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Autore: aurora giacomini    31/03/2020    1 recensioni
ATTENZIONE: Questa è la seconda parte di "Per un Bacio" la storia segue un ordine temporale preciso.
Dal Testo:
"Ciao, Amico Lettore,
Uh? Cos'è quella faccia? Cos'è, ti eri dimenticato di me? Mi spezzi il cuore...
Quanti anni sono passati....? Fammi pensare... è l'Ottobre 2029... nove anni... wow...!
Ah, ora capisco cos'è quell'espressione... pensavi forse che non sarei rimasta ad osservare chi, fra i mille passanti, avrebbe infine raccolto il mio quaderno...?"
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Per un Bacio'
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10

Chi Ho Strangolato?

 

 

Ecco un'altra lettera, so che sei curioso di sapere che diavolo stava succedendo! Lo ero anche io, ma continuerò a narrare i fatti col senno di allora, esattamente come se non conoscessi l'epilogo...

Ancora una volta faccio appello alla tua umanità, ti chiedo di ricordare chi sei... un essere umano, esattamente come me.

Mettiti comodo, amico mio.

 

 

'Nessuna delle vittime è stata strangolata.' Parole che schizzano in giro per la mia povera scatola cranica, s'infrangono contro le pareti della stessa per poi riformarsi più acuminate di prima.

Le ho stretto le mani attorno alla gola, l'ho uccisa! L'ho strangolata... so di averlo fatto... ho premuto le mie labbra contro le sue... ho usato una simile violenza da farci sanguinare entrambe... posso ancora sentire la sua gola calda sotto le mie dita, il vibrare delle sue corde vocali... vibravano talmente forte da farmi formicolare le mani...

E se nessuno avesse esplorato le cantine? No, dai! Non è possibile che il suo cadavere giaccia ancora nell'umida oscurità intrisa di salume e puzza di piedi (per i formaggi), non è possibile! Quel posto sarà stato rivoltato come un calzino... devono averla trovata!

Ma aspetta un secondo... e se... no! Il pensiero potrebbe condurmi alla follia... non oso nutrire simili speranze, sarebbe una violenza troppo grande da infliggermi... ma... se...

“Sorgi e splendi!” La voce di Rose mi sottrae troppo bruscamente ai miei pensieri, ma questa volta gliene sono piuttosto grata...

“Ciao, Rose...” le sorrido.

“Come ti senti? Hai sbattuto lo zigomo contro la scrivania.” Dice, avvicinandosi al bordo del mio letto.

“L'ho rotta?” Faccio forza sui gomiti, sollevando il busto quanto le cinghie mi consentono.

“Cosa?” Un sorriso incerto le increspa le labbra carnose.

“La scrivania...” sorrido, ma il tentativo di battuta non sembra aver sortito gli effetti desiderati.

“No, sciocca che sei!” Mi volta le spalle per prendere qualcosa dal suo carrellino.

“Rose.” Dico, guardandole le scapole che premono contro il tessuto bianco del camice, appena nascoste dalla cascata di boccoli rossi, “posso farti una domanda?”

“Certo, ma sappi che sto per fidanzarmi!” Si volta verso di me con un cerotto in mano.

Diamine... ho capito che sai di essere bella...! Ma il mio mondo non ruota attorno a ciò che nascondi fra le cosce!

“E' possibile sopravvivere ad uno strangolamento?” Le chiedo.

Le sue mani si fermano a pochi centimetri dal mio viso, il cerotto aperto a metà, “hai intenzione di fare del male a qualcuno?” Non mi piace il suo tono.

“No! Certo che no!” Urlo, “no! E' una cosa che ho letto...” mento.

Il suo viso si distende, “dipende.” Dice, applicando il medicamento appena sotto l'occhio sinistro. “Molta rilevanza ha anche la rottura del osso ioide; l’osso ioide è tenuto in sede da due muscoli chiamati muscolo geinioideo e stiloideo, che si attaccano alla faccia anteriore del corpo; sulla faccia posteriore, concava, è presente un legame con la membrana tiroioidea. E' l'unico osso che non si articola con altri! Vedi, nei casi d'impiccagione o strangolamento è praticamente una regola trovarlo fratturato.”

Queste informazioni, per quanto interessanti, non lo nego, non mi servono a niente...

“Continua, ti prego.” La invito. “Cosa succede se si frattura?”

“I sintomi sono diversi: difficoltà a deglutire, a respirare... può causare raucedine...”

Prima che continui dico: “ma la sua rottura non è sinonimo di morte? Giusto? E' possibile avvertirne la rottura durante lo strangolamento? Non lo so, al tatto o al udito?”

“Forse all'udito, non ho mai strangolato nessuno, sciocca!” Ride.

Cosa centra...?

“Ascolta, ma se la pressione è molto forte, sicuramente si è fratturato, giusto?”

Annuisce, “di sicuro.”

“Ma non è un verdetto di morte...” rifletto, cercando di ricordare se nella gola di Eleonora ho sentito qualcosa andare in pezzi, “ma se il soggetto è giovane, è possibile che fosse ancora piuttosto morbido, no? Quindi un suono assolutamente diverso da qualcosa di duro e rigido, no?”

“Certo, è molto cartilaginoso prima dei trent'anni.” Mi sorride.

“Ci vogliono diversi minuti prima di morire, no?” E' difficile, ma cerco di riportare alla mente quei momenti.

“Dipende da soggetto a soggetto, ma sì, ci vogliono diversi minuti.”

Bene, per ora sembra disposta a soddisfare le mie curiosità, probabilmente le piace il suo lavoro...

“E' possibile confondere gli occhi di un morto con quelli di un vivo?” Le chiedo.

“Certo, soprattutto se il tempo trascorso non è molto.”

Quindi potevano essere così appannati e spenti per la paura...?

“E' possibile che chi viene strangolato impieghi del tempo per tornare a respirare normalmente...?” Ma mi blocco, qualcosa mi è tornato alla memoria.

NO! Io non l'ho strangolata! Le ho tappato naso e bocca!!! Perché ricordo il calore del suo collo? La vibrazione della gola? Se non era Eleonora... allora attorno a quale collo ho stretto le mani...? Cosa diavolo mi sta succedendo...?! Perché ho dei ricordi falsi?! Fino a questo momento ne ero talmente convinta... ho davvero ucciso qualcun'altro? Ma se nessuna delle vittime è stata strangolata... non capisco, mi sembra di impazzire!!!

 

 

Certo che potevo evitare di riportarti quest'enorme malinteso, ma ho anche detto che ti avrei riportato fedelmente i fatti... ne ero davvero convinta... sappilo. E comunque, non è stato totalmente inutile...

 

 

“Hey... perché piangi?” Il viso di Rose è molto vicino al mio, ma i contorni sono indistinguibili...

Sono gemiti animali quelli che mi sgorgano dalla gola, non parole. Solo dolore e paura, no, terrore e angoscia... mi sento sopraffare da qualcosa di nero e freddo, così pesante che potrebbe uccidermi.

“Cosa c'è che non va in me...?” gemo.

 

“Ho bisogno di parlare col mio avvocato, Alessio.” Gli dico, mentre lui lascia cadere un paio di comics sul mio letto.

Vedo il suo pomo d'Adamo andare su e giù mentre ridacchia, mostrandomi i suoi orribili dentini, “e io cosa posso farci?”

“Prestami il cellulare.” Dico, guardandolo negli occhi.

“E' proibito e lo sai.” Mi si avvicina, “vuoi mettermi nei guai?”

“Anche quello che facciamo quando nessuno ci vede, è proibito, ma...” sto giocando col fuoco, lo so molto bene. Ma la paura deve arrendersi alla necessità.

I suoi occhi color ghiaccio si socchiudono, è uno sguardo pieno di rabbia, rancore, paura e minaccia, “non mi piace quello che stai facendo.”

Sì, l'avevo capito...

“Per favore. Non voglio essere costretta a minacciarti, quindi te lo chiedo per favore.”

“Tu che minacci me?” La sua voce trema.

“Se non vuoi lasciarmi usare il cellulare, ti prego di inviare un e-mail o un messaggio. Ti darò i suoi contatti. Ho bisogno di sapere... Alessio, ti prego!”

“Anche se lo dicessi a qualcuno, chi pensi che ti crederebbe?” La sua voce è un sibilo che arriva come un caldo, fetido soffio sul mio viso.

E' il momento di usare tutto il coraggio e dimenticare il significato di paura, “sicuro di voler rischiare?”

La sua mano destra arpiona la mia gola, mi spinge fino a quando spalle e nuca impattano contro il muro.

Sento le sue unghie spingere contro la carne fino ad infilarvisi, avverto il pulsare dell'arteria contro il palmo della sua mano come tonfi sordi, il calore mi invade l'intero cranio, e subito dopo è come se si stesse gonfiando... sento la pressione del sangue spingere da dietro i bulbi oculari. Non riesco a non pensare al mio osso ioide... si spezzerà?

“Tu che minacci me?” La sua voce gronda d'ira, ma comincia ad essere complicato comprendere il senso di ciò che dice... come se fosse un'altra lingua, sussurrata da qualcuno di lontano... sempre più distante... per qualche strana ragione, mi piace...

Guardo fisso le sue iridi, dalla colorazione più chiara delle mie, vedo i capillari gonfiarsi e conferire ai suoi occhi una sfumatura rossastra, quasi demoniaca... probabilmente anche i miei occhi appaiono così... forse anche quelli di colui o colei che ho strangolato... chissà?

“Ti... ti pre... prego...” rantolo. Non so per quale motivo, in realtà, io stia supplicando per la mia vita... forse l'immenso bisogno di sapere... forse quello.

Le immagini sono strane: è come se non avessero alcun senso, forma o colore... mi sento strana. Sento che le ginocchia, ovunque esse siano, stanno per cedere, sto per arrendermi... non so neppure se sto lottando o se sono immobile: è difficile percepirsi in momenti come quello...

Pochi secondi prima di svenire, sento la mano di Alessio staccarsi violentemente dalla mia carotide, le sue unghie lacerano via brandelli di carne e pelle: sento il famigliare bruciore dei graffi.

“Che cazzo stai facendo?!” Grida qualcuno.

Cado, ma riesco a frenare la caduta con le mani e ginocchia, pochi secondi ed il mondo che mi circonda ha di nuovo un vago senso. Tossisco e mi massaggio la gola, non provo esattamente dolore, ma è come se la sua mano fosse ancora lì e schiacciasse.

Fra tutti i visi che potevano torreggiare sopra di me, recando l'effige del salvatore, mai e poi mai avrei pensato di vedere quello di Graziella... quello del donnone...

“Tutto apposto?” Si inginocchia, pesantemente, davanti a me, posandomi le manone sulle spalle. “E' finita, va bene?”

Cosa sta facendo? Cos'è questa dolcezza? Questa premura nei modi?

“Grazie...” rantolo, stordita da molte cose diverse fra loro.

Quale strano fenomeno... violentare, ma non riuscire a tollerare che qualcun'altro lo faccia... quale strano e misterioso meccanismo...! Ma, ahimè, così comune...

“Grazie per avermi salvato...” rimarco, quasi a volerle spiegare il significato delle sue azioni, quasi a volerlo rendere indelebile e significativo.

  
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