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Autore: LidsFun    07/04/2020    1 recensioni
Rose Harper, londinese ventitreenne, lavora per una casa editrice a New York. Tutto procede nel migliore dei modi, fino a quando la sua migliore amica, Danielle, decide di sposarsi e la invita per una settimana nella loro città natale: Londra.
Una volta preso l'aereo però, si scontra con Harry Styles: ragazzo ricoperto di tatuaggi, con l'aria dura e arrabbiata e testimone di nozze di Mark, futuro sposo di Danielle.
Lei educata, lui arrogante: così iniziano a litigare.
Rose sembra sconcertata e pensa di non potercela fare ma, caso del destino, incontra Cole: vecchia cotta di Rose, fratello di Danielle e nemico di Harry.
Quando Cole ed Harry si scontrano la guerra ha decisamente inizio. Una scommessa, una sfida solo per risolvere questioni del passato: chi conquisterà per primo Rose?
Quando Rose scopre ciò che i due le hanno fatto perde le speranze nell'amore. Ma chi dei due tornerà a chiederle perdono? E soprattutto, sono davvero finiti i segreti?
Aggiornamento della storia ogni venerdì.
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Thank you.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Ehilà! 
Eccomi qui con il primo capitolo. Lo posto oggi, assieme al prologo, così che possiate iniziare a capire come si svolgerà la storia. 
Detto questo: mi auguro che il capitolo vi piaccia e aggiornerò ogni venerdì. 
Se vi piace, ricordate di votare e di commentare per farmi sapere il vostro parere. 
Grazie e al prossimo. 💕


Ps: ho pubblicato la storia anche sul mio profilo Wattpad (lidiazampaglione) potete seguirmi anche lì! Vi raccomando di diffondere e recensire se vi piace!



Rose

«Si, Danielle. Sta tranquilla. Sono già sul taxi», tranquillizzo la mia migliore amica. 

«Ok. Ok. Mamma mia, ho un'ansia assurda!», replica lei. 

Sorrido nel sentire il suo tono davvero ansioso e preoccupato. 
Si sposa. La mia migliore amica si sposa. E io sono emozionata tanto quanto lei, anche perché le farò da testimone. 
In questo momento sto per prendere un aereo che mi porterà a Londra, dove si terrà il matrimonio. 
Danielle e Mark, il suo futuro sposo, hanno organizzato una settimana a Londra con i parenti e gli amici più stretti proprio per il matrimonio. 
Ed è per questo che il taxi mi sta accompagnando all'aeroporto di New York. 

«Danielle, sarò lì tra poco e andremo a rilassarci. Così non penserai di star per sposare un pazzo!», scherzo io, lasciandomi scappare una risata. 

Sento Danielle ridere a sua volta e non posso fare altro che sorridere ancora di più. Mi piace farla star bene. È la mia migliore amica dai tempi dell'asilo e da allora non ci siamo mai separate. 

«Mark sarebbe contentissimo di sentire queste parole», scherza ancora lei. 
E per fortuna, la sento più tranquilla. 

«Non potrei dire diversamente: ha organizzato un matrimonio di una settimana a Londra! E non dimentichiamoci che ha provveduto per tutti!», le ricordo ancora sorpresa. 

Mark è una persona gentilissima, di buon cuore ma pazzo. Non chiunque avrebbe fatto un gesto simile. Non tutti avrebbero attraversato un oceano per sposare la propria donna nella sua città natale. 
Non avrei potuto desiderare di meglio per la mia migliore amica. 

«Sai che lo ha fatto con tutto il cuore. Mark è fatto così, ed è per questo che lo amo da morire», risponde lei con un tono molto dolce. 

Si, è innamorata follemente. 

Ridacchio e le faccio qualche verso sdolcinato, giusto qualche secondo prima di scorgere l'entrata dell'aeroporto. 

«Be', Dani. Sono appena arrivata in aeroporto. Ci sentiamo appena atterro», la informo. 

«Oh si! Avvisami, anche se sicuramente mi troverai già lì!», la saluto e riattacco. 

Appena il taxi si ferma di fronte l'entrata, il giovane tassista mi aiuta con la valigia e dopo avergli pagato la quota di trasporto, lo ringrazio e mi avvio al check-in. 

***

Finalmente sono seduta sul mio sedile, pronta per un lungo viaggio. Fortunatamente mi trovo nei sedili laterali, per cui non avrò difficoltà ad appisolarmi. Per il momento sono seduta da sola e nella mia mente spero che quei due posti rimangano vuoti. Non c'è alcun motivo in particolare, ma se rimanessi da sola potrei addirittura distendere un po' le gambe.
Purtroppo però, le mie speranze mi crollano davanti agli occhi quando un ragazzo sistema il suo zaino nella cappelliera sopra la mia testa, per poi sprofondare non molto delicatamente sul sedile accanto a me. 

Appunto. Ti pareva.

Noto il suo sguardo nervoso e i vari ciuffi ricci che cadono sulla sua fronte spettinati. I miei occhi lo perlustrano un po' ovunque e non so nemmeno perché. 
La maglia nera aderisce perfettamente al suo torace, così come i jeans scuri mettono in evidenza la lunghezza di esse. In mano tiene il suo cellulare e pare star scrivendo a qualcuno. Continuo a mantenere lo sguardo su di lui fino a quando le sue labbra non si muovono. 

«Potresti guardare da un'altra parte?», sbuffa il ragazzo. 

Colta in flagrante, mi giro di scatto verso il finestrino imbarazzata. Improvvisamente il mio cuore batte all'impazzata e un calore da forno crematorio pare bruciarmi dentro. 
Non dico nulla per evitare altre figuracce ma lui invece pare molto intenzionato a mettermi in difficoltà.

«Cos'è? Sei muta? O è bastato così poco a farti perdere la parola?», mi prende in giro lo sconosciuto. 

Ma come si permette? Nemmeno mi conosce e si prende tutta questa confidenza? 
Oltre l'imbarazzo, adesso sento anche un po' di fastidio e sono quasi pronta a replicare ma mi blocca.

«Non intendevo che devi rivolgermi per forza la parola. Per cui, non sprecare fiato», mi liquida lui.

Adesso mi verrebbe quasi da ridergli in faccia per il suo imminente cambio di personalità. Sì, perché per forza di questo deve soffrire. 
Lo guardo un po' più sicura di me stessa e ignorando la sua "richiesta", gli rispondo.

«Capisco che tu questa mattina sia caduto dal letto, ma non prendertela con gli sconosciuti. Ok? Non avevo comunque intenzione di rivolgerti parola», affermo io. 

Non faccio in tempo a finire che apre nuovamente bocca per parlare.

«Be', adesso lo stai facendo. Per cui, dato che sono letteralmente caduto dal letto e ciò comporta un giramento di coglioni assurdo, ti pregherei di non emettere un fiato», conclude prendendo una di quelle riviste dal sedile anteriore. 

Il mio sguardo rimane confuso su di lui per alcuni secondi ma decido di non rispondergli e sconcertata mi giro verso il finestrino sussurrando un "imbecille".
L'alba è passata da un po' e il sole è già in bella vista che mi colpisce il viso. In questo modo chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal calore in un sonno profondo. 

***

Il momento di gloria dura meno di un'oretta, per colpa di alcuni suoni fastidiosi. Apro gli occhi infastidita e mi stiracchio giusto un po'. Appena sono più cosciente, cerco di capire da dove provengono quei rumori insopportabili e mi accorgo dello sconosciuto arrogante seduto ad un posto da me che gioca con il suo telefono. 
E poi sono io quella fastidiosa! Ma guarda tu questo!
Tossisco per farmi sentire dal ragazzo almeno tre volte. All'ultimo colpo di tosse si gira verso di me con uno sguardo annoiato, come se lo avessi disturbato. Io... 
Spero comprenda dalla mia faccia, il fastidio che mi ha provocato con quei suoni ma evidentemente ha il cervello troppo piccolo per riuscire a comprendere determinate cose. 
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo quando mi fa segno di continuare. 

«Stai scherzando? Non ti sei reso conto di niente?», inizio io. 

Il suo sguardo ancora confuso mi irrita a morte, tanto che sono sicura di essere fucsia in faccia dalla rabbia. 

«Cosa dovrei notare?», sbuffa lui.

«Stavo dormendo fino a poco fa, te ne sei reso conto o no?», sbotto io. 

Il suo sguardo rimane ancora interdetto. «Si, l'avevo capito. Ed era meglio quando dormivi, non sentivo la tua insopportabile presenza».

Ma fa sul serio? Non mi conosce e mi reputa insopportabile! Sono davvero scioccata. 
Prendo un respiro profondo e cerco di mantenere la calma.

«Dato che non riesci a comprendere da solo, ti spiego il problema: io stavo riposando e tu e il tuo stramaledetto telefono mi avete svegliata. Sai com'è, quando una persona vuole dormire non vorrebbe sentire quegli stupidi suoni!», gli dico alzando un po' il tono di voce. 

Rimane impassibile e scuote la testa ridacchiando. 
Ma cosa ride! È stupido, per caso?

«Se tutto ciò che devo fare per farti star zitta è spegnere il telefono, lo faccio subito signorina», mi prende in giro lui ma finalmente ripone il cellulare in tasca. 

«Comunque sia mi è passato il sonno, per colpa tua!», affermo incrociando le braccia sotto al seno. 

«Allora vuol dire che farò di tutto pur di addormentarmi», mi risponde lui con un sorriso malefico. Dopo di che si gira dall'altro lato e in men che non si dica, cade in un sonno profondo. 

Maledetto.

***

Manca poco all'atterraggio. Per fortuna mi sono riaddormentata subito dopo il fastidioso ragazzo che per fortuna, ancora dorme. 
Gli do un'occhiata e adesso è girato dalla mia parte, con le mani incrociate sul grembo, le labbra schiuse e i capelli scompigliati. 
Potrei anche ammettere che sia un bel ragazzo, se non fosse per la sua bocca arrogante. 
Al pensiero di come mi ha trattata qualche ora prima mi faccio venire in mente una piccola vendetta. Non può passarla liscia. 
Così slaccio la cintura e mi alzo in piedi per poi spintonarlo con arroganza. Quando lo vedo sussultare e aprire gli occhi di scatto, trattengo un sorriso vendicativo e soddisfatto. 

«Potresti spostarti? Devo andare al bagno», gli dico. 

Lui si strofina gli occhi e da un'occhiata al suo orologio da polso per poi sbuffare. 

«Ma non potevi dormire altri cinque minuti?», mi risponde scostando le gambe per farmi passare. 
Scuoto la testa divertita e lo scavalco con poca facilità. 

«Peccato che qualcuno mi abbia svegliata prima. Troppo stanco per alzarti eh?», lo guardo infastidita. 
Mi stava per fare cadere. Maledetto lui e le sue gambe chilometriche. 
Sento solo il suono della sua risata mentre mi dirigo irritata in bagno. 

Impiego pochissimo tempo a ritornare al mio posto, stavolta però decido di lasciar perdere  la mia vendetta e scavalcandolo nuovamente mi riallaccio la cintura. 
Per fortuna fino alla fine dell'atterraggio non ci scambiamo parola. 

***

Appena scesa dall'aereo ho perso il ragazzo di vista ed è assolutamente meglio così. Ho altro a cui pensare. 
Ad esempio, la mia valigia. 
Mi affretto a scrivere a Danielle di essere atterrata, mentre aspetto la mia valigia. 
Appena la adocchio la tiro fuori dal rullo con un po' meno difficoltà. Sembra quasi più leggera rispetto a prima. E mi sembrava di aver legato un filo rosso, ma sicuramente si sarà staccato. Scuoto lo spalle e comincio a dirigermi verso l'uscita. 
Appena intravedo Danielle, le corro incontro e la abbraccio forte. 

«Finalmente!», mi dice lei ricambiando la stretta. 

«A chi lo dici! Non sopportavo più di star seduta. Per di più ho incontrato un'imbecille scorbutico... Ma lasciamo perdere», le sorrido io. «Andiamo dai, abbiamo un sacco di cose da fare!». 

Lei mi sorride ancora di più e mi prende per mano per trascinarmi sulla sua auto. 

***

«Siamo arrivate!», annuncia Danielle. 

I miei occhi si spalancano quando davanti mi ritrovo un villaggio enorme e ben curato. 
La mia bocca rimane aperta fino a quando la mia migliore amica non prende a parlare.

«Sì, lo so. Mark ha fatto le cose in grande. Nemmeno io mi aspettavo tutto questo ma ha voluto affittare questo villaggio per una settimana, esclusivamente per il nostro matrimonio, perciò non ci sarà nessun altro», annuncia Danielle. 

La guardo negli occhi e trovo la felicità che sprizza fuori da tutti i pori e la cosa non può che rendermi entusiasta ed emozionata. 

«È stupendo Dani! Te lo meriti! Anzi, tu e Mark meritate tutto questo!», la abbraccio ancora più forte. 

«Su adesso entriamo, prima che mi metta a piangere come una bambina», scherza lei. Mica tanto però.

All'interno del villaggio troviamo Mark, che sicuramente attendeva il nostro arrivo.
Mi viene in contro abbracciandomi forte e io ricambio volentieri.

«Rose! Finalmente! Mancavi solo tu!», esclama a braccia aperte.

«Mark, sono felice di vederti!», gli sorrido e ricambio la breve stretta.

«Spero sia andato tutto bene il viaggio. Io sono tornato poco fa: è arrivato anche il mio testimone oggi!», è euforico. 

Un sorriso lascia le mie labbra e subito, Mark, mi porge le chiavi della mia stanza, informandomi che si trova al terzo piano. 

«Bene, allora io vado a sistemare questa valigia e a darmi una rinfrescata. Ci vediamo tra poco», saluto i miei amici e mi dirigo verso l'ascensore.

Trascino la mia valigia fino alla stanza che sarà mia per tutta la durata del soggiorno e appena apro completamente la porta rimango ancora più scioccata. 
È addirittura più grande del mio appartamento a New York! Ha un grande salotto con tanto di divano e tv, un piccolo terrazzino, una camera da letto grandissima con uno spazioso letto matrimoniale e per non parlare del bagno dotato sia di doccia che vasca. 
Mi sembra di essere in un film!

Dopo aver dato un'occhiata un po' ovunque, decido di svuotare la mia valigia per evitare che i vestiti si stropicciano ancora un po' di più. 
La sollevo per appoggiarla sul tavolino e trascino la zip fino alla fine, alzando poi la parte superiore. 
Inizio a tirare fuori varie cose ma qualcosa non va perché mi accorgo di avere in mano dei boxer maschili. 
Frugo velocemente dentro la valigia notando jeans neri, t-shirt di cotone e altri boxer. Il panico mi assale e posso decisamente constatare l'ovvio.

Avevo scambiato la mia valigia con un'altra. 

***

A questo punto, la cosa che faccio immediatamente è scendere alla reception con la valigia e cercare di risolvere il problema contattando l'aeroporto. Ma appena le porte dell'ascensore si aprono di fronte ai miei occhi, rimango come paralizzata. 
Noto una valigia come la mia, uguale anche a questa di chissà chi, nelle mani di qualcuno fermo di spalle di fronte al bancone in legno. 
Esco dall'ascensore e mi avvicino.
Lancio un'occhiata alla valigia che tiene in mano l'uomo e mi rendo conto della somiglianza. 

«Tu?!», dice qualcuno.

Alzo lo sguardo verso l'uomo al mio fianco e rimango immobile quando mi accorgo che non è un qualcuno qualsiasi, ma è proprio l'arrogante ragazzo dell'aereo. 
E ora che guardo bene, noto anche il filo rosso. Non ho dubbi: tiene in mano la mia valigia!
   
 
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