron e Hermione battibeccavano come al solito, Neville aveva sempre visto del tenero tra di loro, fin da quando aveva visto il rosso difendere Hermione da un insulto di Malfoy (anche se poi l’incantesimo gli si era ritorto contro, il suo era stato un gesto carino) e si chiedeva come mai ci mettessero tanto a capire di essere fatti l’uno per l’altra. Un po’ come Seamus e Dean che chiacchieravano amabilmente seduti l’uno di fronte all’altro, mentre bevevano della Burrobirra e ridevano tra di loro.
«Ehi, mi eviti?» gli chiese il Serpeverde comparendo alle sue spalle, facendolo sobbalzare; sembrava che gli piacesse sorprenderlo o farlo spaventare in quel modo. «Siamo venuti insieme o sbaglio?»
«Sembrava che tu e Nott foste impegnati in un’importante conversazione…»
«Che c’è, sei geloso?» gli chiese avvicinandosi a lui; Neville sentì il suo cuore esplodere nel petto e scosse la testa impercettibilmente. Cercò di schiarirsi la gola, ma con scarso successo, la sentiva secca e il suo cuore batteva troppo forte, aveva il respiro accelerato e Blaise era troppo vicino. «Rilassati, Neville» sussurrò con dolcezza, accarezzandogli la guancia con delicatezza «Non ne hai motivo, non ho occhi che per te». Lui arrossì all’impazzata alla sua affermazione e provò a balbettare qualcosa in risposta, ma con scarsi risultati, perché quel dannato Serpeverde lo rendeva così nervoso? Lo faceva con una naturalezza disarmante ed era proprio questa a rendere nervoso Neville sulle sue intenzioni, perché tanta gentilezza, tanta dolcezza non potevano essere rivolte a lui, era un sogno, forse. Doveva essersi addormentato, una pozione gli era esplosa tra le mani ed era morto o qualcosa del genere. «Perché non ci spostiamo da qui?» domandò il Serpeverde vedendolo a disagio, chiedendosi per un attimo se avesse esagerato con il flirt.
Neville si ritrovò ad annuire in risposta e seguì Blaise fuori dalla Sala, fino al cortile.
Il cielo era stranamente limpido quella sera e tra i due ragazzi era calato un imbarazzo così denso da poter essere tagliato con un coltello. Il Grifondoro non sapeva assolutamente cosa fare, ma gli occhi del Serpeverde erano fissi su di lui e lo guardava quasi con adorazione. Dal suo punto di vista, Neville trovava particolarmente bello l’altro ragazzo sotto la luce della luna che gli illuminava il viso, mettendo in risalto i suoi occhi e i suoi lineamenti. Deglutì sonoramente, notando solo in quel momento l’atmosfera abbastanza romantica che c’era intorno a loro e cercò una via di fuga. Era una situazione fin troppo surreale per lui e poi non poteva essere vero, insomma, Blaise non faceva sul serio, vero? Non stava sul serio cercando di…corteggiarlo? Sedurlo?
«Sei silenzioso…» osservò il Serpeverde «Sei a disagio?» chiese titubante.
«I-Io non so…» deglutì «Non so cosa vuoi da me, ecco» confessò. La sincerità era fondamentale, così avrebbe evitato di farsi trovare impreparato in caso di sorprese. Blaise gli accarezzò una guancia con delicatezza e sorrise appena.
«Non è chiaro, Neville?»
«No, io…» deglutì «Ho capito che ci stai provando con me, ma…» Blaise non gli fece finire la frase, appoggiò le labbra sulle sue quasi con l’intento di farlo stare zitto. Neville chiuse gli occhi istintivamente e appoggiò entrambe le mani sulle spalle dell’altro per reggersi. Sentiva le gambe deboli, il cuore impazzito, le gote bruciavano per l’imbarazzo, ma le sue labbra, premute contro quelle dell’altro ragazzo, si tesero in un sorriso dolce.
«Mi piaci, Neville» sussurrò dolcemente «Mi piaci da impazzire, fin da quando ci siamo visti sul treno».
«Io…»
«Dammi una possibilità» lo interruppe «Prometto che non ti farò soffrire. Non lo meriti» gli accarezzò la guancia con una tale gentilezza, che il Grifondoro si sciolse come neve al sole e sorrise davvero, lasciando andare tutta la tensione e tutte le cattive sensazioni che aveva provato, lasciò andare ogni insicurezza. Blaise era così dolce con lui, era certo di non meritare tutte quelle attenzioni, ma… per una volta voleva cogliere l’occasione, per una volta voleva provare ad ascoltare il cuore e a gettarsi a capofitto in una cosa che poteva sembrare impossibile.
«Mi piaci anche tu» ricambiò sorridendo timidamente; poi prese l’iniziativa e accarezzò le braccia muscolose di Zabini, fino a raggiungere le sue mani. Gliele strinse in una presa delicata e avvicinò le labbra a quelle dell’altro, per baciarlo.
Blaise, senza pensarci due volte, guidò le mani di Neville sui propri fianchi e gli prese il volto tra le mani per baciarlo di nuovo, stavolta con più determinazione. Fu un lungo bacio, dolce e passionale, romantico e per entrambi fu come riuscire a toccare le stelle sotto le quali si trovavano. Erano ad un passo dalla felicità ed erano certi, che quello fosse solo l’inizio di tutto.



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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people!
Did you miss me?
Dopo una sessione invernale che mi ha tolto la voglia di vivere, torno a tormentare le vostre vite con le mie storie LOL e mi prendo una breve pausa, prima di studiare per i prossimi esami e iniziare a scrivere la tesi, brrr.
Sono qui come avevo promesso con due missing moments di Twist of Fate, su due coppie che non hanno avuto lo spazio che meritavano nella long. Confesso che non era davvero mia intenzione scriverle – infatti è stato difficile concentrarmici sopra – ma le promesse son promesse. Avevo promesso queste due shot (questa è la prima, la seconda arriverà la settimana prossima :D) a lilyy, che oltre ad essere una delle mie più fedeli lettrici, è anche una mia cara amica. Quindi questa e la prossima shot di questa raccolta sono dedicate a te, darling. Mi dispiace averti fatto aspettare tanto! In questa storia, scopriamo un po’ di più di Blaise e della sua cotta per Neville, che lo ha portato a prendere tante decisioni giuste, tra cui quella di aiutare i Grifondoro nella lotta contro Voldemort. In futuro, durante il settimo anno, Blaise e Neville organizzeranno la resistenza contro i mangiamorte e contro Voldemort e alla fine della guerra adotteranno un bambino rimasto orfano durante il conflitto. Ma queste info sono scritte nella storia principale LOL questa OS, nella fattispecie, è ambientata tra i capitoli 1 e 2 di Twist of Fate.
Bene, penso di aver detto tutto. Vi do ben due appuntamenti: giovedì sera con la nuova Drarry (short fic di tre capitoli così angst che vi consiglio di preparare già i fazzoletti) e domenica prossima con la seconda parte di questa breve raccolta di missing moments.
See you soon!
 

Fatto il misfatto!

 
   
 
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