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Autore: mido_ri    08/03/2020    1 recensioni
Maekawa Yuki, un investigatore anti-ghoul di secondo grado, si trova a dover fronteggiare un essere spaventoso.
Desideroso di aiuto, cerca l'appoggio dei suoi superiori, ma nessuno crede alla sua scoperta.
"Indietreggiai; ero già a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, ed era troppo tardi per scappare.
Ero prossimo alla morte, eppure non potei pensare a nient'altro che al fatto di volerne sapere di più su quella cosa, di più, di più...
[...]
Fu in quel momento che dovetti ricredermi sul mio ultimo pensiero. Il mio addome si contrasse, trattenni il fiato, un orecchio cominciò a fischiare.
Qualcosa di estremamente rapido e affilato mi sfiorò il lato sinistro del viso e si fermò a mezz'aria. Percepivo un lieve ronzio e un forte calore sulla guancia."
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.

- Investigatore di secondo grado Maekawa, mi senti?

- S-sì, qui è tutto nella norma.

Clang!

- Oh, non preoccuparti, Koga! Sono inciampato in una sbarra di ferro...

- Fai attenzione, ti trovi nello stesso luogo in cui è avvenuto l'omicidio dell'Ingorda.

- L'I-Ingorda?!

- Parlo di Rize, quel ghoul che aveva la tendenza a... ma perché diamine quei vecchi pezzi di ferro sono ancora lì?

- Non voglio saperlo, m-me ne parlerà il caposquadra Mitsuo quando lo riterrà necessario!

- Be', in effetti sei stato promosso a investigatore di secondo grado da appena un mese, quindi dovresti... crr... crr...

- Koga! Mi senti?!

Colpii ripetutamente la ricetrasmittente con il palmo della mano, ma l'aggeggio continuò a ronzare in modo fastidioso. Sbuffai e rivolsi il capo in aria, dove la luna era offuscata da nubi cariche d'acqua.

"Probabilmente in questa zona ci sono delle interferenze... be', darò solo una breve occhiata e poi potrò finalmente tornarmene a casa"

Pensai alla confezione di ramen istantaneo che come ogni sera mi attendeva sul tavolo della cucina. Guardai l'orario: era quasi mezzanotte e in giro non c'era anima viva.

Mi strinsi nelle spalle e avanzai verso il vicolo che si apriva alla mia destra. Mi voltai indietro un'ultima volta, poi mi tuffai definitivamente in quello spicchio di oscurità che mi inghiottì completamente.

Tastai le tasche del cappotto con una sola mano in cerca della torcia che temevo di aver dimenticato al CCG.

"Eccola!"

Puntai il fascio di luce sull'asfalto frastagliato; feci scivolare la ricetrasmittente in una delle tasche libere, poiché non ne potevo più di quell'insistente ronzio.

Appoggiai una mano sul muro ruvido e freddo e continuai ad avanzare a piccoli passi insicuri, finché non mi arrestai all'improvviso senza neanche saperne il motivo.

Il vento smise di scuotere gli alberi in lontananza, l'aria divenne calda e pesante, tutt'intorno vigeva un silenzio opprimente. Chiusi le mani tremanti attorno alla stretta cintura che indossavo ogni sera, quando dovevo fare la ronda; era costituita di un materiale anti-ghoul, seppur poco efficace. Mi era stata donata dal caposquadra Mitsuo durante la mia cerimonia di promozione a investigatore di secondo grado, dal momento che non ero ancora autorizzato a utilizzare i quinque più elaborati a causa della mia inesperienza sul campo. 
Rabbrividii, non avevo la minima idea di come trarre vantaggio da quell'affare in caso di necessità. Difatti non mi era mai capitato di trovarmi faccia a faccia con un ghoul, fatta eccezione per una breve visita a Cochlea organizzata da Mitsuo per i novellini; inutile dire che ero rimasto alquanto traumatizzato. Fino a un mese prima non avevo fatto altro che starmene seduto al fianco sinistro del caposquadra, costretto a firmare scartoffie e documentarmi sui ghoul che si aggiravano nel Distretto 20 e in quelli confinanti.

- Non ti conviene stare qui.

Una voce maschile frantumò quell'atmosfera di ghiaccio. La ricetrasmittente prese a ronzare ancora più forte all'interno della tasca; la afferrai nella vana speranza che Koga avesse trovato un modo di comunicare con me, ma fui costretto a lasciarla cadere al suolo. Fissai con gli occhi sbarrati l'oggetto che sobbalzava per terra ed emetteva scintille.

Feci un respiro profondo e strinsi i pugni alla cintura.

- Chi sei?

Tenni lo sguardo fisso nel buio impenetrabile di quel tunnel senza uscita, così simile a uno squarcio di realtà inesistente e dallo spazio indefinito, dove il tempo rimaneva bloccato all'esterno.
E io come uno stupido tenevo la torcia puntata al suolo e non dritto davanti a me; ma in fondo ciò che temevo e allo stesso tempo cercavo, non si trovava lì.

- Vuoi davvero sapere chi sono?

Mossi il capo a destra e a sinistra, terrorizzato.

- Sono qui.

Alzai di scatto il viso verso l'alto, laddove delle grandi sbarre d'acciaio collegavano un condominio a quello a fianco; esse erano parte degli appalti. In pochi secondi il mio cervello elaborò mille vie di fuga e contemporaneamente le cestinò tutte. Come suggeriva proprio la presenza di quegli appalti, i due edifici erano da ristrutturare, di conseguenza erano indubbiamente disabitati, così come io ero indubbiamente spacciato, a meno che...

- Sei un ghoul?

Mi rivolsi alla figura appostata su una delle sbarre poste più in alto.

- Oh, questo devi dirmelo tu.

Strinsi un pugno attorno alla torcia e deglutii rumorosamente. Non avevo il coraggio di puntare la luce su quell'essere.

- Avanti, ne va del tuo lavoro.

Pronunciò quelle parole con tono canzonatorio e rise di gusto, rise di me.

- E... e tu come fai a sapere chi sono io?

Quella cosa balzò giù come una belva e atterrò perfettamente in piedi di fronte a me.

- Be', ogni sera te ne vai in giro da queste parti con quell'affare in mano, ma mi sembra che tu non abbia mai avuto il coraggio di venire qui.

Ammiccò alla ricetrasmittente che vibrava con maggiore intensità emettendo scintille azzurrognole.

Quella figura indefinita fece un passo in avanti; la torcia, la cui luce era ancora puntata a terra, cominciò a vibrare nel mio palmo. La lasciai cadere al suolo con un tonfo. L'oggetto si accendeva e spegneva a intermittenza lasciando intravedere, con la sua ormai flebile luce, un paio di scarpe trasandate. L'uomo, o qualunque cosa fosse, si mosse ancora di un passo e si chinò a raccogliere la torcia, la quale si fulminò non appena venne a contatto con la sua pelle pallida.

- Tempo scaduto, investigatore... investigatore?

- M-Maekawa Yuki...

- Maekawa Yuki... che bel nome.

Non sapevo perché stessi rispondendo a quelle domande, non sapevo neanche perché fin da subito non mi fossi messo a correre come un pazzo verso il CCG. L'unica cosa che riuscivo a percepire in quel momento era un'inspiegabile attrazione verso quel luogo, o quell'uomo, nonostante stessi tremando come una foglia per il terrore.

- Davvero un bel nome...

Non lo vidi, ma immaginai un ghigno aprirsi sul suo volto.

Indietreggiai; ero già a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, ed era troppo tardi per scappare.

Ero prossimo alla morte, eppure non potei pensare a nient'altro che al fatto di volerne sapere di più su quella cosa, di più, di più... Forse ero semplicemente emozionato perché non mi ero mai ritrovato da solo con un ghoul e l'adrenalina pensava al mio posto.

Fu in quel momento che dovetti ricredermi sul mio ultimo pensiero. Il mio addome si contrasse, trattenni il fiato, un orecchio cominciò a fischiare.

Qualcosa di estremamente rapido e affilato mi sfiorò il lato sinistro del viso e si fermò a mezz'aria. Percepivo un lieve ronzio e un forte calore sulla guancia.

"È... piacevole"

- Dillo.

- C-che cosa?

- Yuki. Che cosa sono?

Il fatto che mi aveva chiamato per nome mi mise ancora più a disagio; mi sembrava di bollire.

- U-un ghoul...

- Che tipo di ghoul?

Raccattai quel briciolo di coraggio che mi era rimasto e mi voltai a guardare la cosa che era sospesa in quell'aria immobile e opprimente, accanto al mio volto.

Il suo kagune era molto lungo e a prima vista duro e resistente come l'acciaio, ma non riuscivo a capire da quale parte del corpo fuoriuscisse. Delle piccole scintille ne percorrevano la superficie, provocando un ronzio continuo. Come immaginavo, era un kagune elettrico. Lo avevo studiato all'accademia e ne avevo già sentito parlare al CCG, ma era molto raro trovare un ghoul di quel tipo.

Con mia stessa sorpresa feci un passo in avanti, poi un altro ancora. Volevo vedere con più chiarezza.

La lama sembrava venir fuori dalle sue spalle.

- S-sei un koukaku...

Rise sommessamente.

- Esatto.

Non potevo vedere molto di quell'essere per via della poca luce, ma la sua sagoma era ben distinta da quella profonda oscurità. All'improvviso inarcò la schiena e gettò il capo all'indietro. Istintivamente chiusi gli occhi e pensai: "è finita".

Lo sentii gemere per lo sforzo; poi silenzio. L'aria diventò più leggera, mi venne la pelle d'oca, ma non sopraggiunse nessuna fine. Aprii entrambi gli occhi: lui non c'era più.

Scappai.

Non sentivo nient'altro a parte le suole delle mie scarpe che sbattevano freneticamente contro l'asfalto umido di quel quartiere addormentato. Voltavo continuamente il capo di lato nella speranza di scorgere qualcuno, qualsiasi cosa eccetto quella.
Le gambe cominciarono a farsi più pesanti e fui costretto a prendere lunghe boccate d'aria gelida e a buttarle fuori con forza. Quando credetti di essere ormai lontano, constatato che nessuno mi stava seguendo, mi fermai a riprendere fiato. Alzai il capo e rivolsi lo sguardo al paesaggio circostante: le luci basse degli appartamenti, il fumo grigiastro che fuoriusciva lentamente dai comignoli, il triste latrato dei cani mi riportano alla realtà, alla vita di un distretto che non cambiava mai, nonostante tutto. Alla vita di un distretto che non sapeva che in quel momento, proprio lì fuori, la vita di una persona era in pericolo; ma forse vi erano abituati. 
Io però non lo ero e non lo sarei mai stato, soprattutto dopo quella sera: qualcosa si era acceso dentro di me, un interruttore di cui non ero a conoscenza che mi ordinava di difendere una normalità sul punto di scomparire, la mia normalità.

Senza neanche accorgermene, mi ritrovai dinanzi alla sede centrale del CCG. Non mi fermai a riprendere fiato e mi precipitai nell'edificio con il cuore in gola e la fretta di fare qualcosa, anche se non sapevo precisamente cosa. Mi rivolsi alla prima dipendente che mi trovai di fronte; era stanca e il suo volto era marcato da profonde occhiaie, evidentemente non era abituata a fare il turno di notte. Le chiesi di vedere il caposquadra Mitsuo.

- Mi dispiace, il caposquadra Mitsuo ha lasciato la sede circa un'ora fa, ma se vuole posso provare a...

- Mi conduca dall'investigatore Kuroyama, allora!

Se avessi atteso un altro minuto sarei scoppiato a piangere lì, davanti a lei.

- Si trova nell'ufficio del caposquadra Mitsuo.

La ringraziai con un cenno del capo e corsi via. Salii quattro rampe di scale in fretta e furia; quando giunsi dinanzi alla porta dell'ufficio fui costretto ad appoggiarmi al muro per qualche istante. La porta era socchiusa, ma non fuoriusciva alcun rumore. A indicare che lì dentro c'era effettivamente qualcuno, era soltanto un debole fascio di luce che si prolungava sul pavimento del corridoio buio e completamente deserto. Emisi un ultimo, lungo sospiro e bussai. Kuroyama mi rispose prontamente dall'interno.

- Avanti.

- P-permesso!

Rischiai di inciampare non appena misi piede nella stanza, ma riuscii in qualche modo a mantenere l'equilibrio. L'uomo si mosse in avanti di scatto, come a voler prevenire la mia caduta, ma rimase seduto, la sua espressione invariata. La sua voce mi giunse alle orecchie forte e chiara, quasi minacciosa.

- Investigatore di secondo grado Maekawa, hai un rapporto da fare?

Kuroyama ora era in piedi e il suo fisico imponente si stagliava di fronte al mio, esile e tremante. Non eravamo mai stati in buoni rapporti, ma facevamo parte della stessa squadra e dovevamo collaborare in un modo o nell'altro. In realtà a lui non sembrava andare a genio quasi nessuno e la cosa era reciproca, ma era il pupillo del caposquadra Mitsuo, dunque tutti accettavano di sopportare la sua arroganza, o almeno ci provavano. Inoltre Kuroyama era indubbiamente uno degli investigatori più competenti, perciò per certi versi poteva permettersi di assumere determinati atteggiamenti di presunzione.

Aprii la bocca per rispondere, ma fu in quel momento che mi accorsi di non riuscire a dire nulla.

- Ha... ha un... k-ka...

Appoggiai entrambe le mani sulla scrivania a cui sedeva Kuroyama e boccheggiai in cerca delle parole giuste.

- Maekawa, che cosa stai cercando di dire?

- Un... un ghoul.

L'uomo si sporse oltre la scrivania e tentò di tirarmi su con aria distaccata.

- Dove l'hai avvistato?

- I-io... lui aveva un kagune elettrico. Era... era...

Vuoto. Buio totale. Non ricordavo più nulla.

- Maekawa, cosa stai blaterando? Non c'è nessun ghoul del genere nel Distretto 20, altrimenti lo avremmo saputo. Hai sicuramente visto male.

- N-no! Io...

Kuroyama sospirò, fece il giro della scrivania per trovarsi esattamente di fronte a me e appoggiò entrambe le mani sulle mie spalle.

- Ascolta, Maekawa. Comprendo appieno la tua situazione: è stato il tuo primo incontro con un ghoul, d'altronde fino a poco tempo fa eri un semplice firma scartoffie. È normale spaventarsi, giusto?

Nonostante avessi avvertito dell'ostilità nelle sue parole, la mia mente si concentrò su un'altra cosa: la ricetrasmettente era ancora nella mia tasca.

- E-ecco...

Kuroyama puntò il suo sguardo scettico sull'oggetto e alzò un sopracciglio con fare interrogatorio.

- C'è qualcuno con cui dovrei parlare?

Scossi lentamente il capo, ma l'altro si portò ugualmente la ricetrasmettente all'orecchio e attese una manciata di secondi. L'oggetto non emise alcun suono.

- Non sente niente?

- Assolutamente niente.

Kuroyama sospirò e appoggiò la ricetrasmettente sulla scrivania con aria rassegnata.

- I- io non mi ricordo, ma giuro che...

Ma mi arresi di fronte alla sua espressione impenetrabile e mi lasciai andare su una sedia. L'altro prese posto di fronte a me e mi puntò addosso il suo solito sguardo da persona che ha capito già tutto. Voleva farmi delle domande, possibilmente umiliandomi il più possibile. Sapevamo entrambi che non ce n'era bisogno, ma Kuroyama odiava che si dubitasse del suo giudizio, per cui voleva convincere anche me della sua opinione. 
Congiunse le braccia e si appoggiò allo schienale con fare rilassato.

- Investigatore di secondo grado Maekawa, ho due ipotesi.

Quell'affermazione mi rese ancora più agitato.

- O hai davvero avvistato un ghoul e ora sei sotto shock, oppure...

L'uomo si protese verso di me e mi afferrò il mento con le dita lunghe e gelide. Un altro aspetto di Kuroyama era che odiava quando qualcuno evitava il suo sguardo.

- Sei sotto effetto di allucinogeni?

- Cosa?! N-no!

Mi scansai brutalmente, ma mi scusai un attimo dopo.

- Investigatore Kuroyama, lei sa che non potrei mai... Insomma, mi conosce da tre anni ormai...

- Maekawa, ti capisco, ma mettiti nei miei panni... ho bisogno di certezze.

- Io... io ho visto quel ghoul.

- Bene, allora cerca di stare tranquillo e fai rapporto.

- Non... non mi ricordo.

Sul viso dell'uomo si fece spazio un sorriso. Mi chiesi da quanto tempo avesse intenzione di umiliarmi in quel modo. Ma a quale scopo? In quel posto non contavo assolutamente niente, non potevo cadere più in basso di così.

"Com'è possibile che abbia dimenticato tutto?"

Non potevo lasciarmi calpestare in quel modo.

- Aspetti!

Serrai la mia mano tremante attorno al suo polso freddo e rigido, ma la ritrassi subito.

- M-mi scusi... vorrei chiederle di chiudere un occhio per questa volta e di provare a fidarsi di me. Le dimostrerò che ho ragione, ma per ora non ho prove...

Kuroyama strinse le palpebre e rimase fermo in quel modo per una manciata di secondi, probabilmente stava valutando la situazione. Stavo sudando freddo.

- D'accordo. Hai una settimana di tempo, dopodiché ne parlerò con il caposquadra Mitsuo e non avrai la possibilità di essere promosso a un grado superiore, sempre che lui non decida di licenziarti...

Sgranai gli occhi ed emisi tutta l'aria che avevo trattenuto nei polmoni fino a quel momento. Gli dimostrai la mia riconoscenza con inchini e parole ricche di gratitudine. Mi alzai e feci per aprire la porta, ma l'uomo mi richiamò a sé.

- Yuki.

Rabbrividii. In tre anni di servizio insieme, Kuroyama non mi aveva mai chiamato per nome. Non osai voltarmi, le sue parole si scontrarono con le mie spalle.

- Al termine di questa missione, qualunque sia il suo esito, voglio che tu mi dica perché hai scelto di diventare un investigatore anti-ghoul. E sta' attento.

Quella richiesta mi spiazzò. 
Mi sembrò di sentirlo sospirare. Mi voltai, rosso in viso, ma l'unica cosa che vidi sul suo, di viso, fu la solita espressione seria.

Una sensazione familiare di gelo si fece strada nelle mie ossa.

-

Feci ruotare la chiave nella serratura un paio di volte. Mi tolsi le scarpe e le lasciai davanti alla porta. Attraversai a piedi nudi il piccolo salotto buio e silenzioso e mi fermai dinanzi al forno a microonde, su cui qualcuno aveva incollato un post-it mentre ero a lavoro. Quel pomeriggio mia madre era stata nell'appartamento e aveva premurosamente rassettato la mia stanza da letto e preparato la cena. Rivolsi un'occhiata stanca all'orologio appeso in cucina, poi un'altra al piatto che conteneva la mia cena. Avanzai lentamente fino alla mia camera e mi arrestai sull'uscio, indeciso su cosa fare. In realtà non volevo fare nulla, soltanto lasciarmi andare sul letto e dormire profondamente fino al mattino, ma dubitavo che ci sarei riuscito.

-

Non avevo chiuso occhio tutta la notte ma, al contrario, ero rimasto a fissare il soffitto per un tempo indeterminato, come se sperassi di vedervi comparire all'improvviso la soluzione a tutti i miei problemi. 
Mi alzai e appoggiai i piedi sul tappeto soffice. Stetti immobile per qualche secondo, intontito, poi raggiunsi il bagno e mi sciacquai il viso. 
Raggiunsi il CCG in metro, senza essermi neanche cambiato gli abiti della sera prima. Quella mattina il lavoro fu un fiasco totale: avevo dimenticato la mia testa in quel vicolo buio e non riuscivo a pensare ad altro. Sembrava che tutti i documenti che passavano sotto i miei occhi fossero scritti in un'altra lingua. Scossi la testa e sospirai. In quel momento Kuroyama entrò nell'ufficio, fulminò con lo sguardo un investigatore di terzo grado, entrato in servizio pochi giorni prima, che gli stava fra i piedi. Prese posto e non fece neanche caso alla mia presenza, o almeno così fece sembrare. 
Rabbrividii e chinai il capo sulle numerose scartoffie che dovevo ancora leggere e compilare. Ma, ancora una volta, risultò impossibile concentrarmi, poiché la mia mente era indirizzata verso un unico pensiero: quella notte avrei dovuto pattugliare la stessa zona della notte precedente. Non riuscivo neanche a capire se fossi eccitato o terribilmente spaventato: le probabilità di rincontrare quel ghoul erano altissime. Da quante notti era lì? Quante volte mi aveva osservato, aspettando il momento giusto per attaccarmi alle spalle e divorarmi? Ero l'unico a sapere della sua esistenza? O altre persone, esattamente come me, non riuscivano a raccontare ciò che avevano visto?

"O forse nessuno è sopravvissuto per raccontarlo..."

Alla fine fui costretto a vendere il mio buon senso alla curiosità. Spostai il monitor del computer in modo che nessuno potesse vedere cosa stessi facendo e mi immersi nella ricerca di notizie su quel misterioso essere.

Investigatore di secondo grado Maekawa.

Sobbalzai.

- Se non ha intenzione di svolgere il suo lavoro, è pregato di lasciare la postazione. E anche il CCG se vuole.

Il fatto che si rivolgesse a me in modo rispettoso, mi fece agitare ancora di più. Difatti, era solito darmi del tu soltanto quando eravamo soli.
Mi protesi sull'ampia scrivania e afferrai un paio di fogli alla rinfusa.

- N-no, io stavo...

- Lo so, ma qui ha un'altra missione da svolgere. Si concentri su quella.

Accennò ai documenti sparpagliati di fronte a me e riprese il suo lavoro senza neanche attendere una mia risposta. 

  
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