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Autore: Ily Briarroot    06/03/2020    3 recensioni
Shinichi è un detective, impulsivo e impaziente, ma ha imparato a non scalfire la profondità del tuo sguardo, del tuo intero essere. Rispetta ciò che sei, lo ha sempre fatto e, anche se la vostra complicità è assodata e vera, anche se riuscite a capirvi spesso con un solo gesto, non gli hai mai permesso di avvicinarsi a quella barriera del tuo passato.
[Seconda classificata al contest "Citazioni d'amore" indetto da Asia Dreamcatcher sul forum di EFP].
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mai solo acqua


[Adesso prenderò i tuoi occhi, userò il tuo sguardo
per vedere che c'è dietro perché voglio capirlo]



«Kudo, vattene».
Percepisci i suoi passi dietro la porta, il rumore leggero della maniglia abbassata.
Sdraiata sul materasso, ti volti su un fianco e riprendi a fissare il bianco vuoto della parete neanche neanche vederla. Di colpo, quasi t'infastidisce il fatto che lui abbia interrotto l'apatia totale in cui sei persa da ore.
Quasi ti aspetti di rivedere il bambino di otto anni, dimenticandoti per un istante che è il ragazzo liceale a fare capolino nella stanza, ignorando la tua volontà.
«Si può sapere cosa ti è preso all'improvviso?».
Non ti volti, mentre il freddo pungente ti penetra nelle ossa spingendoti a tremare quasi impercettibilmente. Non hai le forza per affrontarlo, né la voglia.

Nella mente lo hai già salutato un mese fa; nell'esatto momento in cui avete assunto l'antidoto definitivo e siete tornati a essere due giovani adulti, perché hai sempre saputo che sarebbe tornato dalla ragazza che aveva sempre amato e tu saresti rimasta così, sola, in preda a immagini e ricordi che non riesci ancora a dimenticare.
Lui è tranquillo, fin troppo, e sei sempre stata consapevole che una volta raggiunto il suo obiettivo ti avrebbe abbandonata e lasciata nelle mani del criminale che è ancora sulle tue tracce.

«Vai via, Kudo» insisti, nonostante la tua voce risulti adesso spezzata rispetto alla risolutezza di poco prima. «Ti prego» .
Shinichi si avvicina al letto e percepisci il suo sguardo addosso, silenzioso e scrutatore. Non ti muovi, immobile, ma potresti indovinare i suoi pensieri pur non guardandolo in faccia.
«Ti sei allontanata da ore, ci eviti. Anche il dottor Agasa è preoccupato» afferma, incrociando le braccia. Non se ne andrà facilmente, lo sai.
Fai un respiro profondo, affondando la testa nel cuscino, il braccio che lo avvolge completamente.

«Ho bisogno di stare sola».

La tua voce trema, il ragazzo se ne accorge. Tuttavia non osa ribattere, non lo fa.
Non ti ha mai costretta a raccontare ogni dettaglio dei tuoi pensieri e delle tue paure, ti asseconda, aspetta.
Shinichi è un detective, impulsivo e impaziente, ma ha imparato a non scalfire la profondità del tuo sguardo, del tuo intero essere. Rispetta ciò che sei, lo ha sempre fatto e, anche se la vostra complicità è assodata e vera, anche se riuscite a capirvi spesso con un solo gesto, non gli hai mai permesso di avvicinarsi a quella barriera del tuo passato. Una barriera fragile che non puoi permetterti di buttare giù e ti allontani quando hai paura che possa infrangersi miseramente sotto quegli occhi blu che ti stanno vicino.

Lui sta vedendo la tua paura, la sente, è palpabile. Nota il tuo chiuderti a riccio, la schiena scossa appena da un tremolio continuo. Il tuo malessere fa male anche a lui, anche se non lo sai.
Il freddo pungente ti penetra attraverso le ossa impedendoti quasi di respirare, allo stesso modo dell'immagine che hai in testa da giorni in modo fisso: un ghigno agghiacciante accompagnato da occhi assassini.
Vorresti allontanare il manto bianco che si deposita fuori dalla finestra che ti fa male, così dannatamente male. Nei tuoi incubi, è lo stesso bianco a sporcarsi di sangue e oltre la strada c'è sempre il criminale spietato che ti sta cercando per ucciderti.

«D'accordo. Torno più tardi» mormora Shinichi, interrompendo di scatto quella sequenza di ricordi terribili. Dopodiché esce dalla stanza e non riesci a trattenere una lacrima; la traccia umida e solitaria ti percorre gli zigomi e finisce sul materasso. Non riesci a fare a meno di pensare a quanto sarebbe bello essere una goccia nel mare, cambiando forma, libera di andare. L'acqua, l'elemento che ti è sempre piaciuto, così forte nella sua forma.

Così lontana dalla prigionia che non ti lascia scampo.

Dopo un paio d'ore Shinichi torna in camera e nota che sei nella stessa, identica posizione. Non ti sei mossa, persa nei meandri della mente, in pensieri che vorresti allontanare. Socchiudi le palpebre, consapevole del fatto che averlo vicino non ti aiuterà, non stavolta.
«Ti sei calmata?».
Il suo tono è rassicurante, mentre ti osserva ancora una volta di schiena. Non gli rispondi subito e percepisci il suo disagio aumentare.
«Kudo, perché non vai da Ran?» chiedi senza alcuna malizia. Vorresti che si allontanasse davvero per non dovergli mostrare la debolezza che ti sommerge. «Dovresti pensare a lei».
«Io e Ran... ecco... le cose non vanno da quando sono tornato» ammette, abbassando lo sguardo. «Non riesce a perdonarmi. Sento che qualcosa è cambiato tra noi».
Sgrani gli occhi, voltando per un istante lo sguardo verso di lui.
«Lei ne soffrirà. Lo sai, vero?».
«Già, continuo a farla soffrire. Vorrei allontanarmi da lei anche per questo» dichiara, nascondendo la miriade di sentimenti che non gli lasciano scampo. «Si merita di meglio. E comunque adesso vorrei capire cosa ti prende».

Shinichi si siede sul materasso dietro di te e non puoi fare a meno di rannicchiarti, senza perdere di vista il punto fisso della parete. Trattieni lo strano magone fermo in gola, respirando profondamente.
«Haibara» ti chiama appena, posandoti una mano sulla spalla, «mi vuoi dire cosa c'è? Non ti sei mai comportata così».
Ti volti appena, le guance ancora umide di lacrime, e intercetti il suo sguardo serio. L'indifferenza aveva lasciato spazio ad altro, a preoccupazione mista a qualcosa che non riesci a decifrare.

Lui incrocia i tuoi occhi quasi spenti, cupi, attraverso i quali vede tutto ciò che non riesci a comunicare a parole. All'improvviso, ha la consapevolezza di un sentimento strano, un qualcosa a cui non riesce a dare un nome ma che non è più solo stima, affinità o simpatia. Si tratta di qualcos'altro, una consapevolezza nata da poco. È il primo mese in cui ti vede con il tuo vero aspetto, vicino a un corpo che non è più quello di una bambina delle elementari. Si è trovato davanti Shiho Miyano, nonostante la sua fatica a chiamarti con il tuo vero nome, nonostante sia sempre stato attratto soltanto dalla mente perspicace come la sua e da nient'altro. Insicuro e goffo, non si è mai reso conto della profondità delle tue iridi verde acqua, non così bene.

E adesso, per qualche strana e assurda ragione, sei tu il centro del suo universo, l'unica cosa sulla quale concentrarsi, coinvolto da un affetto profondo e sincero al quale non riesce a dare una risposta.
«È a causa di Gin, non è vero? Averlo incontrato l'altro giorno ti ha fatto entrare nuovamente in un circolo di paura che-»
«
-lascia perdere» lo interrompi, sentendo il panico aumentare come se nominare quell'uomo equivalesse a trovarselo di fronte. «Sicuramente non è stata una bella esperienza. Ma se tu dici che non si è accorto di me, mi fido».

Il detective ti osserva qualche altro istante, prima di inarcare un sopracciglio. Non ti crede, lo sai. Da una parte, forse è meglio così.
«Sei sicura?».
Ti sollevi sui gomiti, raddrizzando la schiena. Pieghi le ginocchia circondandole con le braccia, sia per riscaldarti dal freddo invernale che per nasconderti dal mondo.
«Come mai tutto questo interesse per me, detective? Non sono la signorina dell'agenzia che ha bisogno del principe azzurro» affermi distaccata, voltandoti finalmente verso di lui.
Shinichi sospira, scuotendo la testa.
«Lo so benissimo, cosa credi?» risponde, intuendo perfettamente il tuo tentativo di cambiare argomento. «So che non vuoi parlare e non ti chiederò altro. Anche se vorrei capire perché lui ti faccia questo effetto... vorrà dire che sarai tu a parlarmene quando ne avrai voglia».

Sai che non ha mai indagato nella tua vita personale all'interno dell'Organizzazione se non riguardo informazioni strettamente necessarie per le indagini e sai anche che rispetterà il tuo silenzio.
Tuttavia, mentre lo osservi in procinto di alzarsi in piedi, afferri un lembo della sua giacca cogliendolo totalmente alla sprovvista.
«Cosa... ?».

Abbassi lo sguardo nel tentativo di nascondere le lacrime che ora scivolano velocemente sul viso e che sono ormai difficili da controllare; la paura è dentro di te e sta invadendo di nuovo ogni fibra del tuo corpo. Lui se ne accorge e rimane in silenzio per un po' finché, goffamente, ti circonda le spalle con il braccio lasciandoti sfogare. Percepisci il battito del suo cuore attraverso la stoffa della camicia bianca e questo basta per farti calmare.

Lo percepisci teso, imbarazzato, senza sapere bene come comportarsi. Attende un altro minuto prima di sollevarti il mento con la mano libera, incrociando ancora una volta il tuo sguardo perso.
«Tutto bene?».
«Scusami, Shinichi» mormori, chiamandolo per nome. Te ne accorgi appena, troppo concentrata a ricostruire il muro crollato inesorabilmente davanti a lui. «Ci sono cose che non capirai mai di me, cose che non posso spiegarti perché mi farebbero crollare. Non posso, mi dispiace».

Per tutta risposta, percepisci il suo abbraccio più stretto e, con la mano libera, accompagna gentilmente la tua testa sul suo petto, lasciandoti stupita per istanti che sembrano durare ore.
«Stai traquilla, non pensarci».
Probabilmente, lui ha già capito. Ma non importa.
Rispetterà la tua decisione standoti vicino a modo suo. Il resto non conta, te lo trasmette con sicurezza.
La sua camicia si bagna con le lacrime trattenute da troppo tempo. Quelle gocce leggere libere di andare, di vivere e di amare.

E no, per te non sarà mai solo acqua.




Nota dell'autrice
La citazione proviene dalla canzone "Ti sposerò" di Nesli, consigliatomi da Luana A. da "Il Giardino di EFP", che ringrazio!
Grazie anche all'autrice del contest per avermi permesso di scrivere questa oneshot.

  
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