Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Sinnheim    07/03/2020    0 recensioni
Questa è la storia di una caccia famelica, perpetuata non dalle armi, ma dalla seduzione della voce. Non penseresti mai di essere la fonte del desiderio di qualcuno, o qualcosa, eppure è ciò che accade a questa anonima ragazza. Non importa quale sia il suo nome, non importa chi lei sia, tutto ciò che conta è che possiede qualcosa che Lui vuole disperatamente. Fino a quando lo stigma non sarà spezzato, Egli non si fermerà mai.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

OSTAGGIO DELLA PUREZZA

 

 

Non posso smettere di correre. Se lo facessi... non oso immaginare cosa potrebbe accadere. Sento il suo fiato sul collo, ma non c'è nessuno dietro di me.

La sento ovunque. È ovunque. Mi osserva costantemente e non ho vie di fuga, non so nemmeno perché io stia scappando in questo bosco. Perché sono venuta proprio qui?

Il profumo dei pini mi riempie il naso, mentre la luce di una pallida luna piena fa fatica a penetrare la boscaglia.

È terribilmente buio, ma posso sentire il terreno umido e irregolare sotto i miei piedi. Posso ancora fidarmi delle mie sensazioni? La musica... la musica non smette mai.

Mi tormenta giorno e notte da settimane, prima lieve, adesso assordante, il suo canto non cessa mai, mai, mai.

Mi chiama, la sua canzone mi chiama, con una delicatezza tale da farmi terrore. Eppure, mi attira così tanto, senza nemmeno sapere il perché.

Chi mai mi avrebbe creduta? Mi avrebbero sbattuto in un manicomio, magari drogata con dei farmaci, lasciandomi alla mercé di... qualunque cosa sia questa.

Non era assordante, non copriva completamente i miei pensieri, era invece una dolce ninna nanna sussurrata da lontano: non mi stancavo mai di sentirla.

Forse è per questo che ho aspettato così tanto prima di far qualcosa, prima di rendermi conto che poteva essere pericoloso: in cuor mio, non volevo che finisse.

Quando mi accorsi di star canticchiando quella cantilena in continuazione, quando mi svegliai nel cuore della notte desiderando di urlare a squarciagola, sognando di incontrare l'essere che mi desiderava tanto, in quel momento abbandonai tutto e iniziai a correre.

Prima fuori dalla mia stanza, poi fuori da casa mia, poi in mezzo alla strada e poi nel bosco, senza fermarmi un attimo, come se l'istinto stesse cercando di salvarmi.

Il mio terrore è ben più forte del dolce ammaliamento: non posso più smettere di correre.

Mi prenderà, prima o poi lo farà, lo sento nelle ossa. Non importa quanto io fugga veloce, il mio sentiero tornerà indietro in una spirale da cui non posso evadere.

La sua canzone possiede armonie che non pensavo nemmeno potessero esistere: è una voce sola ma, allo stesso tempo, sono multiple. È musica nella musica, meravigliosa e terribile.

Continua a sussurrarmi di venire da lei. Mi vuole disperatamente, mi corteggia come un'amante stendendomi tappeti di fiori ovunque io cammini.

Tesse lodi con voce cristallina, parla di amore e desiderio; dice che c'è qualcuno che mi ama più di ogni altra cosa e lei è qui per portarmi da Lui.

La dolcezza della sua lingua stride con la paura che mi gela il sangue all'idea. Stringo i denti e continuo la mia corsa, quando inciampo in una radice e ruzzolo a terra, sbucando in un piccolo spiazzo libero dagli alberi, con gli occhi volti alla sfera celeste.

Il mio fiato crea nuvole di vapore condensato, mentre le stelle vegliano sul mio corpo stanco: ora la canzone è assoluta nelle mie orecchie.

Schiudo le labbra tremanti, intonando alcune note senza nemmeno aver controllo delle mie azioni. Contro il mio volere, con la schiena accarezzata dalla terra, canto di un desiderio che non mi appartiene, ma che esce comunque dalla mia bocca.

Ora è anche il mio desiderio. C'è qualcuno che dice di amarmi, e io lo amo. C'è qualcuno che mi desidera, che mi promette di volare più in alto di chiunque altro, di regalarmi cose che non esistono in questo mondo. Mi invita a percepire il calore del fuoco nel mio petto e il silenzio del vuoto che mi circonda.

Mi alzo lentamente, è come se fossi all'interno di un sogno; cerco in ogni modo di svegliarmi, di ribellarmi a tutto questo, ma il sonno è troppo profondo e mi caccia indietro.

Sono costretta a provare le emozioni che Lui vuole che io provi. Passo dopo passo, nota dopo nota, mi trovo a camminare sulle sponde di un piccolo lago, circondato dalla foresta; la luna piena si tuffa nelle sue chiarissime acque con nastri argentati, ovunque i miei occhi si posino non c'è altro che luce danzante.

Il mio corpo ipnotizzato è diventato come un vascello in balia della tempesta; il mio io è qui, aggrappato alla mia anima in preda al terrore, guardandomi fare cose di cui non ho il minimo controllo e sentendomi cantare la melodia più dolce del creato senza poter cambiarne le sanguinanti parole.

Mi dirigo verso il centro del lago, l'acqua gelida entra nelle scarpe: sembra non abbia fine, la profondità non aumenta mai.

È una carezza gentile su una distesa di luce liquida, non credo nemmeno che questo posto esista davvero.

Una pallida figura gode dei freddi raggi lunari, ammaliata da sussurri che può ascoltare solo lei; non distinguo niente della sua forma, tranne che per i lunghi capelli eterei e un corpo nato nel vetro cristallino.

Esiste e non esiste allo stesso tempo, la sua massa cambia idea su come mostrarsi a me in modo repentino.

Mi chiama a sé come una sirena con i marinai, non posso resistere in nessun modo; mi avvicino guardinga, con gli occhi pieni di sublime bellezza e la mente che urla di terrore. Pochi centimetri ora ci separano: cantiamo insieme la melodia della Morte.

L'essere mi sposta una ciocca di capelli dalla fronte e saggia la mia figura, girandomi intorno come a voler ammirare il frutto della sua caccia, poi accarezza gentilmente il mio viso, facendomi rabbrividire: il suo terribile tocco è gelido, e la sua mano sembra fatta di ghiaccio. Faccio per allontanarmi, ma lei mi blocca con un semplice gesto.

Il mio corpo decide di non opporsi. Il suo dito elegante e affusolato passa sulle mie labbra con fare lussurioso e mi si incendia il sangue all'istante: è come se io avessi aspettato quel momento per tutta la vita.

Dice di desiderarmi a tal punto, nessuno lo aveva mai fatto prima. Ora la sua canzone parla d'amore, di quello fisico e primordiale, promette di donarmi un piacere senza fine... e io ci credo.

Rispondo al suo canto col mio, poi lei sorride in modo inquetante e si avvicina, sempre di più; prende il mio mento tra le punte delle dita e mi dà un lungo, dolcissimo bacio.

Chiudo gli occhi e mi lascio andare, ogni fibra del mio corpo si arrende a quel contatto: è come fare l'amore con una divinità.

Ne voglio ancora, di più, non riesco a farne a meno. È una droga che mi consuma velocemente ma, più mi aggrappo a lei, più cerco di rubare quei baci come un animale furioso, più mi sento morire, in senso letterale.

Sento chiaramente che si sta nutrendo della mia anima: la strappa morso dopo morso, come una mela matura.

Eppure... non riesco a fermarmi.

Incredibile come qualcosa di così etereo possa avere la forza necessaria per spingermi a terra e tenermi ancorata a essa, passando le labbra sul mio collo, toccando il mio petto come a voler verificare che il mio cuore battesse ancora.

Lo sento in gola, quello: tuona come un tamburo tribale, potrei vomitarlo in qualunque momento.

Il mio io sta lentamente svanendo, intrappolato in quel corpo che non vuole più obbedirmi; la vista si annebbia a poco a poco, i rumori diventano ovattati e, tutto ciò che desidero, è possedere colei che mi sta uccidendo in modo cosí subdolo.

Ho perso la concezione di spazio e tempo, ma ormai sta accadendo l'irreparabile: il mio boia sta per raggiungere il culmine del mio piacere.

Il suo viso si avvicina pericolosamente al basso ventre e, se lo farà, la mia anima sarà completamente divorata.

Con un ultimo sprazzo di volontà urlo nella mia mente, urlo così forte da disturbare la musica eterna che mi tiene incatenata, ma non è abbastanza per spezzare l'ipnosi.

Un gelo dolorosissimo si irradia per tutto il mio addome: le dita dell'essere vogliono sbarazzarsi dei miei vestiti, vogliono ciò che di più intimo possiedo.

Ci siamo... è finita. Assisto alla mia fine come uno spettatore a teatro, con un bel posto in prima fila per ammirare la mia discesa nell'oblio.

All'improvviso, uno stridio terribile mi ferisce le orecchie. Sembra il rumore prodotto da lamiere che strusciano tra di loro, così acuto e doloroso da farmi urlare, non riesco nemmeno a percepire il suono della mia voce che esce dalla gola.

Mi porto le mani alla testa per attutire quell'inferno, mentre l'essere si allontana velocemente da me in preda agli spasmi.

Dopo interminabili minuti, finalmente quel caos termina, lasciandomi agonizzante al suolo; la testa mi duole con prepotenza, sembra che qualcuno l'abbia presa a picconate.

Sto ancora rantolando, quando mi rendo conto di una cosa fondamentale: l'incantesimo è rotto. Posso... posso muovermi. Il mio corpo risponde ai miei comandi.

L'essere urla dal dolore, devo approfittarne: mi alzo barcollando e ricomincio a correre, come non ho mai corso in vita mia.

Ormai ho capito che quella cosa mi rintraccerà sempre, così prendo una direzione a caso e mi ci butto a capofitto: le mie gambe paiono volare.

Mi sento leggera mentre sfreccio tra gli alberi, come se anche io fossi diventata eterea; le radici non sono più un ostacolo, il buio della foresta non mi spaventa più: c'è molto di peggio di cui aver paura. E mi sta inseguendo.

Corro per quella che sembra un'eternità, mi fermo solo per riprendere fiato; appoggio la schiena a un tronco spigoloso e mi lascio scivolare a terra, elemosinando aria ad ogni respiro.

L'adrenalina che mi ha permesso di compiere una simile impresa inizia a scemare, realizzando solo ora di aver visto la Morte in faccia.

La Morte... io stavo morendo. La sublime bellezza di cui il mio corpo si era innamorato lascia spazio al terrore, alla paura più nera.

Mi raccolgo nelle braccia e tremo come una foglia, scossa da singhiozzi così vigorosi da causarmi conati di vomito e inumidire il mio volto di lacrime.

Ora cosa faccio? Dove scappo? Non ho vie d'uscita, mi catturerà di nuovo... forse dovrei rimanere qui, in attesa dell'inevitabile.

Sto per rassegnarmi all'idea di lasciare questo mondo, quando sento una nuova voce, molto più debole e delicata della prima.

È tornata, mi sta cercando... oppure no? La sua canzone parla di speranza, di forza d'animo, invece di condizionarmi mi dona sollievo.

Mi alzo tremolante dalla mia tomba e inizio a camminare verso la fonte di questo piccolo e timido suono: per qualche ragione non ne ho paura.

Certo, potrebbe essere una trappola, ma... non lo so. Non sento la fame che aveva l'altro essere, questo è qualcosa di puro in cui percepisco affinità.

Mi rendo conto di essere tornata allo spiazzo libero in cui ero cascata prima, ma ora sembra essere più tranquillo.

La luna è ancora lì. Illumina tutta la zona circostante con i suoi pallidi raggi e mi permette di vedere come alla luce del sole.

Al centro vi è una figura simile all'entità, ma stavolta non assume nessuna forma: è una piccola massa vagamente umanoide, non distinguo niente di particolare in essa. Sembra incompleta, molto meno definita dell'altra.

Alla mia vista, la cosa smette subito di cantare e fa cenno di avvicinarmi.

Obbedisco cautamente, come si fa con gli animali per non spaventarli, finché non sono davanti a essa; inclina la testa leggermente di lato e assume un'espressione caritatevole, pietosa nei miei confronti. E triste... sì, sembra triste.

Rimango in silenzio e mi siedo a terra sull'erba fresca: la cosa sembra non poter parlare in modo normale.

Ricomincia a cantare, a bassa voce, forse per non essere sentito dall'altra entità: racconta di essere uno spirito, gli avanzi di un'anima divorata. Il primo. È già successo altre volte, chissà quanto tempo fa, ed è stato lui o lei ad aiutarmi.

La canzone ora diventa più vigorosa: ha deciso di salvare tutte le vittime di questa cacciatrice, non vuole che ciò che gli è capitato accada di nuovo.

Sta per aggiungere altro quando il magnifico richiamo della mia tentatrice ricomincia, più forte e ammaliante di prima.

Mi porto le mani alla testa: la sua melodia superiore mi penetra il cervello con violenza, ho di nuovo la sua voce nelle orecchie.

Il mio nuovo amico non può competere, ma ce la mette tutta per aiutarmi: prova a fare un controcanto incalzante, sgraziato, in modo tale da rendere meno armoniosa la musica mortale della mia inseguitrice.

Per un po' funziona, ma non dura a lungo; proprio come il tristo mietitore, ella mi raggiunge senza possibilità d'appello, sorridendo con quelle dolcissime labbra che mi stavano divorando l'anima.

Ora siamo in tre in questa arena sorvegliata dagli alberi; la cacciatrice canta di nuovo la sua canzone, fermamente convinta che funzionerà ancora, mentre il mio amico rimane in silenzio.

Che abbia deciso di abbandonarmi? Che non sia in grado di aiutarmi?

Il mio corpo freme di nuovo al desiderio di essere toccato da colei che vuole spezzare la mia vita: è solo questione di tempo prima che mi ipnotizzi come la prima volta.

Le lacrime ricominciano a scendere da sole, rassegnate al destino che mi attende dopo che lei avrà banchettato con il mio corpo e la mia mente, quando il mio piccolo alleato intona una cantilena oscura, dalle parole nere.

A quanto pare, la Morte verrà comunque a decorare la mia tomba con fiori sgargianti, ma posso scegliere come consegnarmi tra le sue braccia.

Il mio amico mi sta suggerendo di togliermi la vita e di offrirla a lui. La mia anima sarà al sicuro nelle sue mani e la traghetterà dove è giusto che stia, mentre l'alternativa è diventare come lui. Vuoto... per sempre.

La cacciatrice sembra infastidita dall'altra presenza, tanto che diventa più opprimente, più pressante.

Il sangue bolle nelle vene, voglio di nuovo quella droga, voglio di nuovo quei baci, il mio corpo mi sta implorando di tornare da lei e di saltare nell'oblio.

Però... è sbagliato. Tutto questo è sbagliato. Non posso permetterle di farlo, non posso gettare il dono che mi ha fatto questo piccolo spirito, ma con quale coraggio posso stroncare la mia vita? Come posso levare la mano contro di me?

Ricomincio a tremare, abbandonandomi a un pianto disperato; le voci dei due esseri si mischiano e sovrappongono in continuazione, ormai è diventata una sinfonia.

Salvezza da una parte, oblio dall'altra. Il gesto estremo più terribile di tutti oppure il piacere più assoluto. Il loro dualismo mi spezza la coscienza, non posso andare avanti oltre.

Con tutto il dolore del mondo, decido di accogliere la richiesta del mio amico e donargli la mia anima. Mi dirigo verso il lago argenteo, seguita dalle due entità; la cacciatrice passa dal cantare a urlare in senso letterale: è disperata a tal punto da cercare di fermarmi a tutti i costi, mentre lo spirito rimane in silenzio.

Guardo quello spazio sconfinato e luminoso come una galassia, godendomi questi ultimi istanti di bellezza. Mi sento stanca come non mai, quelle dolci acque mi stanno invitando a gettarmici dentro.

Tiro un lungo e sommesso sospiro, giro le spalle a quella che sarà la mia tomba e mi fermo, pronta a buttarmi tra le sue braccia. Ci siamo... ci siamo.

Esito nuovamente, la canzone della tentatrice diventa insopportabile. Voglio che finisca... voglio solo che finisca.

Mi lascio cadere all'indietro e il lago diventa profondissimo come per magia; precipito sempre più in profondità e, finalmente, il rumore assordante diventa ovattato.

La pace, il dolce silenzio! Sorrido allo spirito che mi sta tendendo la mano per seguirlo e gliela afferro con il cuore colmo di tranquillità. È questo che si prova quando si muore? Che sia questa serenità assoluta?

All'improvviso accade qualcosa di strano, sento il braccio tirare con vigore: il mio amico mi sta trascinando fuori dall'acqua prima che io possa chiudere gli occhi per sempre, come se ci avesse ripensato.

Riemergo a nuova vita cercando l'aria tanto agognata, accarezzata dalla luce della luna e dalla brezza leggera che mi fa rabbrividire. Sono morta? No... non è così.

Non mi sono mai sentita tanto viva, tanto serena. Per un momento ho camminato accanto alla Morte tenendoci mano nella mano, per poi tornare a respirare di nuovo.

Mi guardo intorno: il lago è sparito, perfino i miei vestiti non sono più bagnati. Era tutta un'illusione?

Cerco lo spirito che mi ha salvata di nuovo lì intorno, ma non trovo niente. Non c'è più musica nella mia mente, non c'è più nessun canto. Non può essere stato tutto un sogno, non lo potrei sopportare.

Come se mi avesse sentito, il mio salvatore appare al centro del lago: la sua espressione pare sollevata, seppur ancora triste. Mi avvicino e, come la prima volta, mi siedo davanti a lui.

Stavolta la sua canzone è più calorosa, ma incorniciata da note basse, come a voler enfatizzare l'amarezza di ciò che ho fatto: l'unico modo che aveva di salvarmi, era di mentire.

La cacciatrice raccoglie anime per suo Padre, perennemente affamato, attirando persone dall'anima pura per poi stregarle e divorarle. Dovevo in qualche modo macchiare la mia anima per poterle sfuggire, commettere un peccato così grave da privarmi per sempre della sua purezza.

Ero disposta a togliermi la vita e stavo per farlo sul serio, tanto è bastato per esorcizzare la mia sentenza di morte.

Ironico... davvero ironico. Per rompere la maledizione ho dovuto maledirmi, come quando due negazioni formano un'affermazione. La mia più grande qualità è stata la mia condanna.

La terribile voce della cacciatrice non mi raggiungerà più, posso continuare a vivere... ma a che prezzo.

È poi così importante ciò che ho perso? Immagino di sì, ma non posso ancora comprenderlo fino in fondo. Sono ancora immersa in questi pensieri, quando lo spirito sembra leggermi nella mente e mi rivolge la parola per la prima volta.

«La dolcezza del sollievo ti appaga, ora ti sembrerà banale quel che hai sacrificato. Ciò che hai vissuto questa notte non è altro che la metafora della vita: un eterno, doloroso compromesso per poter continuare a camminare su questa terra».

Inizia a muoversi e mi fa cenno di seguirlo. Camminiamo per molti minuti in silenzio, mentre rifletto su ciò che ha detto: forse ora non lo capisco, ma ho barattato qualcosa di estremamente prezioso per la mia salvezza.

La vera domanda è: quanto è stata terribile la mia scelta? Quanto salato dovrò pagare? Penso lui lo sappia bene... ha perso tutto di sé stesso.

Camminiamo ancora e mi rendo conto di conoscerlo questo sentiero: mi sta accompagnando a casa. Stavolta, le lacrime che mi rigano le guance sono di felicità.

«Apprezzo la tua gratitudine nei miei confronti. Questo è il mio compromesso: vivo attraverso le vite che salvo da quel mostro».

Si gira e fa per andarsene, proferendo le sue ultime parole.

«Promettimi che, di tanto in tanto, penserai a me e a ciò che hai fatto. Promettimi che proverai tristezza, che verserai qualche lacrima... dovremmo essere sempre un po' tristi per le cose belle che perdiamo, qualche volta. A noi dimenticati ci permette di ricordare che, una volta, eravamo importanti per qualcuno».

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Sinnheim