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Autore: Athelye    27/03/2020    3 recensioni
“Dovresti dirglielo.”
“Mh?”
Lo guardò da sopra il libro di filosofia. “A Nie MingJue. Dovresti dirglielo che ti interessa.”
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Lan XiChen/Lan Huan, Nie MingJue
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Perché?
 
Era una domanda semplice, una sola parola per un concetto così grande. La risposta, però, non lo era affatto, e di parole di sicuro non ne sarebbero bastate cento.
Lan XiChen ci aveva provato mille volte a darsene una, se anche fosse stata incredibilmente lunga non gli sarebbe interessato, gli sarebbe bastato averla. Eppure non la trovava mai.
 
 
 
“Dovresti dirglielo.”
“Mh?”
Jin GuangYao lo guardò da sopra il libro di filosofia. “A Nie MingJue. Dovresti dirglielo che ti interessa.”
Lan XiChen continuò a sottolineare e fare schemi dalle linee precise e nitide sul proprio quaderno, con la sua solita espressione pacata. “Non capisco perché lo pensi.”
Il ragazzo stirò le labbra in un sorriso furbo. “La domanda è: perché non dovrei pensarlo?”
Una vena di incertezza fece esitare per un secondo la mano elegante del Lan. Poi, riprese a scrivere come se nulla fosse. “Siamo solo ottimi amici.”
“Non è quello che ho chiesto.”
Lan XiChen emise un leggero sospiro. “Jin GuangYao, studia.”
Quello sbuffò. “Sì, sì. Studio, non preoccuparti. Ma ora parliamo un attimo di voi.”
Il ragazzo si arrese a sollevare gli occhi dai propri appunti, tanto Jin GuangYao non avrebbe mollato l’osso neanche a pagarlo. “Cosa c’è da dire?”
Jin GuangYao si sporse sul tavolo verso di lui, appoggiando il mento al pugno chiuso con aria soddisfatta. “Siete praticamente sempre insieme. Vai a vedere tutte le sue partite e lui è sempre in prima fila ai tuoi spettacoli. Senza contare quella festa in cui era totalmente ubriaco e tu gli sei stato accanto tutta la notte anche se ti ha vomitato addosso. Dovresti dirglielo.”
“Ma non mi interessa.” Disse con tono fermo, sebbene un leggero rossore sul suo viso lo stesse tradendo.
Jin GuangYao gli sorrise, facendo le fusa. “Vaaa bene. Come dici tu, allora. Comunque, secondo me, Nie MingJue ricambierebbe. Se a te interessasse.”
Il problema fu che, dopo quel pomeriggio, non passò giorno in cui Lan XiChen non si interrogasse mentalmente se il suo amico avesse ragione.
Nie MingJue era il suo migliore amico da circa tre anni. Capitano della squadra di pallacanestro, suo compagno di banco dal primo anno, era il tipico ragazzo che pretendeva il massimo da chiunque, e lui per primo dava il massimo in qualsiasi cosa facesse.
Lui e Lan XiChen erano capitati vicini il primo giorno di superiori e da allora nessuno dei due aveva mai abbandonato il fianco dell’altro.
Sebbene fossero caratterialmente agli antipodi, erano perfettamente complementari.
La pazienza di Lan XiChen compensava all’irascibilità di Nie MingJue e la schiettezza di quest’ultimo spianava la strada al primo in ogni situazione. Mille volte Lan XiChen, con la sua diplomazia e calma, aveva tirato fuori Nie MingJue da situazioni spinose, e mille volte Nie MingJue era arrivato alle mani per Lan XiChen.
Chiunque avesse detto “Ognun per sé e Dio per tutti” palesemente non aveva incontrato qualcuno come Nie MingJue nella sua vita.
 
 
Un pomeriggio di studio a casa Nie, i due erano finiti a parlare di università e scelte sul futuro, e Nie MingJue aveva detto con la sua solita sicurezza e sfacciataggine che l’avrebbe seguito in qualsiasi città. La facoltà sarebbe stata ovviamente diversa, Nie MingJue non era davvero il tipo da mettersi a fare Arti e Spettacolo, anche perché voleva proseguire con Scienze Motorie, però aveva chiarito subito che avrebbe frequentato nella sua stessa università.
A Lan XiChen erano balenate nella mente le parole di Jin GuangYao, che come tarli avevano continuato a scavare insistentemente nel suo cervello e nella sua coscienza, e per la prima volta si fece qualche domanda. Jin GuangYao era un attentissimo osservatore, furbo e subdolo, possibile che avesse ragione?
Lan XiChen era sceso a patti con il proprio cuore ormai da mesi, da quando si era accorto che andare a vedere le partite di basket della scuola non era più solo lo svago del sabato pomeriggio, da quando il volto sorridente e vittorioso del suo migliore amico aveva iniziato a fargli girare la testa, da quando vederlo applaudire dopo ogni recita lo riempiva di orgoglio più di qualsiasi articolo sul giornale. Si era messo l’anima in pace, accettando che uno dei ragazzi più vista del loro anno avesse fatto breccia nei suoi sentimenti, conscio che neanche in un’altra vita l’avrebbe mai potuto ricambiare.
 
 
Il liceo era finito e quella era l’ultima festa a cui avrebbe partecipato. Lan XiChen, Nie MingJue e Jin GuangYao si erano diplomati eccellentemente, come praticamente il resto della loro classe. Le altre sezioni non erano state mediocri, ma non ai loro livelli. Lan XiChen e Jin GuangYao si erano praticamente fatti in quattro per aiutare tutti i loro compagni a prepararsi per gli esami e per i test delle università.
Quella festa, organizzata sulla carta dal consiglio studentesco e nei fatti da un manipolo di diplomati festaioli, era in piena regola il coronamento di tre anni fantastici, prima che ognuno prendesse la propria strada. Jin GuangYao era riuscito a convincerlo a partecipare, arruffianandosi in qualche modo persino suo zio Lan QiRen per ottenere il permesso.
La festa era ovviamente organizzata a casa di Jin ZiXuan. Per lui ogni occasione era quella perfetta per dare sfoggio della sua ricchezza.
All’inizio Lan XiChen aveva detto che avrebbe solo accompagnato suo fratello, ma quando Lan WangJi fu trascinato via, incapace di opporre resistenza di fronte all’insistenza di quel Wei WuXian che suo zio detestava, lui venne a sua volta rapito dai suoi compagni di classe.
Fra un coro e l’altro, un festeggiamento di qua e un brindisi di là, anche Lan XiChen aveva finito per bere qualcosa, spronato da quelli che considerava i suoi migliori amici. Nie MingJue e Jin GuangYao, quegli infingardi, lo sapevano benissimo che non reggeva neppure un bicchiere di vino!
Lan XiChen si ritrovò, in qualche modo, aggrappato a un divano di una stanzetta deserta rivestita di libri. La “stanzetta” era comunque di almeno sessanta metri quadri, ma era l’unica in cui era certo non sarebbe mai entrato nessuno e quella in cui si sentiva più a suo agio da quando l’enorme casa di Jin ZiXuan aveva iniziato a girare intorno a lui. Probabilmente il giorno dopo avrebbero trovato le impronte delle sue mani su quei cuscini, per quanto forte ci si stava aggrappando.
Nonostante l’udito attutito, sentiva ancora la musica sparata a palla del piano inferiore. Perché era quello inferiore, vero? O erano due?
Si tenne la testa, strizzando gli occhi per cercare di riprendere il controllo di se stesso, quando sentì la porta della stanza aprirsi e richiudersi.
“Ecco dove ti eri nascosto!” Esclamò una voce profonda che ormai sentiva anche nei propri sogni.
Nie MingJue scavalcò con un balzo lo schienale del divano, mettendosi a sedere accanto a lui con un colpo che diede leggermente i brividi allo stomaco di Lan XiChen.
“Avrei dovuto capirlo che eri in biblioteca!” Rise, incrociando le braccia dietro la testa.
Lan XiChen si premette i palmi delle mani sulla fronte, piegandosi leggermente in avanti e piantando i gomiti sulle ginocchia. “Libreria, non biblioteca.”
“Vabbè dai, hai capito.” Commentò, lanciandogli un’occhiata. “Ti dava noia la musica?”
“Mi dà noia la casa che gira.” Rispose con calma, tenendo ostinatamente gli occhi chiusi, nella speranza che il mondo la smettesse di vorticare.
“Trova qualcosa a cui aggrapparti, allora.”
Lan XiChen emise uno sbuffo divertito, facendo per sollevare il viso. “Mh. Tipo?”
Improvvisamente si sentì afferrare il mento con prepotenza e girare il viso. Il suo cervello ci mise davvero troppo a capire che la bocca che ora era incollata alla sua era quella del suo migliore amico. Con la resistenza degna di un cerbiatto appena nato, lasciò che quello si facesse strada con la lingua fra le sue labbra, ricambiando quel bacio prepotente come il suo fautore, qualcosa che fino a quel momento non aveva neppure potuto immaginare. Nie MingJue lo spinse a sdraiarsi su quel divano e gli sorrise con decisione.
Tipo me.”
Accidenti a Jin GuangYao e alla sua stupida capacità di osservazione subdolamente perfetta.
 
 
Erano passati un paio di mesi dall’inizio dell’università, quella nuova avventura in quella nuova città, e Lan XiChen stava aspettando il fidanzato da almeno venti minuti davanti al loro solito punto di incontro, una panetteria vicina alla sua facoltà dove Nie MingJue gli prendeva un cornetto per fare colazione insieme ogni mattina.
Guardò con impazienza l’orologio. Erano le nove passate, e Lan XiChen ricordava alla perfezione gli orari di allenamento del giovane. Cosa diamine lo stava trattenendo?
Finalmente lo vide comparire all’angolo della strada, fiancheggiato da una ragazza che non aveva mai visto. Corrugò le sopracciglia a quella scena.
Quella civetta gli stava ronzando intorno in modo fin troppo frivolo per i suoi gusti. Ma Lan XiChen non era il tipo da ingelosirsi facilmente. Era razionale nei suoi pensieri, non si lasciava trasportare dalle emozioni.
Quando Nie MingJue gli fu davanti, la ragazza lo salutò schioccandogli un bacio sulla guancia prima di congedarsi dopo una presentazione fulminea a un impassibilmente gentile Lan XiChen.
“E quella sarebbe stata..?”
“La sorella di un mio compagno di squadra, che sta qui vicino. È venuta prima in palestra per allenarsi, e lui mi aveva chiesto se potevo riaccompagnarla almeno per un pezzo.” Spiegò tranquillamente Nie MingJue, mentre iniziavano a camminare verso casa sua.
“Mh. È questo che ti ha trattenuto per mezz’ora?” Commentò lui, con un’inaspettata acidità per entrambi.
Il maggiore rise. “Che c’è, sei geloso, per caso?”
“No, affatto. È solo che ultimamente accumuli sempre più ritardo per i nostri appuntamenti.”
Nie MingJue sbuffò. “Mi stavo allenando, Lan XiChen. Rilassati. Ti sono andate male le prove?”
Lan XiChen roteò gli occhi. “Perché quando arrivi in ritardo pensi che sia nervoso per teatro?”
Dopo un paio di minuti in cui continuarono a camminare in silenzio, Nie MingJue si avvicinò a lui, iniziando a dargli qualche colpetto con la spalla.
“Smetti..” Commentò l’altro, con un sorriso abbozzato sulle labbra.
“Scusami. Devo ancora abituarmi ai nuovi orari. Ti prometto che non ritarderò più..” Disse lui, avvolgendo il collo del giovane Lan con un braccio, stringendolo mentre camminavano.
“Lo dici sempre, Nie MingJue. Quando ti deciderai anche a farlo?” Ridacchiò lui, lasciandosi avvicinare per un bacio veloce.
 
 
“Non mi interessa.” Disse seriamente, stropicciando i fogli che aveva in mano su cui teneva piantati gli occhi, ma che ormai aveva rinunciato a leggere.
“Ma a me sì!” Esclamò l’altro, appoggiandosi con le braccia muscolose davanti a lui.
Lan XiChen voltò il viso con una smorfia di ironico divertimento. Si portò alle labbra una mano, iniziando a mordicchiarsi nervosamente un’unghia.
“Cazzo, non potresti essere un po’ più elastico?” Ringhiò Nie MingJue, fissandolo con le sopracciglia aggrottate.
“Oh, ma da che pulpito!” Gli rispose immediatamente il minore. “Come se tu fossi la persona più flessibile in questa stanza.”
“Rispetto a te, direi proprio di sì!”
Rispetto a me?” Ribatté, con sguardo incredulo. “Scusa, fammi ricordare chi è quasi finito in una rissa giusto.. Ieri? È stata ieri l’ultima volta, no? E per cosa, lo vogliamo ricordare?”
Lan XiChen continuò, inarcando le sopracciglia. “E vogliamo anche ricordare chi ti ha tirato fuori, per l’ennesima volta?”
Nie MingJue digrignò i denti, accompagnando una risata nervosa prima della sua risposta. “I miei problemi posso risolvermeli da solo. O pensi forse di essere indispensabile?”
Il minore si alzò di scatto, assottigliando gli occhi in uno sguardo avvelenato. “Molto bene. Fai pure senza di me, allora.”
Raccolse le proprie cose rapidamente, prima di uscire sbattendosi la porta alle spalle, fra le imprecazioni dell’altro.
 
 
Lasciarsi era stato terribilmente doloroso, Lan XiChen si sentiva come se gli avessero strappato un pezzo di anima. Ma era stata la cosa migliore, i litigi erano diventati insostenibili, lui e Nie MingJue erano sempre stanchi e nervosi. Da piacevole appuntamento, vedersi era diventato un impegno stressante.
Erano passati un semestre e un’estate, quando lo rivide per la prima volta.
Per festeggiare il successo di uno spettacolo, era uscito con i ragazzi della compagnia teatrale. Al gruppo si erano uniti anche alcuni amici di Qin Su, una delle attrici con cui recitava, e fra loro il viso fin troppo familiare di Nie MingJue l’aveva colpito immediatamente.
Erano andati in un locale molto in voga, e Lan XiChen e l’ex fidanzato erano finiti a sedere uno accanto all’altro. In qualche modo, dopo un’iniziale difficoltà, una parola aveva tirato l’altra e i due si erano messi a chiacchierare, ridere e scherzare quasi come ai vecchi tempi.
“Non pensavo vi conosceste!” Aveva esclamato un ragazzo della compagnia, Song Lan, inserendosi nella loro conversazione.
“Sì, eravamo.. Compagni di classe, alle superiori.” Giustificò Nie MingJue, portando una mano sulla nuca con un leggero imbarazzo, lanciandogli un’occhiata.
Lan XiChen gli sorrise. Non si risentì della definizione mancata, anzi. Era meglio per entrambi evitare di rinvangare la loro relazione.
Nie MingJue lo fece ridere quasi tutta la sera, e fu come se non fosse passato un solo giorno da quando erano usciti dal liceo. Quando si salutarono, Lan XiChen pensò che il suo migliore amico gli era mancato più di quanto avesse immaginato, più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Il giorno dopo lui era di nuovo lì, a scherzare insieme ad altri ragazzi fuori dal teatro dove avevano le prove.
Per Lan XiChen fu come ritrovare un fratello, lontano da casa e quindi da quello vero, Nie MingJue era comunque la persona che più di tutte le altre aveva sempre ritenuto un’estensione di sé, da anni.
 
Erano passati i giorni e le settimane, il gruppo che si era formato era affiatato e divertente. Lan XiChen si sentiva a suo agio e le giornate che passava con loro erano sempre piacevoli.
Con Nie MingJue le cose andavano bene, erano amici praticamente come prima, tanto che Qin Su aveva iniziato a scherzare con lui di quanto fossero compatibili lui e Nie MingJue, e Lan XiChen le aveva detto scherzando che avrebbe dovuto farle conoscere il loro migliore amico, certo che si sarebbero trovati bene insieme.
Un pomeriggio il gruppo si era trovato in un bar a chiacchierare, bere un paio di caffè, giocare a carte e passare in compagnia una delle ultime giornate libere prima dell’inizio della sessione. Quand’era arrivato il momento di andarsene, gli amici si erano salutati ed erano sfrecciati verso casa a causa della pioggia che aveva iniziato a scendere, dapprima dolcemente poi sempre più fitta.
Sulla soglia del bar, Lan XiChen si era lasciato sfuggire un lieve sbuffo dalle labbra, osservando le gocce che si schiantavano a terra con violenza.
“Sei senza ombrello?”
Nie MingJue aveva appena aperto il suo, tracciando una zona franca dalla pioggia intorno a sé.
“L’ho dimenticato in camerino..” Sospirò, dovendo ammettere la propria distrazione.
“Vieni sotto con me, ti accompagno.”
“No.. Abito dall’altra parte rispetto a te, lo sai. Mi dispiacerebbe.” Rispose con la sua solita cortesia. “Ma grazie comunque.”
“Allora andiamo da me, puoi aspettare lì che smetta. Tanto è qui dietro.” Gli propose lui, con un sorriso.
Perché no?, aveva pensato Lan XiChen.
In realtà in quei duecento metri, insieme alla pioggia, si era alzato il vento, e i due avevano finito per infradiciarsi da capo a piedi nonostante l’ombrello. Certo, forse si erano zuppati entrambi anche perché avevano continuato a battibeccare su chi dovesse coprirsi di più e usarlo.
Quando erano arrivati in casa, grondavano d’acqua e risate.
Nie MingJue aveva scosso la testa per sgrondare un po’ i capelli proprio come avrebbe fatto un cane, schizzando con una scarica di gocce Lan XiChen che era accanto a lui.
“Ehi!” Protestò quello, sorridendo.
Il maggiore ridacchiò. Ogni ciocca nera terminava con una lacrima di pioggia. Si tolse la giacca, appendendola a sgocciolare sull’attaccapanni accanto al portone, poi si sfilò anche la maglia, ridotta a un cencio completamente intriso d’acqua e la lanciò in un angolo.
Lan XiChen si guardò intorno, rimanendo interdetto davanti all’ingresso. Era tutto esattamente come lo ricordava.
“Ti conviene toglierti quelle cose, se non vuoi prenderti qualcosa. Posso prestarti qualcosa di mio mentre asciugano.” Gli disse Nie MingJue, passandosi una mano fra i capelli bagnati, risvegliandolo dal torpore di quel pensiero.
“Ah, sì. Grazie..” Rispose distrattamente. La sua attenzione infatti era stata catturata dal fisico scolpito dell’altro, ancora a due passi da lui.
Il giocatore ricambiò quello sguardo, muovendosi per primo dopo un paio di secondi. Prevedibile. Era sempre Nie MingJue a fare il primo passo.
La mani si erano mosse più veloci della ragione, allacciandosi dietro a quel collo piegato su di lui per la differenza di altezza, e la bocca aveva risposto ancora prima che il cuore parlasse.
 
Quel pomeriggio fu un errore. Uno dei tanti, da quella volta. Lan XiChen si era trovato avvolto in quelle lenzuola color cenere e non aveva smesso di tornarci.
Davanti agli altri si sedevano vicini, chiacchieravano, scherzavano, erano amici perfetti. Nie MingJue si vantava come al solito dei suoi risultati sportivi, faceva battute e Lan XiChen rideva, rideva come non faceva con nessun altro, come non aveva mai fatto con nessun altro.
Si stavano accanto, si completavano, compensando dove l’altro era mancante. I ricordi che stavano costruendo in quelle settimane erano belli, le foto da incorniciare e tenere sui muri di casa, le uscite piene di aneddoti da ricordare. Poi tornavano a casa, soprattutto a quella di Nie MingJue, che viveva da solo, perché Lan XiChen condivideva l’appartamento con dei coinquilini e i momenti di privacy erano rari.
A volte bastava un dettaglio, una briciola ad accendere la miccia. Una volta era stato un commento uscito male, un’altra un’incomprensione, e la successiva?
Litigavano, finivano a letto insieme e quel circolo vizioso ricominciava.
 
 
“Potevi dirmelo che ieri non saresti venuto!” La sua voce era già alta a cose normali, di quel passo avrebbe finito per far vibrare i vetri.
“Lo sai benissimo che il giovedì ho le prove, serve davvero che te lo dica ogni volta?!”
“Tanto pensi solo a quello! Che differenza farebbe?!”
“Scusa tanto se io non posso dedicarmi al teatro come tu fai con lo sport. Sai, forse se tu non andassi in palestra tutti i giorni potremmo vederci più spesso!” Sbraitò lui, in risposta.
“Ho delle responsabilità, ho delle partite. Tutte. Le. Fottute. Settimane.” Ringhiò fra i denti, scandendo ogni parola.
Quello replicò con uno sguardo fintamente colpevole. “Oh, come ho fatto a paragonare lo spettacolo a cui lavoriamo solo da un anno ai tuoi doveri da capitano? Pensa te come sono stupido!
Nie MingJue scagliò un pugno sul tavolo, facendo rimbombare il colpo nella sua cucina. “Esatto, non sei l’unico che ha degli impegni, sai?!”
“Che scoperta! Però non sono neanche l’unico che può rimandare quelli superflui!” Ribatté, con un tono che si allineava sempre di più a quello dell’altro. Deglutì, appena se ne accorse, riabbassando la voce a un volume normale, guardandolo logorato. “Ma perché sono tornato da te?”
“Tranquillo, io non ti trattengo davvero se vuoi andartene!”
“E io non me lo faccio ripetere due volte!”
Nie MingJue lo osservò in silenzio uscire per la seconda volta dalla sua vita, abbandonandosi a una serie di imprecazioni solo quando sentì chiudere la porta.
 
 
Una delle cose che erano sempre mancate nella loro relazione era la parola ‘scusa’. Forse non si sarebbero lasciati una seconda volta se uno dei due avesse imparato a dire ‘scusa’ all’altro.
Da amici non ne avevano mai avuto bisogno. Se uno dei due sbagliava qualcosa, bastava una scrollata di spalle a risolvere il problema. Ma da fidanzati quella regola non andava più bene, i gesti da soli non bastavano, e loro non avevano mai imparato a colmare quella mancanza.
 
Lan XiChen aveva un sorriso stampato in faccia, di quelli preconfezionati e pronti all’utilizzo, quando fece i tre inchini di fine rappresentazione, tenendo per mano gli altri ragazzi della compagnia, ma un altro taglio a mezzaluna gli incideva il cuore ogni volta che durante la recita l’occhio gli era caduto su quel posto vuoto in platea che doveva essere il suo, quella sera occupato solo da un cappotto elegante di qualche sconosciuto e un cappello con una piuma.
Nie MingJue rideva, abbracciando i compagni di squadra, esultando per la vittoria appena conquistata in quella finale di campionato, ma le lacrime che gli affollavano gli occhi, nella discesa, gli stavano lacerando il viso. Se non c’era sangue era solo perché la ferita non era in superficie.
 
 
 
 
Mesi dopo, a una festa di amici di amici per il capodanno cinese, erano capitati per caso nella stessa stanza, in una città lontana sia da casa che dall’università. Nie MingJue si era fatto crescere la barba sulla mandibola, Lan XiChen portava i capelli un po’ più lunghi.
Chiaramente, non erano cambiamenti drastici, e quelle piccole differenze dai propri ricordi non impedirono loro di riconoscersi e osservarsi con indecisione e leggero sospetto.
Degli amici li presentarono l’uno all’altro, e loro si strinsero la mano come due sconosciuti, sentendo un brivido lungo la schiena. Un sapore agrodolce affiorò in fondo alla gola mentre pronunciavano i propri nomi come se non li avessero mai chiamati, sussurrati con amore o urlati con collera.
Nie MingJue aveva come al solito i capelli raccolti in un piccolo codino, indossava un completo scuro, liscio. Era decisamente lontano dall’aria scompigliata e dai jeans con cui appariva sempre nei suoi sogni.
Era la prima volta che Lan XiChen lo vedeva così preciso, così elegante, ed era bellissimo. Non che lui indossasse qualcosa di diverso, ovviamente.
Nella testa si chiese perché non l’aveva mai visto così, poi si ricordò che non erano mai andati a un funerale né a un matrimonio. Non erano mai stati insieme abbastanza, forse.
Già, perché si erano lasciati l’ultima volta?
La domanda rimbombò a vuoto nel suo cranio. La sua coscienza si guardava bene dal dirgli che lo ricordava perfettamente, il perché.
Si trovarono fuori dalla conversazione del cerchio di amici per un istante, che bastò a Nie MingJue per chiedergli quello che si chiede sempre a qualcuno che non vedi da tempo per superare il silenzio di imbarazzo.
“Lan WangJi come sta? E tuo zio? È ancora direttore al conservatorio?”
“Stanno bene. Lan WangJi studia violoncello, mentre mio zio conta i giorni che lo separano dalla pensione, ora che anche Wei WuXian studia lì. Spera di riuscire a mandarlo a studiare all’estero in qualche modo.” Rispose con un sorriso, contagiando anche l’altro. “Nie HuaiSang, invece?”
Quello sbuffò. “Mi fa ancora esasperare, ma è entrato a Scienze Politiche, quindi per ora non mi lamento. Vedremo.”
“Dovresti allentare un po’ la presa con lui, lo sai...”
“La fai facile tu, tuo fratello ha sempre studiato!” Commentò con una nota critica che lo fece ridere.
“Hai ragione.”
Cadde di nuovo il silenzio fra loro, nonostante questa volta al giovane attore non sembrò pesare. Si erano scambiati poche parole, ma erano state sufficienti a scaldarlo, lì, alla bocca dello stomaco. Quella era una sensazione familiare, di calore umano.
“Con il basket? Come va?”
“Bene. Fra due mesi iniziano i nazionali.”
“E naturalmente vi sarete qualificati.”
Nie MingJue sorrise con fiero orgoglio. “Naturalmente.”
Passò un cameriere con un vassoio d’argento per offrire del vino per un brindisi, e loro presero un flûte ringraziandolo con un cenno quasi in sincronia.
“Prossimo spettacolo?”
“‘L’importanza di chiamarsi Ernesto’, anche se lo stiamo inscenando già da un paio di settimane. Sta avendo molto successo, quindi aumentiamo le date.”
“Ne sono contento.” Disse, facendo tintinnare il proprio bicchiere contro quello di Lan XiChen. “A noi, allora.”
Gli sorrise. “A noi.”
 
 
Era impossibile. Stare insieme era impossibile. Ma anche stare separati, apparentemente.
Loro si lasciavano sempre peggio, e il caso continuava a farli incontrare a prescindere dai luoghi e dalle persone che decidevano di frequentare.
Conoscevano i propri pregi, ma non smettevano di inciampare nei loro difetti. Era come essere intrappolati in un loop di Samarcanda.
Lan XiChen si passò una mano sul viso stanco prima di abbandonare il braccio sul cuscino, mentre Nie MingJue si alzava in silenzio dal letto.
“Dimmelo, Nie MingJue.”
“Cosa c’è da dire?”
Sospirò, sentendo il click-clack della cintura del maggiore che veniva riagganciata.
“Quante altre volte dobbiamo finire insieme per capire che non possiamo essere altro che amici?”
Nie MingJue fece uno sbuffo divertito con il naso. “Dovresti esserne contento, questa è l’ultima volta che ci vediamo.”
“Riderei se fosse vero. Ci rivedremo, ci rivedremo di sicuro.” Commentò il giovane, guardando il soffitto.
Avevano litigato di nuovo. Nie MingJue gli aveva nascosto che sarebbe dovuto partire di lì a pochi giorni, e lui l’aveva scoperto totalmente per caso da una didascalia in sovraimpressione al notiziario. Nie MingJue era stato acquistato da una squadra americana e il contratto che aveva firmato lo vincolava per almeno cinque anni.
Perché non diventi un attore famoso e vieni a Broadway, allora!’ gli aveva urlato con scherno il maggiore. Lan XiChen non l’aveva presa bene.
Gli aveva risposto, l’aveva tempestato di domande piene di razionalità, cosa che da sempre non faceva che aumentare la furia di Nie MingJue quando si scontravano. Il più grande a quel punto gli aveva intimato di tacere, prima di attaccarlo all’anta dell’armadio e costringerlo in un bacio che di amore non aveva neanche più il sapore. Lan XiChen l’aveva ricambiato con foga, affondando le unghie nel suo collo, pensando solo a sfogare tutto il dolore che sentiva esplodere dentro di sé. Il resto era stato solo un vizio.
Nie MingJue non rispose. Si infilò la camicia senza chiuderla, afferrò un paio di cose dal comodino e si sporse sul letto per baciarlo.
Lan XiChen lo seguì con gli occhi lucidi, fino a vederlo sparire oltre la soglia di camera, poi si girò nella coperta, con un bruciore freddo che non sarebbe riuscito a estinguere.
 
 
 
 
 
Entrò in casa, quella in cui avevano convissuto a mesi alterni nell’ultimo anno e mezzo, o forse due. Aveva perso il conto.
Si guardò intorno, girando per le stanze vuote, improvvisamente troppo grandi per viverci da solo. Accarezzò con gli occhi una foto, appoggiata sul canterale di camera, in cui i loro due volti adolescenti ridevano all’obbiettivo, e a Jin GuangYao dietro la fotocamera che stava scattando.
Nie MingJue aveva un braccio intorno al collo di Lan XiChen, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro come sempre, mentre il secondo lo stava guardando con uno sguardo dolce.
In quegli anni non l’aveva mai tolta dalla cornice, mai nascosta in un cassetto, era sempre rimasta in bella vista. Con tutte le volte che avrebbe voluto lanciarla contro il muro e fracassarla per terra dopo l’ennesima lite, dopo l’ennesima rottura, era incredibile che fosse ancora lì, integra, a sorridergli innocente.
Aveva solo un graffio sul vetro, ma quello era colpa di un bel ricordo, che ora faceva male rievocare. Prima era sul comodino, ma una volta, facendo l’amore, l’avevano urtato e quella era caduta, graffiandosi leggermente.
Dicono circostanze ambigue, gli aveva detto Jin GuangYao al telefono, è comparso da dietro un camion. Che assurdità, ‘circostanze ambigue’.
Stavano considerando anche il suicidio oltre all’incidente, aveva letto da qualche parte.
 
Aveva detto che avrebbe riso, e in effetti gli veniva da ridere per l’assurdità di quella situazione. Alla fine, era davvero arrivato a Samarcanda.
Ma allora perché erano così amare, quelle lacrime? Uno di loro doveva morire per spezzare quel circolo, per non vedersi più.
Solo, non aveva pensato che non sarebbe stato lui.
 
 
 
Perché?









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Note dell’Autrice
Buon salve! Fazzoletto?
Spero di non avervi fatti piangere troppo.. Non è vero, spero abbiate pianto a dirotto, lol. Anche se non penso sia così, pazienza.
Dunque, che dire? Avevo voglia di scrivere qualcosa di triste e di NieLan, anche se più la rileggo e più penso che ci sia un'ENORME falla in questa storia.. Però non riesco a capire dove. Ma sono certa che ci sia, perché io non ho pianto mentre scrivevo, e questo non è un buon segno per me :
Teoricamente è una collana di flashback, una struttura ad anello formata da periodici 'perché?', in alcuni casi pronunciati dagli stessi personaggi, senza una risposta, o perlomeno, non una che vogliono sentire. Volevo provare a raccontare la storia di un amore "sbagliato" (passatemi il termine), deleterio, fra due ottimi amici "giusti".
Personalmente, penso che SE Nie MingJue e Lan XiChen fossero stati insieme, non sarebbe andata così. Ma io la volevo fare angst :D
Spero inoltre di non essere andata troppo OOC con Lan XiChen, ho puntato soprattutto sul fattore "razionalità", ma nei litigi penso di aver messo troppo trasporto, e me ne scuso >.<
Questa storia è stata.. Scomoda, da scrivere, per i personaggi a cui ho scelto di dare voce, che sono lontani anni luce da quello che è il mio carattere, ed è stato davvero complesso gestire il testo e il modo in cui si stava sviluppando.
Penso che sia facilissimo scrivere qualcosa che riesca a strappare un sorriso, incredibilmente più difficile mettere su carta delle emozioni che strappino una lacrima.
Spero comunque di aver fatto un buon lavoro, e di avervi trasmesso un po' di quell'emozione di dolore che ho cercato di mettere fra le righe. Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, che sia qui sotto o per MP o per piccione viaggiatore, perché per me è davvero molto importante!

Passando ai saluti, prima che ai ringraziamenti, volevo salutare Lilith e dedicarle questa storia. Rispondo a una NieLan triste con un'altra, anche se la tua mi ha sinceramente commossa, e non so se riuscirò a reggere il confronto.
A questo punto ringrazio as always la mia beta, che in questa quarantena sto costringendo a leggere un mare di cose di cui palesemente non sentiva il bisogno.
Grazie anche a Evelyn, Deb e Juuzou per le recensioni e l'immancabile amicizia, che di questi tempi quarantenosi è indispensabile <3

Via, ora vi mando un fortissimo abbraccio, e ci si legge presto!

Athelyè ~ 
   
 
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