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Autore: dreamlikeview    17/03/2020    2 recensioni
Dodici anni dopo la fine della guerra, Draco Malfoy-Potter si considera una persona felice. Nonostante qualche scaramuccia con suo marito, il loro matrimonio è solido e stabile, il suo lavoro lo soddisfa e si sente fortunato, fino quando un Auror bussa alla sua porta. In quel momento, la sua vita perfetta è messa in discussione da una notizia, la notizia peggiore che possa ricevere: Harry risulta disperso, dopo un attentato alla sua squadra ed è probabilmente morto. E il cuore di Draco muore insieme a lui.
[dal capitolo 1:
Quelle terribili parole, che non avrebbe mai voluto sentire, erano appena state pronunciate dall'Auror. E il mondo di Draco Malfoy in Potter era crollato come un castello di carte dopo una folata di vento. Aveva perso Harry.]
[Drarry, short-fic, angst con happy ending]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, la storia è scritta senza alcuno scopo di lucro e non è finalizzata a offendere nessuno.
 
WARNING! ALERT! DANGER! La storia tratta per la maggior parte di lutto e come viene affrontato dal protagonista, anche attraverso dei flashback. Viene fatto un uso (abuso) sbagliato dell’alcool che io non condivido. Non fatelo a casa!
Avviso: L’OOC è leggero, credo di non aver stravolto troppo i personaggi stavolta. Ma prudenza non è mai troppa.
Nota: I flashback non sono in ordine cronologico.
 
Enjoy the show!

 

_______________________
 

The One That Got Away

3. Because you loved me.

 

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'cause you believed
I'm everything I am, because you loved me.

[Because you loved me – Celine Dion]

 
 
«Sei pronto, Draco?» chiese Hermione, guardandolo. Il biondo finì di abbottonarsi la camicia che gli andava eccessivamente larga e indossò la giacca. Anche quella gli stava larga, ma non poteva farci niente, in poco più di due mesi era dimagrito così tanto che i suoi stessi vestiti gli stavano troppo grandi e di certo non era dell’umore giusto per fare shopping. Per quello che doveva fare, andava bene anche quel completo sformato.
«No, ma dobbiamo farlo, giusto?» chiese lui, lei annuì «Andiamo allora, prima arriviamo, prima finirà questo strazio».
«Hai bisogno di qualcosa? Non sembri stare bene» osservò lei «Siamo tutti molto preoccupati per te».
«Mio marito è morto, dovrei fare i salti di gioia?» chiese sarcasticamente, il tono tagliente era l’unica arma che aveva contro la pietà delle persone, non voleva mostrarsi debole e miserabile. «Sto benissimo, non mi vedi?» fece, ancora con sarcasmo, indicandosi. Forse lei non meritava quell'atteggiamento ostile, era devastata dalla morte del suo migliore amico eppure... era lì per aiutarlo e per sostenerlo.
«Ma Blaise ha detto che ti ha trovato diverse volte ubriaco e…» iniziò l’ex Grifondoro, ma Draco non voleva star lì a sentirla blaterare. Se non fosse stato per Blaise, avrebbe bevuto anche quella mattina, ma sfortunatamente il suo amico, una settimana prima, lo aveva trovato ubriaco per la strada, mentre vomitava l’anima in un bidone della spazzatura. Non avrebbe mai voluto che qualcuno assistesse ad uno spettacolo tanto patetico, a sua discolpa, quella era stata una delle giornate peggiori di quel periodo.
La mattina del 20 maggio, Draco aveva ricevuto una missiva dal ministero, che conteneva la notizia peggiore che avrebbe mai potuto ricevere: il corpo di Harry era stato ritrovato nel Tamigi; non era stato possibile stabilire subito se fosse lui o meno tant’era sfigurato, ma Ron non aveva avuto alcun dubbio, quello era Harry.
Non accettando la realtà, aveva strappato la lettera e si era recato ugualmente al lavoro, ma il suo capo lo aveva mandato a casa, perché gli era parso stanco e la sua voce piena di pietà lo aveva fatto infuriare e la rabbia si era aggiunta alla disperazione. Stavano mentendo, Draco lo sapeva, Harry non era morto, lui lo sapeva, lo sentiva, non poteva essere morto. Doveva esserci stato un errore, uno sbaglio, doveva essere così, il suo Harry non era davvero morto. Non avrebbe mai accettato quelle parole. Così, convinto delle sue sensazioni si era presentato a casa Granger-Weasley e aveva provato a parlarne con Ron, spiegandogli in modo civile le sue motivazioni. Era stata l’unica volta in cui si era mostrato triste e debole ai suoi occhi, ma il rosso l’aveva quasi sbattuto fuori di casa, urlandogli contro di accettare la realtà: Harry era morto e non sarebbe mai più tornato.
Hermione lo aveva guardato dispiaciuta e «Anche lui sta soffrendo molto, Draco, Harry era come un fratello per lui» gli aveva detto la donna «Per lui è un po’ come rivivere la morte di Fred, perdonalo se reagisce così». Draco avrebbe voluto dirle qualcosa di spiacevole, ma niente era uscito dalla sua bocca, perché sapeva che lei aveva ragione, ma lui aveva provato ugualmente l’impulso di usare una maledizione senza perdono sul rosso, solo per fargli capire un minimo del dolore che stava provando in quel momento, oh sì, una cruciatus avrebbe fatto meno male di tutto quello, ne era certo.
Aveva provato più volte quella maledizione su se stesso, grazie alla sua adorabile zia defunta, la quale aveva tentato di insegnargli come funzionasse. Non gli era mai riuscita granché bene, era stato uno dei tanti motivi per cui suo padre lo aveva classificato come fallimento. Harry aveva una teoria tutta sua, sul motivo per cui quella maledizione non facesse per lui.
 

 «Non ci sei mai riuscito, perché tu, in fondo, sei puro» gli disse Harry, sorridendo, mentre erano seduti in riva al Lago Nero, il loro ultimo giorno di scuola a Hogwarts.
«Non dire idiozie, Potter» ribatté lui, quasi piccato «Ti basta guardare il mio braccio per capire che non sono puro».
«Oh, io non credo» rimbeccò il Grifondoro, prendendogli la mano sinistra, iniziando pian piano ad alzargli la manica della camicia. Draco la portava ostinatamente abbassata anche in piena primavera, perché cercava di nascondere agli occhi di tutti ciò che c’era impresso sopra «Una volta ho parlato con Olivander del nucleo delle bacchette, vuoi sapere cosa mi ha detto?» chiese, mentre continuava la sua opera. Draco tremò appena, ma cercò di non dar peso a quello che stava provando, Harry sollevò lo sguardo e lo guardò così intensamente che il suo cuore fece male per un momento. Avrebbe pagato oro per farsi guardare sempre in quel modo.
«Dimmelo, dai, cosa ti ha detto di così illuminante il vecchio venditore di bacchette?» chiese sprezzante, cercando di nascondere il tremore della sua voce incerta.
Harry gongolò prima di rispondere, gli diede un bacio leggero sulle labbra, gli accarezzò il braccio incriminato e «La tua bacchetta ha il cuore di crine di unicorno, vuol dire che è una delle bacchette che più difficilmente si converte alla magia oscura, inoltre l’unicorno è il simbolo di purezza per eccellenza, in molti miti e in molti culti pagani un unicorno si mostra solo ai puri di cuore, quindi… se la tua bacchetta ti ha scelto, vuol dire che sei un puro di cuore».
«Te lo sei appena inventato, vero?»
«No, tesoro, è tutto vero».
«Non chiamarmi così» si lamentò, alzando gli occhi al cielo «Tu sei…» Harry non gli fece finire la frase che lo baciò per zittirlo, poi riprese ad accarezzarlo. Gli accarezzò di nuovo il marchio, vi lasciò su qualche piccolo bacio e infine percorse con le labbra tutto il suo braccio, fino a raggiungere il collo. Sulla sua clavicola c’era una delle tante cicatrici del Sectumsempra che Harry gli aveva lanciato al sesto anno.
«Tu sei puro e non accetto obiezioni» soffiò contro la sua pelle, facendolo tremare di nuovo. Draco, come sempre, cedette e gli prese il viso tra le mani, baciandolo per ringraziarlo delle sue dolcissime parole. Perché lui sapeva di non essere puro, ma gli piaceva il modo che aveva Harry di convincerlo di essere come lo vedeva lui. Avrebbe voluto essere quella persona.

 
Atterrito e sconfortato, sentendosi inutile come mai in vita sua, quella sera aveva ceduto totalmente allo sconforto, si era gettato in un bar e aveva bevuto come una spugna, cambiando anche locale di volta in volta, fino a che non era crollato sotto al peso del dolore e dei ricordi e aveva iniziato a vomitare. Per pura fortuna, Blaise lo aveva trovato e lo aveva riportato a casa. Non aveva chiari ricordi di quella notte, ricordava solo che un attimo prima era in un sudicio vicolo a vomitare l’anima in un bidone dell’immondizia, l’attimo dopo era a casa sua, il suo migliore amico gli stava pulendo il viso e lo stava mettendo a letto. Poi aveva perso i sensi, senza neanche accorgersene. La mattina dopo, si era svegliato confuso, con un enorme mal di testa e si era accorto che tutti i suoi alcolici fossero spariti, inoltre il suo migliore amico era lì e lo guardava con uno sguardo misto tra la rabbia e la pena.  
Da quella sera, Blaise, Pansy, Theo e Hermione avevano aumentato le visite, soprattutto quando, per forza di cose, si ritrovò costretto a prendere dei giorni di permesso dal lavoro. I suoi amici lo avevano convinto a smettere di bere e insistevano affinché parlasse di quello che stava vivendo con uno specialista. Come se uno psicologo avesse potuto cancellare quel senso di vuoto che sentiva.
Aveva smesso di affogare il dolore nell’alcool, come loro suggerivano, ma non era andato da uno strizzacervelli, no, grazie. Sapeva già cosa gli avrebbe detto, a cosa serviva parlare di quello che stava passando? Cosa gli avrebbe detto di diverso dal “devi affrontare il dolore” o dal “devi superare la sua morte e andare avanti”? Niente. Lo sapeva anche lui che doveva farsene una ragione e che crogiolarsi nel dolore era inutile, ma non riusciva a smettere di stare così male. Ci aveva provato con l’alcool, ma non era servito a niente. Non riusciva a sentire nulla, a parte il vuoto e il dolore che aveva dentro. Non si era mai fatto vedere debole dai suoi amici – a parte Blaise che l’aveva trovato ubriaco – non aveva mai sfogato il suo dolore con loro, per non essere di peso e per non essere compatito, perché tutti pretendevano che soffrisse di meno o che se ne facesse una ragione?
Era per caso andato a casa loro a piangere? Li aveva tormentati di lettere piene di dolore? No. Era rimasto a casa sua, aveva sfogato il suo dolore dentro di sé, contro di sé. Perché tutti volevano insegnargli come affrontare il suo dolore?
Tutto intorno a lui aveva perso di senso, da quando gli avevano detto che Harry era morto.
Hermione gli mise una mano sulla spalla, facendolo ridestare dai suoi pensieri. «Non sei solo, okay?»
«Lo so, va bene? Smettila di guardarmi in quel modo e andiamo a questa pagliacciata» disse sprezzante, ma il suo sguardo vacuo fece preoccupare ancor di più la riccia «Sai dov’è mia zia?» chiese, dopo qualche istante.
«Arriverà direttamente al cimitero» Draco annuì con un sospiro «Non porterà Teddy, non gli ha ancora detto…» deglutì «Di Harry».
«Ha fatto bene… è solo un ragazzino, non merita di vivere tutto questo» disse «Lui crede ancora che Harry sia ancora… vivo» disse abbassando lo sguardo, deglutendo a vuoto per non permettere alle lacrime di sopraggiungere «E Pansy dov’è?»
«Sta arrivando» rispose prontamente «Non ti lasciamo solo, okay? Ci saremo tutti».
«Grazie» emise flebilmente «Possiamo aspettare lei e andare dopo?» chiese «Ho bisogno ancora di… qualche minuto».
Lei annuì, gli strinse una spalla per supportarlo, era davvero una forza della natura e non si meritava quell'atteggiamento scontroso da parte sua, ma Draco non conosceva altro modo per difendersi dalla pietà. Si guardò intorno sconfortato, alla fine il giorno del funerale era arrivato davvero. In cuor suo, c’era sempre stata la speranza che il suo corpo non venisse trovato e che lui fosse ancora vivo. E invece la realtà era piombata su di lui con cattiveria. La speranza di rivederlo era svanita nel nulla.
Il funerale dell’eroe del mondo magico era stato programmato in pochi giorni e chi di dovere decise di celebrarlo il 27 maggio. Fanculo, aveva pensato Draco, apprendendo la notizia, non il giorno del loro anniversario. Avrebbe dovuto parlare in memoria di suo marito durante il suo funerale, proprio il giorno del loro anniversario. Vaffanculo.
Non si era mai sentito tanto male, neanche al funerale dei suoi genitori, quel giorno aveva avuto Potter al suo fianco, dopotutto. Pansy, Theodore e Blaise lo raggiunsero e lui si sentì leggermente sollevato, perché non sarebbe stato da solo, sapeva che se quel giorno fosse rimasto da solo, avrebbe potuto fare qualche stupidaggine.
Raggiunsero in silenzio il cimitero di Godric’s Hollow e si guardò intorno: c’erano foto svolazzanti di Harry ovunque, alcune erano appese ai rami degli alberi fioriti, in tutte era sorridente. Tra la folla radunata lì quella mattina vide sua zia, la quale gli si avvicinò e lo avvolse in un abbraccio carico d’affetto, la ringraziò con un rapido grazie, prima di tornare a guardarsi intorno, gli Auror in divisa già erano intorno alla bara. Presto, i suoi occhi si riempirono di lacrime a quella vista e i suoi amici gli offrirono le loro spalle su cui piangere, le loro mani per sostenerlo, ma lui scosse la testa, respingendoli. Stava precipitando in un baratro più oscuro di quanto avesse mai immaginato.
Si avvicinò a piccoli passi al manipolo di uomini radunati intorno alla bara e notò la lapide, davanti alla quale era stata già scavata la buca dove sarebbe stato seppellito Harry. Il ministro aveva proposto di costruire un monumento in suo onore, ma Draco si era opposto: Harry non avrebbe mai accettato una cosa del genere.
Fissò la lapide e sentì gli occhi riempirsi di lacrime: “Harry J. Malfoy-Potter, 31.07.1980 – 15.03.2010. Eroe, Liberatore, Amico, Marito.” Era stato Draco stesso a scegliere quelle quattro parole, perché erano quelle che riassumevano la sua essenza. Harry era un eroe per tutto il mondo magico perché aveva sconfitto un mostro, ma lo era anche per Draco, il suo eroe personale, colui che lo aveva salvato da una stanza in fiamme e che poi lo aveva salvato da se stesso; era un liberatore perché aveva liberato il mondo magico da Voldemort, ma aveva liberato anche Draco dal suo tormento interiore, dai suoi incubi; era un amico non solo perché Weasley, Granger e tutti gli altri lo consideravano tale, ma anche perché era stato il suo migliore amico nel momento più difficile della sua vita, colui al quale aveva raccontato i suoi tormenti e le sue paure, colui che aveva scacciato i suoi demoni e lo aveva fatto innamorare, così era diventato suo marito, il suo folle, stupido, adorabile, fedele, rispettoso, perfetto, meraviglioso marito. Colui che non avrebbe mai più rivisto. Non aveva parole quel giorno e non ne avrebbe avute in seguito, la sua vita era cambiata radicalmente per la terza volta: prima, era un bambino viziato cresciuto nella bambagia, finché Voldemort non era tornato e l’aveva resa un incubo, poi essa era cambiata di nuovo quando Harry Potter era comparso e lo aveva reso felice, salvandolo da se stesso e donandogli tutto il suo cuore, infine essa era cambiata di nuovo quando aveva appreso la notizia della morte di Harry. Doveva essere uno scherzo del destino, non se lo spiegava diversamente. Nella mano destra stringeva un giglio bianco, preso direttamente dal loro giardino. Ricordava quando Harry gli aveva parlato di sua madre e del fatto che portasse il nome di un fiore, di quando avevano piantato i gigli insieme nel giardino di casa loro, di quando avevano portato il primo giglio sbocciato e fiorito sulla tomba di Lily Potter. Adesso avrebbe messo un giglio sulla tomba di Harry e gli avrebbe detto addio per sempre.
 
Draco raggiunse la tomba di Harry con un groppo alla gola, appoggiò il fiore sul prato e guardò quella bara, si avvicinò ad essa, ne sfiorò la superficie e prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi. Poi li riaprì e scostò il coperchio per vedere il cadavere che fino a quel giorno si era rifiutato di guardare e deglutì, voleva vederlo un'ultima volta prima di dirgli addio, ma non appena i suoi occhi si posarono su di lui, li spalancò a dismisura scioccato: quello non era Harry. Quello non era suo marito. Non era lui! E per un attimo la speranza bruciò il suo cuore e pensò: Ti prego, Harry, ti prego, ti prego, fai una delle tue magie e torna qui, prima che quest’assurdità finisca, ti prego. Guardò verso Hermione che singhiozzava contro la spalla di Ron, alla fine anche lei aveva ceduto al dolore, ma voleva dirle che non era Harry, che c’era stato un errore, quello non era davvero lui. Perché diavolo non gli avevano chiesto di riconoscerlo prima?
Il funerale iniziò prima di quanto immaginasse e, senza pensare si avvicinò al ministro della magia, intenzionato a dire la verità a tutti. «Non è Harry» disse a denti stretti, mentre l'uomo lo guardava scioccato e gli diceva di non dire assurdità, piuttosto di parlare in memoria di Harry «E cosa vi dovrei dire, di grazia? Che Harry era un eroe? Lui è un maledettissimo eroe! Oh, ma lo sapete meglio di me, vero? San Potter è sempre stato sulla bocca di tutti, fin da quando aveva solo un anno» disse sprezzante, la folla lo guardò sbigottita, ma lui continuò. «L’unica cosa che vorrei dire è… evitate di piangere la sua morte, lui non è morto e voi non avete fatto niente per riportarlo a casa» i presenti si indignarono ancor di più davanti alle sue parole «Lui avrebbe lottato per ognuno di voi, anche per quelli che non conosceva, avrebbe smosso l’intero mondo magico, se avesse potuto, per riportare quanto meno i vostri sporchi cadaveri dai vostri cari. Voi avete abbandonato Harry e io non spenderò alcuna parola su mio marito per compiacere voi». Un fischio si levò dal pubblico, ma Draco lo ignorò. «Sudici ingrati. Vi faceva comodo che Harry fosse tra i vostri, ma nel momento in cui lui ha avuto bisogno di voi, ve ne siete lavati le mani. Lo avete abbandonato a se stesso, non avete mai preso in considerazione l’idea che lui fosse ancora vivo, lo avete dato per morto subito! Anzi! Vi siete accontentati del primo cadavere che gli assomigliava lievemente per potervi mettere l’anima in pace! Ma sì, deve essere stato più facile per voi! E perché avreste dovuto cercarlo, in fondo, si tratta solo del fottutissimo eroe del mondo magico, solo il vostro maledetto capo Auror, un idiota che ha sfidato l’intera comunità per stare con… con un ex mangiamorte. È stato per questo che avete pensato di abbandonarlo? Vigliacchi» sibilò colmo d’astio, tutto il dolore che stava provando da due mesi a quella parte stava venendo fuori e si stava riversando contro quelli che lui credeva i colpevoli della scomparsa di Harry «Quello lì non è il mio Harry!» esclamò di nuovo, puntando il dito contro la bara «Non è Harry, siete degli idioti! Non può essere lui, conosco il suo corpo!» Se solo loro non si fossero arresi, Harry sarebbe tornato a casa da lui. Blaise tentò di fermarlo, ma lui se lo scrollò di dosso «Harry non merita che voi siate qui a commemorare la sua presunta morte. Anzi, andate al diavolo, non si terrà alcun funerale oggi» affermò il biondo e lanciò un incantesimo contro la bara, che si riversò a terra, rivelando il suo contenuto: il corpo di uno che non era Harry, qualcuno urlò alla vista del cadavere, ma a Draco non importava nulla, così con un altro incantesimo distrusse la lapide, la quale si frantumò in mille pezzi.
Questo non avrebbe riportato Harry, ma era maledettamente soddisfacente. Immediatamente, alcuni Auror si mossero verso di lui, gli puntarono la bacchetta addosso per fermarlo, ma Blaise fu più rapido, lo afferrò per una spalla e smaterializzò entrambi via da lì e lo portò a casa sua, dove mise protezioni tutt’intorno alla casa. Draco non si sentiva meglio adesso che aveva impedito che il funerale di suo marito avesse luogo, ma non si pentiva di ciò che aveva detto o di ciò che aveva fatto. Quello non era Harry, se doveva celebrare il suo funerale, avrebbe voluto come minimo il suo corpo, quello vero.  
«Hai qualcosa di forte da bere?» chiese all’amico.
«Non avevi smesso?» gli chiese di rimando l’altro, guardandolo.
«Oggi ne ho bisogno, per favore» disse con lo sguardo supplichevole, l’altro scosse la testa e chiese ad un elfo di preparare del tè «Non ho bisogno di tè, ho bisogno di alcool».
«Draco, sono passati due mesi. Prendertela con il mondo intero, non riporterà Potter da te».
«Stupidi ingrati» mormorò il biondo «Loro sono colpevoli, lo hanno abbandonato, Blaise, lui non avrebbe abbandonato nessuno di loro» disse piano, abbassando la testa, gli vennero di nuovo le lacrime agli occhi e si sforzò di non piangere davanti a Blaise «Perché nessuno ha fatto niente per salvarlo?» la sua voce si incrinò pericolosamente e un singulto gli sfuggì. Era il loro anniversario, ma lo avrebbe festeggiato da solo. Non avrebbe avuto Harry con sé, non ci sarebbe stato lui a baciarlo, stringerlo, sorreggerlo, amarlo come ogni anno.
Amava il giorno del loro anniversario, per la loro stupida sfida che avevano instaurato, la loro piccola tradizione di sorprendersi a vicenda ogni anno, per il desiderio che aveva di fare l’amore con lui, sentendosi dire che sposarlo era stata la scelta migliore che avesse fatto nella sua vita… quando Harry si abbassava al suo orecchio e sussurrava Potter, con quel tono sarcastico, ma pieno d’amore, perché fin dal giorno del matrimonio, anche se avevano optato per unire i loro cognomi, Draco aveva smesso di essere un Malfoy ed era diventato un Potter, erano l’uno la famiglia dell’altro e adesso… adesso era di nuovo solo con se stesso e i demoni del suo passato tornavano a fargli visita ogni notte da due mesi. Non riuscì a trattenere le lacrime, si coprì il volto con le mani e singhiozzò, non riusciva a reagire, non riusciva a farsene una ragione, non riusciva a superare il dolore.
«Draco, ti prego, devi reagire» gli disse Blaise, provando ad abbracciarlo, ma lui si scansò scuotendo la testa, non voleva la pietà di nessuno, ecco perché aveva evitato di mostrarsi in quelle condizioni da tutte le persone che erano tristi per lui e aveva sfogato il suo dolore da solo. Si avvicinò al camino, scosse la testa e prese una manciata di polvere volante, la gettò nelle fiamme pronunciando ad alta voce Godric's Hollow. Voleva solo tornare a casa sua.
Aveva bisogno di togliersi quello scomodo completo – che gli stava anche largo ormai – e di indossare qualcosa di Harry, magari una di quelle felpe sformate e avvolgenti, che ormai erano diventate i suoi abiti abituali. Si rendeva conto di essere patetico, ma non riusciva ancora ad uscirne.
Aveva sempre avuto la sensazione che Harry fosse vivo, lo aveva sentito per tutto quel tempo e… si era sbagliato? Aveva davvero sbagliato? Harry era davvero morto?
Riuscì ad arrivare quasi incolume nel salotto di casa sua. Lì tutto era freddo e cupo, nonostante fosse primavera inoltrata, forse perché teneva le tende chiuse e non permetteva alla luce di entrare e di scaldare gli ambienti. Si affrettò a chiudere il camino, per evitare che Blaise lo seguisse, e raggiunse la camera da letto, prese una felpa di Harry e l’annusò, sembrava che il suo profumo pervadesse tutta la casa, come quando, durante l’ultimo anno a Hogwarts, un ragazzino del quarto anno aveva rovesciato un calderone di Amortentia nell’aula di Pozioni. Lui e Harry erano in ritardo alla lezione di Lumacorno, erano stati per ore in biblioteca a lavorare insieme a un noiosissimo tema di tre pergamene di Storia della Magia e avevano perso la cognizione del tempo; erano ancora solo amici all’epoca, anche se Potter flirtava con lui senza pudore, pur non ammettendolo apertamente. Essendosi resi conto di aver fatto tardi, avevano corso fino all’aula di Pozioni ed erano entrati in aula insieme, trafelati e affannati. Il profumo di Potter era stata la prima cosa che era riuscito a sentire lì dentro. Draco aveva rischiato di smascherare la sua imbarazzante cotta per Potter e i suoi sentimenti a tutta la scuola, ma l’altro aveva fatto la figuraccia prima di lui, rivelando il profumo che sentiva in quell’aula: “Cielo Malfoy, so che sei pieno di te, ma addirittura far spargere il tuo profumo per la scuola mi sembra eccessivo!” – aveva esclamato, facendo ridere tutti.
“Qualcuno qui ha una cotta pazzesca!” – aveva ribattuto Blaise divertito, poi Lumacorno aveva spiegato a Harry l’incidente con il ragazzino del quarto, Harry era arrossito di botto e aveva trascinato Draco verso una postazione vuota, senza dire niente. Non ne riparlarono mai più, ma Draco ricordava quel giorno con affetto: aveva avuto la certezza di piacergli davvero. Si erano baciati dopo un mese da quell’avvenimento e da allora le cose erano andate bene. Harry era diventato così importante da essergli entrato sotto pelle, lo aveva sostenuto nei momenti difficili e aveva gioito con lui quando aveva avuto delle soddisfazioni. Era tutta la sua famiglia e lo aveva perso.
Aveva bisogno di superare il lutto, lo sapeva, doveva elaborarlo e da solo non ci sarebbe mai riuscito. Ma era il loro anniversario, Potter era morto e avevano deciso di celebrare il suo funerale quel giorno. Infilò la felpa e si strinse in essa, come faceva sempre, respirò il suo profumo e si sentì un po’ meglio, si asciugò il viso, non ricordando, quando avesse versato tutte quelle lacrime e raggiunse la cucina, cercando di non guardarsi intorno.
Intorno a lui c'era un vero disastro: sul pavimento c'erano alcune cornici rotte, bottiglie e bicchieri infranti ovunque, anche le calamite, che Harry era solito collezionare durante i loro viaggi, giacevano sul pavimento. Draco ne raccolse una e la mise nel palmo della mano. Era un cuore a metà con le loro iniziali incise nel centro, almeno quella non si era rotta. Quasi pianse, ricordando il giorno in cui Potter era tornato a casa con quell’oggettino, come se fosse stato un trofeo. Si era sentito in imbarazzo, ma anche molto lusingato dal gesto.
 

Harry era appena rientrato dal ministero, aveva un’espressione indecifrabile sul volto. Teneva un pacchettino tra le mani e sorrise, raggiungendo suo marito. Draco era rientrato da poco dal San Mungo, era stata una giornata piatta, per fortuna non c’erano stati molti casi gravi.
«Ho una cosa per te» disse, porgendogli il pacchettino «Ecco».
«Sei il solito sentimentale, Potter» fece Draco, accettando il dono e scartandolo con un sorrisetto dolce e compiaciuto sulle labbra. Harry sapeva come viziarlo, sapeva come renderlo felice anche con i piccoli gesti. Adorava quando il moro rientrava con qualche regalino per lui, anche se erano sposati già da tre anni, Harry riusciva sempre a farlo sentire corteggiato. Era una cosa bellissima. Aprì il pacchetto e vi trovò una calamita d’acciaio a forma di cuore, al cui centro erano incise le loro iniziali «Particolare» commentò poi, osservando il nuovo acquisto di suo marito.
«Ti piace?» chiese Harry, impaziente.
«Sì, ma conferma la mia teoria» rispose Draco «Sei un maledetto sentimentale».
«Un sentimentale che tu ami alla follia, signor Potter» ribatté con una crollata di spalle, mentre metteva quella particolare calamita sulla porta del frigorifero.
«Non ho mai negato questo» disse, abbracciandolo da dietro e appoggiando la testa sulla sua spalla «Grazie» sussurrò con un tono più dolce, stringendo le braccia attorno al suo busto.
«L’ho fatta fare io così» dichiarò Harry, voltandosi verso di lui e guardandolo negli occhi «È una calamita personalizzata».
«L’hai fatta fare tu? Non l’hai comprata già fatta in questo modo?» chiese, l’altro scosse la testa divertito, mentre il biondo arrossiva «Che problemi hai?»
«Sono innamorato di mio marito, che altro problema dovrei avere?» domandò il moro divertito, prima di baciarlo. Draco non ebbe alcuna obiezione e si lasciò travolgere dal bacio.
«Mi sa che ho lo stesso problema, perché la adoro» mormorò contro le sue labbra prima di baciarlo ancora una volta. Harry mormorò qualcosa come Fantastico, prima di avvolgere i suoi fianchi magri con le braccia, per prenderlo in braccio e portarlo immediatamente in camera da letto. Draco rise, pensando che in effetti, non c’era niente di male ad essere così innamorati… altrimenti non si sarebbero sposati, giusto?

 
La rimise al suo posto, lì dove avrebbe dovuto essere e guardò le altre che, sfortunatamente, nell’impatto con il pavimento si erano rotte. Le avrebbe aggiustate, lo sapeva, ma non in quel momento.
Aprì il mobiletto degli alcolici e, sul fondo di esso, trovò una bottiglia di scotch babbano residua, probabilmente Blaise non l’aveva vista, quando aveva fatto razzia di tutti i suoi alcolici. Si versò il liquido nel bicchiere e lo portò alla bocca.
Deglutì e lo fissò qualche istante con lo sguardo vacuo. Lui e Harry erano soliti ascoltare una canzone, quel giorno. Una canzone babbana, di un cantante babbano che Harry sembrava apprezzare molto. All’inizio della loro relazione, il moro gli aveva fatto conoscere un sacco di musica babbana e stranamente a Draco non era dispiaciuta. Durante uno dei loro appuntamenti, avevano deciso (beh, Harry aveva deciso per entrambi) che quella sarebbe stata la loro canzone. E, sempre a causa delle idee bizzarre di Harry, avevano deciso di ascoltarla ogni anno per il loro anniversario.
Lo faccio per te, Harry.
Lasciò il bicchiere sul tavolo e raggiunse lo stereo. Prese la cassetta che Harry aveva registrato per loro e la inserì nell’apposito spazio e poi avviò la riproduzione. Immediatamente i ricordi legati a quella canzone, ritornarono nella sua mente e si sentì ad un passo dalle lacrime, ma doveva ascoltarla, era una tradizione. Doveva essere forte e farlo anche per Harry, era importante che quella giornata non spezzasse la tradizione.
 
Wise men say, only fools rush in, but I can't help falling in love with you
Shall I stay, would it be a sin, if I can't help falling in love with you
 
«Che fai, Potter?» chiese Draco. Harry era di nuovo davanti all’aggeggio chiamato “jukebox” e stava inserendo le monetine babbane per ascoltare una nuova canzone. Durante il settimo giorno di soggiorno in America, avevano deciso di tornare in quella tavola calda, dove avevano trovato l’oggetto babbano magico. Si stavano divertendo ed era un buon modo per avvicinarsi sempre di più e per consolidare la loro relazione, che da un anno a quella parte andava benissimo.
«Fidati, ti piacerà» disse il moro, procedendo con la sua opera «Sono sicuro che questa diventerà la nostra canzone».
«Pft, non sono il tipo che fa queste cose sdolcinate, Potter».
Harry ignorò il suo commento e quando la canzone iniziò, con un paio di falcate si avvicinò al biondo e gli porse la mano «Vuoi ballare?» chiese, mentre una melodia dolce si estendeva per il locale. Draco arrossì all’impazzata e scosse la testa, quasi terrorizzato «Dai, non fare il fifone, Malfoy».
«A chi hai dato del fifone, Potter?»
«A te» rispose seraficamente Harry, sorridendo, quasi ghignando «Allora, vuoi ballare?»
«Ti umilierò, lo sai che non sei capace. Al ballo del ceppo eri imbarazzante» rimbeccò Draco, l’altro arrossì per un secondo, ma non demorse e il suo ghigno da serpe mancata si allargò, santo cielo, come faceva ad essere così sexy, anche quando si comportava da idiota? Era un dono o cosa il suo?
«Provaci. Paura, Malfoy?»
«Non copiarmi le frasi ad effetto, Potter» ribatté, afferrandogli la mano «Piangerai sotto la gonnella della Granger».
«O tu sotto quella della Parkinson» affermò, tirandolo a sé, facendo cozzare i loro petti, il brusco impatto strappò ad entrambi un leggero gemito di dolore, ma entrambi ridacchiarono. Tutti i presenti nel locale li guardavano divertiti, in attesa.
«Sei insopportabile».
«Ho imparato dal migliore» ribatté Harry, iniziando a ballare con lui sulle note di quella canzone. Draco si lasciò andare e sorrise davvero, stringendosi contro il corpo dell’altro e lasciando che la musica cullasse entrambi. Era una sensazione bellissima, il suo cuore batteva così forte che temette che esso potesse schizzare fuori dal suo petto. Ballarono lentamente, stretti l’uno all’altro, sotto gli occhi incantati dei presenti, qualcuno scattò anche delle foto.
Quando la musica finì, si sentirono degli applausi e dei fischi e qualcuno urlò «Bacio!»
«Beh» esordì Malfoy, ghignando, sapendo quanto le effusioni troppo manifeste infastidissero Potter «Il nostro pubblico vuole una degna conclusione» affermò, prima di afferrarlo per il colletto della camicia per avvicinarlo a sé. Lo baciò con trasporto, sorridendo contro la sua bocca, mentre gli altri applaudivano e Potter sprofondava nell’imbarazzo.

 
Like a river flows, surely to the sea, darling so it goes. Some things are meant to be
Take my hand, take my whole life too, for I can't help falling in love with you
 
Per il loro primo anniversario di matrimonio, Harry aveva deciso di sorprenderlo e di portarlo a fare un picnic in un piccolo paradiso terrestre, quasi lontano dalla civiltà. Era un piccolo parco, completamente immerso nel verde, da qualche parte in Irlanda (Draco non lo sapeva, perché Harry lo aveva tenuto bendato la maggior parte del tempo).
Aveva sistemato una tovaglia con tutte le varietà di cibo immaginabili (confessò solo dopo di aver chiesto aiuto a Molly) e uno stereo portatile. Draco aveva da poco fatto amicizia con la tecnologia, ma gli piaceva particolarmente quell’aggeggio che riproduceva la musica. Quando gli tolse la benda, Draco si sentì lusingato, era una bellissima sorpresa, non credeva che Harry potesse organizzare qualcosa di simile. Quello era un posto magico, ma lo era senza particolari incantesimi, non era come Hogwarts, era semplicemente un posto fatto di pace, magia e tranquillità. Quella che entrambi desideravano fin da dopo la guerra, era sorprendente che l’avessero trovata insieme, Harry Potter e Draco Malfoy, chi l’avrebbe mai detto. Eppure, Draco, non avrebbe cambiato nulla della sua vita. Harry era la sua felicità.
«Wow, ti sei dato da fare, Potter» fece, cercando di celare la commozione.
«Sì. Cerco sempre di soddisfare quel petulante, viziato ed esigente principino che ho sposato».
«Tu sei un idiota» fece Draco, avvicinandosi a lui, per dargli un bacio sulle labbra «Grazie, è tutto bellissimo». Harry rispose al suo ringraziamento approfondendo il bacio.
Si sedettero sul telo che il moro aveva steso per terra, si imboccarono a vicenda e risero come due ragazzini. Quando un’ape passò pericolosamente vicino ad Harry, quest'ultimo si irrigidì e Draco scacciò il temibile mostro, prendendo in giro suo marito «Hai sconfitto Voldemort e hai paura di un’innocua ape?»
Per vendetta, Harry si gettò su di lui e gli fece il solletico, facendolo ridere di nuovo. Poi si baciarono lentamente, dolcemente, sfiorandosi piano l’un l’altro, sorridendo felici l’uno contro la bocca dell’altro.
«Buon anniversario, amore mio» sussurrò Harry sulle sue labbra. Draco alzò gli occhi al cielo fintamente esasperato.
«Anche a te, Harry».
Mangiarono una torta buonissima, che il moro aveva comprato in una pasticceria vicino a casa loro e poi Harry si allungò verso lo stereo, sotto lo sguardo perplesso di Draco.
«Ho pensato che la nostra canzone ci avrebbe potuto fare compagnia» ammise con le gote rosse, prima di far partire quella che aveva definito la loro canzone. Draco sorrise e annuì prima di baciarlo ancora. «Ti va se la ascoltiamo ogni anno al nostro anniversario? Come una nostra piccola tradizione?» gli chiese con le gote rosse.  Draco si limitò ad annuire e a baciarlo per fargli capire che adorava l’idea. Harry era terribilmente goffo e impacciato, ma era romantico, dolce, paziente, sapeva capirlo come nessun altro ed era semplicemente tutto per lui. Era davvero la cosa migliore che gli fosse capitata in tutta la vita e anche se a volte faticava a dirglielo, cercava di dimostrarglielo sempre a modo suo, perché lui e l’esposizione dei sentimenti erano come due rette parallele, viaggiavano nella stessa direzione, ma non si incontravano mai.
«L’anno prossimo sarò io a sorprendere te. E sarà migliore di questo».
«Non ci riuscirai mai».
«Vedrai» promise Draco, ridendo «Ma ti prometto che la nostra canzone ci sarà» si ritrovò a dire, prima di baciarlo di nuovo e ringraziarlo della bellissima sorpresa che gli aveva fatto. Avrebbe studiato qualcosa di migliore, qualcosa di più bello che avrebbe lasciato Harry Potter senza parole.

 
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Per il secondo anniversario, Draco aveva fatto le cose in grande. Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, aveva prenotato un costosissimo giro in battello sul Tamigi con cena a bordo, aveva richiesto che fossero solo lui ed Harry e aveva ingaggiato una band musicale o qualcosa del genere. Al suo segnale, i musicisti avrebbero dovuto suonare la loro canzone. Aveva anche comprato dei vestiti adatti per entrambi. Voleva che le cose fossero perfette. Desiderava regalare a Harry un anniversario incredibile, un anniversario con i fiocchi. Quando Harry tornò dal Ministero e spuntò in tutta la sua bellezza dal camino con un sontuoso mazzo di fiori, Draco gli corse incontro e gli regalò un appassionato bacio sulle labbra.
«A cosa devo l’onore?» chiese il moro, accarezzandogli un fianco con la mano libera «Devo pensare che hai perso la scommessa?» aggiunse, porgendogli i fiori.
«Pft, un Malfoy non perde mai, soprattutto contro di te, Potter» fece il biondo accettando il dono, arrossendo un po’ – maledetto Potter troppo romantico – e li fece levitare fino al tavolo, poi incrociò le braccia al petto. «Forza, vai a prepararti. Le tue cose sono già nel bagno».
«Hai pensato a tutto?» chiese Harry, avvicinandosi a lui e accarezzandogli un fianco «Non mi dai un piccolo aperitivo prima?» chiese sensualmente, baciandogli il collo languidamente. Draco tremò appena, ma non si scompose e si allontanò da lui, scuotendo la testa.
«Avrai il dolce alla fine della cena». Harry rise e annuì, prima di baciarlo di nuovo. Poi il biondo lo costrinse ad andare in bagno per prepararsi per la serata, il moro obbedì riluttante, quando l’altro divenne più insistente.
Quando furono entrambi pronti, Draco mise una mano sulla spalla di Harry e smaterializzò entrambi in un punto abbastanza nascosto nella zona babbana di Londra. Prese la mano del marito e lo condusse fino al Tower Millennium Pier, uno dei moli del Tamigi da cui partivano le crociere turistiche sul fiume. Harry lo guardò perplesso e Draco sorrise, vedendo l’espressione di puro stupore sul viso del marito. Gli strinse la mano e lo trascinò fino al battello, che aspettava lì ormeggiato solo per loro. Il pilota del battello li invitò a salire a bordo e una volta che furono saliti, furono guidati dal cameriere sul ponte, dov'era stato sistemato un tavolo per loro.
«Godetevi il viaggio e la cena» disse il pilota, prima di sparire nella cabina di pilotaggio. Il cameriere invece accese le candele sul tavolo e, dopo che loro si furono seduti, servì loro due calici di vino e assicurò ai due ospiti che la cena sarebbe stata servita a breve. Harry guardò Draco con stupore e il biondo dedusse che non se lo aspettasse.
«Draco, ma cosa…?»
«Buon anniversario, Harry» ghignò divertito «Te l’avevo detto che ti avrei sorpreso».
«Wow, tu sei… incredibile» commentò Harry, guardandosi intorno «Tutto ciò è sorprendente».
«Lo so, sono bravo» si vantò il biondo sorridendo, mettendo una mano sulla sua con tenerezza «Sono contento che ti piaccia. Ma sono sicuro che tra un po’ lo adorerai ancor di più» promise.
«Non vedo l’ora di scoprire che cosa hai in mente».
«Vedrai» ribatté, facendogli l’occhiolino.
Quando un po’ dopo, il cameriere iniziò a servire la cena, ecco che, come programmato da Draco, i quattro musicisti fecero la loro comparsa e iniziarono a suonare della musica molto dolce.
«Wow, Dray» esalò Harry estasiato, sembrava davvero incredulo, ma in senso positivo. Draco era pieno di felicità nel vederlo con quello sguardo brillante e gioioso. La cena fu piacevole, decisamente troppo, Harry non smetteva di guardarlo con quello sguardo, che faceva battere il suo cuore. Quegli occhi verdi brillavano di luce propria in quel momento e Draco si sentiva sempre debole davanti ad essi. Harry era perfetto per lui e voleva solo renderlo felice. Così, dopo il dolce, il biondo fece un gesto ai musicisti che cambiarono subito la melodia. Harry ci mise qualche istante a capire cosa stesse accadendo, ma Draco fu più rapido e gli porse la mano.
«Balliamo?»
Harry, riconoscendo la canzone, arrossì e «Te ne sei ricordato…» esalò sorpreso, afferrando la mano dell’altro che annuì, stringendogliela con fermezza «Santo cielo, sei perfetto» sussurrò il moro «Ti amo da morire».
«Lo so» ribatté Draco, sorridendo «Ti amo anch’io». Lo avvicinò a sé, tirandolo gentilmente per la mano che gli stringeva e lo prese per i fianchi, stringendolo contro di sé. Harry appoggiò la testa sulla sua spalla e sorrise, mentre insieme iniziavano a ballare sulle note della loro canzone. Era tutto perfetto.
Quando alla fine del giro in barca tornarono a casa, non riuscirono a togliersi le mani di dosso l’uno dall’altro e fecero l’amore tutta la notte.

 
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Sul finire della canzone, Draco si guardò intorno e sentì un vuoto allo stomaco. Fissò lo stereo ed ebbe l’impulso di distruggerlo, ma Harry teneva a quell’oggetto e non poteva. Si appoggiò alla mensola e singhiozzò, prese la foto di Harry ancora integra e ne accarezzò la superficie. Sorrideva, era felice in quella foto.
«Mi manchi» disse tra sé e sé, piangendo, guardando l’immagine di suo marito, una lacrima cadde sulla superficie del vetro della cornice «Mi manchi così tanto, Harry, non riesco a… non riesco a farmene una ragione» disse, passando un dito sulla foto per togliere le sue lacrime da essa «Perdonami, non sto reagendo come dovrei, ma… non ci riesco, non posso. Ti prego, torna a casa» singhiozzò ancora e si strinse la foto al petto «Avevi promesso… ti prego, avevi promesso e oggi è il nostro anniversario» mormorò affranto «Tu sei San Potter, mantieni sempre le promesse… torna da me».
Aveva bisogno di dimenticare, poteva farsi da solo un Oblivion? Poteva dimenticare tutto con un incantesimo?
Strinse la foto a sé e tornò in cucina, dove aveva lasciato il bicchiere di liquore e decise di fare un brindisi alla memoria di suo marito, dopodiché non avrebbe mai più toccato una goccia di alcool, l’avrebbe fatto per Harry, per la sua memoria.
Poi si sarebbe recato al ministero e avrebbe chiesto scusa per il suo atteggiamento, altrimenti avrebbero trovato davvero la scusa per metterlo in prigione quella volta. Afferrò il bicchiere e lo portò alle labbra, ma prima che potesse berlo e affogare il dolore nell’alcool, udì il campanello della porta. Cercò di ignorarlo e guardò il bicchiere tra le sue dita, voleva bere, voleva dimenticare il dolore. Voleva annegare lui stesso nell’alcool, magari bere fino a svenire e non svegliarsi più… forse poteva trovare una pozione da qualche parte o poteva prepararne una. Così l’avrebbe presa, si sarebbe addormentato e avrebbe potuto raggiungere Harry, si sarebbero ricongiunti e sarebbero stati di nuovo insieme, felici.
Il disturbatore bussò di nuovo alla porta e Draco appoggiò bruscamente il bicchiere sul tavolo, ripose anche la fotografia, poi sentì di nuovo la persona bussare il campanello. Poteva essere solo Blaise, probabilmente l’amico era convinto che fosse in fin di vita, dopo aver tentato il suicidio. Avrebbe detto che il suo migliore amico fosse esagerato e melodrammatico come suo solito, se non avesse pensato davvero di porre fine alla sua vita pochi secondi prima. Blaise continuò a bussare al campanello, quasi allarmato. A quel punto, Draco si convinse ad andare ad aprire, altrimenti l’altro avrebbe sicuramente gettato la porta a terra, solo per assicurarsi che stesse bene. Beh, era addolorato, in lutto, depresso, moralmente a pezzi, ma fisicamente stava abbastanza bene.
«Maledizione, Blaise!» sbraitò, raggiungendo la porta «Sono un uomo adulto! Non ho bisogno della balia, io…» aprì la porta bruscamente, aspettandosi di trovare l’amico davanti a sé e invece con il dito ancora sul campanello, a metà tra il sorpreso e l’afflitto, sorretto da una stampella, c’era Harry.
Harry? Lo stupore si dipinse sul suo volto e lui restò semplicemente immobile, a bocca aperta a fissare il tizio che era sulla porta. Lo guardò bene, ad occhi spalancati, come se avesse avuto davanti a sé un fantasma.
Era un’allucinazione o cosa? L’alcool già aveva fatto effetto? Il fiato gli mancò dai polmoni, quegli occhi verdi lo guardavano con sconcerto – Draco era certo di essere un disastro in quel momento – i capelli scuri spettinati erano sempre lì, il suo viso… la cicatrice, tutto. C’era tutto. Era davvero lui.
«Harry…?» chiese titubante, con il respiro dimezzato.
«Ciao Draco» disse il moro semplicemente. La sua voce era sempre calda, avvolgente, rilassante. I suoi occhi verdi erano fissi sulla figura eccessivamente magra e pallida di Draco, sulle sue occhiaie scure, sui suoi capelli non perfettamente ordinati come sempre, sul suo dolore. «Mi dispiace tantissimo» disse mortificato.
Aveva davvero sentito di nuovo la sua voce? O era la sua mente a fargli un brutto scherzo? Dopo tanto tempo passato a sperare di rivederlo… era impazzito completamente. Forse era così, ma era così bello che anche se fosse stato falso, sarebbe andato bene.
«Harry…» sussurrò incredulo, strinse il pugno sulla porta, e continuò a fissare l’uomo davanti a sé senza riuscire a reagire. Era davvero il suo Harry? Era tornato a casa? Era lì davanti a lui? Davvero?
«Sono tornato» disse, facendo un passo zoppicante verso di lui.
«Harry…» non riusciva a respirare, non riusciva a capire… era davvero lui? O era solo la sua fantasia? Aveva sperato così tanto che suo marito tornasse che adesso lo immaginava davanti a sé? Non riusciva a capire se era tutto vero o era solo uno dei suoi sogni, solo particolarmente reale e vivido. Aveva sognato così tante volte il suo ritorno…
«Draco, dimmi qualcosa, ti prego».
«Harry!» senza più pensare, riflettere, ponderare, Draco fece l’unica cosa che aveva desiderato fare, fin da quando gli era arrivata la lettera, fin da quando aveva saputo quella cosa orribile: mosse un passo verso di lui, lo fissò per un istante e gli diede uno schiaffo così forte che sembrò riecheggiare per tutta la casa, poi si gettò tra le sue braccia e lo strinse forte, il suo profumo lo avvolse di nuovo e si sentì sollevato per la prima volta in due mesi, affondò il viso contro il suo petto e scoppiò in lacrime «Sei tu… sei tu…» mormorò tra i singhiozzi «Sei vivo, lo sapevo, lo sentivo che eri vivo…»
«Shhh, shhh, amore, calmati» lasciò cadere la stampella che lo sorreggeva e lo strinse a sé con forza «Sono qui con te, sono tornato, sono vivo» disse «Perdonami, ti prego».
«Ma come… come…? Avevano detto che…» la sua voce si spezzò e non riuscì a continuare la frase, Harry lo strinse ancora a sé, mentre Draco singhiozzava contro il suo petto, erano singhiozzi addolorati, ma anche sollevati, pian piano il dolore si stava allontanando, pian piano esso scemava, lasciando spazio al sollievo, alla gioia, si diradava come una tempesta, che lasciava spazio agli arcobaleni.
«Ti racconterò tutto» sussurrò piano «Ma calmati ora». Draco annuì, ma non riuscì a calmarsi, non subito. Tuttavia, dopo un po’, si rese conto che non potessero restare sulla porta, soprattutto perché Potter era ancora ferito. Con gli occhi pieni di lacrime, il respiro ancora irregolare e il cuore in tumulto, gli ridiede la sua stampella e raggiunsero il salotto. Harry si sedette sul divano e si guardò intorno per un attimo, poi rivolse lo sguardo a suo marito, ancora in piedi accanto a lui.
«Sembra che in questa stanza sia passato un ippogrifo arrabbiato».
«Non sei divertente» ribatté il biondo, incrociando le braccia al petto «Che è successo? Perché sei sparito?»
«Mi dispiace. Sono stato vittima di un agguato» Draco prese un respiro profondo, si sedette accanto a lui e lo guardò, annuendo, quella parte la conosceva, gli prese le mani tra le sue e le strinse, era bello sentirne di nuovo la consistenza sulla pelle. «Avevamo saputo di un gruppo di maghi oscuri radunato da qualche parte sulle Highlands, eravamo pronti ad agire, ma ci hanno sorpresi» raccontò, mentre il biondo alternava uno sguardo preoccupato a uno sguardo arrabbiato a uno sollevato «Molti dei miei uomini non sono sopravvissuti, altri sono scappati per mio ordine, io sono rimasto a combattere».
«Maledetto San Potter con la sindrome dell’eroe» sibilò acidamente il biondo. Harry si limitò ad annuire, accusando il colpo perché l’altro aveva ragione ad essere così arrabbiato.
«Ho combattuto, ma erano troppi. Sono riuscito a smaterializzarmi, ma devo aver sbagliato qualcosa, perché mi sono quasi spaccato. Ero messo male. Molto, molto male, credevo che non sarei sopravvissuto» confessò, Draco gli strinse più forte le mani «Ho perso i sensi, ad un certo punto, non ricordo bene quella parte. Un babbano mi ha trovato e mi ha soccorso, ma ovviamente non poteva sapere chi fossi e io non potevo avvisare il Ministero di stare bene. Sono stato ricoverato in un ospedale babbano a Dublino, in Irlanda con un altro nome, per questo nessuno aveva mie notizie» spiegò «Mi sono rimesso in sesto, anche se, beh, la mia gamba non sarà più quella di prima» disse, toccandosi la gamba malferma «Volevo tornare da te, scriverti, ma ero messo davvero male, sono stato in coma per circa cinque settimane e per tre settimane non mi sono potuto alzare dal letto d'ospedale, sono stato dimesso due giorni fa» spiegò mortificato «Quando mi sono svegliato, ero troppo debole per potermi smaterializzare senza spaccarmi di nuovo o per fare qualunque incantesimo» Draco annuì, cercando di non piangere «Ho aspettato che i soccorsi arrivassero e che mi trovassero, ma poi mi sono reso conto che non sarebbero mai arrivati. Appena sono stato dimesso, ho creato una passaporta, per fortuna la mia bacchetta non aveva subito danni» continuò a raccontare «Mi dispiace tanto che tu abbia dovuto vivere tutto ciò. Non avrei mai voluto farti soffrire, amore…»
«Non dovevi partire allora» disse a denti stretti, lasciandogli le mani per frenare un singhiozzo che minacciava di scappare «Non dovevi partire, te l’avevo detto di restare a casa… tu…» la sua voce si spezzò. Era arrabbiato, ma anche sollevato, Harry era vivo, era davanti a lui… ma sentiva ancora dentro un dolore che non riusciva ad esprimere a voce.
Aveva vissuto due mesi infernali, credendolo morto.
«Non partirò mai più» promise, abbracciandolo «Era l’ultima missione. Beh, non potrei partire ugualmente, non con la gamba in queste condizioni» disse «Ma avevo già deciso di occuparmi solo di scartoffie».
«Lo farai davvero?» chiese il biondo, aveva bisogno di una sua conferma, di sentire dalla sua voce che non sarebbe mai più andato via. Era stato così male negli ultimi mesi, che aveva bisogno di una conferma.
Harry annuì «Te lo prometto» non finì nemmeno di dire quelle tre semplici parole, che Draco gli gettò le braccia al collo, per baciarlo con trasporto. Merlino, quanto gli era mancato? Quanto aveva desiderato averlo di nuovo con sé? Tra le sue braccia? Era un sollievo che fosse tornato, la sua vita aveva riacquistato senso. Avvertiva ancora il fantasma del dolore dentro di sé, ma niente che la presenza di Harry non potesse risolvere. Finalmente, dopo mesi di apatia, di alcool, di ricordi, di autodistruzione, era di nuovo felice. Lo baciò ancora e ancora, fino a che non sentì i polmoni bruciare per l’assenza di ossigeno, sentì le braccia dell’altro avvolgerlo con decisione, mentre lui lo baciava e sentiva che tutto stava riacquistando colore. Gli era mancato così tanto Harry, che in quel momento voleva solo baciarlo, abbracciarlo, stringerlo, nient’altro. Voleva solo sentire la sua presenza accanto, non voleva mai più risvegliarsi in un letto freddo e vuoto. Lo strinse così forte che sentì l’altro emettere un leggero sibilo contrariato, si staccò da lui e afferrò la bacchetta per controllare che la sua gamba non avesse danni seri che i babbani non erano riusciti a guarire.
«Non è necessario, Dray…»
«Taci, sono io il guaritore, è necessario». Dopo aver fatto un piccolo incantesimo, si rese conto che, sì, era una lesione permanente, ma poteva fare qualcosa per aiutarlo. Appellò una pozione e gli impose di berla, Harry non poté far altro che obbedire e assecondarlo. «Non posso fare niente per farla guarire del tutto, dovevo intervenire subito, ma… con questa non avvertirai il dolore, ogni volta che camminerai».
«Grazie, amore» mormorò, dandogli un bacio a stampo. Draco sorrise e poi decise di raggiungere la camera da letto con lui. Prima di entrare, lanciò un incantesimo di pulizia, giusto per non fargli vedere un disastro anche lì e lo trascinò in camera, sul letto. Harry lo tenne stretto e lui si lasciò cullare dal suo respiro, aveva così tanto sonno, anche se era ancora mattina, così si accoccolò sul suo petto e chiuse gli occhi.
«Non ridurti così, Draco, non per me…» sussurrò Harry, accarezzandogli la schiena.
«Sei… tutto, Harry, tu per me sei tutto, senza di te, io… non sono niente» confessò ad occhi chiusi «Sono stato così male, in questi mesi. Credevo di… di morire, si può morire per il dolore? Mi ripetevo che tu non avresti voluto questo, ma non riuscivo a superarlo, avevo bisogno di te…» infossò il viso nell’incavo del suo collo e trattenne i singhiozzi che minacciavano di scuoterlo ancora «Mi mancavi, ti volevo di nuovo accanto e mi sentivo in colpa, non ero riuscito ad impedirti di andare via, non ti avevo protetto abbastanza e… non ti avevo detto che ti amo, quando sei andato via e io…» la sua voce si spezzò «Non riuscivo neanche a respirare».
«Draco…»
«Volevo dimenticare, bevevo un sacco, ma… più bevevo, più ricordavo» mormorò, lasciando andare alcune lacrime «Non riuscivo ad andare avanti senza di te» disse piano «Ho bisogno di te, ti amo così tanto…»
«Lo so, amore mio» sussurrò piano «Sembri a pezzi…» disse «Perché non riposi un po’?»
Draco scosse la testa terrorizzato, non voleva addormentarsi e svegliarsi e scoprire di aver sognato il ritorno di Harry, voleva crogiolarsi ancora in quel bellissimo sogno.  
Harry lo strinse e il biondo sentì tutta la stanchezza accumulata in quel periodo piombare su di lui.
«Tu sarai qui al mio risveglio?» chiese il biondo, titubante. Non voleva svegliarsi di nuovo e non ritrovarlo accanto a sé, ma era così stanco… non voleva chiudere gli occhi e risvegliarsi di nuovo senza di lui.
«Te lo prometto. Sarò qui con te» sussurrò piano, cullandolo dolcemente. Draco annuì piano, gli diede un bacio a stampo e si strinse a lui, appoggiandosi sul suo petto.
«Ti amo, Harry» sussurrò «Ti amo tanto». La sua voce così piccola, sottile e addolorata fece stringere il cuore di Harry che lo strinse più forte, facendolo appoggiare a sé «Non sparire, ti prego». Draco si accoccolò meglio e si sistemò in modo da poter ascoltare i battiti del suo cuore, questo lo fece calmare un po’. Si addormentò, mentre Harry lo stringeva dolcemente a sé e gli sussurrava delle parole dolci. Se era un sogno, non voleva più svegliarsi, voleva vivere in quel sogno per sempre.
 
Un’ora dopo, Draco si destò di nuovo, sentendosi felice. Harry era tornato, cos’altro poteva andare storto?
Ma quando riaprì gli occhi e non lo vide accanto a sé, si rese conto della realtà, era solo. Harry non era tornato davvero, era stato solo un bellissimo sogno, non poteva continuare a sperare inconsciamente nel suo ritorno, doveva iniziare a farsene una ragione: Harry non sarebbe mai più tornato a casa, era morto da solo, lontano da lui, abbandonato al suo destino. Si mise seduto e trattenne un conato di vomito, il sogno era stato così reale che ci aveva creduto davvero quella volta, doveva aver bevuto così tanto da perdere i sensi e sognare cose impossibili.
I suoi pensieri si interruppero, ricordava bene che la stanza fosse in disordine, che ci fossero vestiti sparsi ovunque. Si guardò intorno, la finestra era socchiusa, una leggera brezza primaverile entrava dallo spiffero lasciato aperto, lui invece era coperto da una pesante coperta di pile, quella verde-argento che Harry gli aveva regalato a Natale. Ricordava di non averla presa, né di averla usata. Si alzò dal letto e guardò per terra, un familiare paio di scarpe era lì, accanto alle sue pantofole. Che cosa…?
Si alzò in fretta dal letto e corse verso la porta della stanza… esitò solo un attimo, temeva di aver immaginato tutto, ma c’era una lucina di speranza che non fosse stato un sogno. Aprì la porta e a piedi nudi scese le scale, quando arrivò davanti alla porta della cucina, notò che tutto fosse in ordine, non c’erano più cocci di bicchieri rotti o pezzi di mobilio sparsi. Titubante, entrò in cucina e il suo animo si rilassò: Harry era lì davanti a lui, canticchiava una canzone babbana, mentre preparava, probabilmente, il pranzo. Zoppicava ancora, ma Draco si sarebbe preso cura di lui e delle sue ferite di battaglia.
«Se tuo marito ti ha chiesto di non sparire, non dovresti farlo svegliare da solo, lo sai?» domandò retoricamente con le braccia conserte al petto «Dannazione, Potter, le basi di una relazione, stiamo insieme da undici anni e…»
«… e siamo sposati da sette anni, oggi» concluse Harry al posto suo sorridendo «Non avevo un regalo per te, non ho… avuto tempo di prepararlo, sai…» fece un gesto plateale per indicare tutto ciò che era accaduto «Quindi volevo, non so, prepararti il pranzo, prendermi cura di te, sembra che tu non mangi da anni».
«Tu stai scherzando, non è vero?» fece Draco, Harry lo guardò accigliato «Potter, fino a stamattina credevo fossi morto! Morto! Ti rendi conto? Ero al tuo dannatissimo funerale poche ore fa! Credevo che non avrei più rivisto il tuo brutto muso, che mi avessi lasciato per sempre! E tu stai lì a dire che non mi hai fatto un regalo per l’anniversario?»
«Cosa?»
«Adesso dirò una cosa molto sdolcinata, che non mi sentirai dire mai più» disse con serietà avvicinandosi a lui, avvolgendogli le braccia attorno al busto, stringendolo contro di sé per sentire il suo profumo fresco; Harry si era appena fatto la doccia e Draco era profondamente offeso che non l’avesse aspettato, ma aveva tempo per rimediare «Il regalo più bello, che potessi ricevere oggi, l’ho già avuto: tu sei tornato a casa».
Harry sorrise, un sorriso dolce, genuino, innamorato, lo abbracciò con forza e infossò il viso tra i capelli chiari del marito «Ti amo così tanto» sussurrò il moro «Soprattutto quando fai lo sdolcinato». Draco lo conosceva abbastanza bene da riconoscere il suo tono e le sue parole. Non erano buone notizie per lui, almeno non completamente. Ovvio, non poteva essere felice per un attimo, dopo due mesi infernali. Dopotutto, San Potter non smetteva mai di essere San Potter.
«Stai per dirmi qualcosa di spiacevole, vero?» Harry annuì «Spara».
«Mentre dormivi, ho mandato un gufo al Ministero per informarli del mio ritorno. Ho avvisato anche Ron e Hermione e hanno bisogno di vedermi, invece al Ministero vogliono sapere delle cose, a quanto pare c’è stato uno scambio di corpi? E qualcuno ha fatto saltare il mio funerale oggi». Draco arrossì e annuì.
«Beh, avevo ragione io, tu sei vivo. Nessun mago oscuro può ucciderti, il primato spetta a me e non ho ancora deciso quando mi sbarazzerò di te, pft». Harry ridacchiò, baciandogli piano le labbra, stringendolo di nuovo a sé. Il biondo appoggiò la testa sulla sua spalla e sospirò, sapeva che avesse degli obblighi lavorativi, ma aveva sperato di poter godere della sua presenza per più tempo, dopo quei mesi di agonia «Okay, vai» disse il biondo «Io finisco di preparare il pranzo. Tu metti tutte le tue cose in ordine, firma le tue scartoffie e poi torna da me» disse risoluto Draco, adesso che aveva riavuto Harry, tutto poteva tornare alla normalità, sentiva già quel vuoto iniziare a riempirsi, ma sapeva di avere bisogno di tempo per riprendersi. Aveva bisogno di tempo con Harry, di stare con lui, ma sapeva anche che suo marito avesse degli obblighi verso il Ministero per la sua carica.
Non voleva lasciarlo andare, ma sapeva che sarebbe tornato a casa, come sempre.
«Non azzardarti a tornare tardi».
«Te lo prometto, sarò qui entro due ore al massimo» promise «E prenderò un mese di ferie, anzi due».
«Ci conto» rispose Draco, sorridendo; gli diede un leggero bacio a stampo e sospirò sollevato. Era tutto vero, Harry era tornato a casa, da lui e non poteva esserne più felice. Era felice. Harry si cambiò in fretta, schioccò un bacio sulle labbra del marito e poi uscì da casa per raggiungere il ministero.
«Ehi, Draco» lo chiamò dall’uscio della porta, il biondo lo guardò interrogativo «Ricordati una cosa. Io tornerò sempre da te, sempre. Niente e nessuno riuscirà a tenerci lontani».
«Vai, idiota sentimentale» disse il biondo, sorridendo con le guance rosse «Torna presto».
«Agli ordini».
 

°°°

 
Dopo essere stato al Ministero, aver fatto la sua deposizione, smentito la sua morte ed aver parlato con i pochi superstiti della sua squadra, dopo aver comunicato le sue intenzioni al Ministro, dopo essere andato dai suoi amici, rassicurandoli di stare bene, anche se un po’ acciaccato, dopo aver abbracciato per una lunga mezz’ora Hermione, che aveva pianto tra le sue braccia, dopo aver consolato Ron che lo aveva abbracciato così forte da soffocarlo e dopo essere stato tartassato dalle loro domande, Harry tornò a casa da Draco, come aveva promesso. Era un po' in ritardo per il pranzo, ma lungo la strada di casa acquistò una torta per festeggiare il loro anniversario e per farsi perdonare del ritardo. Raccontare a tutti cosa fosse accaduto in quei due mesi era stato difficile, ma sapeva di dovere delle spiegazioni a tutti, soprattutto a suo marito. Non si capacitava neanche lui di cosa fosse accaduto esattamente, ma quella volta la sua sopravvivenza era stata pura questione di fortuna.
 
Doveva essere solo una ricognizione semplice, che doveva concludersi con una serie di arresti che avrebbe messo fine alla missione e quindi al caso. Carter, uno dei suoi sottoposti, aveva avvistato il manipolo di trafficanti di oggetti magici che inseguivano già da due mesi. Lo scambio sarebbe avvenuto quella sera, era la soffiata che aspettavano, se avessero beccato quegli uomini, finalmente sarebbero tornati a casa. E non sarebbe più partito. Gli dispiaceva aver lasciato Draco da solo ancora una volta, aveva visto della reale sofferenza sul suo volto. Ma quella missione era importante, quella era una banda di criminali che aveva dato già abbastanza filo da torcere al Ministero. Dovevano solo portare a termine la missione. Tuttavia quando arrivarono al punto di scambio, senza aspettarselo furono attaccati, come se i criminali sapessero già che loro sarebbero arrivati.
«È una trappola!» urlò, ma era già troppo tardi. Due dei suoi uomini erano stati colpiti da due maledizioni ed erano fuori combattimento. Riuscì a mettere fuorigioco uno dei criminali, ma si rese presto conto che erano in troppi. Ordinò ai suoi uomini la ritirata immediata, ma le maledizioni arrivavano anche da punti ciechi, non era possibile capire da dove sarebbero arrivate. Fu colpito ad una spalla da un Diffindo particolarmente potente, ma riuscì a mettere fuori combattimento l’avversario. Alcuni dei suoi riuscirono a fuggire e a mettersi al sicuro, ma molti erano ancora lì, privi di vita o di conoscenza. Un uomo lo fronteggiò e Harry duellò contro di lui, riuscendo per miracolo ad avere la meglio.
Ferito e debilitato, in un momento di tranquillità tentò di smaterializzarsi, ma era troppo debole e perse i sensi, pensando che quella fosse la sua fine. L’unico rimpianto che aveva era l’aver lasciato suo marito da solo.
 
Si risvegliò in un letto. Era completamente immobilizzato, non riusciva neanche a respirare, il dolore era atroce. Doveva essersi parzialmente spezzato durante la sua smaterializzazione disperata. Non sapeva dove fosse, aveva dolore ovunque e non riusciva a riconoscere il luogo in cui si trovava. Dov’era? Dov’erano i suoi uomini? E i criminali? Erano stati loro a catturarlo? Era confuso e non ricordava bene gli ultimi avvenimenti.
«Ehi, finalmente ti sei svegliato» una voce maschile raggiunse le sue orecchie e lui cercò di voltarsi nella direzione da cui essa proveniva, ma non riuscì a muoversi, c’era qualcosa che lo bloccava, inoltre si rese conto di non riuscire a parlare, c’era qualcosa che glielo impediva. Era in trappola? Quello era uno dei nemici? Allora era stato catturato davvero? «Non affaticarti, sei molto debole» disse quella voce «Sei conciato male, ma sei vivo e penso che questo sia importante» gli disse «Sei rimasto in coma per cinque settimane» cinque settimane? Più di un mese? Cosa diavolo era successo? L’uomo comparve nella sua visuale e Harry cercò di visualizzarlo, non lo conosceva affatto, ma non era un mago, probabilmente era un babbano che viveva da quelle parti «Ti trovi al St James Hospital a Dublino» gli rese noto. Harry batté le palpebre incredulo «Purtroppo non avevi documenti con te, quindi ho detto ai medici che sei mio figlio» disse l’uomo «Quando starai meglio, ti aiuterò a trovare la strada di casa» promise. Un babbano lo aveva soccorso e senza neanche sapere chi fosse, lo aveva portato in ospedale e aiutato, gli aveva salvato la vita. Sperava solo che la squadra di soccorritori dal Ministero arrivasse in fretta, voleva solo tornare a casa da Draco.
 
La degenza in ospedale fu lunga e estenuante. Il babbano che l’aveva salvato, Brandon Peterson, andava da lui ogni giorno per assicurarsi che stesse bene. Harry aveva scoperto che era quasi in fin di vita quando era stato ritrovato e se non fosse stato per l’intervento di Brandon, probabilmente sarebbe morto. La sua gamba sinistra era rotta in più punti ed era stato sottoposto ad una lunga operazione chirurgica per rimetterla in sesto, ma il medico era stato chiaro, non sarebbe più tornata come prima, loro non potevano fare nulla contro quel tipo di lesioni – beh, forse al San Mungo avrebbero potuto fare qualcosa, ma non era nelle condizioni fisiche per andare lì – e inoltre aveva altre fratture. Avevano supposto – o almeno Brandon l’aveva fatto – che fosse stato aggredito e derubato, per questo non aveva con sé alcun documento.
Era passato già un mese e mezzo da quando era sparito, ma non poteva mettersi in contatto con nessuno, non aveva la bacchetta, non poteva scrivere né poteva chiedere a dei babbani di contattare il mondo magico per lui. In Irlanda nessuno sembrava conoscerlo, a quanto pareva. Gli avevano tolto il supporto per la respirazione, aveva ancora qualche costola incrinata, ma tutto sommato si stava riprendendo bene.
Brandon gli riportò i suoi effetti personali, quelli che era riuscito a recuperare, quando l’aveva trovato e tra essi c’erano solo la sua bacchetta e la sua fede nuziale, nient’altro. Il suo maledetto telefono doveva essere andato distrutto o qualcosa del genere, quindi non poteva contattare Draco in nessun modo. Non conosceva neanche il numero a memoria; avrebbe dovuto tenere la gamba ingessata ancora per qualche settimana, ma per il resto stava bene. Per fortuna, la sua magia lo aiutava nel recupero, anche se non gli sarebbe dispiaciuto uno degli intrugli di Draco, ce ne erano alcuni che facevano dei veri e propri miracoli.
Ma i soccorritori dove diavolo erano finiti? Era più di un mese che era scomparso, nessuno si era interessato? Era davvero strano, certo, dalla Scozia era finito in Irlanda – forse perché l’ultima missione era stata lì? Non lo sapeva – ma almeno sperava che avessero usato qualche incantesimo tracciante o di localizzazione. Evidentemente avevano dato per scontato che fosse morto. A volte, al Ministero c’erano dei veri incompetenti. Non sapeva cosa avessero detto a suo marito circa la sua scomparsa, sperava che non gli avessero già prospettato il quadro peggiore. Dannazione, era tutta colpa sua, Draco gliel’aveva detto di non partire… sperava solo di riprendersi il più presto possibile per poter tornare da lui e rassicurarlo, sperava che non l’avesse presa troppo male. Beh, conoscendo Draco, non avrebbe mai mostrato a nessuno i suoi reali sentimenti.
Fu dimesso ufficialmente dall’ospedale il 25 maggio, dopo altre tre settimane di ricovero, a causa della gamba che non riusciva a guarire come avrebbe dovuto, ma essa non poteva guarire senza interventi magici. Brandon si era offerto di ospitarlo a casa sua, così Harry aveva accettato, ma in mente aveva un solo fine. Dato che ormai era piuttosto in forze ed era capace di usare la magia, poteva tornare a casa e riabbracciare il suo adorato marito, ma non poteva rischiare una smaterializzazione in quello stato. Era quasi la fine di maggio e lui era stato lontano da casa abbastanza.  Aveva bisogno solo di un piccolo favore e sperava che Brandon fosse disponibile ad aiutarlo.
«Mi può portare una scarpa vecchia? O un qualsiasi oggetto inutile?»
«A che ti serve?» gli chiese Brandon.
Harry sorrise «A tornare a casa». Il piano era semplice, si sarebbe fatto aiutare dall’uomo a trovare qualcosa di utile per creare una passaporta (per fortuna, aveva imparato l’incantesimo durante il corso per Auror) e poi avrebbe cancellato dalla sua memoria il ricordo legato alla magia. Una volta a casa, avrebbe fatto consegnare dal suo gufo un piccolo ringraziamento per il grande favore che gli aveva fatto.
«Sei strano, Harry» gli disse l’uomo, per un momento Harry sentì un pugno nello stomaco, simile alla sensazione che provava quando Vernon Dursley gli diceva quella frase, ma Brandon non sembrava crudele nel dirla, solo piuttosto curioso «Ma vedrò cosa posso fare per te» accettò. Harry tirò un sospiro di sollievo, per un momento aveva temuto che decidesse di non aiutarlo. Non sapeva come spiegare le sue “stranezze” senza praticare magia davanti ad un babbano. E la cosa era severamente vietata. Lui era uno dei tutori della legge, non poteva infrangerla a suo piacimento, ma quella volta avrebbe fatto una piccola eccezione in quel momento, aveva necessariamente bisogno dell’aiuto del babbano e dopo aver creato la passaporta, avrebbe obliviato l’uomo immediatamente, poi sarebbe andato via.
In pochi minuti, l’uomo era sparito in soffitta per cercare qualcosa di utile allo scopo.
«Ho trovato ciò che mi hai chiesto, Harry» disse l’uomo con soddisfazione, tornando nel salotto dopo quelle che parvero ore. Harry si illuminò non appena vide il vecchio stivale tra le mani dell’uomo, il quale glielo consegnò con un’espressione ancora circospetta ancora sul volto. “Ugh” – pensò Harry – “Deve essere dannatamente strano per lui assistere a questo”. Sospirò e strinse la sua bacchetta tra le dita.
«La ringrazio infinitamente» disse l’Auror «Adesso stia a vedere». Puntò la bacchetta contro lo stivale e pronunciò l’incantesimo. Non lo praticava da un po’, quindi sbagliò un paio di volte. Al terzo tentativo, riuscì a realizzare la sua opera. Però non sarebbe stata attiva prima di ventiquattro ore.
«Beh, puoi restare qui finché la tua scarpa magica non è pronta» disse Brandon «Preparo lo stufato».
«Io non vorrei… lei già ha fatto tanto per me, non vorrei disturbare ancora».
«Sciocchezze, ragazzo, eri in difficoltà, e poi con la tua storia, wow! Mi sento un eroe per averti salvato la vita» disse lui «Ma raccontami di più. Ho sempre pensato che esistesse la magia».
Così si ritrovò a spiegare a Brandon chi era in realtà e perché non potesse comunicare con la sua famiglia o con i suoi colleghi. Senza gufi a disposizione e senza magia era praticamente impossibile. Lui stentò a credere alle sue orecchie. Quella era una storia davvero pazzesca. Harry non capì perché, ma gli raccontò anche di Draco e del loro rapporto e del fatto che probabilmente suo marito l'avrebbe ucciso lui, una volta rientrato, Brandon rise e si fece raccontare altre cose sul mondo magico, esclamando ogni volta Fantastico! o Incredibile!
A Harry piaceva il suo entusiasmo e gli dispiaceva che la mattina dopo avrebbe dovuto cancellargli i ricordi… beh, forse un’eccezione poteva farla?
Si disse che ci avrebbe pensato il giorno seguente, per il momento si fidava di quell’uomo, dopo tutto quello che aveva fatto per lui. Il suo entusiasmo era così coinvolgente che per un momento pensò che se avesse avuto un parente come lui, non avrebbe avuto un’infanzia terribile.
Quando la sua passaporta fu pronta, Harry prese la sua decisione: avrebbe cancellato la memoria dell’uomo e sarebbe tornato a casa, ma quando l’uomo gli disse «Ti prego, lasciami i ricordi. Non rivelerò il tuo segreto a nessuno» Harry semplicemente non riuscì a deluderlo. In fondo, Brandon gli aveva salvato la vita e non aveva chiesto assolutamente nulla in cambio. Poteva fare uno strappo alla regola, una volta tanto.
«Grazie infinite, per tutto quello che ha fatto per me» disse l’Auror «Addio».
«Addio, Harry» gli disse l’uomo «E prenditi cura di tuo marito!» Harry gli rivolse un sorriso e toccò la scarpa e si smaterializzò da lì, riapparendo nel cimitero di Godric’s Hollow. Era quasi deserto e le poche persone che c’erano non fecero caso a lui; notò dei frammenti di quella che doveva essere una lapide e quando vide parte del suo nome su uno dei frammenti sbiancò. Si guardò intorno e vide che in quel preciso punto, c’erano delle sue foto. Avevano celebrato il suo funerale, senza il suo corpo?
Il suo primo pensiero fu Draco. Senza neanche pensarci due volte, si resse sulla stampella che l’ospedale gli aveva fornito e si diresse verso casa sua, con il solo scopo di rassicurare suo marito, il Ministero e tutto il resto venivano dopo.


 
Quella volta aveva davvero creduto di non tornare a casa, ma anche in quell’occasione la sua fortuna sfacciata, come diceva sempre Draco, era stata dalla sua parte per quell’ultima missione sul campo. Erano stati mesi difficili, aveva pensato a Draco ogni giorno, ma non credeva che potessero addirittura darlo per morto senza fare le dovute ricerche, quando sarebbe rientrato al lavoro, avrebbe fatto due chiacchiere con chi di dovere, ma in quel momento non gli interessava. Voleva solo tornare a casa, prendersi cura di suo marito e cancellare il suo dolore; non aveva mai visto Draco ridotto in quel modo, neanche dopo la guerra. Quando aveva aperto la porta, quasi non lo aveva riconosciuto, gli occhi scavati, rossi e cerchiati da grosse occhiaie, magro come se non mangiasse da anni, trasandato, la barba incolta, i capelli lunghi e spettinati, la sua felpa addosso… non era il suo Draco, quello. Ed era tutta colpa sua se si era ridotto in quel modo, la notizia che gli avevano dato lo aveva spezzato.
La conferma gliel’aveva data Hermione, quando gli aveva detto ciò che era successo durante il suo presunto funerale quella mattina, non avrebbe mai più permesso che si riducesse in quello stato. Per tutto il tempo che non era stato a casa, aveva visto nella sua mente l’immagine del marito che lo supplicava di non partire quella volta, perché aveva un brutto presentimento e lui non lo aveva ascoltato. Aveva già maturato l’idea di non partire più per le missioni sul campo, ma adesso ne era certo. Non avrebbe mai più fatto vivere quell’inferno a Draco, non lo avrebbe più costretto a stare così male, non lo meritava. Non si sarebbe mai più allontanato da casa per così tanto, dopo essere quasi morto in missione ed aver visto suo marito ridotto in quello stato, sapeva di aver preso la decisione giusta. Adesso aveva due mesi di ferie davanti e una lunga lista di cose da fare con Draco per risollevargli il morale. Voleva solo che tutto tornasse alla normalità, che loro tornassero alla normalità e avrebbe fatto di tutto per non rompere di nuovo l’equilibrio.
«Tesoro, sono a casa!» esclamò, entrando in casa «Ho portato la torta!»
«Era ora, Potter, sono in camera nostra, vieni!» rispose l’altro «Porta anche la torta!»
«Sei nudo?»
«Scoprilo da solo, muoviti!» rispose il biondo dal piano di sopra, facendo scoppiare a ridere il moro, il quale lentamente raggiunse la camera da letto, dove trovò suo marito sdraiato sul letto, rivolto verso la porta che lo aspettava impaziente. Harry notò anche che il comò era apparecchiato per il pranzo.
«Avevi intenzione di non muoverti da qui per tutta la giornata?» chiese, guardandolo divertito.
«Mi sembra ovvio» rispose con ovvietà «Metti quella torta vicino ai viveri e vieni a darmi un bacio, Potter» ordinò Draco, mettendosi seduto. Harry lo osservò bene, Draco aveva pianto di nuovo e tutto quello che stava facendo era una pura messa in scena per non farlo sentire in colpa. Chiunque avesse detto che Draco Malfoy-Potter era una persona egoista e senza sentimenti, avrebbe incontrato una cruciatus di Harry, seduta stante. Senza dire niente, mise la torta accanto alle cose che Draco aveva preparato e poi raggiunse il biondo; prese il suo volto tra le mani e gli diede un bacio sulle labbra. Lo sentì sospirare di sollievo contro la sua bocca e poi approfondì il bacio, mettendogli una mano dietro alla nuca, mentre il biondo avvolgeva le braccia attorno al suo collo.
«Mi sei mancato così tanto, Draco» sussurrò contro la sua bocca, facendolo sdraiare di nuovo «Mi dispiace…»
Draco gli accarezzò la guancia con dolcezza e sospirò «Mi sei mancato anche tu, tantissimo» sospirò. Harry gli baciò di nuovo le labbra, accarezzandogli un fianco. «Voglio solo dimenticare questi mesi orribili» confessò il biondo, lasciando cadere la maschera «Voglio solo stare con te e dimenticare il dolore e la disperazione».
«Lo capisco, io…»
«Non puoi capire…» sussurrò Draco, girando il volto, per non farsi vedere di nuovo tremante e in lacrime. Aveva provato a far finta che tutto fosse passato, che tutto fosse uguale a prima, che sarebbe tornato tutto come prima, ma non poteva.
Per tutto il tempo in cui Harry era stato al Ministero, tutto ciò che aveva vissuto, si era riversato su di lui così in fretta che si era ritrovato senza fiato. Aveva tentato di scacciarlo, preparando il pranzo, cercando di trovare il modo di sedurre suo marito e tenerlo inchiodato al letto, ma non era più così bravo a fingere di non provare emozioni «Tutti mi dicevano che dovevo reagire, che dovevo… farmene una ragione, ma come potevo?» chiese retoricamente, con la voce spezzata «Ogni giorno era un vero e proprio inferno e so che non è colpa tua, so che stavi lavorando, non vorrei sembrare così egoista, adesso…» trattenne un singhiozzo e scosse la testa «Sono così sollevato che tu sia tornato, davvero, sono felice, ma io… sento ancora quel dolore, quella sensazione terribile…» deglutì «Credevo di averti perso».
«Draco…» sussurrò il moro, cercando di guardarlo. Si era reso conto di quanto il biondo avesse sofferto in quel periodo e si dava dell’idiota per averlo spinto in basso fino a quel punto, oltre che ad incolparsi per tutto. Se non fosse partito, non sarebbe accaduto nulla. «Mi dispiace» sussurrò di nuovo «Potrai mai perdonarmi?» gli chiese, accarezzandogli il viso.
«Promettimi che la prossima volta mi ascolterai» sussurrò contro il suo orecchio, dandogli un bacio delicato proprio sotto il lobo, sentendolo tremare contro il suo corpo, lui tremava sempre d’emozione tra le sue braccia. Era felice che questo non fosse cambiato, nonostante fossero stati lontani quattro mesi in totale.
«Te lo prometto, ti ascolterò e resterò con te. Non ti farò mai più vivere un periodo simile» promise Harry e con un sorriso che riuscì ad illuminare l’intera stanza.
«Sarà meglio per te. Non so se la prossima volta sarò così clemente da perdonarti» cercò di scherzare Draco, strappando una risatina divertita al moro, che si abbassò sul suo volto e lo baciò di nuovo con dolcezza.
«Lo giuro».
Draco rise, ricambiando il bacio e annuì «Ti credo».
«Allora, che facciamo? Mi baci, facciamo l’amore o mangiamo?» chiese Harry.
«Faremo tutte e tre le cose, ovviamente, ma prima ho un’idea».
«Sentiamo».
Il biondo sorrise e appellò lo stereo con un incantesimo, lo afferrò e lo mise ai piedi del letto, poi fece partire la canzone che poche ore prima aveva ascoltato da solo e si accoccolò contro il petto di Harry, per stringersi a lui e per lasciare che l’altro lo avvolgesse in un abbraccio carico di dolcezza. Il moro gli diede un bacio tra i capelli e Draco seppe che avrebbe superato tutto, sarebbe stato di nuovo felice, perché, dopotutto, Harry era tornato di nuovo e lo avrebbe fatto sempre.


 


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Lumos!
 
Buona sera, miei prodi seguaci!
Eccoci qui con la parte conclusiva di questa tristissima Drarry, sono una donna di parola e ho fatto arrivare tutto prima di giovedì :D purtroppo ieri ho avuto un problema con il file (ho cancellato per sbaglio un pezzo e ho dovuto riscriverlo, ugh) e quindi non ho potuto aggiornare e oggi l'editor si è divertito a farmi impazzire, yuppi yeah, but Here I Am!
Il capitolo è sempre eccessivamente lungo, ormai penso che siate abituati al mio essere eccessivamente prolissa, quando si tratta di questi due patatini adorabili.
Harry è vivo! *botti* e Draco aveva ragione, in barba a tutti quelli che lo davano per morto. Ho maltrattato troppo Draco in questa storia, ma poi l’ho reso di nuovo una persona felice, facendo ritornare Harry a casa sano e salvo (beh, quasi. Diciamo che ci sono tutti i pezzi al loro posto LOL) E niente, eccoci qui. Tutto è bene ciò che finisce bene. Passeranno il loro anniversario in camera da letto, anche se Draco farà anche la crocerossina con il povero Harry che ha gamba malandata, ugh. Beh, non poteva uscirne illeso totalmente e ha un pretesto in più per non partire mai più. Non partirà mai più, stavolta Draco potrà minacciarlo a suon di mi hai fatto soffrire per mesi, se esci da quella porta ti crucio davvero.
Visto? Alla fine non sono poi così cattiva, ammettetelo al funerale avete iniziato a dubitare che lo salvassi. Ma sappiate che le mie storie al 90% hanno l’happy ending. Non temete!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di avervi sorpreso un po’ con il ritorno di Harry Potter (chi riesce ad accopparlo, quello? Pft, la morte quando lo vede fa no, no, tu sei Harry Potter, non posso portarti con me!) e di avervi tenuto un po’ di compagnia in questi tristi giorni di quarantena.
Almeno sono iniziati i corsi online, non so come ne uscirò da questi giorni, ma almeno inizierò a studiare LOL ma non smetterò di scrivere. Proprio domenica ho scritto metà del primo capitolo di una nuovissima storia che spero di finire in tempi brevi (non so ancora se sarà una long o una mini… lo saprete presto, ma è una figata e non vedo l’ora di finirla!) e ho una mini-long nel PC che aspetta di essere revisionata, arricchita e poi corretta. Quindi avrete presto mie notizie, nelle prossime settimane.
Ringrazio con tutto il cuore Eevaa e lilyy che hanno recensito lo scorso capitolo e le persone che l’hanno aggiunta alle preferite/ricordate/seguite, thanks <3 Un grazie anche a chi ha speso un click per leggerla, sono tanto felice di vedere che comunque sia stata letta da tante persone, seppur silenti!
Spero che vi piaccia anche questo e se qualcuno volesse lasciarmi una recensione, è ben accetto, anche critiche, accetto tutto! Non mi resta che salutarvi, till the next time! Stay tuned per nuovi aggiornamenti!
Ah, quasi dimenticavo, per chi non la conoscesse, la canzone di Harry e Draco è Can’t help falling in love di Elvis (cliccate per ascoltare) :D
Bene, credo di aver detto tutto :D
See you soon, my darlings!
Love you all, stay strong & stay safe!
 
Nox.

   
 
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