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Autore: Bodominjarvi    12/04/2020    1 recensioni
Provenivano da due paesi distanti e anche da due decenni differenti, ma le loro storie erano quantomai analoghe...Travagliate e senza nessun lieto fine all'orizzonte. Loro non vivevano...Sopravvivevano. Era un condizione che ormai avevano accettato entrambi da tempo.
Ambientata durante e post Tekken 7.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Kazama, Kazuya Mishima, Nina Williams, Sorpresa, Steve Fox
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Buio. Buio. E ancora buio. Quanto tempo era che non vedeva altro attorno a se? Giorni? Settimane? Mesi? Quella sensazione nonostante così prolungata continuava ad essere dannatamente opprimente, non riusciva ad abituarsi. La solitudine lo attanagliava ogni minuto sempre di più, eppure che senso avrebbe avuto tentare di contrastarla? Non aveva più nulla ad attenderlo nel mondo dei vivi. Ma lui alla fine era morto? Probabilmente no...Ricordava a malapena lo scontro con Azazel, quel demone per il quale aveva scatenato l'inferno sulla Terra, al solo scopo di liberarla dalla maledizione del Gene Del Diavolo. Rivide se stesso correre incontro al mostro, circondato da un aura violacea che deviava ogni suo colpo mentre prendeva la rincorsa per scagliarsi contro di esso e sfondargli il petto con un pugno poderoso. Poi la caduta in quello scorcio e infine il nulla.

Qualcosa nella sua mente gli diceva che era successo anche dell'altro in seguito, ma non riusciva a richiamare nessuna memoria alcuna. Se così fosse aveva fallito miseramente il suo piano. Lui voleva morire, autodistruggersi per il bene superiore, non salvarsi! Lui doveva sparire dalla faccia della terra, portandosi dietro il fardello della sua maledizione e rendendo quell'essere spregevole di suo padre un comune mortale, facilmente contrastabile senza i poteri demoniaci. Si aspettava di finire a bruciare nelle fiamme dell'inferno, non a brancolare nel buio. Sapeva di essere ancora vivo e la cosa era insopportabile. Dove aveva sbagliato? Perchè era sopravvissuto?


"Perchè ci vuole ben altro per farmi fuori, mio caro!" ridacchiò sadicamente la solita voce dall'oltretomba che gli aveva rovinato l'esistenza.

Decisamente non era morto.

"Giuro su Dio che troverò il modo di farti fuori, Devil!" ringhiò il ragazzo, stringendo i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.

"Ah si? Illuminami, come pensi di fare? Se non erro hai fallito miseramente e hai gettato il mondo nel caos l'ultima volta che ci hai provato!"

"Tu...Come puoi essere ancora vivo?" sbraitò con ferocia al nulla. 

"Perchè le tue supposizioni erano completamente sbagliate, ragazzino! Io ho generato Azazel, non il contrario. Era lui che dipendeva da me e distruggendolo non mi hai minimamente scalfitto. Sono vecchio quanto la Terra, figurati!"

Jin sentì i conati risalirgli su per la gola. Voleva vomitare tutto il suo disgusto, ma non aveva nulla nello stomaco. La rabbia che provava in quel momento era indescrivibile, tuttavia era conscio del fatto che così avrebbe solo aumentato l'influenza di Devil su di se. Doveva distrarsi in qualche modo e non dargliela vinta! 

"Farai la fine che ti meriti..."

"Sto già tremando, piccolo illuso!"

 

Il giovane tentò di calmare i nervi e si sedette su quella sorta di pavimento color ossidiana, che non aveva una consistenza ben precisa. Effettivamente non sapeva neppure se stesse fluttuando nell'aria o la dimensione onirica in cui si trovava in quel momento fosse anche solo vagamente consistente. Doveva distrarsi ad ogni costo, o sarebbe uscito di testa con conseguenze ovviamente disastrose. Aveva passato anni della sua vita dopo la morte di sua madre a combattere contro il suo peggior nemico, ossia la parte di se stesso posseduta dal Gene del Diavolo che lo rendeva esattamente come Jun Kazama gli aveva sempre detto di non essere.

Jun...Se solo fosse stata con lui per sempre, a vegliarlo e proteggerlo tutti questi disastri non sarebbero mai successi: lui sarebbe rimasto pure di cuore e innocente come lei, non avrebbe mai conosciuto il tradimento per mano di quel bastardo di suo nonno e tolto il sigillo che racchiudeva la sua dannazione eterna. Se Ogre non gliela avesse portata via lui avrebbe vissuto una vita normale e pacifica, non si sarebbe mai iscritto a quello stramaledetto torneo, non avrebbe mai desiderato di uccidere la sua famiglia, non avrebbe mai e poi scatenato una guerra, non avrebbe mai...Quella fiumana di pensieri disordinati si interruppe quando realizzò che se non fosse successa anche solo una di quelle cose, non avrebbe mai e poi mai avuto la possibilità di avere nella sua vita Nina. 

Nina, quella splendida killer dagli occhi glaciali e di una bellezza mozzafiato, che tanto aveva amato e che tanto sentiva di amare ancora. Chissà dov'era adesso? Stava bene? Si era ripresa? Una morsa gli strinse il cuore quando si domandò anche se lo avesse già rimpiazzato con qualcun'altro. Sapeva che il loro amore era sincero e profondo, soprattutto perchè nato da due persone che avevano dovuto affrontare un passato atroce e questo li aveva resi più uniti che mai. Sapeva anche che solo lui finora era stato in grado di scalfire il ghiaccio di cui era apparentemente fatta. Eppure una donna brillante e speciale come lei meritava ben di meglio di un giovane dall'anima dannata. Un giovane cresciuto nell'innocenza, strappatagli poi brutalmente da un destino crudele, che sognava solamente di crescere, studiare, lavorare, magari diventare qualcuno, ma vivere una vita tranquilla accanto ad una persona speciale. Non avrebbe avuto nulla di tutto questo. Era arrabbiato, furibondo contro se stesso per aver fallito il suo piano che credeva perfetto. Forse addirittura aveva agevolato gli scopi malvagi di suo padre Kazuya, autoeliminandosi assieme ad un ostacolo ben più arduo. 

 

Kazuya...Come aveva potuto un essere umano dall'animo così immacolato e il cuore così gentile come sua madre ad avere a che fare col diavolo in persona? Per quanto fisicamente fossero simili, lui non aveva proprio nulla da spartire con suo padre. Con ogni probabilità aveva fatto soffrire Jun, forse lui era nato nemmeno per volontà sua...Non ne era certo. Non gli era mai stato raccontato molto su suo padre e sapeva che era solo per proteggerlo. Ma a fargli ribollire ancora più il sangue nelle vene era il fatto che quel verme avesse fatto un torto enorme anche alla sua amata Nina. Nonostante fosse accaduto prima che lui nascesse, l'aveva costretta come la più insignificante delle cavie ad un esperimento che l'aveva portata a mettere al mondo un figlio che mai avrebbe voluto.  L'aveva usata in modo rivoltante, causandogli anche una bruttissima perdita di memoria al suo risveglio rendendola un guscio vuoto. Senza rimorsi, senza il benchè più minimo briciolo di umanità. 

 

Aveva sempre ammirato la sua amata per il carattere forte e determinato che sfoggiava sempre, anche nelle situazioni più difficili. Quel suo temperamento glaciale e nervi d'acciaio l'avevano aiutata a costruirsi la reputazione di assassina infallibile e straordinaria combattente, l'aveva vista lottare e sbaragliare avversari anche molto più grossi ed esperti di lei con relativa facilità, era rimasto ipnotizzato dal suo stile elegante e letale...Per questo aveva deciso di averla come guardia del corpo a tutti i costi. Mai avrebbe pensato che sarebbe diventata la persona più importante di tutte e che lo amasse a tal punto da assecondare il suo desiderio più folle. Quanto l'aveva fatta soffrire? Le aveva chiesto egoisticamente di non dimenticarlo mai durante l'ultima serata passata assieme. Non sarebbe mai stato in grado di sopportare che il suo ricordo le svanisse dalla mente, essendo l'unica cosa positiva che la sua vita avesse avuto dalla morte di sua madre. Eppure in cuor suo sapeva che non aveva più diritto a pretendere che lei non si rifacesse una vita, nonostante la sua assai scarsa attitudine a socializzare. Sorrise amaramente richiamando alla mente una serie di ricordi di conversazioni avute con lei...

 

"Wow, commovente!" commentò sarcasticamente la bionda, spegnendo il televisore e sbadigliando annoiata.

"Cosa?" domandò il ragazzo distrattamente, intento a scrutare l'orizzonte dall'enorme vetrata del suo studio.

"Il solito ciarpame che passa per televisione. Le soap opera dove lui si innamora perdutamente di lei e viceversa e dopo mille peripezie riescono a stare assieme. Patetico e banale." replicò, alzandosi per versarsi una tazza di the.

"Concordo..." rispose il suo capo.

Si domandò distrattamente se la sua glaciale e stoica bodyguard avesse mai provato affetto per qualcuno all'infuori di suo padre. Forse solo sua madre.

"Come se la felicità esistesse davvero. Tutte illusioni..." aggiunse subito dopo.

"Il mondo in cui viviamo è troppo corrotto e perverso perchè la felicità possa esistere e diffondersi. La falsità della razza umana glielo impedisce, ma le persone preferiscono illudersi e credere il contrario."

Nina sollevò un sopracciglio incuriosita da quelle parole.

"Da quando sei così ottimista?" chiese sarcasticamente, prendendo un sorso di bevanda.

"Mai stato. E tu da quando sei così pessimista?"

"Mai stata. Sono realista, è ben diverso! Prima o poi la felicità sparisce in una nuvola di fumo e la gente come quella che guarda e crede a quelle stronzate che passano in tv sarà la prima a soffrire della loro ignoranza! La vita è traditrice!" 

Quelle parole erano veramente dure a tal punto che anche Jin se ne stupì. Sapeva molto poco sul passato dell'assasina, segnato dalla morte prematura dei genitori e dall'eterno conflitto con sua sorella. Ma era solo per quello che disprezzava la vita così tanto?

"Sei mai stata tradita?" domandò improvvisamente Jin.

Non seppe perchè le fece quella domanda, gli sfuggì e basta. Ed ora era curioso di sapere la risposta. Nina lo osservò perplessa, ma in pochi secondi recuperò la solita compostezza.

"Mi pare che mia sorella mi abbia giocato un bello scherzetto 20 anni fa. E lavorare per tuo padre non mi sembra certo un gesto dettato dall'altruismo...Quella troia..."

"Devo dire che per essere sorelle avete un modo tutto vostro per esprimere il vostro affetto."  commentò sarcasticamente Jin, con una risatina.

"É la verità. Falsa, invidiosa e incredibilmente facile! Un'insulsa gatta morta costantemente bisognosa di attenzioni e di qualsiasi cosa che avessero gli altri. Dai vestiti al fidanzato..."

Come, come, come? Fidanzato? Aveva sentito bene? 

"Cioè, stai dicendo che Anna..."

"Sì!" replicò seccata.

"Non oso immaginare come sia finita..." borbottò tra se e se.

"Bhe..." ridacchiò la bionda, un sorrisino sadico che non prometteva niente di buono. 

"Cosa?" incalzò Jin, non propriamente certo di voler sapere il resto.

"Anna si è ritrovata in mutande per una mattinata intera a scuola, visto che DISGRAZIATAMENTE era finita della supercolla sulla sua sedia che le aveva strappato la gonna nel tentativo di alzarsi. Oltre ai suoi vestiti preferiti bruciati una volta tornata a casa. Lui è finito in ospedale con una rotula rotta."

"Rotula rotta? E nessuno ti ha rimproverata?" 

"Nessuno ti può rimproverare se dici che sei caduto dalle scale. Le ossa vanno spezzate con metodo e criterio!" replicò soave la bionda, accomodandosi sulla poltrona di fronte alla sua scrivania, sempre con quel ghigno sadico sulle labbra. "D'altronde eravamo solo alle elementari..."

Il moro strabuzzò leggermente gli occhi udendo quell'affermazione, ma non ne fu troppo sorpreso, piuttosto estremamente divertito.


"E comunque quell'idiota è stata l'ennesima prova che l'amore è una fregatura. La felicità? Altrettanto! É un nemico! Ti indebolisce! Insinua dubbi nella tua mente...Se sei felice avrai sempre qualcosa da perdere..."

 

Come solito Nina aveva ragione. Avevano trovato la felicità assieme, toccato il cielo con un dito e scoperto quanto fosse bello essere amati...Solo per diventare sempre più vulnerabili, abbassare la guardia e infine perdere tutto quanto. Lei non avrebbe mai voluto innamorarsi, eppure lo aveva fatto e ora sicuramente stava pagando il prezzo per quell'azione che mai avrebbe dovuto compiere. Ma aveva senso odiarsi per aver reso felice una persona e essersi reso felice a propria volta? Sicuramente ci avevano rimesso entrambi. Sospirò profondamente, sperando con tutto il cuore che stesse davvero conducendo una vita migliore, lontana dai guai, dai pericoli e dalla disperazione. Pregò con tutto se stesso che lui, Jin Kazama, fosse riuscito a donare felicità a sufficienza per una vita intera alla donna che più l'avrebbe meritata al mondo...


Note dell'autrice: ciao a tutti! Mio dio, è passata una vita dall'ultimo aggiornamento...Ma visto che siamo tutti in quarantena forzata, perchè non trovare un modo costruttivo e creativo per passare il tempo come provare a proseguirla? Sì, ho ancora intenzione di portare questa storia a termine, non so nè come, nè quando, ma non mi corre dietro nessuno e va bene così. Per quanto riguarda il capitolo, bhe...Forse avrete riconosciuto il titolo e la citazione finale di Nina nel suo dialogo con Jin. Sì, è una frase del film "Rush" detta da l'attore che interpreta Niki Lauda, uno dei miei più idoli più grandi: trattasi di una frase potente e crudele, ma quantomai veritiera. E come i protagonisti di questa storia non potrebbero trovarsi d'accordo con essa, dopo tutto il dolore che hanno vissuto? Jin in questo momento si trova in una sorta di limbo, deve ancora risvegliarsi e capire cosa effettivamente sia stato di lui. Capitolo forse un po' breve, ma ho voluto comunque dedicarci del tempo. Per quanto riguarda la scenetta del flashback di Nina, bhe...Insomma, anche lei è stata bambina, no ;) ?? Un saluto a tutti, a presto! 

  
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