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Autore: Daphne_07    23/03/2020    0 recensioni
E' la mia prima fanfiction, siate clementi! La storia inizia quando Hermione, intrappolata nel ruolo di una ragazzina sempre seriosa e altera, ha 12 anni. I personaggi naturalmente cresceranno nel corso dei capitoli. Riassunto primi capitoli: Hermione, durante un attimo di distrazione, fa esplodere il suo calderone. I genitori, per punizione, la obbligano a trascorrere le vacanze natalizie con la nonna, un'acida aristocratica amante del gioco d'azzardo. La signora decide di portare Hermione con se a Montecarlo, dove la ragazzina farà uno spiacevole incontro: Malfoy. Essendo entrambi bloccati lì con i nonni e non avendo altri bambini con cui passare il tempo, i due metteranno da parte il loro astio e inizieranno a raccontarsi i loro segreti più profondi, al fine di aiutarsi a vicenda. Quando torneranno a scuola qualcosa sarà cambiato? Diventeranno le loro frecciatine solo prese in giro bonarie?
E non è finita qui: questa storia parla di un amore difficile, complicato, bugiardo e inarrivabile, che spingerà i sedicenni Hermione e Draco, insieme a tutti i nuovi personaggi che presenterò, a fare delle scelte crudeli e sconsiderate. Recensite!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Hermione si passò un braccio sulla fronte sudata. Erano minuti che cercava di chiudere quel baule saltandoci sopra e togliendo tutti i vestiti superflui, eppure l’impresa le appariva ancora impossibile. -Hermione, muoviti!- cominciò a strepitare sua madre dal piano di sotto.
-Arrivo!- gridò di rimando la ragazzina. Trascinò il baule semiaperto e traboccante di libri, vestiti e scatolette di mangime per il gufo fino alle scale che conducevano in soggiorno. Lo poggiò proprio sul primo gradino e poi lo spinse giù, tappandosi le orecchie per non sentire il tonfo che il baule avrebbe fatto rotolando per le scale.
-Hermione! Ma cosa fai?!- strillò sua madre scansandosi prima che il baule le venisse addosso. Hermione si precipitò giù per le scale e si sedette al tavolo della cucina.
-Quanti minuti mi restano?- chiese, indaffarata a versarsi la spremuta d’arancia nel bicchiere e ad assaporare il porridge.
-Cinque! Forza, tesoro, muoviti, che il baule te lo sistemo io- Era l’ultimo giorno di vacanze estive, entro poco tempo Hermione si sarebbe ritrovata alla stazione di King’s Cross con i suoi amici. L’autunno stava avendo il sopravvento sull'estate, le foglie si tingevano di rosso ed il sole si impallidiva, lentamente, come soggiogato da una malattia. Nella casa regnava sempre un’atmosfera triste il giorno in cui Hermione partiva per Hogwarts. Anche la ragazzina sentiva uno strano nodo in gola, non solo perché avrebbe dovuto allontanarsi dai suoi genitori, ma anche per un altro motivo... un motivo che nemmeno lei riusciva ad individuare. Si era insinuato strisciando nei meandri più profondi del suo cuore e non aveva più accennato ad andarsene. Tutti ci sentiamo rattristati dalla fine dell’estate, ma per Hermione ricominciare era diverso... Non si trattava della scuola in sé, forse, si ripeteva la ragazzina, il problema era Hermione stessa. Il padre si sedette accanto a lei e le scompigliò affettuosamente i capelli.
-Buongiorno, papà-
-Buongiorno, piccola mia. Giorno della partenza, vero?-
-Esatto. Tu come stai?-
-C’è un bambino pestifero agli studi dentistici che si fa venire una carie tutti i mesi, io e tua madre ce lo ritroviamo sempre sulle croste-
-Beh, buona fortuna. Papà, attento, ti stai facendo andare il caffè nei baffi- Il signor Granger si mise a ridere e aprì il giornale, ma, non appena i suoi occhi si imbatterono in una particolare notizia, tutta la sua positività parve svanire. Hermione, incuriosita, lesse anche lei: un famoso attore di Broadway aveva adottato un bambino. Apparentemente quello poteva passare per un paragrafo insignificante, ma in realtà il cuore di Hermione perse un battito. Si riempì come una spugna di malinconia e riemerse traboccante di brutti ricordi. Maggie… Maggie… La ragazzina scosse la testa. No, non doveva pensarci.
Non appena ebbe ingoiato l’ultimo dei cereali mollicci, sua madre iniziò a trombettare con il clacson dalla macchina. Hermione e suo padre si fiondarono nella vecchia Punto rossa, la madre premette sull’acceleratore e la piccola famiglia partì alla volta di King’s  Cross.

-Harry! Ron!- Hermione era appena arrivata al binario 9 e ¾, e subito aveva individuato i suoi amici. Infondo, era impossibile non notare la spiccante chioma rosso fuoco di Ron. -In partenza!- urlò il capotreno. Il brusio di voci divenne ancora più alto, tutti i ragazzi diedero l’ultimo saluto ai genitori e si scapicollarono dentro al treno, nel tentativo di accaparrarsi uno scompartimento decente.
-Ciao mamma! Ciao papà!- Urlò Hermione sventolando una mano e reggendosi con l’altra al corrimano della scaletta. Prima che la sua testa scomparisse all’interno della locomotiva, però, la ragazzina notò una cosa alquanto curiosa. Scorse tre teste bionde in un angolo della stazione. Di sicuro una di quelle apparteneva a Malfoy, mentre gli altri due dovevano essere i suoi genitori. Draco Malfoy teneva il capo reclinato e i pugni strettissimi, intento a contenere la frustrazione: era evidente che il padre lo stesse sgridando. Ad un certo punto sembrò che il ragazzino si fosse stancato del cazziatone, infatti si allontanò bruscamente dai genitori, che lo guardavano con due occhi oltremodo severi, e si avviò verso la porta del treno. Il viso del padre si contorse in una smorfia di rabbia, l’uomo afferrò Draco per il braccio e gli diede uno schiaffo sulla guancia, a braccio rigido. Draco non diede segni di essersi fatto male, anche se, con tutte le probabilità, la guancia gli doleva molto. Hermione restò basita davanti a quella scena. Quel Serpeverde le era sempre parso un essere odioso, stronzo e spregevole, senza alcuna altra caratteristica. Il personaggio “Malfoy” si limitava a quello, ecco perché Hermione aveva costruito un'immagine di lui semplice e lineare: un ragazzo rispettato, omaggiato e viziato dalla sua famiglia, senza nessun problema, una persona intoccabile, insomma. Non le sembrava possibile che anche lui, il principe delle Serpi, fosse stato vittima di un comune scontro con il proprio genitore. Beh, il mito del figlio di papà era stato sfatato.
Nessuno sembrò accorgersi della cosa tranne Hermione, talmente tanta confusione c’era. Malfoy, dopo aver ricevuto lo schiaffo, marciò con la testa bassa e i pungi serrati verso l’entrata del treno. Il suo viso ora era totalmente rosso, non solo per lo schiaffo, ma anche per la rabbia. I suoi occhi di ghiaccio mandavano faville, sprizzavano lampi, infiammavano chiunque ostacolasse il suo percorso verso la locomotiva. Hermione era talmente imbambolata che non si accorse che il ragazzo stava venendo verso di lei. -Spostati, Mezzosangue- Le diede una spallata volutamente forte, scaricando su di lei un po’ del nervosismo accumulato. Dopo qualche secondo Hermione tornò alla realtà e si rese conto dell’offesa. Si girò nella direzione di Malfoy, lo rincorse per il corridoio del treno e lo superò dandogli una spallata altrettanto forte: -Spostati, stronzetto- e continuò a camminare, pronta alla reazione di lui.

-Cos’hai detto, Mezzosangue?- iniziò a strepitare Malfoy. Tutti si voltarono nella loro direzione, alcuni uscirono anche dai loro scompartimenti per assistere all’evento epico. Quella sarebbe stata una rissa memorabile: il giovane Principe delle Serpi contro la giovane Principessa dei Grifoni, irascibilità contro sapienza, impulso contro pazienza, astio contro astio. Hermione si diede una leggera occhiata intorno e arrossì per la figura che stava facendo. Sembrava proprio la scena di un film western: lei e Malfoy si trovavano nello stretto corridoio del treno, distanziati da una decina di metri, ciascuno pronto a sfoderare la bacchetta. Mancava solo un cespuglio del deserto che rotolasse tra i due sfidanti.
-Hermione!- Harry e Ron fecero capolino da uno scompartimento.
-Portatela via prima che si faccia male- sogghignò Malfoy.
-Zitto, tu. Hermione, vieni- insistette Ron. Eppure Hermione non si mosse. Per un anno intero aveva già dovuto subire le prese in giro, gli insulti, le frecciatine e le umiliazioni di quell’arrogante, dicendo che tanto non valeva la pena di arrabbiarsi. Beh, il tempo della razionalità era finito. Hermione fece appello a tutto il suo coraggio, e, magicamente, provò una sensazione nuova. Si sentiva più potente delle altre volte, era come se avesse attinto da un pozzo tutta la sua rabbia e l’avesse convertita in desiderio di scontro. Doveva trovare un punto di sfogo, anche se non aveva idea del motivo per cui fosse frustrata. Non sapeva nemmeno perché di punto in bianco desiderasse battersi, dare un calcio alla vecchia Hermione, sfoderare gli artigli e liberarsi dal mai provato sentimento di oppressione.
-No, Ron. Non mi scollo da qui- Malfoy fece un fischio sfottente e Tiger e Goyle ridacchiarono. Ron e Harry si guardarono preoccupati, mentre l’eccitazione di tutti i presenti continuava a salire. Doveva essere più veloce... Più veloce... Era il momento, Hermione estrasse il braccio da sotto la felpa, puntò la bacchetta contro Malfoy ed urlò: -Expelliarmus!- Il ragazzino fece un incredibile volo all’indietro e sbatté la testa contro la porta scorrevole di uno scompartimento. I presenti erano attoniti e sconvolti.
-Ah! Stupida scema!- gemette Malfoy, massaggiandosi la testa. La signora dei dolciumi, che era appena entrata in quel vagone, vide la scena e si precipitò verso Malfoy.
-Oh! Ma cosa è successo?- chiese.
-Granger mi ha aggredito!- rispose lui, con voce sofferente. Un gruppo di curiosi formò un capannello attorno a Malfoy, e anche Hermione, che si sentì chiamata in causa, camminò tutta impettita verso il luogo dell’incidente. Si sentiva enormemente soddisfatta di quel testa a testa, e nemmeno il pensiero di una nota riuscì a scoraggiarla. Libera! Finalmente libera! Non aveva mai sentito il suo spirito più leggero. Si sistemò accanto alla signora dei dolciumi e guardò attentamente la testa di Malfoy. -Granger? Chi è Granger?- chiese la signora dei dolciumi. Hermione, a cui non era mai mancato il coraggio di prendersi le punizioni, rispose prontamente: -Sono io- -Ma, signorina, cos’è questa storia che usa la magia per aggredire? Venghi con me che la porto dal primo professore che troviamo. Eh no, tutta questa violenza già solo al secondo anno!- Hermione si accinse a seguire la signora, ma, ad un tratto, nel vagone risuonò una voce calma e ragionevole: -Beh, dai, Draco, non esageriamo, non ti ha fatto niente- Hermione si voltò nella direzione del ragazzino. Lo riconobbe subito, quello era Blaize Zabini, compagno fidato di Malfoy da quando lui si era stancato delle scemenze di Tiger e Goyle. Zabini aveva due occhi color dell'ebano, folti capelli neri e pelle abbronzata. Il suo volto era stranamente gentile. -Ma tu sta’ zitto, Blaize!- gli intimò Malfoy, incavolato nero. La signora dei dolci li guardò confusa.
-Beh, dite chi è stato!-
-Stia tranquilla, signora, è una cosa da niente. Un piccolo litigio- la rassicurò Zabini, con voce affabile. La donna restò colpita dai modi educati del ragazzo, lasciò perdere la questione e se ne andò. Il pubblico si diradò velocemente e tutti tornarono ai loro scompartimenti. Anche Hermione aveva una mezza idea di farlo, eppure sapeva che sarebbe stata buona educazione ringraziare Zabini. Gli si avvicinò titubante, storse un angolo della bocca e gli toccò lievemente la spalla. Zabini la guardò interrogativo, non seccato, ostentò verso la ragazza uno sguardo gentile e rassicurante.
-Beh, grazie per essere intervenuto, Zabini- gli disse spicciola.
-Non c’è di che, Draco fa sempre il bambino- e si mise a ridere.
-Ok, allora ci vediamo!- 
-D’accordo!- e ammiccò. Wow, allora non tutti i Serpeverde erano cattivi. Mentre si avviava verso Harry e Ron, Hermione riflesse sul fatto che Zabini non l’aveva mai infastidita, non l’aveva mai chiamata Mezzosangue e non l’aveva mai offesa né oltraggiata. Le sembrò inconcepibile che uno come lui potesse essere il miglior amico di Malfoy o di Pansy Parkinson. Cavolo, era anche simpatico! -Hermione, ma che hai fatto?- le chiese Ron.
-Oh, nulla- rispose Hermione, noncurante.
-Sembravi diversa…-
-Boh, mi sentivo più forte. Ribollivo dalla rabbia come un vulcano!-
-Comunque vorrei presentarti mia sorella, Ginny- Una ragazzina con lunghi capelli ramati sbucò dai posti tra Harry e Ron.
-Piacere, sono Hermione- Ginny ci mise un attimo prima di trovare il coraggio di parlare.
-Io Ginny. Ciao- e tornò al suo posto, arrossendo.
-E’ il suo primo anno- spiegò Ron.
-Bene, così adesso avrò qualcuno con cui chiacchierare!- esclamò Hermione, giuliva. Ginny abbozzò un debole sorriso. “Beh, almeno è una taciturna, semmai dovessi raccontarle un segreto lo manterrebbe!” pensò Hermione. Si accomodò sui sedili di fronte ai suoi amici.
-Hai parlato con Zabini. Perché?- chiese Harry.
-Per ringraziarlo. Lui è stato gentile, e poi non si è mai dimostrato cattivo con noi-
-Beh, e allora perché è il miglior amico di Malfoy?-
-Lo scoprirò- Hermione prese un libro dalla borsetta e si immerse nella lettura. Poco prima del loro arrivo ad Hogwarts gli amici indossarono le divise, Hermione aiutò un Ron imbarazzato a farsi il nodo alla cravatta.
Quando fu il turno del secondo anno i ragazzi scesero, salirono sulle barchette e si avviarono verso la scuola. Hermione, anche se per la seconda volta, rimase di nuovo impressionata da Hogwarts. Il castello all’orizzonte appariva come una massa scusa e indefinita, da cui emergevano solo le torrette e le torri. Le innumerevoli luci ne delineavano i contorni, dando l’impressione di voler spaccare le finestre per fuggire ad illuminare il cielo.
Presto i ragazzi, dopo aver oltrepassato il Lago Nero, si ritrovarono davanti al grande portone di quercia dell’ingresso, che si aprì per magia e li lasciò entrare. Eccola. Di nuovo. Quella sensazione strana, quel nodo in gola, quel morale che torna basso per chissà quale ragione. Ecco, era di nuovo al principio, ma il principio di cosa? Hermione si grattò la testa ed entrò insieme agli altri nella Sala Grande. Ah, quanti ricordi! Le candele sospese in aria, il soffitto stellato, i quattro lunghi tavoli, il cappello parlante! Hermione si accomodò con gli altri al tavolo dei Grifondoro, pronta a vedere a quale casa sarebbe stata assegnata Ginny. Che strano. Sentiva degli sguardi roventi trapassarle il capo, come se qualcuno la stesse guardando intensamente. Cercò di individuare con la coda dell’occhio chi fosse il misterioso osservatore, e si rese conto che un ragazzino del Tassorosso le stava lanciando occhiate a dir poco infuocate. Hermione si girò di scatto verso di lui, e il ragazzino, arrossendo, abbassò repentinamente il capo. “Chissà cosa voleva” si chiese la ragazzina.
-Gilbert Hashton: Corvonero- stava urlando il cappello parlante. Ecco, la G, da lì a poco sarebbe stato il turno di Ginny. Ron era evidentemente emozionato, continuava ad alzarsi dalla sedia per godersi meglio il momento. Di nuovo qualcuno che la guardava, di certo era quel ragazzo! Hermione si girò verso il suo tavolo, seccata, e lo guardò fisso. Lui avvampò e incollò gli occhi al piatto. Aspetta… ma Hermione quello lo conosceva. Era il ragazzo del secondo anno più carino della scuola, a quanto dicevano le sue ammiratrici. Campione di Quiddich, gentiluomo fino al midollo e affascinante rubacuori, ecco come poteva essere definito Charles Mitchell.
-Ehi- qualcuno si sporse da un altro tavolo e le toccò la spalla. Era una ragazza del Corvonero con lunghi capelli biondi arricciati e un viso quadrato pieno di lentiggini.
-Mi chiamo Madeline Ripley. Sei stata grande sul treno!- esclamò sorridendo.
-Oh… grazie…- rispose Hermione, impacciata.
-Frequento il secondo anno come te, infatti se non mi sbaglio ci siamo già incontrate a qualche lezione. Sei Jane Gamgee, vero?-
-Ehm… Hermione Granger-
-Cavolo! Ti ho confusa con una mia amica Babbana, sai, siete praticamente simili… lei si chiama Jane Gamgee. Beh, comunque complimenti per la cosa del treno, Jane! Quel Malfoy se lo meritava!-
-In realtà io mi chiamo Hermione… Però Jane è il mio secondo nome, se ti viene più facile chiamarmi così…-
-Ok, grazie, Jane! Mi hai facilitato la vita! Ci si vede!- e si girò verso il suo tavolo.
“Strana ma simpatica...” pensò Hermione. Ginny venne assegnata al Grifondoro come tutti i suoi fratelli, e, quando la cerimonia si concluse, sul tavolo comparirono delle pietanze squisite. Hermione, continuando a sentirsi osservata di sottecchi, perse l’appetito e finì per mangiare solo il dolce. Cercò di entrare nel discorso che stavano facendo Ron, Harry ed i gemelli Fred e George, ma appena aprì bocca la conversazione cessò di colpo.
“Che ho fatto?” si chiese Hermione, a disagio.
-Scusa, Hermione, ma noi stiamo parlando di… ehm…- e Ron fece una risata imbarazzata -scherzi… So che a te non piacciono…- No, lei non era quel tipo di ragazza. Lei non era adatta a quei discorsi, e lo sapeva. Impeccabile, impeccabile e impeccabile. Si era destinata da sola quel ruolo, doveva restare seria, altera e matura, non cadere in quei discorsi sciocchi e banali come... Lei no… Non anche lei… Non Lei. Non Hermione Granger.
-Ah… Non fate imprudenze o cretinate…- li rimproverò tornando a concentrarsi sul suo gelato. Lo mangiò tutto, forse per riempire il vuoto che si era creato dentro di lei.
Quando fu il momento di ritirarsi nei propri dormitori, i ragazzi si alzarono e seguirono i Prefetti fino alle proprie Sale Comuni. Le ragazze nella torre a destra, i ragazzi nella torre a sinistra. Hermione salì le scale e si gettò sul primo letto che trovò, decidendo che avrebbe dormito lì fino alla fine dell’anno scolastico. Il suo baule era già stato portato nella camera dagli elfi. Hermione passò i seguenti minuti  a riordinare camice, cravatte rosso e oro, mantelli e uniformi nell’armadio. Le sue compagne di stanza erano, tranne Ginny, le peggiori che potesse sperare: Lavanda Brown e Calì Patil, due idiote che passavano l’intera notte a chiacchierare di ragazzi, e Jessica Parker, conosciuta per il suo gran russare. Fu obbligata, per gentilezza, a passare qualche minuto con ciascuna di loro, e, quando si rese conto che il discorso verteva verso argomenti troppo frivoli per una come lei, Hermione se ne andò a dormire. Sognò la scena vista il giorno stesso, il padre di Malfoy che gli dava uno schiaffo e Zabini che diceva “Draco fa sempre il bambino”. Poi Hermione veniva catapultata nella Sala Grande, con quel tipo che la fissava e Madeline che cominciava a shipparli. Un casino di sogno, insomma. Ci sono giorni in cui sogniamo delle cose assurde, ma non possiamo sapere se quello che abbiamo visto durante il sonno sarà destinato a prendere un posto fondamentale nella nostra vita.

   
 
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