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Autore: Walpurgisnacht    10/04/2020    0 recensioni
Immaginatevi il seguente scenario.
I sei superstiti della 78 che lavorano alla Future Foundation. Come in canon.
La 77 viva e riabilitata dopo il Killing Game di Jabberwock. Un po' meno canon.
Chili di idiozia, tic, stranezze assortite versate su tutti i presenti.
Ce l'avete un bunker antiatomico sotto mano, vero?
[Scritta da Mana Sputachu e Subutai Khan, con la gentile e apprezzata partecipazione straordinaria di Selena Leroy]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Byakuya Togami, Kyouko Kirigiri, Makoto Naegi, Touko Fukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un’oretta dopo, io e Kyouko ci stiamo dirigendo verso le terme. 
Siamo riusciti a sfuggire alla cameriera yakuza senza ripercussioni, messaggi minatori o teste di cavallo sul futon. Visto l’andazzo mi pare un successone.
Così dopo aver sistemato la nostra roba e indossato gli yukata, abbiamo deciso di concederci almeno un’oretta di relax in una delle vasche. Nello specifico, abbiamo scoperto che la struttura offre, oltre alle classiche vasche comuni, anche alcune vasche private da usare in famiglia o in coppia.
Potevamo mica non approfittarne? Chiaro che no.
E quindi siamo qui che cerchiamo la vasca che ci è stata assegnata, quando un suono attira la mia attenzione.
“Lo senti anche tu?”
Kyouko inclina leggermente la testa: “Sembra… qualcuno che canta.”
Siccome non riusciamo MAI a farci i fatti nostri, seguiamo la voce fino a trovarne la provenienza, una delle vasche in fondo che gli occupanti hanno dimenticato di chiudere. La voce è ora più forte, e decisamente conosciuta.
Io e la mia signora ci scambiamo uno sguardo complice.
Ci avviciniamo allo spiraglio per lanciare un’occhiata (sperando di non vedere cose che non voglio assolutamente vedere).
Vedo Togami e Fukawa. Fortunatamente avvolti nei rispettivi asciugamani, forse in procinto di uscire, o forse pronti a farsi la doccia e poi usufruire anche loro di una vasca privata. Niente fuori dall’ordinario, se non fosse che...
“Il cane della prateriiiah!”
“Ancoraaah!”
Sta cantando. In falsetto. E sculetta, battendo il piede per darsi il tempo.
“Ti prende e ti porta viiiah!”
“Lontanoooh!”
E Touko gli fa la controvoce.
Io e Kyouko ci guardiamo di nuovo, e persino lei sta facendo una fatica ENORME per non scoppiare a ridere. 
“È lui che lascia la sua sciaaaah!”
Ok, non posso farcela.
Mi allontano cercando di non ridere. O meglio, di non ridere troppo forte. Nel farlo vedo Kyouko riprendere la scena col telefonino per poi allontanarsi furtivamente e trascinarmi verso la vasca che abbiamo prenotato.
“Perché li hai ripresi?” chiedo, chiudendomi la porta alle spalle.
Lei sorride. Già, stupido io a pensare che non voglia usarlo in futuro come ricatto morale per qualcosa. Fa tanto quella matura e superiore, ma la sua rivalità con Togami è la cosa meno matura che io abbia mai visto in vita mia. Asilo Mariuccia levati.
Ma sapete che c'è? L'amo anche per questo.
Comunque sia, mi rendo conto di una cosa. Lasciando stare quella campana disastrata che è Togami, io sono solo con Kyouko. Solo con la mia donna e in una vasca prenotata solo per noi. Solo con una donna bellissima e che, tra le tante cose, mi ama.
"Perchè mi guardi con quello sguardo, Makoto-kun?"
Tesoro, te lo devo proprio dire che ho in mente?
"Pensavo che avremmo trascorso il tempo a prenderlo in giro..." e fa un cenno alle sue spalle, dove alcune note ancora giungono in sottotono.
"Ho in mente un modo migliore per trascorrere il tempo, sai?" 
E ragazzi, non giudicatemi male. Lo fareste anche voi. 
E poi lei mi sta anche facendo quello sguardo complice che mi manda in visibilio. 
Dio, quanto sono fortunato...
Poi la sento bloccarsi di botto, la magia svanire d'un tratto.
"Non hai sentito niente?" mi chiede.
No, dai, ti prego! Proprio adesso si doveva attivare il tuo radar da detective?!
"No, non ho sentito nulla..." e mi riavvicino a lei, nella speranza di riprendere quello che non abbiamo nemmeno incominciato.
Ma lei, che ormai è già entrata in modalità investigatrice, mi mette a bada con una mano sulle labbra.
E mi fa segno di tacere.
Vai a vedere che, miracolati un corno, adesso veniamo uccisi da impenitenti ex assassini solo perchè eravamo nel posto sbagliato al momento sbagliato? Vabbè, che poi in quel posto sbagliato ci siamo voluti andare è un pelo irrilevante, ma... davvero?
Kirigiri mi fa un cenno e mi indica un separè bianco dove, nonostante la tenue luce artificiale, si intravede un'ombra. Una piccola ombra che... ancheggia?
O è una donna che sta accovacciata nel modo più strano che abbia mai visto... 
"Che diavolo ci fai qui?" 
O è solo un puffo intento in qualcosa che... cielo, NON VOGLIO ASSOLUTAMENTE DESCRIVERE.
"Io? Assolutamente nulla... voi continuate... quello che stavate facendo..."
Teruteru Hanamura è l'ultima persona al mondo che mi aspettavo di trovare dietro ad un paravento vicino al mio ormai sfumato idillio romantico. Ma è anche la cosa più disgustosa. 
E qui Junko Enoshima non c'entra niente, questo è cresciuto storto e ancora più storto sta diventando.
"Noi non stavamo facendo nulla" ci tiene a sottolineare la mia dolce metà "... e non faremo nulla fino a quando non evaporerai da qui"
Wow, non mi ero accorto che fosse tanto incavolata! Quindi è dispiaciuta anche a lei quest'interruzione, eh?
"Ma...ma..."
Prende un lungo respiro, Kyouko, e le vedo una vena del collo pulsare eccessivamente,
"Vattene!" sibila "Adesso! Prima che chiami Nekomaru Nidai"
E ovvio che lei lo dice per intimorirlo, ma è anche ovvio che ha ottenuto l'intento opposto. Non ho intenzione di immaginare quello che l'hobbit della perversione sta immaginando, ma... da come si tiene il basso ventre, non ci vuole molto a fare due più due.
E visto che mi rendo conto che quello lì non solo non si schioderà di lì, ma la situazione potrà diventare solo più imbarazzante, mi viene un'idea.
Un'idea proprio bastarda.
"Hanamura-kun, che ne dici di un accordo?"
Quello mi guarda come a cascare da un albero, evidentemente non ci vede accordi in... in quel genere di cose, ecco.
"Se ci lascerai in pace, con l'ovvia promessa che non devi tornare indietro, ti indico esattamente dove l'integerrimo Togami fa cose non integerrime con Fukawa"
Vedo gli occhi di lui brillare, mentre la mia dolce metà si mette una mano sulla bocca per evitare di ridere.
Sì, tesoro, guardami e fammi sentire un genio bastardo. Ora lo sono.
"Allora?"
"Oh, sì, ti prego, sììììì"
E da come trema e traballa capisco che ce lo dobbiamo togliere dalle scatole immediatamente. 
"Quella parte. Quella" e gliela indico ben bene, e guai a lui se si azzarda a sbagliare "Vai... per l'amor del cielo, vai subito!"
Si rialza che sembra un budino sotto un terremoto. 
Per evitare di vederlo un secondo di più decido che è meglio prendere la mia metà e dileguarci. Nell'immediato istante di adesso.
Bella storia. Ora la mia vacanza è un po’ più degna di essere vissuta.
“Hai qualche idea su cosa possiamo fare?” mi chiede Kyouko. Eh? Cosa? Kyouko Kirigiri… è senza un piano?
Ok, è umana anche lei. Certe volte riesce a farmene dubitare.
“Mah, a dire il vero non saprei cosa…”.
E mi interrompo di scatto vedendo in lontananza Kuzuryuu che ancora vaga per i corridoi come un’anima in pena, ancora senza Pekoyama e ancora in compagnia della cameriera creepy.
“Sai che forse sì?” mi esce più malvagio di quanto volessi.
“E sarebbe?”.
“Ti va una caccia al tesoro per scoprire se il nostro gangster mignon ha i tatuaggi che in teoria gli competono, sotto quel gessato nero a righe?”.
“Come scusa?”. Per qualche motivo mi sembra scocciata, e non capisco il perché
“Oh su, non fare così. Mi hai chiesto un’idea e io te l’ho data. Se ti viene in mente qualcosa di meglio prego, sono tutto orecchi”.
“Perché mai hai tirato fuori una cosa tanto… stupida?”. Sì, va bene, potresti anche evitare di guardarmi come se fossi un ritardato.
Guardate come ci si riprende al volo.
“Mia bella signora, si dà il caso che quella delle trovate geniali sia tu. Io sono solo un umile e sfigato Fortunello che arranca cercando di stare al tuo passo”. Wow, non credevo che il tono untuoso mi sarebbe mai uscito così bene.
Lei pare apprezzare il tentativo di blandimento e adotta tutte le sue caratteristiche tattiche per camuffare l’imbarazzo, ma ormai sono troppo scafato sull’argomento per caderci e mi limito a un sorrisetto compiaciuto.
“Ok. Diciamo pure che accetti la tua proposta. Mi vorresti spiegare come intendi scoprirlo?”.
Mi gratto il mento, preso in contropiede. Me la sarei dovuta aspettare, questa domanda.
Decido di buttarla sull’improvvisazione, anche se so bene che non è decisamente ciò che predilige: “Non lo so. Cominciamo a seguirlo e vediamo, no?”.
Mi sovviene ora che in realtà noi avremmo dovuto scambiarci coccole ed effusioni, si vuol sperare via via sempre più spinte, in un bagno termale. Ma l’esibizione canora del duo Togami & Fukawa (pronti per il Festival della Canzone Popolare Enka di Sapporo, quello che tengono vicino al museo della birra) e lo sfortunato incontro col porco più tascabile del West… diciamo che i piani sono leggermente deragliati. E, cosa ancora più strana, persino la mia dolce metà sembra essersene dimenticata. Non è da lei, come potreste facilmente immaginarvi.
Va beh, chissenefrega. Ormai sono preso con la missione che mi sono autoassegnato, tempo per farci picci pucci a pelo d’acqua ce n’è in abbondanza.
Kyouko sbuffa, ma comunque acconsente. Meno male, che se ci si mette sa diventare davvero incontentabile.
Ci mettiamo a tallonarlo mentre cerchiamo di escogitare un modo per venire a capo del mistero. Purtroppo non ci si accende nessuna lampadina sopra la testa, né vera né metaforica.
L’inseguimento prosegue, ma resta infruttuoso.
Il capo ispettore dichiara il fallimento della cosa e decide di provare altre strade. Le quali altre strade si palesano nella forma di quello sciroccato di Gundam Tanaka.
“Tanaka-kun!” tento l’approccio morbido “Ascolta, avrei una domanda da farti”.
“Cosa può mai volere un misero mortale dal Signore Supremo del Ghiaccio? Non… non vorrai tentare di entrare in possesso della Chiave dell’Armageddon, spero! Persino io me ne tengo alla larga, è un faccia a faccia con il fato che non lascia scampo! Le fauci di Mxstrnzplof faranno di te un sol boccone!”.
“O santo cielo…” borbotta la metà migliore del nostro team investigativo. Le posso dare torto?
“No, tranquillo. Non ho interesse nel cimentarmi in duelli mistici con palle di fuoco, criceti mangiatori di anime umane, invocazioni allo zio di Lucifero fatte ruttando e quant’altro. Molto più semplicemente, volevo chiederti una cosa riguardo a Kuzuryuu”.
Lo sguardo dell’allevatore più pazzo del mondo si fa stranamente… timoroso. Uhm, ho come l’impressione che i rapporti fra lui e lo Yakuza non si possano esattamente definire idilliaci: “Lui è un sacco di carne strano, privo di particolari poteri ma comunque in grado di esercitare una notevole pressione spirituale. Il marchio che l’Antico Immondo ha impresso su di lui non sembra intenzionato a perdere il suo nefasto influsso tanto presto”.
“Oh, bravissimo. Proprio di marchi volevo parlare” ne approfitto, cogliendo al volo l’ennesimo sclero da chuuni “Che tu sappia, ha qualche tatuaggio? Magari un samurai con le katane o qualcosa di altrettanto sborone”.
“Non escluderei che il Drago di Kabukichō abbia qualcuno di quei bizzarri ammassi di inchiostro sulla propria pelle, no. Ma non è informazione in mio reale possesso”.
Addirittura il soprannome. Kiryu e Majima, spostatevi che arriva il gangster babyface.
“Dici che potremmo chiedere a qualcun altro della vostra classe, Tanaka-kun?”.
“Se ti senti in vena di affrontare il tuo miglio verde, sciocco temerario, non sarò io a ostacolarti. Anzi, berrò sangue di vergine mentre me ne sto sul lato del sentiero e ti vedo procedere spedito verso l’agonizzante morte che si avvicina”.
...è un modo contorto per farmi capire che non risponderebbero? Cavolo se serve un decodificatore di Morse quando si ha a che fare con te.
Visto che non ho più voglia di sentirlo delirare, lo ringrazio e ci allontaniamo.
“È stato un successone, direi” commenta sarcastica Kyouko.
“Una meraviglia, proprio. Senza contare il mal di testa provocato dalle vaccate di quello lì…”.
“Chiediti perché mi sono estraniata dalla conversazione, Makoto caro”.
“Perché sei più furba di me e non faccio fatica ad ammetterlo. D’altronde, in una coppia di sbirri, ci dev’essere quello intelligente come un comodino che si tuffa nell’azione senza manco guardare e quello che rimane indietro, osserva il collega fare una sequela di stupidaggini galattiche e scuote la testa sconsolato”.
“Chi tiene le manette?”.
“Che domande. Io”.
...non farmi quello sguardo allupato, ti prego. Finiamo in galera senza neanche ritirare i millecinquecento yen per essere passati dal Via.

Mezz’ora dopo ci accasciamo sui divanetti della hall.
Mai, MAI come in questo momento sento di aver sprecato tempo prezioso che potevo impiegare meglio. Tipo fare quel dannato bagno invece di inseguire mezza classe 77 per scoprire se Kuzuryuu è davvero tatuato dalla testa ai piedi.
Abbiamo evitato come la peste soggetti come Komaeda e Saionji (perché ok la curiosità, ma a discapito del mio fegato anche no) e puntato su gente apparentemente più disponibile nella speranza di carpire informazioni, ma è stato un fiasco clamoroso.
Nevermind ha proseguito la scenetta chuuni del suo degno compare/fidanzato/oscuro consorte/quello che è, Nidai e Oowari se le stavano dando di santa ragione (ma pare sia normale), e dalla saletta karaoke arrivavano versi agghiaccianti, segno che Mioda era troppo impegnata ad evocare Satana o chi per lui per rispondere alle nostre domande.
Pekoyama l’abbiamo scartata a priori, in quanto inseparabile guardia del corpo del Super Yakuza non avrebbe proferito parola né ora né mai.
Diciamo che in generale sembravano tutti cercare di sviare il discorso e non risponderci.
E ho il sospetto che non sia per riverenza nei confronti del loro compagno, ma piuttosto per un tacito accordo.
“È come se non volessero rivelarci la verità per pura ripicca.”
...Kyouko, esci dalla mia testa. Mi spaventi quando fai così. 
Ma…
“Pensavo esattamente la stessa cosa” annuisco. “Mi chiedo perché, però. Uno strano senso di cameratismo?”
“O come ho detto si stanno vendicando di noi.”
“Eh?”
“Le braccia di Klim. E la Prima Gita Aziendale.”
Sgrano gli occhi. Davvero se la sono presa per una cretinata del genere?
Nello stesso istante in cui penso questo, vedo un gruppetto della 77 arrivare da uno dei corridoi adiacenti, Hinata in prima fila e Kuzuryuu accanto a lui.
I nostri sguardi si incrociano.
Il Supremo Detentore di ogni Talento Possibile ed Immaginabile fa un sorrisetto soddisfatto, per poi proseguire la sua allegra passeggiata.
“Lo hai visto?” chiede Kyouko, pur conoscendo la risposta.
“Certo che l’ho visto.”
“E cosa ne pensi?”
“Penso che Hinata è tanto un bravo ragazzo. Ma a volte mi pento di non averlo lasciato su Jabberwock.”
Kyouko ride e si alza dalla sedia, porgendomi la mano: “Che ne dici se lasciamo perdere questa buffonata e torniamo al nostro piano originale?”
Improvvisamente il mio umore migliora.
“Ma sì, chissenefrega dei presunti tatuaggi di Kuzuryuu” dico, afferrandole la mano e alzandomi a mia volta. “Le onsen mi sembrano più invitanti.”
“Allora direi di andare a goderci un bel bagnetto, io e te da soli…”
“OH TE LO PUOI SCORDARE, KIRIGIRI.”
Alle nostre spalle… 
Cielo, in tanti anni che la conosco credo di non aver MAI visto Touko Fukawa COSÌ furiosa.
“Voi due” ringhia, avvicinandosi a noi. “Voi due me la pagherete cara, oh se me la pagherete. IO VI CI AFFOGO NELL’ONSEN!”
Giuro che in questo momento persino Syo mi farebbe meno paura.
“S-scusaci, era questione di sopravvivenza!” piagnucolo. “Eddai, Fukawa-chan…”
“Non usare il -chan sperando di uscirtene pulito, Naegi, sai? Credevo fossi il mio migliore amico!”
“M-ma lo sono” È s-solo che… non volevo Hanamura attorno, mi faceva senso ok?!”
“Ah beh invece noi non vedevamo l’ora di trovarcelo in vasca, non aspettavamo altro” commenta Togami, apparso dal nulla poco dietro la sua signora. Il fatto che siano entrambi avvolti negli asciugamani con i quali li abbiamo visti (pardon, sbirciati) mi fa pensare che il… contrattempo con il Super Cuoco Porco si sia risolto giusto qualche minuto fa.
“O noi o voi, Togami. Avresti fatto lo stesso.”
“Ma quanto sei stronza” si fa scappare il nostro ex Super Erede, che non cede mai al linguaggio scurrile. Questo la dice lunga su quanto sia incazzato.
Mi piazzo tra lui, Fukawa e la mia Detective poco incline alla diplomazia, nella speranza di arginare i danni (e, se i kami vogliono, uscirne vivo): “S-sentite, abbiamo agito d’impulso! Hanamura stava… trastullandosi nascosto in un angolo e dovevamo liberarcene! Ci dispiace averlo mandato da voi” e nel dirlo mi giro verso Kyouko, sperando finga di sentirsi almeno un po’ in colpa. 
Neanche per idea. 
Torno alla mia pantomima: “Mi dispiace molto, davvero. Come possiamo rimediare?”
I coniugi ToFu (ormai ribattezzati così da mia sorella Komaru, shipper impenitente di personaggi fittizi e non) si scambiano un lungo sguardo silenzioso, poi Togami parla: “Cedeteci la vostra prenotazione per l’onsen di coppia.”
“Cosa?!”
“La nostra è andata a farsi benedire, ma mi è parso di capire che voi non avete ancora usato la vostra” sorride, sistemandosi gli occhiali sul naso. “Lo trovo uno scambio equo.”
“Equo un corno” sussurra Kyouko, avvicinandosi a me. Touko fa altrettanto: “Abbiamo ancora altri quattro giorni davanti a noi in questo posto di merda e avrete sicuramente modo di rifarvi. Noi abbiamo perso la nostra prenotazione per colpa vostra e di quell’erotomane. Prendere o lasciare.”
Stavolta tocca a noi il lungo silenzio.
“...va bene.”
Alla fine, seppur controvoglia, accettiamo. Persino Kyouko non osa controbattere. In effetti l’abbiamo combinata grossa, e il senso di colpa ha probabilmente attecchito anche su di lei.
Osserviamo i coniugi ToFu allontanarsi beati.
“Siamo rimasti senza niente da fare, quindi.”
Mi volto verso di lei: “Beh, Kirigiri-san… abbiamo una camera.”
In fondo ad andare sul classico non si sbaglia mai.

“Voi due sembrate particolarmente rilassati.”
Asahina ci guarda con un sorrisetto malizioso, tipico di chi sospetta sconcezze sui suoi amici.
Ricambio.
Non vedo perché negare l’evidenza. Persino Kyouko si lascia andare a un mezzo sorrisetto, senza smettere di mangiare.
Inutile dire che rientrare in camera è stata un’ottima scelta, e le onsen non ci sono mancate poi troppo. Abbiamo persino avuto il tempo per un secondo round prima di prepararci per la cena.
“Anche voi due avete l’aria decisamente soddisfatta.”
Il secondo commento della nostra Nuotatrice è ovviamente rivolto a Togami e Fukawa, seduti all’altro capo del tavolo. La Super Scrittrice sfodera un sorriso sornione, imitato in maniera più moderata dalla sua dolce metà. La nostra prenotazione deve aver rinfrancato il suo spirito, e molto, perché durante la cena è stato persino piacevole e di compagnia - per i suoi standard, chiaramente.
Aoi annuisce e ghigna, pronta a tirar fuori qualche provocazione ai danni di Togami, quando cambia improvvisamente espressione: “Hagakure-kun, va tutto bene? Sembri… strano.”
Ci voltiamo tutti e quattro a guardare il nostro Ciarlatano preferito, e in effetti la sua solita aria scanzonata e bonaria ha lasciato il posto ad una faccia tesa e nervosa.
“Hagakure-kun… tutto ok?” insisto.
Lui mi risponde con una risatina che più falsa non si può: “Ma certo che va tutto bene, Naegicchi! Perché non dovrebbe?!”
“Spero che la cena sia di vostro gradimento.”
La cameriera Kyouko appare letteralmente dal nulla, silenziosa come un ninja.
Nello stesso istante il nostro Ciarlatano di fiducia sbianca completamente come se avesse visto un fantasma.
Hagakure-kun… che hai combinato?
Sto quasi per chiederglielo, per chiederglielo ad alta voce che nemmeno per un secondo si deve azzardare a pensare di non rispondere, quando un tocco leggero alla spalla mi fa sussultare.
“Ti conviene lasciare perdere” dice Asahina, e mi guarda con un’espressione… annoiata? La faccia di chi ti vuole bene ma ti trova un tantino rompiscatole.
E a proposito di facce...
“Ce l'ha scritto in fronte che ha combinato qualche casino” 
“È grande e vaccinato, imparasse a cavarsela da solo ogni tanto”
“E se muore di sicuro non ne sentiremo la mancanza” aggiunge quell'esempio di simpatia di Togami.
Per fortuna il nostro Nostradamus di quartiere non li sente.
“Mi spiegate perché, tra tutte le onsen, quel bastardo di Munakata ha scelto proprio questa?” biascica Hagakure, e crolla letteralmente sull'unica sedia libera del tavolo. 
Già lui è più vecchio di noi, così bianco come un cadavere e la faccia sconsolata sembra vicino a farsi pensionare. O a farsi pensionare dalla vita.
“Hagakure-kun… è successo qualcosa?” provo. Vedo quasi tutta la 78 guardarmi con un evidente sguardo di disapprovazione.
Ma non vi fa pena nemmeno un po’ 'sto disgraziato?
“Tranquillo Naegicchi” fa quello, e allunga la mano verso la bottiglia di vino che sta sul tavolo. Toh, vuoi darti all'alcolismo?
“Sei proprio sicuro che non ne vuoi parlare?”
“Te l'ho detto, va tutto bene” 
E il primo bicchiere vola giù in gola.
La strada per l'alcolismo è fatta di questi momenti, alla fine. Ho perso il conto delle bottiglie che ha ordinato, e adesso dorme con la faccia sul tavolo e la bava alla bocca. Per completare il quadretto, si sta pure abbracciando l'ultimo collo di vetro a cui si era attaccato direttamente, senza più il bicchiere a fare da intermediario. Davvero una scena e una cena patetica.
Senza contare che manco si sveglia, e Asahina lo sa perché ha avuto il grande piacere di riempirgli la testa di sberle e urla. 
Mi raccomando, ragazzi, seguite la retta via. Non diventate come Hagakure. Mai.
“Lasciamolo qui, così impara la prossima volta”
“Possiamo provare a picchiarlo un altro po’ per vedere se si sveglia? Tanto è comunque divertente”
Gente, avete l'immondizia al posto del cuore.
“Dai ragazzi, non ce la faccio a sollevarlo da solo” supplico, anche perché pure a volerlo trascinare non ci riesco a reggere tutta quella Tour Eiffel di rasta e barbetta
“Nessuno ti dice di farlo” chiosa Kyouko. Cara, anche tu?
“Non si preoccupi, Naegi-san! L'aiuterò io”
“YIKES!”
Di nuovo lei, maledizione! E quando dico maledizione intendo le bestemmie che sta lanciando il mio povero cuore per il quasi infarto che ha rischiato a causa della cameriera ninja conosciuta da tutti come Kyouko.
“Va tutto bene?”
Prima che arrivassi tu sì.
“Ecco… non c'è nessun problema, davvero”
“Mi era sembrato di capire che ha bisogno di aiuto per portare Hagakure-san nella sua stanza”
E lo dice con un sorriso che in un'altra circostanza, in qualsiasi altra circostanza, avrei trovato quasi adorabile.
Peccato che io so, e lei sa che io so, che lei fa parte della yakuza, e che per un motivo non ben precisato è diventata il primo gradino nella strada che farà di Hagakure un alcolizzato di prim'ordine.
“In realtà ho già deciso come… aggirare l'ostacolo, credo” sospiro, con un falsissimo sospiro innocente.
“Davvero?”
Ceeeeerto… potrei trascinarlo come un sacco di patate, a pensarci bene. O come un cadavere, ad usare un umorismo macabro.
“Davvero davvero”
Ah beh… spero solo che i pavimenti della onsen siano puliti.
Ma sai cosa? Anche chissenefrega dei pavimenti più o meno sporchi. Ho il buon cuore di non lasciarlo lì a dormire come un accattone, non posso anche preoccuparmi di non sporcarlo mentre me lo scarrozzo verso camera sua. Al peggio si farà una doccia.
Mi accomiato dalla cameriera più inquietante del West. Gli altri disapprovano, chi silenziosamente e chi facendo smorfie poco equivocabili.
Begli amici e bella fidanzata che mi ritrovo. Quando parte il prossimo tram per la Luna?
E così, mentre avanzo tipo bandolero stanco trascinandomi un sacco che non fa nulla per aiutarmi a portarlo, mi viene la malsana idea di chiedermi cosa lega Yasuhiro Hagakure alla signorina Kyouko Yakuza. Dove Yakuza sta come cognome fittizio, nel caso non si fosse capito.
La risposta sovviene da sé, tipo fulmine globulare nel cielo terso (...devo smetterla di leggere gli appunti di Fukawa-san, mi fanno male): è chiaro che questo tontolone ha provato a estorcere soldi a quella gente assai raccomandabile, ricavandone probabilmente un attacco di itterizia e la cagarella a spruzzo per una settimana abbondante.
Quindi mi vien facile pensare che Kyouko Yakuza facesse parte del clan sottoposto ai suoi maldestri tentativi di truffa. Che fossero i Kuzuryuu? D’altro canto lei e il boss tascabile sembrano conoscersi così bene.
Oh beh, informazione poco importante.
Ecco, sento arrivare quella sensazione. La sensazione che, in quanto autoproclamato martire della fu classe 78, sta a me farmi carico dei problemi dei miei compagni.
Chi me lo fa fare, si può sapere? Non sono fatti miei, Hagakure se l’è andata a cercare e quasi sicuramente se la merita, io ho già i miei crucci e non sento il bisogno di averne altri…
No, sono troppo buono per lasciarlo solo mentre cerca di farsi venire una cirrosi epatica con i fiocchi.
Mannaggia a me.

I don't care if Monday's blue
Tuesday's gray and Wednesday too
Thursday I don't care about you
It's Friday I'm in love

Suoneria del cellulare? Da Kyouko non Yakuza? Sono sorpreso, lo ammetto.
CLICK.
“Dimmi, cara”.
“Makoto-kun, scusa. Non avrei dovuto lasciarti da solo a pensare a quell’idiota di Hagakure. Mi spiace. Ti raggiungo in camera sua per aiutarti”.
E mette giù, lasciandomi qualche secondo a guardare istupidito il cellulare. Se c’è una cosa che posso dire di Kyouko Kirigiri è che preferirebbe farsi torturare a fuoco lentissimo e bassissimo per tre mesi consecutivi piuttosto di ammettere un errore in maniera così chiara. Ora, non sto dicendo che non sia capace di chiedere scusa in generale… solo che di solito c’è bisogno dell’ausilio di un vocabolario giapponese-Kyoukese per interpretare al meglio i suoi sorrisini sghembi e tutti i piccoli tic che manifesta in simili occasioni.
Essere tanto diretta e arrendevole non è da lei, nossignore.
Qui gatta ci cova.



Ok, piantala di essere paranoico. Stai parlando della tua ragazza, la persona che ami e che ti ama.
Vuole solo darti una mano a sistemare al meglio questo caso umano. Non vederci secondi fini dove non ce ne sono.

Sono. Un. Cretino.
Perché? Perché non mi fido mai del mio istinto? Ogni tanto il poveretto ci azzecca anche, poi arrivo io a maltrattarlo e a farlo pentire di esistere.
Una volta giunta in camera di Hagakure, Kyouko Kirigiri si è tolta la maschera della brava persona e ha assunto un sorriso che ancora un po’ neanche il marchese De Sade mentre tirava fuori il gatto a nove code.
E ahimè, ho imparato a riconoscerlo. È il sorriso che sfodera quando c’è un mistero da risolvere, mistero che la incuriosisce in quella maniera morbosa di cui non farebbe mai a meno.
Ha deciso di capire perché il nostro Ciarlatano preferito ha avuto un mezzo tracollo quando il suo sguardo si è incontrato con quello della cameriera.
“Avanti Hagakure, svegliati. Ho un sacco di domande da farti”.
Kami. Ha parlato col tono che potrebbe avere un boia poco prima di affilare la mannaia con la lingua.
Lo guarda mentre è ancora privo di sensi, sdraiato sul letto. Mi dà la chiarissima impressione di volerlo sbranare, e non solo a parole.
...vescica, lo so che in questo momento provi empatia per quella testa vuota ma nel contempo piena di rasta. Però trattieniti, per l’amor del cielo.
“Andiamo, Fattucchiere! Non è ora di dormire!”
“Veramente la sarebbe” borbotto, beccandomi un’occhiataccia.
“Makoto-kun, non mi sei d’aiuto.”
“E non voglio esserlo! Kyouko-chan, è quasi l’una di notte e dubito che Hagakure si riprenderà nei prossimi dieci minuti, se non per vomitare l’anima e il pranzo di Natale del ‘98. E ci terrei a ricordarti che non sono fatti tuoi.”
“Certo che lo sono!”
“Ah sì, e perché? A cena ha detto che va tutto bene.”
“Mentiva, e sono fatti miei perché sono ancora la Super Detective.”
“In questo momento mi sembri più la Super Portinaia.”
Lo sguardo d’orrore e sorpresa è la conferma che il mio colpo è andato a segno.
“...avevamo detto che la Super Portinaia era Togami, non puoi paragonarmi a lui” ringhia, ma non mi tange: “Già, peccato che quando si tratta di ficcanasare siete uguali in maniera quasi inquietante.”
Ha la decenza di non rispondere, nemmeno con un “anche tu non scherzi”. Perché sa che sono proprio lei e quell’altro a portarmi a malastrada. Rincaro la dose: “E comunque in questo momento sei tu ad essere nella stanza di Hagakure, in piena notte, nel tentativo di rianimarlo e interrogarlo come in un episodio di Law & Order. Togami invece è in camera sua a dedicarsi a ben più interessanti attività con Fukawa-chan. Cosa che potremmo fare anche noi, se non fossi così decisa a ficcare il naso nella vita privata di un tuo amico.”
Kyouko si morde il labbro e distoglie lo sguardo.
“...potresti aver ragione.”
“So di averla” annuisco.
“Ma… se chiedesse…”
“Se dovesse farlo gli darai una mano e io non te lo impedirò. Ma per stanotte ce ne torniamo in camera nostra come due persone vagamente normali” e detto questo mi alzo, la acchiappo per le spalle e la spingo fuori dalla stanza.
Ancora una volta Makoto Naegi ha salvato il suo piccolo mondo da un’altrettanto piccola catastrofe nucleare.

Il mattino dopo arriva senza intoppi o drammi: la colazione è abbondante e tranquilla, di Hagakure neanche l’ombra (quelle bottiglie di sakè dovevano essere davvero forti), e soprattutto nessuna cameriera yakuza appostata da qualche parte ad osservarci come una leonessa osserva la sua preda (ok, l’ultimo manoscritto di Fukawa-chan mi ha preso un sacco). 
L’unico incidente degno di nota è stato quando Nidai ha fatto quasi esplodere una delle vasche termali, ma non riguarda noi della ex 78 e non voglio saperne nulla.
È ormai ora di pranzo, e voglio solo pensare al delizioso katsudon e alla torta kasutera che mi attendono.

“Allora, hai qualcosa da dire?”
“Abbiamo tutto il giorno, possiamo aspettare.”
“Naegicchi, aiuto!”
Ogni tanto mi chiedo se non dovrei liberarmi del titolo di Super Fortunello, ormai suona come una presa in giro.

“Dai, sono stati carini a portarci il pranzo in camera!” trilla Aoi ingozzandosi di riso. Touko non solleva nemmeno lo sguardo dai suoi noodles quando risponde: “Aspetta che Munakata venga a sapere che il servizio in camera si paga a parte.”
Sospiro, masticando un pezzo di katsudon. Almeno sul pranzo ci avevo azzeccato.
Sapete quando dicevo che la giornata era iniziata bene e senza intoppi?
Ecco, non avevo tenuto conto del fatto che Kyouko avrebbe cercato in ogni modo di braccare Hagakure e proseguire col piano della sera precedente.
“Insomma, ciarlatano che non sei altro, ti decidi a vuotare il sacco?!”
E che avrebbe chiamato la comare Togami come rinforzo.
Così ora ci ritroviamo tutti e sei in camera di Hagakure, tre di noi intenti a pranzare come persone normali, due che coronano il loro sogno proibito di giocare alla santa inquisizione, e il legittimo proprietario della stanza che cerca di sfuggire loro provando a mimetizzarsi con il parquet.
“Naegicchi, ti prego! Ho paura di Kirigiricchi!”
“Vuol dire che io non ti faccio paura?”
“Al tuo brutto carattere sono ormai abituato, Togamicchi… no, NO! PIANO CON QUELL’ATTACCAPANNI!”
“Non dovremmo fermarli?” chiede Touko, senza troppa convinzione. Sospiro: “Ieri sera ci ho provato ed ecco dove ci troviamo ora.”
Evito per un pelo una ciabatta, che va a schiantarsi sulla parete dietro Aoi. Alle sue spalle noto anche Hagakure, che a quanto pare vuole usarla come scudo tra lei e un inviperito Togami.
“Se speri che ti difenda ti sbagli di grosso” conferma lei, addentando un mochi.
“Lasciami, Kirigiri. Non puoi impedirmi di picchiarlo!”
“Sì che posso, se no si rifiuterà di parlare.”
“Voi due siete terribili, non so come Naegicchi e Fukawa-chi possano stare con due persone crudeli come voi!”
Me lo chiedo anche io, in effetti.
“Passi Naegi, ma credi davvero che Touko abbia un carattere migliore del mio?”
“Ehi!”
“Beh non sta cercando di uccidermi col mobilio, quindi sì, ha guadagnato un posto molto alto nella mia classifica personale!”
Altra ciabatta.
“Spero che il lancio di scarpe ti stia allenando il polso, tesoruccio, perché stasera sarete solo tu e lui” è l’unico, stranamente pacato commento di Touko alla precedente uscita di Togami. Che comincia a tirar fuori scuse mentre noi ce la ridiamo alle sue spalle, com’è giusto che sia.
Forse si sono finalmente arresi.
“Ehi, EHI HAGAKURE DOVE SCAPPI!”
...scemo io che spero.
Approfittando della lite in casa Togami-Fukawa, Hagakure se l’è filata fuori dalla camera, riuscendo persino a trafugare il suo pranzo senza farsi vedere. Bisogna concederglielo, è un ciarlatano coi fiocchi.
Kyouko chiude con poca delicatezza la porta e sbuffa: “Complimenti, te lo sei lasciato scappare!”
“Io? Adesso è colpa mia?”
“Non sono io che ho involontariamente insultato la mia fidanzata” sorride lei, subito imitata da Touko. Finalmente si calma e prende posto accanto a noi, dando uno sguardo alle pietanze ormai fredde: “In ogni caso ormai è andata, e a noi rimane solo una cosa da fare.”
“Abbandonare la carriera da poliziotto cattivo e poliziotto più cattivo?” chiedo.
“No. Andare a parlare direttamente con la cameriera Kyouko.”
Togami ghigna.
Noialtri li guardiamo sconvolti.
E sì, dovrei veramente smetterla di sperare in… qualunque cosa. 
La sfortuna avrà sempre la meglio.
E ovviamente chi è stato scelto dalla vile sorte per portare avanti questa indagine?
“Andrai tu, Makoto” e sembra una condanna a morte, quella di Kirigiri.
“Perché io?”
“Perché hai l’aspetto più innocuo. Davanti alla tua faccia potrebbero persino sbottonarsi più facilmente”
Beh, se la metti così… vorrei ancora dirti di no, milady.
“Andiamo, poche storie” bercia Togami “Non ti ha ucciso Enoshima, perché dovrebbe farlo la yakuza?”
Perché la yakuza ha sempre una pistola carica, biondo platinato.
Oddio, non è che davvero mi aspetto di essere fucilato solo perché ho fatto una domanda di troppo. Se davvero fosse questa la politica della onsen dove ci troviamo, minimo minimo avrebbero fatto bancarotta a furia di perdere clienti. Magari mi va bene, mi dico, magari semplicemente mi mandano a quel paese.
“Vuoi che venga con te, Naegi-kun?”
Lo sta chiedendo colei che fin dall’inizio in questa storia c’è entrata solo perché nei pranzi di gruppo si ordinavano ciambelle alla Homer Simpson.
“Ehm… Asahina-san? Mi è sembrato di sentirti dire che…”
“Ah, non fare il salamelecco, Naegi-kun! Hai capito benissimo! Ma se davvero la mia collaborazione ti schifa non devi far altro che dirmelo”
“Piuttosto saresti inutile” commenta Togami, col suo solito tatto.
“Hai la perspicacia di un criceto sotto antibiotici” infierisce Touko.
“Ehi! Ora mi sto offendendo!”
“Se vuoi… a me sta bene” intervengo, giusto per spegnere la faida prima che degeneri “In fondo due occhi e due orecchie in più non possono che farmi bene”
Senza contare che, se davvero mi uccidono, non mi dispiacerebbe avere un bel testimone oculare in grado di smantellare questo posto dalle fondamenta.
“Ah, davvero?” chiede Aoi, ma è sospettosa. Giustamente, dopo quello che le hanno detto.
“Sì, davvero. Prima ero solo confuso… insomma, non è che tu ci tenga particolarmente, ad Hagakure-kun”
“E non ci tengo, infatti” esclama lei, candida “Solo mi dispiace vederti investigare quando dovremmo essere in vacanza. E poi mi sto infiacchendo: qui non sto facendo nulla, nuoto poco e dormo troppo. Sarà un bel modo per mantenermi attiva”
Quindi adesso sono diventato un tapis roulant per nuotatrici svogliate. La mia vita inizia davvero a fare schifo.
“D’accordo. Però almeno non sorprendetevi molto quando torneremo a mani vuote”
“Non essere disfattista, Naegi-kun” fa la mia diversamente gentile fidanzata “O comincio a pensare che tu non ci stia nemmeno provando”
E infatti non ci voglio provare. Mi sono forse perso la parte in cui mi lasciavate un po’ di scelta?
“Ci proverò, ci proverò. Quello che vorrei farvi notare è che stiamo parlando di un’organizzazione che… per citarti: non si sbottona facilmente”
“Sta a te fare in modo che accada, allora” fa Togami.
“Noi nel frattempo vediamo se riusciamo a trovare quel degenerato di Hagakure. Gli farò pentire di questa fuga”
Quasi quasi sono felice di andare in cerca di Kyouko Yakuza. Così non vedo lo squartamento che metterà in piedi Kyouko non Yakuza che sta per diventare peggio della Yakuza.
 E andiamo in giro a cercare, ma davvero di questa ragazza non c’è traccia.
Ci sono io, c’è Asahina e c’è una onsen che, pure mono piano, ha più stanze di quante ne può contare la reggia di Versailles. A quanto pare il non perdersi è tutta una questione di orientamento, e se quando non eravamo coinvolti in questo macello ancora sapevo indirizzarmi verso la mia stanza, adesso comincio a pensare che se vado avanti ancora tornerò inaspettatamente a casa mia. Quella mia vera, vicino alla Future Fondation. Il che mi porta a pensare: ma perché non ci sono rimasto, a casa?
“Dovremmo tornare indietro?” fa Asahina, delusa almeno quanto me.
“In realtà sono un po’ spaventato all’idea di quello che potrebbero farmi Kirigiri e Togami se scoprono che sono tornato a mani vuote”
“Non stai facendo una bella figura in questo momento, Naegi-kun”
“Dubito seriamente che tu mi creda un cuor di leone, Asahina-san”
Tra botta e risposta continuiamo a camminare, e anche se siamo stanchi proseguiamo oltre. Oltre cosa non lo so, ma immagino che prima o poi troverò qualcosa o qualcuno in grado di farmelo capire.
E a proposito di qualcuno… vedo davanti a me l’ultima persona a cui stavo pensando in quel momento.
Kuzuryuu, questa volta ben scortato dalla sua guardia/fidanzata Pekoyama.
“Li hai visti, vero?” chiede Asahina, che sta guardando nella mia stessa direzione.
Va detto che non c’è nulla di strano a vederli insieme. In questo momento siamo davanti a quella che non fatico a identificare come una semplice sala ristoro dove le persone normali si siedono e prendono qualcosa da bere o da mangiare mentre leggono un buon libro. È una bella camera che parla di una vita normale a cui credo ormai di aver rinunciato, e forse è proprio per questo che quei due, ex membri sanguinari sia della mafia che dei Remnants of Despair, sembrano ancora più fuori luogo di me. Parlano e si lanciano occhiate furtive attorno, la tipica espressione di chi sta aspettando qualcuno che sta facendo ritardo.
“Che ne pensi se andiamo a parlare con loro?” propone Asahina, pazza suicida.
“Con loro ho meno possibilità di farli parlare che non con Kyouko”
“Ma Kyouko non la conosci, e non sai come prenderla; quei due invece un po’ sì”
“Conosco Kuzuryuu? E da quando? L’unica cosa che so di lui è che ha un’altezza più imbarazzante della mia e che è bene non farglielo presente”
“Ecco, visto che lo sai vedi di chiudere quella fogna!” esclama chi fino a quel momento non ci aveva visti.
Dobbiamo aver fatto chiasso con il nostro battibecco, perché entrambi si sono alzati dalle poltrone in cui sedevano per raggiungerci. E ci stanno guardando proprio male.
“Ehm… non volevo offenderti”
“A me sembra proprio il contrario”
“Ma… ok, lasciamo perdere. Andiamo, Asahina”
“Cosa?!” fa lei “Senza nemmeno chiedere?”
“Chiedere cosa?” chiede giustamente il biondo
“Quella cosa che io non volevo chiedere. Non a lui, almeno”
“Vuoi dire che adesso non sei più spaventato da quello che ti faranno Togami e Kirigiri?”
Ehi, così giochi sul pesante!
“Insomma, smettetela di girarci intorno: si può sapere che cazzo è che volete?”
Scappare, tanto per cominciare. Magari su un altro pianeta.
“In realtà non volevamo disturbare te” dico invece “Ehm… per caso sai dov’è Kyouko? La cameriera dico, non la mia ragazza”
“Saresti molto cretino se avessi perso la tua donna, mezza cartuccia”
Da che pulpito.
“Beh, comunque… sai dov’è?”
“Perché diavolo dovrei saperlo? Non sono mica la sua fottuta baby sitter”
E dopo questo limpido linguaggio forbito posso almeno dire alla mia metà di averci provato.
“Ok, allora togliamo il disturbo e…”
“In realtà possiamo chiedere direttamente a te”
Questa volta a parlare è Asahina, e prima che possa fermarla mi ghiaccia con uno sguardo che dice chiaramente “Se ti azzardi a fermarmi, la prossima volta che vado in piscina ti ci affogo dentro”
“E allora spara, su!” fa Kuzuryuu, spazientito.
“Vedi…”
E gli spiega tutto. Dal dover far sbottonare gli altri, adesso siamo noi quelli che si sbottonano, e svuotiamo tutte le povere pene di un Hagakure alcolizzato che ha tanta paura di Kyouko Yakuza, ma non abbastanza da confessare a Kyouko non Yakuza cosa si nasconde sotto.
Sì, per chi se lo sta chiedendo: questa cosa dello stesso nome inizia a confondermi un po’.
“Quindi volete sapere cosa cazzo vuole da quel palo con le gambe Kyouko?” sintetizza Kuzuryuu, e si mette a rifletterci su. Si mette persino l’indice sul mento, in una posa da pensatore che viene però ridicolizzata da quella faccia da eterno bambino che si ritrova.
“Ehm… quindi ce lo dirai o non ce lo dirai?” chiede Asahina, a quanto pare proprio stufa di quella ricerca alla quale si è autoinvitata da sola.
“Beh, forse dovremmo chiedere prima: ne sai qualcosa oppure no?”
“Per saperlo lo so. So tutto” risponde lui, guardandomi fisso negli occhi. Poi mette su un sorriso che può solo essere definito da stronzo e fa “Sono anche disposto a dirtelo, ma a una condizione: che svuotiate il sacco sulla prima gita aziendale della Future Foundation”
Sto per dirgli qualcosa (nella mia testa il discorso si struttura in una sequela di “Ehm”, “Dunque”, “Forse”, “Sì, però…” e ruttini da nervoso) quando Aoi si frappone fra me e lui: “Non esiste”.
“Oh cazzo, ma dai!” prorompe il gangster più basso del cosmo “Si può sapere cosa minchia è successo? Sembra che si stia parlando dell’Olocausto tanto è un segreto terribile e inenarrabile!”.
“Esatto, è terribile e inenarrabile. E c’è un patto di sangue fra tutti coloro che vi hanno partecipato: mai parlarne con esterni. MAI. Sono terminate vite e carriere in quel frangente, non è giusto nei confronti delle vittime”.
“Mapperfavore! Un’organizzazione come la Future Foundation non si può permettere un bordello del genere, ne va della sua immagine pubblica!”.
“Pensala come vuoi, non è affar mio. La risposta resta no”.
“E allora voi vi attaccate al tram, correte e spero anche che vi si rompano le gambe per il troppo sforzo”.
Allegria. Tutto questo si sta risolvendo in un gigantesco buco nell’acqua, perché sono del tutto consapevole del fatto che parlare della Prima Gita Aziendale è off-limits (pena Kyouko non Yakuza che cerca di decapitarmi a mani nude e Togami che ha un’altra delle sue notorie reazioni pacate da gentleman). Ma con che faccia torno a mani vuote di fronte a quella satanassa della mia fidanzata e al suo degno compare biondo ammazza-Makotino-innocentino-tenerino?



Sapete cosa? Per una volta farò l’acculturato e prenderò come modello un mirabolante esempio di saggezza contenuto nella Bibbia.
Pilato, ti seguo.
Io me ne lavo le mani. Vedetevela fra di voi.
Esprimo questa mia presa di posizione ad alta voce, cercando di palesare il disinteresse che ho consciamente deciso di provare per tutta questa farsa. Gli altri partecipanti mi guardano chi stralunato (Aoi), chi vaghissimamente in collera (Kuzuryuu), chi con indifferenza (Pekoyama, che poveretta non ha spiccicato mezza parola e vincerà il premio Miglior Soprammobile Umano anche per quest’anno. Anche se forse, a guardar bene, ci sta prendendo tutti come una manica di idioti. Le posso dar torto?).
“Sei… serio, Naegi-kun?”.
“Mai stato più serio in vita mia, Asahina-san. Non intendo espormi a scapito della mia cotenna, che sai bene verrebbe fatta a pezzi da Kyouko”.
“Ma… ma…”.
“Non provare a convincermi, ormai mi sono deciso. Sbrigatevela per i fatti vostri. Io me ne tiro fuori. Anzi, penso che andrò a godermi il resto del pomeriggio da solo e in santa pace”.
“Tu sai che io andrò a fare rapporto al sergente Kirigiri e che lei verrà a cercarti armata di furiosissimo sdegno e, soprattutto, di una mannaia?”.
“Ne sono consapevole. È un problema mio e me la caverò in qualche modo”.
Mentre me ne vado, lasciandoli nel loro brodo, sento un elogio funebre per la mia anima.
Grazie Aoi, gentilissima.

Sono al bar dell’onsen. Incredibilmente ho optato per una birra, piccola perché non voglio fare la fine di quel derelitto di Veggente.
Ma sai che, quando si sta lontano dalla pazzia incipiente e dagli ex compagni di classe che si fissano sulle più infime delle stupidaggini, l’aria non è poi così irrespirabile?
Come non detto. Sento una potentissima aura omicida che si avvicina a grandi falcate alla mia sinistra.
Temo di sapere a chi appartiene.
Però dai, mi sento tranquillo. Penso, o meglio spero, che non voglia ricorrere alla tortura pur di farmi cambiare idea. Immagino, o meglio spero, che la mia piccola esistenza abbia un minimo di valore per lei.
“MAKOTO”.
Ciao, mio angelo azzurro.
Mi giro lento nella sua direzione e quasi sento l’impulso fisico di schivare i raggi laser che (non) mi sta sparando addosso dagli occhi.
“Qual buon vento, Kyouko-san. A cosa devo…”.
“AVEVI UNA COSA DA FARE. UNA SOLA. E INVECE SCOPRO CHE HAI DISERTATO LA CAUSA E TI SEI DATO ALLA MACCHIA COME IL PEGGIORE DEI VILI”.
Faccio per sistemarmi e fronteggiarla meglio. Non riesco neanche a iniziare il discorso che lei, fulminea, mi afferra per il colletto della maglia.
...ehi, non starai esagerando un pochetto? Ma giusto un tantinello, eh.
“Kyouko-san, addirittura le mani?”.
“ADDIRITTURA”.
“Per favore, smettila di parlare come una creatura dell’oltretomba”. Anche se, e mi duole ammetterlo, la trovo sexy anche in questa veste demonica.
“TU NON HAI IDEA DEL DANNO CHE HAI FATTO”.
“E allora dimmelo tu se sono troppo stupido per arrivarci!”. Sento un’inusuale voglia di ribellione, di quella tipica adolescenziale. In questo momento io sono il ragazzino impertinente e lei la vecchia incartapecorita che sta cercando di soffocare il mio modo di essere.
“HAI PERSO… ehm, hai perso l’unica possibile fonte di informazioni che avevamo per scoprire la causa dei problemi di Hagakure, ecco cosa”. Acciderbolina, ti si è sgonfiato il vocione?
“Asahina ti ha detto cosa Kuzuryuu aveva chiesto come contropartita per rivelarmelo?”.
“...”. So riconoscere i silenzi colpevoli della mia ragazza. Aspetta che segno un punticino sul mio tabellone mentale.
“Non l’ha fatto. Allora lascia che sia io a colmare questa tua grave lacuna. Voleva un resoconto completo della Cosa che non può Essere Nominata”.
Sì, certo che sì. La Prima Gita Aziendale è come Voldemort, solo un po’ più brutta e antipatica. Ma con più naso.
La debacle non dura più di qualche secondo. Rinvigorita da nuova isteria, riprende l’assalto: “Avresti dovuto inventarti qualcosa. O tornare al quartier generale, riferire la situazione e aiutarci a trovare una soluzione”.
Non faccio un plissè nello scostarle le mani, che cominciava a essere un po’ fastidiosa, e nel risponderle: “No, non avrei dovuto fare nulla. Mi sono lasciato trascinare sin troppo da tutta questa enorme idiozia. Hagakure ha gli incubi a occhi aperti perché si sente perseguitato dall’ombra di Kyouko Yakuza? Fatti suoi, che non ci riguardano realmente. Tu e Togami dovreste imparare a farveli ogni tanto, i fatti vostri intendo. Pare si campi cent’anni. E a comportarvi da persone vagamente normali”. Wow, allora anch’io ce l’ho nascosta da qualche parte una cisterna di sarcasmo. Non credevo.
Schiuma rabbia, quasi in senso letterale. Serve un fazzolettino, cara?
“Questo tuo tradimento non passerà impunito, sappilo. Prima di andarcene da Beppu un giretto turistico dei Nove Inferni te lo faccio fare” sibila nel girare i tacchi. Guardo la sua schiena che si allontana, chiedendomi di che cosa diavolo stava parlando.

Il giorno dopo.
Se c’è una dote che non si può negare a Kyouko Kirigiri, di professione superdetective, è la testardaggine.
Ha cercato di farmi tornare all’ovile almeno diciotto volte nell’arco dell’intera giornata. Cambiando persino tattica. Una volta è arrivata alla carica come un toro capace solo di vedere il colore rosso; la successiva è stata molto più morbida, imbastendo un discorso articolato e incredibilmente quasi sensato. Sono seguiti vari altri tentativi, tutti puntualmente falliti.
È sera.
Dopo essermi fatto uccel di bosco per il resto della giornata, apro la porta di camera nostra. Sono anche un po’ stanco di giocare a rimpiattino.
La trovo distesa sul letto, completamente nuda e decisamente ammiccante.
“Makoto, piccolo di mamma Kyouko, vieni. Vieni qui da me. Adesso io e te… parliamo, così potrò ricondurti a più miti consigli”. Stento a crederlo, ma l’oni cornuto che vomitava fiamme di ieri e la gatta morta sensuale come una succube che ho davanti ora sono la stessa persona.
La mia reazione è… conflittuale. Il cervello urla di non cedere, che di sicuro non bastano quelle gambe da urlo e quel sedere fantascientifico. Un’altra parte di me è di parere diametralmente opposto e mi implora con tutta la sua forza di saltarle addosso, di darci alla pazza gioia e poi di abbassare il capo come si confà a ogni fidanzato zerbino.
Non gliela do vinta. Manco per sbaglio.
Chiudo la porta, mostrando più sdegno per la scenata di quanto ne senta davvero. Indugio un attimo appoggiato al muro e i divisori di cartapesta di questo posto mi permettono di sentirla borbottare qualcosa sul fatto che non è riuscita a convincermi e sul fatto che non mi farebbe più alcun effetto sul lato sessuale.
Ragazza, un paio di dritte: a) di effetto me ne fai eccome, e se non te ne sei accorta vedi di toglierti le fette di salame dagli occhi; b) se ti stai davvero chiedendo quale delle due cose sia più importante, ti consiglio spassionatamente una visitina dallo strizzacervelli che ti serve. Ma tanto.
Stiamo montando a livelli parossistici. E la mia voglia di starmene nel mio e fregarmene aumenta a dismisura ogni secondo che passa.
Bar, stai diventando il mio nuovo migliore amico. Siine orgoglioso.
Ah, ho avuto occasione di informarmi sui Nove Inferni di Beppu. Sono nove fonte termali dove l’acqua è rossa e la temperatura sfiora gli ottanta gradi. Sostanzialmente la mia fidanzata mi ha augurato un bagno nella lava.
Poi mi chiedono perché mi sono ficcato le mani in tasca e mi sono messo a badare ai fatti miei.

Il giorno dopo.
Ok, sono al limite.
È tutto il giorno che mi perseguitano. Plurale, sì, perché a Kyouko si sono aggiunti Togami e Asahina. Non so se sia l’aria di questo posto, l’atmosfera pregna di yakuzità o che cosa, fatto sta che tutti loro parrebbero aver completamente perso la bussola.

Indovina? Sono al bar, Di fronte a me la sesta birra, ancora intonsa. Stai per fare la fine delle tue cinque cugine.
“HIC”.
Porca miseria, comincio ad accusarle. Beh, considerato che prima degli ultimi due giorni ero in pratica astemio non mi posso neanche lamentare più di tanto. Tirar su una tolleranza al’alcool sembra più facile di quanto dicono.
E poi succede.
Vedo i tre Cavalieri della Scemenza, perché chiamarli dell’Apocalisse è dar loro troppo onore, che si fanno sotto tutti assieme. Al loro seguito, una dubbiosa Fukawa e un preoccupato Hagakure. Loro non fanno parte dei Cavalieri della Scemenza, non se lo meritano.
Improvvisamente nella mia gola risale un torrente di male parole, corroborato dallo stato non proprio sobrio in cui mi trovo.
Fatevi sotto.
“Naegi! Mi pare un ottimo momento per offrirti un’altra birra!”
Giusto per aggiungere ulteriore follia e disagio, vedo Kuzuryuu e Hinata farsi avanti spavaldi, seguiti da più o meno tutta la 77 al completo. Gli altri clienti dell’onsen ci osservano giustamente divertiti, quasi fossimo alieni.
E con un gruppo di pazzi da un lato, uno dall’altro e me tapino in mezzo, il circo è completo.
Kyouko mi si avvicina, una mano appoggiata al bancone e l’altra sul fianco, da Vera Donna che non Deve Chiedere Mai ma le Tocca Farlo.
“Vedo che stai seguendo le orme di Kizakura, Naegi-kun.”
“Chiediti perché” borbotto. E il primo sorso della sesta birra è andato.
“Il tuo fegato sarebbe ancora integro, se solo ci avessi ascoltati” rincara la dose Togami.
“Il mio fegato sarebbe ancora integro se voi foste delle persone vagamente normali” ringhio, “o se mi fossi dato malato invece di partecipare a questa… chiamiamola vacanza.”
E via col secondo sorso.
“Magari dovresti smetterla di dar retta a quei due” suggerisce Kuzuryuu, “posso farti vantaggiosissime offerte che non potrai rifiutare.”
Lo guardo come se lo ritenessi lo scemo che effettivamente è. Wow, l’alcol mi rende un vulcano di sarcasmo.
Terzo sorso, eccomi.
“Avanti, Naegi-kun, ormai stai diventando ridicolo!”
Io? Io sto diventando ridicolo, Asahina-san?
A questo punto sono così furioso, nonché abbastanza obnubilato dall’alcol, da tracannare ciò che resta della mia birra in un colpo solo, e nel frattempo ordinarne un’altra.
La afferro con mano non proprio ferma (e biascico qualcosa sul “metterle tutte in conto a Togami”, perché se devi rovinarmi le ferie allora abbi almeno la decenza di sovvenzionare la mia nuova dipendenza da alcolici), e poi mi giro a guardarli tutti. Cioè, credo siano tutti. Tutti e quaranta. Testa, smettila di girare, grazie.
“Statemi bene a sentire. Tutti e quaranta” annuncio, indicandoli con un malfermo dito indice e girando su me stesso di quasi centottanta gradi, “mi avete shtufato. TUTTI QUANTI. Questhta gita era già partita sotto il peggiore degli ashu… auschu…”
“Auspici?” suggerisce, credo, Fukawa-san.
“Sì, ecco, grazie” la indico, annuendo e quasi facendomi venire un conato di vomito. “Questa gita era già partita sotto i peggiori aushpici, ma voi… voi, signori, state veramente dando tutto il peggio di cui siete capaci.”
Mi fermo un attimo per riprendere fiato e aprire l’altra birra. I presenti mi guardano sconvolti. Alcuni con più di due occhi.
Mi rivolgo al gruppo più numeroso: “Ex classe 77, potete chiedercelo tutte le volte che volete, ma non saprete MAI cos’è successo durante la prima Gita, M-A-I. E sapete perché? Perché Munakata ci ha fatto firmare UN CONTRATTO in cui giuravamo di non parlarne M-A-I” insisto, e dalle loro espressioni deduco che il mio alito non dev’essere freschissimo. Prossimo giro, vodka alla menta. “E potete stare certi che il shottoscritto non intende infrangerlo, dato che la conseguenza minore è il licenziamento. Conoscendo il nostro Shuper Vice Direttore Megagalattico e la sua passione per le spade, potete immaginare il resto.”
“Ma-”
“Ma NIENTE. Nada. Continuerete a vivere shenza sapere cos’è successo durante la prima Gita, cos’è successo alle braccia di Sigma Klim, cos’è il gadget numero 08 “Phonewave” (nome soggetto a modifica)” o chi è Johanna Titor, o chi shono i Myrmidons. A meno che non vogliate chiedere direttamente a Munakata-san, non sharò io ad impedirvelo. Auguri, in tal caso.”
Silenzio. Difficile dire se a disgustarli di più sia l’idea di venire affettati dal nostro Vice Direttore, o aver scoperto di lavorare per la succursale molto scrausa della SCP Foundation. 
Poi mi giro verso quei tre criminali, lentamente che non vogliamo mica benedirli con un getto di vomito.
“E voi tre” sorrido sarcastico. “Voi tre, che dovrei definire amici, che cosa CAZZO VI E’ PRESO” urlo, riuscendo sia a non biascicare che a far cambiare espressione a Kyouko e Togami. Aoi ha meno problemi di paresi facciale.
Oh, vorrei essere più sobrio per potermi godere quelle facce da pesce lesso.
“Da quando è saltata fuori la shtoria di Hagakure e la cameriera Kyouko voi siete completamente impazziti. Intendiamoci, non shiete MAI stati normali, ma vi ho voluto bene comunque” dico, e mi rendo conto di star lasciandomi andare un po’ troppo.
Voglio davvero dire loro tutto quello che non ho mai ammesso per puro quieto vivere?
“Naegi-kun, te la stai decisamente prendendo troppo” commenta la mia Super Detective con la Super Minigonna e la Mini Empatia.
“Stai davvero facendo una scenata per niente” interviene la Diva Bionda. La stessa che due giorni fa, per non fare scene, è arrivata alla Foundation su un panzer.
“E dire che non te la prendi mai per niente, Naegi-kun…” conclude la nostra Sirenetta.
Ha ragione.
È ora che il buon vecchio Makoto Naegi si tolga qualche sassolino dalle scarpe.
“Vero, non me la prendo mai per niente” ammetto, “ e forse è il momento di essere completamente sincero. Coshì magari tornerai in te, Asahina-san? Che da ieri non fai altro che essere acida come uno yogurt shcaduto?”
“N-non è vero!”
“Oh, shi che è vero! Mi hai trattato coshì male ieri, mentre cercavamo la cameriera Kyouko, che in confronto con Togami sei persino gentile!”
Quel faccino contrito mi conferma che ho colpito nel segno.
Uno a zero per il fu Naegi Cuor di Panna.
“Ok, adesso basta dare spettacolo.”
Togami-kun, ti aspettavo al varco.
“Tu non hai nemmeno il diritto di parlare” ringhio guardandolo dritto in faccia. In punta di piedi, perché i kami hanno senso dell’umorismo.
“Come osi-”
“Osho eccome, Scion di ‘Sta Grandissima Ceppa” e posso sentire Oowada, dall’aldilà, fare il tifo per me, “se io shto dando spettacolo, quella tua pagliacciata col panzer come vogliamo chiamarla? E aggiungerei anche qualunque cosa eshca dalla tua bocca, ma BUONGIORNO! Esshere un Togami non è più rilevante!”
Mi guarda disgustato, con tanto di mano al petto. Sì, so come pungerti sul vivo, mio caro. Non te l’aspettavi, eh?
Guardo Hagakure per un secondo, prima di cambiare idea. Sa di essere un cretino, e comunque ha già sopportato Poliziotto Cattivo e Poliziotto più Cattivo per due giorni di fila.
Mi giro verso quest’ultimo.
“E tu” guardo Kyouko, che si sta sforzando di rimanere impassibile, ma ti conosco mascherina e quella goccia di sudore sulla fronte non mente. “Tu che hai shempre fatto della freddezza e della compostezza le tue doti migliori, anche nelle shituazioni peggiori” barcollo verso di lei, spargendo birra qua è là. “Tu, che mi hai shedotto con quel fare austero e mishterioso… tu. COSA. CAZZO. TI. È. PRESO.”
I suoi occhi a momenti rotolano fuori dalle orbite.
“Lo sho che indagare è lo shcopo ultimo della tua vita, il tuo talento innato, e sho che shei ancora inviperita perché Shakakura-san ti ha buttata fuori dalla sua divishione perché continuavi ad assaggiare le prove e i cadaveri…”
Un coro di “EEEW!” mi interrompe. Un rigurgito di Togami mi ricorda che non ha ancora digerito (scusate il gioco di parole) l’essere stato declassato da capo della sezione 14 a vice di Kyouko Kirigiri.
“...dishevo. Lo sho che shei particolare, e ti amo anche per queshto, ma davvero, COSA. CAZZO. TI. PRENDE. Da quando shiamo qui ti sei trasformata in Jessica Fletcher, solo che invece di sheminare cadaveri shemini follia. Potresti, cortesemente, placarti e tornare te shtessa?”
Un “diglielo, Naegi!” urlato da qualcuno della 77 mi incita, e io non ho intenzione di fermarmi. Domani me ne pentirò amaramente, lo so già, ma è un problema per il me del futuro. Il me di questa timeline si è rotto di stare zitto.
“Io… cosa?” ringhia lei, gli occhi ridotti a fessure. Tutti e quattro.
“Adesso basta, hai davvero superato ogni limite!”
“Oh no no no no, VOI avete superato il limite, Togami-kun!” lo punzecchio con l’indice sul petto. “Hagakure-kun avrà anche fatto una cazzata, ma è shtato anni fa e non vi ha chieshto niente di niente. Voi due invece avete decisho di farvi i fatti suoi trashformandovi nella Shanta Inquishizione, al punto di rovinare a me e a lui questa gita del cacchio! Lo avete insheguito in lungo e in largo per l’albergo, e avete mandato ME a chiedere conferme ad una ex-yakuza, perché è bello fare la voce grossha e poi far fare il lavoro shporco ad altri, eh? Ma shapete cosa, io mi shono ROTTO. Shendete da quei piedishtalli e shfilatevi le shcope dal culo, che non shiete migliori di nessuno.”
L’aria si ferma.
La terra trema.
E poi silenzio.
Nessuno osa fiatare. Togami e Kyouko mi guardano come se mi vedessero per la prima volta, e non è del tutto sbagliato visto che una sbronza così colossale non l’ho mai avuta.
Noto Fukawa guardarmi a metà tra l’ansioso e il divertito. 
Ho qualcosa da dire anche a lei.
“E tu, Fukawa-san” mi avvicino, “...grazie per eschere ancora mia amica!” piagnucolo, azzardando un abbraccio. La sento irrigidirsi per un attimo, ma poi l’affetto ha la meglio e mi abbraccia a sua volta, sussurrando: “Lo so, lo so, sono dei disagiati.”
“Cosa sta succedendo qui? Le vostre voci si sentono da tre corridoi di distanza.”
Parli del diavolo, e spuntano i capelli argentati di Munakata.
Il mio corpo si muove in automatico, la bocca anche.
“Ho due paroline anche per lei, Munakata-san!”
Mentre barcollo verso di lui, sento distintamente le voci di Kyouko, Togami e Asahina commentare la scena.
“Ragazzi, sta andando dritto da Munakata. Ed è ubriaco fradicio.”
“Dovremmo fermarlo.”
“...dobbiamo?”
Grazie, begli amici che siete. Ricordatemi di nuovo di timbrarvi il cartellino quando siete in ritardo.
“Sapete che siete una bella manica di stronzi?”
E qui, l’impensabile.
Touko Fukawa alza la voce.
“Sì sì, voi tre. In questi giorni avete dato prova del vostro disagio mentale - sì, Byakuya, anche e soprattutto tu. Conosco il disagio, so di che parlo. Avete fatto i cretini in lungo e in largo portando Naegi a ubriacarsi per dimenticare quello che gli avete fatto passare, e avete pure il coraggio di fare gli offesi?”
Non sento le loro risposte, ma sento perfettamente dei passi avvicinarsi e due mani che fermano il mio avanzare verso il Vice Direttore Megagalattico. Anzi, quattro mani. Fukawa, cosa mi nascondi?
“Cosa vorresti dirmi, Naegi?” chiede Munakata, senza neanche un’inflessione nel tono di voce. Al suo fianco, inseparabili, Sakakura e Yukizome.
“Ecco quello che penso-”
“Naegi-kun pensa che lei sia stato davvero generoso a portarci in quest’onsen così bella!”  trilla Fukawa, tappandomi la bocca.
“Davvero davvero generoso, Munakata-chi! Non ce lo scorderemo mai!” la segue a ruota Hagakure. Ah, ecco di chi erano le altre mani.
Munakata fa un mezzo sorriso. Facciamo un quarto.
“Sono contento vi stia piacendo, ho ritenuto fosse il momento di ricompensarvi per il duro lavoro con un viaggio rilassante.”
Vorrei potergli dire che ero più rilassato quando Enoshima cercava di uccidermi, ma la presa di Fukawa è incredibilmente salda.
“E lui apprezza tantissimo, così come noialtri” miagola, “ora se permette, avevamo in programma di… fare una partita a Cluedo.”
“...Cluedo?” Munakata inarca un sopracciglio. “Credo vinca Kirigiri in ogni caso.”
“Ed è per questo che stavolta lei non gioca!” interviene Hagakure. “E neanche Togami. E Asahina. Insomma, anche noi vogliamo vincere ogni tanto!”
Detto questo vengo trascinato via da entrambi, con l’improvviso bisogno di vomitare la cena del Capodanno del 2010.
Domani mi dovranno scrostare dal water con la pala da neve.

Una piccola spruzzata di agrumi, una bella bistecca al sangue… sono dango quelli che vedo? Non ricordavo di averli mai mangiati…
BLEAH
Ed eccola, finalmente, la cena di Capodanno targata 2010. Stavo iniziando a preoccuparmi.
“Meglio fuori che dentro” bercia Hagakure, che crede di aiutare la situazione massacrandomi la schiena con colpi assassini. No, serio, ma che ha al posto delle mani, ferri da stiro?
“Mi dispiace davvero tanto, Naegi-kun” fa invece solidale Touko.
“Non devi, mica è colpa tua” biascico dal bordo della tazza.
Questa riunione di gabinetto è letteralmente una riunione di gabinetto: stiamo davanti al WC della camera di Fukawa ad aspettare che il mio apparato digerente rigetti fuori anche la torta al cioccolato che la mia cara nonnina preparò ai dieci anni di Komaru. Davvero, non mi aspettavo di fare questa fine miserabile; perché diavolo non posso essere come quelle persone che, quando alzano il gomito, semplicemente crollano di piatto su qualche superficie piana e si fanno centoventi ore di sonno? No, ovviamente no! Io sono il super sfigato non più liceale, e se devo farmi una bella sbornia devo soffrire come tutti quelli che sono vicini alla cirrosi epatica.
“Qualcuno mi spiega come siamo arrivati a questo punto?” fa Hagakure, che finalmente ha smesso di uccidermi la spina dorsale “Cioè, io ero rimasto ai miei casini. Come siamo finiti a soccorrere Naegi?”
“B-beh, perché è colpa tua, razza di cretino che non sei altro” fa Touko.
E vorrei darle ragione, credetemi, darle tutto l’appoggio che merita, ma in quel momento risale finalmente l’esofago quella benedetta torta e un altro BLEAH disgustoso invade quel bagno.
“Perché dovrebbe essere colpa mia?” 
“Forse perché sei la prima ragione per cui adesso Naegi è diventato di nuovo single?”
“Ehi!” faccio io, e finalmente trovo la forza di rialzarmi dalla tazza del water “Non siamo così disfattisti! Kirigiri non mi ha lasciato! Non ancora, almeno”
Ma davvero sono stato così stronzo con lei?
Come a rispondermi, lei mi guarda con uno sguardo mezzo seccato e mezzo rassegnato “Per caso la birra ti ha annebbiato i ricordi?”
Cavolo, allora sì?
“E comunque non cambia il fatto che” aggiunge, indicando lo spilungone “se tu ti fossi sbottonato prima, di sicuro non saremmo rimasti coinvolti in questo casino!” 
“Ma che diavolo!?” raglia il Veggente, e finalmente, dopo una settimana, gli vedo tirar fuori un po’ di attributi, anche se con la persona sbagliata “Sono io quello immerso nella merda, perché dovrei essere pure quello bastonato? Nessuno vi ha chiesto di mettere il naso nei miei affari! E tu” e indica me “Non sei stato tu il primo a fare il detective di ‘sta ceppa?! Se non ti fossi messo in mezzo io...”
“Chiariamo subito una cosa” faccio io, pulendomi la bocca con l’asciugamano che Fukawa mi porge “Io non volevo ficcare il naso nei tuoi affari: io volevo aiutarti! Voce del verbo aiutare, e sai cosa significa? Significa che se davvero non vuoi essere aiutato allora ti arrangi! O meglio, ti dovevi arrangiare: cosa vuoi da me se a Kyouko si è risvegliato lo spirito del detective errante nel momento sbagliato?”
“Senza contare” rincara Touko “che alla fine, se davvero non volevi che ci impicciassimo, avresti potuto usare una cosa banalissima chiamata discrezione
“Cos’è che dovevo usare?”
Vedo Touko mettersi le mani dei capelli. Povera anima da letterata.
“Dovevi fare in modo che noi non lo capissimo, no?”
“E CREDI CHE IO NON CI ABBIA PROVATO?!”
“T-taci...” e questa volta sono io a balbettare. Dio, quell’urlo mi si è conficcato nella testa. Ho come l’impressione di avere diversi trapani che iniziano a scavare nella mia calotta cranica e… perché sto immaginando gli operai di quei trapani con la faccia di Togami? Forse la birra è ancora in circolo, dopotutto.
“Vado a prenderti un’aspirina” fa comprensiva Touko, alzandosi. Io invece vado a darmi una sciacquata alla bocca che sa… di tante cose che un tempo dovevano essere state anche buone. Ma perché il pavimento dove si trova il lavandino ondeggia? Allora è proprio vero che la Terra gira, eh?
“Senti, non voglio sentirmi in colpa per i casini tuoi, eh?”
Hagakure è dietro di me, le mani incrociate sul petto e sul viso un’espressione che forse è mortificata, ma proprio non vuole darlo a vedere.
“Ma almeno potresti provarci” faccio io, la faccia premuta sull’asciugamano.
Mondo, per favore, smettila di girare.
“Ma perché? Siete voi che vi siete messi in testa di scoprire la verità! Io non vi ho chiesto niente!”
“Non. Urlare” raglio, cercando quella benedetta donna di Touko con in mano l’unica cosa che potrà riportarmi in vita. Non berrò mai più in vita mia. Lo giuro. Nemmeno l’aranciata.
“Ecco, Naegi” fa Fukawa. In mano un bicchiere d’acqua e nell’altra una piccola pillola bianca.
Ti adoro, ragazza mia.
“Senti, siamo amici, siamo compagni di classe, siamo anche compagni di bisbocce per quella cosa lì del Killing Game...” inizia il Veggente, mentre io scopro che bere quando tanti piccoli Togami iniziano a fracassarti il cervello è più arduo del previsto “Ma non è che tutto quello che facciamo lo dobbiamo fare insieme. E poi io stavo zitto per voi. Non volevo coinvolgervi per non mettervi nei guai”
“Quindi è una cosa seria” noto io, guardandolo in tralice.
“Beh...” tentenna lui “Diciamo di sì, và. Sai com’è… quando si è giovani si fanno le cose molto alla leggera… e in fondo sbagliare è umano, eh!”
“Sì, ma tu sbagli molto spesso”
“Ehi! Ma perché dovete sempre offendermi tutti?”
Non lo so, amico, ma fatti due domande. 
Toh, a quanto pare è vero che il dopo sbornia rende tutti più acidi.
“Giusto per capirci” faccio “Questo casino in cui sei… può ucciderti? O nuocerti gravemente alla salute?”
“O alla nostra, di salute” fa Fukawa, accanto a me.
Ecco, giusto, meglio chiarire.
Quello fa ondeggiare la testa, in un espressione leggermente pensosa che mi fa davvero temere il peggio. 
“Forse… o forse no. Dipende.”
“Da cosa?!” ringhio.
“Beh… non so. Quanto siete fortunati, di solito?”
Questa… è la peggior domanda che mi si possa fare.
“Insomma, sputa il rospo! Adesso basta!” fa Touko, che oggi vuole proprio fare la portavoce dei miei pensieri.
Lo vediamo che ci pensa, che nega, che sospira, che si stropiccia gli occhi, che si gratta il mento, che si scaccola il naso, che… sta per aprire la bocca, gente! Sta per parlare…
Ma ecco che bussano alla porta.

Andate. Tutti. A. Quel. Paese. E ringraziate che abbia ancora abbastanza autocontrollo da non scendere nel turpiloquio spinto, perché nel mio attuale stato psicologico ho idea che avrei dato del filo da torcere a Juzo Una Parolaccia ogni Tre Parole Sakakura.
Sapete cosa? No.
Mi fiondo come una saetta verso l’uscio e urlo: “Chiunque tu sia, non è il momento. Smamma”.
“Naegi-kun!” arriva una vocina disperata dall’altro lato “Ti prego, fammi entrare! Vorrei parlarti! O esci tu, è lo stesso!”.
Aoi…
O santi numi. Cos’è questo senso di colpa che mi pervade? Basta davvero così poco per farmi desistere?

Sì, nel suo caso sì. Sento che è davvero pentita, che sta tentando di farsi perdonare. Quel tono è inconfondibile, troppo emotivo per essere di facciata.
La conosci, dai. È Aoi Asahina, la ragazza più dolce e incapace di nascondere le proprie emozioni che ci sia. Se sta cercando di scusarsi, lo sta facendo sinceramente.
Magari si è solo fatta coinvolgere dal clima a dir poco pazzerello (per usare un grosso, grasso eufemismo greco) che pare aver preso possesso di questa onsen negli ultimi giorni.
Avanti. Lei non si merita tutto questo ostracismo da parte tua.
Apro.
Non appena i suoi occhi incrociano i miei, le nasce un bellissimo sorriso: “Naegi-kun! Grazie, grazie per avermi ascoltata!”.
Gnè. A volte mi dà quasi fastidio essere troppo cuor di panna, ma se la contropartita è questa ben venga.
“Volevo scusarmi. Ho davvero esagerato con la storia di Hagakure e tu avevi mille volte ragione nel prendertela come te la sei presa. Non so cosa mi sia venuto addosso, mi sentivo come travolta dall’atmosfera generale emanata soprattutto dai quei due. Il mio comportamento è stato…”.
“Shhhhh” le dico poggiandole un dito sulle labbra “Non serve andare oltre. Hai detto ciò che volevo sentirmi dire, basta così”.
“Ma quindi…”.
“Sì”.
L’abbraccio mi piega un paio di vertebre cervicali. Ahio, guarda che troppo entusiasmo fa male. A me ovviamente, a chi altri? Vedete altri punching ball nei paraggi? Fra i rimasugli della sbronza e questa manesca non so cosa sia peggio.
“E allora” riprende senza neanche mollare la presa “potresti perdonare anche loro”.
Uh? Cos’è questo prurito alle mani, questa insopprimibile voglia di menarle e questo stato d’animo che dev’essere stato tipico di Oowada-san?
“Non ci penso neanche”. Mi esce freddo come il ghiaccio, in un’eccellente imitazione di Kyouko quando vuole dare di sé l’immagine della Super Detective con la Super Minigonna che non Deve Chiedere Mai. Sarebbe fiera di me, se non fosse che al momento del suo orgoglio non mi importa nulla.
“Come non ci pensi neanche? E perché io sì?”. Suona quasi scandalizzata, e la parte di me che si è sfogata durante la furia alcolica trova questa cosa molto divertente.
“Perché tu non sei Kyouko Kirigiri e non sei Byakuya Togami. Avanti Aoi, sai di chi sto parlando. Fanno tanto i maturi, i sostenuti, quelli che non parlano mai a sproposito… e poi basta una vaccata come questa di Hagakure per fare in modo che tirino fuori il peggio di loro. Al momento sono molto poco propenso”. Spero non si sia offesa se mi sono preso la libertà di chiamarla per nome, che di solito cerco sempre di essere educato.
Ma insomma, sbottare anche da sobrio mi sarà concesso una volta ogni tanto. Con la fortuna che mi ritrovo, probabilmente mi è concesso solo se avviene un’eclissi lunare l’ultimo dell’anno.
La vedo frugarsi nelle tasche. Ne estrae il suo cellulare. Ci smanetta un po’ e mi mostra un video: ci sono Gianna e Pinotto seduti a un tavolo, a occhio direi nella hall. Si guardano e stanno discutendo.
Il dialogo, cascasse il mondo se sto mentendo, è il seguente: “Dovremmo scusarci. Ma ci ha trattati male. Però dovremmo scusarci. Sì, ma ci ha trattati coi piedi”. E no, non ho sbagliato il virgolettato, è sempre la stessa persona a parlarsi addosso. Inoltre non faccio distinzioni perché entrambi intonano la stessa nenia, a ripetizione.
Sembrano due droni con l’IA difettosa.
“Su Naegi-kun, non puoi lasciarli in quel limbo per sempre!”.
“Certo che posso. E credo che almeno per qualche giorno il loro posto sia quello”. Brrrrr, di nuovo quel freddo.
No, di questo non mi pento e non intendo retrocedere. Se lo meritano.
Io sono Makoto Naegi e, se posso essere poco modesto, mi reputo la persona più paziente, più comprensiva e meno litigiosa della galassia. Se mi hanno fatto arrivare a quel punto, pur col generoso aiuto della birra, vuol dire una e una sola cosa: il carico era troppo. Mi avrebbe schiacciato se non lo avessi violentemente scrollato via dalle mie spalle.
Pertanto ho deciso che per un po’ di tempo se ne possono stare nel loro brodo, che sarà diverso dal mio.
“TU! NON TI AZZARDARE NEANCHE A PENSARCI!” sento tuonante alle mie spalle. Mi volto e vedo una Touko a dir poco furibonda. Me ne chiedo il motivo, dato che si stava rivolgendo a me.
“Che… che cosa non mi devo neanche azzardare a pensare?”.
“Di perdonare Scema e Più Scemo, chiaramente! Non ne hanno il diritto, e poi lui mi ha detto che ho un cattivo carattere!”.
“Fukawa-san, tranquillizzati. Non ne avevo la minima intenzione” la placo sorridendo. Mi rendo conto che qualcuno potrebbe trovarlo antipatico da parte mia, ma chissenefrega. Il dado è tratto.
“Oh” si sgonfia quando sente la mia puntualizzazione “Meglio così, approvo. Allora, e mi rivolgo anche al rasta del cavolo, che ne dite di rendere reale la balla che abbiamo propinato a Munakata? Ce la facciamo ‘sta partita a Cluedo senza miss Scarlet che come al solito ci bagna il naso e indovina tutto al secondo turno di gioco?”.
Il Veggente più pauroso che esiste si dice subito d’accordo, facilmente per evitarsi di dover parlare a proposito della yakuza. Ma, di nuovo, chissenefrega. Se hai deciso di lavarti le mani di questa storia, Makoto, lavatele fino in fondo.
Sto per aggiungermi alle adesioni quando mi ricordo che qua siamo in quattro e lei intendeva tre persone, o almeno credo: “Fukawa-san, ma Asahina-san? Non la inviti?”.
“Eh? Perché dovrei? Non c’è anche il suo nome sulla tua lista nera?”.
“No, non più. Non riesco a tenerle il broncio per più di quindici secondi, è più forte di me”.
Le sto dando le spalle, ad Aoi intendo, ma con la codissima dell’occhio riesco a vederla mentre fa la faccia più felice che le abbia mai visto avere.
Oh, una nota lieta in questo mare di letame, vomito e schizzi d’isteria.
“Va bene, fai come vuoi. Non sono io la parte lesa, dopotutto” concede la nostra Scrittrice preferita. Forse non convintissima, ma comunque disposta a lasciare nelle mie mani la facoltà di scegliere.
E quindi recuperiamo una scatola del suddetto gioco e ci mettiamo nell’atrio, per caso allo stesso tavolo presso il quale il duo comico più involontario ma spassoso della Future Foundation si trastullava nel parlarsi senza stare ad ascoltare l’altro.
Sto per prendere in mano la miniatura che rappresenta il colonnello Mustard quando…
Ohibò. O stai invecchiando, o volevi che ti vedessi. Dimmi tu, cara.
Per l’ennesima volta: chissenefrega. Se tu e il tuo compagno di merende psicotrope siete comodi appostati dietro quella pianta, liberissimi. Io cercherò di dare il meglio di me come investigatore farlocco.
“Togami, ti stai dedicando al giardinaggio imitando un nano? Guarda che a stare raggomitolato in quell’angolo ti vengono le smagliature” dice un Sakakura di passaggio, ghignando come una iena.
Io non commenterò ad alta voce, ma dentro di me sento l’intera filarmonica del Vaffanculistan che ride senza ritegno. E non hanno la faccia della Diva Bionda, per fortuna.

La giornata prosegue esattamente allo stesso modo: noi ci spostiamo, loro ci seguono convinti di non farsi vedere. O segretamente desiderosi di farsi notare. Giuro che non l’ho ancora capito.
A pranzo erano seduti esattamente dietro di noi, e devo dire che mangiare con quattro occhi che ti perforano la schiena non aiuta la digestione; nel pomeriggio abbiamo fatto quattro passi fuori, a vedere i famosi Nove Inferni di Beppu, e l’unica cosa che ha quasi fermato la loro missione è stato il caldo mortale emanato da quelle terme (credo di aver visto più volte Kyouko essere costretta da Togami a fermarsi e sventolarlo come una damina del settecento sul punto di svenire). Nemmeno io stavo benissimo, ma non lo ammetterò mai davanti a lei.
A cena, che ve lo dico a fare.
Hanno preso posto direttamente al tavolo di fianco.
A voi due Metal Gear Solid non ha insegnato niente, vero? E so per certo che Komaru vi ha obbligati a giocare almeno al primo.
Ma noi siamo rimasti impassibili e li abbiamo ignorati. Come se non esistessero. Persino Hagakure, da cui non ti aspetteresti mai nulla di intelligente, ha seguito il piano alla lettera. 
Aoi di tanto in tanto lanciava loro uno sguardo e poi guardava me.
Oh no, non attacca, mia bella Sirenetta.
Makoto Naegi è buono e caro, ma anche i santi hanno un loro limite e quei due non solo lo hanno sorpassato, ma ci hanno ballato sopra la macarena.
...dio che orrore l’immagine di Togami che balla la macarena. Ew.
E ora?
Ora siamo in camera mia, impegnati in una partita del gioco preferito della nostra Diva Bionda preferita. No, non trattare male me.
Monopoli.
“E anche Boardwalk è mio!”
A gioire è Touko, che è riuscita ad accaparrarsi il lotto più costoso di tutto il gioco insieme a Park Place.
Aoi e Hagakure sbuffano all’unisono. 
“Ma che diamine, come hai fatto?” piagnucola la Nuotatrice, “Li hai praticamente comprati a colpo sicuro!”
“So come fare i miei investimenti” sorride, sventolando una mazzetta di soldi finti.
“Sei proprio la fidanzata di Togamicchi” osa il nostro ciarlatano di fiducia, beccandosi uno sguardo che, se potesse, lo incenerirebbe sul posto.
“A proposito di Togami… cosa pensate di fare?”
Mi volto a guardare Aoi. “Che intendi?”
“Beh è mezzanotte e mezza, e in una situazione normale voi sareste corsi in camera dalle vostre… metà” spiega, senza specificare dolci metà. Perché di dolce oggi non c’è proprio niente, a parte quel fantastico mochi gelato che…
“Naegi-kun?”
Eh? Scusa, il mochi era un pensiero più interessante. “Sì, dimmi?”
“Dicevo, vuoi che Fukawa-chan rimanga tutta la sera in camera tua?”
“N-no, non sarebbe appropriato!” arrossisco. “Però… non ho voglia di vedere Kirigiri-chan, al momento. Preferisco di gran lunga la compagnia di Fukawa-san.”
Quest’ultima fa un mezzo sorriso: “Per me è indifferente” interviene Touko, “nemmeno io ho voglia di vedere Byakuya.”
L’orrore dipinto sui volti degli altri due è qualcosa di impagabile.
“Tu… non puoi averlo detto!”
“Fukawa-chi, stai bene?!”
Lei quasi ringhia: “Certo che sto bene. Ma in questi giorni ha veramente dato il peggio di sé… e io sono più che abituata al suo peggio!”
“Ah quindi non è perché ti ha detto che hai un brutto carattere?” azzarda Hagakure, e a momenti scappa fuori dalla finestra per l’ennesima occhiataccia da parte della Scrittrice: “Ovvio che è ANCHE per quello! I-insomma, so di non essere una persona facile con cui trattare, m-ma ci sto lavorando, no? E lui di sicuro non può venire a farmi la morale, non è certo un buddha…”
Annuisco: “Concordo. Potrei riempirci un’enciclopedia con tutti i modi fantasiosi in cui mi ha mandato a quel paese durante il Killing Game, e probabilmente ne dimenticherei qualcuno per strada.”
“Beh se la metti così…” ridacchia Aoi, giocherellando con le pedine rimaste nella scatola del Monopoli. “Però a questo punto non sarebbe meglio parlarne con loro? Dai, sono due giorni che vi seguono come cagnolini con la coda tra le gambe!”
“Se vogliamo essere precisi ci hanno seguiti come spie alle prime armi! Insomma, capisco che Togamicchi possa scegliere di nascondersi dietro ad una pianta più bassa di lui convinto che funzioni, ma Kirigiri-chi? L’avete vista dietro a quella fiaccola in giardino? A momenti le prendevano fuoco i capelli!”
Hagakure dà voce a quello che ho tenuto dentro per tutto il giorno. Che spettacolo imbarazzante.
“Oh, sì che l’ho notato” annuisco solennemente, “e se non sapessi che è la Super Detective avrei creduto fosse una matricola per la prima volta sul campo. Insomma, sembrava quasi che avesse dimenticato come rendersi invisibile agli occhi del suo obiettivo!”
“O magari voleva proprio farsi vedere.”
Inarco un sopracciglio: “Che intendi, Fukawa-san?”
“S-sai com’è… è la Super Detective ma è anche una ragazza innamorata.”
“E quindi…?”
“Oh Naegi-kun, andiamo! È ovvio che una parte di lei - la suddetta ragazza innamorata - VUOLE che il suo bello la noti!”
“Beh era difficile non farlo…” ridacchia Aoi, e Hagakure la segue a ruota.
Touko sbuffa: “N-non è quello che intendevo! Voglio dire che… vuole farsi notare e soprattutto farsi perdonare. Sotto sotto.”
“Molto sotto” aggiungo.
“Sotto quanto? Sotto la gonna?”
“Hagakure, non farci pentire di averti salvato dalle grinfie di quei due” ringhia Touko, e Aoi sottolinea il tutto con uno scapaccione dietro la nuca.
“Ahia! Di’ loro qualcosa, Naegicchi!”
Sorrido: “Qualcosa.”
Il nostro ciarlatano è ancora lì che si lamenta di come viene trattato ingiustamente, quando qualcuno bussa alla porta.
Dato che non aspettavamo nessuno do per scontato si tratti dell’altra legittima proprietaria di questa camera, e del suo compagno di nascondino competitivo dietro ai sassi. Io e Touko ci scambiamo uno sguardo.
Ma sì, lasciamoli entrare e vediamo cosa vogliono.
“Ok ok, direi che avete finito con la vostra pessima imitazione di Solid Snake! Spero solo vi abbia schiarito le idee” trillo, aprendo la porta, ma il resto della frase mi muore in gola.
Tutto, tutto mi aspettavo di vedere su quell’uscio, pure Munakata fumato che sparge amore al prossimo.
“Mi spiace disturbarla, Naegi-san, ma ho necessità di parlarle. Posso entrare?”
Ma decisamente non mi aspettavo di vedere Kyouko la cameriera yakuza.
“O-ok?” balbetto facendomi da parte. 
Lei si fa avanti nella piccola anticamera: “La ringrazio molto. Vede, mi sono resa conto che per causa mia la vostra vacanza è diventata un inferno. E volevo spiegarle perché tutto questo è successo… insomma, mi sembrava il minimo darvi una spiegazione.”
“L-la ringrazio, prego si accomodi” annuisco e faccio strada… cioè circa tre passi e mezzo.
Lei si ferma al secondo.
Y… Yasuhiro.”
...cos’è questa voce arrapata?
...Kyouko.”
Oddio, anche Hagakure?!
Le ragazze mi guardano perplesse. Rispondo con uno sguardo altrettanto confuso. Mentre quei due sono intenti a fissarsi come bestie in calore, Aoi mi trascina tra lei e Touko per confabulare meglio: “Che cosa ci fa qui?!”
“N-non lo so, Asahina-san… ha detto che voleva spiegarmi perché ha trasformato la nostra gita in un incubo, ma poi ha visto Hagakure e si è piantata lì!”
“P-perché c’è tutta questa tensione sessuale? N-non posso averla notata solo io, vero?” sussurra Touko, e sia io che Aoi facciamo cenno di sì con la testa, entrambi assai disgustati. Diciamo che è davvero, DAVVERO difficile non accorgersene, mi sento quasi in dovere di lasciargli la mia camera e regalargli dei preservativi.
“Quanto tempo è passato, Kyouko?”
“Tanto, troppo, Yasuhiro…”
La scena si è appena trasformata in un brutto dramma romantico, ma con più ormoni nell’aria.
La cameriera Kyouko gli si avvicina e prende il viso di Hagakure tra le mani, l’espressione sognante di chi sta guardando la cosa più bella del mondo. Vorrei obiettare ma mi astengo.
“Avevo dimenticato il tuo fascino selvaggio…”
“Quando mai Hagakure ha avuto fascino?” chiede Touko, dando voce al pensiero di tutti.
“E tu sei sempre bellissima come una bambola di porcellana…”
“Una bambola un sacco tatuata” commenta Aoi, e ci manca poco che sentano le nostre risate. Anche se sono così presi l’uno dall’altra che potrebbero davvero darci dentro qui e ora, SUL MIO FUTON, dimenticandosi della nostra presenza.
...col senno di poi credo sia meglio ricordargli dell’involontario pubblico.
Mi schiarisco la voce, abbastanza forte da farli voltare verso di noi: “A-ehm, scusate, non vorrei interrompere il vostro idillio ma… insomma, io e le ragazze siamo ancora qui, e… quello è il mio futon...e la signorina Kyouko era venuta per dirmi qualcosa?” 
“G-giusto, che imbarazzo” arrossisce lei, con un candore che solo una quindicenne al primo amore (e meno tatuaggi) può avere. Prende posto al tavolo dove stavamo giocando a Monopoli e poi si volta a guardarci: “Vedete… io e Yasuhiro ci conosciamo da anni. Tanti anni. E ci conosciamo bene.
Grazie per aver sottolineato l’ovvio senza scendere in dettagli scabrosi, lo ricorderò.
“All’epoca lavoravo per un famoso clan yakuza, e lui era venuto ad offrire i suoi servigi di chiromante al nostro oyabun.”
“I suoi cosa…?” chiediamo, sconvolti. 
“Aveva dimostrato di saperci fare, azzeccando parecchie previsioni per la nostra famiglia” annuisce lei, serissima. “Il capo era così estasiato che lo aveva eletto a suo veggente personale. E per parecchio tempo riuscì a portare fortuna e prosperità al clan, indovinando scommesse o rivelandoci l’esito di un incontro con altri clan.”
“Quindi è davvero capace di dare previsioni corrette…?”
“Fukawa-chi! Mi ferisci!”
“Ok ok calmi!” li interrompo. “E poi? Cos’è successo?”
“Beh, nel frattempo Yasuhiro si era invaghito della wakagashira del capo, e lei ricambiava… ovviamente la wakagashira ero io.”
Ma dai, non l’avrei mai detto.
Lei improvvisamente sorride e arrossisce: “Oh, quante notti di fuoco passate nel ripostiglio, mentre i figli del capo si rincorrevano in corridoio rischiando di scoprirci!”
Per favore, l’ultima cosa che voglio è andare a dormire con l’immagine di Hagakure con le mutande abbassate.
“Erano bei tempi” si intromette il ciarlatano privato della yakuza, “chissà se Kuzuryuu-chi si ricorda di me!”
“Aspetta, chi dovrebbe ricordarsi di te?!”
“Ma sì, Naegicchi! Ero il veggente dei Kuzuryuu. Chi.”
Ora capisco perché Kyouko la cameriera e l’ex Super Yakuza si conoscevano già. Ora ha tutto senso. Cioè no, ma sì. Fingiamo sia così.
“E quindi cosa avresti combinato per… aver interrotto la relazione con la signorina qui presente?” chiede Touko, con quello sguardo assatanato che ha solo quando vede Byakuya o quando sta ideando un nuovo romanzo. E vista la scarsità di dive bionde in questa stanza, direi che sta prendendo appunti per il suo nuovo best seller.
Kyouko sospira: “Diciamo che la fortuna ha cominciato a voltare le spalle alla famiglia. Dico bene, Yasuhiro?”
“Che posso dirti, le ultime previsioni fatte avevano più del 70% di possibilità di fallimento!”
“E perché non lo hai detto al capo, invece di insistere a puntare su Tuono che Caca?!”
“Tuono che cosa?” chiediamo in coro, sempre più allibiti.
“Al capo piacevano le corse dei cavalli” spiega lei. “Ma onestamente, avrei potuto soprassedere su tutto, perfino cercare di farlo rientrare tra le grazie dell’oyabun se solo… se solo questo stronzo non mi avesse mollata in tronco.”
A questo punto siamo così presi da questa pessima soap opera cambogiana che non possiamo fare a meno di essere sconvolti per il plot twist più telefonato della storia.
“Nemmeno un addio, o un ‘mi faccio vivo io!’, niente! Abbandonata come la più infima delle oiran!” singhiozza lei, sbattendo il pugno sul tavolo e mandando all’aria soldi falsi e pedine. “Così, quando l’ho rivisto qui a Beppu… di tutti i posti… ho giurato che gli avrei reso la vita impossibile per quattro giorni.”
Beh, vorrei dire che c’è riuscita. Anche con me che non c’entravo niente.
“Poi però me lo sono ritrovato qui davanti e… i sentimenti sopiti sono tornati a galla. La passione, il bollore…”
“Per cortesia vada a sbollire altrove” sussurra Aoi, in un misto di terrore e orrore che tutti noi condividiamo.
Sto per dire qualcosa, QUALUNQUE cosa pur di mandare via ‘sti due animali arrapati, quando la porta si spalanca di botto.
“Adesso basta, sono stufa! Naegi-kun, adesso IO E TE PARLIAMO! Non puoi sfuggir… che sta succedendo in camera nostra…?”
La mia signora e il di lei compagno di nascondino da competizione ci fissano dall’uscio, giustamente sbigottiti.
Io mi limito a fare ciao con la mano.
“Venite, prendete pure posto, follia più follia meno…”
Sto vedendo uno spettacolo che non pensavo avrei mai visto: quello di una Kyouko confusa. Sì, signori, Kyouko è confusa. Sì, la Kyouko non Yakuza, perché quella Yakuza invece sta ancora guardando Hagakure come fosse l’ultimo uomo rimasto sulla terra.
“Cosa ci siamo persi?” fa Togami, mentre si siede vicino a Touko, e Touko che lo guarda malissimo. Va detto che almeno evita di alzarsi per sedersi da qualche altra parte, o di alzare direttamente le mani su quel bel faccino. Oddio, ho veramente detto bel faccino? Forse sto trascorrendo troppo tempo con Fukawa, neh?
“Naegi-kun, noi eravamo venuti qui per chiederti scusa...”
“No, TU sei venuta per chiedere scusa” specifica il biondo
“Quindi ci tieni tanto ad andare in bianco stasera” borbotta Touko, e mi godo l’espressione da ebete dello Scion.
“Comunque” fa Kirigiri, prima che la situazione degeneri “Io ti volevo chiedere scusa. Per… beh, per tutto?”
Kyoko Kirigiri sta chiedendo scusa. Sta usando la parola SCUSA ed è rivolta a me. 
“… chi sei tu, e che hai fatto della vera Kyouko?” 
Mi becco un calcio sullo stinco, ma va detto che almeno serve: adesso sono sicuro di non sognare.
Dio, quindi davvero Kyouko, la mia Kyouko, la Kyouko Kirigiri che quando sbaglia fa ricorso a termini non umanamente sperimentati pur di uscirsene… mi sta chiedendo scusa?
Mondo, mandami un segno: cosa devo fare adesso?
“Sentite, i vostri problemi di coppia risolveteli dopo” bercia il biondo più inopportuno di sempre “Io voglio capire cosa sta succedendo qua!” e indica la Kyouko Yakuza, che sta guardando… Hagakure? Ancora? Ma siamo sicuri che questa qui non ha subito un qualche lavaggio del cervello da Junko Enoshima? In fondo quella tipa voleva diffondere la disperazione, e cosa c’è di più disperante che innamorarsi di uno come Yasuhiro Hagakure?
… forse innamorarsi di Byakuya Togami.
“Togami...” prova a minacciarlo Kirigiri ma, a sorpresa, sono io che la interrompo.
“Ha ragione. Voglio proprio chiarirla questa storia. Prima finisce e meglio è” 
Soprattutto per me, va aggiunto. E va specificato che questo è un ottimo espediente per non prendere subito la fatidica decisione del perdono. Ehi, non sono un codardo: sono solo molto, MOLTO confuso, tutto qui.
Quindi ci mettiamo a fare una sintesi veloce di questa ragazza che prende una sbandata per la persona più sbandata del ventunesimo secolo, con annessi riferimenti alla famiglia Kuzuryuu, all’assurda posizione che aveva Hagakure dentro la famiglia e al finale col botto dove il nostro veggente di quartiere fa le tende come il peggiore dei fedifraghi.
Segue un minuto di silenzio, dove io prego per la mia povera sanità mentale che ormai si è esaurita.
“Dimmi solo una cosa” fa Kyouko, ormai tornata a pieno titolo nel suo ruolo “Se la verità è questa… perché diavolo non ce ne hai mai parlato? Insomma, perché dire tutto avrebbe dovuto danneggiarti o danneggiarci?”
“In realtà io avrei un’altra domanda” interviene Togami “Si può sapere che diavolo ti è passato per la testa, quando l’hai lasciata?” e indica Kyouko, che lo guarda in modo interrogativo.
Toh, ti sei dato a risolvere i problemi dei cuori solitari, Scion dai mille talenti? O stare con Touko ti ha reso più sensibile?
“Insomma, ti credi tanto intelligente, o tanto bello, o tanto simpatico, o tanto... qualcosa, qualsiasi cosa, per trovare un’altra idiota capace di innamorarsi di te?”
Ah, ecco dov’era il suo dilemma.
“Ehi, ora mi sto offendendo!”
“Tu parli senza sapere!” fa Kyouko Yakuza “Pensi di conoscerlo, ma non sai com’è davvero! Lui è così affascinante, e gentile...” arrossendo, aggiunge “… e come diventa quando...”
“TACI” ringhia Togami “NON LO VOGLIO SAPERE. PER L’AMOR DI DIO NON VOGLIO SAPERE!”
“Forse perché hai paura di scoprire che sotto le lenzuola è meglio di te?” maligna quella iena di una Yakuza in pensione.
“No, perché stasera ho mangiato bene e non ho voglia di vomitare fino a rivoltarmi lo stomaco”
Ah, come ti capisco. E ti prego, non parliamo più di vomito.
“Sicuramente questa è una bella domanda” faccio io “però è vero che quello che mi interessa sapere è: perché l’hai lasciata? Cioè, sei scappato, ma come mai? Non penso che sia per qualcosa che ha fatto lei, no?”
Hagakure sembra sul punto di piangere. Peggio, sembra sul punto di voler chiedere di nuovo l’aiuto dell’alcool. Lo vedo girare gli occhi per la stanza, ma per sua sfortuna non trova nulla che non sia acqua. Naturale.
“Yasuhiro… è davvero colpa mia?” fa la cameriera, anche lei con le lacrime agli occhi “Ho davvero fatto qualcosa che ti ha spinto a scappare da me?”
“No, tu non c’entri niente! Assolutamente! Anzi, sei fantastica e… non nel senso che intende Togami, ma non troverò mai al mondo un’altra come te”
Togami sbuffa, come a dire che non è d’accordo, e… Togami, perché stai rubando in sordina i soldi del Monopoli?
“Allora perché? Perché mi hai lasciata?” continua ancora Kyouko “Insomma… ti prego, dimmi la verità...”
E adesso fissa intensamente Hagakure. No, in realtà tutti fissiamo intensamente Hagakure, pure la diva bionda con nuove tendenze cleptomani.
“Andiamo, sbottonati!” fa Aoi. “Hai già rovinato le nostre vacanze con questa storia. Il minimo che puoi fare è dirci tutto!”
“Anche perché, se non lo fai, sai bene come andrà a finire” rincara Touko, e col mento indica i due Sherlock e Watson. 
Hagakure ci riflette su, ancora una volta. Spulciandosi i rasta, tanto per cambiare, ma almeno ci fa la grazia di non scaccolarsi davanti a noi. E poi…
“Non è colpa tua, Kyouko. Non lo è mai stata. Lasciarti è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto”. Wow, con queste parole sembra quasi un vero uomo “Però sono sopraggiunti dei casini… casini che ho fatto, e… non potevo più restare. Ecco perché me ne sono andato”
E adesso la domanda fatidica, e la pongo io perché sì.
“Hagakure-kun… quali casini?”
“Pocchan” fa lui, la testa bassa come si confà a ogni colpevole con un minimo di buon gusto.
“Po… Pocchan? Quindi… quindi sei stato tu?”.
“Eh…”.
Scusatemi voi due, vorrei capirci qualcosa anch’io.
“Perdonate, ma chi caspita è Pocchan?” mi esce naturale, perché adesso che abbiamo cominciato a scavare voglio proprio vedere quant’è profonda questa buca.
“Cazzo Yasuhiro, cazzo! Ecco perché sei evaporato in quel modo! Ora capisco!”. Sì Kyouko Yakuza, è commovente che tu capisca. Farci il piacere di farlo capire anche a noi no? Magari? Se vuoi?
“Cosa ti è saltato in testa di prendere Pocchan, si può sapere? Forse ti era sfuggito che l’oyabun era visceralmente affezionato a quel cucciolo di grizzly, porca di quella troia imputridita? Ti avrebbe fatto arrostire vivo se gli fossi capitato sotto mano!”.
“Eddai Kyouko, per quale motivo credi che non mi sia fatto più vedere neanche in foto? E poi sai bene che quella perfida ragazzina di Natsumi lo molestava tutto il tempo! La volta che l’ha usato come una palla da rugby, quella in cui l’ha usato come una boccia, quella in cui l’ha usato come…”.
“Smettila! Smettila! So cosa quella pazza gli faceva, povera bestiola”.
No, a quanto pare non vogliono farci il piacere di spiegarci rivolgendosi direttamente a noi. Ma tant’è, se anche ve la fate fra di voi l’importante è che le informazioni saltino fuori. E lo stanno decisamente facendo.
“Quindi vediamo se ho capito bene” si intromette Aoi “Il qui presente Hagakure si è fregato l’orsetto preferito del capomafia per salvarlo dalle sevizie di... sua figlia? Sbaglio o Natsumi era la sorella minore di Kuzuryuu?”.
“No Asahina-san, non sbagli”. Ricordo sin troppo bene gli interrogatori, successivi al recupero dei Remnants da Jabberwock, in cui sono saltati fuori particolari delle loro vite private scabrosi o di cui avrei fatto volentieri a meno. Tipo l’esatto numero di ragazze, ragazzi e animali su cui Hanamura ha allungato le sue tentacolari manine da pervertito mai sazio.
Caro il mio Chef, la satiriasi è curabile. Lo sapevi? Dovrò ricordarmi di farlo presente a Munakata, prima o poi.
“Sì, Pocchan… e otto milioni di yen in gioielli e altri oggetti di valore” confessa il Veggente, con la voce appropriata per chi si vergogna mortalmente di quanto ha combinato.
...io devo ancora decidere se il mio amico coi rasta è una brava persona (in quanto eroe di un innocente orsetto maltrattato) o un cialtrone irrecuperabile (in quanto ladro compulsivo che ruba ai ricchi per dare a se stesso, povero in canna perché semina debiti ovunque).
Kyouko Yakuza si incupisce: “I gioielli erano il meno, in realtà. Certo, la parure che aveva regalato a sua moglie per il loro matrimonio aveva per lui un grande valore affettivo oltre che monetario. Ma il vero nodo della questione era Pocchan”.
No, scusa. Con tutto che l’atto da paladino degli indifesi è una cosa bellissima che uno può onestamente non aspettarsi da Hagakure, a me interessano di più gli otto milioni in refurtiva. Oh, e va bene, va bene. Forse non sono poi così diverso da quei due. Però io almeno ho il buon gusto di ammetterlo, che comportarsi così è di cattivo gusto.
“Esattamente cosa ti eri rubato?” gli chiedo mimando il gesto di fischiettare. Sto passando per brutta persona, tutti i presenti me lo stanno dicendo mentalmente e ne sono consapevole. Ma dopo gli ultimi giorni di insanità penso di meritarmi un piccolo sfogo egocentrico.
“Ehm, vediamo. Non ricordo bene, è passato un po’ di tempo. Ma oltre alla già citata parure, c’era la pipa preferita dell’oyabun che ho infilato…”.
“Nei rasta”.
“Nei rasta”.
“Nei rasta”.
“Nei rasta”.
“Nei rasta”.
Tutti e cinque. Lo diciamo tutti e cinque all’unisono, manco fossimo cinque teste di un’idra che si sono coordinate apposta. E comunque era facilmente prevedibile, dato il soggetto e le sue idee geniali.
“No, non nei rasta!” squittisce offesissimo. Oh, scusi Vossignoria, abbiamo detto male. Potremo mai ottenere il suo magnanimo perdono?
“E allora cosa ci hai messo nei rasta? Su, perché non ci crede nessuno che non ti sia infilato nulla in quella specie di foresta pluviale che ti porti sulla testa” lo apostrofa Touko. Con la faccia che sta facendo, tutti noi capiamo che la Scrittrice ha colpito nel segno.
“Avanti, diccelo. Poi ti faremo avere la parcella dei sedici anni di terapia psicologica che la tua rivelazione ci provocherà, ma diccelo. È nostro diritto saperlo”. Kyouko non Yakuza.
“Abbiamo quasi rovinato le nostre relazioni per colpa delle tue ragazzate da sbandato, lo vogliamo sapere e ce lo meritiamo”. Togami il raggio di sole, come usava chiamarlo Enoshima prima di rivelarsi una psicopatica coi controfiocchi.
Io e Touko ci guardiamo, guardiamo loro e ci esce un’espressione a metà fra il divertito e l’inorridito. “Per colpa sua? Ne siete proprio sicuri? Sicuri sicuri? Non è che sentite l’improvvisa necessità di avere uno specchio sottomano?” dice lei.
“Quisquilie di poco conto” tenta di sciacquarla via la mia una volta dolce metà, ma lei insiste. Si mettono a discutere animatamente, mentre lo Scion di tutti gli Scion prosegue nell’opera di tampinamento di un Veggente sempre più imbarazzato e sempre più arrossito.


Ok, no. Per un attimo mi avete coinvolto, ma ora mi rendo conto (di nuovo) di non voler premere troppo sull’accelleratore. C’è già Kizakura per quello, non ci serve il secondo aspirante suicida.
Alla fine, nonostante i miei tentativi di rimanerne fuori, viene a galla la tremenda verità: nei rasta Hagakure ci aveva infilato una paio di bacchette intarsiate in oro, assolutamente inadatte per essere usate come strumento pratico ma che facevano il loro lavoro di ostentare in maniera sfacciata la ricchezza di chi le possedeva. Una cosina fine fine, per capirci.
Quando poi prosegue nell’inventario, citando nei dettagli tutto quello che si era infilato nelle tasche del giubbotto extralarge usato come metodo di trasporto della merce trafugata, dice la seguente frase: “...invece la statuetta dell’oyabun nudo che si teneva i testicoli era nella tasca sinistra, insieme alla pinzetta per i peli placcata d’argento. E per finire nelle mutande…”.
Cala il silenzio siderale e un freddo glaciale.
Hagakure ci osserva in silenzio, noi lo osserviamo di rimando trattenendo il fiato. Sì anche io, perché a ‘sto punto mi merito di capire per cosa sono stato trattato come l’ultimo degli zerbini dalla Signora in Viola ed Hercule Togamì.
“Nelle mutande… cosa?” incalza quest’ultimo.
Hagakure sorride. Un sorriso furbo, di quelli che ti aspetteresti dallo Scion biondo che fa impazzire il mondo, e non certo da quell’altro soggetto. E di cui invece fa sfoggio quando sa di avere il coltello dalla parte del manico, di avere la certezza di fregare chi gli sta davanti.
“Oh, niente…”
“Niente un corno, ora parli!”
“Meglio di no, Togamicchi, non credo che il tuo pedigree da persona ricca potrebbe reggere ad una rivelazione simile.”
“Il mio… pedigree” ringhia l’ex esemplare di Super Erede, ora apparentemente cucciolo di Labrador, “può reggere benissimo le tue gesta imbecilli. Se ho potuto sopportare la perdita del mio fondo fiduciario, figurati se non posso farlo con le tue cretinate!”
“Hagakure PARLA, o giuro su quanto ho di più caro che ti farò pentire di essere nato.”
Kyouko ovviamente non le manda a dire.
“E visto cosa mi ha fatto passare negli ultimi giorni, sai che non mente.”
Nemmeno io le mando più a dire.
“Ehi, ero venuta qui per scusarmi!”
“E io ci sto ancora riflettendo” sorrido. Una risatina di Touko mi conferma che approva questo mio essere infantile. Aoi un po’ meno, a giudicare dalla sua espressione.
“Oh avanti, diglielo! Tanto più in basso di così non puoi cadere!”
Kyouko (Yakuza) si massaggia le tempie dopo averlo detto, mentre Hagakure fa un sorrisetto imbecille.
“Beh” sorride ancora di più, e in maniera più ebete “diciamo che, col senno di poi, le mutande non erano proprio il posto adatto per lo schiaccianoci in vera giada a forma di gambe di geisha nuda…”
MIO. DIO.
Io e Togami ci portiamo le mani tra le gambe a coprire le nostre noci, con un’espressione di puro terrore in volto.
Non hai bisogno di provare determinate cose per sentirle.
“Pe… perché lì, di tutti i posti?!” chiede il nostro Scion, così sconvolto da fregarsene della stupidità di certe domande, evidentemente.
“Perché le tasche erano già tutte piene, nei calzini avevo messo le monete antiche, e dal retro delle mutande rischiava di cadere o infilarsi in-”
“OK OK BASTA, credo di aver scoperto fin troppe cose su di te nel giro di cinque minuti, e mi ci vorrà una vita per dimenticarle!”
Sempre melodrammatica la nostra Diva bionda, ma concordo anche io.
Siri, ricordami di prenotare una decina di sedute con Gekkogahara-san.
Le ragazze lo guardano con l’espressione di chi si sta rivolgendo al più idiota tra gli idioti. Come fanno normalmente, insomma.
“E io che non credevo potessi cadere più in basso di così” commenta Kyouko (Kirigiri).
“Vorrei potermi dire sorpresa ma non la sono per niente” la segue a ruota Touko.
“Sei veramente un imbecille” è la degna conclusione di Aoi.
“Ehi! Mi è toccato fare di necessità virtù!”
“Non era né una necessità e di sicuro non una virtù” è la sentenza del sommo Togami, mentre si aggiusta gli occhiali sul naso con fare solenne. “E mi pento di aver sprecato il mio prezioso tempo appresso a te e questa farsa.”
“Ah quindi non ti penti di avermi fatto travasare bile, trattato come il più infimo degli zerbini e di avermi quasi fatto diventare un alcolista?”
Lui non risponde, beccandosi così una gomitata dalla sua compagna di cretinate. “Stavamo per arrivarci, vero Togami?”
“...”
“VERO, TOGAMI?”
“Sì sì, ci stavamo arrivando” sbuffa. Grazie, è bello vedere che alla nostra amicizia ci tieni.
“Bene, direi che il… caso è chiuso. Hagakure, smamma.”
“Kirigiri-chi, sei cattiva! 
“Cattiva? Questa è la mia stanza… e di Naegi-kun” ribatte, ricordandosi della mia esistenza. “E non ho certo intenzione di lasciartela per riappacificarti con la tua ex fiamma, quella è prerogativa mia.”
Dopo averlo detto ad alta voce io vorrei solo trovare una buca e sotterrarmici dentro, Kyouko cara…
“Quindi prego, andate a fare i piccioncini altrove!”
E con un movimento fulmineo li afferra e li mette alla porta. Sentiamo ancora Hagakure piagnucolare, ma la cameriera Kyouko deve aver deciso che il suggerimento non proprio velato deve esserle piaciuto parecchio: “E piantala, dalle retta per una volta! Non hai mai brillato per intelligenza ma per fortuna compensi dentro le mutande!”
Siri, ricordami di raddoppiare le sedute con Gekkogahara-san.
“Bene, direi che anche noi possiamo togliere il disturbo” annuncia Togami, avvicinandosi anche lui alla porta. “Touko, andiamo.”
“No.”
“C-cosa?”
“Ho detto no.”
“Touko, cara… anche noi dobbiamo riappacificarci” spiega, tornando vicino a lei “e abbiamo tanto di cui discutere…”
Touko però non cede: “Vero, ma non ne ho assolutamente voglia. Anzi, in questo momento non ti voglio nemmeno tra i piedi.”
L’espressione del Divo dei Divi è IMPAGABILE, forse paragonabile solo a quando Junko gli annunciò orgogliosa il crollo della Zaibatsu.
“Non… non puoi dire sul serio.”
“Mai stata così seria.”
“Ma ma… sono il tuo Cavaliere Bianco, no?”
“Al momento sei più la mia Nerissima Nemesi.”
Cielo, credo di non averlo mai visto così sconvolto.
“TOUKO NON PUOI DIRE SUL SERIO!”
“Ah… forse ti sei dimenticato di ciò che le hai detto?” sottolinea la Super Detective Senza Super Tatto. “E non solo negli ultimi giorni, aggiungerei…”
“Tu non dovevi far pace con Naegi?”
“Lo farei volentieri, se solo tornassi nella tua camera.”
“Lo farei volentieri, se solo Touko non facesse i capricci!”
“Non sto facendo i capricci! Sto facendo valere i miei diritti!”
“Per cortesia, potreste calmarvi tutti e parlarne come degli adulti? O persone vagamente normali?”
Il mio appello viene ovviamente ignorato. Che ci provo a fare, mi chiedo.
“ADESSO BASTA! SMETTETELA DI FARE GLI IMBECILLI E FATE SILENZIO!”
“Asahina, come ti permetti-”
“Mi permetto eccome, Scion di ‘Staceppa” lo zittisce Aoi, rendendo nuovamente fiero Oowada. “Taci.”
“Aoi-”
“Taci anche tu, Kyouko-chan. TACETE TUTTI. SONO STATA CHIARA?”
Nessuno osa più fiatare.
La nostra Nuotatrice sorride come nulla fosse successo.
“Bene, ora che siete tutti zitti e buoni è il momento di starmi a sentire: vi state comportando come un branco di bambini delle elementari - sì Togami, anche e soprattutto tu” lo indica. “Anzi, partiamo proprio da te e Touko-chan.”
“Perché?”
“Perché ho voglia di massacrarti, biondo” continua a sorridere lei. “Ti rendi conto o no di quello che hai detto a Touko-chan?”
“No.”
“...me lo dovevo aspettare da uno emotivamente stitico come te. Ma non importa, cercherò di spiegartelo con parole semplici.”
Vorrei poter fotografare ogni singola espressione di Togami, ma rischierei di farmi notare con il cellulare in mano e peggiorare la situazione.
“Tu, Byakuya Togami, sei uno stronzo.”
Mi auguro che Koizumi sia appostata da qualche parte a riprendere la scena, giuro che le do tutto il mio stipendio del prossimo mese.
“Ma abbiamo imparato a volerti bene anche così, perché anche tu hai avuto i tuoi traumi e sei stato cresciuto in maniera barbara e questo non è colpa tua.”
“Non ho nessun tr-”
“Shhh fammi finire prima che ti lanci quel tavolino” prosegue lei, ormai presissima dal suo nuovo ruolo di terapista di coppia. “Dicevo, tu sei uno stronzone ma ti vogliamo bene lo stesso. E sappiamo che, rispetto a tanti anni fa, hai fatto enormi passi da gigante nella tua evoluzione in essere umano vagamente funzionante. Ma alle volte ti comporti ancora da Stronzo Patentato DoC, non so se perché ti diverte o solo per abitudine, però succede e finisci per ferire le persone che ti vogliono bene. Tutto chiaro fin qui?”
Lo Stronzone Patentato DoC fa un verso che sembra un grugnito: “Sì, chiarissimo. E cos’avrei detto di così inopportuno, questa volta?”
“Che Touko-chan ha un carattere terribile. E prima che tu possa anche solo pensare di aprire bocca: è vero, anche lei non era esattamente piacevolissima da avere attorno” spiega, causando un pigolio dimesso da parte della povera Fukawa-san, “ma sai anche meglio di noi tutti i motivi che l’hanno portata a rendersi tanto antipatica, e che ora è notevolmente migliorata! Anche lei ha i suoi incidenti di percorso, ma ci sta lavorando su! Quindi potresti, di grazia, sottolineare i suoi progressi invece di pungolarla dove fa male, e dimostrare anche quanto tu sia cresciuto?”
“...”
“E soprattutto, ti costerebbe tanto essere più gentile con tutti? Guarda come hai trattato il povero Naegi-kun in questi giorni! Non dicevi che era il tuo migliore amico?”
Ohibò, questa sì che è una News degna di una N maiuscola.
“N-NON L’HO MAI DETTO!”
“Oh sì che l’hai detto, non fare lo tsunderone adesso” interviene Fukawa-chan. “Pure tu hai un problema con l’alcol, e quando bevi chiacchieri a ruota libera!”
“Confermo, quel sakè di troppo durante la pausa pranzo è stato una benedizione!”
“Scusate, scusate” mi intrometto, “ma quando sarebbe successo? Ho forse perso la memoria? Un evento del genere dovrei ricordarmelo!”
Eh beh, se permettete ora voglio i dettagli.
“Oh, è stato un paio di settimane fa, quando eri a casa con l’influenza” specifica Kyouko. “Per la prima volta nella mia vita mi sono pentita di aver lasciato il cellulare nel cassetto in ufficio.”
“Non potevi raccontarmelo a voce?”
“Era mia intenzione. Ma avevi quasi 39 di febbre e deliravi dicendo di vedere Ishimaru e Oowada nella sauna, e ho dovuto improvvisarmi infermiera…”
“E ti è passato di mente. Grazie del dettaglio sull’allucinazione, non ci tengo mica alla mia autostima.”
La frase punge sul vivo la mia Detective preferita, che distoglie lo sguardo. Ok, forse questa potevo evitarmela.
“Buoni voi due, che appena finisco con loro ne ho anche per voi. Allora, Togami-kun” trilla Aoi, rivolgendosi allo Scion non Troppo di ‘Staceppa, “cos’hai da dire a tua discolpa?”
Lui sembra voler prendere tempo, e così mugugna, guarda qualunque cosa tranne lei o me, si sistema gli occhiali e se li pulisce anche, il tutto per almeno due volte di fila.
“Fai pure lo gnorri, io posso aspettare” continua a fischiettare la nostra Sirenetta.
Lui allarga le braccia e sbuffa: “Cosa vuoi che dica?!”
“Delle scuse sarebbero un buon inizio” borbotta Touko, meritandosi il consenso della consulente improvvisata: “Touko-chan ha ragione! Sia lei che Naegi-kun meritano le tue scuse.”
Tentennamenti e balbettii che fino a non molto tempo fa avrebbe reputato fastidiosi.
Ancora silenzio.
“Eddai, sei davvero così’ infantile?”
Così parlò Kyouko Kirigiri.
“Siamo venuti qui per questo, nonostante tu abbia fatto la sceneggiata di quello che non deve chiedere mai, soprattutto scusa. Sei davvero disposto a perdere due persone che ti vogliono davvero tanto bene pur di continuare la farsa del Togami che ritiene le amicizie e i sentimenti perdite di tempo?”
“Mi rode veramente tanto ammetterlo… ma hai ragione, Kirigiri.”
OH. MIO. DIO.
Io, Aoi e Touko ci scambiamo sguardi che definire sconvolti è un eufemismo. Se Hagakure non stesse facendo pace con la cameriera yakuza avrebbe accusato i grigi di aver rapito Togami e averci restituito un impostore. O di essere il Super Impostore della ex 77. O di essere un rettiliano.
Ok, devo smetterla di dare retta ad Hagakure e ai suoi sproloqui da complottista del fine settimana.
“Hai… hai appena dato ragione a qualcuno che non è te?” chiedo, cautamente.
“Sì, Naegi. L’ho appena fatto” ammette, alzando lo sguardo. “Mi costa più di quanto immagini, ma quando va detto va detto. Io… mi… mi dispiace” sputa fuori neanche fosse un calcolo renale. “Mi sono comportato da stronzo” lancia un’occhiataccia di fuoco ad una soddisfatta Aoi, “sia con te che con Touko e non ho scusanti. Mi spiace davvero, e spero riuscirete a perdonarmi.”
Il volto paonazzo dall’imbarazzo mi conferma che è sincero.
E io in fondo sono proprio un cuor di panna.
“Oh, vieni qui!” sorrido, e non resisto ad abbracciarlo. Sono un cuor di panna, l’ho già detto sì?
Lui, stranamente, non si ritrae. Non subito, almeno. “Ok ok, sono contento tu mi abbia perdonato, però ora PIANTALA” ringhia, ed io obbedisco. Fa nulla, mi accontento.
Tutto molto bello, ma…
“Fukawa-san?” azzardo.
“Tsk.”
“Oh, avanti! Per i suoi standard si sta praticamente prostrando ai tuoi piedi!”
“N-non mi convincerai, Asahina” insiste la Scrittrice. “Mi ha fatto male.”
Ancora preso dalla botta di umanità, il suo cavaliere bianco le prende le mani: “Touko, ti prego… non l’ho mai fatto per nessuno!”
“L’hai appena fatto per Naegi, devi fosse confessarmi qualcosa?”
“Non… non c’è bisogno di prendermi in giro, sai?”
“Fa male quando lo fanno gli altri a te, vero?”
“...forse. Mi sento trattato alla stregua di un clown.”
“Oh, Byakuya-kun” ghigna Fukawa, pizzicandogli le guance. “Tu non sei un clown… sei l’intero circo.”
“Questa era cattiva” bofonchia come può, le guance intrappolate ancora tra le dita di lei, e un coretto di risate in sottofondo.
Touko, finalmente, sorride: “Vero. Ho avuto la mia rivincita, direi che possiamo andare a far pace” miagola, trascinandolo verso la porta. “Buona riappacificazione anche a voi due!”
E con un ultimo occhiolino sparisce insieme a Togami in corridoio.
“Bene. L’avete sentita?” chiede Aoi, ma la fermo subito: “Ti risparmio la seduta di terapia di coppia, Asahina-san. Ho già perdonato Kirigiri-san.”
Quest’ultima mi guarda con degli occhioni da cucciolo che mai le ho visto da quando la conosco. Chi va col cuordipanna impara a cuordipannare, suppongo.
Aoi si alza e si stiracchia: “Oooh fantastico! Allora lascio a voi il resto della consulenza” fischietta, un piede già fuori dalla porta. “Accetto sia fiori che opere di bene, soprattutto sul mio conto bancario. Buonanotte!”
Soli, infine.
“Tu lo sai che dovremmo farle davvero una statua o qualcosa del genere?” mi si avvicina Kyouko, con un mezzo sorriso sulle labbra di chi aspettava solo questo momento. Annuisco, avvicinandomi a mia volta: “Concordo, ma visto il lavorone che ha fatto se la merita tutta. Dici che fanno statue di ciambelle?”
Ride, e io ricordo perché mi sono innamorato di lei.
“Scusa. Non so cosa mi sia preso, ma quel qualcosa mi ha portata a trattarti in maniera infima. Sono ingiustificabile.”
“Un po’. Ma almeno hai imparato” rispondo, piazzandomi strategicamente sul futon. “E poi meglio far pace che rimanere arroccati sulle proprie posizioni in eterno, giusto?”
Kyouko sorride e mi raggiunge.
“Oh sì. Meglio cambiare posizioni, decisamente.”
E non so se mi sono spiegato.

“Non ci credo, mi sono davvero perso Togamicchi che si scusava con Fukawachi e Naegicchi?!”
“Beh tu eri in altre faccende affaccendato…”
“Comunque, Kirigirichi, se ti serve ancora io ho la registrazione di Togamicchi ubriaco! Te la vendo a prezzo d’amicizia!”
Il Togamicchi ringhia da dietro il giornale.
Conclusa la parentesi Gita Aziendale, e sperando ardentemente non si riapra mai più, siamo tornati alla solita routine lavorativa tra le poco rassicuranti mura della Future Foundation. 
Il viaggio di ritorno è stato persino tranquillo, senza (troppi) conati di vomito, (troppe) “esplosioni” di Nidai e (troppe) dimenticanze di Danzatrici Tradizionali a caso in autogrill altrettanto a caso. Kizakura era persino sobrio. O meglio, solo alticcio. Ma non troppo da rischiare di schiantarci contro un guardrail.
Siamo intenti a goderci la nostra pausa pranzo, quando vediamo Aoi correre trafelata verso di noi.
“Finalmente, ti aspettavamo!” la accolgo, ma noto subito che qualcosa non va. “Asahina-san… tutto ok?”
“Uh, ecco… Hagakure-kun.”
“Sì, Asahina-chi?”
“Credo… credo ci sia qualcuno per te.”
“Uh? Per me?”
Ci voltiamo tutti a guardarlo, ma dall’espressione direi che non attendeva visite.
Yasuhiro.
...quel tono di voce arrapato. No dai, è uno scherzo.
“...Kyouko-chi?!”
“In carne, ossa e tatuaggi” avanza lei, la cameriera ed ex membro della yakuza che ha terrorizzato i nostri giorni di vacanza. Prende posto accanto ad Hagakure e lo afferra per la camicia: “Sono qui per te, gattone.”
...gattone?
“Pe… perché?!”
Lei ride beata: “Ma come, sciocchino, non ricordi? Mentre eravamo ancora aggrovigliati…”
“Per carità, no” quasi vomita Togami.
“Nel pieno dell’estasi…”
Kyouko, la mia, chiude gli occhi e quasi la vedo rabbrividire.
“Mentre urlavi il mio nome…”
Io e Fukawa la seguiamo a ruota.
“Hai detto che avresti voluto passare la tua vita con me, ora che ci siamo ritrovati!”
“D-davvero?”

“Davvero. E io sono qui per questo, mio caro. Per far funzionare le cose!”
Il gelo cala su tutti noi.
“E stavolta non ho intenzione di lasciarti scappare, Yasuhiro.”
“Che… che bello…”
Mentre Aoi cerca di trattenere Kyouko (la mia) e lo Scion dal pestare a sangue Hagakure, io mi pongo un importante e pressante quesito.
CHI E’ CHE LASSÙ CI ODIA TANTO?
EH?!

   
 
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