Crossover
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Autore: Saeko_san    15/03/2020    1 recensioni
[Crossover multiverso]
Due amici d'infanzia, provenienti da una terra lontana, si ritrovano nella necessità di cominciare un lungo viaggio per salvare il padre di lui e il villaggio in cui vivono. Il loro viaggio li catapulterà ogni volta in diverse dimensioni, in cui conosceranno Harry Potter e Nihal della Terra del Vento, viaggeranno su Xorax la Sesta Luna, combatteranno a fianco di Eragon e Lily Quench, voleranno assieme a Peter Pan, solo per scoprire nuovi mondi mai nemmeno immaginati.
Lo scopo? Trovare la cura alla Grande Malattia, che Pedro e Taishiro dovranno sconfiggere prima che possa distruggere tutto ciò che hanno conosciuto sino al momento della loro partenza. Avete dunque mai immaginato di viaggiare saltando da una pagina all'altra dei vostri romanzi preferiti? Di volare oltre i confini del mondo e di sconfiggere finalmente le vostre paure di bambini?
Forse siete nel posto (o racconto) giusto: Pedro e Taishiro saranno i compagni di viaggio perfetti per voi e le vostre avventure.
| written between 2005 and 2008 |
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Libri
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 45:
Addio malattia, benvenuta felicità
     
Il giorno dopo la festa, mentre il frutto della salvezza veniva fatto circolare per tutta la Terra di Tsagumi, in modo da poter portare la cura dalla Grande Malattia ovunque, Pedro si svegliò nel suo letto, a casa sua. Aprendo gli occhi, fissò il soffitto di legno della sua stanza, mentre una tenue luce biancastra veniva dalla finestra; il sole si era appena alzato e la sua luce rendeva tutto nella stanza leggermente etereo. I fumi dell’alcol del giorno prima avevano avuto uno strano effetto su di lui, per cui la stanza sembrò ruotare attorno al suo letto; gli ci volle un minuto di più per ristabilire l’equilibrio.
Per un attimo pensò che tutto quello che era successo in quell’ultimo anno e mezzo fosse stato un sogno.
Se così fosse stato, aveva ancora diciassette anni ed entro una settimana sarebbe arrivata la festa del Giorno della Civetta. Uscì fuori dalla sua stanza e ricordò che in realtà quel giorno era il giorno del suo compleanno, il giorno dopo il loro ritorno a Tabauni: vide ancora la tavolata della festa della sera prima fuori dalla finestra, proprio davanti a casa sua – che si trovava accanto a quella di Taishiro, motivo per cui si era deciso di rendere il vicolo ove si affacciavano le loro abitazioni come centro dei festeggiamenti.
Quel giorno compiva diciannove anni.
Aveva trovato il padre Gerard seduto sulla poltrona di legno del loro portico, la mattina di quel giorno così irreale eppure così vero.
 
 -Auguri, figlio mio- aveva detto Gerard, sorridendo attraverso i fumi della sua pipa.
 -Grazie, padre-.
 -No. Sono io a doverti ringraziare. È tutto il villaggio a doverti rendere onore. E così tutta la Terra di Tsagumi. Grazie, a te e a Taishiro. E oggi compi diciannove anni. Giuro che quando ero malato, in quei pochi momenti di lucidità che il morbo mi concedeva, pensavo che sarei morto prima di veder arrivare questo giorno. Oggi festeggeremo non solo i tuoi diciannove anni, ma anche i tuoi diciotto e il tuo passaggio all’età adulta-.
 
Pedro aveva abbracciato forte il padre. Finalmente si sentiva a casa.
 
Quella giornata fu una delle più felici che visse fino a quel momento, inconsapevole che ne avrebbe vissute altrettante altre. Avevano festeggiato tutto il giorno e, dopo il tramonto, lui e Taishiro avevano fatto una passeggiata per il bosco che affiancava il villaggio-capitale a sud. C’era la luna piena quella sera.
Quel mattino in cui si era svegliato credendo che tutto fosse stato un sogno, sembrava passato in un attimo.
I due ragazzi non avrebbero potuto tenere nascosto a lungo alle loro famiglie ciò che era successo tra loro durante il viaggio. Certo, avevano raccontato mille e altre volte la storia del loro viaggio, ma non avevano detto niente di loro; almeno sino a quando Taishiro compì vent’anni.
Pedro quella mattina pensò di dirlo al padre. E nello stesso momento, Taishiro si svegliò e ritenne opportuno anche lei di informare la famiglia sulla sua situazione sentimentale; fino ad allora nessuno (tranne forse Ryuso) si era accorto del profondo cambiamento avvenuto nella relazione dei due, poiché erano sempre stati assieme sin da bambini e, agli occhi di tutti, il loro comportamento non era poi tanto cambiato da quando erano partiti.
Un anno dopo il loro ritorno a Tabauni, si sposarono. Fu una cerimonia deliziosa, la loro, e tutti si divertirono come non mai, mangiarono abbondantemente, come se fosse stato il Giorno della Civetta e celebrarono la nuova unione con grandi speranze. Alla sera decisero di spostarsi da sguardi indiscreti e tornarono nel bosco. Lì parlarono a lungo del loro futuro insieme.
Decisero che un viaggio di nozze era d’obbligo, e, siccome uno solo non ne era bastato, furono d’accordo che le loro nozze sarebbero state festeggiate viaggiando attraverso i mondi magici già visitati per incontrare nuovamente tutti i loro amici e salutare tutte le persone che avevano aiutato.
Il mattino seguente lo comunicarono a Ryuso, che, insieme a Kim, rifece l’incantesimo dell’Ilv e li spedì direttamente nella Terra del Mezzo, sul cuscino di andata verso Ashby, il primo universo che avevano visitato. Così viaggiarono di nuovo e vissero altre fantastiche avventure, rivedendo lietamente tutti i loro amici e incontrandone di nuovi. Ma non solo. Scovarono altri luoghi magici e misteriosi, tutti da scoprire e da aiutare. E tutti oltre il mare della terra di Cilortuv.
Ma questa... Beh, cos’è questa?
Questa è un’altra storia.                                   
  
 
 
 
 
 
Fine




 

























Postfazione e ringraziamenti di Saeko_san
 
Quando per la prima volta ho avuto l’idea di creare una storia che potesse unire assieme tutti i romanzi fantasy dei quali ero appassionata, avevo dieci anni; scrissi la prima bozza di ciò che avete letto sin’ora su una vecchia macchina da scrivere che avevo per caso trovato nell’ufficio dei miei genitori e che stranamente era ancora funzionante.

La bozza prevedeva due ragazzi, un maschio e una femmina, amici per la pelle (già al momento dell’ideazione, i due ragazzi portavano il nome di Pedro e Taishiro, anche se il cognome del ragazzo era Spunk e non Lahir), che all’improvviso decidevano di viaggiare attraverso tutti i mondi magici sino a trovare il mondo “finale”, quello che potesse raccogliere le caratteristiche di tutti gli universi di cui ero innamorata da bambina; il nome di questo luogo fantastico lo creai quella sera, sul momento, mettendo insieme tutte le lettere non presenti come iniziali delle varie realtà che avevo considerato, per cui venne fuori la parola “Cilortuv”. Il titolo della bozza – e quindi del successivo manoscritto – in quel momento era solamente Il viaggio fantastico.

Questa bozza rimase senza sviluppo per quasi un anno, quando decisi di aggiungere un elemento scatenante che potesse giustificare il viaggio improvviso dei due protagonisti: fu così che mi venne in mente di creare la “Grande Malattia”, che nella prima stesura del racconto era solo ed esclusivamente un virus potentissimo che richiedeva una cura particolare non presente nel villaggio di partenza (all’epoca si parlava di un solo villaggio, non di un’intera “nazione”).

Scrissi la storia per quasi due anni, poi, dopo aver compiuto dodici anni, mi stufai e non buttai giù nemmeno una parola per quasi un intero anno; all’epoca molte delle saghe da me cominciate (tra cui Harry Potter) non si erano ancora concluse, per cui molti particolari li inventai di sana pianta – d’altronde, cos’altro può fare una ragazzina delle medie con una scarsa capacità stilistica, se non inventare? -, fino a quando esaurii l’ispirazione e il documento rimase incompleto sul mio portatile (di quelli vecchi, grossi, che facevano un sacco di rumore solo ad accenderli). Solo dopo aver compiuto tredici anni, l’ispirazione mi tornò in un pomeriggio verso la fine dell’estate, mentre ero rifugiata nella casa in montagna della mia famiglia e il sole stava tramontando: da quel momento, sino ai due mesi successivi, non feci altro che scrivere, trasformando la Grande Malattia in un mago potentissimo e creando la bozza finale del mondo della Terra di Tsagumi. Conclusi il racconto che avevo cominciato l’ultimo anno delle medie da un paio di mesi e mi apprestavo a cominciare la preparare l’esame di terza media.

Per qualche tempo, la storia così com’era rimase sepolta in una cartella del mio vecchio pc, per poi essere trasferita su diverse chiavette usb ogni volta che il computer (vecchio come non mai) aveva dei gravi malfunzionamenti. Quando ormai il mio primo pc mi abbandonò e trasferii tutti i miei file su uno nuovo di zecca, erano passati due anni dalla conclusione del racconto e avevo ormai cominciato il ginnasio; rileggendolo, mi resi conto che avrei cambiato molte cose, a partire dal titolo, che cambiai drasticamente in Historiae – visti i miei studi classici-, inserii un’introduzione (che tuttavia non ho intenzione di replicare) e corressi molti errori, di battitura e stilistici, fatti durante il mio primo periodo in cui il mio modo di scrivere era decisamente acerbo e infantile; ho ricorretto negli anni almeno altre tre volte il racconto, aggiungendo descrizioni di paesaggi, togliendone altre, inserendo descrizioni di emozioni (che inizialmente davo spesso per scontate), modificando alcune parti per meglio adattarle alle storie dei romanzi, che nel frattempo avevano concluso le loro saghe; non sono tuttavia riuscita mai ad eliminare del tutto quella patina infantile che la storia aveva, proprio perché scritta da un’undicenne che non sapeva dove fossero di casa le focalizzazioni e le descrizioni visive dei personaggi.

Nel frattempo ho scoperto altre realtà, che la porta di internet mi ha reso accessibili in qualsiasi momento: anime, manga, film, videogiochi in misura minore, erano finalmente alla mia portata, tutti i giorni. Da adolescente ho scoperto diversi siti e forum in cui venivano pubblicate storie originali e fan fiction (opere basate su opere già esistenti), fino a quando non mi sono imbattuta su Efp a diciassette anni e da allora non me ne sono più separata; ho scritto tantissimo da poco prima della maturità sino al primo anno di università, per la maggior parte fan fiction ispirate a manga, mentre i miei racconti originali rimanevano dimenticati in cartelle nascoste, o quasi: ero infatti molto restia a pubblicare ciò che avevo scritto quando altro non ero che una bambina ed ero gelosa di ciò che avevo creato.

Poi è arrivato un altro blocco dello scrittore, dovuto inizialmente alla scrittura di due tesi di laurea, attraversato da due importanti e dolorosissime perdite avvenute nella mia famiglia a pochi anni di distanza le une dalle altre: mio nonno e mia madre.

Sono finalmente arrivata al momento in cui ho deciso di rivivere ciò che ero e che mi aveva portato a sviluppare il mio amore per la scrittura; ho ripreso in mano questo piccolo romanzo, ho fuso i due titoli, dando vita a Historiae – Il viaggio fantastico e revisionato, corretto e modificato per l’ultima volta questo pezzo del mio passato, decidendo di darlo in pasto al mondo del web, anche per porre fine ad un’avventura che va avanti da quasi quattordici anni.

Questo testo è sia un “viaggio fantastico” che una raccolta di “storie” per cui, per la prima volta dopo anni, sono soddisfatta anche del titolo; mi rendo conto che l’opera non è ancora perfetta e probabilmente non lo sarà mai, ma per la prima volta mi sento soddisfatta delle conclusioni che ne ho tratto.

Ringrazio chiunque mi abbia letto sin qui, ringrazio i miei genitori, il mio compagno e soprattutto i miei nonni, a cui è dedicato il racconto: quando lo scrissi erano entrambi in vita, ora c’è solo mia nonna - lei ha letto questa storia e le sue svariate evoluzioni assieme al marito per anni; eppure, anche se mio nonno ha ormai passato il velo – come Sirius Black nel Ministero della Magia –, sento che mi osserva assieme a mia madre e che entrambi sono fieri di quanto sto facendo con me stessa.

Non potevo trovare conclusione più adatta di questa; spero che tutto ciò abbia un senso e che in qualche modo abbia fatto perdere il lettore nei meandri della mia fantasia, spesso contorta ma fonte di ispirazione per molti ambiti della mia vita.

Grazie per aver creduto.

 
 



 
 



 
  
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