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Autore: Dida77    01/04/2020    4 recensioni
La notte, quando dormiamo, i pensieri strisciano piano sotto pelle.
La notte, quando abbassiamo la guardia, le paure ci aggrediscono vigliacche.
Ma a volte la notte porta consiglio. A volte
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono qui sveglio, nel nostro letto, come succede quasi tutte le notti.
Non è un problema. In fondo le quattro o cinque ore che riesco a dormire mi sono sufficienti.
 
Accantono rapido la possibilità di alzarmi e decido di godermi la situazione.
Dopo gli anni passati sotto il controllo dell'Hydra in cui avevo addirittura dimenticato cosa significasse dormire, dopo tutte le notti passate su un materasso pulcioso in un appartamento pulcioso in un quartiere pulcioso di Bucharest, non riesco a liberarmi dalla sensazione che questo letto sia effettivamente il paradiso.
 
Il materasso mi sostiene gentile, il cuscino è soffice, la trapunta è calda. Muovo piano le gambe nude beandomi della sensazione delle lenzuola pulite sulla pelle. Le avvicino piano verso destra, percependo il calore che emana dal tuo corpo, fino a che non appoggio piano il piede contro il tuo polpaccio per sincerarmi che tu sia davvero lì.
Al sicuro.
 
Non ti rendi conto di niente. Continui a respirare piano, con un ritmo identico a settanta anni prima. Ma adesso non c'è più l'ansia, che non mi abbandonava mai, in attesa del prossimo colpo di tosse o del prossimo rantolo sordo che proveniva dal tuo petto. Adesso mi godo questo suono calmo, questo ritmo cadenzato che mi rimette in pace con il mondo.
 
Mi volto piano sul fianco destro, con un braccio sotto il cuscino per mettermi comodo e guardare il tuo volto alla luce fioca della piccola lampada che hai deciso di lasciare accesa tutta la notte per aiutarmi quando gli incubi mordono forte.
 
Sei bello. Lo sei sempre stato.
L'ho sempre saputo. Ma ne rimango comunque stupito tutte le volte che mi fermo a guardarti.
Sei voltato verso di me, con un leggero sorriso sulle labbra che spuntano da una barba che non ti sei più voluto tagliare da quando, mesi fa, ti ho detto che mi piaceva.
I minuti scorrono tranquilli, lenti, mentre mi sento in pace con il mondo e lontano dallo schifo che contiene e che ho vissuto per tanto tempo.
Ti sorrido, anche se tu non puoi vedermi.
 
Ad un tratto qualcosa rompe la magia e i tuoi lineamenti mutano veloci. Aggrotti le sopracciglia e inizi ad agitarti. Scuoti forte la testa a destra e a sinistra come a scacciare via qualcosa che non vuoi vedere o sentire.
Ti irrigidisci e inizi a respirare veloce, troppo veloce. Le mani vanno a coprire il volto mentre dalla tua gola esce un grido in cui sembra essere raccolta tutta la disperazione del mondo.
Tutto in una manciata di secondi.
Incubi.
 
Non appena mi rendo conto di cosa stia succedendo, mi siedo di scatto sul letto e accendo veloce la lampada di fianco al letto.
 
"Steve. Ehi Steve."
 
Ti chiamo appoggiando le mani sulle tue braccia per provare a svegliarti.
Ma chiamarti non serve a niente, mentre i singhiozzi iniziano a scuotere le tue spalle e continui a coprirti la faccia con le mani.
Inizio a scuoterti piano, senza smettere di chiamarti, cercando un modo per penetrare la cortina della tua disperazione.
 
"Steve. Guardami." ti dico mentre ti tolgo le mani dal volto usando una forza che non vorrei utilizzare. Ma il panico mi sta salendo dentro e non so più cosa fare per arginare tutto questo dolore.
 
Sentire le mie mani attorno ai tuoi polsi compie il miracolo e improvvisamente risucchi l'aria nei polmoni con un rantolo mentre apri gli occhi e mi guardi stranito.
 
"Bucky?“
 
Mi chiedi con un tono che mi ricorda tanto la prima volta in cui mi hai riconosciuto, su un ponte, una vita fa.
 
"Sì Steve. Sono io. Sono io. Va tutto bene."
 
I singhiozzi riprendono a scuoterti forte mentre io allargo le braccia e tu ti getti addosso a me, appoggiando la testa sul mio petto. Ti stringo forte e mi bagni con lacrime calde di sollievo quando ti rendi conto di essere davvero qui, nel nostro letto.
 
"Sshhh. Va tutto bene. Va tutto bene."
 
Ti ripeto piano tra i capelli, mentre aspetto pazientemente che tu ti calmi.
Ti servono parecchi minuti durante i quali mollo la presa solo un attimo per tirare su la trapunta e provare a fermare i brividi che ti stanno strisciando sotto pelle.
 
Non appena il tuo respiro si calma un po', cerchi di scioglierti dal mio abbraccio.
Lo so, da quando sei diventato Captain America (anzi no, da sempre...) sei convinto che sia tuo dovere, tuo compito, difendere, proteggere, consolare tutti gli altri. Ma tu no. Tu pensi di non averne mai bisogno. Tu pensi sempre di dover dimostrare che sei in grado di farcela da solo.
 
Ma io ti conosco e non allento la presa attorno alle tue spalle, costringendoti a rimanere giù.
 
"Resta ancora un po' qui Steve. Non c'è nessuna fretta..."
 
"Ma sto meglio adesso. Lasciami andare, così ti rimetti a dormire."
 
"Non stavo dormendo comunque... Incubo?"
 
Chiedo infine, continuando a stringerti forte.
 
"Mhh."
 
Rispondi un po' indispettito e allontanando lo sguardo, come se tu ti vergognassi dell'accaduto.
Ma questo incubo non è il primo. Anzi... Stanno aumentando di settimana in settimana e non intendo lasciar correre anche stavolta.
 
"Mi vuoi raccontare?" ti chiedo mentre strizzi gli occhi e fai cenno di no con la testa.
 
"Forza Steve. Dopo staresti meglio... Raccontami dai..." chiedo con un tono un po' lamentoso che utilizzo da quando eravamo piccoli. Altro cenno di no con il capo, mentre gli occhi restano chiusi e comunque rivolti altrove.
 
Dopo alcuni secondi di silenzio decido di buttarmi. O la va o la spacca. Forse non è una mossa intelligente, ma è l'unica che mi viene in mente per sbloccare questa situazione e costringerti a raccontarmi cosa ti ha spaventato tanto.
 
"Treno o Thanos?"
 
Un singhiozzo esce prepotente dalla tua gola senza che tu abbia modo di fermarlo e capisco che ho fatto centro.
Sono quasi felice.
 
"Treno."
 
Mi rispondi, dicendo tutto in una parola, mentre un'altra serie di singhiozzi inizia a scuoterti di nuovo.
 
"Sshhh. Va tutto bene Steve, va tutto bene. Quello che è successo su quel treno fa parte di un'altra vita. Adesso siamo qui e siamo di nuovo insieme. Quello che è successo settanta anni fa non ti deve più far paura." ti rispondo sussurrando piano con le labbra appoggiate alla tua tempia.
 
Ma tu non ti fermi e alle mie parole i singhiozzi riprendono ancora più forti.
 
Non so cosa fare, mentre sto qui e ti abbraccio forte cercando di tenere insieme i pezzi di questo Steve Rogers che solo io ho il privilegio di vedere.
Un infinito senso di protezione mi pervade, come quando ti trovavo in fondo a un vicolo dopo un pestaggio e ti riportavo a casa in braccio, con l'intenzione di proteggerti contro il resto del mondo.
 
"Cosa c'è che ti spaventa tanto? Me lo dici?"
 
Ti chiedo dolcemente mentre tu continui a far cenno di no con la testa.
Allento l'abbraccio quel tanto che basta per costringerti a guardarmi negli occhi.
 
"Siamo in due Steve. In due. Non puoi chiedermi di lasciare che tu porti questo peso da solo... Ti fidi di me, no?" ti chiedo alla fine.
 
"Certo che mi fido di te." Mi rispondi rapido. "Mi fido di te come se... tu fossi parte di me."
 
"Allora permettimi di aiutarti e dimmi cosa c'è che non va."
 
Per un attimo mi guardi smarrito, poi tiri su con il naso e mi chiedi titubante.
 
"Prometti di non arrabbiarti?"
 
La tenerezza che mi susciti in questo momento mi toglie il fiato e mi bagna gli occhi.
 
"Promesso." È l'unica cosa che riesco a dire con la gola chiusa.
 
"Ho paura. No. Sono terrorizzato all'idea che possa succedere di nuovo. In missione. Ho paura che tu sia in pericolo e che io non sia in grado di salvarti. E se succedesse di nuovo? Se non fossi in grado di salvarti? Se tu mi sfuggissi ancora dalle mani? Se tu..."
 
"Ehi ehi ehi. Adesso calmati. Sono qui e siamo al sicuro. Su. Adesso respira piano. Bravo così." Ti dico mentre ti bacio I capelli e le tue mani stringono così forte la mia maglietta da farti sbiancare le nocche.
 
"Allora è questo che ti terrorizza? Che possa morire di nuovo?"
 
A queste parole strizzi gli occhi e stringi la mia maglietta ancora più forte.
 
"Non puoi chiedermi di non venire con te Steve. Non ce la farei a stare a casa sapendoti in pericolo. Non posso farlo. Semplicemente non posso. Ho bisogno di sapere che posso proteggerti, capisci?"
 
"Lo so Bucky. Lo so. Altrimenti te ne avrei già parlato. Ma non ti arrabbiare ti prego. Facciamo finta che non sia successo niente. Ti prego... Vedrai che ci farò l'abitudine e mi passerà..."
 
"Come posso fare tinta di niente? Me lo spieghi? Ti rendi conto di quanto ti faccia star male questa cosa?"
 
"Non ti preoccupare. Ti ho detto che mi passa. E poi non vedo soluzioni."
 
"Una soluzione ci sarebbe... Ma non so posso proportela..."
 
Punti il gomito sul materasso e ti tiri su, improvvisamente attento.
 
"Dimmi quale."
 
"No Steve. Stavolta saresti tu ad arrabbiarti. E per davvero."
 
"Dimmi quale." Maledetta testardaggine.
 
"Ok. Te la dico... Ma tu..."
 
"Ok. Promesso. Non mi arrabbio. Ma dimmi cosa ti è venuto in mente."
 
"Potremmo mollare tutto."
 
"Tutto cosa?" mMi chiedi non capendo cosa intenda.
 
"Tutto. Gli avengers, le missioni, Captain America, lo scudo. Tutto. Potremmo andarcene via. Solo io e te. Da qualche parte a vivere una vita normale. Una casa, un lavoro magari. Fare la spesa, decidere cosa fare nel weekend, una pizza al giovedì, discutere per quale film andare a vedere al cinema, un gatto per me e magari anche un cane per te. Cose così..."
 
Mi guardi impietrito mentre parlo. Non capisco minimamente cosa tu stia pensando fino a quando i tuoi occhi si fanno lucidi.
 
"Non ci avevo mai pensato." mi dici incredulo. "Come mai non ci avevo nemmeno pensato, Buck?"
 
"Forse per il tuo dannato senso del dovere. Ma non è questo l'importante. La cosa importante è cosa ne pensi."
 
"Sono stanco Buck. Stanco. Di tutto. Delle missioni, di rischiare sempre la vita. Mi sembra che la guerra non sia mai finita. Mi sembra che la mia vita non mi sia mai appartenuta. Ho sempre fatto ciò che doveva esser fatto. La cosa ridicola è che non so nemmeno cosa vorrei fare davvero. È troppo tempo che non me lo chiedo più. Non so nemmeno come si faccia..."
 
"Sì. Ma cosa ne pensi? Pensi di poter mollare tutto e ricominciare da capo? Insieme?"
 
"Oh sì. Penso che potrei farlo." Mi dici con un sorriso timido e bellissimo che mi ricorda lo Steve di prima della guerra. Il mio Steve. Quello che amo da sempre.
In qualche modo Captain America ti è già scivolato un po' di dosso.
 
Ti stringo forte. Inutile parlare ancora. In fondo la decisione è già stata presa. Affondi la testa nel mio collo e con le labbra sulla mia pelle sussurri piano.
 
"Potrei lasciare lo scudo a Sam. Cosa ne pensi?"
 
"Mi sembra un'ottima idea Steve. Ne sarà lusingato."
 
"Credo anche io." Mi rispondi sorridendo leggero. Un peso enorme ti è scivolato via di dosso, portando via con sé il peso di questi anni.
 
"Buck?"
 
"Mhhhmm"
 
"Ho un gran bel gruzzoletto da parte in banca. Lavorare non serve."
 
E ci ritroviamo a ridere come matti. Come due ragazzi spensierati prima della guerra. 
   
 
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