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Autore: Baudelaire    06/03/2020    3 recensioni
La Luna è triste, non riesce a trovare il senso della sua esistenza.
Un'amica di passaggio l'aiuterà a prendere coscienza del proprio valore.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tanto tempo fa, prima della Creazione, non esisteva nulla. Non c’era la Terra, non esistevano i pianeti, né le stelle. Solo il buio dominava l’Universo.
Fu un giorno meraviglioso quello in cui Dio decise di porre fine al nulla. Il buio lo aveva stancato, e creò il sole e le stelle, per illuminare il firmamento. Anche il vuoto non gli andava più a genio, e creò i pianeti con i loro satelliti, per dare vita allo spazio infinito.
Anche quando creò la sua creatura più perfetta, l’uomo, Egli collocò ogni cosa al giusto posto: il sole per dare luce e calore, la terra per dargli sostentamento e  le stelle per illuminare il cielo notturno.
Tra tutte le sue creazioni, però, una si tormentava domandandosi la vera ragione della sua esistenza: la luna.
 
  • Tutti sono sereni e felici, o almeno così mi sembra – rifletteva la poveretta – madre Terra canticchia allegramente tutte le mattine, fratello Sole passa le sue giornate lassù in cielo, a chiacchierare con le nuvole, Acqua e Aria si incontrano a metà tra il cielo e il mare e si divertono come matte, le stelle giocano a nascondino con le nuvole tutte le notti. Ciascuno con un compito preciso, ciascuno con la propria responsabilità. Possibile che io sia la sola ad essere così inutile?
 
Scontenta e insoddisfatta, la Luna si rivolse alla Terra:
  • Oh madre, che con i tuoi frutti doni la vita a tutti gli esseri che ti popolano, perché non mi fai dono di una parte delle tue creature, affinchè io possa godere della loro presenza e rendere la mia vita più utile?
  • Sei impazzita? – fece quella per tutta risposta – hai forse dimenticato di essere priva di atmosfera? Qualunque essere vivente non resisterebbe un minuto su di te, morirebbe all’istante!
  • Ma se soltanto mi potessi donare un po’ di ossigeno, quel poco che basta per mantenerli in vita, allora io ….
  • E’ fuori discussione. Tu non sei che un satellite, non puoi donare la vita. Questa è la legge del Creatore, e ora, se non ti dispiace, avrei molto da fare.
 
Più afflitta di prima, la Luna se ne andò.
  • Se non mi è concesso dare la vita, voglio almeno donare la luce – pensò, mentre si incamminava verso il Sole.
  • Sole carissimo, tu che infondi calore ed energia a tutto il creato, perché non mi doni un po’ della tua luce, così che io possa brillare da me senza più bisogno del tuo aiuto?
  • Sai bene che non è possibile – rispose il Sole – Dio ha disposto le cose secondo la Sua volontà, e non mi è consentito infrangere le Sue regole. Ti donerei volentieri qualcuno dei miei preziosi raggi, ma non posso farlo senza il suo consenso.
 
Sconsolata, la Luna si allontanò. Che razza di senso aveva stare al mondo se non poteva rendersi utile a nessuno? Perché vivere se non le era consentito donare qualcosa a qualcuno?
 
Si sentiva sola ed infelice, trascorreva le sue giornate vuote in completa solitudine, fino al tramonto, quando il Sole bussava alla sua porta e lei usciva di casa, per posizionarsi lassù nel cielo, mentre i caldi raggi le accarezzavano il corpo. Erano pieni di tepore, quei raggi, ma la infastidivano, perché non erano suoi, non le appartenevano.
Visse così, triste e depressa, fino alla notte che cambiò tutta la sua vita.
 
Era una notte tiepida, piena di stelle. La Luna sonnecchiava in cielo con un libro tra le mani, aspettando l’arrivo del giorno, come sempre, quando, all’improvviso, una enorme scia luminosa le balenò accanto. Fu un attimo, un lampo subitaneo che la accecò lasciandola senza fiato.
  • Salute a te, bella Luna! – esordì una vocina.
  • Ma … chi sei? – rispose la Luna dopo un primo attimo di sbigottimento.
  • Mi chiamo Halley, sono una stella cometa.
  • E’ la prima volta che mi capita di incontrarne una, molto piacere!
  • Il piacere è mio. Che si dice da queste parti?
  • Beh, nulla di particolare. Tu, piuttosto, vieni da molto lontano?
  • Oh sì. Ho attraversato tante galassie finora, mi hanno detto che questa è piuttosto tranquilla, sto cercando un posto in cui riposare perché, dopo tanto vagabondare, sono proprio stanca!
  • Beh, hai trovato il posto giusto. Qui non succede mai niente, è il posto ideale per riposare!
  • Sbaglio, o noto una certa acrimonia nella tua ultima frase?
  • Acrimonia è dir poco!  
 
In poche parole, la Luna spiegò alla cometa il suo disagio, sfogando tutta la sua rabbia repressa fino a quel momento.
 
  • Amica cara – le rispose la cometa – non devi affliggerti in questo modo. Sono anni ormai che viaggio per il cosmo, ho conosciuto migliaia di pianeti e di stelle, ma ti posso assicurare che, fra tutti, tu sei uno degli elementi più belli che Dio abbia creato. E’ vero, non possiedi la facoltà di donare la vita, come la Terra, non puoi emanare luce, come il Sole, non disseti le creature come può fare l’Acqua, né puoi vagare libera come l’Aria depurando il pianeta. Non puoi emanare ossigeno come fanno gli alberi, né scaldare come il fuoco; non hai nessuna di queste proprietà, non ti è neppure permesso viaggiare per l’Universo come me.
Ma allora perché sei amata ed evocata dagli uomini più di tutti noi? Ispiri i poeti nelle notti insonni e sei di conforto a chi ha perso la speranza. Illumini le notti grazie alla luce del Sole, questo è vero, ma … prova a pensare … molte stelle si somigliano tra loro, e diventa difficile riuscire a  distinguerle nel cielo anche per l’occhio più esperto. E se non ci fossi tu, toccherebbe sempre al Sole illuminare il cielo, ma in questo modo non esisterebbe più differenza alcuna tra il giorno e la notte!
Tu illumini la via nelle tiepide notti estive, tieni compagnia agli innamorati nelle notti di passione e illumini gli innocenti sogni dei bambini. Non aspirare all’impossibile, perché l’amore dell’uomo è quanto di meglio tu possa desiderare. Non provare invidia per chi ha più di te, perché al mondo ci sarà sempre qualcuno più in alto o più in basso di te. Se ti paragoni continuamente agli altri, finirai per vivere nella loro ombra, dimenticando ciò che sei e il motivo per cui sei qui. Gioisci di te stessa, prendi coscienza del tuo valore, e trai forza da questo pensiero , per migliorarti sempre.
 
Così dicendo, la cometa salutò e ripartì, alla ricerca di un luogo tranquillo in cui trovare riposo, lasciando alle sue spalle un alone di luce e di sapienza che investì la Luna con tutta la sua forza.
 
- Che stupida sono stata! Ero talmente accecata dall’invidia verso gli altri, che non mi accorgevo di tutto l’amore che avevo intorno! Grazie, Halley, per la tua lezione. La mia ricerca inizia adesso, la ricerca di me stessa e del senso della mia vita. – pensò quella mattina mentre abbandonava il cielo illuminato all’orizzonte da un tenue bagliore porpora.
   
 
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