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Autore: Fiore di Giada    15/03/2020    1 recensioni
Calmo, si girò e spostò lo sguardo sulla superficie del mare.
Un lieve vento si sollevò, increspando la superficie dell’acqua, e mosse le candele.
Il giovane inspirò, poi espirò, godendo dell’aspro effluvio del mare. Gli sembrava di essere libero da uno stato di apatia…
I suoi sensi, prima ottenebrati dalla pena, si erano acuiti, pronti a cogliere qualsiasi stimolo esterno.
Fissò lo sguardo sui ceri, che, sfiorati dal vento, si allontanavano verso occidente, simili ad una flotta, palpitante di luce dorata.
– Arrivederci, amici miei. – mormorò il giovane.
Osservò per alcuni istanti il mare, poi girò le spalle e si allontanò a passo rapido dal porto.
[Soul Calibur II/ Maxi's ending]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Astaroth, Maxi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il drappo sospeso del cielo, libero da nubi, era intessuto di stelle, che inargentavano la superficie del mare, increspata da un lieve vento.
Decine di candele, collocate su foglie di loto, simili a piccole imbarcazioni, galleggiavano sull’acqua e il loro chiarore dorato si mescolava alla luce argentea delle stelle.
Di tanto in tanto, nel silenzio cristallino della spiaggia, echeggiava lo stridulo lamento delle fregate, che, fuggevoli, si gettavano nell’acqua, per poi riemergere, i becchi contenenti pesci.
Maxi, seduto sulla sabbia, contemplava le candele, gli occhi blu lucidi di lacrime e le labbra serrate in una stretta spasmodica. Un anno era trascorso dal combattimento contro Astaroth.
Il carnefice dei suoi compagni era stato distrutto e le loro anime erano libere di andare oltre.
Eppure, tale consapevolezza non attenuava il suo dolore.
L’assenza dei suoi compagni dilaniava il suo cuore, come una lama affilata.
Gli sembrava di essere fermo a quell’orrenda giornata.
– Mi mancate. – confessò, il tono amaro. Quei ragazzi condividevano con lui la passione per i viaggi avventurosi e i divertimenti.
Sulla loro splendida nave, avevano attraversato gli oceani e visitato le terre più lontane…
Quei viaggi gli avevano permesso di comprendere culture ben diverse dalla sua.
Si alzò e, calmo, incrociò le braccia sul petto. Quelle memorie, pur dolci, recavano in sé l’amarezza del rimpianto e del rimorso.
In quanto capitano, era suo dovere vigilare sulla sicurezza dei suoi uomini.
Invece, li aveva abbandonati ad un destino crudele.
Strinse le dita sugli avambracci. Se fosse rimasto con loro, avrebbe potuto mutare il loro crudele destino.
– Non vi ho meritato. – mormorò, il tono amaro. Kyam, il suo fratello adottivo, pur dilaniato da orride ferite, era riuscito a sopravvivere…
Certo, la sua sorte era segnata, ma, in quel momento, la vita scorreva ancora nel suo corpo martoriato.
Disperato, lo aveva stretto tra le braccia. Voleva credere ad una sua salvezza, ma non ci riusciva.
La sua mente, implacabile, decisa, gli rimembrava l’atroce realtà di una futura morte.
Gli occhi di Kyam, in quei momenti, avevano cercato il suo sguardo e le sue labbra, livide di morte, si erano sollevate in un tenue sorriso.
– Sei salvo… – aveva mormorato, il tono percorso dal sollievo.
Il suo cuore, in quel momento, si era infranto. Kyam avrebbe dovuto odiarlo…
Eppure, sembrava gioire della sua presenza…
Le lacrime fluirono sulle sue guance e i singhiozzi strinsero il suo petto. Avrebbe preferito uno sguardo colmo di odio…
Ad un tratto, un lieve tocco scosse Maxi dai suoi pensieri.
Colto di sorpresa, il giovane pirata sussultò e si girò.
I suoi occhi, sgomenti, si posarono sull’imponente figura di un uomo, vestito d’una divisa marinara blu e, al suo fianco, pendeva una spada dalla lama ricurva.
Una bandana rossa copriva la parte superiore della sua testa e lunghi e riccioluti capelli neri cadevano sulle ampie spalle.
Sul suo viso, dai lineamenti duri, spiccavano gli occhi, dal taglio allungato, simili a lame d’ossidiana,e le sue labbra sottili, sormontate da lunghi baffetti neri, erano sollevate in un sorriso gentile.
I suoi polsi e le sue caviglie erano legate da catene di acciaio, a cui erano legate delle sfere di acciaio, poco più grosse di una anguria.
– Kyam… Tu? – balbettò il giovane. Non riusciva a credere ai suoi occhi…
Il suo fraterno amico era davanti a lui…
Con un cenno del capo, l’altro annuì e le sue mani, leggere, si posarono sulle guance del pirata nipponico in una gentile carezza.
Lunghi brividi scossero il corpo di Maxi. In quei momenti, gli pareva di sentire il tocco franco del suo amico sulla sua pelle…
E tale presenza acuiva il suo rimpianto.
– Sì, capitano. Sono qui per chiederti un grosso favore. – cominciò l’uomo. Il tempo non aveva lenito il dolore del suo capitano e fratello giurato.
Il peso della loro morte gravava sul suo cuore e aveva indebolito, fin quasi a spegnerla, la viva fiamma ardente della sua anima.
Lo scintillio dei suoi occhi d’oltremare, un tempo così vivo, era offuscato dalla tristezza.
E tale malinconia lo amareggiava.
– Sì… Qualsiasi cosa, amico mio. – mormorò Maxi, d’impulso.
Kyam, sentendo quelle parole emise un debole sospiro, ma le sue mani non si spostarono dal viso dell’amico.
– Capitano, la mia morte e quella degli altri ragazzi non è stata colpa tua. Siamo anche contenti della morte di Astaroth. Ma ancora la pace non ci è concessa e restiamo bloccati in questo mondo. – cominciò.
– Co… Cosa intendi? – chiese Maxi, gli occhi fissi nelle iridi dell’amico.
– Le tue lacrime appesantiscono le nostre anime e non ci permettono di passare oltre. Ci incatenano a questa terra. – concluse.
Turbato da quelle parole, Maxi abbassò la testa e i suoi occhi si posarono sulle catene, che imprigionavano i polsi e le caviglie dell’amico.
E così li ho fatti soffrire…, pensò, amareggiato. Aveva cercato di andare oltre la sua sofferenza, ma non ci era riuscito.
Come una spessa muraglia, il senso di colpa si frapponeva tra lui e la serenità e tormentava il suo cuore.
Tale sentimento, però, aveva gravato le anime dei suoi uomini d’una ulteriore pena, che non meritavano.
Ma non riusciva a non provare rimorso per l’ingiusto sterminio del suo equipaggio.
– Capitano, te lo ripeto ancora: tu non hai nessuna colpa. E’ stata una lugubre coincidenza del Fato. – decretò l’altro. Voleva liberare Maxi dal peso immeritato del rimorso.
Desiderava la felicità del suo fratello giurato.
Loro erano morti, ma Maxi aveva la possibilità di godere delle gioie dell’esistenza.
Le iridi di Maxi si specchiarono nello sguardo dell’amico. Nessuna ombra oscurava gli occhi neri di Kyam…
Non lo incolpava per la morte sua e dei suoi compagni!
Ad un tratto, un senso di leggerezza si impadronì della sua anima e un empito di commozione invase il suo animo. Quelle parole, prive di odio, liberavano la sua anima da un crudele senso di colpa…
Loro lo incoraggiavano a vivere nuove avventure e a godere dell’allegria della vita.
Il loro affetto per lui, malgrado la morte, era rimasto immutato.
– Grazie… Cercherò di vivere anche per voi. – promise, le labbra sollevate in un sorriso sincero. L’incoraggiamento del suo amico più caro gli donava la possibilità di una nuova vita.
Le catene, con uno scatto metallico, si aprirono e, con un tonfo, caddero sul terreno.
La figura di Kyam, lenta, cominciò a dissolversi e il suo braccio destro si sollevò in un gesto di saluto.
– Addio, capitano… Quando ci raggiungerai, voglio che tu ci racconti le tue avventure. Vivi anche per questo. – dichiarò, la voce allegra.
– Grazie ancora per tutto, Kyam! Cercherò di essere felice anche per voi! – promise Maxi
Il sorriso di Kyam si accentuò e, poco dopo, la sua immagine scomparve, come un miraggio in un rovente deserto.

Maxi, per alcuni istanti, rimase immobile e fissò davanti a sé.
Finalmente, la serenità spirava nel suo cuore.
Calmo, si girò e spostò lo sguardo sulla superficie del mare.
Un lieve vento si sollevò, increspando la superficie dell’acqua, e mosse le candele.
Il giovane inspirò, poi espirò, godendo dell’aspro effluvio del mare. Gli sembrava di essere libero da uno stato di apatia…
I suoi sensi, prima ottenebrati dalla pena, si erano acuiti, pronti a cogliere qualsiasi stimolo esterno.
Fissò lo sguardo sui ceri, che, sfiorati dal vento, si allontanavano verso occidente, simili ad una flotta, palpitante di luce dorata.
– Arrivederci, amici miei. – mormorò il giovane.
Osservò per alcuni istanti il mare, poi girò le spalle e si allontanò a passo rapido dal porto.



   
 
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