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Autore: Sabriel Schermann    31/03/2020    3 recensioni
[What if basata sull'episodio 20 della prima stagione]
Zhalia lo sapeva, nonostante la parte più razionale di sé si ostinava a non volerci credere: era giunta fin lì per soddisfare il suo bisogno più profondo.
Che cosa avrebbe fatto se l'avesse cacciata via, quando avrebbe bussato alla sua porta? Dove sarebbe andata, ora che un rifugio non ce l'aveva più?
[Storia classificata al quarto posto al contest "Tutti pazzi per i musical! II edizione" indetto da Mari Lace sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante Vale, Zhalia Moon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Love I Found in You

 

 

 

 

 

 

 

 

Zhalia lo sapeva, nonostante la parte più razionale di sé si ostinasse a non volerci credere: era giunta fin lì per soddisfare il suo bisogno più profondo.
Doveva rivederlo e voleva che lui la vedesse, non più nelle vesti di una spia; voleva che la guardasse come faceva durante le missioni, spesso di soppiatto, ma notando sempre la vera Zhalia, quella che lei si era sforzata di celare per una vita intera.
In qualche modo, la ragazza aveva sempre sentito che Dante la comprendeva: lui riusciva a spogliarla completamente, dalle menzogne in cui era cresciuta, dalla paura che la trafiggeva ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.
Ed era per questa ragione, in fondo, che si trovava dinanzi a quella porta, in una città a lei estranea, ma capace di rammentarle le proprie origini, come il volto di una madre mai conosciuta.
La bellezza di Venezia è proprio questa, pensò. I canali stretti e pieni, i ponti arcuati altro non suscitavano in lei se non profonda nostalgia per la sua Amsterdam, nonostante ne avesse vagliato i lati peggiori. Non poteva negarlo: Venezia le era entrata dentro, come quell'uomo dai capelli scarlatti si era insinuato nel suo cuore in silenzio, stringendolo tra le forti dita col solo fine di proteggerlo.
Zhalia si ricordava bene l'espressione che Dante aveva assunto quando stava per ucciderlo: la rabbia non faceva parte di lui, nemmeno quando sarebbe stata più che giustificata. Se lo sentiva: lui aveva sempre saputo che non sarebbe stata in grado di annientarlo, né quella notte, né mai.
Che cosa avrebbe fatto se l'avesse cacciata via, quando avrebbe bussato alla sua porta? Dove sarebbe andata, ora che un rifugio non ce l'aveva più?
Aveva lasciato una scia di morte dietro di sé, e quella avrebbe ritrovato se fosse tornata sui suoi passi: tuttavia, l'unica possibilità che le era rimasta la faceva tremare.
Padre, perché mi hai abbandonato?, avrebbe voluto gridare al gelo delle tenebre, con le lacrime agli occhi, esausta di quella vita senza meta a cui era stata condannata.
Quando sarebbe arrivata la luce per lei? Ci sarebbe mai stato un momento in cui il sole avrebbe illuminato la sua esistenza, scaldandole le membra con i suoi raggi?
Con la mente in subbuglio, la mano destra agì in autonomia, schioccando due suoni acuti sulla superficie legnosa che le si presentava davanti.
Subito, la ragazza si premette con forza la ferita procuratasi durante il combattimento nella sua vecchia casa, nel disperato tentativo di ricacciare il sangue dentro il braccio.
Se anche morissi, che importanza avrebbe ora?, pensò in un singhiozzo. La morte sarebbe più dolce di questa vita vuota...
Degli occhi color ambra la distrassero subito dai propri pensieri, catapultandola alla notte in cui li aveva visti per l'ultima volta, fumanti di dolore, delusione e speranza.
La sorpresa con cui Dante pronunciò il suo nome le procurò un tremito al cuore: nella sua voce c'era stupore e amicizia, ma non c'era alcuna traccia dei sentimenti che lei stessa avrebbe provato nella sua posizione.
Zhalia esitava, trattenendosi in piedi a fatica, e l'uomo la strinse per un braccio, trascinandola al riparo dal freddo e dalle gocce che, nel frattempo, avevano cominciato a riempire i canali.
«Dante, non sai quanto mi dispiace...» mormorò afflitta, facendo attenzione a scandire il suo nome, pur con un filo di voce.
Era stata una bambina cattiva, aveva disobbedito e tradito ma, in risposta alle azioni più aberranti, era stata accolta come una vecchia amica.
Credeva che lui l'avrebbe giudicata una stupida se avesse seguito l'istinto di singhiozzare lì, con le membra ferite e il cuore sofferente.
«Va tutto bene, Zhalia» sorrise l'uomo, stringendola a sé in un caldo abbraccio. Poi si guardò le mani con terrore. «Ma... tu sanguini!» quasi gridò, afferrandole il polso in uno scatto. «Zhalia, perché non me lo hai detto?!»
Lei sorrise debolmente, lasciandosi ricadere sul divano, seguendo il suo redentore con lo sguardo. Le era bastato un abbraccio per curare il suo cuore. Aveva capito di essere stata perdonata e, soprattutto, rivederlo era stato sufficiente a perdonarsi.
Aveva realizzato, con la velocità di un fulmine che lacera le tenebre, che, se avesse potuto riallacciare il nastro del tempo, avrebbe certamente compiuto gli stessi gesti, sancendo la salvezza dell'uomo.
Lo udiva gridare il suo nome, coricandola in posizione supina nel tentativo di fermare il potente afflusso vermiglio, senza successo.
«Grazie, Dante» gli sussurrò la cercatrice, lanciando una debole occhiata all'amico, al fratello, al fedele compagno che aveva ritrovato in lui.
L'avambraccio le doleva terribilmente, sentiva il sangue sgorgare dalla ferita come acqua in una cascata, ma Zhalia aveva capito di aver trovato la sua casa.
Esausta, si abbandonò alla forza maggiore che le serrava le palpebre, immaginando lo sguardo di Dante vagare su di sé, tentando di spogliarla delle sue mille identità, come aveva sempre fatto.
Prima di abbandonare il mondo terreno, sentì un peso levarsi dal petto, fluttuando via, lontano, come la sua esistenza.
Finalmente, la sua anima aveva trovato la pace.

   
 
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