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Autore: Baudelaire    03/04/2020    6 recensioni
La nascita di una nuova vita.
Un ricordo indelebile, marchiato a fuoco nella memoria.
Dedicato a mio figlio.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un letto d’ospedale.
Domani è il gran giorno.
Domani ci conosceremo, verrai alla luce.
Domani sarà il tuo giorno, e anche il mio.
La ragazza accanto a me ha avuto un piccolo di nome Carlo, nato 3 giorni fa. Un po’ la invidio, il peggio è passato, a breve se ne andrà da qui.
Per me tutto deve ancora iniziare.
Passo una notte insonne. Carlo non fa dormire la mamma, e neanche me. Mi sa che dovrò abituarmi, questo è quello che mi aspetta per i prossimi mesi. E questa pancia enorme non mi dà tregua.
Arriva il mattino, l’ospedale si anima. La mamma di Carlo è alle prese con l’allattamento, io attendo.
Poco prima di mezzogiorno, finalmente, mi portano via.
Poi è tutto un ricordo sfuocato. L’anestesia, le chiacchiere dei medici, il taglio che non ho sentito.
E poi, tu, il tuo pianto a lacerare il silenzio.
La mia pressione scende, parecchio. Sto per perdere i sensi, è per via dell’utero che viene ricucito, mi dice l’anestesista. Poi mi dice di guardare a sinistra. Io obbedisco e vedo te, nudo, avvolto in un telo, due braccia sconosciute che ti portano via.
Piangi, piangi a dirotto, e io non posso stringerti.
Sto malissimo, invece, e sento solo gli aghi che penetrano la pelle, la voce del medico che mi rassicura, la frenesia attorno a me per quel malessere prevedibile, ma per me inatteso.
Mi riprendo, infine. Il medico è gentile, mi rassicura, mi chiede se sto bene.
Sì, sto bene. Ma lui dov’è?
Quando torno in camera sento solo dolore, il taglio vivo là sotto, là, dove ti hanno tirato fuori. Sono svuotata, in tutti i sensi.
Tu non ci sei.
Poi arrivi, con il tuo papà.
Sei accanto a me, il faccino rotondo, l’espressione stranita.
Sì, ti capisco, lo sono anch’io.
Mi guardi.
Ti guardo.
Ma non ci riconosciamo, non ancora. Abbiamo bisogno di tempo.
I giorni seguenti faccio i conti con me stessa, con il dolore che non dà tregua, con un allattamento che mi dà del filo da torcere, ma io non mollo, e lo faccio per te.
A casa, i primi tempi sono duri, durissimi. Ma c’è il tuo papà.
Siamo noi.
Siamo tre, il numero perfetto.
E poi il tempo vola, i mesi passano, il dolore si attenua, le abitudini cambiano, i ritmi di vita si modificano. Tutto si plasma su di te, piccola luce venuta da chissà dove per riempire una vita vuota e vana.
Ora tutto ha un senso. Ora tutto assume un significato, inspiegabile a parole.
I mesi passano, gli anni anche, veloci, troppo veloci.
Tu cambi e io quasi non me ne accorgo.
La mia mente è ancora là, in quel letto d’ospedale, con le mie paure, i miei tremori, le mie insicurezze.
Ci sono ancora, non sono svanite, ma ci sei tu, certezza del presente, sostegno e forza.
Ci sei tu, e ci sarai.
Siamo uniti, io e te. Perché infine ci siamo riconosciuti, a caro prezzo, a suon di lacrime e notti insonni.
E ora siamo indissolubili, inseparabili, legati per la vita e per la morte.
Anche quando sarai lontano, io sarò con te, ogni attimo, ogni istante.
Sempre.
Quando lo raccontavano, non capivo. Ora so perché.
Dovevo vivere ogni momento, percepire l’emozione, provare la paura e l’angoscia, sentire il cuore battere furioso.
Dovevo vivere tutto questo.
L’ho vissuto.
E ora so.
Tutto per te, piccola stella di giugno, solstizio d’estate venuto a riscaldare la mia anima, a portare luce dov’era tenebra, calore dov’era inverno, speranza dov’era rassegnazione.
Tu.
Amato da Dio, il significato intrinseco del tuo nome.
Perché sei amato, e lo sarai per sempre.
   
 
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