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Autore: Isobel Connis    23/03/2020    0 recensioni
Un Bar, due ragazzi ed un pessimo approccio
Questa storia è stata proposta da Glass Heart
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Elric, Winry Rockbell | Coppie: Edward/Winry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chemestry’s Cofee

“Hey, Winry il tuo ragazzo è arrivato, di nuovo” ridacchiò Maria Ross servendo una fetta di torta alla ciliegia.
La ragazza si voltò, cercando con lo sguardo il ragazzo che, da un mese a quella parte, aveva preso l’abitudine di frequentare il Caffè due o più volte al giorno, prendendo posto nel suo settore. Le sue colleghe erano convinte che il bel ragazzo dai capelli color del grano e gli occhi di un insolito ambra dorato avesse una cotta per lei. 
Inizialmente aveva sdrammatizzato dicendo che fosse una coincidenza, tuttavia, man mano che le visiti si facevano più frequenti si costrinse a credere che forse, in fondo, le sue amiche avessero ragione.
La prova era arrivata dopo una settimana, quando per la consueta giornata dedicata alle donne aveva lasciato insieme ad un mazzetto di mimosa, anche un papavero ed un garofano rosso.
Le sue amiche, in particolare Maria, convinta che l’amore fosse ovunque, l’aveva trovata una cosa stupenda e romantica, Riza Hawkey, che dietro la maschera fredda e distaccata nascondeva un invidiabile pollice verde, l’aveva freddata con un ‘Ti ha regalato fiori che ti definiscono una persona odiosa e crudele’, facendo crollare l’idillio creato dalla Ross e lasciare perplessa la povera Winry.
Allo spiacevole evento dei fiori ne avevano seguito i più strampalati commenti, volti sicuramente ad intavolare una conversazione, ma che avevano avuto come unico risultato quello di far diventare la ragazza ancora più veloce nel servirlo, così che potesse andarsene quanto prima, e lettere dal contenuto improponibile che solo un pazzo avrebbe potuto lasciare.
In un primo momento sembrava che il ragazzo dagli occhi dorati avesse recepito il messaggio, infatti per qualche giorno si era limitato ad una sola visita giornaliera di prima mattina, ma la breve pausa era durata poco, poiché, più deciso che mai, fece ripartire le visite con il solito ritmo di volte al dì.
Sospirò facendosi coraggio, impugnò il blocchetto e la penna e si diresse al tavolo, dove il ragazzo avrebbe preso la solita torta di mele accompagnata dalla solita tazza di caffè doppio, quello della casa però.
Quel giorno il temporale sembrava aver scoraggiato gran parte della clientela abituale, tant’è che Maria avrebbe staccato a momenti, dato la presenza al caffè di soli sei clienti, una famigliola prossima al conto, una coppietta e il suo corteggiatore.
Lo raggiunse, sfoderando il suo solito sorriso di presenza “Buonasera, cosa ti porto?” chiese soffermandosi per un breve istante sulla figura del ragazzo.
Quel giorno, deciso a sfidare Madre Natura ed un’eventuale polmonite, aveva in dosso una canottiera nera infilata all’interno di pantaloni dello stesso colore, gli immancabili anfibi ai piedi sembravano essere parte integrante del suo corpo, i capelli, contrariamente a come era abituata a vederli erano lasciati sciolti sulle spalle, niente treccia o coda a tenerli fermi, accanto a se, alla sua sinistra, stavano un libro di fisica ed un blocco pieno di formule e calcoli.
“Ciao… una torta di mele e caffè…”
“… doppio con panna, topping al caramello e una spolverata di nocciole” concluse per lui.
Il ragazzo sbuffò appena una risata “Sì, già, suppongo di essere abbastanza scontato” sdrammatizzò
Winry si concesse una risata leggera. “Non più di altri clienti, a dire la verità” ammise appuntando il tutto.
“Se faceste la torta meno buona forse non la prenderei” azzardò, nell’ennesimo tentativo di instaurare una conversazione.
“Beh, ti ringrazio, lo terremo a mente, così magari provi anche qualcos’altro” disse in tono sornione prima di lasciare una copia dell’ordine sul tavolo e raggiungere il bancone per preparare il tutto.
La famigliola se ne era andata e la coppietta si stava apprestando a fare altrettanto, controllò l’ora. Mancava mezz’ora alla chiusura e, ne era sicura, il suo spasimante avrebbe approfittato di tutto quel tempo, incoraggiato dal fatto che all’interno del locale erano rimasti solo loro due. 
Prese il vassoio raggiungendolo “Eccomi qui” si annunciò.
Il ragazzo sobbalzò, aveva trasformato il tavolo in un vero e proprio campo di battaglia, appunti e fotocopie ne facevano da padrone così come la montagna di fogli accartocciati. Eppure era sicura di averlo lasciato solo per pochi minuti…
“Scusa il disordine, i tavoli sono troppo piccoli”
Winry inarcò un sopracciglio “O sei tu a riuscire ad occupare una quantità sproporzionata di tavolo con solo pochi fogli” osservò cercando un angolo libero per lasciare le vivande.
“I geni hanno questo potere” rise.
… Geni? Aveva una così alta opinione di lui o stava semplicemente scherzando?
“…Suppongo possa essere così” rispose infastidita, era certamente il peggior interlocutore che le capitava dai tempi dell’università, quando il capitano della squadra di rugby Alex Luis Armstrong cercava pretesti per spogliarsi e mostrarle il fisico scolpito. Sospirò al pensiero di quante anime disturbate aveva incontrato nella sua vita.
Il ragazzo sembrò aver notato il suo sguardo perplesso, tant’è che si passò imbarazzato una mano tra i capelli arrossendo “Scusa, la mia voleva essere una battuta, non mi ritengo un genio, se lo fossi non starei qui ora”
“Non saresti qui perché questo Caffè è troppo umile?”
Il ragazzo sgranò gli occhi scuotendo mani e testa, ricordandole terribilmente una caricatura “No no ma che hai capito! Non sarei qui perché starei in una grande città a mostrare le mie conoscenze a tutti!” 
Winry sospirò scuotendo la testa, posando il piattino di fronte a lui e il caffè accanto. “Buon appetito” disse sconsolata allontanandosi velocemente, per scoraggiare il ragazzo ad aprire di nuovo bocca.
“Ehi, scusa” si affrettò a dire il ragazzo fermandola per un polso.
Se in un primo momento l’istinto di Winry fu quello di scostarsi, una parte di lei la invitò a seguire quella piccola richiesta. Fece un passo indietro, incrociando quello sguardo imbarazzato e imbronciato che il ragazzo le aveva proposto più e più volte durante i suoi strambi tentativi di conversazione.
Sospirò. “Sono un idiota, perdonami è che ho qualche problema a rapportarmi con le persone” ammise
“Si, lo avevo notato” rispose la ragazza senza riuscire a nascondere un sorriso divertito, facendo avvampare ancora di più il biondo. Doveva ammetterlo, malgrado le innumerevoli gaffe quel ragazzo le piaceva.
“Mi permetti di ricominciare?” borbottò schiarendosi la voce “Mi chiamo Ed”
“Piacere Ed, io sono…”
“Winry” concluse questa volta lui. 
La ragazza stava per ribattere quando Ed si affrettò ad intervenire “No no, non giungere a conclusioni affrettate, non sono uno stalker o simili, è scritto sulla tua targhetta” rispose indicandola.
Rise “Sì, giusto”
“Vuoi sederti a farmi compagnia, Winry?” chiese indicandole la panca completamente nascosta dallo zaino e dalla felpa.
Lanciò uno sguardo alla sala. Era vuota ed era quasi ora di chiudere, annuì. Dopotutto poteva permettersi un attimo di riposo.
A quell’affermazione il viso del ragazzo si aprì in un enorme sorriso e, rischiando di far rovesciare il caffè, si affrettò a farle spazio sulla panca
“Dovresti entrarci” esordì soddisfatto, guadagnandosi poi un’occhiata truce da parte di Winry. “No no scusa, non intendevo dire che sei grassa, ci entri perché… ecco anche se non sei un fuscello lo spazio è sufficiente per farti stare comoda” si corresse, ma con scarsi risultati. “No no aspetta…”
“Basta Edward. Ho capito cosa volevi dire, non c’è bisogno che continui” rispose stizzita sedendosi.
“Edward?” chiese confuso il ragazzo prima di sorridere leggero “Credo che tu sia l’unica al mondo ad avermi chiamato così dopo mio padre”
“Evidentemente lo fai irritare spesso” borbottò lei incrociando le braccia al busto.
“Sì… più che altro credo di deluderlo” rispose semplicemente mangiando un pezzo di torta “I miei genitori sono chimici, e si aspettano che percorra la loro stessa strada, magari superando i loro risultati. Siamo gente di scienza, non siamo pratiche di sentimenti”
“Non so perché ma lo avevo intuito”
“Cosa vuoi dire?” chiese il ragazzo sollevando il viso dalla tazza di caffè.
“Lavoro in questo Caffè da quattro anni, e non ho mai visto qualcuno lasciare fiori dal significato improponibile o messaggi scritti con numeri al posto delle lettere, o peggio ancora la formula chimica dell’innamoramento. Cielo. Ma come ti è venuto in mente!” sbuffò portandosi una mano alla fronte e scuotendo teatralmente la testa.
“… Troppo esagerato?”
“E me lo chiedi? Cavolo, un tovagliolo  pieno di formule di ossitocina, endorfina, dopamina noradrenalina e vasopressina. Se non fossi stata brava a chimica ti avrei sicuramente scambiato per uno spacciatore che usava questo locale per preparare o migliorare la sua roba! Ti sembrano dichiarazioni da fare??”  chiese sconsolata.
Ed la guardò sgranando gli occhi “Davvero ho dato questa impressione?”
“Davvero non hai pensato a questa eventualità? Maria era pronta a chiamare la narcotici, Riza la polizia, mentre Sheska un informatico per decifrare il tuo ‘ codice ’”
“Ma tu hai capito… giusto?” tentennò Ed facendosi attento.
“Razza di stupido, certo che ho capito! Solo che ti reputavo più sveglio nello scegliere il modo di corteggiare, non so mandando fiori, messaggi, piccole attenzioni…”
“Ma scusa, non è quello che ho fatto?” 
“Normali, Edward, non criptici” scosse la testa alzandosi. “Meglio che mi rimetta a lavoro, sbrigati a finire, stiamo per chiudere” 
“…Winry… mi permetti di ricominciare da capo? Vorrei riprovare…” ammise il ragazzo a testa bassa, nel vano tentativo di nascondere il viso ormai paonazzo.
Winry provo un moto di tenerezza. Perché no, si disse, dopotutto gli aveva appena fatto intendere che lei gli piaceva, e che lui non le era indifferente. Poteva provare, doveva solo migliorare l’approccio, tutto qui…
“D’accordo” concesse con un sorriso.
“Magnifico, ho due biglietti per vedere lo show di Monster Truck di questa sera, credo sia perfetto come prima uscita!” sorrise soddisfatto.
… e la sua concezione di corteggiamento, ovviamente.
  
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