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Autore: imunfjxable    25/03/2020    2 recensioni
"Mia madre una volta mi ha insegnato questo trucco. Se si ripete qualcosa più e più volte perde il suo significato. Per esempio: compiti compiti compiti compiti compiti compiti compiti compiti - Vedete? Niente. La nostra esistenza, mi disse quella stessa volta, è così. Se guardi l’alba troppo spesso, diventano solo le cinque di mattina. Se fai lo stesso errore più e più volte, smetterai di chiamarlo un errore. È così che mi sono giustificato tutta la vita; è per questo che ora sono qui. È diventato solo uno svegliarsi svegliarsi svegliarsi svegliarsi svegliarsi svegliarsi svegliarsi finché un giorno ti dimentichi perché. "
Elio è un tossicodipendente che cerca di ricominciare, e di imparare ad ascoltare il mondo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se le strade potessero parlare.

 


Elio inspira profondamente prima di prendere parola. I suoi occhi stanchi guizzano da una parte all’altra della sala e si sente quasi soffocare quando vede tutte le persone che sono attorno a lui. Hanno tutti lo sguardo puntato sulla sua figura mingherlina, sfatta, non lo staccano, restano lì con le orecchie tese e aspettano che proferisca parola, pronti a sentire e a giudicarlo. Lo incitano a parlare. Ma Elio non parla. Non è facile. E resta seduto guardando a terra, scuotendo la testa e facendo strisciare la punta sinistra della sua converse usurata sul pavimento malridotto di quella stanza.
Lo giudicano in silenzio, mentre la parola passa ad un altro. Elio si morde il labbro e respira piano, cerca di prendere il fiato che ha perso poco prima, mentre tende le orecchie perché Edoardo non ha paura di parlare, e infatti racconta. Non è la prima volta che lo sente condividere la sua storia con il resto del gruppo, e forse Edoardo, che partecipa da tanto tempo ai loro incontri, paura di parlare non ne ha più. Quando dissero ad Elio che sarebbe dovuto andare in terapia, a quelle di gruppo, rise. Elio se ne è sempre stato sulle sue, aprirsi con gli altri non è mai stata un’opzione accettabile per uno come lui, che è abituato a cavarsela sempre da solo. Non aveva intenzione di iniziare a condividere il suo mondo ora.
Lancia gli occhi blu verso Edoardo, che continua a parlare, ed Elio lo ascolta, perché lui sa incantare tutti quando apre bocca.
“Mia madre una volta mi ha insegnato questo trucco. Se si ripete qualcosa più e più volte perde il suo significato. Per esempio: compiti compiti compiti compiti compiti compiti compiti compiti - Vedete? Niente. La nostra esistenza, mi disse quella stessa volta, è così. Se guardi l’alba troppo spesso, diventano solo le cinque di mattina. Se fai lo stesso errore più e più volte, smetterai di chiamarlo un errore. È così che mi sono giustificato tutta la vita; è per questo che ora sono qui. È diventato solo uno svegliarsi svegliarsi svegliarsi svegliarsi svegliarsi svegliarsi svegliarsi finché un giorno ti dimentichi perché.
Evidentemente le cose perdono significato dopo del tempo. Mi sono dato questa spiegazione quando da bambino i miei genitori si sono lasciati. Forse si saranno detti “ti amo” così tante volte che non sanno più cosa significa. Il trucco infondo me l’ha insegnato mia mamma. Da bambino questo è diventato il mio gioco preferito, riuscivo a far evaporare la puntura delle parole, non provavo più dolore. Solo solo solo solo solo, vedete? Niente tossicodipendente tossicodipendente tossicodipendente tossicodipendente vedete? Non è niente.”
Elio sospira affranto, perché vorrebbe parlare come Edoardo, e riuscire prima o poi a dire cosa ha passato, vorrebbe parlare perché sa che solo così può ricominciare di nuovo, iniziare una nuova vita. ascolta vagamente le parole di Diana, che da appuntamento al gruppo per l’ultimo giorno dell’anno, perché sa che molti resteranno soli a casa, e preferisce averli con lei.
Ad Elio è sempre piaciuto il capodanno. Come se facendo quel conto alla rovescia ci potessimo perdonare per tutti i nostri fallimenti; ci diamo un’altra chance; ci ripetiamo i nostri nuovi propositi che forse manterremo solo fino al giorno dopo. Infondo però, lo sappiamo che non cambia niente, che la Terra ha fatto solo un altro giro attorno a sé stessa, che domani sarà proprio come ieri.
 
 
Elio inspira profondamente prima di prendere parola. I suoi occhi stanchi guizzano da una parte all’altra della sala e si sente quasi soffocare quando vede tutte le persone che sono attorno a lui. Hanno tutti lo sguardo puntato sulla sua figura mingherlina, sfatta, non lo staccano, restano lì con le orecchie tese e aspettano che proferisca parola, pronti a sentire e a giudicarlo. Lo incitano a parlare. Ed Elio ora parla.
“La prima cosa che ti tolgono in prigione sono i lacci delle scarpe. Ho pensato che fosse così perché in questo modo distruggono la tua dignità. Oppure perché dimostrano la loro autorità. Mi sbagliavo. È così perché in questo modo non ti impicchi.
Sono qui perché prima vendevo eroina. 10, 20, 80 grammi, non importava che io facessi del male alla gente, fino a quando il loro male contribuiva a farmi stare bene. È un po' ironico, non trovate?
Vorrei che l'ironia appartenesse solo alle commedie britanniche o a ragazze bionde che con una chitarra e una voce fastidiosa credono di poter dominare il mondo.
Quando vendevo tenevo un quaderno, per annotare tutte le persone che compravano da me, tutte le persone che sarebbero morte prima o poi. Non erano solo drogati, erano ragazzi che andavano all’università, gente che voleva farla finita, donne disperate- madri che avevano insegnato ai loro figli come allacciare i lacci delle scarpe.
Anche i miei genitori erano dei drogati. Sono morti entrambi di overdose. Ho pagato per il loro funerale con le monete dello spaccio. Ecco che quell'ironia sta ritornando.”
Pausa. Respira. Respira. Ricomincia.

“Tempo fa anche un poeta veniva qui in prigione, mi ha portato un quaderno una volta. Non sono mai stato un grande scrittore ma ho cominciato a scrivere.
Ho iniziato a scrivere una poesia intitolata "se le strade potessero parlare"  ma non riesco mai a finirla perché ad ogni lettera che scrivo rivedo il sangue dei miei genitori sui miei polpastrelli se le strade potessero parlare direbbero che li hanno uccisi le persone come me se le strade potessero parlare direbbero che li ho uccisi io no se le strade potessero parlare- la mia mano trema e io non completo mai la mia poesia. Non so scrivere e quel poeta mi disse che l’importante era sfogarmi con la carta, e non scrivere qualcosa di bello. Se le strade potessero parlare direbbero ai miei genitori da parte mia che li amavo e che sono ancora capace di fare qualcosa di bellissimo. Se le strade potessero parlare direbbero a tutti che rivoglio i lacci delle mie scarpe indietro”
 
Elio, Edoardo e tutti quanti si stringono attorno alla radio, ascoltando il conto alla rovescia, brindando con della scadente birra analcolica al nuovo anno. Poi vanno a casa.
 
Elio cammina in silenzio, e pensa che se le strade potessero parlare adesso, gli direbbero che è stato bravo, perché ce l’ha fatta. Ma le strade stanno zitte, non dicono niente, perché quello che noi chiamiamo silenzio è il respiro del mondo. Elio continua a camminare in silenzio, con le mani in tasca, fin quando non si porta le nocche sotto gli occhi azzurri, un po’ più blu del solito, per asciugarsi una lacrima. Eccolo lì. Piange leggermente. È questo il momento in cui capisci che il nuovo anno arriva, è questo il momento in cui sei pronto a perdonarti e a darti un’altra chance, a cominciare di nuovo, perché le strade non parlano a tutti, ma sussurrano a chi sa ascoltare che è sempre un buon momento per ricominciare.
 
 
 AYEEE.
Sono tornata! Come avevo già anticipato in un'altra One Shot posterò tutti i racconti brevi che sto scrivendo per la rivista fiat lux , se vi va seguitela! E soprattutto, fatemi sapere cosa pensate di questa breve storia! Alla prossima (che non tarderà ad arrivare) 

 
   
 
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