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Autore: Baudelaire    29/03/2020    5 recensioni
Un'amicizia può durare per sempre, a volte anche oltre la morte.
Questo è un omaggio ad un'amica salita in cielo troppo presto, che ha lasciato il segno su questa Terra.
E nel mio cuore.
Per lei, ovunque sia.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci siamo scritte poco in quei giorni. I primi giorni di maggio del 2017.
Però avevo fatto il budino di fragole, ricordi? Ti avevo mandato la foto.
“Sembra buono!”, la tua risposta.
E poi, casualmente, quella sera, la sera maledetta, poco dopo le 22, ti ho mandato una vignetta. Una vignetta simpatica, per ridere, perché lo facevamo sempre, noi due.
Vedo che il messaggio viene inoltrato, ma non lo visualizzi.
Niente spunta blu.
Che strano.
Di solito ci sei.
Come potevo sapere che proprio in quel momento il tuo cuore cessava di battere?
Come potevo sapere che non potevi leggere perché ti eri accasciata sul divano, forse con la tazza tra le mani, lottando contro la Morte che stava venendo a prenderti?
Avevi appena finito di fare quello che più amavi: cantare. Eri appena tornata dalle prove.
Te ne sei andata così, dopo aver cantato per l’ultima volta.
Non potevi saperlo.
Non potevo saperlo.
Un po’ perplessa, quella sera sono andata a dormire.
Nel frattempo, a mia insaputa, tu lottavi come una leonessa. Ma le anime pure, a volte, son talmente care agli Dei, che loro vengono a prenderle, ce le portano via e a nulla valgono le nostre lacrime e le nostre grida di dolore.
Urla disperate nel silenzio, inascoltate.
Lo vengo a sapere solo il mattino dopo, nel modo più freddo: un messaggio.
“Ci ha lasciato.”
La paura mi assale. Sono solo tre parole, assurde, micidiali, incomprensibili.
La Ragione ha subito il sopravvento.
Lasciato?
Che significa?
Non può esser certo quel che immagino.
E invece sì. Hai capito benissimo.
Quasi mi manca il respiro.
Sei volata via e non ci siamo nemmeno salutate.
I minuti passano, lenti, divento consapevole di questa verità agghiacciante e atroce.
Tu non sei più.
Lacrime che scorrono.
Non ci credo.
Come posso crederci?
Avevi 43 anni, i miei anni di adesso.
Hai sconvolto tutto e tutti. Una città intera che ti amava, perché la tua era la voce di un angelo, sceso tra noi per dare sollievo alle nostre anime tormentate.
Non posso crederci.
Non posso.
Ma vengo al tuo funerale, come potrei non darti il mio estremo saluto?
Che io sia dannata se avessi mai potuto immaginare di vederti dentro quella bara.
Ci siamo viste per l’ultima volta 3 mesi prima. Salutate in fretta e furia fuori dal ristorante, sotto la pioggia sferzante, tu con il tuo cagnolino in braccio. Ti ho abbracciata, baciata, convinta di rivederti presto.
Invece non puoi mai dare niente per scontato, perché la vita è ladra di attimi, di gioia, di felicità.
Ladra abilissima, velocissima, spietata.
La vita dona, e poi toglie.
Mi avevi promesso un aperitivo in veranda nella tua nuova casa. Un aperitivo che non faremo mai, amica mia.
Mai.
Ascolto i tuoi amici cantare per te, in questa piccola chiesa di provincia talmente assiepata che quasi manca il respiro.
Sono qui tutti per te, tesoro dolce.
Per te, che sei anche sul giornale, ultimo omaggio ad una cantante meravigliosa.
Usignolo, artista, donna dalle mille risorse.
Questo eri. Saggia, sincera, buona. Molto, molto più di me.
Troppo piccole le parole, non bastano per descriverti.
Sono qui, in piedi, e piango. I fazzoletti non bastano.
Piangono in molti, per un cuore che si è spento prematuramente.
Fuori dalla chiesa ti guardo un’ultima volta, dentro quella cassa di legno terribile. Sei davvero lì dentro? E’ successo veramente? Il mio cervello continua a rifiutare la realtà.
Sì, sei lì. E voglio immaginarti con un sorriso, finalmente in pace.
Sarai già salita in cielo, forse ci stai guardando tutti, qui, a piangere per te.
Forse ci sorridi, chissà.
Vedi come scendono queste lacrime? Vieni tu a fermarle, amica mia, perché io non posso.
Forse tu già canti con gli angeli, e la sento la tua voce che dice “Non piangere, ci ritroveremo.”
Me lo devi quell’aperitivo.
Me lo devi.
Ti portano via e allora non mi resta che andarmene, non prima di aver abbracciato forte la tua famiglia, i tuoi amici più cari. E’ un addio anche questo. Il loro dolore è il mio.
Non mi volto indietro.
Tu non sei più qui.
Sei altrove.
Torno a casa e ritrovo quella pallina di plastica che mi avevi regalato. Dentro c’è una nostra foto. Insieme, nella tua città.
Curioso gioco del destino, siamo sedute per un aperitivo. 11 anni fa. Avevi decorato la pallina con una scritta: Come sorelle. Le lettere sono ormai consunte e sbiadite, è passato tanto tempo.
Ma la verità di quelle parole rimane.
Questo eravamo.
Questo siamo.
Come sorelle.
Tu lo hai detto, e avevi ragione.
Non te ne sei andata davvero.
Mai lo farai, finchè il mio cuore continuerà a battere.
Cesserà di farlo, un giorno, proprio come il tuo.
E allora torneremo ad essere, di nuovo, come sorelle.
   
 
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