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Autore: steffirah    11/04/2020    2 recensioni
Tratto dalla terza one-shot: I suoi occhi cominciarono a luccicare come gemme preziose, il suo sorriso divenne più luminoso delle stelle, al che incuriosito sollevò anche lui il viso verso la volta celeste. Socchiuse le labbra, stupito, non ricordando che per quella notte ci sarebbe stata una pioggia di comete.
«Ricordati di esprimere un desiderio», cantilenò allegra e rimembrando che lì si usasse così lasciò ai suoi occhi seguire quelle scie, formulando una sorta di desiderio.
Il suo cuore accelerò di poco e sviò lo sguardo, riportandolo sulla fanciulla, la quale nello stesso tempo si voltò a guardarlo con dolcezza.
«Lo hai trovato?»
Annuì, incapace di parlare, rispondendole nei suoi pensieri.
“Di non perderti.”

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Raccolta dedicata alla Syaosaku week "spring bash" tenutasi dal 4 all'11 aprile 2019.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lee Shaoran, Li Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Syaoran Li | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Le lacrime della Luna




 
Mia carissima Sakura,
Mi faccio coraggio per scriverti questa lettera, incerto se effettivamente riuscirò mai a consegnartela o meno. Sai che non sono molto abile in queste cose, sai che sono più bravo ad esprimere quel che provo coi gesti, più che con le parole. Dovresti anche sapere però che la mia timidezza e la mia insicurezza spesso mi impediscono di mettere in atto ciò che penso. Per questo, stavolta, ho deciso di scriverti.
Ti starai domandando qual è la ragione, ma il fatto è che quel che più temevo sta per accadere. E se dovesse andare tutto male, tutto a rotoli, non voglio avere rimpianti. Non voglio un giorno svegliarmi e pentirmi, per non essere riuscito a rivelarti tutto ciò che realmente sento per te. Per non essere stato in grado di darti tutto quello che meritavi. Almeno in questo, credo di aver fatto il possibile. Avrei potuto fare di più, in effetti, ma dalla mia posizione di “migliore amico” non credo mi fosse concesso.
Spero che questa lunga premessa non ti stia spaventando, e in ogni caso sappi che non mi devi alcuna risposta. Sono semplicemente io che, per una volta, voglio parlarti col cuore in mano. Voglio essere onesto, e dirti tutto quello che non ti ho mai detto.
Ci conosciamo da anni, ormai, e il nostro rapporto all’inizio non era neppure dei migliori. Ricordi quando ci incontrammo, alle elementari?


Era un giorno di primavera come tanti, l’aria era piacevolmente tiepida, e durante la pausa le maestre avevano fatto uscire i bambini, permettendo loro di bighellonare nel cortile – pur tenendoli d’occhio, affinché non si facessero male. Ce n’erano due in particolare che avevano colto la loro attenzione, e si trattava proprio di Li Syaoran e Kinomoto Sakura.
Erano due poli opposti. Lei perennemente energica, allegra, solare, iperattiva, non stava ferma un secondo, chiacchierava con chiunque, stringeva amicizia con grandi e piccini nel giro di un battito di ciglia. Lui invece era molto più calmo e taciturno, intelligente e serio, piuttosto che giocare con gli altri preferiva starsene in solitaria a leggere un libro – letture anche piuttosto sofisticate, per un bambino della sua età – e quando lo finiva si guardava intorno con occhio acuto, quasi tentasse di analizzare il tipo di società che lo circondava. E ad una conclusione era giunto: quella bambina che non stava mai zitta né ferma, a lungo andare poteva diventare una vera e propria seccatura. Per questo decise, a soli sei anni, che le avrebbe impedito di penetrare nella sua quieta esistenza.
Se solo avesse saputo quello che il destino aveva in serbo per loro!


 
Le maestre delle nostre classi convocarono entrambi in sala insegnanti; come ormai già sai, ero alquanto scocciato da te, e sono certo che, anche se successivamente l’hai negato, a quei tempi provavi soggezione in mia presenza.
Mi dispiace, per averti messo a disagio. Mi dispiace per essere stato scorbutico in quel periodo. Mi dispiace per il mio comportamento da bambino viziato. Mi dispiace per averti valutata dall’apparenza, senza invece guardare tutti i tesori che portavi dentro di te. Mi dispiace di averti giudicata seccante, ficcanaso, pasticciona, piagnucolona, debole. Mi dispiace per essermi lasciato ingannare da me stesso, creando un’immagine di te che neppure esisteva, ignorando e rinnegando quella reale.


Le maestre li avevano chiamati entrambi, notando una cosa in particolare: in comune avevano una dote sportiva, ma per il resto erano così diversi, anche nei voti stessi. Se lui dimostrava di essere superiore alla norma, lei, al contrario, a fatica vi rientrava. Decisero per il bene del loro futuro di agire quanto prima, finché erano ancora piccoli, per migliorare quei due aspetti di loro: li fecero lavorare insieme, affinché lei acquisisse maggiori conoscenze cognitive, e lui si aprisse un po’ di più agli altri, evitando che divenisse un ragazzo asociale a lungo andare. Non fu un’impresa semplice, ma nel giro di qualche mese quella loro speranza cominciò a maturare, dando i suoi primi frutti.

 
Ora lo ammetto: ero veramente un idiota. Eppure anche allora lo pensavo, ma non riuscivo ad accettarlo. Improvvisamente avevo cambiato idea su di te. Avevo cominciato a rivalutarti. Avevo capito che ogni sorriso che mostravi ti nasceva dal cuore, che la tua allegria era genuina, ma non era costante. Talvolta sorridevi per non mostrare agli altri la tua sofferenza, e ancora oggi hai la tendenza a farlo. Ma non con me, e di questo ti sono infinitamente grato. Sai che con me puoi sempre parlare di tutto, sai che puoi contare su di me, sai che puoi sfogarti, puoi piangere, puoi urlare, puoi arrabbiarti, puoi ridere, puoi liberare la vera te.
Avevo capito, allora, che c’era più di quanto davi a vedere. Che nonostante la tua paura per le storie di fantasmi, alla fine tentavi di affrontarle con coraggio. Che poi corressi sempre tra le braccia mie o di Daidōji tremante, con le lacrime agli occhi, è un altro conto. Cominciai a riconoscere che ci provavi. Che quando ti davo indicazioni, quando ti insegnavo qualcosa, sebbene inizialmente avessi sempre un’aria confusa tu mi ascoltavi davvero, fino in fondo, assimilando tutto ciò che dicevo. Talvolta lo interpretavi a modo tuo, compiendo errori madornali, ma sebbene in principio questa tua tendenza mi irritasse, col tempo cominciò a divertirmi.
Grazie a te sono cambiato, diventando una persona migliore. Farti entrare nella mia vita è stata la scelta inconsapevole, fatale, migliore che avessi mai potuto fare.
Non sono più scettico. Non sono più scorbutico. Non sono più cinico. Non sono più irascibile. Non sono più chiuso in me stesso. Non sono più solo.
D’accordo, so che stai pensando che qualche volta questi aspetti di me ritornano a galla, ma devi ammettere che rispetto a dodici anni fa scemano dopo poco. E dovresti anche sapere che ormai, tutto ciò che risveglia queste parti “oscure” di me, ruota attorno a te.
Se sono scettico e cinico è perché qualcosa che ti viene detto o qualche decisione che prendi non mi convince, quindi cerco di farti cambiare idea. Ma tu sei testarda, e non mi ascolti mai. Spesso mi hai dato una bella lezione così facendo, ma ci sono anche stati casi in cui sarebbe stato meglio se mi avessi ascoltato. Ciononostante, non sono qui a scriverti per rimproverarti.
Se sono scorbutico o irascibile, lo sono con gli altri. Lo sono con persone che non suscitano la mia simpatia o fiducia. So già che mi dirai che non devo incappare nello stesso errore e malgiudicare prima di conoscere, ma crescendo ho sviluppato una sorta di istinto che mi permette di percepire la benevolenza e malignità delle persone. Per questo alcune riesco a tenermele lontane, a tenertele lontane, a volte comportandomi in maniera iperprotettiva nei tuoi confronti, al punto tale che non c’è paragone con il cane da guardia (sì, intendo tuo fratello). Quantomeno, è una mera consolazione sapere che lui resterà al tuo fianco. Lui sarà in grado di proteggerti, in mia assenza.


Ripensò alla loro crescita. Sia alle medie che al liceo, avevano continuato a frequentarsi, che fosse a scuola, che fosse nelle ore extrascolastiche. Avevano instaurato un forte legame d’amicizia e, in maniera quasi del tutto spontanea, lui era entrato a far parte della sua cerchia di amici. Adesso tutti si conoscevano, uscivano insieme, si divertivano, vivevano quei momenti d’adolescenza che mai più avrebbero ritrovato.
E come la gran maggioranza degli adolescenti, si innamoravano.


 
Non so più dove si sta dirigendo questa lettera. Ero partito con l’idea di scriverti un’unica cosa, in maniera sufficientemente breve, chiara e concisa. E invece mi sto perdendo in sentimentalismi.


Anche Sakura si innamorava. Ogni volta di un ragazzo diverso, quasi sempre di un senpai. Alcuni non erano approvati da Syaoran – Touya disapprovava tutti, ma quello era un altro conto – e per fortuna su quelli riusciva a farle aprire gli occhi, mostrandole che non erano tanto perfetti quanto sembravano.
Con altri, invece, non aveva alcun controllo, ma finiva sempre allo stesso modo: o rifiutavano le sue dichiarazioni oppure decidevano di frequentarla per poco tempo, per poi affermare di “stancarsi”.
Erano cose di cui Syaoran non riusciva a capacitarsi. Come potevano stancarsi, stando insieme a Sakura? Lei, che era una continua sorpresa?
Come potevano rifiutarla, quando al mondo non esisteva ragazza più gentile, dolce, adorabile, altruista, spontanea, genuina, meravigliosa di lei? Come, quando la sua bellezza illuminava tutto ciò che la circondava, rendendo tutto più roseo?
Erano degli idioti. Non capivano cosa perdevano, non capivano quanto fosse speciale, non capivano quanto la ferissero. E, per questo, non poteva perdonarli.
C’era stato un periodo in cui si era chiesto se, effettivamente, non si comportassero tutti così per colpa sua. Perché sì, era geloso, e le stava sempre intorno, ma era perché sentiva un incontrollabile bisogno di proteggerla, da tutto e tutti. E in parte, frequentando da anni la sua famiglia, era anche come se si sentisse in dovere con Touya. Come se lui, tacitamente, gli avesse detto: “Se vuoi ottenere la mia fiducia, resta accanto a mia sorella, trattala come una principessa, e allontana da lei qualunque pericolo”.
Grazie alla sua presenza non si era mai ferita, almeno non gravemente, per quanto riguardava il suo corpo. Ma nel suo spirito? Nel suo cuore? Quante ferite si stavano accumulando? Quanto ancora avrebbe potuto resistere, senza sanguinare?


 
Concedimi questo. Sto per andare via, e ho bisogno che tu stia attenta, che tu tenga gli occhi bene aperti, e che ricevi il meglio. Te lo scrivo perché così lo ricorderai, e se dovessi dimenticarlo potrai rileggerlo in ogni momento.
Tu, Sakura, sei una ragazza fantastica. E per questo meriti il mondo.
Meriti di essere avvolta dalla gioia e l’amore di tutti.
Meriti di essere felice sempre, costantemente.
Meriti di essere trattata con cura, da chiunque, che sia un membro della tua famiglia, che sia un amico, che sia un amante.
Meriti persone che ti ascoltano, che ti comprendano, che ti supportino, che ti incoraggino.
Meriti qualcuno che riesca a consolarti e confortarti nei momenti di bisogno.
Meriti qualcuno che sappia che non c’è bisogno di grandi gesti eclatanti, che sono le piccole cose a renderti realmente felice. Che invece di un mazzo di rose preferisci un fiorellino raccolto in un campo, che piuttosto che chilometriche dichiarazioni d’amore ti basta un minimo segno che quella persona ti stia pensando, che sia una fotografia ad un cielo o un cibo o una qualunque cosa che ricorda te, che sia il pezzo di una canzone o un libro o una poesia che sembra parlare di te. Che non c’è bisogno di fingersi artisti o grandi amatori perché sei una ragazza di poche pretese, e che una presa per mano, un sorriso, uno sguardo lontano, un buffetto affettuoso, possono renderti più felice di quelle solite dimostrazioni eccessive d’amore.
Meriti qualcuno che, nonostante tutto questo, desideri darti sempre di più. Desideri non deluderti mai, desideri renderti il centro del suo mondo, desideri averti per sempre al suo fianco.
Sono sicuro, Sakura, che questa persona esista. Che una persona che ti ami con tutto se stesso, anima e corpo, cuore e mente, ci sia. E che già adesso ti sta cercando, e presto ti troverà. Quindi, ti prego, ti scongiuro, non piangere. È insopportabile vederti piangere, è insopportabile vederti triste, delusa, amareggiata. È insopportabile sapere che nella mia incapacità non riesco a fare più di tanto per risollevarti il morale. È insopportabile essere conscio che, anche se dopo non molto torni a sorridere, dentro di te continui a soffrire e che nulla si può fare contro quel senso di abbandono e rifiuto.
Una persona che può liberarti di tutto questo, sento che esiste. Devi solo trovarla, ma so che non manca molto al suo arrivo.
E male che vada, io sono qui. Anche se non sarò più al tuo fianco, potrai contattarmi quando lo desidererai. Potrai “disturbarmi” (sebbene quando si tratta di te, non è mai un disturbo) a qualunque ora del giorno e della notte. Potrai chiamarmi, scrivermi, riempirmi di messaggi, mandarmi video, fotografie, tutto quello che vuoi.
Io ci sarò sempre. Anche a distanza, ti proteggerò sempre. E con certezza, posso anche dire che…
Ti amerò, per sempre.

 
Eternamente tuo,
Syaoran


***


Alla fine, glielo aveva detto. Alla fine, era riuscito a consegnarle la lettera, senza che neppure se ne accorgesse. Chissà se l’aveva già letta. Chissà se lo stava facendo proprio in quel momento.
Controllò il tabellone con gli orari, notando che il suo gate era appena stato aperto. Prese un respiro, preparandosi a dire addio a tutto. Incerto di quando sarebbe tornato. Se mai sarebbe tornato.
“Ci siamo”, soffiò tra sé, armandosi di determinazione. Non era detto che non l’avrebbe più rivista. In qualsiasi modo, sarebbe riuscito a ritagliarsi un momento, a trovare l’occasione per incontrarla. Almeno per accertarsi su come stesse.
Qualcuno lo avrebbe sostituito – ma no, che pensiero sciocco. Non sostituito, non sarebbe stato deposto del suo ruolo di “migliore amico”. No, qualcuno sarebbe stato ciò che lui, per Sakura, non avrebbe mai potuto essere. E andava bene così, era ciò che lui stesso le augurava.
Eppure, perché un simile pensiero sembrava aprirgli una voragine nel cuore? Perché si sentiva così… distrutto? Così fiacco? Così indebolito? Così sconfitto?
Strinse i denti, proseguendo verso la sua meta. Ormai, non poteva più voltarsi indietro.
«Syaoran!!»
Si pietrificò, sentendo il suo nome gridato più volte, in maniera disperata. Non poteva essere…
Quasi al rallentatore si girò, ad occhi sgranati, domandandosi se non stesse sognando. Da lontano vide Sakura correre trafelata, i suoi occhi pieni di lacrime, il suo viso una maschera di dolore. Gli parve che il cuore gli si fermasse. Alla fine, era lui stesso che le stava facendo del male.
La vide inciampare e prontamente corse verso di lei, ma prima ancora che potesse compiere alcuna azione Sakura gli saltò al collo, stringendolo con tutte le sue forze, quasi non volesse farlo andare via.
«Ho fatto in tempo», singhiozzò, affondando il viso sul suo petto.
Notò le sue mani tremare, ma sapeva che non ce la faceva a trattenersi. Non a quel punto. Per cui la avvolse tra le sue braccia, sprofondando il viso tra i suoi capelli, beandosi di quel familiare profumo, di quel calore, di quella dolce presenza che presto, troppo presto, non sarebbero stati più a portata di mano.
«Syaoran», lo richiamò riprendendo fiato, staccandosi di poco. Seppure a malincuore glielo permise, sforzandosi di mostrarle un sorriso, nonostante la tristezza che lo avviliva. La vide tirare su col naso, sebbene continuasse a proferire imperterrita: «Ti chiedo solo un attimo, per favore, per dirti che -»
Fu annunciata un’ultima chiamata per il suo volo e lui esitò a muoversi, notando che sembrava nel panico.
«No…»
«Sakura…»
La vide mordersi le labbra con forza e guardarlo poi con una nuova determinazione, esclamando di botto: «Neppure io voglio avere rimpianti. Ti amo!»
Si sollevò sulle punte, posando le labbra sulle sue, cogliendolo di sorpresa.
Syaoran si pietrificò. Fu attraversato, in quel minuscolo momento, da una miriade di pensieri. Non se ne capacitava. Di sé, non glielo aveva mai rivelato, perché temeva di rovinare, anzi distruggere, la loro relazione. Ma lei? Perché? Com’era successo? Da quando?
«Ti amo», ripeté in tono più basso, allontanandosi di poco per mostrargli un piccolo sorriso impregnato di sale. «Da sempre.»
Le lacrime si raccolsero nei suoi occhi. Non riusciva a crederci. Non poteva essere vero. E se quello era un sogno, non voleva più svegliarsi.
Un sorriso sbocciò sul suo viso, mentre la ristringeva a sé, smettendola di porsi interrogativi. Non gli importava più di niente, dimenticò anche cosa ci faceva lì. Ignorò il brusio intorno, ignorò i passi della gente, isolandosi in un piccolo mondo immobile, tutto loro, dove il tempo era infinito.
Alla fine, era stata lei a trovare lui.










 
Angolino autrice:
Ed eccoci all'ultima one-shot. Mi viene da piangere, sia perché questa raccolta è durata troppo poco (così imparo a unire i prompt) sia per il contenuto di questa storia. Confesso di averla scritta asscoltando in loop "Somebody out there" del gruppo "A rocket to the moon". Non voglio aggiungere molto, solo che la dedico a tutte le persone che mi hanno seguita fin qui e quelle che d'ora in avanti continueranno a seguirmi.

"There's somebody out there who's looking for you
Someday he'll find you, I swear that it's true
He's gonna kiss you and you'll feel the world stand still
There's somebody out there who will"
  
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