Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Baudelaire    06/03/2020    2 recensioni
Quando è nato Facebook ho ritrovato lì i miei compagni delle medie.
Sono anni che ricordo con affetto, persone mai dimenticate.
Anni speciali.
Questo è il mio stupore nell'averli ritrovati, attraverso uno schermo.
Il titolo trae spunto da una canzone vecchissima di Eros Ramazzotti "Cara prof".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Li ho ritrovati tutti lì, sul social network, tanto tempo fa. Sempre gli stessi, gli occhi più grandi, forse per lo stupore di come la vita si è poi mostrata, anche a loro, ma i visi in fondo sempre uguali, quei sorrisi disarmanti, le espressioni identiche, come in un fermo immagine scattato vent’anni fa.
Io sento ancora gli odori, percepisco i suoni, le risate, il calore dei termosifoni che ci faceva arrossire le guance. Umori, sapori, fretta di crescere, scherzi troppo spinti e la grande, immensa, meravigliosa voglia di affacciarsi alla vita, a quel mondo adulto che era così misterioso da risultare affascinante. Che ne sarebbe stato di noi, non importava. Tre anni di vita vera, come poi non è stata mai più. Un gruppo di preadolescenti uniti più che mai, maschi e femmine in parti uguali, a ridere di tutto, dei professori, dei pomeriggi davanti alla tivù col telefono in mano, a snobbare lo studio. Le gite fuori porta, il pomeriggio dell’ultimo giorno di scuola al parco, e noi a metterci seminude, senza vergogna, perché vergogna non conoscevamo ancora. Il viaggio in Austria, il più speciale di tutta la vita. I canti sul pullman, le urla sguaiate, l’arroganza, la prepotenza. C’era tutto, fuori e dentro di noi. Ed eravamo talmente una cosa sola, che i ricordi non sono affatto sbiaditi.
E ci scriviamo e ci rituffiamo in quegli anni, come fosse ieri, come non fosse mai successo che siamo diventati adulti, sì, come tanto bramavamo. Buttati nella mischia, a fare a pugni nella vita, a conquistarci un posto come ci è stato insegnato. Che ne è stato di noi? La mia grande amica ha coronato il suo sogno, è un avvocato. Il più matto fa il deejay, che altro avrebbe potuto essere? Sorrido. Marco è sposato e ha un bimbo di un anno, chi l’avrebbe mai detto? E Katia insegna in un asilo. Mauro fa il medico, era così bravo a suonare il pianoforte, lo ascoltavamo rapiti in classe. Tante piccole storie, compagni sparsi per il mondo con il loro piccolo fardello di sogni e speranze, qualcuno realizzato, qualche altro forse un po’ meno. Perché c’è sempre qualcosa che manca, una stella che ancora non abbiamo afferrato, e corriamo corriamo e spesso lei sembra farsi maledettamente più piccola. E il senso è tutto lì, non smettere di correre fino a quando non avrai conquistato la tua piccola stella. E mentre corri devi vivere, perché si deve anche godere della vita e riposare, di tanto in tanto.
 
Piccole lacrime lucenti mi scorrono sulla guancia per la meraviglia di riavervi tutti qui, in un piccolo mosaico del quale mancano ancora tanti pezzi. Ma mi basta.
Non abbiamo dimenticato. Qualcuno è un po’ più cinico, qualche altro, come me, un inguaribile nostalgico. Forse solo più conscio che indietro non si torna, che tredici anni li vivi una volta nella vita. L’età più bella, dell’incoscienza assoluta e, per questo, felicità estrema.
In fondo, il bambino che era in noi non è mai andato via. Ci parla ancora, talvolta. E’ solo che la sua voce è più flebile, non può più urlare, solo sussurrare.
Quel che conta è continuare ad ascoltarlo, che la sua voce è la più vera tra tutte quelle che ci parlano.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Baudelaire