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Autore: Neko    30/03/2020    1 recensioni
Una storia ispirata dalla stagione uno, ma che prenderà una strada diversa rispetto alla trama della serie. Kara dovrà affrontare il suo passato, affrontare le difficoltà del presente, per costruire il suo futuro, ma in tutto questo non sarà sola, potrà contare sempre su amici e famiglia per andare avanti.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adam Foster, Alex Danvers, Cat Grant, Kara Danvers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

 

Il campanello dell’ascensore della Catco, diede l’annuncio a tutti gli impiegati, che Cat Grant era in arrivo.

Kara si alzò dalla sua scrivania e le andò incontro allungandole il suo caffè.

“Buongiorno signora Grant! Ecco il suo latte macchiato!”

Cat afferrò il bicchiere e togliendosi gli occhiali da sole, osservò la sua assistente dalla testa ai piedi “Kera, vedo che il tuo aspetto è migliorato!”

Kara con il suo solito gesto di sistemarsi la montatura degli occhiali disse “Si signora Grant! Ho dormito praticamente per 15 ore di fila, credo  di aver riposato abbastanza per svolgere il mio lavoro al meglio!”

“Bene, vieni nel mio ufficio allora!” disse Cat avviandosi nel suo ufficio, chiedendo successivamente a Kara di chiudere la porta, in modo tale che nessuno potesse origliare la loro conversazione.

“Così…. Se tu stai bene, immagino che anche Supergirl sia tornata in piena forma!” disse la donna, non distogliendo lo sguardo da Kara.

“Non lo so. Perché? Anche Supergirl aveva qualche problema? Pensavo non potesse ammalarsi!” disse la ragazza, cercando di essere il più convincente possibile.

“Oh andiamo! Ho già fatto questo gioco con tua sorella ieri. Ho varie prove che dimostrano che tu, Kera, sei  Supergirl!”

Kara scoppiò a ridere “Molto divertente signora Grant. Io? Supergirl? Sarebbe  meraviglioso avere dei poteri, ma io una eroina…io non…non potrei mai esserlo. Ho paura anche della mia ombra!”

Cat sospirò “Lo so che ti sei dovuta costruire una seconda identità per mescolarti con gli esseri umani, lo fanno tutti gli eroi e mi chiedo a quale scopo!”

Kara osservò il suo capo confusa.

“Insomma ogni minuto che passano come esseri umani, è un minuto in meno che usano per non salvare le vite!”

Kara sussultò, sapendo che la conversazione stava andando verso una direzione che non le sarebbe piaciuto.

“Che cosa vuol dire con questo?” chiese la ragazza.

“Perché lavori per me, Kera?” chiese Cat.

“P-perché   mi  piace il mio lavoro e perché posso apprendere molte cosa da lei e…” cominciò Kara, per spiegare le sue ragioni, ma Cat la interruppe “Mentre io e te stiamo qui a parlare, delle persone stanno morendo!”

Kara  sentì un senso di colpa crescere dentro di lei e con voce tremante, tentò nuovamente col dire “Le ripeto che io non  sono Supergirl.

Cat la guardò scettica “Allora cosa è quello sguardo colpevole come se ti avessi appena colto con la mano dentro il barattolo delle caramelle? Andiamo Kera, anche mio figlio che non sa mentire,  riuscirebbe a essere più convincente di quanto tu abbia fatto adesso!”

Kara si toccò nuovamente gli occhiali e cercò di trovare una via di uscita a quella situazione, ma Cat continuò col dire “Se lavori per me, non hai tempo per salvare vite e non voglio nessuno coinvolgimento in questo!” concluse la donna, incrociando le braccia.

Kara rimase senza parole fin quando vide  dietro le spalle di  Cat un notiziario che riprendeva Supergirl in azione. “Se io sono Supergirl, mi spiega come faccio ad essere lì?” chiese Kara, indicando a Cat di guardare lo schermo tv.

La donna si girò a guardare, ma sorrise invece di rimanere incredula come sperava Kara.

“Per quanto ne so può essere una registrazione di un salvataggio compiuto prima di giungere in ufficio.  Non mi sorprenderebbe se fosse un trucco ideato per convincermi che non sei Supergirl. Ora o ammetti di essere Supergirl o sei licenziata!” disse Cat con un tono che non permise a Kara di pensare che si trattasse di uno scherzo.

“Dunque è così! Se dico di essere Supergirl, sono licenziata e se non lo sono pure? Questo non è giusto!”

Cat alzò le spalle “La vita non è giusta sotto molti punti di vista! Ora vai, hai due giorni di tempo per decidere cosa fare!”

Kara strinse i pugni e arrabbiata tornò verso la sua scrivania, ma il suo malumore non potè che essere evidente a chiunque.

Kara, cosa succede?” chiese Winn, alzandosi dalla sua scrivania per affiancare  la ragazza “ Ti senti male?”

“No, no Winn…non sto male…sono arrabbiata…così arrabbiata che…” Kara non terminò la frase. Cominciò ad aprire e stringere i pugno e respirare profondamente, cercando di calmarsi, prima di rompere qualcosa anche solo accidentalmente e darla vinta a Cat Grant.

“Ehi…tranquilla! Kara, mi stai spaventando. Non ti ho mai vista in questo stato e nemmeno come quello di ieri.  Non so come posso esserti di aiuto!” disse Winn dispiaciuto.

Kara guardò l’uomo e gli regalò un sorriso  “Sei gentile Winn, ma non puoi aiutarmi. Cat sa che sono Supergirl!”

“Cosa?” chiese Winn spalancando gli occhi.

“Ho cercato di dissuaderla, ma se non le dico la verità, sono licenziata, se lo faccio anche!”

“Non è leale. Perché non ti licenzia e basta, se vuole sbarazzarsi di te!”

“è quello che mi chiedo anche io!” disse Kara per poi abbandonarsi sulla sedia “Cosa posso fare Winn, non vorrei proprio perdere questo lavoro!”

L’interpellano non rispose. Non aveva una soluzione a quel problema. Conoscevano Cat Grant e sapevano quanto testarda e ostinata potesse essere.

Improvvisamente Kara si alzò e prese una scatola.

“C-cosa stai facendo?” chiese Winn confuso.

“Non resterò a farmi licenziare. Dato che è quello che accadrà comunque, mi licenzio io, almeno non le darò la soddisfazione di farlo personalmente!” disse mentre poneva le sue cose nella scatola.

Winn la fermò, prendendole l’oggetto che aveva in mano e che stava per andare a fare compagnia agli altri.

“Aspetta Kara! Magari cambierà idea. Forse è solo il suo modo di metterti alle strette per farti confessare!”

“è stata molto chiara al riguardo Winn. Almeno che non riesca seriamente a convincerla che non sono Supergirl, non c’è soluzione!” disse Kara.

“Ma…ma io cosa farò qui senza la mia migliore amica?” chiese dispiaciuto  l’uomo.

“Oh Winn!” disse Kara, prima di abbracciarlo “Io e te saremo sempre amici!” disse, per poi afferrare la scatola e dirigersi verso l’ufficio di Cat.

“Signora Grant!”

“Oh Kera…sei venuta a dirmi che sei Supergirl? Avanti, ti ascolto!” disse Cat,  non mancando di notare la scatola che Kara aveva in mano.

“No! Come le ho già detto non sono Supergirl, ma dato che qualsiasi sia la mia risposta sono licenziata, le renderò le cose più facili!” disse Kara, per poi fare un respiro profondo “Mi licenzio!”

Cat rimase sorpresa dell’audacia che stava dimostrando la ragazza, ma non lo diede a vedere. Fece invece spallucce e  disse “Finisci almeno la giornata!”

“No!” disse Kara secca.

“No?” chiese Cat, sta volta non nascondendo la sua sorpresa.

“Le mie dimissioni sono con effetto immediato. Mi è piaciuto molto lavorare per lei. Ho appreso molto e non posso dire che me ne vado senza alcun rammarico, ma si  vede che il destino ha in serbo per me altre strade!” disse Kara, cercando di trattenere le lacrime. Si girò e si incamminò verso la porta.

Kara aspetta!” disse Cat, alzandosi dalla sua scrivania, ma proprio in quel momento sentì una voce a lei familiare provenire dal  suo balcone “Signora Grant!”

Sia Cat che Kara si girarono e videro Supergirl entrare nella stanza.

Cat rimase sorpresa e passò il suo sguardo da Kara a Supergirl.

“Scusate, ho interrotto qualcosa?” chiese Supergirl, avvertendo una certa tensione nell’aria.

“N-no…noi stavamo solo…” cominciò Cat, mentre il suo cervello cercava di trovare una spiegazione a quanto stesse avvenendo.

“Piacere, io sono Supergirl!” disse l’eroina allungando la mano verso Kara, la quale, stringendola, disse “Kara Danvers! Carino il tuo costume!”

“Begli occhiali!” disse Supergirl di rimando, per poi rivolgersi a Cat “Sono venuta per ringraziarla signora Grant. Ho seguito il suo consiglio di prendermi più cura di me stessa e …”cominciò l’eroina, per poi mettere le mani sui fianchi e dire “e mi sento decisamente più in forma!”

“N-non c’è di chè!” rispose Cat ancora sorpresa.

“Scusate, ma ora devo andare, il lavoro chiama!” disse Supergirl infine, per poi dileguarsi prendendo il volo.

Kara guardò Cat per qualche istante prima di riprendere il suo cammino verso l’uscita, ancora con la scatola in mano.

Kera!” la chiamò Cat.

“Si, signora Grant?” chiese l’interpellata.

“Puoi riavere il tuo lavoro se ti fa piacere!”

Kara sorrise e uscì dalla stanza, sorridendo a Winn che aveva osservato la scena con apprensione.

“Ha funzionato? Non…non sei licenziata vero?” chiese l’uomo.

“No! Centri tu su quanto appena accaduto?” chiese Kara curiosa.

“Ho chiamato Alex, le ho detto quanto stava succedendo e mi ha risposto che avrebbe chiamato la Supergirl n°2 che sta prendendo il tuo posto!” disse Winn, indicando lo schermo di un televisore, dove si vedeva chiaramente l’eroina di National City, spegnere un auto in fiamme.

Cat pensava che si trattava di una registrazione, come hai capito che avevo un gemello?” domandò Kara curiosa.

“Chiamalo intelletto superiore o…capacità di leggere. C’è scritto in diretta!” disse Winn sorridendo e per la seconda volta in poco tempo ricevette un altro abbraccio da Kara.

 

Passarono un paio di giorni e con grande sollievo di Kara, Cat sembrava aver lasciato cadere l’argomento Supergirl.

La messa in scena di J’onn aveva funzionato alla grande.

Quello che però non funzionava era il suo periodo di riposo da Supergirl.

Le mancava volare e aiutare le persone, ma i suoi flashback la paralizzavano ancora.

A volte quando si trovava nel suo loft provava a togliere gli orecchini per  migliorare la sua resistenza e per allenarsi a superare le sue paura, ma nonostante partisse fiduciosa di poterci riuscire, appena avvertiva un pericolo in città e le urla e le richieste d’aiuto cominciavano a rimbombare nella sua testa, doveva mettersi immediatamente gli orecchini, per  bloccare tutto il caos che si veniva a creare nella sua mente.

 Appena tutto taceva sentiva il suo respiro e il suo cuore tornare alla normalità, ma cresceva il senso di colpa per il fatto che lei non era fuori ad aiutare.  Sapeva che c’era J’onn, ma sapeva anche che non era giusto che qualcun altro svolgesse il suo lavoro, quindi provò e riprovò ad affrontare le urla. Non poteva rimanere in quelle condizione per sempre, ma non pensava che sarebbe stato così difficile affrontare i suoi demoni interiori.

Col passare dei giorni aveva notato qualche miglioramento, ma non resisteva mai abbastanza a lungo e tutto dipendeva anche dalla quantità di persone in pericolo. Più voci c’erano, più veniva colta dal panico e per questa ragione, gli orecchini tornavano sempre al loro posto, soprattutto quando usciva.

 

“Buongiorno Kara!” disse Winn quando vide la ragazza entrare nell’ufficio, ma notò immediatamente che qualcosa non andava.

Kara, cosa c’è? Ti vedo piuttosto agitata!”

“Io…io ho perso un orecchino!” disse la ragazza, cominciando a camminare avanti e indietro vicino alla sua scrivania.

“Quelli che bloccano il tuo super-udito?” chiese Winn preoccupato.

“Si, la clip che lo teneva deve essersi allentato e senza accorgermene è caduto. Cioè me ne sono accorta subito dato che tutto è diventato rumoroso, ma trovalo un orecchino per strada…no… cioè…sì…so dove è finito grazie alla mia visione raggi x, ma come potevo recuperarlo dentro a un tombino nell’ora di punta senza destare sospetti?”

“In effetti…cosa hai intenzione di fare ora?” chiese Winn.

Kara sbuffò “è da qualche giorno che sto provando a stare senza e ad affrontare le mie paura. Non posso permettere che J’onn mi impersonifichi per sempre, ma sono ancora lontana dallo stare bene e comunque, quado mi sentivo sopraffare, li rimettevo immediatamente , invece ora…cosa faccio se mi viene un altro attacco di panico davanti alla signora Grant?” chiese Kara impanicata.

Winn l’afferrò per le braccia per farla fermare quando la vide continuare a muoversi come un ossessa “Adesso calmati o ti verrà un attacco di panico per un possibile attacco di panico futuro. Se parti con l’idea che qualcosa andrà storto, puoi stare cerca che accadrà. Sii positiva, in genere questo non ti viene difficile, quindi convinciti che tutto andrà bene!”

“Tutto andrà bene!” disse Kara a bassa voce, “Tutto andrà…bene… si, si, hai ragione. Tutto filerà liscio come l’olio!” disse Kara rilassandosi e girandosi per andare alla sua scrivania, ma non si accorse che qualcuno si stava avvicinando e lo urtò.

Ci fu un gemito di dolore e Kara immediatamente si apprestò a dire “Oh, scusami…mi...mi dispiace tanto…io…io non ti ho visto e…sono così desolata…”

“Ehi, va tutto bene!” disse un ragazzo che poteva avere all’incirca l’età di Kara, che si stava strofinando il petto “Però sei forte?”

Kara sorrise e cominciò a balbettare “Si…bhe…cioè…no…io…”

Kara, respira!” disse Winn, divertito dalla goffaggine della ragazza.

Kara, bel nome. Io sono Adam. Piacere di conoscerti!” le disse il ragazzo sorridendole.

Kara sorrise di rimando, ma non spiccicò parola.

“Sto cercando Cat Grant!” disse Adam.

Cat Grant…si certo…lei è… lei è…” cominciò Kara, ma Winn venne nuovamente in suo soccorso,  dicendo “Nel suo ufficio!”.

“Si, nel suo ufficio, ti…ti porto da lei! chi devo annunciare?” chiese Kara.

“Oh quindi sei la sua assistente. Ti ho già detto il  mio nome mi pare!” disse divertito.

“Si…si…ecco…mi servirebbe anche il cognome!” disse Kara imbarazzata, pensando di aver fatto la figura della cretina dall’arrivo del ragazzo.

“Oh certo, scusa. Foster, Adam Foster!”

Kara spalancò gli occhi  “Sei il figlio di Cat!”

“Quindi ti ha parlato di me? Non me lo sarei mai aspettato. Sarei curioso di sapere che cosa ti ha detto dato che non mi conosce” disse Adam con una punta di risentimento nella sua voce.

“Ecco lei…”cominciò Kara, ma la voce della signora Grant la interruppe “Kera!”

La ragazza sussultò e si precipitò nell’ufficio del suo capo, facendosi seguire da Adam.

“Signora Grant, c’è qualcuno che vuole incontrarla!” disse Kara, notando che la donna non aveva ancora staccato gli occhi dal suo computer.

“Non avevo un appuntamento. Chiunque sia conosci la procedura Kera. Niente appuntamento, niente incontro!” disse Cat, continuando imperterrita a scrivere sulla tastiera.

“Ma signora Grant…” provò Kara.

“Non voglio ripetermi!”

“Ciao Mamma!” disse infine Adam, venendo in soccorso di Kara,

Cat si paralizzò per qualche istante, per poi alzare la testa.

“Adam…ma…ma  che sorpresa. Cosa ci fai qui?” chiese la donna.

“Ehm…io torno al mio lavoro!” disse Kara, volendo scappare da quella situazione.

Kera, non hai dimenticavo qualcosa?” chiese Cat.

 L’interpellata dovette pensarci un attimo, poi quando venne colpita da un’illuminazione  disse “Il suo latte macchiato….mi scusi signora Grant, vado a prenderglielo subito!” disse, prima di uscire di corsa dall’ufficio, per poi rientrarvi pochi secondi dopo.

“Adam, posso portati qualcosa?”

“No, grazie. Sono apposto così!” disse Adam sorridendo, per poi non staccare gli occhi da Kara, finché non era più visibile.

“Adam…che bella sorpresa. Io…io non ti aspettavo e…come mai sei qui? Stai bene? Perché ora?” domandò Cat.

“Per la lettere che mi hai scritto! “ disse Adam.

“Lettera? Chiese Cat sorpresa, per poi comprendere “Giusto…io ….volevo scriverti da tanto tempo e…”

“Grazie per averlo fatto!” disse Adam.

“Ma…ma guardati…sei …sei diventato così grande. Come stai?” chiese Cat se, sentendosi parecchio impacciata “Raccontami un po’ di te!”

“Ecco io, non credo che questo sia il momento e il luogo adatto. Immagino che tu sia parecchio impegnata. D'altronde mi sono presentato senza avvisare!” disse Ada,

“Si, in effetti avrei diverse cose da fare e…” cominciò Cat, venendo poi interrotta dal figlio “         Cosa ne dici di cenare insieme e parlare?”

“Oh si, sarebbe fantastico!” disse Cat.

“Sta sera?” chiese Adam.

“D’accordo. Hai un posto che preferisci o…”

“Puoi sentirti libera di scegliere. Chiamami quando decidi ora e luogo!” disse Adam, dirigendosi verso l’uscita con Cat che lo accompagnava.

Non avevano ancora varcato la soglia quando videro Kara, appena rientrata da Noona, far cadere il bicchiere di latte, per poi coprirsi le orecchie.

Winn si alzò immediatamente dalla sua postazione quando comprese cosa stesse succedendo.

Fece sedere Kara e cercò di parlarle.

“Oh no!  Di nuovo!” disse Cat, che nel frattempo si era avvicinata a Kara insieme ad Adam.

Quest’ultimo comprese he la ragazza stava avendo un attacco di panico dal suo atteggiamento.

Si teneva alla scrivania e il suo respiro era diventato superficiale.

Adam affiancò Winn per aiutarlo nel calmare Kara dicendo “Ehi, Kara, va tutto bene. Passerà presto. Concentrati su di noi e fai dei respiri profondi!”

“Troppo rumore!” disse Kara che a malapena aveva percepito Adam e Winn “Fatelo smettere” disse la ragazza, strizzando gli occhi.

Adam a quel punto ebbe un’idea. Tirò fuori dalla sua tasca dei pantaloni, un Mp3 e srotolò le cuffie che vi erano intorno.

Kara, conosci gli Nsynk?” domandò Adam, che ricevette un leggero accenno del capo.

“Bene, ora voglio che tu li ascolti, ti concentri su  una canzone e se la conosci, la canti!” disse Adam, mettendo le cuffie alla ragazza e accendendo la musica.

“Adam, non credo che la musica la possa aiutare, se  è il troppo rumore a infastidirla!” disse Cat, quando vide Kara sussultare quando la musica venne accesa.

“Appunto per questo credo possa funzionare. Se ascolta la musica, può isolare gli altri rumori e se canta, dovrà concentrarsi sul respiro per poterlo fare!” rispose Adam, ma la sua sicurezza vacillò, quando vide Kara non reagire e chiudere gli occhi con forza.

Poi ad un tratto cominciò a canticchiare. Era un sussurrò, ma ci stava provando “Dai Kara, stai andando benissimo!” disse Winn, quando vide che stava funzionando “Amico, sei un genio!” disse  poi ad Adam.

Kara lentamente si rilassò e si lasciò andare sulla sedia con un sospiro di sollievo.

“Visto? Tutto passato!” disse Adam, che ricevette un debole sorriso da Kara, che teneva saldamente l’MP3 in mano.

“Quello te lo lascio. Me lo ridarai quando non ne sentirai più il bisogno. Ok?” chiese Adam, per poi rivolgersi a Cat “Io adesso vado. Ci vediamo sta sera!”. Detto questo, si allontanò.

Questa volta fu Kara a seguire il ragazzo con lo sguardo finchè non fu più visibile.

 

Winn le porse un bicchiere d’acqua e mente Kara beveva , le domandò se stesse bene.

“Si grazie Winn!” disse per poi togliersi le cuffie. Lo fece lentamente, timorosa che se ci fossero state ancora delle urla, tutto sarebbe ricominciato.

“Prenditi il tempo che ti serve, ma quando starai meglio, ti aspetto nel mio ufficio” disse Cat, prima di allontanarsi. Kara sospirò, poi studiò gli schermi dell’ufficio per vedere cosa fosse successo a National City di tanto grave per provocare quelle grida di terrore.

Qualunque cosa fosse, J’onn doveva essersene occupato con grandi risultati in quanto sullo schermo comparve la scritta “Supergirl salva la giornata!” accanto a una sua fotografia.

Sorrise, poi facendosi coraggio, andò ad affrontare la Grant.

Bussò alla porta e Cat la invitò ad entrare.

“Come ti senti Kera?” chiese Cat, facendo il giro della scrivania per poi mettersi davanti alla ragazza.

“Sto meglio, grazie signora Grant. È tutto merito di Adam. Lo ringrazi davvero molto!”

“Si, si lo farò, ma ora c’è una questione molto importatene di cui vorrei parlare con te e ti pregherei di evitare di andare nuovamente nel panico!”

Kara la guardò confusa, poi si preoccupò quando vide un cambio repentino dello sguardo di Cat “Cosa diavolo pensavi di fare? Hai scritto una lettere ad Adam, firmandola col mio nome?” chiese Cat con un tono di accusa.

Kara aprì la bocca per parlare, ma non sapeva cosa rispondere.

“Come ti sei permessa? Non era una cosa che ti riguardava!” la rimproverò Cat.

“Lo so…io…io…è che lei ha iniziato così tante lettere senza finirne mai una e quando ha gettato una palla di carta nella mia direzione, non ho potuto fare a meno di leggere!” si giustificò Kara.

“Era una questione privata!” disse Cat infastidita.

“Dovrai licenziarti per questo. Hai oltrepassato il limite!”

“Lo so, e mi dispiace, ma…lo sa che sono orfana e non sa cosa darei per ricevere una lettera di mia madre che mi spieghi il perché di certe sue scelte e lei una volta mi ha detto che lasciare Adam è stato il più grosso sbaglio della sua vita. La conosco signora Grant, lei non avrebbe mai mandato quelle lettere e…ho voluto darle una piccola spinta. A volte è più facile affrontare il proprio passato con un piccolo aiuto!” disse Kara mettendo il cuore nelle sue parole.

Cat dovette accorgersene perché si calmò.

Bhe…lui è venuto. È qui!! Oh mamma è qui!”! disse Cat, chiudendo gli occhi al pensiero, poi aggiunse.

“Sta sera mangiamo insieme e io…non sono pronta. Avresti dovuto prepararmi  Kera! Cosa gli dirò?” Chiese Cat cercando di contener il suo nervosismo.

“Gli chieda quello che vuole sapere di lui! Non lo vede da quando era bambino, ci sarà qualche che domanda che vorrà fargli!” disse Kara.

Come minimo un milione. Voglio sapere tutto di lui. Come è stata la sua infanzia, cosa fa ora per vivere, se ha degli amici e se…se potrà mai perdonarmi!” Disse Cat sincera.

“Non avrà problemi signora Grant. Gli parli con il cuore!” le disse Kara sorridendole.

Cat annuì, per poi cominciare a mordicchiare nervosamente l’asta dei suoi occhiali.

“Allora…” cominciò Kara un po’ esitante “Le prenoto un tavolo per la cena o sono licenziata?”

Cat la guardò un attimo pensandoci su, poi sospirando disse “Prenota la cena, ma Kera...mi vendicherò!”

Kera sorrise e disse “Tutto per la famiglia!”

 

Cat ed Adam erano seduti ad un tavolo e mentre finivano il loro dessert, Adam chiese “Abbiamo parlato quasi tutta la sera di me, ma avrei una domanda. Sei una donna ricca, famosa e da come dicono le voci, mangia bambini. Mi stupisce la scelta del ristorante. Credevo fossi una tipa più da locali eleganti e sfarzosi.

Cat alzò le spalle “A volte il troppo lusso stanza. Qui è carino. Non è sciatto, ma nemmeno  troppo  elegante. Diciamo che è una via di mezzo tra il decente e ottimo. Ma ad essere sincera, non sono stata io a scegliere. È stata la mia assistente Kera. Credo che abbia cercato un compromesso per non far sentire nessuno dei due a disagio!”

“è un tipo particolare. Da quanto lavora per te?” chiese Adam curioso.

“Da un paio di anni. È l’unica a essere durata tanto a lungo, ma ammetto che non mi infastidisce come hanno fatto le altre ragazzine che si sono presentate per lavorare per me.  Non so come faccia, ma è sempre un passo avanti alle mie esigenze!” disse Cat, per poi guardare Adam. “Come mai questo interesse per la mia assistente? Una madre può pensare che nutri un certo interesse per lei!”

Adam sorrise imbarazzato “Può darsi! Non la conosco, ma la prima impressione è stata buona. Lei com’è?”

Cat alzò le spalle “Non la conosco molto nemmeno io, non amo sapere molto dei miei dipendenti. Posso dirti che ha un buon curriculum, il sorriso facile. È molto ottimista, ama mangiare cibo spazzatura ed è sempre disposta ad aiutare i suoi colleghi, anche troppo secondo i mei gusti, perché alcuni potrebbero approfittarne. È una brava ragazza però…” disse Cat interrompendosi.

“Però?” le domandò Adam esortandola a continuare.

“Credo, anzi sono certa che non stia molto bene. Fino a qualche giorno fa era sempre stanca, poi sono incominciati gli attacchi di panico e…”

“Quindi quello di oggi non era casuale!” affermò Adam.

Cat scosse la testa “No, ma credimi, il tuo intervento è stato una manna dal cielo. Io non sono riuscita a calmarla, mentre tu…”

“Basta toccare il bottone giusto!” disse Adam. Per poi alzare lo sguardo sulla tv presente in sala. “Oh guarda, c’è l’eroina a cui hai contribuito a dare un  nome!” disse Adam, indicandogliela a sua madre.

Cat si girò a guardare, poi sospirò “Sempre se sia realmente lei!”

Adam alzò un sopracciglio sorpreso dell’uscita di sua madre.

“Non mi sembra propriamente lei…è diversa!”

“Dici che si tratta di un impostore?”

“No, non lo definirei un impostore. Se lo fosse la screditerebbe, invece sta continuando a fare un buon lavoro. Non ne sono sicura al cento per cento, ma qualcosa mi mette in allerta. Nemmeno Supergirl era al meglio ultimamente e non mi stupirei se qualcuno la stesse aiutando!”.

 

Kara era sull’ascensore che portava al suo piano di lavoro, quando di nuovo si sentì  affollare la testa da immagini di Krypton. Provò a convincersi che non era reale, non più, e di certo non in quel momento. Sembrò riuscire a calmarsi, quando il suo udito captò quello che poteva essere lo scoppio di una bomba. Sussultò e perdette il controllo dei suoi pensieri.

Qualcuno doveva essersene accorto, perché un uomo in ascensore con lei chiese “Signorina, si sente bene?” Per un attimo le immagi scomparirono e Kara vide le altre persone accanto a lei, guardarla preoccupata.

“Si…si sto bene!” disse, cercando poi l’MP3 che Adam le aveva dato. Lo accese e cercò di concentrarsi sulla canzone dei Nsynk, che il ragazzo le aveva messo per calmarla la prima volta. Da quel momento aveva ascoltato quella canzone diverse volte. Anche quando non ne necessitava. Era diventata la sua coperta di Linus, che l’aiutava ad allontanare i brutti pensieri.

Le porte dell’ascensore si aprirono e Kara andò di fretta alla sua scrivania. Poggiò il caffè della Grant sul tavolo, per poi sedersi e prendere dei respiri profondi.

Winn sospirò quando vide nuovamente la ragazza in difficoltà.

James arrivò con dei layout e guardò Kara preoccupato. Stava per dirle qualcosa, ma Winn scosse la testa. Kara stava cercando di calmarsi da sola e se ci fosse riuscita, sarebbe stato più facile affrontare le prossime crisi.

James comprese e andò dalla signora Grant a portare il materiale per la prossima uscita del Catco magazine. Le diede anche il caffè che Kara aveva portato per lei.

Quando Cat lo notò domandò all’uomo “Dov’è Kera?”

James e gliela indicò e Cat sospirò “Di nuovo?” detto questo si alzò e andò davanti alla scrivania di Kara, la quale era con gli occhi chiusi  e canticchiava a bassa voce.

Dopo un paio di minuti, Kara aprì gli occhi e sussultò quando vide la signora Grant, osservarla.

“S-signora G-Grant…m-mi dispiace, i-io…” Cominciò Kara, ma un cenno della mano di Cat, la fece tacere.

“Vieni con me! Tu Witt, prendi le chiamate di Kera!” disse la regina dei media, facendo spalancare gli occhi di Winn, il quale si era già dimostrato pessimo nello sostituire la ragazza.

Cat uscì sul balcone e fece accomodare Kara. Le porse un bicchiere d’acqua, poi si sedette vicino alla ragazza, la quale era rimasta alquanto sorpresa dalla gentilezza che la signora Grant le stava dimostrando. “Allora Kera, mi vuoi dire cosa diavolo sta succedendo con te? “domandò la donna.

Kara sussultò “Io…io…non è niente, è che…non lo so!” disse abbassando la testa.

“So come funziona un attacco di panico. Qualcosa lo scatena e la mente viene invasa da brutti pensieri. Li ho avuti per anni e prima li affronti meglio è!”

“Sto  provando ad affrontarli e va già meglio rispetto a una settimana fa, sia grazie ad Alex, che grazie a suo figlio. Distrarmi con la musica aiuta, ma ho paura che sia solo un modo per assopire i sintomi, non per guarire…sempre se posso guarire!” disse Kara,  l’ultimo pezzo  di frase in un sussurro. Cat però l’udì comunque e disse “Se i tuoi attacchi di panico sono dovuti a un evento traumatico, forse ci saranno sempre periodi come questo, ma ci sono momenti belli della vita a cui aggrapparti e persone che saranno sempre disposte ad aiutarti. Aggrappati a queste cose e supererai questi momento. Anche distrarti con qualcosa che ti piace fare può aiutarti. Ti piace leggere? Quando arrivano quei momenti prendi un libro e leggi finchè non passa. altrimenti bevi, l’alcol aiuta sempre!” disse Cat.

Kara la guardò perplessa per l’ultima battuta, ma poi sorrise  e disse “Grazie signora Grant!”

“Di niente. Ora vai! Il tuo lavoro non si farà da solo….chop chop!” disse infine Cat.

 

“Ciao!” disse Adam, avvicinandosi a Kara nel pomeriggio.

“A-Adam…c-ciao! È bello rivederti!” disse Kara un po’ impacciata “Io v-volevo ringraziarti per…per…ieri sai…per avermi aiutato e volevo ridarti questo!” disse Kara, porgendogli il suo  MP3.

“Non ne hai più bisogno?” chiese il ragazzo.

Bhe…stamattina mi ha aiutato, ma io mi procurerò uno di questi, sperando di  non averne bisogno ancor a lungo e…”

“Facciamo così, te lo presto finchè quegli attacchi di panico non saranno un solo ricordo e prima che perda il coraggio di chiedertelo, cosa ne pensi del barbecue coreano? Chiese Adam.

Kara lo guardò un po’ confusa “Non credo che a tua madre piaccia arrostire la carne e…”

“Lo chiedevo a te Kara!” Disse Adam sorridendo divertito.

“Oh…ehm…io…si…cioè…no….cioè…” cominciò Kara a farfugliare.

“Sai che sei carina quando farfugli?” disse Adam , portando Kara ad arrossire e sorridere imbarazzata.

“Così non l’aiuti Adam!” disse Cat, che vedendo Adam, si avvicinò alla soglia della porta dell’ufficio ascoltando la conversazione dei due ragazzi.

“Ha già problemi di suo nel parlare, se la metti in imbarazzo non otterrai una risposta chiara. E tu Kera rilassati…non ti ha  chiesto di sposarlo,  ma di uscire per una cena!” disse la donna divertita nel vedere la sua assistente sempre più imbarazzata, tanto che si coprì il volto con le mani per un attimo.

“Allora…cosa gli risponderai?” chiese Cat.

“Ehm…Cat, faccio da solo !” disse Adam, comprendendo che la presenza del suo capo, potesse mettere Kara maggiormente a disagio.

“V-va bene!” disse Kara, sorridendo ad Adam, per poi abbassare la testa quando si sentì osservata da Cat.

“Bene allora…spero che domani sera vada bene!” disse Adam prima di spingere sua madre nell’ufficio.

Kara si lasciò cadere sulla sedia e Winn disse  “è stato piuttosto imbarazzante anche per me che stavo a guardare!”

Rao, avrei voluto usare la mia vista calorifera, per creare un buco di chilometri e sprofondarci dentro!” disse Kara sospirando.

 

  
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