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Autore: _Atlas_    06/04/2020    2 recensioni
Tony era convinto che nei momenti di estrema necessità si dovesse ricorrere a soluzioni estreme e, senza ombra di dubbio, dover passare un intero weekend da solo con sua figlia richiedeva esattamente quel genere di soluzioni. Quelle e, ovviamente, l’ennesima visione de Le follie dell’imperatore.
[Mini-long / IronDad]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgan Stark, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte prima
 
 



 
«Ftai ferma!»
«Ma mi fai male!»
«Fe fteffi ferma non ti farei male!»
Quando Tony Stark si ritrovò con due elastici tra i denti e le mani impegnate a sciogliere una matassa di capelli spettinati appartenenti a un corpicino sull’orlo dell’isteria, il suo pensiero corse a quando fu costretto a rubare sei sassi colorati dal guanto di un Titano col disordine ossessivo compulsivo e salvare le chiappe all’Universo intero. Ciò che non capiva – e la cosa lo irritava perché, dopotutto, lui era un genio – era il perché ritenesse quella spiacevole situazione almeno trecento volte meno stressante di quella stava vivendo adesso.
Certo era che, se Thanos avesse nascosto le Gemme dell’Infinito in un’ipotetica massa di capelli aggrovigliati, l’Universo sarebbe stato spacciato.
«Ci fiamo» disse quando la testa di sua figlia smise finalmente di avere le sembianze di un cespuglio malridotto. «Procediamo.»
Riflesse allo specchio, vide le sopracciglia di Morgan piegarsi in un’espressione disperata e le sue adorabili fossette nascondersi dietro un muso lungo fino al pavimento. Tony sospirò e pregò il dio in cui non credeva di riuscire almeno a fare due codine che sembrassero tali e non i ciuffi di qualche animale spuntato fuori da un libro di mitologia norrena.
Quindici minuti più tardi, durante i quali Morgan aveva più volte espresso la paura, il terrore, di rimanere pelata per sempre, riuscì a mettere fine a quella tortura medievale.
«Allora? Che ne dici? A me non sembrano tanto male» le chiese allegro e soprattutto sollevato dal fatto che la bambina non potesse notare quanto asimmetrica fosse, vista da dietro, la sua nuova acconciatura.
Morgan scrutò le sue codine allo specchio con molta attenzione e per molti minuti, alla fine facendo spallucce e guardando il padre con aria pensierosa.
«La mamma non le fa così,» disse semplicemente «queste sono un po’ strane, ma mi accontento» concluse smorfiosa, prima di correre verso il salotto come un prigioniero appena fuggito da Alcatraz.
Tony le rivolse un’occhiataccia e borbottò qualcosa a proposito di dottorati e fisica quantistica, ma la lasciò andare, lieto di aver concluso la sua carriera da parrucchiere almeno per le successive due ore e mezza.
«Attenta alle scale!» le raccomandò poi, ricordandosi quante cadute avesse rischiato sui gradini della Villa.
Per loro era ormai una tradizione passare le vacanze estive a Malibu, ma il primo weekend in California non era andato esattamente secondo i piani: Pepper era dovuta volare a San Francisco per occuparsi di alcune faccende familiari, tra cui un imprevisto degno di una fortunata partita a Monopoli, ovvero la divisione dell’eredità di un vecchio zio, o forse cugino di sesto o settimo grado che in vita sua aveva visto giusto un paio di volte. Così Tony era rimasto a Malibu con Morgan, cimentandosi nei mestieri più disparati e impensabili che di solito si divideva con Pepper, o al massimo con Peter.
Oltre a un discutibile parrucchiere, per lei era stato un estetista, un insegnante, uno psicologo, un comico, uno stilista e un cuoco. Le aveva infatti messo lo smalto – un colore diverso per unghia, ben inteso, perché “è così che dice la moda, papà”; le aveva insegnato che lavarsi i denti senza dentifricio equivaleva a non lavarli affatto; l’aveva consolata quando aveva visto sua mamma partire ed era scoppiata in un pianto disperato (aveva poi dovuto consolare anche Pepper, al telefono, per lo stesso motivo); aveva improvvisato un paio di imitazioni di Howard per farle tornare il sorriso; aveva evitato che passasse la giornata estiva più calda del mese con addosso la tuta felpata a forma di unicorno e, alla fine, era persino riuscito a cucinarle per cena un’omelette con le sembianze di una vera omelette.
Certo non era colpa sua se, come contorno, Pepper aveva espressamente detto che avrebbe dovuto mangiare i broccoli. E non era nemmeno colpa sua se i broccoli erano in assoluto il cibo più puzzolente esistente sulla faccia della Terra; no, la colpa era dell’unico genitore che in quel momento non si trovava a casa, lo stesso genitore che, per una curiosa coincidenza, era anche quello che più mancò a Morgan non appena si sedette per mangiare.
«Quando torna mamma?»
«Presto, Maguna. Che ne dici di farle un bel disegno, nel frattempo?» le propose, captando nell’aria l’allarme di un'altra scarica incontrollata di lacrime.
Ma Morgan lo sorprese, cambiando nettamente argomento: «Okay, però puoi mangiare tu i miei broccoli?» gli chiese con sguardo lucido, avvicinandogliene uno al viso e imboccandolo non appena lo vide socchiudere la bocca, che probabilmente aveva aperto per dirle “No, signorinella, conosci le regole”.
«No, signorinella, conosci le regole» riuscì comunque a dirle Tony, buttando giù a forza il boccone «Niente cartoni se prima non finisci tutto.»
«Ma puzzano!» si lamentò la bambina, mangiandone una forchettata controvoglia.
«Sì, puzzano tremendamente, non posso darti torto» convenne Tony, che odiava i broccoli almeno quanto lei. Non immaginava che ci sarebbero voluti altri trentacinque minuti per finire quella cena, ma alla fine andò proprio così.
«Dai, Mo’, te ne manca uno!» la esortò vagamente disperato, improvvisando un aeroplano con la forchetta. Morgan la allontanò con la mano e scosse la testa.
«Non lo voglio, è pietido» borbottò.
«Piet-» Tony strabuzzò gli occhi e mise in moto i suoi neuroni di genitore di un pargolo di quasi sei anni«Vuoi dire tiepido
«Voglio dire…» si intestardì lei «…quello che voglio dire» concluse stizzita, e Tony dovette di nuovo pregare quel dio in cui non credeva per evitare di scoppiare a riderle in faccia.
Normalmente un episodio del genere avrebbe obbligato Morgan a rimanere seduta a tavola fin quando non avrebbe finito i suoi puzzolentissimi broccoli, ma solo nel caso in cui Pepper fosse stata a tavola con loro. In questo caso specifico, beh…
«E va bene, stasera possiamo fare un’eccezione, » si arrese Tony «ma domani ti tocca il passato di verdure, ti avverto. E non si discute» disse giusto per darsi un tono, ma tanto sapeva che sarebbe finita ad hamburger e patatine fritte.
Morgan gli rivolse un sorriso furbetto e mormorò un “grazie, papi, però non dirlo alla mamma” prima di sgattaiolare in salotto e saltare sul divano.
 
 
Un’ora più tardi la puzza di broccoli venne sostituita con la puzza di patatine al formaggio, quelle tonde e spugnose con cui Morgan si riempiva le guance, dandole un aspetto decisamente poco grazioso che però la divertiva un mondo.
Di solito Pepper era contraria ai pasti fuori orario, soprattutto se si trattava di quelle terribili patatine dall’odore ripugnante e piene di chissà quanti conservanti; Tony era d’accordo con lei, ma era anche convinto che nei momenti di estrema necessità si dovesse ricorrere a soluzioni estreme e, senza ombra di dubbio, dover passare un intero weekend da solo con sua figlia richiedeva esattamente quel genere di soluzioni. Le patatine al formaggio e, ovviamente, l’ennesima visione de Le follie dell’imperatore.
«Ehi Mo’? Me ne dai una?» le chiese dopo essersi assuefatto a quell’odore, tanto da subirne il fascino.
Morgan lo guardò con la stessa espressione che gli rivolse Pepper quel giorno  lontano in cui le disse di volersi mettere a dieta: un frullato emotivo di ironia, scherno, sgomento e incredulità.
«Per favore?» le chiese ancora, supplichevole e sporgendo appena il labbro inferiore, tanto che a quel punto si chiese chi fosse il vero bambino tra lui e lei.
Entrambi, avrebbe risposto Pepper.
«E va bene» gli concesse Morgan, come se le avessero chiesto di dare in beneficienza tutti i giocattoli che possedeva.
Prese una pallina al formaggio tra le dita sottili e polverose e la avvicinò alla bocca del padre, poi, quando fu abbastanza vicina, la tirò indietro e mangiò lei la patatina.
Tony rimase interdetto per qualche istante, con la bocca semi aperta e con Morgan che lo guardava ridendo a crepapelle.
«Ti sembra divertente?»
«Fì!» rispose lei, sputacchiando ovunque e continuando a ridere.
« Bene, signorina,» la riprese allora, iniziando a meditare la sua vendetta «ridi pure, poi riderò io quando mamma saprà che non hai mangiato i tuoi broccoli e che ti stai rifocillando di schifezze.»
La bambina spalancò gli occhi, allarmata, e smise di ridere all’istante.
Per un momento la vide vacillare, ma poi recuperò la sua compostezza e passò all’azione.
«E allora io le dico che mi hai strappato tutti i capelli!»
«Cosa?!» esclamò lui con voce stridula «Allora io non ti farò mai più le codine. È una promessa.»
«Tanto me le fa la mamma, lei è molto più brava di te» replicò lei, riducendo in briciole ciò che rimaneva del suo orgoglio.
Tony assottigliò lo sguardo, imitato da sua figlia, e passarono così i successivi cinque secondi. Al sesto, Tony decise di passare all’attacco e di colpirla con il suo punto debole: il solletico.
La risata stridula di Morgan si sparse per tutto il salone della villa, ma la vendetta durò molto meno del previsto, infatti Tony dovette portarla di corsa in bagno prima che macchiasse il divano con le conseguenze del troppo ridere. E allora sì che Pepper lo avrebbe ucciso.
«Papi, facciamo pace, va bene?» propose Morgan una volta recuperata la calma. Tutta l’euforia della giornata l’aveva evidentemente – e finalmente - fatta stancare.
Tony si sedette accanto a lei sul divano e sospirò stremato.
«Saggia decisione, Maguna, affare fatto» concordò.
«Sei un po’ pazzerello, ma ti voglio bene» aggiunse poco dopo, lasciandolo per l’ennesima volta a corto di parole e con il cuore un po’ più caldo. Si limitò a sorridere e a posarle un bacio tra i capelli, ringraziando quel dio inesistente per aver placato le sue energie inesauribili e pregando di non renderle rinnovabili per il resto della serata.
Almeno fino a quando non avrebbe dovuto portarla a dormire.
 
*
 


[Prompt: fossette, tiepido, orgoglio]
 



 
 
NdA
Buonsalve!
Yep, sono tornata con una mini long – in realtà una storia di due capitoli – incentrata ancora una volta su Tony e Morgan. Abbiate pazienza, mi diverto troppo a ignorare il finale di Endgame scrivere di loro due :’)
Per questo piccolo progetto ci tengo a ringraziare tantissimo la signorina _Lightning_ , che mi ha fornito i prompts per entrambi i capitoli della storia e un breve filmato che ha ispirato la scenetta iniziale con Tony versione (pessimo) parrucchiere.
 
Spero come sempre che la storia vi sia piaciuta e che vi abbia strappato un sorriso, spero di pubblicare presto il capitolo finale!
 
_Atlas_
   
 
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