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Autore: dreamlikeview    09/03/2020    2 recensioni
Raccolta di missing moments tratti da: Twist of Fate.
OS n°1: Blaise Zabini torna a Hogwarts per frequentare il sesto anno e incontra Neville Paciock, per il quale prova immediatamente uno strano interesse.
[Blaise/Neville, ambientata durante i capitoli 1-2 di Twist of Fate]
OS n°2: Seamus Finnigan è innamorato da anni del suo migliore amico, ma non ha mai avuto il coraggio di rivelarlo. Due anni dopo la fine della guerra contro Voldemort, le cose tra i due sono destinate a cambiare.
[Seamus/Dean, ambientata durante i capitoli 18-19 di Twist of Fate]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Dean Thomas, Neville Paciock, Seamus Finnigan
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC perché sono basati sui miei headcanon. La one shot è un missing moment della long Drarry: Twist of FateAmbientata tra i capitoli 18-19, a differenza della principale che racconta la storia di Draco e Harry, questa racconta com'è iniziata la storia tra Dean e Seamus :) 

Enjoy the show!


______________________


 

Endless love.




La guerra era finita da tre anni. Voldemort non era più un problema per nessuno, fin da quando era stato sconfitto dalla coppia del secolo: Draco Malfoy e Harry Potter, i quali avevano salvato il mondo magico dalla terribile minaccia. Beh, buon per loro, si diceva Seamus Finnigan, che cosa ne sapevano i giornalisti di coloro che erano rimasti a Hogwarts e avevano avuto a che fare ogni giorno con i mangiamorte? Degli studenti che erano stati costretti a prendere il marchio? Di quelli che si erano opposti ai mangiamorte ed erano stati torturati?
Certo, le gesta del prescelto e del figlio di mangiamorte passato al lato buono erano molto più allettanti. Non doveva essere stato facile neanche per loro essere le prede di una caccia continua, ma allora perché sembrava che ciò che era accaduto a Hogwarts passasse in secondo piano? Perché era così difficile dimenticare i mangiamorte, le torture, l’incubo che avevano vissuto? Neville, Blaise e tutti gli altri l’avevano superata, si erano sostenuti l’un l’altro e anche lui era parte del gruppo, ma sapeva di non esserlo quanto gli altri. Non lo era mai stato.
In quel periodo, l’unica consolazione, l’unico supporto che aveva avuto era stato il suo migliore amico, Dean Thomas, il quale era ancora il suo punto di riferimento e, per il suo cuore, era diventato qualcosa di più importante.
Aveva solo sedici anni, quando si era reso conto di essere innamorato del suo migliore amico. Ed era stato difficile, perché quando erano al sesto anno, Dean aveva frequentato per un periodo Ginny Weasley (quello era stato il San Valentino peggiore per Seamus) e lui si era sentito messo da parte, escluso. Quando i due avevano rotto, perché lei sembrava aver preso una sbandata per Potter (che invece non aveva occhi che per Malfoy) le cose erano tornate più o meno come prima, ma tra loro sembrava come se si fosse rotto qualcosa.
Seamus sapeva che dipendeva esclusivamente da lui e dai suoi sentimenti, ma si era sforzato di non renderli troppo palesi, perché si vergognava. Non aveva mai ammesso i suoi sentimenti con nessuno, nessuno meritava la sua fiducia sull’argomento, aveva paura di rivelarlo perché lui non era Harry Potter, a lui non era concesso tutto: se Harry pomiciava in sala comune con Malfoy era tutto okay, ma quando lui posava per qualche istante in più lo sguardo su Dean, sentiva gli occhi di tutti addosso, come se lo stessero giudicando strambo o peggio, come aveva sempre fatto con sua madre. Le aveva raccontato tutto, durante le vacanze di Natale di quell’anno, e lei gli aveva detto di smetterla di essere strano, non poteva avere un figlio così, già era tanto che avesse accettato che frequentasse i figli dei mangiamorte e, quindi, potenziali assassini (Blaise, Theo e Draco) non poteva accettare anche che amasse un ragazzo. Il cuore di Seamus si era lentamente spezzato, così tanto che, con il passare del tempo, si era chiuso in se stesso. Aveva paura di rivelare i suoi sentimenti, aveva paura di rivelare agli altri che forse gli piacevano i ragazzi e con gli anni la sua paura non era diminuita, anche se Dean aveva mostrato interesse per ambo i sessi. Vivevano insieme fin dalla fine della guerra, avevano preso un appartamento insieme per dividere le spese, mentre entrambi cercavano di capire cosa fare della loro vita. Seamus non aveva affatto idea di cosa aspettarsi dalla propria vita, aveva preso i MAGO, ma non aveva mai avuto le idee chiare sul suo futuro; invece il suo amico le aveva sempre avute, infatti si era iscritto al corso per diventare Auror, insieme a Ron, Blaise e Theo e sicuramente sarebbe stato fantastico. Lui… era solo bravo a far esplodere le cose. Ci aveva messo quasi sei mesi a capire cosa volesse fare davvero, perché era convinto di non essere bravo a fare nulla, tranne che a far esplodere tutto: anche la McGranitt lo aveva sottolineato, quando durante la battaglia lo aveva incaricato di far esplodere il ponte. Era bravo solo in quello: esplosioni.
Si era sempre sentito quello strano, escluso per questa sua difficoltà, non era colpa sua, solo… succedeva. Lui faceva un incantesimo e questo invece di funzionare, gli esplodeva in faccia. Dean aveva sempre trovato molto divertente questo suo difetto; poi per caso, si era imbattuto in Fred e George Weasley e aveva trovato la sua vocazione: era diventato un inventore di scherzi esplosivi e, dopo un po’ di pratica, aveva iniziato a lavorare nella sede di Hogsmeade del negozio dei gemelli. Gli piaceva il suo lavoro, amava creare nuovi scherzi esplosivi, i gemelli erano molto fieri del loro nuovo acquisto. Gli studenti di Hogwarts andavano da lui al negozio, gli chiedevano come poter fare scherzi al professor Piton e lui semplicemente consigliava una delle sue migliori invenzioni. La piuma d’oca esplosiva era il suo scherzo preferito: l’idea gli era venuta in mente ripensando al suo primo anno e a quando, mentre imparava il Wingardium Leviosa, la sua piuma era esplosa come un petardo davanti ai suoi occhi (e a quelli di tutta la classe). Era soddisfatto di se stesso e di come stesse procedendo la sua vita, anche se quando pensava a Hogwarts si sentiva male. Non aveva mai affrontato davvero l’argomento, con Dean ne aveva parlato qualche volta, ma entrambi non amavano parlare di quel periodo.
Poi c’era una specie di detto/non detto tra di loro. Qualcosa che entrambi si portavano dietro da anni, qualcosa che nessuno dei due aveva il coraggio di rivelare, Seamus per la sua vergogna, Dean per qualche oscuro motivo che celava al suo migliore amico. Ma c’era da ammettere una cosa: Dean portava fin troppe persone a casa. Ragazze, ragazzi, non faceva alcuna differenza, non importavano genere o età, maghi o babbani. E ogni volta che sentiva quei rumori dalla stanza accanto alla sua, Seamus finiva per rannicchiarsi su se stesso a piangere silenziosamente, perché¸ diamine, quanto doveva essere sbagliato o disgustoso? Perché Dean non lo degnava neanche di uno sguardo? E le parole di Malfoy, pronunciate qualche anno prima, tornavano sempre nella sua mente, quelle riguardanti il fatto che la sua enorme cotta per Dean non fosse ricambiata. Ma il biondo aveva ragione, non aveva nessuna colpa, era certo che non avrebbe mai detto una cosa del genere, se avesse saputo davvero cosa provasse. Avere degli amici gay, in relazioni felici, non lo aiutava. Si vergognava di se stesso. Si sentiva sbagliato, si sentiva disgustoso e ignobile.
Aveva vent'anni, amava il suo migliore amico da quasi quattro, aveva vissuto un anno infernale a scuola e il suo inferno era proseguito a casa, perché non importava quanto si impegnasse, c’era sempre qualcuno che era migliore di lui. Oh, ma lui c’era stato per Dean, c’era stato quando Ginny lo aveva lasciato perché aveva una cotta per Harry, c’era stato quando l’amico aveva avuto bisogno di lui, quando durante la guerra gli aveva parato il culo con le sue esplosioni e anche quando gli aveva medicato le ferite. C’era sempre stato e… l’altro sembrava non essersene mai accorto. Lo aveva sempre messo da parte, lo aveva sempre dato per scontato. E la cosa gli spezzava il cuore.
C’erano i momenti in cui Dean lo faceva sentire importante, quando erano soli, davanti a una cioccolata calda e parlavano di tutto ciò che veniva loro in mente. Erano quelli che preferiva, quando erano solo loro due e nessun altro.
Quando erano andati a vivere insieme, inizialmente aveva creduto di potersi avvicinare a lui in quel senso, spinto dalla fortuna che aveva colpito i suoi amici, ma si era sbagliato enormemente. Lui non si chiamava Ron Weasley che era riuscito a mettersi con la ragazza che gli piaceva da anni, lui non era Harry Potter che aveva tutti ai suoi piedi e neanche Draco Malfoy, uno dei ragazzi più affascinanti che avesse mai incontrato. Lui era solo Seamus Finnigan, lo sfigato che, secondo tutti, aveva una cotta per tutti i bei ragazzi della scuola, ma che non avrebbe mai trovato nessuno che lo ricambiasse. Tutti erano bravi a parlare, ma nessuno si era mai soffermato a lungo sui suoi veri sentimenti.
L’unica volta in cui non si era sentito così sbagliato, era stata quando Luna lo aveva portato nel giardino di Hogwarts e gli aveva detto che fosse pieno di Nargilli. Lo so che soffri, lo sai? – aveva detto lei – Si vede, soffri per qualcuno che ti piace. Ti ho portato qui solo per non farti sentire in imbarazzo con gli altri – aveva continuato – Stai bene? – le aveva sorriso e aveva annuito – Sai? Non c’è niente di male se ti piacciono i ragazzi, è normale! Guarda i nostri amici!
Seamus non sapeva perché, ma le parole di Luna, lo avevano fatto stare meglio per un po’, anche se poi si era comunque sentito uno sfigato patentato quando Dean era tornato e lo aveva solo abbracciato, mentre intorno a loro i loro amici pomiciavano. Oh, quanto avrebbe voluto essere baciato da lui in quel momento… ma le sue speranze erano state infrante.
Aveva provato a dimenticarlo, a provare a farsi piacere qualcun altro, a smettere di amarlo, ma non ci riusciva. Ogni volta che sperava di provare interesse per qualcun altro, ecco che lui tornava nella sua mente.
Una lacrima sfuggì a quel pensiero. Sarebbe rimasto per sempre il migliore amico, il fratello, il coinquilino, doveva convivere con questa cosa? Doveva fare i conti con questo? A volte ci riusciva, ma altre… era così difficile respirare.
«Seamus, sono a casa!» urlò Dean, entrando in casa, il ragazzo si affrettò ad asciugarsi il viso e a guardare verso l’entrata, il nuovo arrivato gli sorrise – il sorriso più bello che avesse mai visto – aveva i capelli spettinati e un piccolo livido sulla guancia. Seamus si chiese come se lo fosse procurato, ma non ebbe il tempo di porgergli la domanda «Quell’idiota di Nott! Stavamo praticando l’autodifesa e mi ha dato un pugno, ti rendi conto?!»
«Ti prendo del ghiaccio» affermò in fretta, alzandosi e correndo verso la cucina, tutto pur di nascondere i suoi occhi rossi. Quel giorno l’aveva vissuta solo un po’ peggio, perché il negozio era stato chiuso per dei lavori di manutenzione e lui, rimasto a casa, aveva riordinato un po’e aveva trovato un bigliettino nei pantaloni di Dean, in cui c’era il numero di un ragazzo che lo invitava ad uscire per "approfondire la conoscenza". Ciò che c’era scritto su quel pezzetto di carta gli aveva spezzato il cuore.
Inoltre leggere l’ennesimo articolo su quanto Harry e Draco, gli eroi, fossero felicemente fidanzati e prossimi al matrimonio, lo aveva completamente devastato. Non era colpa loro, certo, non era neanche invidioso di loro o altro, solo che si chiedeva perché lui non dovesse provare la stessa felicità con la persona che amava. Cosa aveva di sbagliato?
Con la busta del ghiaccio tra le mani, raggiunse l'amico e gliela mise sul livido con delicatezza. Era strano, Dean nell’ultimo periodo rientrava sempre con qualche ferita o qualche livido e Seamus non ne capiva il motivo. Era sempre stato bravo nei duelli e nel combattimento corpo a corpo, soprattutto durante il corso per Auror. Che cosa gli era successo?
«Tu? Stai bene?» chiese l’altro, alzando lo sguardo su di lui «Seamus, hai pianto?» lo chiamò, notando i suoi occhi rossi.
«Non è niente» rispose piano, mentre premeva il ghiaccio sulla guancia dell’amico. La mano di Dean si chiuse attorno al suo polso e lo tirò verso di sé, Seamus sentì il proprio cuore rischiare di schizzare fuori dal petto e le sue guance si arrossarono: erano troppo vicini e la mano di Dean, lì, sul polso, era calda, sicura, rassicurante.
«Dimmi la verità» gli disse perentoriamente, guardandolo negli occhi «Non mi freghi, ti conosco troppo bene».
Sicuro – pensò lui sarcasticamente e scosse la testa. Non era in grado di parlare, sentiva che avrebbe pianto, se l’avesse fatto, Dean sicuramente si era accorto che il suo cuore battesse troppo veloce e che lui fosse arrossito. Aveva quell’effetto devastante su di lui, ogni volta che gli stava vicino che, davvero, se Dean l’avesse conosciuto bene, come affermava di sapere, beh, l’avrebbe capito diversi anni prima cosa aveva Seamus.
«Seamus» insisté quando vide che l’altro non rispose «Che ti prende? Con me puoi parlare di tutto, lo sai».
«Non è niente, Dean, davvero» rispose l’altro «Lascia che ti medichi, per favore».
«Poi ne parliamo?» chiese.
«Sì, promesso». Dean annuì e lasciò il polso di Seamus, il quale si prodigò a medicargli le ferite. Gli piaceva prendersi cura di lui, medicarlo e fargli capire che tenesse a lui in quel modo, ma avrebbe preferito che fosse più attento, era la terza volta, in una settimana, che tornava a casa con qualche livido: prima c’era stato l’incantesimo di Blaise alla sua gamba, poi quello di Ron al braccio, adesso il pugno di Theo sulla guancia. Cosa pensava di essere? Il sacco da boxe dei suoi amici? «Dovresti stare attento, sai?» domandò retoricamente «Non… puoi tornare a casa così, ogni volta».
«Ma qui ci sei tu che ti prendi cura di me» sussurrò il ragazzo, alzando lo sguardo su di lui. Seamus arrossì a dismisura e non riuscì a dissimulare il suo imbarazzo, mise un po’ di pomata sul livido e poi si allontanò da lui. Aveva bisogno di respirare, il suo cuore sembrava impazzito e il suo cervello si era spento. Dean aveva capito. Sapeva che fosse così, quella frase l’aveva sussurrata come per dire so che lo fai perché provi qualcosa per me, ma gli era sembrata detta in modo diverso, quasi con cattiveria. Aveva bisogno d’aria. E se lo avesse cacciato? Se avesse capito che era gay e lo avesse mandato via perché si vergognava ad avere un migliore amico strambo come lui? Se pensava di non poter vivere con un depravato come lui? Aveva paura, in quel momento, aveva paura del suo migliore amico. Non se ne accorse, un paio di lacrime sfuggirono al suo controllo e Dean se ne accorse.
«Seamus…» provò a dire, lui scosse la testa velocemente, zittendolo prima che potesse compatirlo.
«Non è niente, davvero» disse lui con fare sbrigativo, asciugandosi velocemente le guance e allontanandosi dall’altro il più possibile. Dean lo guardò scioccato, senza capire cosa prendesse al suo migliore amico.
Erano settimane che si comportava in modo strano e lui non capiva da cosa dipendesse questo suo atteggiamento. Lo guardò per un lungo istante, prima che lui se ne andasse in camera sua, chiudendosi dentro. Era convinto di aver sbagliato qualcosa con lui, negli ultimi giorni era più distaccato del solito, se si avvicinava troppo rischiava di farlo spaventare e farlo scappare, esattamente come un cerbiatto impaurito. Sbuffò e si sedette sul divano, guardando il soffitto, si massaggiò lo zigomo dolorante. Gli piaceva quando Seamus si prendeva cura di lui, gli piaceva l’attenzione che metteva nei suoi gesti quando lo medicava. Si era accorto di questa sua debolezza quando era tornato per la prima volta ferito dal corso di Auror, era successo per caso, uno dei suoi compagni di corso lo aveva schiantato con particolare violenza e lui aveva battuto la testa contro il muro, Ron lo aveva riaccompagnato a casa e Seamus era stato accanto a lui, si era preso cura di lui senza pretendere niente in cambio, le prime volte era successo per caso, poi si era ritrovato a ferirsi più spesso, affinché l’altro si prendesse cura di lui. Perché adesso non gli permetteva di fare lo stesso? Teneva a Seamus più che a chiunque altro e adesso era preoccupato per lui; lo vedeva ogni volta, il suo migliore amico aveva qualcosa che non andava, era spesso triste e non ne voleva parlare con lui, non capiva, si erano sempre detti tutto, soprattutto dalla fine della guerra. Lui e Seamus si erano avvicinati molto, avevano condiviso l’uno con l’altro le loro paure, le loro angosce e ansie, si erano confidati segreti che nessuno degli altri loro amici conosceva… e adesso? Cosa era successo di così brutto all’amico da non riuscire neanche a dirlo a lui? Era sempre più preoccupato per lui, soprattutto quando lo vedeva con quell’aria triste e afflitta.
Aveva bisogno di un secondo parere, per questo senza avvisare, uscì da casa e si smaterializzò.
Quando Seamus uscì dalla stanza e vide il salotto vuoto, sentì il proprio cuore spezzarsi: Dean se ne era andato.
Forse aveva davvero capito ciò che provava per lui ed era scappato, reputando i suoi sentimenti sbagliati. Non credeva di poter soffrire così tanto, davvero. Forse aveva ragione sua madre, forse era vero che quelli come lui non avrebbero mai trovato qualcuno che li amasse. Allora perché Harry aveva Draco? Perché Neville aveva Blaise? Perché solo a lui la vita aveva destinato quella sofferenza? Perché non riusciva ad essere meno imbarazzante, meno strano, meno sbagliato?
Non sapeva darsi risposte, ma sperava che prima o poi il dolore che sentiva dentro sparisse.
 
 
Dean si materializzò fuori dalla porta di casa Malfoy-Potter, suonò il campanello e aspettò con impazienza. Non gli andava di materializzarsi nel salotto di casa loro, avrebbe potuto trovarli in situazioni intime e davvero non ci teneva né all’imbarazzo né alla reazione di Malfoy. Pochi minuti dopo, Harry aprì la porta, aveva i capelli spettinati, la camicia semiaperta e… beh, ho fatto bene a non entrare direttamente in casa – pensò il ragazzo, dopo una breve occhiata ai pantaloni sbottonati dell’amico.
«Ehm, scusa se ti disturbo» disse all’amico cercando di mascherare un po’ il suo imbarazzo «Per caso Draco è in casa?»
«Certo, vieni pure!» esclamò Harry, spostandosi dall’uscio della porta per farlo entrare, Dean non se lo fece ripetere due volte, aveva davvero bisogno di capire cosa stesse accadendo e aveva bisogno della schiettezza di Malfoy.
«Tesoro! C’è Dean, ti vuole parlare!» urlò il moro dal piano di sotto, l’ospite arrossì leggermente, avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una relazione come la loro. C’era complicità tra di loro, si vedeva quanto fossero l’uno il supporto dell’altro, quanto il loro amore fosse vero… non ne era invidioso, era felice per loro, ma avrebbe voluto trovare qualcosa di simile. Aveva cercato a lungo, tra tante persone, uomini o donne (il sesso non importava) ma nessuno di loro era mai stato in grado di dargli ciò di cui aveva bisogno e aveva paura di aver sempre avuto la soluzione sotto ai suoi occhi e non essersene mai accorto, da un paio di mesi a quella parte si era arreso, pensando che prima o poi la persona giusta sarebbe arrivata nella sua vita.
Era stupido da pensare, ma a volte preferiva la compagnia di Seamus davanti ad un bel film, piuttosto che un bel ragazzo nel suo letto, non sapeva cosa significasse quella cosa ed era davvero frustrante a volte. Era confuso. Per questo aveva bisogno della schiettezza dell’ex Serpeverde, lui sicuramente gli avrebbe fatto capire cosa diavolo ci fosse di sbagliato in lui. Si sentì un mezzo sbuffo dalle scale, che lo riscosse dai suoi pensieri, poi il biondo apparve in tutta la sua bellezza in ciabatte e avvolto in una vestaglia verde. Harry, nel vederlo, ridacchiò e Dean vide i suoi occhi illuminarsi, significava questo, amare davvero una persona? Vederla anche con una vestaglia e delle ciabatte e continuare a pensare che fosse incredibilmente affascinante? Perché lui aveva lo stesso problema: gli capitava a volte, la mattina presto, di vedere Seamus in cucina mentre preparava la colazione, spesso indossava solo una maglietta e dei boxer e lui, da perfetto babbeo, restava quasi sempre senza fiato a fissarlo. Gli capitava anche quando rientrava di notte e lo trovava addormentato sul divano con quell’espressione adorabile sul viso, che avrebbe contemplato per sempre. Aveva un serio problema, vero? Era dalla fine della scuola, più o meno, che pensava a lui in quel modo, fin da quando avevano finito la scuola ed erano andati a vivere insieme, aveva cercato di dimenticare e di non pensare a lui continuamente, frequentando altre persone, ma il suo pensiero restava un tarlo fisso nel cervello, soprattutto nell’ultimo periodo. Era il suo migliore amico, il suo coinquilino, non poteva provare qualcosa per lui, non sarebbe stato corretto nei suoi confronti. Eppure quando Seamus lo medicava e sfiorava la sua pelle con le sue mani delicate, Dean si sentiva strano e aveva voglia che continuasse sempre. Ecco perché le sue ferite accidentali erano aumentate. Avrebbe potuto evitare l’incantesimo di Ron o il pugno di Theo ad occhi chiusi, ma non voleva perché adorava quando Seamus lo medicava. Era folle, vero?
«Qual buon vento ti porta nella nostra umile casa, Thomas?» chiese Draco, raggiungendolo «E perché hai bisogno di me?» domandò ancora, appoggiandosi con fare sensuale contro il mobile della cucina, Harry non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e l'ospite si sentì un po’ a disagio, ma non disse niente a riguardo, aveva un disperato bisogno dell’aiuto di Malfoy. Se era riuscito a far capitolare Harry, beh, chi meglio di lui poteva aiutarlo?
«Si tratta di Seamus» Draco si accigliò «Non riesco a capire cosa gli succede. Sono preoccupato».
«Potter lo conosce meglio di me, sicuramente» affermò il biondo indicando il proprio fidanzato che annuiva.
«Sì, ma tu sei più bravo di lui, ecco, insomma, a capire le persone» disse quasi sentendosi in imbarazzo.
«Che hai combinato?» chiese Draco, con tono indagatore, avvicinandosi a lui, per poi sederglisi accanto. Aveva bisogno di studiare il caso da vicino, era ovvio.
«Io? Niente! È che… ultimamente lui è… sfuggente. Mi evita ed è sempre triste» disse sospirando «Non riesco a capire cos’abbia» affermò, affranto. Harry alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa, incrociò le braccia al petto e sbuffò.
«Davvero? Sei serio?» gli chiese, l’interpellato si accigliò e gli rivolse uno sguardo puramente confuso «Dean, Seamus è innamorato di te» disse, rispondendo alla sua muta domanda «Non dirmi che non te ne sei mai accorto» lui scosse la testa confuso «Sei così ottuso. Non lo ha mai detto a nessuno, ma tu avresti potuto accorgertene, lo conosci meglio di chiunque altro! Penso che si vergogni di quello che prova o qualcosa del genere».
«E tu che ne sai?» chiese Draco interessato, non si aspettava un risvolto così interessante. Harry non gli aveva mai parlato di Finnigan e dei suoi sentimenti per Thomas.
«Uhm... beh, me ne ha parlato una sera, non credo che lo ricordi, era ubriaco» raccontò lui «A Hogwarts, dopo una festa, l’ho trovato nella stanza del dormitorio in lacrime mentre beveva, credo che tu avessi appena avuto un flirt con un Corvonero» spiegò Harry «È innamorato di te da anni» l’altro ragazzo spalancò gli occhi esterrefatto, cosa? Di cosa sta parlando Harry? – pensò, senza riuscire a dare voce ai suoi pensieri. Seamus era innamorato di lui? E perché diavolo non se ne era mai accorto? Era il suo migliore amico, lo conosceva meglio di chiunque altro, Harry aveva ragione, come aveva fatto a non accorgersene? «Dean, davvero, solo un cieco non se ne sarebbe accorto». Dean si morse le labbra e tacque, sentendosi un verme. Non osava immaginare come si fosse sentito Seamus, ogni volta che aveva portato qualcuno a casa, ogni volta che lo aveva sentito fare sesso con degli estranei nella stanza accanto. Come aveva fatto a non accorgersi di averlo ferito? Dannazione, sono uno stronzo – pensò sospirando, senza dare voce ai suoi pensieri. Era anche vero che avesse smesso da qualche mese, ma doveva essere stato un vero inferno per lui.
«Allora avevo ragione io» rifletté Draco, guardandolo «Finnigan ha una cotta non corrisposta per te? E io che lo prendevo in giro…» schioccò le labbra, pensieroso «Dovrei rimediare e presentargli qualcuno, suppongo».
«Chi dice che non sia corrisposta?» chiese Dean, guardando il biondo scioccato, il quale gli rivolse uno sguardo carico di domande «E non ti azzardare a presentargli altre persone!» esclamò in automatico, spalancando gli occhi. Vedere Seamus con un altro avrebbe fatto… male. Il solo pensiero dell’amico in compagnia di qualcun altro gli faceva male, non riusciva neanche ad immaginare il dolore che aveva provato Seamus. Doveva farsi perdonare, certo. Il Serpeverde ghignò soddisfatto, poi si sedette accanto a lui con un sorriso ferino sulle labbra e riprese a parlare.
«Allora provi qualcosa per lui?» chiese, cercando il suo sguardo.
«No… sì!» sbuffò, il padrone di casa lo guardò sconcertato «Non lo so, okay? È che… non lo so, mi sento confuso». Harry gli mise una mano sulla spalla e la strinse con gentilezza «Penso sempre a lui, soprattutto quando non sono a casa. E… beh, ultimamente mi capita spesso di ferirmi al corso per Auror, solo per tornare a casa e farmi curare da lui» spiegò imbarazzato «E poi… non lo so, appena Draco ha proposto di trovargli qualcun altro, io… mi sono sentito geloso».
«Per Salazar, che sfigato. Te lo dico io, Thomas, sei cotto a puntino di lui. Devi solo dirglielo» commentò Draco.
«No che non può» intervenne Harry, il biondo alzò lo sguardo sul fidanzato «Se va da lui e gli dice ciò che prova, beh, Seamus si chiuderà ancora di più. Lo ha nascosto fino ad oggi per un motivo, no?»
«Giusto…» sussurrò Dean «Quindi cosa dovrei fare?» chiese.
«Io proporrei di corteggiarlo» fece Harry «Smetti di vedere altre persone. Portagli qualcosa che gli piace, fagli capire che tieni a lui» disse «Cerca di essere romantico, ma non troppo appiccicoso e poi...»
«Poi lo porti a cena fuori, un bel ristorante romantico, un po’ di atmosfera e… il gioco è fatto».
«Tu ne sai qualcosa, vero, Malfoy?» chiese Dean, sentendosi un po’ rincuorato.
Draco ridacchiò, le sue gote si arrossarono «Beh, sposerò Potter, no?» domandò retoricamente, cercando di apparire sempre superiore anche se non poteva negare l’evidenza, ma quando il suo sguardo si volse verso Harry, era così intriso d’amore che a Dean quasi tremarono le gambe, avrebbe pagato oro per avere un amore come quello. E forse l’aveva sempre avuto sotto agli occhi, ma era stato troppo cieco per accorgersene.
«Dean, ma tu sei sicuro di quello che provi per lui?» chiese Harry «Non metto in dubbio che tu tenga a lui, insomma, vi conosco da anni e siete sempre stati un po’… equivoci» disse cercando di avere tatto «Ma… davvero, se non sei sicuro di ciò che provi, non giocare con il suo cuore».
«Non ho intenzione di farlo soffrire. Lo sai, tengo a Seamus più che a chiunque altro, io… non lo so cosa mi sta succedendo, ad essere onesto» confessò «Sono mesi che non vedo altre persone, se qualcuno mi invita ad uscire, preferisco restare a casa e guardare un film con lui» disse arrossendo leggermente «Poi oggi l’ho visto piangere. Mi si è stretto il cuore nel petto, avrei voluto solo cancellare quell’espressione dal suo viso» raccontò, riportando alla mente le immagini di poco prima «Non mi ha voluto dire il motivo per cui stava così. Ma dopo aver parlato con voi, insomma, credo di averlo capito» sospirò «Ed è tutta colpa mia».
«D’accordo, amico» fece Harry «Ti aiuteremo noi. Vuoi che vada a dare un’occhiata a casa tua?» chiese.
«No, vado io» rispose con sicurezza «Grazie ragazzi, avevo bisogno di parlare con voi» affermò con riconoscenza.
«Non siamo la coppia più chiacchierata del mondo magico per niente!» esclamò Draco, Harry lo abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla sua testa, e gli circondò i fianchi con le braccia, il biondo si rilassò in quell’abbraccio appoggiando la schiena contro il petto dell’altro. Dean li guardò con una strana luce negli occhi, erano così adorabili che neanche se ne accorgevano.
«No, infatti, beh… grazie» disse sorridendo «Vi terrò aggiornati».
«Non fare cazzate!» esclamò il biondo «Voi Grifondoro siete sempre pronti a farne» sottolineò. Harry alzò lo sguardo al cielo e rise. Lui voleva semplicemente rendere felice Seamus, non era così difficile.
«Grazie Malfoy».
«Ma ti pare» scherzò il biondo «In bocca al lupo».
Dean sorrise e annuì, ringraziandolo, sentendo una nuova speranza nascere nel suo cuore. Salutò i due piccioncini e si smaterializzò a casa, perché aveva un cuore infranto da riparare e non voleva più aspettare, voleva essere felice, ma soprattutto voleva che Seamus fosse felice. Dopo la guerra, aveva visto tanti dei suoi amici cercare di rimettere la propria vita insieme e riuscirci, come avevano fatto Harry e Draco, non sapeva come mai lui non si fosse mosso prima, aveva cercato la felicità ovunque, ignaro di averla sempre avuta davanti ai suoi occhi. Forse, inconsciamente, sapeva di non essere abbastanza per Seamus, ma sapere dai suoi amici quanto in realtà avesse sofferto il suo migliore amico a causa sua, lo faceva sentire, oltre che mortalmente in colpa, indegno del suo amore. Ma, disse a se stesso, se solo Seamus lo avesse voluto ancora, allora non lo avrebbe mai più lasciato andare. Sarebbe stato sempre al suo fianco e lo avrebbe reso felice, al meglio delle sue capacità.
 
§§§
 
Seamus era nella sua camera, stava sistemando le sue cose in una valigia; sapeva che quando Dean sarebbe tornato a casa, lo avrebbe cacciato, dopotutto essere gay era sbagliato, non era normale (sua madre gliel’aveva ripetuto più volte e di certo lei aveva ragione) anche se tutti i loro amici lo facevano passare come una cosa normale, inoltre, cosa peggiore, era innamorato di lui e Dean lo aveva capito, per questo non poteva restare più in quella casa.
Forse avrebbe chiesto ospitalità a Harry o a Ron o a Neville – ma davvero, andare a stare dai suoi amici che avevano delle relazioni perfette, lo faceva sentire peggio – non sapeva ancora cosa avrebbe fatto, ma conoscendo l’altro, sapeva che al suo ritorno avrebbero litigato e lui sarebbe stato costretto ad andare via, tanto valeva anticipare le sue mosse e andare via, prima di essere insultato o peggio.
Quando sentì il crack della materializzazione, non uscì dalla sua stanza; trattenendo le lacrime, Seamus continuò a raccogliere i suoi vestiti e le sue cose sparse sul letto e sul pavimento. Non voleva vedere Dean, non voleva sentire da lui ciò che più lo faceva stare male.
«Seam?» lo chiamò l’altro. Lui scosse la testa e non gli rispose, ripiegò un maglione per metterlo nella valigia e si rese conto che era uno di quelli che gli aveva regalato Dean per Natale. Scosse la testa e una lacrima sfuggì al suo controllo, aveva sempre immaginato che un giorno l’altro si sarebbe accorto di amarlo e che sarebbero stati felici insieme. Aveva supposto che la loro amicizia fosse importante, che nessuno li avrebbe mai separati, che sarebbero stati amici per molti anni, ma le cose belle erano destinate a finire, almeno per lui. «Ehi eccoti! Non mi avevi sentito?» gli chiese l’amico entrando nella stanza «Seam?» lo chiamò notando che non si fosse voltato verso di lui neanche quand’era entrato nella stanza. Seamus era rigido, immobile e c’era una valigia davanti a lui. La cosa non gli piaceva, davvero, era il segnale che qualcosa di veramente negativo stesse per accadere e ciò annullava tutte le sue buone intenzioni di chiedergli di uscire quella sera e parlare di ciò che sentivano.
«Lasciami solo» sussurrò Seamus.
«No, ehi» Dean si avvicinò a lui «Che sta succedendo? Perché riempi la valigia?» chiese Dean. L’altro non rispose, continuò a riempirla con i suoi effetti personali, senza prestargli attenzione «Seamus!»
«Lasciami in pace» sussurrò con la voce spezzata. Alcune lacrime sfuggirono dal suo controllo, ma cercò di ignorarle.
«Ma che diamine hai?» chiese afferrandogli il braccio per farlo voltare verso di sé. Seamus si immobilizzò nel momento in cui incontrò gli occhi scuri dell’amico fissarlo con preoccupazione. Cercò di sottrarsi alla sua presa e scosse la testa, ma dovette arrendersi, quando si rese conto che contro di lui non avrebbe mai avuto successo, dopotutto era un quasi Auror «Seamus?» la mano destra di Dean gli sfiorò la guancia e gliel’accarezzò con delicatezza, eliminando le lacrime che aveva versato «Che ti succede? A me puoi dirlo».
«No, non posso» sussurrò in risposta, abbassando la testa, cercando di sfuggire al suo tocco. Faceva più male adesso che i suoi occhi erano proiettati in quelli dell’altro, faceva più male adesso che Dean poteva vedere il suo dolore e compatirlo.
«Seamus, ti prego…»
«Smettila di recitare, smettila di fingere che ti importi di me» fece riuscendo a sottrarsi alla sua presa «Ti sto semplificando il lavoro, me ne vado».
«Co-Cosa?»
«Me ne vado. Ti risparmio la fatica di cacciarmi di casa» rispose ritornando alla sua valigia. Dean lo guardò senza riuscire a muovere un muscolo. Cosa significava quella messa in scena? Perché Seamus si stava comportando così? Forse aveva ragione Harry, lo aveva ferito troppo negli anni passati e lui era arrivato al punto di rottura. E forse, avrebbe dovuto fare come suggeriva Draco ed essere diretto. In quel momento, mentre osservava Seamus riempire la sua valigia, sentiva solo un dolore così forte al petto e una delusione verso se stesso che lo fecero sentire atterrito. Ma non c’era il tempo di compatirsi, doveva agire prima che Seamus andasse via, prima che lo lasciasse. Se lo avesse fatto uscire da quella camera da letto senza fare nulla, lo sapeva, lo avrebbe perso per sempre.
«Seamus, aspetta» disse, la sua voce uscì come un sussurro «Ti prego, aspetta solo un attimo».
«Cosa vuoi? Vuoi umiliarmi ancora? Vuoi dirmi quello che pensi di me?» chiese voltandosi verso di lui, i suoi occhi chiari erano colmi di lacrime, arrossati e Dean si sentiva così mortalmente in colpa che decise che avrebbe mandato tutti i consigli al diavolo e avrebbe agito di testa sua. Lo afferrò per le braccia e lo tirò a sé, sua complice era la forza che aveva sviluppato grazie agli allenamenti da Auror. Seamus tentò di sottrarsi alla sua presa, ma Dean lo inchiodò sul posto. L’altro provò a dire qualcosa, forse per insultarlo, ma lui non glielo permise. Appoggiò le proprie labbra sulle sue. Fu un contatto leggero, fugace, che nessuno dei due riuscì subito a metabolizzare.
Seamus restò spiazzato un momento, chiedendosi se fosse reale, poi si rese conto di cosa stesse accadendo e lo respinse con forza.
«Che diavolo ti salta in mente?» gli chiese stizzito, guardandolo con astio.
«Non voglio che tu vada via» confessò Dean guardandolo «Non ti avrei mai cacciato di casa, te lo giuro. Possiamo parlarne, per favore? Con calma?» il suo tono era un po’ disperato. Seamus era ad un passo dall’andare via, lo aveva respinto – anche per colpa sua che non aveva mai fatto capire all’amico quanto ci tenesse – e si sentiva un completo fallito.
«No, adesso no» disse Seamus, abbassando lo sguardo. Si sentiva scombussolato dalla faccenda, aveva un subbuglio d’emozioni dentro che non riusciva a capire e Dean lo aveva appena baciato dal nulla. Aveva bisogno di schiarirsi le idee e di cambiare aria, di non vederlo per un po’.
«Tornatene dal tuo amichetto che ti lascia bigliettini nei pantaloni» gli disse a denti stretti, afferrando la valigia e uscendo come una furia dalla stanza. Non pensò minimamente a nulla, raggiunse il salotto e si smaterializzò senza neanche indossare le scarpe. Aveva bisogno di stare lontano da Dean Thomas per un po’. Perché poi lo aveva baciato? Si divertiva a prendersi gioco di lui e del suo cuore spezzato? Era davvero così crudele?
«Seamus?» la voce di Neville lo fece ridestare, non si era neanche accorto di essersi materializzato nel salotto dell’amico, sperava di non averlo disturbato in un momento imbarazzante, ma aveva bisogno di allontanarsi da Dean e di riflettere. Non sapeva da chi altro andare, Neville era sempre stato un buon amico e… gli era sembrata la soluzione più ovvia in quel momento.
«Scusa se sono piombato qui così» biascicò lui, mordendosi le labbra «Non sapevo dove andare…»
«No, non preoccuparti, vieni» disse gentilmente l’amico, invitandolo a sedersi sul divano «Che cosa è successo?»
«Un disastro».
«Ne vuoi parlare?» Seamus scosse la testa e sospirò «D’accordo, ti preparo un tè, ne parlerai quando te la sentirai» concesse l’amico. Lui lo ringraziò mentalmente per l’aiuto che gli stava offrendo, pur non sapendo cosa fosse accaduto.
 
 
Dall’altra parte della città, Dean si dava dell’idiota da solo. Aveva fatto fuggire Seamus, il quale probabilmente aveva pensato che lo avesse baciato per pietà o per compassione, lo conosceva, sapeva come avrebbe potuto prendere quel gesto… ma cos’altro avrebbe dovuto fare? Come avrebbe potuto convincerlo a restare con lui?
Non aveva voluto tentare una confessione, perché non conosceva neanche lui i suoi reali sentimenti in quel momento. Si sentiva molto confuso e molto stanco. Non era mai stato un tipo da relazioni, non con le persone che aveva frequentato fino a quel momento, sentiva che per impegnarsi davvero, avrebbe dovuto trovare la persona adatta a lui. Non si era mai accorto di averla sempre avuta sotto al naso e di non averla mai considerata, anzi aveva fatto l’esatto contrario: aveva deluso Seamus e spezzato il suo cuore con quell’atteggiamento da ragazzino immaturo e confuso.
Aveva bisogno di riflettere su ciò che avrebbe dovuto fare da quel momento in poi e poi raggiungere Seamus e supplicarlo di perdonarlo prima per tutto ciò che aveva fatto, poi per essere stato così avventato da fare una stupidaggine. Avrebbe dovuto prestare più ascolto ai consigli di Harry, dannazione. Lo sapeva che Seamus avrebbe potuto reagire male e aveva fatto di testa sua e aveva complicato le cose. Dannazione.
Dov’era andato, adesso? E perché senza di lui, già sentiva che tutto iniziava a perdere di significato?
Non avrebbe mai dovuto dare Seamus per scontato. Non era stato giusto nei confronti dei suoi sentimenti e non avrebbe mai dovuto baciarlo, non senza avergli prima spiegato tutto. Era un vero idiota, aveva ragione Harry.
Senza rendersene conto tirò un pugno contro la porta oltre la quale l’amico era sparito e si diede di nuovo dello stupido. Avrebbe dovuto comportarsi in maniera diversa con lui, avrebbe dovuto capire prima il suo tormento interiore, avrebbe dovuto evitare di vedere altre persone sotto il suo naso, avrebbe dovuto essere migliore per lui. Se Seamus in quel momento era infelice, era solo colpa sua, perché era stato un pessimo amico e non aveva capito a fondo quanto l’altro stesse soffrendo. Aveva voglia di urlare la sua frustrazione, maledirsi per il male che aveva fatto al suo migliore amico e riprenderlo nella sua vita, prima che fosse troppo tardi. Promise a se stesso che da quel momento in poi, non avrebbe più fatto alcun errore e avrebbe fatto le cose nel modo giusto.
Doveva rimboccarsi le maniche, sgombrare la mente ed andare a riprendersi Seamus, ovunque egli fosse.
 
§§§
 
Una settimana. Era passata una settimana da quando si era rifugiato a casa di Neville e Blaise, in attesa che la situazione si calmasse. Non aveva notizie di Dean da una settimana e credeva che ormai considerasse la questione risolta, alla fine aveva avuto ragione lui, quello che aveva sempre considerato il suo migliore amico, aveva agito al fine di liberarsi di lui, perché si vergognava ad avere un amico come lui, sbagliato come lui. Aveva bisogno di parlare con qualcuno della situazione, aveva bisogno di un parere esterno alla faccenda. Sentiva una strana confusione dentro di sé, forse Dean non si sarebbe mai fatto vivo, allora avrebbe dovuto farsi coraggio e andare a casa, affrontarlo e prendere tutte le sue cose. Forse Fred e George gli avrebbero permesso di stare nel magazzino del negozio, fino a che non avesse trovato un’altra sistemazione. Neville e Blaise furono parecchio comprensivi con lui, non lo forzarono a parlare né gli imposero di dar loro spiegazioni. Avevano capito entrambi che la situazione fosse delicata e non erano stati insensibili da infilare il coltello nella piaga, tuttavia aveva bisogno di parlarne con qualcuno, altrimenti sarebbe impazzito.
«Ne vuoi parlare?» chiese Neville, porgendogli una tazza di tè «Blaise non tornerà prima dell’ora di pranzo dal corso per Auror» lo rassicurò con un sorriso. Seamus la accettò e annuì, aveva davvero bisogno di parlarne con qualcuno.
«Io… ho litigato con Dean» l’altro annuì, come se avesse già intuito qualcosa «Ma… non è tutto. Io…» deglutì e alzò lo sguardo verso Neville «Sono gay». Era la prima volta che lo diceva ad alta voce e si rese conto in quel momento che non ci fosse assolutamente niente di male in ciò che era. Era semplicemente lui, non aveva niente, assolutamente niente di sbagliato o di cui vergognarsi. Avrebbe dovuto capirlo già da tempo, le sue paranoie erano state semplicemente stupide.
«Anche io» rispose, infatti, l’amico, sorridendo comprensivo «Dov’è il problema? Dean non è omofobo».
«No, certo che no» le sue mani tremavano così tanto che dovette mettere la tazza sul tavolo e si ritrovò ad abbassare lo sguardo, per sfuggire a quello di pietà che l’altro gli avrebbe sicuramente rivolto «Ma sono innamorato di lui e credo che se ne sia accorto».
«Lo dici come se fosse un crimine» osservò Neville, bevendo il suo tè «Non c’è niente di male nell’amare qualcuno. Anche io all’inizio ero terrorizzato, ma questo non è un crimine».
«Mia madre non sarebbe d’accordo con te» disse a bassa voce, stringendosi nelle spalle «Ma non è questo, ho superato la questione di mia madre… il fatto è che Dean ha capito che sono innamorato di lui e voleva cacciarmi di casa, o almeno credevo che fosse così, così l’ho anticipato e stavo facendo i bagagli» disse velocemente «Poi è uscito, non so dove sia andato. Quando è tornato e ha visto che stavo per andarmene, mi ha baciato» Neville annuì pensieroso «E io gli ho detto di andare al diavolo e di tornare dal tizio che gli aveva lasciato un bigliettino nella tasca dei pantaloni» concluse il suo racconto. Adesso che aveva vuotato il sacco, si sentiva più leggero, condividere i suoi tormenti con qualcuno, lo aveva fatto sentire sollevato, meno solo per una volta. L’amico lo guardò a lungo, prima di sorridere e appoggiargli una mano sulla spalla.
«Vuoi un consiglio?» chiese.
«Sì, ti prego. Ne ho davvero bisogno» disse con un sospiro. Forse suonava un po’ patetico alle orecchie dell’altro, ma non sapeva neanche lui cosa fare. Era scappato da casa senza chiarire con lui, era sparito… beh, non che Dean avesse mosso un muscolo per fermarlo o cercarlo. Si sentiva come bloccato a metà tra il fare e il non fare una cavolata.
«Dovresti chiarire con lui, appena ne avrai l’occasione» disse Neville «So che tenete molto l’uno all’altro e siete sempre stati molto legati. A volte sembrate più voi due una coppia di me e Blaise» scherzò per stemperare la tensione nell’aria «Andrà tutto bene». Seamus lo guardò con riconoscenza e annuì. Gli aveva fatto bene parlarne, condividere con qualcuno i suoi tormenti era stato più utile di quanto avesse mai immaginato. Sperava solo che l’altro avesse ragione su tutto…
Forse avrebbe dovuto scrivere una lettera a Dean?
Provò ad abbozzarne una, ma la strappò subito, troppo sentimentale, troppo patetica. Una parte di sé gli suggeriva di smettere di essere così insicuro, così spaventato, di essere coraggioso per una volta (era o non era stato un dannatissimo Grifondoro?) e di andare a casa e dire a Dean tutto ciò che pensava, tutto ciò che provava. Ma l’altra parte di sé, quella più codarda e per niente coraggiosa gli suggeriva di non essere stupido o patetico, di non gettarsi in qualcosa di impossibile, perché tanto non sarebbe finita bene. Si lasciò cadere sul divano prendendosi la testa tra le mani. Che diavolo doveva fare? Non ne aveva idea.
Una volta ne avrebbe parlato con Dean... beh, peccato che il suo problema più grande fosse proprio lui. Dannazione, non so cosa fare.
Senza che se ne rendesse conto, arrivò l’ora di pranzo, significava che Blaise sarebbe arrivato da lì a pochi minuti e lui sarebbe stato di troppo, come al solito, sapeva di star diventando un peso per i due padroni di casa, anche se non lo ammettevano. Anche Dean doveva aver finito il corso a quell’ora. Se lui fosse stato a casa, probabilmente avrebbe fatto trovare il pranzo pronto all’amico e lo avrebbe dovuto medicare per l’ennesima volta da qualche ferita accidentale. Non riusciva a smettere di pensare agli ultimi mesi, a quando Dean tornava dal corso e passavano il pomeriggio insieme o quando la sera si ritrovavano sul divano a guardare un film insieme… aveva il batticuore se pensava al braccio dell’altro attorno alle sue spalle, ma aveva sognato, tra di loro non c’era e non ci sarebbe mai stato niente, nonostante il bacio di Dean. Era sicuro che il gesto dell’amico fosse dettato solo dalla confusione del momento o dalla pietà, era come se gli avesse dato una sorta di contentino con quel bacio.
Era un caso disperato, forse aveva sempre avuto ragione Malfoy a dirgli che era patetico. Avrebbe voluto essere più coraggioso, più forte, da andare lì e prendersi il suo lieto fine. Ma non lo era e probabilmente questo sarebbe stato il suo più grande rimpianto. Per distrarsi, aiutò Neville a preparare il pranzo, senza far esplodere nulla e quando Blaise suonò il campanello, andò lui ad aprire. E fu in quel momento che desiderò sprofondare. Accanto all’ex Serpeverde, c’era Dean.
«Che ci fai tu qui?» chiese subito.
«Colpa mia» rispose Blaise «Era troppo disperato e distratto, ha rischiato di farsi colpire da un idiota del corso. Non gli ho detto niente per una settimana, ma dannazione, voi due avete bisogno di risolvere le vostre questioni di cuore… e magari di farvi una sana scopata» disse con schiettezza «Thomas, mi raccomando. Sii sincero e tu, Finnigan, digli quello che provi e fatela finita!» esclamò entrando in casa, mentre Neville, da sotto alla porta, ridacchiava, di sicuro c’era anche il suo zampino. Seamus arrossì all’impazzata, mentre Dean lo guardava con i suoi occhi scuri e profondi. Si sentiva debole davanti a quello sguardo, si era sempre sentito così.
«Possiamo parlare?» chiese.
«C-Certo» rispose Seamus «Dopo la sfuriata di Blaise, come minimo dobbiamo parlare». Dean ridacchiò e gli porse la mano. Lui la osservò per un istante e poi decise di seguirlo. Prese un profondo respiro e gli afferrò la mano, sentendo una scarica elettrica lungo la schiena al contatto delle loro mani. Alzò lo sguardo su di lui e non riuscì a decifrare quello dell’altro. Senza dire nulla, iniziarono a camminare lungo il selciato, mano nella mano.
«Seam, ascolta» iniziò l’altro «Non volevo ferirti, sono stato uno stupido, okay? Non mi ero mai accorto di nulla, sono il tuo migliore amico, avrei dovuto accorgermi di ciò che stavi passando…» sospirò «Ti prego, perdonami. Questa settimana senza di te è stata… terribile. Sarò sincero, non so se… ecco, so che provo qualcosa per te. So che non è semplice amicizia, ma non so se… posso parlare già di amore, capisci?»
«Sì… comprendo» rispose l’altro. Sentiva il cuore battere nel petto con forza, come se volesse uscire dal suo petto «Dean, parlando in sincerità, io sono innamorato di te» confessò. Non fu terribile come aveva immaginato, fu solo liberatorio, non aveva niente da perdere, era consapevole che alla fine di quella giornata avrebbero chiarito tutto, ma gli mancava Dean, gli mancava passare il tempo libero con lui e voleva solo il suo migliore amico, se lui lo avesse voluto, avrebbe fatto scorta di coraggio e sarebbe tornato a casa con lui, non gli importava d'altro. «Non ti chiedo niente solo di…accettarlo e di non portare nessuno a casa per un po’».
«Non voglio nessun altro» disse con serietà guardandolo negli occhi «Possiamo vedere come va tra di noi? Mi piaci, Seamus, non conosco ancora bene i miei sentimenti, ma ti ho baciato perché lo volevo».
«Dean… non giocare, ti prego» lo supplicò guardandolo negli occhi «Non illudermi, ti prego».
Dean fece un passo verso di lui e gli mise una mano sulla guancia, guardandolo negli occhi «Non ti sto illudendo» disse con serietà «Sono certo di due cose: non voglio rinunciare a te e tu non sei uno dei tanti… mi piaci davvero e non desidero nessun altro nella mia vita».
«Sono quattro cose» osservò l’altro divertito. Man mano che l’altro parlava, sentiva la speranza nascere dentro di sé, poteva fidarsi di lui? Poteva fidarsi delle sue parole?
«Non essere sempre pignolo, tu…» non lo fece finire, in quel momento si rese conto che non gli importava nient’altro, voleva la sua occasione e l’avrebbe reclamata in quel momento. Sì, voleva fidarsi di lui e dare un'occasione ad entrambi. Si alzò sulle punte e unì le labbra alle sue, sentendo le proprie gote andare a fuoco. Dean non perse tempo, gli mise le mani sui fianchi e lo avvicinò a sé, stringendolo forte, cercando di approfondire il bacio.
«Ti prego, non spezzarmi il cuore» sussurrò Seamus contro le sue labbra.
«Mai» promise l’altro ad occhi chiusi, cercando di assaporare il momento «Te lo giuro, non ti farò mai più del male».
«Mi fido di te» sussurrò, prima di baciarlo ancora. E sì, in quel momento, tra le braccia di Dean, Seamus finalmente si sentì felice, a casa e al sicuro. Sapeva che da quel momento in poi le cose non potevano che migliorare.
 
 
§§§
 
«Ehi, Harry e Draco ci hanno invitato alla loro festa stasera» disse Seamus, uscendo dal bagno con un asciugamano stretto in vita «Che dici, ci andiamo?» chiese.
Dean sorrise e si avvicinò a lui, lo afferrò per i fianchi e lo baciò, prima di rispondere: «Certo che ci andiamo» rispose, finalmente «Non vedo l’ora di mostrare a Malfoy quanto si sbagliasse a dirti quelle cose».
Seamus gli mise le braccia attorno al collo e ridacchiò. Fin da quando avevano deciso di darsi una possibilità come coppia e avevano appianato le loro divergenze, due mesi prima, Dean non aveva smesso di baciarlo, toccarlo, accarezzarlo, di fargli capire quanto i suoi sentimenti fossero onesti e sinceri. Seamus voleva andarci piano, voleva tastare il terreno, ma l’altro riusciva a travolgerlo sempre. Non lo faceva sentire sbagliato, anzi, lo faceva sentire… amato. Anche se non lo aveva ancora ammesso, dentro di sé Seamus lo sentiva. Dean lo amava e un giorno gliel’avrebbe detto.
«Sei uno scemo. Con tante persone, proprio con Malfoy dovevi parlare?»
«Beh, se non l’avessi fatto, non saremmo qui, no?» chiese retoricamente, stringendolo tra le braccia «Anche se, beh, poi è stato Blaise a sbloccare la nostra situazione, se non mi avesse portato a casa sua, saremmo ancora al punto di partenza».
Seamus annuì contro la sua spalla, concordando con le sue parole e sospirò di felicità. Non credeva di poter realizzare qualcosa di lontanamente uguale a quello, non credeva che Dean potesse dichiararsi a lui e renderlo così felice. Non era cominciata nel modo più felice tra di loro, ma adesso… le cose erano migliorate molto e non poteva lamentarsi. Sperava solo che quella bolla di felicità in cui era finito, non scoppiasse.
«Giusto. Uhm, Dean?»
«Dimmi».
«Ma… è tutto vero?» chiese «È da quando mi sei venuto a prendere a casa di Neville, da quando siamo usciti per la prima volta che… insomma, non mi sembra reale, sembra quasi un sogno».
«Seam, ne abbiamo già parlato. È tutto vero, okay? Non so questo dove ci porterà, ma io sono sicuro di voler stare con te. Non sono mai stato più sicuro di qualcosa nella mia vita».
Seamus si allungò verso di lui e gli diede un leggero bacio a stampo, poi si divincolò dalla sua presa e andò a vestirsi, sentendo lo sguardo dell’altro su di sé. Si sentiva sempre lusingato dal ricevere quelle attenzioni.
«Uhm, dovremmo prepararci?» chiese Dean raggiungendolo in camera da letto «Pensi che abbiamo un po’ di tempo per noi…?» chiese abbracciandolo da dietro e baciandogli delicatamente il collo. Seamus inclinò la testa e annuì, lasciando che l’altro lo facesse distendere sul letto e lo baciasse, come faceva da due mesi a quella parte.
 
 
La festa di addio al celibato a casa di Harry e Draco fu uno spasso. Erano quasi tutti ubriachi da ore, Harry era salito sul tavolo e aveva iniziato a fare degli pseudo passi di danza, Malfoy l’aveva trascinato giù da lì a forza. Ron sonnecchiava su un divano, mentre Nott si lamentava di essere l’unico etero e dell’assenza di spogliarelliste. Neville e Blaise pomiciavano, ma erano sobri rispetto agli altri. L’atmosfera era rilassata e allegra, tutto sommato.
Così senza pensarci due volte, Dean afferrò Seamus per i fianchi e lo tirò sulle proprie gambe, prima di imitare i suoi amici e baciarlo appassionatamente. L’altro non se lo fece ripetere due volte e abbracciò il collo dell’altro, ricambiando il bacio con la stessa intensità. L’alcool aveva dato un po’ alla testa ad entrambi, Dean non si accorse di aver infilato le mani sotto la maglietta di Seamus, fino a che non lo sentì gemere contro le sue labbra e sentì le mani dell’altro esplorare la zona sotto la cintura dei suoi pantaloni. La situazione stava diventando sempre più piccante e…
«Ehi! Prendetevi una stanza!» esclamò Draco, notandoli e interrompendoli, mentre cercava di tenere fermo il suo futuro marito, che voleva ballare sul tavolo della cucina. Era comica come scena, ma nessuno sembrava farci caso «Il fatto che siate ubriachi, non vi autorizza a pomiciare in quel modo sul mio divano!» esclamò irritato.
Dean ghignò senza riuscire a smettere di toccare l’altro, gli mise le mani sotto ai glutei e si alzò dal divano, mentre Seamus allacciava le gambe attorno al suo busto.
«Hai ragione, perdonami, Draco» disse «Andiamo, Seamus, c’è una stanza degli ospiti al piano di sopra adatta alla situazione» disse con fare suadente. L’altro rispose baciandogli il collo. Draco non riuscì più a prestare attenzione a loro, perché il suo fidanzato iniziò ad esclamare ad alta voce «Sì! La stanza è tutta vostra! L’amore è bello! Vero, amore mio?» il tutto mentre cercava di trascinare anche il futuro sposo sul tavolo.
Dean approfittò del momento di distrazione dell’amico per trascinare il suo ragazzo al piano di sopra ed entrare nella stanza degli ospiti. Chiuse la porta a chiave e, sempre tenendo Seamus tra le braccia, lo portò verso il letto. Lo fece distendere sopra e lo sovrastò con il suo corpo guardandolo negli occhi. Gli sembrava irreale, aveva fatto sesso con un sacco di persone, ma prima di Seamus non si era mai sentito tanto coinvolto, non aveva mai fatto l’amore prima di lui. E realizzare che si trattava davvero d’amore, proprio con Seamus, gli riempì il cuore di gioia.
«Dean?» lo chiamò l’altro, mentre lui iniziava a spogliarlo lentamente, lasciandogli dei delicati baci sulla pelle.
«Mmh?»
«Sono tuo» sussurrò «Ti prego, non farmi male».
Dean gli prese una mano e la portò alle labbra, per lasciarvi un delicato bacio sul dorso. Poi intrecciò le loro dita e scosse la testa, guardandolo negli occhi «Non ti farei mai del male, io ti amo, Seamus». Per un attimo tutto svanì, i rumori esterni, le voci dei loro amici, le imprecazioni di Malfoy, il suono della musica… tutto svanì in quell’istante. C’erano solo loro due, c’era solo Dean davanti a lui e la sua dichiarazione. Lo aveva detto davvero? Una lacrima di gioia scappò dal suo controllo, mentre prendeva il viso del ragazzo che amava tra le mani e lo baciava con amore.
«Ti amo anch’io» sussurrò sulle sue labbra in risposta, sorridendo felice. Dean si abbassò di nuovo su di lui e lo baciò con una dolcezza tutta nuova, una dolcezza dettata dall’amore.
E fu in quel frangente che Seamus si rese conto che quello sarebbe stato solo l’inizio di una lunga vita felice al fianco dell’uomo che amava. E lo stesso fu per Dean che, mentre baciava Seamus, si rese conto di aver trovato la chiave per la felicità.
 



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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people!
Buona domenica notte/lunedì mattina a tutti!
Eccoci qui con la seconda e ultima parte dello spin-off. Confesso che TOF è stata una delle storie a cui mi sono affezionata. Ed è stato un piacere immergermi di nuovo nei meandri di quella storia per tirare fuori queste due OS. Come potete vedere qui compaiono un po’ anche i Drarry e vabeh ma i protagonisti sono Seamus e Dean LOL
Un Seamus che si strugge d’amore e un Dean che ci mette un po’ a capire ciò che vuole davvero, eh vabeh quando uno è scemo è scemo. Dopotutto Draco lo dice che i Grifondoro sono tutti idioti! (compreso Harry, ma Harry è il suo Grifondoro preferito, non fa testo) Questi due ci hanno messo solo sette anni di Hogwarts e due di convivenza, ma meglio tardi che mai! :D
By the way, un po’ d’aiuto da un esasperato Blaise, era ciò che ci voleva a questi due e li ha spinti nella giusta direzione. Tutto è bene quel che finisce bene.
Spero che la shot vi sia piaciuta e che sia stata all’altezza delle aspettative. Mi dispiace aver fatto tardi, ma ad un certo punto, mentre rileggevo ho storto il naso e quindi ne ho riscritta una parte, ugh.
Ringrazio le immancabili lilyy ed Eevaa che hanno recensito la prima shot e coloro che hanno visualizzato/aggiunto alle varie categorie la raccolta. Thank you so much!
Btw, vi do appuntamento a giovedì con il secondo capitolo di “The one that got away”.
Anyway, vi dico una cosa simpatica che in questo clima un po' teso, fa sempre bene: si vocifera che la prossima settimana faranno recuperare gli esami annullati a febbraio, online o via Skype, AAHHAHAHAH immaginate i professori che dalla webcam vedono la mia stanza incasinata, ugh, mi toccherà sistemare in vista di questa cosa. UUUUGH. Vabeh, io vi lascio e ci vediamo giovedì.
Con questa raccolta è tutto.
See you soon!
 
Fatto il misfatto!

 

 
   
 
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