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Autore: Duncneyforever    03/04/2020    1 recensioni
{Seguito di " Canone inverso - Behind enemy lines "}
Tratto dal testo:
Lui si china verso di me, dolce, fragile quasi, lasciandomi un candido bacio sulla fronte. " Se ti avessi persa, non sarebbero bastate le urla di mia madre, il dolore di mio fratello o il richiamo della patria a dissuadermi dal raggiungerti... "
~
" Questo non devi dirlo mai. " Dopo aver rizzato la schiena, lo rimiro con gli stessi suoi occhi tersi, scossa dal magone. " Perché morirei due volte se scoprissi di aver ucciso te. "
Genere: Drammatico, Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
Capitoli:
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Angolo autrice: 

Buon giorno/sera/notte popolo di EFP! Dopo attente riflessioni, ho finalmente deciso di tornare con il seguito di quello che per me è un po' come un " Orlando furioso ", l'opera più amata che, nel mio caso, non verrà mai pubblicata, anche perché presumo sia pressoché invendibile... perciò non pubblico allo scopo di raggiungere il " successo editoriale " ma, più che altro, per gratificazione personale e, se la mia storia avrà appassionato qualche anima all'infuori di me, anche per loro. Credo sia ingiusto lasciarla incompleta e, per questo, mi impegnerò ad ultimarlaPubblicherò più frequentemente, senza far attendere periodi lunghi quanto una crociera che fa tratta dall'Europa fino all'America, a costo di scrivere capitoli - molto - brevi. Approfitto dell’occasione per annunciare che la prima parte è stata sottoposta ad una " restaurazione " intensiva ed è a questa che mi sono dedicata nel tempo in cui sono " scomparsa " dalla circolazione. 

Sperando di potervi tenere compagnia in questi periodi bui, buona lettura! Come al solito, pareri, critiche sono sempre ben accetti/e.






 

Così, la mia vita si interrompeva. 

Ho visto il mio cadavere steso al suolo, con un foro da proiettile sulla tempia e gli occhi vacui.

Per una frazione di secondi, il mio cuore aveva smesso di battere. 

Ero morta e lui era così convinto che non avrei reagito, che nel veder deviare il proiettile ad un millimetro dal mio cranio, non ha avuto alcuna reazione. Non volevo morire, così, un secondo prima che partisse il colpo, ho spinto la testa in avanti con tutta la forza che avevo, sbattendo contro il suo petto.

Sfinita, crollo sulle ginocchia, rannicchiandomi per terra. Mi stringo nelle spalle, singhiozzando, e inspiro tutta l'aria che mi era mancata in quello che credevo essere l'ultimo istante della mia esistenza. 

Non scappo per paura che lui possa corrermi appresso e spararmi alla schiena. Una sorte indegna, più della morte che mi sarebbe spettata. 

Lui fa un passo indietro, si asciuga le lacrime con un gesto secco della mano e si schiaffeggia la coscia, cercando di pulirsi. Niente più sembra turbare il colonnello, come se quell'unico accenno di debolezza dovesse esser dimenticato al più presto. 

- E tu osi mandare a morte chi è meno pazzo di te? Coloro che sono stati colpiti dalla vostra " Aktion T4 " non avrebbero mai fatto ciò che tu stai facendo a me! - Strillo, in preda ad un'emicrania per il troppo piangere. Lui mi rivolge uno sguardo impietoso, ma scarico di qualunque forma di disprezzo. A cosa pensa, in quella testa marcia... Che ha da guardare, se nemmeno trova il coraggio di esprimere a voce alta ciò che sente. - Miserère... - Ricordo il giorno in cui lo udii recitare questa preghiera; non era mia intenzione spiarlo, ma mi sbattè la porta in faccia per timore di venir giudicato. 

" Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato. " 

So che Hoffmann sta tornando, trascinandosi appresso il corpo del prigioniero che ancora si dibatte. 

Non ho interesse nel mostrarmi combattiva ora, che ho quasi perso la vita; è lui il fautore delle mie lacrime, ma non se ne compiace. Lo addolorano e gli puntano contro il dito, biasimandolo per ciò che ha fatto. 

Pur annacquato, il mio sguardo fisso nel suo lo scombussola ancora e non riesce a reggerlo. 

Il capitano spalanca la porta, gettando la sagoma sanguinolenta sul pavimento . 

- Abbi pietà... - Ripeto, prima di vedermi completamente ignorata. 

Cosa non gli fanno... 

Pretendono da lui una confessione falsa, che testimoni il mio coinvolgimento nell'attentato: ogni volta che lui nega, riceve un altro colpo, una manganellata sulle costole, poi mi capita di posar gli occhi su qualcosa che, in vita mia, non avevo mai visto, se non nella finzione; Hoffmann consegna al colonnello una pressa, costituta da due placche metalliche e una valvola rotante, dopodiché afferra il polso dell'uomo per introdurre la sua mano tra le piastre, all'altezza del metacarpo e quando il meccanismo viene messo in azione, non importa quanto siano violente le urla... l'agghiacciante rumore delle ossa che si frantumano rimane perfettamente udibile. Dopo averlo liberato, senza aver ottenuto alcunché, la mano sembra aver perso consistenza. Lui cade a terra agonizzante, finché non lo costringono a rialzarsi, a sedersi di nuovo su quella sedia, a spingersi su con le gambe storpie anche dieci volte e solo per il loro diletto. 

Perché non cede? Mi fa gridare, come una forsennata, senza che io possa ostacolarli. Mi permette di vedere il suo stomaco pungolato dalla punta lucida dei loro stivali, proprio nel punto in cui Hoffmann lo aveva già ferito. La mano, innaturalmente ripiegata su se stessa, come quella di un modellino per bambini, subisce l'ennesima violenza. 

E Schneider, con il pugno ancora gocciolante, viene a fermarmi.

Viaggio tra le loro braccia come una bambola: è il turno del capitano e spetta al rosso il compito di impedirmi di intervenire. 

Pongono a me delle domande; io, codarda, nego, perché la paura mi fa tacere, perché so che, se deponessi il falso, firmerei la mia condanna a morte. 

L'uomo non mi vende, non apre bocca, subisce pur di risparmiarmi la sua stessa sorte. 

- Ti prego, basta! Lasciatelo stare, vi ho detto che non lo conosco! Non lo conosco! - 

- Doch, du kannst mit ihr tun, alles was du magst. Sie ist nichts für mich. / No, puoi farle tutto ciò che ti aggrada. Lei non è niente per me. - Il colonnello risponde alla precedente domanda dell'amico che, acchiappandomi direttamente per la gola, mi costringe a guardare la terribile scena. 

Rüdiger inizia a riempire d'acqua quella che, a primo impatto, mi era sembrata una mangiatoia e, una volta piena, dopo averlo trascinato con una violenza belluina, gli afferra la nuca, immergendogli la testa all'interno, fino alla base del collo. 

Il bordo bianco della " vasca " prende il colore di un banco di macelleria; dalle ferite fresche, il sangue scivola lungo la parete esterna, rimescolandosi con l'acqua. 

- Hat sie euch geholfen? / Vi ha aiutato lei? - Domanda, dopo averlo tirato fuori dal lavatoio. - Du solltest besser reden, oder ich schwöre, ich werde dich wie einen Hund verrecken lassen. Lohnt es wirklich, dich für eine wertlose kleine Göre zu opfern? / Ti conviene parlare, o giuro che ti lascerò crepare come un cane. Vale davvero la pena sacrificarti per una mocciosa senza valore? - 

- Rüdiger... - Biascico, sforzandomi di allentare la presa del capitano sulla gola. - Lo stai uccidendo... - Persino lui, che ha in sé il gusto per la tortura, riconosce di avere per le mani una risorsa preziosa e decide di risparmiarlo, almeno per il momento. 

- Ach, Rudi! Wo ist der Spaß? / Eddai, Rudi! Dov'è il divertimento? - L'uomo, libero dalla presa del rosso, ricade per terra; tossisce violentemente, ma anche dopo aver rigettato l'ingorgo di acqua e sangue che gli ostruiva la trachea, respira a malapena. 

Piango violentemente nel vederlo in fin di vita, ma senza riuscire ad attribuirmene la colpa. 

- Oh, mach dich darüber keine Sorgen... Es gibt das ganze Sonderkommando zu liquidieren. / Oh, non ti preoccupare per questo... C'è tutto il Sonderkommando da liquidare. -

- Und das Mädchen? - Hoffmann mi infila l'avambraccio sotto la mandibola, stringendo tanto da farmi scrocchiare le vertebre. 

Aria! Aria! Nemmeno a scorticargli il braccio con le unghie sembra dar segni di cedimento. 

- Von Zeit zu Zeit. Ich kann sie ohne Beweisen nicht berühren, oder der Prinzchen wird kommen, um sie zu fordern. Er ist nah, ich fühle es. / Tempo al tempo. Non posso toccarla in assenza di prove, o il principino verrà a reclamarla. È vicino, lo sento. -

- Diese kleine Hure wird dich deines Leben kosten, mein Freund, du wirst sehen. Von Hebel ist ein sehr mächtiger Mann... Unantastbar. / Questa puttanella ti costerà la vita, amico mio, vedrai. Von Hebel è un uomo molto potente... intoccabile. - Asserisce, appoggiandosi sulla mia testa. - Ja, natürlich ist es ein schönes Tier, aber immer noch ein Tier. Lass mich sie für dich beseitigen, damit ich dich von diesem Gewicht befreien konnen. / Che poi è un bell'animale sì, ma pur sempre un animale. Lascia che la elimini io per te, così da poterti liberare da questo peso. - 

- Sie ist mein. / È mia. - Una risposta spiccia, soffocata forse dal fastidio che la proposta di Peter gli aveva recato, nel profondo del cuore. 

In questo momento lui mi odia anche di più, lo avverto, perché per la prima volta si trova in disaccordo con il suo più intimo confidente e, cosa che gli è inaccettabile, a causa di una " subumana ". Sente di averlo tradito, di aver sbagliato ad obiettare. 

E Peter, dopo avermi lasciata respirare, lo guarda stranito, proprio come il giorno in cui il rosso si attaccò con il comandante.

I due non escono insieme: Rüdiger resta fermo a guardare; si passa un dito sulle labbra, riassaporando il bacio che avrebbe dovuto suggellare la nostra fine. Indugia nel ripercorrere gli eventi che avevano preceduto quell'istante e, sembrerebbe, anche i momenti di trascurabile serenità che abbiamo vissuto. 

- Non sei niente per me. - Si schiarisce la voce, però non si rivolge direttamente a me, come se se stesse parlando da solo. - Du hast meine Kraft gestohlen, du hast mich getötet... Was willst du noch?/ Mi hai rubato la forza, mi hai ucciso... Cosa vuoi ancora?- 

- Voglio vederti morire, come tu hai voluto veder morire me. - Sono stanca, così stanca da non riuscire a riflettere prima di aprire bocca. So solo che vorrei riversare su di lui tutta la rabbia che ho in corpo, divorarlo per il gusto di vederlo soffrire poco alla volta, e che importa dell'orrore! Impossibile che non abbia notato con quanto veleno ho osato sfidarlo. Non ho avuto bisogno di gridare; il tono calmo, inflessibile, quasi distaccato con il quale ho replicato, lo ha costretto a fare un passo indietro. 

Non appena lo vedo uscire ( perché se n'è scappato, quel bastardo! ), mi precipito verso il corpo inerme, quasi cadavere, del mio salvatore. 

- Das hättest du nicht tun sollen. / Non avresti dovuto farlo. - Ho così paura di arrecargli ulteriore dolore che sospendo la mano ad un centimetro dalla sua spalla, evitando di toccarlo direttamente. - Warum... - Singhiozzo piano per non disturbarlo, ripentendo quella domanda, " perché ", senza aspettarmi una vera risposta. 

- Du bist wichtig. / Sei importante. - Comprendo l'ultima parola solo dopo essermi chinata verso il pavimento, dove ha schiacciato il viso e sotto il quale si è formata una chiazza liquida, che ho terrore nel guardare. 

Prima di poterlo rassicurare, mi tiro indietro... Dottore? Ma quale dottore! verrà lasciato morire! Nessuno lo assisterà. Io sola mi sono arrogata un diritto che non ho, quello di poter decidere della sua sorte. 

Eppure, come ogni altra volta, sono impotente di fronte alle sofferenze altrui. 

Pur di non lasciarlo solo, mi siedo a terra accanto a lui, vegliando su ciò che sembrerebbe già essere la sua tomba. 

Sono sul punto di addormentarmi per la stanchezza, quando sento dei rumori provenire dall'esterno, urla maschili, di rabbia, che riesco a ricondurre subito a lui. 

Sollevo lentamente la testa dalle ginocchia, rivolgendo uno sguardo all'uomo, che ancora respira. 

Mi accorgo di avere gli occhi pieni di lacrime, di gioia e di dolore, nel momento in cui la porta viene spalancata e, finalmente, lo rivedo. 

- Non ho fatto niente... - Già in altre circostanze avevo cercato di giustificarmi, ma lui oggi non pretende nulla da me, anzi, ha in volto un'espressione di colpevolezza e di sincero pentimento, tanto che i suoi occhi, lucidi, stentano a restare asciutti. 

- Lo so. - Dice, stringendomi a sé. Tra le sue braccia, lo sento tremare ed io, invece che dimostrarmi più adulta, mi sciolgo in lacrime, nascondendo il viso tra le pieghe della sua giacca. - Non ti lascerò mai più sola, mai, mai più. - 

- Lui mi ha salvata... Se solo avessi visto cosa si è riversato su di lui: nessuno avrebbe resistito! - Avverto le sue dita percorrermi la guancia, asciugarmi delicatamente le lacrime. Il suo tocco mi ricorda quel che avrei potuto perdere e, per quanto mi senta rincuorata, non riesco a smettere di pensarci. 

- Non devi temere più niente, amore mio. Ho provveduto io a te. - Tiro su col naso, distanziandomi da lui per guardarlo negli occhi. - Appena ho saputo dove ti avevano condotta, ho predisposto l'evacuazione del Sonderkommando. Non avrei permesso a nessuno di condannarti... - 

Devo ripetermi queste parole nella mente per assicurarmi di non aver capito male. 

Si è macchiato di un crimine orribile, per me, soltanto per difendere me. 

Il pensiero di esser stata il suo movente è alienante, come se finora avessi ignorato ciò che Reiner aveva promesso. Eppure mi sento un mostro e, proprio il fatto di non riuscire ad attribuirmi alcuna responsabilità, mi fa sentire colpevole. Io, in buona fede, avevo tentato di avvertirli, sapendo fin troppo bene come sarebbe andata a finire, poi sono stata catturata perché ritenuta responsabile della rivolta, ed ho percepito la loro stessa paura quando mi è stata puntata la pistola alla tempia, per ripicca. 

E cosa dire di Reiner... Ha agito tempestivamente per evitarmi di soffrire, negando anche a loro, involontariamente, di finire torturati e impiccati come Rüdiger avrebbe predisposto. 

Ma ciò che lui ha fatto, è davvero paragonabile ad un crimine? Oppure mi devo considerare complice del massacro... 

Ecco che, in questo frangente, riesco a comprendere meno approssimativamente la concezione che Nietzsche aveva dell'amore: ciò che viene fatto per la persona amata, è egoistico e amorale, ma egli forse non contemplava l'idea che potesse esserci qualcosa di " puro " oltre l'immoralità di certe azioni...

Non posso pensare che il nostro legame non sia eterno dopo tutto ciò che abbiamo modificato, di noi stessi, per poterci avvicinare l'un l'altra. 

- Grazie... - mormoro, infine, rincorrendo il filo rosso del destino, invece che spezzarlo. 

- Devo fare ancora una cosa prima di portarti via, ma non ti piacerà. - Capisco al volo dove voglia andare a parare e... 

- No... non farlo... - Non è giusto! colui che mi ha salvata così coraggiosamente non può sparire così, senza lasciar traccia. Ha patito le pene dell'inferno per me, che ero una sconosciuta per lui e, nemmeno dopo aver sentito il rumore sordo delle sue ossa rotte, ha avuto cuore di vendermi. No io... Non lo accetto, non lo accetto! 

Mi sostengo il volto con le mani, scuotendo vigorosamente la testa. La luce calda del tardo pomeriggio fa scintillare il caricatore metallico della sua Walther. L'aveva già estratta dalla fondina, anche se non completamente, per non turbarmi fino all'istante in cui l'avrebbe brandita. 

- Non impedirmelo, piccola, ti prego, non fare così... Rifletti sul fatto che gli risparmieresti altro dolore. Schneider non si arrenderà mai. - Un lieve tremito nervoso smuove la mia manina, avvolta sulla sua e quindi anche sulla pistola. 

- Lassen Sie ihn es tun. / Lasciateglielo fare. - Dove ha trovato la forza di parlare? Ha visto tutto? 

- Ich kann nicht. / Non posso. - Rispondo, cercando di nascondere l'arma alla sua vista. 

- Ich bitte Ihnen. Lassen Sie mich sterben. / Vi scongiuro. Lasciatemi morire. - Vedo nei suoi occhi il desiderio di addormentarsi e non svegliarsi più. Mi rammarica così tanto non riuscire a cogliere in lui la benché minima forma di resistenza o di paura nei confronti della morte che, inevitabilmente, mi faccio da parte. 

Non ho il coraggio di guardare e mi volto di spalle: lui si era messo seduto ( un ultimo sforzo, per conservare la dignità ) e, attraverso le sue ferite, ho scorto la sua forza, il significato di " sacrificio " spinto fino al martirio per salvaguardare ciò in cui credeva... Me. 

- Wie heißt du... - Lui non replica subito, ma ho tempo... Ho tutto il tempo del mondo. 

- Ich werde dich nie vergessen, Michael. / Non ti dimenticherò mai, Michael. - 

Spero che lui mi capisca e mi perdoni. 

Non ce l'ho fatta. Sono corsa via, in lacrime, ma nemmeno il tonfo dei miei passi e il battito accelerato del mio cuore, mi hanno impedito di sentire lo sparo. 

- Che cazzo avete da guardare?! Vigliacchi! - Sbotto, imprecando contro i nazisti che bivaccano all'esterno della struttura. Uno di loro, è quello che mi ha condotta qui; il soldato che era rimasto muto, pur non condividendo l'iniziativa dell'altro. 

Dev'esser stato lui ad aver cantato. 

Recupero quelle che ormai sono diventate calze, tirandole di nuovo su fino al ginocchio e poco più in alto. Stringo con forza i lembi della maglietta, mordendomi il labbro per non gridare. Ne esce uno strano gorgoglio, condito dal sottofondo delle cuciture che saltano. 

Lo aspetto una manciata di minuti Reiner, non più, ma quel poco si rivela essere decisamente troppo. 

Paziento giusto il tempo di salire in macchina, poi scavalco il sedile, gettandomi piangente su di lui. 

- È stato così orribile... povero Michael! - Esclamo, boccheggiando all'altezza del suo collo, così vicina da poter sentire in bocca il gusto delle mie stesse lacrime. - Perdonami, ho voluto fare di testa mia ed ora guarda cos'è successo! - 

- Avrei dovuto impedirtelo. Mi sono fidato di te, com'è giusto che sia, ma non ho pensato che ti saresti potuta trovare coinvolta in un qualcosa di più grande di te. - Lo osservo, senza distogliere lo sguardo, nemmeno per un secondo; lui capisce che, in questo momento, non ho bisogno di un uomo forte che mi rassicuri, ma del mio fidanzato. Si china verso di me, dolce, fragile quasi, lasciandomi un candido bacio sulla fronte. - Se ti avessi persa, non sarebbero bastate le urla di mia madre, il dolore di mio fratello o il richiamo della patria a dissuadermi dal raggiungerti... -

- Questo non devi dirlo mai. - Dopo aver rizzato la schiena, lo rimiro con gli stessi suoi occhi tersi, scossa dal magone. - Morirei due volte se scoprissi di aver ucciso te, amore mio. - 

Se solo lui sapesse cos'è realmente accaduto là dentro...

Non ho più potuto contenere ciò che ormai da tempo stentavo a nascondere ( a me stessa anzitutto ) e, in un fiume di parole all'apparenza sconnesse, mi dichiaro, rivelandogli i miei veri sentimenti.

È un lutto troppo gravoso il mio, destinato a non perdurare nel tempo. Viviamo il nostro amore nella disgrazia e all'ombra della tragedia che verrà: nei suoi occhi ho scorto una sorgente di miele e non ho avuto alcuna remora nell'impossessarmi delle sue labbra, disperata, ma ricolma di quell'emotività che non avevo mai saputo contraccambiare. 

Reiner, che sul momento ne era rimasto meravigliato, mi raccoglie il viso tra le mani, riservando al solo sguardo il sorriso che, inevitabilmente, gli avrebbe scoperto tutta la dentatura. 

Ha rispetto del mio dolore e non vuol spingermi avanti prima del dovuto. 

Guardo ciò che ho lasciato alle spalle e vedo una scia di sangue: non sono pronta a relegare quelle morti al mio passato, esattamente come non potrei dimenticarmi dei miei amici e di mamma e papà. 

- Voglio conoscere la tua famiglia. - Il ricordo della mia è nostalgico e penoso ed è forse per questo che tengo tanto ad essere accettata da loro. Non potrei mai rimpiazzarli, ma l'idea di potermi ritrovare di nuovo in un piacevole contesto familiare, circondata da persone che mi vogliono bene, mi fa sperare in un futuro diverso, migliore di quello che mi è stato destinato. 

- Presto ti porterò a Dresda, Prinzessin. Molto presto. - Come vuole l'etichetta, si appresta ad aprirmi la porta, tuttavia, il mio corpo ha sviluppato come una repulsione verso questa casa ed entrare mi mette angoscia. Allora mi chiede cosa sia successo all'interno della Kommandartur ed io, per paura di confessare il vero, occulto l'implicazione personale che aveva preceduto l'interrogatorio di Michael. Naturalmente non mi crede, fa domande e, sapendolo così in apprensione per me, confesso ogni cosa. 

- Questa volta il proiettile è partito... Rüdiger ha sofferto troppo nel premere il grilletto e non ci riproverà. - Reiner era rimasto immobile, aveva gli occhi sbarrati, come quelli di un cadavere. Ho avuto l'impressione che avesse ascoltato tutto, ma che, al contempo, stesse architettando la sua vendetta. Ho provato a scuoterlo, pregandolo di non agire d'istinto, di prevedere le conseguenze che, a lungo andare, potrebbero ripercuotersi su di noi. La rabbia si manifesta come un fulmine, all'improvviso. Le sue grida, come posso immaginarmi quelle di Achille alla morte dell'amato Patroclo, fanno affacciare Ariel dalla finestra, che mi rivolge un'occhiata ansiosa. 

Reiner ha una pelle così chiara, una tela bianca che, per lo sforzo, è diventata di un colore che Rosso Fiorentino gli avrebbe invidiato. 

Resto in disparte, indecisa se lasciarlo sfogare in questo modo o impedire con tutti i mezzi che risalga su quell'auto e uccida il suo rivale. 

Ne sarebbe capace e ne sembra anche propenso; non è di lui che ho paura, tuttavia, lo raggiro con cautela, andando ad incasellarmi tra le sue braccia. Il suo cuore è come impazzito e temo per la sua salute nel sentirlo in affanno. 

- Ti metterò al dito l'anello di mia madre, ufficializzerò la nostra unione... - Vorrebbe parlarmi in tedesco ma, sapendo che non potrei capire tutto, si sforza di usare la mia lingua, pur perdendo per strada la pronuncia che, di solito, è quasi perfetta. Procede spedito, infervorandosi, reclamando un diritto di superbia che gli pare lecito vantare: - io sono figlio della nuova ideologia, l'eroe, il favorito; io sono il riscatto della nobiltà strozzata dalla Rivoluzione, l'ideale di purezza perseguito dai genetisti, il vessillo della propaganda. Non mi verrà negato il piacere di sgozzare un infante instabile, che sarebbe stato relegato alla brigata Dirlewanger se non fosse stato per il prestigio della sua famiglia. Ora che ha tentato di assassinare la futura madre del mio erede, innocente e non imputabile per alcun capo d'accusa, la procedura richiederà sicuramente meno ricorsi burocratici. - Mi restituisce la daga che mi era stata sottratta al campo, accarezzandomi distrattamente una guancia. 

L'omicidio del rosso lo avevo confinato al mondo onirico, senza che avessi realmente contemplato la sua realizzazione. La vista del sangue mi aveva disgustata; avevo cercato in ogni modo di evitare che il rancore e la sete di vendetta mi trasformassero in un mostro, accantonando le immagini più crude che la mia mente era riuscita a creare. Ora ho chi sarebbe disposto a sporcarsi le mani per me, ma sono proprio queste due parole a renderlo ancora più sbagliato ai miei occhi. Lui diverrebbe il mio sicario e sarei di fatto io la mandante della sua morte, oltre che il movente. 

Sarebbe inaccettabile; me lo dicono le lezioni di catechismo, l'insegnamento scolastico e il comune buon senso.

- Non voglio macchiarmi di alcun crimine, o avrò la coscienza sporca per l'eternità - esordisco, preoccupata, cercando di dissuaderlo. - Rüdiger è un uomo spregevole, ma non deve morire a causa del suo attaccamento a me. È come se fossi io a sottrargli la vita, non posso! Semplicemente non posso... - 

- Non tollero più che respiri dopo ciò che ha fatto a te, però comprendo il tuo punto di vista. Non desidero altro che vederti felice e, se c'è qualcosa che posso fare... - 

- Voglio solo che tu rimanga con me. - Smette i panni del feroce inquisitore per indossare quelli dell'uomo comune, che si rammarica nel vedermi triste. 

- Vieni, su, non vuoi vedere cosa ho conservato per te? - Con una premessa simile, la paura passa in fretta e mi lascio condurre nella stanza da bagno, per rinfrescarci e, successivamente, nella sua camera, dove aveva nascosto un piccolo cofanetto di velluto blu. Sorrido nel veder sbucare quella scatolina dal cassetto della biancheria ma, una volta aperta, quella stessa smorfia divertita si tramuta in un sussulto di stupore. 

Oddio. 

Mi aveva abituata alle sorprese, ma questo è esattamente ciò che mi aveva promesso: un anello, e non un anello qualsiasi, bensì quello della sua famiglia, di quelli che vengono tramandati di secolo in secolo, eredità di un'epoca passata che non è andata perduta nel tempo. Resto incantata ad ammirare la fascia semplice in oro puro in stile bizantino e quel cristallo prodigioso che vi è incassato sulla spalletta, contornato da piccoli e luminosi trifogli in oro e diamantini. Osservo quella gemma, rotonda, paragonandola ai suoi occhi in penombra. 

- Uno zaffiro, dalle ghiaie di Ratnapura... - Mi prende la mano con delicatezza, infilandomelo nell'anulare. 

- Reiner, non posso accettare. - È troppo per me, mi conosce da relativamente poco e non è ancora detto che i suoi mi accolgano con favore. Custodire un gioiello così prezioso è uno status e un privilegio ed io non so se sono abbastanza matura per farmi carico di una simile responsabilità. 

- Tu per me vali molto più di questa gemma. Nessuna più di te ne sarebbe degna e certamente non vorrei nessun'altra al mio fianco. Con questo anello io ti consacro a me... - Il mio cuore fa una capriola. Tra le mani rigiro la scatolina su cui ho versato lacrime di gioia. Sento le guance così calde, mi basta un solo suo sguardo per alzarmi sulle punte e andare incontro alle sue labbra. - La mia vita è tua. - Un inaspettato calore mi travolge il bassoventre, facendo sì che debba stringere vergognosamente le cosce per contenerne il formicolio. Reiner mi ha insegnato ad amarmi di nuovo, ad apprezzarmi come facevo da bambina, quando non rinunciavo a scoprire lo stomaco, neppure con la pancetta rotonda che tanto orripilava le mie compagne. Ora sono cresciuta e il mio corpo non mi repelle, tanto più che lui risponde agli stimoli che tacitamente gli ho inviato. Socchiudo la bocca, scorrendo le dita sulla stoffa candida che malcela i muscoli dell'addome. Il mio nome sguscia fuori dalle sue labbra tra gli spasmi; ci freghiamo contro, l'un l'altra, gli occhi acquosi offuscati dal piacere nello sfilarci reciprocamente gli asciugamani, sotto i quali non vi è che un unico strato di stoffa a coprire la pelle. Troppo a lungo ci siamo trattenuti per essere dolci come dovremmo: piccola come sono, mi appoggia alla cassettiera, sbilanciandosi per permettermi di baciargli il viso e il collo. 

- Insegnami - cinguetto, sobbalzando nel sentirmi sfiorata nell'intimità. Testarda come un mulo, non voglio cedergli l'assoluto controllo della situazione: un morso sulla spalla lo fa mugugnare; la mano che, incerta, va esplorando le sue parti più nascoste, gli fa ansimare ben altro in confronto a ciò che attendevo, qualcosa di più sporco, oltre la razionale compostezza. Quella premura mancata sopraggiunge alle mie orecchie un secondo dopo, come il canto di un angelo; un brivido mi traversa il corpo fino alla punta della lingua che, licenziosamente, si faceva carezzare dalla sua. Il desiderio si risveglia in lui che, per paura di intimorirmi, aveva tenuto a debita distanza l'eccitazione repressa. Non potrebbe mai apparirmi più bello di quanto lo sia ora: il petto nudo ansante, il volto basso, quel manto azzurro imperlato, volto a me e solo a me, come se non ci fosse altro mondo al di là dei miei occhi. - Ti voglio, Reiner. - Il sesso orgogliosamente ritto scalpita al di sotto dei calzoncini, sbattendo contro un velo umidiccio. Reclino di più la schiena, accogliendolo tra i gemiti più indecorosi.

È come fluttuare, immersa nello specchio d'acqua che separa due emisferi adiacenti. Una dimensione a sé stante nella quale si è discosti dal cielo come dalla terra, crudele culla di tutti gli esseri. Nei suoi baci c'è la fame d'amarmi e d'esser amato da me e le sue attenzioni sono un potente analgesico contro il dolore, la fatica e il mal di vivere.

Distesa sul letto, a pancia in su, avvolgo tra le dita i fili d'oro che mi solleticano il mento. 

- La senti? - 

- Cosa? - Sorride lui, carezzandomi con le labbra il seno nudo. 

- Schubert, la Serenata. - La mia bocca s'increspa gioiosamente, mentre la mente ripercorre le note sfumate, quasi malinconiche di quella che mi è sempre parsa la più bella delle dichiarazioni. 

- Sì - ammette, dopo aver chiuso gli occhi, come avevo fatto io. - La sento ed è magnifica. - Si lascia cadere al mio fianco, così che possa addormentarmi al caldo contro di lui. Rimiro il viso composto, sorridendo deliziata nel ricordarlo rosso, con quella sua bella bocca oscenamente contorta e gli occhi sgranati. Picchietto l'indice sul labbro, rimembrando quel sapore intenso e particolare, l'espressione estasiata che mi aveva fatto bramare l'interezza del suo splendido corpo. Ma io desideravo qualcosa di meglio per noi: è nella camera da letto che affaccia sul meleto, nel palazzo ducale di Dresda, che avremmo consumato il nostro amore e non in un orrido campo di sterminio. È stata una pena doverci allontanare, tuttavia, so che quest'attesa renderà i suoi frutti e che il piacere che ne trarremo sarà doppio. 

Stropiccio gli occhi nel momento in cui il tepore dei suoi muscoli, che mi aveva fatta addormentare così serenamente, viene a mancare. 

Credevo che non sarebbe più successo e invece... 

E invece niente; possibile che abbia ancora queste paranoie? 

Sono una stupida. 

Reiner avrebbe riso se mi avesse sentita, perché mi è bastato voltarmi dall'altra parte per vederlo.

Oh. 

Lui è ritto in fronte allo specchio e indossa l'uniforme, ma non la solita nera, bensì quella dell'esercito regolare, di un meno sgargiante grigio tortora. Ha appoggiato il berretto sul comò, giusto il tempo di sistemarsi il colletto sul quale non ha appuntato alcuna medaglia ( perché sul campo le avrebbe rimosse, perché il loro tintinnio avrebbe attirato su di lui il fuoco nemico ); è fiero della sua casacca neutra, che ne esalta la perfezione fisica e lo sguardo combattivo. Ma gli stessi occhi che avevano bruciato d'ardore sul campo di battaglia, sono ora ricolmi di nostalgia e mi ritengo abbastanza acuta da aver capito le sue motivazioni. Per quanto sia temerario, anche lui aveva temuto l'assalto avversario, l'esplosione delle granate, il martellare dei colpi alle spalle; aveva pianto i compagni caduti, le cui carni dilaniate ancora infestano la solitudine della notte ma, nonostante tutto, non si è mai pentito d'aver intrapreso la carriera militare, tutt'altro: gli manca la vita che aveva scelto, il legame fraterno che s'instaura tra commilitoni, così diverso dalle sordide ambizioni delle SS, l'odore della terra bagnata e della morfina, il colore nero del fumo che si addensa al sudore della fronte, il cuore che palpita incalzato dal boato degli spari e dal crepitio delle mitragliatrici. E perché sopportare questo dolore, sapendo di poter soccombere da un momento all'altro? Per lui la risposta è semplice e categorica: per il benestare del popolo e della Germania, e per lui non c'è riconoscimento più grande degli onori che ne derivano. 

- Questa la porti meglio - intervengo, coricandomi sul lato e poggiandomi sul palmo. - Ti preferisco così. - 

- Anche io ti preferisco così - scherza, ridacchiando nel vedermi portare al seno il lenzuolo. Sorrido precocemente e l'ormai ex espressione scandalizzata perde credibilità. - Sì e se potessi ritrattare l'incarico a Buchenwald, lo farei. Quel giorno non potei rifiutare; mi dissero che sarei stato più utile in patria, dal momento che avevo reso un servizio più che pregevole al mio Paese. - 

- Raccontami - lo prego, tornando su un vecchio discorso, nonché una mia curiosità. - Voglio sapere come hai ottenuto la Croce di Cavaliere con Fronde di Quercia e Spade. - 

- Potresti odiarmi meno. - Il suo cappello mi ricade sulla fronte, troppo largo per potermi cadere bene. Io, dal canto mio, gli strizzo un occhio, schiacciando il berretto sulla nuca in modo da avere libera la visuale. 

- Quindi amarti di più? - 








 

Avviso: 

Siccome al principio il titolo della storia lo scopiazzai facendo un collage tra " Canone inverso - Making love " e " Behind enemy lines - oltre le linee nemiche " ( due film che mi piacquero e che consiglio ) è probabile che lo modificherò, giusto per non dare l'impressione di non avere fantasia. Il " sottotitolo " attuale, ossia " jenseits des moralischen Gewissens " significa " al di là della coscienza morale ".  






 

  
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