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Autore: Jolteon13    25/03/2020    0 recensioni
E' passato un anno da quando lei e i suoi compagni hanno lasciato l'accademia per proseguire ognuno per le proprie strade.
Da allora, tutto sembra essere tranquillo e stabile, ma l'inquietante apparizione del kanji "Disperazione" presente sulla scena di un delitto, trascinerà Mahiru e i suoi vecchi amici in un abisso di mistero e incertezze.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hajime Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Violenza
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Normalmente, il suo lavoro le occupava quasi tutta la giornata, ma il mercoledì aveva solo il turno di mattina.

Mahiru faceva la cassiera ad un piccolo supermercato vicino a dove abitava, e quel giorno finì anche prima del solito, dato che non c’era l’ombra di un cliente. E non era per niente strano: l’intera città si stava preparando per festeggiare prossima settimana la festa della “vittoria della speranza sulla disperazione”, un evento cittadino che si teneva ormai da tre anni, nel mese di aprile.


Prima di rientrare per fare pranzo, Mahiru decise di fermarsi su una delle panchine nella piazzetta centrale della zona residenziale in cui viveva, per godersi il sole caldo.

 

Mentre era lì, immersa nei suoi pensieri, la ragazza sentì arrivare uno spruzzo d’acqua addosso. Al centro della piazzetta, c’era una graziosa fontanella e proprio in quel momento due bambine stavano giocando a tirarsi l’acqua addosso.

 

“Ah, scusa!” disse una delle due “Tenko, Sayori! Smettetela subito! Avete bagnato la ragazza” la loro madre venne immediatamente a prenderle “Non fa nulla, signora” rispose Mahiru tranquilla.

La signora prese per mano le bambine e si avviò verso l’uscita della piazzetta.

 

Fu allora che a Mahiru venne in mente una cosa: era da più di un anno che ormai era lì, ma non ci aveva pensato nemmeno una volta a fare la foto alla fontana che, circondata da alberi di ciliegio in fiore, rendeva il paesaggio pittoresco.

Così, la ragazza prese la macchina fotografica che teneva in borsa e iniziò a fare qualche foto.

Mentre si stava avvicinando verso il bordo della fontana per fare un primo piano a uno dei dragoni, sentì una voce alle sue spalle.

 

“Sorellona!” E prima che avesse il tempo di girarsi completamente, Hiyoko la abbracciò con una tal foga, che se fosse stata di dieci centimetri più vicina al bordo, avrebbero rischiato di cadere tutte e due in acqua.

 

“Hiyoko? Che sorpresa!” esclamò Mahiru. Era da un bel pezzo che non la vedeva; da quando lei e la sua famiglia era andati a fare un tour per tutto il Giappone, sei mesi prima.

Si erano sentite qualche volta, ma tra i vari imprevisti che solo i VIP possono avere l’onore di provare (e Hiyoko era tra quelli, dato il suo talento abbastanza raro che si passava la sua famiglia da generazioni), avevano perso un po’ i contatti.

 

“Non mi avevi detto che saresti tornata così presto” continuò la rossa. “Volevo farti una sorpresa!” sorrise la danzatrice “in realtà non l’ho detto neanche agli altri, ma non per lo stesso motivo” ammise Hiyoko “perché non se lo meritano, quelle facce da culo.” Mahiru sospirò. Hiyoko era fatta così: sembrava più facile trovare un pelo nell’uovo piuttosto che vederla fare i complimenti a qualcuno o anche solo “tollerarlo”. Sinceramente, Mahiru non aveva idea di come aveva fatto ad entrare nelle simpatie di Hiyoko o almeno non le sembrava di aver fatto niente di eccezionale per esserci riuscita.

 

“Allora… vieni anche tu alla festa stasera, vero?” Mahiru sembrò cascare dalle nuvole. Quale festa? “Quale festa?” ripeté ad alta voce. “Ma quella di Fuyuiko! La famosa rimpatriata, no? Non dirmi che te ne sei dimenticata…” le rispose Hiyoko, un la sua solita aria di superiorità.

 

“Ah, quella festa!” esclamò la rossa. E sì, se n’era proprio dimenticata! Ma aveva avuto altro a cui pensare.

“E’ stasera” continuò la bionda “nel caso ti fossi dimenticata pure quello, e… scommetto che ci verrai e scatterai un sacco di foto”. Stasera! Non era assolutamente preparata a questo, ma in fondo… che altri impegni aveva? E poi, la nostalgia di rivedere tutti, anche se era passato solo un anno, era più forte dell’ansia dell’ultimo minuto.

 

“Ci verrò di sicuro” affermò con sicurezza la rossa.

Poi si fermarono ancora un po’ a chiacchierare su una panchina, quindi entrambe si diressero ancora verso le rispettive abitazioni.

Erano quasi le due del pomeriggio, e Mahiru rischiava di svenire per la fame.

 

Quello stesso pomeriggio, contattò Fuyuiko per sapere se avrebbe dovuto portare qualcosa. Grazie al cielo, ci avrebbe pensato Teruteru alle vivande (in fondo, cos’altro avrebbe dovuto fare uno il cui talento era legato alla cucina e che era anche l’unico erede del dinner di sua madre?) e che la sua famiglia di Yazuka lo avrebbe aiutato a fare il resto. E così Mahiru dovette solo prepararsi per la rimpatriata.

 

“Dove vai di bello stasera?” le chiese Naomi, appena rientrata. “Ad una rimpatriata con i miei compagni” rispose la rossa. “Ah, un classico! E dimmi, hai bisogno che ti accompagni in macchina?” continuò la coinquilina, giocando una ciocca dei suoi capelli neri e ricci. Mahiru scosse la testa e le mostrò l’indirizzo sull’email nel suo cellulare. “Caspita! Beh, buon divertimento! Ho l’impressione che qui sotto ne sentiremo delle belle.” esclamò Naomi e le fece l’occhiolino.

Infatti, proprio sopra le loro teste, al piano di sopra, c’era quello che una volta era una sala conferenze ma da quando era morto il proprietario, il figlio l’affittava per le feste.

Da un lato era quasi una fortuna che Fuyuiko aveva deciso proprio quella sala così, se le cose fossero andate avanti per le lunghe, non avrebbe dovuto fare troppa strada per tornare a casa; dall’altro, chissà cosa avrebbero detto i vicini! Ma non era il momento di preoccuparsi di queste cose: conoscendo Ibuki, sicuramente avrebbe insistito per fargli ascoltare un pezzo dal suo nuovo album e tutti sapevano che genere di musica preferiva e tutti le volevano bene.

Quando fu più o meno l’ora giusta, Mahiru si avviò verso l’uscio.

“Allora divertiti!” la salutò Naomi. Non appena aprì la porta di casa, la rossa fu accolta da un “Tesoro! Sono qui!” ovviamente, non rivolto a lei. L’autore di tutto ciò era un uomo abbastanza alto, magro con i capelli castano chiaro e una faccia come il bronzo stampata sulla testa.

 

“Oh, ciao Mik…” la ragazza non aveva avuto il tempo di finire la frase che l’uomo l’aveva superata per dirigersi verso la vera ricevente di quel messaggio, ovvero la sua ragazza. Il nuovo arrivato infatti si chiamava Mikado ed era il fidanzato di Naomi, lo stereotipo vivente del classico belloccio e stronzo di turno.

I due si scambiarono subito un bacio. “Sei in ritardo” gli fece notare Naomi “Lo so, amore. Un cretino è rimasto fermo con l’auto”. Mahiru alzò gli occhi al cielo: forse tra i sue quello che non sopportava di più era Mikado; anzi, sicuramente era lui, perché prima di incontrarlo, Naomi era molto meno sfacciata e anche più gentile.

 

“Guarda un po’. Hai finalmente smesso di fare l’asociale? Perché altrimenti, quell’outfit mi sembra un po’ sprecato per una persona come te” Mahiru si girò di scatto, irritata dalle parole del belloccio.

“E con questo cosa vorresti insinuare?” la rossa sapeva benissimo in realtà dove voleva andare a parare; Naomi non ci aveva messo un secondo a dirgli che era single. “E poi che t’importa? Io vado in giro vestita come voglio! Voi maschi siete ancora rimasti ai tempi in cui noi donne ci vestivamo “carine” solo per voi?” Come se si fosse vestita di raso con le scarpe col tacco. Si era solo messa un vestito più bello (o meno usato; dipende dai punti di vista) e si era rimessa a posto i capelli. Sai che roba!

Mikado comunque non le rispose dato che ormai tutta la sua attenzione era catturata da una Naomi in evidente crisi di astinenza.

Così la rossa, che sapeva meglio di chiunque altro che discutere con quell’uomo era fiato sprecato, si chiuse la porta alle spalle e si avviò per le scale brontolando un “maschi!”.

   
 
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