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Autore: _Trixie_    20/03/2020    8 recensioni
Onestamente? Emma non aveva idea di come fosse successo.
Ancora più onestamente? A Emma non importava, come fosse successo.
Aveva vissuto la sua intera esistenza cacciandosi in situazioni che, nella migliore delle ipotesi, erano imbarazzanti o in cui rischiava di lasciarci la vita. O, peggio, di umiliarsi di fronte a Regina. Così, quando Emma si rese conto che lei e Regina non facevo che comportarsi come se fossero sposate l’una con l’altra, Emma non si fece alcuna domanda.
[Swanqueen fluff, tutto qui]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: Emma non si è mai sposata. Niente sesta stagione. Sconfitto il Cattivo di Turno, Storybrooke è tornata idilliaca e pacifica. Per quanto possa esserlo una cittadina di cui Emma Swan è lo sceriffo. Solo tanto, tanto fluff.
Perché ce lo meritiamo.
Buona lettura,
T. <3
 


 
Sono anni che ti aspetto
 
 
 
 
 
Ok, what about this?
The best part of any first-kiss is the lead up to it.
How I met your mother, 01x13
 
 
 
 
I
Emma Swan, Salvatrice
 
 
 
 
Onestamente? Emma non aveva idea di come fosse successo.
Ancora più onestamente? A Emma non importava, come fosse successo.
Aveva vissuto la sua intera esistenza cacciandosi in situazioni che, nella migliore delle ipotesi, erano imbarazzanti o in cui rischiava di lasciarci la vita. O, peggio, di umiliarsi di fronte a Regina. Così, quando Emma si rese conto che lei e Regina non facevo che comportarsi come se fossero sposate l’una con l’altra, Emma non si fece alcuna domanda.
Per una volta, per un’unica, singola volta in cui la sua caotica, assurda, esilarante vita decideva di metterla in una posizione che non si era cercata – anche se l’aveva sperata, Emma, quella posizione, la signorina Swan era decisa a non fare domande. Ma la fortuna di Emma poteva esserle favorevole fino a un certo punto e se lei non aveva intenzione di mettere in discussione nulla, del suo non definito rapporto con Regina, il sindaco Mills sembrava di ben altro avviso.
E perciò, una mattina, dopo aver fatto colazione insieme al numero 108 di Mifflin Street, dopo che Emma ebbe baciato la guancia di Regina come era sua abitudine fare prima di recarsi alla stazione di polizia, Regina chiese: «Cosa stiamo facendo, signorina Swan?»
 
 
***
 
 
Tutto era iniziato con l’arrivo della primavera.
«Sei insopportabile, Emma» disse Regina, chiudendo la porta del proprio ufficio dopo aver letteralmente spinto fuori lo sceriffo.
«Eppure, non mi hai ancora licenziata» le fece notare Emma, sorridendole innocentemente e seguendo Regina che camminava veloce tra i corridoi del municipio ormai deserto, perché avevano passato così tanto tempo a discutere tra loro che il resto degli impiegati era già tornato a casa. Non era una novità, che lo sceriffo e il sindaco facessero gli straordinari. O che… discutessero.
Discutevano molto, Emma e Regina, di quei tempi. Di cosa discutevano? Oh, non aveva molta importanza, perché entrambe erano consapevoli che si trattava solo di futili pretesti e ciò che davvero contava era il passo in più che Regina faceva, ogni volta, verso Emma, e puntava un dito accusatore al petto della signorina Swan cercando di intimidirla, mentre Emma avvampava, con il sindaco tanto vicino, ma pur di non cedere terreno faceva un passo verso Regina e finivano con il sentire l’una il respiro dell’altra sulla pelle e a guardarsi negli occhi, blaterando ragioni e accuse accampate totalmente per aria, fino a quando qualcuno, molto spesso Snow, non finiva con l’interromperle.
E né Emma né Regina avevano ancora capito se volessero ringraziare o strozzare Snow per quelle continue interruzioni.
«Sai chi è persino più insopportabile di te? Tua madre. Mi darebbe il tormento in eterno, se ti licenziassi» sbottò Regina, uscendo dal municipio e lasciando andare la porta senza curarsi del fatto che Emma la seguisse a poca distanza. Per poco, lo sceriffo non vi sbatté contro.
Nei pochi secondi che Emma impiegò per fermare la porta e aprirla di nuovo per poter uscire all’aria aperta, Regina guadagnò terreno e raggiunse la Mercedes e così lo sceriffo fu costretto a correre per fermarla prima che salisse in auto.
«Oh, andiamo, Regina!» piagnucolò Emma. «Lo sai che me lo merito!»
«No».
«Regina!»
«Emma, non essere infantile».
«Emma, non essere infantile» le fece il verso lo sceriffo.
«Signorina Swan» rispose Regina, con sguardo duro e un piccolo sorriso accennato dagli angoli della bocca che sarebbe sfuggito a chiunque, ma non a Emma. Così come a Emma non era sfuggito il fatto che, dopo l’ultima tragedia sfiorata, ovvero il suo matrimonio con Killian, Regina aveva preso a chiamarla sempre più spesso signorina Swan. Probabilmente il commento di Snow circa il fatto che sarebbe diventata la signora Swan-Jones aveva terrorizzato a tal punto Regina che ora il sindaco aveva bisogno di ricordare a sé stessa che quello era stato un incubo dal quale Storybrooke si era svegliata prima che potesse diventare realtà. E grazie tante.
«No, Regina, ascoltami, solo un minuto-»
«Ti ho ascoltata per trentasette minuti».
E Emma avrebbe voluto protestare, ma, aperta la bocca, subito la richiuse.
«Cosa?!» sbottò Regina.
Emma non la guardava più negli occhi – il che era strano, perché la signorina Swan era notoriamente incapace di distogliere lo sguardo dal viso di Regina, ma fissava un punto tra i capelli del sindaco.
«Regina?» bisbigliò Emma, cauta. E il cambio di tono allarmò il sindaco.
«Cosa?!» domandò nuovamente, in un bisbiglio concitato. «Qualcuno sta per attaccarci?»
«Non ne ho idea» rispose Emma, dopo un secondo di esitazione.
«Non ne hai idea?!» fece il sindaco, divisa tra sconcerto, irritazione, incredulità e… e… gli occhi di Emma erano sempre tanto belli, sul far del tramonto. Regina prese un sospiro profondo.
Non era quello il momento, no.
«Mmh» fece Emma. «Hai… Credo… Hai un ragno tra i capelli».
«Ho un-» iniziò Regina, prima di chiudere gli occhi a prendere un respiro profondo. «Ho un ragno tra i capelli, signorina Swan?» domandò, i muscoli completamente immobili, il cuore che batteva furioso nel petto. Non le piacevano i ragni, nossignora. Non le piacevano proprio, i ragni.
«Vuoi che te lo tolga?»
«Certo che voglio che tu me lo tolga, Emma, dannazione!» sibilò Regina, aprendo gli occhi per inchiodare la signorina Swan sul posto e prometterle indicibili sofferenze non appena l’avesse salvata dal pericolo.
«Oh, ok. Non ti muover-»
«Sbrigati!»
«Shh!» la zittì Emma, la lingua tra i denti, a indicare la concentrazione della signorina Swan. Alla ragazza bastò alzarsi appena sulla punta degli stivali per raggiungere agevolmente la sommità della testa di Regina, che rimase immobile e in silenzio per istanti che le parvero interminabili. Istanti in cui notò un’infinità di dettagli, della signorina Swan, come le piccole, leggere rughe che iniziavano a formarsi agli angoli della sua bocca o il profumo di cannella che aleggiava intorno alla ragazza o ancora la pelle bianca del collo e poi… e poi…
«Ecco, qui, piccola» disse Emma, con dolcezza, allontanandosi di un passo da Regina. E dopo l’incredibile sollievo all’idea di essere stata liberata da quell’orribile, orribile ragno, Regina spalancò gli occhi, sconcertata. Piccola? Come diavolo si permetteva la signorina Swan? Chi si cred-
«Ora sei salva, non sei più in pericolo. Va’, piccola!» disse Emma, chinandosi a terra per posarvi il ragno, che subito scomparve tra le piastrelle del parcheggio del municipio.
«Lei, era in pericolo?! Lei?!» esclamò Regina, il respiro corto, una mano al petto per cercare di calmarsi.
Emma si strinse nelle spalle. «Sì. Insomma, a giudicare dal colore e dalle dimensioni sono abbastanza sicura fosse una femmina».
«Ero io quella in pericolo, signorina Swan!»
«Era solo un ragno, Regina».
Il sindaco alzò gli occhi al cielo. Aprì la portiera della sua Mercedes, si mise alla guida e avviò il motore.
«Oh, andiamo, Regina! Aspetta!».
Regina ingranò la retromarcia per uscire dal parcheggio.
«Regina! Questa discussione non è finita! Io me la merito, quella sedia superergonomica, cinque rotelle, seduta reclinabile, poggiatesta e poggiapiedi estraibile, acquistabile in ben sette colori differenti! Regina!»
Ma la Mercedes era ormai lontana.
E certo non era come se Regina avesse pensato, per un solo, piccolo istante, che Emma avesse chiamato lei – Regina Mills, sindaco di Storybrooke, Regina Cattiva in pensione – piccola. E fosse arrossita al pensiero.
 

 
***
 


NdA
Buongiorno e buon venerdì (che, a quanto pare, è anche il primo giorno di primavera!), come ve la state cavando, a casa? <3
Qualche nota (come sempre): il titolo è lo stesso di una canzone di Fabrizio Moro (non particolarmente legata al tono della FF, mi piaceva e basta).
Per ora sono previsti 9 capitoli (compreso questo) e ne pubblicherò uno al giorno, anche considerando il fatto che sono molto brevi (l’idea, insomma, è un po’ quella del calendario dell’Avvento).
Sperando che questo primo capitolo vi sia piaciuto,
a domani,
T. <3
P.S. Sì, la sedia superergonomica di Emma è sempre presente.


 
   
 
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