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Autore: Wolstenholme    07/03/2020    2 recensioni
[Multicouples]
Raccolta di cinque one-shot basate sulla Teoria delle fasi del dolore elaborata dalla psichiatra Kübler-Ross.
Ognuna di esse, inoltre, sarà supportata da una canzone.
#1. Negazione. {MelloxMatt}
"Stringeva tra le dita ossute della mano sinistra una lente arancione, appartenuta agli strambi occhiali di Mail; l'unico frammento integro di quella notte".
#2. Rabbia. {LxLight}
«Sono stanco, Lawliet. Ho bisogno di te, ma tu non ci sei mai.»
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near | Coppie: L/Light, Matt/Mello, Mello/Near
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#1. Negazione

 


Codardo. Vigliacco

Mihael aveva colpito con forza il medico incaricato di comunicargli quella orrida notizia -nonostante ne fosse perfettamente cosciente, portatrice di un futuro vuoto e malinconico, colmo di mancate occasioni, di rimpianti ed anche rimorsi per azioni mai svolte o, peggio, svolte in modo errato; a volte, fin troppo.
Stringeva tra le dita ossute della mano sinistra una lente arancione, appartenuta agli strambi occhiali di Mail; l'unico frammento integro di quella notte; nient'altro era sopravvissuto all'impatto, nemmeno lui.
Quegli aggettivi non avrebbero potuto descriverlo in modo più soddisfacente.

 

Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso si fa incerto.

 

Poche decine di minuti da quell'inspiegabile evento e un grido soffocato a stento nel caldo tessuto della sciarpa, - dopo che Mail era riuscito miracolosamente ad avvertirlo, comunicandogli la sua posizione, una volta chiamato i soccorsi, era fuggito dal luogo d'incidente sulla sua moto fiammante, lavata appena il giorno prima assieme a lui, senza guardarsi alle spalle, il suo corpo senza vita riverso sull'asfalto.
Lo aveva aspettato, prima di andarsene, ne era certo, e questo non aiutava a calmare il suo indelebile senso di inadeguatezza.
Omissione di soccorso, blaterarono alla televisione quella stessa sera, l'acerba vita spezzata della sua metà, sulla bocca di tutti.
Dannazione, avrebbero potuto perfino accusarlo di omicidio, se l'avessero voluto. Bastardi, cosa ne volevano sapere?
Mihael, in cuor suo, desiderava solamente scappare; esattamente come era fuggito dalla sua casa, anni prima, come era fuggito dal suo passato, come mai aveva accettato di farci, finalmente, i conti. Era più facile, così si diceva, meno doloroso di quanto già non fosse, seppur rappresentasse una lenta ed infinita agonia.
Codardo, vigliacco.


E non abbandonarmi mai,
non mi abbandonare mai.

 

La vita era crudele, lo era sempre stata. Non conosceva altro o quasi, ma Mail... lui era quasi superiore a tutto ciò, viveva la sua esistenza in pace con sé stesso, esattamente con ciò che era, per come Dio aveva deciso di crearlo, per ciò che aveva deciso di donargli, di bello o di orribile, come la morte prematura dei suoi genitori.
Dio dà e Dio toglie, quella era la realtà.
Il suo sorriso pacifico era ancora impresso nella memoria di Mihael, un ricordo immortale di cui mai si sarebbe liberato, come un parassita annidato sotto sulla cute pallida. Quel giorno, in particolare, Mail aveva deciso, come spesso accadeva, di uscire di casa per comprargli una nuova e deliziosa barretta al cioccolato fondente da scartare con avidità, a seguito di una felice notte di passione.
Ma ora, in quella sporca dimora, era calato un freddo insopportabile, doloroso e tremendamente desolante, quasi avesse perso ogni luce, per sempre.

 

Riportami nelle zone più alte,
in uno dei tuoi regni di quiete.
E' tempo di lasciare questo ciclo di vite.

 

Morto, deceduto, spirato, volato via.
Non esisteva un esatto termine per definire quella nuova realtà spaventosa. Non poteva crederci, non l'avrebbe accettato, aspettando ancora Mail varcare la porta cigolante con la sua preziosa cioccolata tra le mani morbide e calde. Gliene avrebbe offerto un pezzo, al suo ritorno, sì, e questa volta senza lamentarsi.
Non aveva partecipato nemmeno al suo funerale, in ogni caso, dove avevano presenziato, tuttavia, poche e false anime. Ipocriti.
A Mail, comunque, andava bene così, non era interessato alle frivolezze che attanagliavano le menti superficiali della gente comune, banale.
A lui bastava Mihael, il suo lavoro con quel maledetto aggeggio informatico tanto odiato dal biondo irascibile ed il loro monolocale. Null'altro.
La vita stessa, così com'era, era più che sufficiente e degna d'essere vissuta.
Non poteva trattarsi che uno scherzo di cattivo gusto, quello.

 

E non abbandonarmi mai,
non mi abbandonare mai.

 

Il medico, alla fine, quel giorno, decise di lasciar correre, sorvolando sul comportamento di Mihael e sui lividi rossi sul suo viso stanco; comprendeva l'intenso dolore di quel giovane, lo comprendeva profondamente.
Un uomo che aveva perso la sua famiglia ed, ogni giorno, osservava impotente decine di vite svanire, non poteva che capire, immedesimarsi in lui, nella sua disperazione quando aveva deciso di fare a botte con una gang mafiosa locale, tornando a casa dolorante ed insanguinato, ma soddisfatto; il dolore fisico, seppur insopportabile, divenne in fretta la sua cura.
Lo lasciò andare, infine, occupandosi di persona di quel ragazzo spento appena ventenne, che Mihael aveva presentato allo staff come un semplice amico.
La loro non era amicizia, forse nemmeno amore; era qualcosa di più, di molto più profondo, ampio, e quasi inspiegabile agli occhi ciechi del mondo.
Non vi erano parole adatte, mai, semplicemente non esistevano.

 

Perché le gioie del più profondo affetto,
o dei più lievi aneliti del cuore,
sono solo l'ombra della luce.

 

Ricordami, come sono infelice
lontano dalle tue leggi,
come non sprecare il tempo che mi rimane,

 

La mattina successiva - così come tante altre, si ritrovò ad accarezzare distrattamente la maglia a righe nere e rosse ancora abbandonata sulla sedia della loro stanza, perdendosi nel suo profumo delicato ed, allo stesso tempo forte, come solamente Mail sapeva e poteva essere.

Quella maglia rimase appesa alla sedia per ore, poi settimane e poi mesi, così come Mihael evitò di svuotare e ripulire il posacenere sul tavolo della cucina.
Non poteva dimenticarsi così di lui, non l'avrebbe fatto.
Ruppe perfino lo specchio del bagno, pur di non osservare il suo riflesso disgustato, colpevole, triste e solo.
Nemmeno l'amara vendetta compiuta contro il vero responsabile -un uomo di mezza età ubriaco, bastò a placare la sua profonda rabbia che, attimo dopo attimo, rese la sua anima ancora più arida ed implacabile, senza pietà né comprensione.

 

perché la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l'ombra della luce.

 

Trascorreva le sue vuote e numerose giornate ad osservare la porta del soggiorno che, però, rimase inevitabilmente e dolorosamente chiusa, per tutti i giorni a venire.
«Prima o poi, se continuerai così, finirai per rimetterci le penne, Mihael.» mormorava spesso l'altro, serio e preoccupato per la poca attenzione del biondo ai pericoli circostanti ed alle brutte compagnie con cui, ogni tanto, decideva di intrattenersi.
Quant'era crudele la vita.
«Tra poco, quella porta di nuovo si aprirà, Mail.»
Sì, sarebbe andata così, pensò, mentre una lacrima salata solcò per l'ultima volta il suo viso.

Quella nuova esistenza, intollerabile.

 

E non abbandonarmi mai,
non mi abbandonare mai.

 

FINE.

 

Note Autrice:
Questa mattina mi sono svegliata intenzionata ad eliminare tutte le mie storie pubblicate su questo sito, ed adesso mi ritrovo a pubblicare qualcosa di nuovo che mi frullava in mente da tempo.
Non so se definirmi felice di averlo fatto, ma questo è e spero vi potrà piacere e/o interessare.
Se vi va, come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate; ci terrei.
Ennesimo esperimento senza pretese e scritto in brevissimo tempo sulle note della canzone "L'ombra della luce" di Franco Battiato.
Perdonate eventuali errori, non ho avuto modo di revisionare a dovere.
Un abbraccio,

A

   
 
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