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Autore: LadyVarana    06/04/2020    1 recensioni
Impossessarmi di te era il mio unico desiderio. Tu non mi volevi, non mi amavi, non mi desideravi, ma alla fine la violenza carnale ha abbattuto l'amore.
Dal testo:
[...] ti sentivo piangere di vergogna e tristezza, eppure quei tuoi lamenti non mi invogliavano a lasciare la presa sul tuo corpo, al contrario, accrescevano la mia eccitazione e pregavo che le tue rosate labbra pronunciassero il mio nome mentre sommessamente trattenevano i singhiozzi. Volevo venire dentro di te mentre tu mi pregavi disperatamente di fermarmi [...]
925 parole
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Eri lì, davanti a me.

Sola, spaventata, vulnerabile, come mai lo eri stata prima.Tremavi sotto il bagliore delle candele accese che disegnavano lunghe ombre sul tuo viso.

Avevi sempre avuto paura. La prima volta che ti vidi i tuoi occhi vagavano spaventati. Temevi l'avvenire come mai avevi temuto qualcosa in vita tua. Temevi me, la mia voce, le mie mani, il mio coltello puntato alla tua sottile e bianca gola. E mentre tu tremavi io desideravo solo donarti il mio cuore e legarti a me per l'eternità, fin oltre la decomposizione dei nostri corpi e il sopimento delle nostre anime.

Ero pronto a donare, ma tu non a ricevere. Ero egoista, ora lo so, ma allora quel mio profondo desiderio mi pareva così puro e giusto. Non capivo i tuoi sentimenti, perché troppo accecato dai miei desideri che languidamente si posavo sul tuo petto. Avevi paura di me, dei miei modi di fare, del mio corpo, delle dolci frasi che ogni giorno ti dedicavo con tepore, della mia presenza nella tua vita. Non ti capivo, non comprendevo perché non mi amassi, sebbene io amassi te.

Il mio desiderio era di toccarti, baciarti, abbracciarti, dominarti, ma sopra ogni altra cosa bramavo che tu toccassi me, baciassi me, abbracciassi me, godessi sotto i miei tocchi. Volevo essere circondato dal tuo corpo, inebriandomi del tuo odore e assaporando perle del tuo sudore. Volevo che tu facessi tutto ciò con sincera bontà, aprendoti la cassa toracica per porgermi il tuo cuore. Volevo vedere desiderio nei tuoi occhi, non paura. Volevo che tu mi amassi, che mi vedessi come l'uomo che davvero sono.

Eri diventata la mia più grande ossessione, il mio più peccaminoso pensiero.

Quando eri nuda sotto i miei polpastrelli ti sentivo piangere di vergogna e tristezza, eppure quei tuoi lamenti non mi invogliavano a lasciare la presa sul tuo corpo, al contrario, accrescevano la mia eccitazione e pregavo che le tue rosate labbra pronunciassero il mio nome mentre sommessamente trattenevano i singhiozzi. Volevo venire dentro di te mentre tu mi pregavi disperatamente di fermarmi. Calde lacrime rigavano il tuo bel viso e andavano ad inumidire la mia lingua. Nessuno ti avrebbe mai amata come ti ho amata io, questo tu lo sapevi, ma negavi la verità che si presentava davanti a te.

Eri il mio angelo, la purezza del mio spirito. Il tuo volto aveva il sopravvento sui miei pensieri alla mattina, appena sveglio, così come alla sera, prima di coricarmi tra le braccia di Morfeo. Ti vedevo ogni istante della mia giornata, in ogni persona che incrociavo. Vedevo solo te, il resto del mondo mi era diventato estraneo, perché tu eri diventata il mio mondo. Le tue espressioni sofferenti, i tuoi occhi gonfi e le labbra arrossate, i segni delle mie unghie sulla tua schiena e i morsi che tu stessa ti infliggevi sulle tue sottili braccia per reprimere le grida quando venivo da te, i tuoi violacei lividi sui posi e le caviglie quando ti legavo al letto. Tutto per me era eccitante e afrodisiaco e finalmente, quella notte, Dio ha ascoltato le mie preghiere ed ha deciso di esaudire i miei sogni.

Quella sera stessa ti avevo violentata, donandoti ancora una volta il mio amore e affondando, con la violenza che solo un amante può donare, la mia persona nelle tue carni. Allo scoccare dell'ora delle streghe stavo per uscire dalla tua stanza, quando udii il mio nome uscire dalla tua bocca. Suono così soave mai avevo sentito prima. Mi augurasti la buona notte, con un sorriso appena accennato e una mano posata sul tuo livido occhio destro.

Eri bellissima, nuda, coperta dal mio sudore e dal mio sperma. Non so se fu quella tua frase che mi mandò in estasi, o un volere superiore delle Parche a farmi dimenticare di chiudere sotto chiave il mio tesoro. Lasciai la tua porta socchiusa e con l'eccitazione ancora in corpo, mi diressi verso la mia stanza per adagiarmi sul letto e farmi cullare miei sogni. Forse quella volta ero stato troppo passionale, oppure avevo definitivamente rotto in te anche l'ultimo filo che ti teneva ancorata a questo mondo terreno e alle sudice regole che ci impone. Mentre io cadevo nell'oblio del sonno tu ti alzasti.

Barcollavi nel buio della casa, somigliando più ad uno spettro che ad una persona. Pelle candida, capelli cenere e occhi vitrei. Tremavi, come la prima volta che posai lo sguardo su di te. Volgesti il tuo corpo verso la cucina, silenziosa. Afferrasti un lungo e affilato coltello. Quello che io stesso usavo per prepararti i pasti ogni giorno. Accarezzata dai raggi di luna venisti a trovarmi in camera mia. Ti amavo, solo Dio sa quanto ti amassi. Ti accostasti al mio letto e incatenasti i tuoi occhi alle mie pupille incoscienti.

Per la prima volta le tue mani si posarono sul mio corpo. Aprì gli occhi giusto in tempo per vedere il coltello che veloce dalle tue calde mani affondava nel mio petto. Una, due, tre, cinque, dodici volte. Mi pugnalasti con passione. Stavi ricambiando il mio amore.

Eri tornata indietro per me. Avresti potuto fuggire e invece sei tornata indietro per prenderti il mio cuore. Quella notte, mentre le tue lacrime si fondevano con il mio sangue, le nostre anime si unirono. Non era più solo un amore canale il nostro. Mi avevi ucciso e uccidendomi ti eri finalmente donata a me. La donna che amavo e che mai avrebbe ricambiato i miei sentimenti stava accettando la sua natura forgiando un legame col mio corpo inerte.

   
 
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