Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: MoeniaDea    09/03/2020    1 recensioni
Una motociclista viaggia sulla nostalgica e polverosa Route 66, e decide di fermarsi una notte in un motel. Prendetela come una scena di un film, senza un trama particolare da seguire.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole tramontava sulla Route 66. Ai lati della striscia d’asfalto si spandeva il deserto e là, lontano, si innalzavano le montagne. Attorno a loro le ultime luci del tramonto facevano spazio al blu della notte.
Nel giro di poco tempo, il cielo divenne un lenzuolo scuro punteggiato dalle stelle. Altre due ore al massimo, e anche la galassia sarebbe stata visibile in tutta la sua luminosità.
Il silenzio era rotto soltanto dal rombo del motore della Indian con cui la motociclista stava percorrendo lo sterrato già da diversi chilometri. Dopo molte miglia, davanti a lei, nel buio squarciato solo dal faro della moto, apparve una luce: era l’insegna a neon di un motel. La ragazza parcheggiò nello spiazzo davanti all’edificio.
Era una modesta costruzione di tre soli piani con le pareti scolorite dal sole, che sotto alla luce dei pochi lampioni avevano lo stesso colore dell’astro in un pomeriggio di piena estate.
La motociclista smontò di sella e scostò la manica sinistra per vedere l’orologio. Il quadrante, sul lato interno del polso, indicava le due di notte. Entrò nella hall: era una stanza semplice nella quale il tempo sembrava essersi fermato a quarant’anni prima. Ad una parete era appeso il calendario di un’autorimessa del 1984, con una ragazza che ammiccava nella pioggia sotto alla scritta “November”. Ai lati della sala erano poste alcune poltrone polverose e rattoppate: una di esse era occupata da un uomo sui cinquant’anni, dalla cui lunga ed ispida grigia barba pendeva un sigaro consumato a metà. Il proprietario del motel dormicchiava dietro al bancone in fondo alla sala. Era un vecchio signore sulla settantina, coi capelli brizzolati e la pelle abbronzata. Le rughe sul suo volto segnato dal sole scavavano solchi profondi che facevano alternare nettamente linee di luce e ombra. La sala era scarsamente illuminata da una lampadina che pendeva dal soffitto senza paralume attorno alla quale ronzavano nuvole di insetti notturni.
La presenza della viaggiatrice svegliò il proprietario. Lei si tolse il casco bianco e si passò una mano tra i capelli biondi che le arrivavano alle spalle, in cerca di un sollievo dalla calura. Trovò solo afa. L’aria era pesante, ed il piccolo ventilatore di metallo posato sul bancone, col suo cigolio, non bastava a smuovere l’aria di tutto il locale. Di fianco ad esso, una radio a transistor incominciò a diffondere nell’aria le note di Mr Tambourine Man, e la voce di Bob Dylan uscì gracchiando dalla vecchia cassa.
- Una stanza, per favore. Viaggio sola.
Il vecchio sbadigliò, si grattò il petto sfregando le dita tozze sulla canottiera sdrucita e macchiata. Da un cassetto tirò fuori un mazzo di chiavi e ne porse una alla motociclista.
– Numero centodieci. Venti dollari. Paga ora.
La viaggiatrice prese il portafoglio dalla sua borsa, ne estrasse i soldi e scambiò il biglietto verde con la piccola chiave. Si congedò con un lieve cenno del capo, e con la sua sacca in spalla salì le vecchie scale scricchiolanti che, dalla sinistra della stanza conducevano fino al piano superiore.
Dopo aver trovato la stanza, aprì la vecchia porta ed entrò. Era piccola, adatta ad una persona soltanto. L’arredamento rifletteva l’uso provvisorio, per una o poche notti: la moquette scolorita dagli anni, il letto con sopra una coperta marrone, un piccolo bagno spartano, ed un comodino con una abat-jour polverosa.
La motociclista si tolse la giacca della sua tuta nera facendo tintinnare le medagliette che portava al collo. Si levò gli stivali e, prima di buttarsi sul materasso, estrasse dalla borsa la sua radiolina a pile. Dopo averla accesa, cercò di sintonizzarsi sulla sua stazione radio preferita: la voce di Axl Rose si diffuse nella stanza sulla melodia di Since I Don’t Have You. Su quelle note, la motociclista si addormentò guardando le stelle fuori dalla finestra senza tende, immersa nei pensieri.

Nota dell'autor
hola, robetta breve che superava il limite delle flashfic per 130 parole. peccato. questa scena mi è stata suggerita dalla cara Frizzina, che è proprio arrivata due mesi fa con sta idea, l'ha presa e lanciandomela ha detto "tieni, scrivi". è stato anche un esperimento carino per descrivere qualcosa che non è nel mio immaginario, nonostante mi piaccia la notte sentire "Virgin Motel" con la voce sexy di Johnny J. Douglas. ordunque, chiedo venia per eventuali errori. ho nascosto 2 canzoni nel testo, chissà se le indovinate.
- MoeniaDea
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: MoeniaDea