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Autore: fujitoid    12/04/2020    0 recensioni
Goffredo Esposito di 43 anni ed Amanda Somma di 38, sono i genitori di Lucia; un’adolescente napoletana, di Napoli. All’età di 14 anni, decidono di cambiarle scuola spostandola a Grosseto, iscrivendola in un collegio molto severo, affinché le cose nella sua vita migliorino dopo essere stata piantata ed umiliata all’età di 12 anni, dal suo primo ragazzo Salvatore. Un fatto per lei sconvolgente, quest’esperienza le farà capire chi fossero veramente le persone che si sarebbe portata con sé nel corso della sua vita. Il destino sembra giocare con i suoi sentimenti quando un altro evento si prospetta davanti a lei, conoscere un ragazzo: Stefano, studente proprio di questo istituto, di cui si innamorerà per poi scoprire d’avere una concorrente sleale, Carmela.
Conoscere Stefano, arrivato per poter ottenere il tanto atteso diploma, la cambiò interiormente; era a conoscenza di poterlo vedere solo per quel periodo scolastico e poi chissà quando l’avrebbe rincontrato ma quei 5 anni le sarebbero bastati per poterlo inquadrare al meglio.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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21° Capitolo Il verdetto finale (aprile 2006-giugno 2014)
Il 6 di aprile, giorno stabilito per la conclusione del processo, si sentiva una grande atmosfera di tensione da ambo le parti sia dalla difesa che dall’accusa.
Durante l’attesa per l’inizio stabilito per le 9:00, Serena si sentiva al cellulare con Simona, l’unica vera interessata alla sorte della sua compagna di collegio dopo una breve parentesi a favore di Miriam ed Anastasia. Stefano era accanto ai genitori della sua fidanzata, aiutato dal marito cerco di tirare su di morale la madre. Lei Pensava al peggio a qualche condanna pesante e quindi così non avrebbe più rivisto sua figlia libera. Questa volta avevano portato la bambina con loro, prima o poi avrebbe dovuto sapere la sorte della sorella ma venne tenuta fuori, in compagnia di lei la quale non si sentiva né di assistere e né sapere nell’immediato la sentenza.
La piccola parlava con la madre – Mamma, ma Lucia tornerà presto a casa? Mi manca molto. Non voglio stia in quel brutto posto. – Le sue parole trasmettevano ancora più dolore, la quale con qualche lacrima provò a dire – No piccola mia, la vedrai e presto saremo tutti insieme di nuovo. Ora andiamo a prendere il gelato. – Solo così la poteva distrarre da quella tensione.
I genitori di Carmela, compreso il fratello, se ne stavano in disparte parlando tra di loro e con l’avvocato, senza nemmeno degnare d’uno sguardo Stefano e gli altri. Erano le 9.30 avvertiti dell’arrivo della giudice Ferrari, come al solito in ritardo, tutti entrarono in aula.
Sperando quanto meno in una pena dignitosa cominciarono a sentire il giudice e l’accusa parlare tra di loro per poter interrogare nuovamente Lucia – Non ha pensato che quella trappola da lei tesa poteva invece cadere la sua amica Greco Serena? - Lei si difese a suo modo – Ho già detto tutto quanto a mio parere, cosa devo dire altro. Francesco non c’entra niente in quello che ho fatto. Si è vero, mi sono servito di lui ma lui era ignaro delle mie intenzioni. Per quanto riguarda la mia amica, sono a piena conoscenza dei gusti alimentari e so per certo che i dolci secchi le disgustano. – Disse con una voce abbastanza alta andando verso le sbarre. L’accusa continuava a ripeterle – Mi può dire perché non ha voluto fare tutta da sola? Dopotutto il laboratorio di chimica del collegio era abbastanza attrezzato per poter realizzare il veleno con la quale ha tolto la vita alla sua compagna di classe, la signorina Carmela Barbieri. – Si rivolse a lei con vera durezza, ma lei lo era ancora di più. Guardò quell’uomo con occhi di rabbia – Non volevo coinvolgere nessun dipendente dell’Istituto, mi sono limitata solo a prendere i becher, le provette e gli altri attrezzi da laboratorio che mi sono serviti a riguardo e poi li ho rimessi al loro posto. – Avrebbe voluto gridare quanto odio provava per Carmela ma non proseguì decidendo di stare in silenzio. Stefano osservava tutto, notando la sua determinazione ma per quanto avrebbe potuto aspettare il suo amore non lo sapeva nemmeno lui – Speriamo che il giudice non sia troppo severo ed irreversibile. – Si disse fra sé, incrociando le braccia.
L’avvocato di lei intervenne nei confronti del suo collega che la stava attaccando troppo ottenendo a suo favore un’obiezione. Francesco fu chiamato nuovamente a testimoniare, questa volta seduto nel banco degl’imputati e non all’interno della cella.
Il giudice tirò un fiatone – De Rosa, allora! Ci dica, come ha fatto a procurarsi gli ingredienti richiesti dall’imputata e perché non destò alcun sospetto a questo strano favore. – Ricompose dei fogli, dal viso si vedeva come non vedeva l’ora di finire quel processo. Francesco a questo punto sbuffò, era già la terza volta che gli ripetevano quelle frasi – Come ho già detto, mi è arrivato un messaggio da parte di Lucia, dove mi diceva che avrebbe tenuto un compito in classe di chimica e le servivano alcuni ingredienti. Io le risposi, come mai li chiedeva a me e non andava a prenderli direttamente lì a scuola. Mi sentivo rispondere che non poteva, ch’erano riservati solo per occasioni particolari e ricerche specifiche. A questo punto mi sono fatto convincere per questo non ho sospettato niente. Secondo lei se avessi saputo quello che avrebbe fatto avrei detto di sì?Lucia, ascoltava il suo amico parlare dopo tutto diceva solo la verità non poteva arrabbiarsi con lui. Il giudice si rivolse all’avvocato di accusa – Continui lei avvocato! – Esclamò per poi zittirsi. L’uomo si alzò dalla sedia avvicinandosi a lui – De Rosa, dove s’è procurato questi ingredienti come il carbonio, l’azoto e tutto il resto? Gliel’ha dati qualcuno? – Domandò aspettando una sua risposta.
Il ragazzo guardandolo bene rispose – Come ho già detto al commissario Moretti ed all’ispettore Pellegrini, l’ho trovati su internet i poliziotti hanno sequestrato il mio computer per confermare le mie dichiarazioni e non mi risulta abbia preso un’accusa per aver detto il falso. – L’avvocato, continuò provando a coglierlo in contropiede – Quindi lei ha fatto una ricerca su internet aiutato da un amico, giusto?Francesco abbastanza annoiato disse – Ripeto ho fatto tutto solo, lì non ti chiedono se sei minorenne o maggiorenne e nemmeno la carta d’identità. Vai nel sito giusto fai l’ordine e poi ti arriva il tutto a casa. – Dopo di che non volle aprire più bocca.
L’uomo non poté fare altro che andare a sedersi di nuovo – Ho finito signor giudice. Può andare con la difesa – Cominciò a bisbigliare qualcosa al signor Barbieri seduto accanto a lui. L’avvocato di Lucia questa volta fu breve – Signor giudice, non vedo alcuna prova che indichi che la mia cliente debba avere il massimo della pena, quindi chiedo il minimo stabilito dalla legge, siamo stati tutti abbastanza chiari. – Andò da lei sorridendole per farla tirare su. Serena disse a bassa voce a DanieleNon l’ho mai vista così determinata a Lucia, da quando la conosco. Speriamo bene. – Il suo ragazzo le rispose – Il giudice la condannerà anche in base a come si comporta, il carattere è tutto in questi casi. – A finire il dialogo fu StefanoSecondo me non avrà molto ma incrociamo le dita. – Il padre sentiva quello che si dicevano e pensava – Speriamo sia come dicono loro chi glielo dice poi a mia moglie. – L’attenzione poi ritornò al processo.
I genitori di Carmela nel primo processo non vennero chiamati a testimoniare per niente per non parlare del fratello Maurizio, che guardava Lucia come se volesse vendicarsi di lei. Il giudice non aveva intenzione di sentirli non conoscevano per niente Lucia e sulla figlia uccisa, aveva letto la loro deposizione su un verbale trasmesso dalla polizia e quello gli bastava.
Passarono 6 ore, ed alla fine dopo tante discussioni e solite parlantine, il giudice si ritirò per deliberare la sua decisione. Era arrivato il momento del verdetto finale. Da qui si sarebbe deciso il futuro di quella ragazzina dall’apparenza innocente. Erano tutti in silenzio tranne qualche piccolo mormorio da parte dei curiosi presenti in aula. Sua madre pregava fuori, sperando in una pena di circa 10 anni, intanto la piccola Barby giocava correndo per il piazzale. Quei pochi minuti sembravano interminabili, passarono circa 15 minuti ma sembrarono ore per quanta era salita la tensione e l’ansia.
Entrò il giudice Ferrari, con al seguito i suoi collaboratori, rimanendo in piedi emise la sentenza finale – Oggi 6 aprile 2006, la corte qui riunitasi in data odierna, presso l’aula di questo tribunale di Napoli in base agl’articoli del codice di procedura penale previsti dalla legge, le attenuanti richiesti dalla difesa e la pena avanzata dall’accusa; così ha deciso… - Ci furono due secondi di silenzio e nessuno muoveva sillaba o emetteva un fiato – …Assolve l’imputato De Rosa Francesco di anni 25, da tutti i capi d’accusa a lui attribuiti, in quanto estraneo ai fatti; ordina, quindi, il suo rilascio immediato se non detenuto per altra causa… Francesco non poté fare altro che esultare dalla gioia, come i suoi parenti ed amici presenti, spingendo il giudice ad usare il martello per far smettere il chiasso che s’era creato – …Condanna altresì! L’imputata, Esposito Lucia, di anni 16 a 12 anni e 4 mesi di reclusione, con la possibilità di chiedere la libertà vigilata solo dopo 8 anni dalla condanna, in caso di buona condotta; da scontare fino al raggiungimento della maggiore età presso il carcere minorile di Nisida, successivamente nella casa circondariale femminile di Pozzuoli, provincia di Napoli. Così è deciso l’udienza è tolta. – Mentre il giudice andava via, Francesco venne liberato e Lucia ricondotta al carcere minorile.
Non poté salutare nessuno solo un lontano e veloce sguardo ci fu, con i suoi genitori e Stefano, il quale gli gridò – Ti aspetterò amore, vedrai che sarà così! – Voleva tanto crederci ma chissà se sarebbe stato davvero così.
Solo un grido di disperazione da parte dei genitori di Carmen i quali gridarono allo scandalo per la pena troppo bassa attribuita alla ragazza, minacciando di ricorrere in appello andando via subito accompagnati dal loro avvocato. Maurizio era sempre più nervoso promettendo a sé stesso di vendicare la morte di sua sorella, avrebbe aspettato con tranquillità 12 anni non erano assai.
La notizia fu data alla madre che sentendo da fuori il frastuono capì che il processo era finito. Scoppiò a piangere quando il marito gli diede la notizia, ma quanto meno le sue preghiere erano state ascoltate. Stefano, Serena e Daniele per tutto il tempo della sentenza si tennero abbracciati ed una volta fuori andarono dai suoi genitori. La bambina, non capiva molto ma era abbastanza intelligente da capire che non avrebbe rivisto presto sua sorella.
Passarono 8 anni da quella sentenza, arrivò il 2014, stava iniziando l’estate, essendo a metà mese di giugno e proprio come disse il giudice, avendo avuto sempre un comportamento esemplare sia nel carcere minorile che in quello degl’adulti, tramite il suo avvocato la solita donna che la difese in quel periodo, chiese ed ottenne gli arresti domiciliari. Ne doveva scontare altri 4 di anni ma quanto meno sarebbe stata a casa sua con i suoi genitori, in quel periodo decise di completare gli ultimi due anni di scuola superiore dentro il carcere minorile riuscendo così a diplomarsi.
Lunedì 23 giugno varcò le porte d’uscita del carcere con in mano un borsone e tanta voglia di ricominciare aveva 24 anni, ormai era adulta. Non era più quella ragazzina adolescente che tutti ricordavano, ad aspettarla c’erano i suoi genitori e sua sorella ormai diciottenne con accanto il suo fidanzato, conosciuto all’età di 17 anni. L’abbraccio fu così emozionante che si misero tutti a piangere, tranne naturalmente il ragazzo.
Barbara disse – Ciao sorellona, come vedi sono cresciuta. La piccola Barby ha ora 18 anni, sono diventata maggiorenne e presto prenderò la patente. – Continuò ad abbracciare sua sorella, la mancanza fu tanta, ora non voleva più perderla – A proposito ti presento il mio ragazzo, si chiama Emanuele, ha 20 anni.Lucia, per quanto era emozionata disse un semplice – Piacere di conoscerti. – Si strinsero la mano e poi raggiunsero la macchina. Quello che lei non sapeva era la sorpresa che l’attendeva, dalla nuova Fiat Panda scese un ragazzo della sua età; era Stefano, corse ad abbracciare la sua Lucia, la quale a momenti sveniva. Non perse tempo, non le diede nemmeno il tempo per farle dire “Come stai?” che le disse – Mi vuoi sposare? – Tirò fuori un anello d’oro bianco con un brillante.
Lucia accettò subito, per lei era cominciare da dove aveva interrotto, accanto al suo futuro marito che sorprendentemente l’aveva aspettata, proprio come le aveva promesso l’ultima volta che si videro dentro l’aula del tribunale.
Il tutto finì, così, con un lungo bacio dato al suo fidanzato seguito da un abbraccio di gioia altrettanto più lungo. Da quel momento avrebbe totalmente cambiato vita senza più sbagli, era un’altra ragazza.
Qualcuno, però, non era contento di questa scarcerazione anticipata; dentro una casa di una città romagnola un uomo si trovava seduto nel divano del salotto, appena lesse la notizia, stropicciò il giornale gettandolo violentemente a terra. Se la giustizia legale non avesse fatto il suo lavoro, c’avrebbe pensato qualcun altro a compiere la vera giustizia. Di lui si videro solo gl’occhi i quali meditavano vendetta.
Fine
   
 
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