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Autore: DonnieTZ    27/03/2020    3 recensioni
[Destiel] [Human!AU]
Dean ha una vita semplice: un lavoro all'officina di Bobby, i venerdì sera al Roadhouse, una storia lunga un anno alle spalle e il desiderio (irrealizzabile?) di avere una famiglia tutta sua, un giorno.
Poi un certo Castiel Novak porta a riparare la sua macchina e "semplice" non è più la parola che Dean userebbe per descrivere la sua esistenza.
O forse sì?
Perché perfino la cosa più complicata, profonda e sconvolgente della vita può rivelarsi quella giusta.
***
Questa storia è fluffosa e spensierata. Insomma, è la family!fic di cui avevo bisogno, in questo periodo incerto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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 «Qual è il problema?»
Dean si pulisce le mani sullo straccio, unto su unto, e si lascia distrarre dalla striscia di grasso che non riesce mai a lavare via davvero da sotto le unghie.
Fa caldo.
Fa caldo e ha fame.
«Quando freno fa uno strano rumore.»
La voce è un grattare rauco, le sillabe appesantite dalla stanchezza. È quel suono a fargli alzare lo sguardo sul cliente e, quando finalmente si guardano, Dean non riesce più a parlare.
Passa un attimo che diventa un intero, lunghissimo secondo.
L’uomo sembra appena uscito dal letto nonostante sia pomeriggio inoltrato, la cravatta annodata al contrario, i capelli spettinati e le occhiaie scure. Anche così, come un contabile che non dorme da mesi, è l’uomo più bello che Dean abbia mai visto. Non riesce a capire cosa l’abbia zittito di preciso: se il fisico che si intravede sotto la camicia bianca, la forma definita delle labbra pallide, gli occhi di un blu che non sembra umano.
Gli occhi, decisamente.
Devono essere gli occhi.
«Come?» chiede, la risposta del cliente ormai dimenticata.
«Dicevo,» ripete l’uomo, un vago accenno scocciato in quella sua voce profonda, «che fa uno strano rumore quando freno.»
«Mh.» Dean sposta finalmente lo sguardo sull’auto e una presa in giro gli si incastra in gola. Dio, la macchina è un mostro color oro che dev’essere stata orribile anche ai suoi tempi migliori. «Questa?» chiede, infilando nella domanda un po’ di incredulità.
Qualche metro più in là, Benny sta lavorando a un’utilitaria, ma si lascia andare comunque a uno sbuffo divertito per la reazione di Dean.
«Sì, questa,» chiarisce il cliente, difensivo.
Dean sbircia oltre il finestrino per assicurarsi che le chiavi siano inserite e che il cliente non se le sia tenute per abitudine mentre parlava con Bobby.
«Da quanto lo fa?» chiede poi, tornando professionale, mentre gira attorno al veicolo e apre il cofano.
«Un paio di settimane,» risponde l’uomo.
«Un paio di-»
Dean richiude la bocca e si sforza di non guardarlo male.
«Sono stato impegnato,» si giustifica l’uomo, annoiato da un rimprovero che non è neanche stato fatto.
«Dovrò alzarla, saranno le pastiglie, niente di che. Le cambio e dovrebbe essere pronta in poco tempo. Questo se non si sono rovinate le pinze, ovviamente.» Dean gira di nuovo attorno alla macchina e ne esamina le condizioni. «Magari cambiamo anche le gomme, eh? E poi passi a prenderla fra un paio di giorni.»
«Le gomme?» chiede l’uomo, seguendo lo sguardo di Dean.
«Se non le piace andare in giro sui cerchioni, credo sia arrivato il momento di cambiarle, sì, signor…»
«Novak,» conclude il cliente. «Castiel Novak.»
Castiel? È un nome vero?
«Novak,» si limita a ripetere Dean. «Venga.»
Tornano da dove il cliente è appena uscito – il cubicolo con i vetri che danno sull’officina – e trovano Bobby dietro la sua scrivania grondante carte. L’uomo alza lo sguardo da sotto l’immancabile berretto.
«Penso proprio siano le pastiglie,» lo aggiorna Dean, restando dietro a Novak perché l’ha fatto passare per primo. «Ma deve cambiare le gomme, così non può girare.»
Bobby guarda l’orologio appeso alla parete e Dean sa che sta calcolando tutto: manca poco alla chiusura e potrebbero essere le pinze, ma per il resto si tratta di operazioni di routine…
«In un paio di giorni, verso quest’ora» è la conclusione a cui arriva, e Dean annuisce come chi ha detto la stessa cosa solo qualche minuto prima.
«Bobby qui penserà alle scartoffie,» dice Dean al cliente, prima di ritirarsi nel garage.
Una parte della sua mente prude per voltarsi e osservare di nuovo l’uomo – Castiel – ma si è allenato tanto bene e tanto a lungo che resistere è più istintivo di cedere alla tentazione. Non è la prima volta che trova un uomo attraente, ma non ne ha mai fatto una questione. È una cosa che gli succede, di tanto in tanto, e che mette via dentro di sé.
Semplice.
Efficace.
Non importano gli occhi blu o i capelli spettinati o le voci profonde.
Richiude il cofano, prende posto alla guida e sposta la macchina sulla piattaforma, perché è il modo migliore di lavorarci senza spezzarsi la schiena. Ne hanno una sola e a volte gli tocca infilarsi sotto le auto come faceva da adolescente, mentre lavorava all’Impala nei parcheggi dei motel. Quella piattaforma è un lusso, segno che le cose all’officina stanno andando bene, per quanto sia possibile in un paesino sperduto fra i campi e i boschi.
Dean esce dalla macchina e va al pannello di controllo per alzare la macchina nello stesso istante in cui il cliente esce dall’ufficio. Gli fa un cenno, un saluto mascolino e noncurante, collaudato e ripetuto a memoria, e Novak ricambia alzando il palmo. Quando l’uomo sparisce alla vista, però – camminando nel caldo cocente di un’estate che non accenna a smettere –, Dean torna a respirare per bene.
 
***
 
Si dice, nei giorni successivi, che sta pensando al cliente solo perché sta lavorando alla sua automobile. Semplice. Ancora una volta, tutto così semplice. Poi arriva il giorno in cui Novak dovrebbe ritirarla e i palmi di Dean iniziano a sudare, perdendo la presa sugli attrezzi.
È il caldo.
Dev’essere il caldo.
«È fermo?» chiede a Benny, indicando l’orologio appeso alla parete con un cenno del mento, fra un cambio d’olio e l’altro.
Benny si raddrizza dalla macchina che sta sistemando e adocchia l’ora.
«No, fratello,» risponde, guardandolo con curiosità.
«Non importa,» borbotta Dean, rimettendosi all’opera.
In quei giorni sono arrivate altre macchine – forse il caldo sta ammattendo anche le auto e non solo le persone – così quella di Novak e parcheggiata sul retro, nello spazio prima del deposito di rottami. Dean dovrà comunque fare la solita chiacchierata finale, soprattutto perché Novak non sembra prendersi cura della sua auto come dovrebbe. Dovrà spiegargli un po’ meglio cos’ha fatto e raccomandargli di fare manutenzione, se non vuole essere lasciato a piedi in mezzo al nulla, la prossima volta.
Quando il pomeriggio inizia ad allungarsi, però, non è Novak che viene a ritirare la macchina.
Al suo posto, con la sua camminata sicura e il suo sorriso irritante, c’è Gabriel, il proprietario della pasticceria in fondo alla via. Dean lo scopre solo quando Bobby lo chiama nell’ufficio.
«Dean-o! Sono qui per la bellezza dorata di mio fratello!» dice Gabriel.
«Come?»
«Gabriel è il fratello di Castiel Novak,» spiega Bobby.
Ora che ci pensa, Dean non aveva idea del cognome del pasticcere.
«Vi ho raccomandato io,» continua Gabriel, contento di qualcosa che Dean non riesce a capire.
Finalmente coglie il quadro generale, però, e capisce che non vedrà Castiel Novak quel pomeriggio.
«Oh… sì… certo.»
Gli esce più come un borbottio confuso che come un assenso, ma guida lo stesso Gabriel verso il retro dell’officina. Bobby doveva saperlo dall’inizio, Novak deve averglielo detto, perché non lascerebbero mai la macchina a una persona a caso che sostiene di essere il fratello di un cliente. Avesse chiesto subito, Dean si sarebbe risparmiato tutto quel…
Cosa?
Non lo sa.
Sa solo di sentirsi deluso, per qualche assurdo motivo.
«Non ti si vede da un po’ dalle mie parti. Ti è passata la dipendenza da torta?» chiede Gabriel, mentre si avvicinano all’auto.
Dean potrebbe spiegare che Gabriel tende ad irritarlo e che il caldo non aiuta, oppure che ha preso cinque chili da quando la pasticceria ha aperto, oppure che Lisa – con cui è uscito per un anno – ha occupato tutte le sue ore libere fino a due settimane prima, quando ha capito che sarebbe stata meglio senza di lui.
«Non ho tanto tempo,» conclude in fretta. «Allora, le ho cambiato le pastiglie e le ruote, ho controllato che tutto il resto fosse in ordine e ho notato che olio e acqua erano praticamente a zero. Tuo fratello deve starci più attento.»
«Riferirò.»
«Sul serio, rischia di restare a pied-»
«Senti un po’, Dean-o, suoni al Roadhouse anche stasera?»
Dean si ferma, squadra Gabriel con sospetto e annuisce. È venerdì e, come ogni venerdì, Dean passerà la serata da Ellen con tutti quanti, a suonare qualche canzone e bere qualche birra.
«Perché?» si decide a chiedere.
«Potrei fare un salto.»
Fantastico.
«Castiel ha bisogno di rilassarsi un po’ e ama gli hamburger.»
Oh.
«Bene. Voglio dire… bene,» balbetta Dean, prima di raddrizzare le spalle e ricordarsi di essere un Winchester.
Gabriel fa un sorriso divertito che nasconde qualcosa di indecifrabile, apre la portiera e accende il motore. Prima di girare attorno all’officina e sparire lungo la strada polverosa, abbassa il finestrino e cerca lo sguardo di Dean.
«Gli farebbe comodo un amico. A Cassie, dico.»
«Umh… va bene?»
«Perfetto, Dean-o! Allora a stasera. Sam sarà felice di vedermi.»
«Sammy non ti sopporta, lo sai, vero?»
«Non capisci proprio niente, Deanna. Niente di niente,» conclude Gabriel, criptico, prima di fare un occhiolino e sparire oltre il basso edificio.
È confuso, Dean.
Non gli piace sentirsi così.
E non c’entra niente il fatto che quella sera Castiel Novak potrebbe sentirlo cantare.
 



 
Ma ciao! Come state?
Non pubblicavo su questi lidi da taaaanto tempo, fra un libro pubblicato e un progetto online, ma se non mi rimetto a scrivere fanfiction in questo periodo, quando?! Avevo bisogno di una sana dose di fluff e di cose belle, quindi aspettatevi proprio questo da 'sta fic. Ho un debole per Dean che canta, non so se si capisce. XD
Non so con che frequenza aggiornerò, ma ho altri tre capitoli già scritti, quindi... restate da queste parti? O tornateci, ecco.
Buona permanenza a casa e GRAZIE a chiunque lascerà un parere, un saluto, un "ma chi si rivede".
(Ah, se siete in vena di cose belle e un po' sovrannaturali e molto lgbt+, potete fare un salto QUI e approfittare della quarantena per leggere questa storia amichevolmente soprannominata "vampiri e maghi gay" agggratis)
Alla prossima!
   
 
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