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Autore: Violetta_Keehl_2002    27/03/2020    1 recensioni
Mihail, un ventenne rumeno, è riuscito a diventare il leader di una gang molto potente. E questa è la sua storia, dall'infanzia all'età adulta
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ok, va bene... Ehi, non vi aspettavo che arrivaste cosí presto! Io sono Mihail, vengo dalla Romania, ho vent'anni e sono il leader di una gang molto potente. Come ho fatto? Partiamo dall'inizio.
Sono cresciuto in un orfanotrofio fin da quando avevo otto anni (i miei genitori sono morti in un incidente stradale), dove però non sono riuscito a legare con nessuno (e nemmeno a farmi adottare), perciò stavo sempre da solo a leggere, disegnare o giocare con i giocattoli.
Ero un bambino aggressivo e paranoico, ecco perchè tutti mi odiavano e mi evitavano, perciò, un giorno, quando avevo dieci anni, cominciai a pensare che tutti sarebbero stati bene senza di me e da lí ho cominciato ad avere pensieri suicidi ed a soffrire di anoressia, che poi sono riuscito a sconfiggere entrambe dopo poche settimane.
Me ne sono andato a soli tredici anni e, una volta fatto lo zaino (una felpa, una bottiglietta d'acqua ed una tavoletta di cioccolata), sono partito per Bucarest, dicendomi che avrei avuto una vita migliore.
Una volta arrivato in cittá all'inizio ero contentissimo di essermene andato e mi sono sentito libero, finché poi mi sono reso conto che in realtà la vita fuori non era cosí bella come credevo ma, anzi, forse era addirittura peggiore, riducendomi a chiedere l'elemosina e mangiare spazzatura, considerando anche il fatto che sapevo leggere, scrivere e parlare SOLO il rumeno.
Questa cosa mi ha fatto sentire depresso, come se a nessuno importasse di me, tanto che qualche anno dopo tentai la cosa più brutta e più estrema del mondo, ovvero il suicidio, cosí mi alzai una manica, presi un pezzo di vetro e... Un ragazzo sui diciassette anni mi prese per i polsi.
"Ma che fai?" mi disse lui "Cosí non risolvi nulla!"
"Non ho niente e nessuno!" gli dissi, agitato "Quindi tanto vale ammazzarsi, no?"
Rimanemmo entrambi in silenzio, finchè a un certo punto il ragazzo mi ha strappato di mano il vetro e portato in quella che pareva essere casa sua.
"Io sono Manuel" disse lui
"Mihail" dissi io
Mi stava dando da mangiare e da bere, e da lì ho capito che il suicidio è inutile.
"Perchè hai portato un ragazzino in casa?" disse una voce inquietante alle mie spalle, cosí mi girai e vidi un uomo sulla trentina con altri tre tizi.
"Manuel" chiesi, con la pelle d'oca "Chi sono quei tizi?"
A quel punto Manuel, che ormai era diventato mio amico, mi spiegò ogni cosa:Faceva parte di una gang di criminali molto pericolosa che rapinava, uccideva e cose del genere.
"Avevo visto che voleva uccidersi e non aveva nulla, cosí ho preferito..." cercó di spiegare Manuel
"Basta!" disse l'uomo di prima e, rivolgendosi a me, disse:"Lo sai che adesso dobbiamo ucciderti, vero?"
"No!" dissi "Non lo faccia!"
"E perchè? Sentiamo!"
A quel punto mi fissarono tutti. Mi sentivo come circondato da lupi pronti a sbranarmi
"Voglio unirmi a voi" risposi "E comunque mi chiamo Mihail"
A quel punto mi dissero che per farlo dovevo uccidere il leader della gang rivale entro due giorni e portare loro una prova altrimenti mi avrebbero fatto fuori, cosí ho accettato e seguito le indicazioni, portandomi un coltello e lo zaino.
È stato tutt'altro che facile ucciderlo, fidatevi, ma alla fine sono riuscito a ficcargli il coltello nello stomaco, a decapitarlo e mettere la sua testa nel mio zaino.
"Porca puttana!" disse il leader, che si chiamava Emil, non appena vide la testa "Ma come hai fatto? Quanti anni hai?"
"L'ho accoltellato, ho quindici anni" risposi, mostrando anche le enormi e numerose cicatrici ottenute durante lo scontro. Ho anche perso molto sangue.
E da lí entrai nella banda, che si riveló come una famiglia per me.
Dopo la morte di Emil, avvenuta dopo qualche anno durante una sparatoria tra le due gang rivali, io e Manuel divennimo i nuovi leader della gang. E questa è la storia, non solo di come sono diventato il leader, ma anche quella della nascita di una profonda amicizia



   
 
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