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Autore: DanzaNelFuoco    03/04/2020    0 recensioni
COW-T #10 - week7, m5 (warning:mental illness)
---Era in Alaska, Jesse Pinkman era morto e la sua nuova vita era iniziata.
E non importava che fosse solo, che scattasse come una molla ogni volta che un cumulo di neve cascava, troppo pesante, dalla fronda di uno degli alberi fuori dalla sua baita, o che vedesse i fantasmi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jesse Pinkman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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COW-T #10 - week7, m5 (warning:mental illness) 

WC: 660 parole


 

Ci sarebbe voluto tempo per adattarsi.

L'Alaska era un posto freddo e lui era sempre stato abituato al clima caldo del New Mexico con i suoi deserti infiniti di terra brulla e cespugli aridi. 

Era rimasto settimane in quel cottage sepolto dalla neve - lui che la neve non l’aveva mai vista prima, se non in televisione in uno di quegli stupidi film che ti raccontavano del Bianco Natale, uno di quelli che lui aveva smesso di guardare più o meno da quando i suoi genitori avevano smesso di considerarlo loro figlio. 

Jesse - no, adesso non si chiamava più Jesse, ma non aveva davvero importanza - aveva scoperto di adorare la neve, bianca e incontaminata. La sensazione farinosa e fredda - gelida, in realtà - di quando gli si sgranava tra le dita e ricadeva a terra lasciandosi dietro solo le palme arrossate e brucianti delle sue mani. 

Forse era perché la neve era perfetta per i fantasmi e lui se ne era portati dietro parecchi. 

Spesso c’era Jane. 

Jane con quel suo sorriso sghembo e gli occhi luminosi. Jane che non lo accusava mai di averla lasciata morire, di averla uccisa. 

A volte c’era Andrea. 

Andrea era… più difficile. Un proiettile in testa che era lì per causa sua. Jesse se la sognava di notte, solo che questa volta era lui a premere il grilletto e si svegliava in lacrime con una litania di “ti prego, perdonami, non volevo, non volevo, non morire, ti prego, perdonami, non volevo” ancora sulle labbra. 

Andrea era più difficile, perché non sorrideva e nei suoi occhi c’era rimprovero e apprensione. E Brock? Chiedeva in silenzio. 

Jesse cercava di non pensarci. 

Molto più raramente arrivava il signor White. 

Aveva la camicia macchiata di rosso, come l’ultima volta che l’aveva visto e per quanto Jesse sapesse di non c’entrare nulla con la sua morte, era anche il fantasma che faceva più male - perché era anche il fantasma che lo aveva ucciso, dopotutto. 

Jesse Pinkman era morto quel giorno nel deserto, quando il signor White lo aveva dato in mano a Jack e Todd e quella banda di criminali con le svastiche tatuate sul collo. 

Quando erano i giorni del signor White - i White Days, i giorni bianchi, quelli bianchi come la neve che lo circondava - Jessie non diceva ‘mi dispiace’. 

Si erano distrutti a vicenda, in fondo. 

A volte si chiedeva se non sarebbe morto prima senza averlo incontrato, fatto e bucato nel bagno di un’area di servizio con cazzi disegnati sulle porte e numeri di telefono di chissà poi chi davvero a offrire pompini a buon mercato. Non avrebbe messo la testa a posto, se non avesse incontrato il signor White, non davvero, Jessie non sperava nemmeno di riuscire a mentirsi. 

A volte si chiedeva se non sarebbe stato meglio morire davvero in una squallida camera di motel piuttosto che passare tutto quello che aveva passato. 

Jesse cercava di non pensarci troppo, perché forse la risposta non gli sarebbe piaciuta e nulla gli avrebbe impedito di portarla a termine. Certo, ora era in Alaska, ma chi poteva dire che nessuno lo avrebbe mai trovato? Chi poteva dire che un giorno qualcuno non avrebbe bussato alla sua porta per convincerlo a tornare ai fornelli? Chi poteva dire che non avrebbe ricevuto la testa mozzata di Brock in un pacco celere? 

Il fantasma di Andrea si sarebbe messo a piangere e Jesse non lo avrebbe sopportato. 

No, era meglio non rimuginare troppo in quegli angoli bui. 

Era in Alaska, Jesse Pinkman era morto e la sua nuova vita era iniziata. 

E non importava che fosse solo, che scattasse come una molla ogni volta che un cumulo di neve cascava, troppo pesante, dalla fronda di uno degli alberi fuori dalla sua baita, o che vedesse i fantasmi. 

La sua nuova vita era iniziata e andava benissimo. 

Certo, Jesse, hai ragione. 

Se solo la voce del signor White non fosse stata sempre così condiscendente. 

  
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