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Autore: CallMeSana    13/04/2020    0 recensioni
Era sempre stato un tipo composto, Louis, non aveva mai discusso con nessuno, ne' tantomeno si era lasciato andare a scene pietose, o forse no, simili.
Eppure Harry ne era rimasto colpito.
Ma non nel modo in cui pensava lui.
Oppure dove Louis non ne puo' della gente che lo tormenta e decide di fare una cazzata.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prima il dovere e poi il piacere.
Questo era il motto di Louis ogni mattina quando entrava a scuola.
Prima lo studio, poi tutto il resto.

No, non lo faceva perche' era un secchione, o perche' voleva essere migliore, popolare, o altre cose del genere.
No.
Louis lo faceva perche' era solo, quindi in realta' di piacere sapeva gia' che non ne avrebbe provato molto. Non quando si trovava in una nuova scuola, dove non conosceva nessuno, ed erano tutti in quella fase perenne di tempesta ormonale per la quale se non fossi finito con qualcuno saresti stato un povero sfigato.

Era stanco della solita frasetta ripetuta ogni volta che si trasferivano, "nuova citta', nuova vita", perche' sapeva che tanto non ci sarebbe stato nulla di diverso.
Nemmeno il clima, aveva gia' avuto modo di constatare dal viaggio in auto che non c'era nulla di nuovo anche in quello.

Prima il piacere e poi il dovere.
Questo era, invece, il motto di Harry ogni mattina quando entrava a scuola.
Prima gli elogi, poi tutto il resto.

No, lui non lo faceva perche' era un cattivo ragazzo a cui non piaceva studiare. Gli piaceva, e anche molto, solo che riteneva bastasse il minimo indispensabile per avere comunque buoni voti e non avere problemi.
Poi meta' dei ragazzi che gli gravitavano intorno avevano una cotta stratosferica per lui e questo lo faceva sentire quasi un dio.
Non che gli importasse dei loro sentimenti, comunque.
Non era un cattivo ragazzo, ma era bravissimo a comportarsi da tale, e sinceramente non sapeva neanche perche', era una dote.

***************************************************************************

"Sh, fate silenzio, e' arrivato lo scemo!"
Louis veniva accolto allo stesso modo quasi ogni giorno, ormai.
Entrava in classe con le cuffie nelle orecchie e, nonostante quelle, sentiva comunque lo sghignazzare dei suoi compagni.
Era da quando aveva iniziato l'anno che odiava i suoi genitori per quell'ennesimo trasferimento e, sinceramente, da un lato era quasi contento che fosse l'ultimo, almeno non avrebbe dovuto rivivere questo scempio ancora una volta.

Passava sempre l'intervallo tra una lezione e l'altra da solo, leggendo o ascoltando la sua musica. Era completamente estraniato dal mondo, in fondo sentiva di non essere voluto, accettato, e ormai gli andava bene cosi'. 

Almeno fino a quando non ricordava della sua esistenza.

Harry Styles arrivava a scuola sempre con un leggero ritardo, un mozzicone di sigaretta spezzato in bocca ed un ghigno sulla faccia priva di imperfezioni.
Nulla a che vedere con lui, che una sigaretta non l'aveva nemmeno mai fumata.

Il modo in cui veniva accolto da tutti non aveva niente a che vedere con la sua quotidiana esperienza, e non aveva il coraggio di ammettere a bassa voce, tra se' e se', che in realta' non gli piaceva poi cosi' tanto essere solo.
Non piu', almeno, anche se ancora non riusciva a capirlo.

"E quindi quel poveretto ci aveva davvero sperato? Ma e' arrivato ieri? Deve essere proprio un idiota!"
Ecco.
I suoi compagni stavano parlando dell'ennesima conquista a cui Harry aveva spezzato il cuore. Eppure lo sapevano tutti che lui non era fatto per le relazioni serie e stabili, "sono giovane e voglio divertirmi" era il suo motto, quindi come potessero innamorarsi di lui era a dir poco inspiegabile, e Louis la pensava allo stesso modo.

Piu' o meno.
Non che avesse cercato informazioni su di lui, comunque.

"Tomlinson, mi hai sentito? Ehi, scemo, dico a te!"
Louis senti' un leggero strattone alle orecchie, quando gli tirarono via le cuffie. 
"Smettila di fingerti superiore, e unisciti a noi, o non ci ritieni degni della tua attenzione?" sghignazzo' il bullo della classe, spalleggiato da un paio di ragazzi.
Louis alzo' leggermente lo sguardo, un po' intimidito, ma anche infastidito, perche' non aveva alcuna voglia di affrontare una qualsiasi conversazione con loro.
"Che volete?" chiese, cercando di non tremare nella voce. Loro scoppiarono a ridere e "da te?" risposero, "assolutamente nulla, grazie. Ma un parere su Harry Styles ce lo daresti? O ritieni anche lui troppo superficiale per la tua mente profonda?" 
Le risate si fecero piu' fragorose, ma ai bulli non sembro' importare che qualcuno potesse avvertire gli insegnanti per evitare che accadesse qualcosa di brutto.
"Oh giusto, che ne puoi capire tu, talmente impegnato a studiare che... sei mai stato con qualcuno, Tomlinson? Qualcuno che ti volesse veramente, intendo?"

E la risposta Louis ce l'aveva nel profondo, come un pugno nello stomaco.
No.
Mai. Ne' con qualcuno che lo volesse, ne' con qualcuno che non lo volesse.
Non aveva nemmeno mai baciato qualcuno, e questa consapevolezza lo fece cominciare a tremare talmente tanto che, alla fine, riusci' a fissare negli occhi quel ragazzo senza sentimenti e dirgli "certe cose si fanno solo se le vuoi, ricordatelo quando finalmente accadra' anche a te", sorridendo come se ci credesse veramente. 
Cercando di rimanere serio quando noto' con la coda dell'occhio che il ragazzo piu' popolare della scuola lo stava fissando dal corridoio.

Era passato qualche giorno, e ormai Louis non reagiva neanche piu' alle continue prese in giro di quei ragazzi. Quella mattina, poi, avevano appena riconsegnato un compito, quando un aeroplanino di carta gli era quasi finito in un occhio solo perche' si era permesso di sorridere un po' di piu'.
"Non sei il piu' bravo della classe" diceva il foglio accartocciato, che recava il nome di un suo compagno, l'unico ad aver preso un voto piu' alto del suo.
Come se gliene potesse importare, Louis cerco' di rimettere il foglio in ordine, si alzo' e ando' a congratularsi con lui, prima di lasciare la classe sotto gli occhi esterrefatti di tutti i presenti.

Ando' in bagno, dove raggiunse immediatamente uno dei lavandini per sciacquarsi il viso. Respiro' affannosamente per un po' prima di calmarsi e accettare di poter affrontare il resto della giornata.
Della settimana.
Della vita in quella scuola di merda.

Mentre cercava di assumere l'aria spavalda necessaria per far finta che quei ragazzi non potessero fargli nulla, non si rese conto di passare davanti ad un bel gruppetto.
Stavano tutti attorno a Harry Styles che, sigaretta in bocca, rideva compiaciuto dei commenti su chissa' cosa dei suoi compagni.
"Quando glielo dirai, Harry? Prima o dopo averlo scopato?" esclamo' uno.
"Ehi, come ti permetti, Harry e' un signore, queste cose non si discutono con tanta leggerezza" rispose un altro, ridendo talmente forte che sembrava sotto effetto di qualche sostanza.
La cosa che Louis trovo' inquietante fu che Harry, in tutto questo, non dicesse una parola, e non era nemmeno la prima volta che sentiva certi discorsi nei corridoi. Non che facesse apposta ad ascoltarli, ma le loro classi non erano poi tanto lontane e gli capitava fin troppo spesso di passarci davanti.
Per fortuna ai ragazzi piu' grandi non importava del ragazzo nuovo e sfigato del primo anno.

"Lasciali stare, quelli" si senti' dire all'improvviso da qualcuno che si era accasciato sulla sedia vuota accanto al suo banco.
"Uhm, si', non... non mi interessa, infatti" menti' in parte. Non ci teneva ad essere amico di quelle persone, ovvio, ma di certo avrebbe tanto voluto che lo lasciassero in pace.
"Ti va di venire con me durante la pausa pranzo?" propose il ragazzo senza nome che Louis era sicuro fosse in classe con lui, e si stava sentendo una merda a non ricordare minimamente come si chiamasse.
Forse per questo accetto' la sua proposta.

Niall, questo il nome del ragazzo misterioso, aveva una borsa per il pranzo che avrebbe potuto sfamare tranquillamente un esercito. Louis, guardandolo abbuffarsi senza alcun ritegno, si rese conto che a confronto potrebbe sembrare un povero straccione e non si sarebbe offeso se qualcuno glielo avesse detto.
Era gia' tanto se, oltre ai suoi sandwich, avesse un po' di frutta e dell'acqua.

"Gesu', ma come vivi con lo stomaco che si lamenta in continuazione?" chiese Niall inorridito, mentre continuava a tirar fuori cibo dalla sua borsa. 
Louis strabuzzo' gli occhi.
"Come, scusa?" domando', perche' non aveva davvero capito, troppo preso ad osservare qualcosa oltre il suo nuovo amico.
"Non hai fame? Insomma... quello spuntino ti basta?"
Spuntino? Louis non era certo che quei due enormi panini potessero considerarsi uno spuntino ma, per uno che aveva appena mangiato primo, secondo, contorno e dessert, tutto poteva essere relativo.
Louis scosse il capo, sperando che Niall non gli bloccasse la visuale. Quest'ultimo se ne accorse, allora si volto' per vedere dove puntasse lo sguardo dell'amico... ed ingoio' a vuoto diventando serio.

Harry se ne stava in piedi, appoggiato ad un albero. Aveva appena finito di mangiare una banana e stava cercando accendino e sigarette nelle tasche. Quando le trovo', ne tiro' fuori una dal pacchetto e la avvicino' alle labbra socchiudendole leggermente, per poi premere sulla fiamma dell'accendino e accenderla, appunto. 
Louis trovo' quella semplice azione tremendamente sexy.
"Quel tipo non mi e' mai piaciuto" commento' Niall sospirando, e Louis si schiari' la voce cercando di non far notare che lo aveva fissato tutto il tempo.
"A me sembra a posto" provo' a dire, mentre Niall sgrano' gli occhi perplesso.
"Oh si', lo e', quando decide di non scoparsi anche i pali" fu la frase schietta che non si aspettava e che li fece immediatamente smettere di parlare di Harry Styles.

Harry Styles che non aveva affatto notato la loro presenza li' a pochi metri.
Per niente.

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Quando tornarono in classe, la prima cosa che Louis noto' fu un foglio sul suo banco.
Sapeva gia' che non era suo, quindi non pote' evitare uno sbuffo spazientito al pensiero di chissa' quale altra cattiveria fosse stata escogitata dai suoi compagni.
Questi, infatti, se la ridevano in disparte, pensando addirittura di essere poco rumorosi, mentre lui leggeva il contenuto del foglio incriminato. Se avesse potuto, avrebbe bruciato tutta la carta del mondo.

"Sei vergine?" Poi due quadrati con dentro scritto "si'" "no".
Louis era sempre stato un ragazzo composto, era davvero raro che si infuriasse, ma adesso stavano mettendo a durissima prova la sua pazienza. Niall lo osservava come se volesse sincerarsi che non commettesse sciocchezze, e forse avrebbe dovuto fare meglio il suo lavoro e fermarlo dal marcare la scritta "no" per poi andare a sbattere il foglio accartocciato quasi in un occhio al capo dei bulli.

Niall scuoteva il capo, l'aveva proprio annusata la cazzata, ma non aveva fatto in tempo a dirglielo che il professore dell'ora successiva entro' in aula.

Louis non volle parlare di quel che era successo, i bulletti ogni tanto si facevano sentire con mezze frasi e voglia di sapere chi fosse l'amichetto del nuovo arrivato "perche' e' ovvio che tu sia un frocio del cazzo, inutile che lo neghi".
E no, infatti, perche' avrebbe dovuto, almeno di quello poteva andare fiero, in silenzio ma sempre fiero.
Solo di quello, pero'.

Perche' a fine giornata avrebbe preso la decisione che avrebbe cambiato il corso della sua vita, probabilmente per sempre.

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Harry stava vivendo il resto delle lezioni con la consueta noia e tranquillita' che lo contraddistinguevano. 
I professori lo adoravano nonostante sapessero benissimo che razza di persona fosse, alla fine per loro erano importanti i risultati scolastici, e i suoi erano eccellenti, quindi poco importava se magari si fosse infilato anche nel letto dei loro figli. 
Aveva appena detto che non sarebbe andato a giocare a calcetto quel pomeriggio perche' aveva un appuntamento, e allora erano seguiti pacche sulle spalle, sfotto' e tutto quel che di solito riceveva quando diceva questa frase (praticamente una volta ogni due giorni).

Solo che quel giorno c'era anche Louis ad assistere a questa scena, stava respirando affannosamente, era agitato, e stringeva i pugni talmente forte da farsi venire le nocche bianche.
Lo stava guardando come se fosse del cibo da addentare, o il suo peggior nemico, dipendeva dai punti di vista, e aveva iniziato a sviluppare un leggero odio verso tutte quelle persone che gli stavano intorno senza avere alcuna intenzione di lasciarlo da solo.
"Scusatemi" li interruppe lui stesso, pero', notando il ragazzino nuovo che sembrava avesse lo sguardo perso nel vuoto. 
Si allontano' dal gruppo che ancora rideva e gioiva dell'ennesima conquista di cui poi Harry avrebbe raccontato ogni dettaglio, con fare convinto e soprattutto serio.

"Si puo' sapere cosa vuoi?" chiese. Curioso, considerando che avrebbero potuto fare questa stessa domanda a lui.
Louis aveva ancora lo sguardo basso, in perfetta linea col punto esatto in cui la camicia sbottonata di Harry mostrava parte di un tatuaggio sul suo petto. 
Ma perche' non indossava la divisa in maniera decente come tutti gli altri?
Aveva il fiatone, sentiva una voce dentro di se' che lo implorava di fermarsi, forse assomigliava vagamente a quella di Niall, e fu per questo che non la ascolto'.
Quindi alzo' lo sguardo per incontrare finalmente i suoi occhi.

"Vuoi essere il mio ragazzo?" chiese tutto d'un fiato, perche' se si fosse soffermato troppo sui lineamenti del suo viso probabilmente sarebbe fuggito a gambe levate.

Harry fu preso di sorpresa, si aspettava qualsiasi cosa, meno che questa. Si appoggio' dunque, alla parete che stava proprio alle sue spalle con un Louis talmente imbarazzato da essere ad un passo dal diventare tutt'uno con quel muro.
"Sei ubriaco, ragazzino?"
"No, e' che... ti prego, io..." e si aggrappo' alla sua mano proprio quando "merda, avete visto? Allora non stava scherzando."
Harry si stava infuriando, non gli piaceva come li avevano appena guardati.
"Che cazzo hai combinato, e chi cazzo sei, soprattutto, ragazzino?"
Louis cerco' di intimargli di abbassare la voce e, continuando a stringergli la mano, rispose "mi chiamo Louis Tomlinson, e sarebbe meglio che cancellassi il tuo appuntamento di oggi, perche' ne hai un altro col tuo ragazzo... con me."

Era sempre stato un tipo composto, Louis, non aveva mai discusso con nessuno, ne' tantomeno si era lasciato andare a scene pietose, o forse no, simili.
Eppure Harry ne era rimasto colpito.
Ma non nel modo in cui pensava lui.

"Oh, non credere che sia cosi' facile avermi, tesoro" disse, strattonandolo per liberare la mano e potersene finalmente andare per la sua strada. Li' dove lo aspettava il suo appuntamento che, ovviamente, non aveva pensato nemmeno per un secondo di cancellare.

Louis, nel frattempo, stava valutando un modo semplice e rapido per sparire dalla faccia della Terra.
Che gli era venuto in mente? Quale persona normale avrebbe anche solo ascoltato quello che aveva da proporgli? Nessuna, ovviamente, ma intanto quello era anche un modo semplice e rapido per risolvere i suoi problemi.

O almeno cosi' credeva.

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Il ragazzo che stava aspettando Harry da gia' un quarto d'ora abbondante non era niente di interessante. Bellezza media, di quelle che non ti fermi a fissare se le incroci per strada, teneva le mani in tasca cercando di scaldarle dal vento gelido che si era improvvisamente alzato. Harry, mentre attraversava la strada per raggiungerlo, si rese conto di non ricordare nemmeno come si chiamasse, le sue labbra ed il suo sedere avevano attirato maggiormente la sua attenzione. Al tipo - Jason, per la cronaca - sembro' non importare, comunque. Era una bellezza semplice, ma non era stupido, conosceva bene la reputazione di Harry, una botta e via gli sarebbe bastata, tanto non frequentavano neanche la stessa scuola.

A proposito di scuola, Louis aveva deciso di fare il passo piu' lungo della gamba.
Convenendo con se stesso che uccidersi non fosse la soluzione, alla prima persona che gli chiese chi era il fortunato rispose, senza esitare, "Harry, il mio ragazzo si chiama Harry" scatenando la risata generale. Di tutti, tranne la sua.
Fu allora che capirono che era serio, talmente serio che tutto cambio'.
Niente piu' offese, niente piu' prese in giro, c'era addirittura la fila di persone che gli chiedevano se avesse bisogno di aiuto con le lezioni o qualsiasi altra cosa. Louis ne era compiaciuto, sebbene fosse consapevole di non meritarselo. Non si rendeva conto del guaio in cui si era cacciato.

"Tutto questo non mi piace, sento odore di tragedia" disse Niall nefasto, quando capi' la situazione senza che nemmeno gliela spiegassero. Louis semplicemente fece spallucce, sembrava sul serio non preoccuparsene. 
Cosa sarebbe mai potuto succedere, del resto? Harry Styles sarebbe corso da lui a dirgliene quattro? Avrebbe mandato i suoi scagnozzi? Ne dubitava fortemente, e non sapeva il perche'.
Era sul serio convinto che ad uno come lui non importasse di un insignificante Louis Tomlinson.

Ed in parte aveva ragione, perche' a Harry Styles c'era solo una cosa che importava realmente: la sua reputazione. Quindi immaginatevi la sua faccia quando gli dissero che c'era una matricola esaltata a tal punto da esser convinta di stare con lui. Immaginate la sua faccia quando realizzo' di chi si trattava.

"Tomlinson! Nel corridoio, immediatamente!"
A Louis si gelo' il sangue nelle vene nel sentire quella voce, l'idillio era durato cosi' poco? Lo avrebbe fatto cacciare da scuola? I bulli avrebbero peggiorato gli scherzi? Si alzo' dal suo banco con la lentezza di un condannato a morte, mentre i suoi compagni lo guardavano, alcuni invidiosi, altri pieni di sfotto' e fischi di approvazione o chissa' che altro. 
Quello sarebbe stato il momento giusto per confessare, per urlare che aveva detto una cazzata, invece ando' verso Harry, che lo aspettava visibilmente infuriato, con una tranquillita' del tutto costruita due secondi prima.

Appena si ritrovarono nel corridoio, lontano da occhi indiscreti, Harry cambio' subito espressione, sfoggiando un sorriso a trentasei denti che confuse Louis, a tal punto da fargli pensare che fosse davvero un ragazzo bellissimo. Gli sarebbe piaciuto se fosse stato suo realmente.

Forse.
Oh, ma per favore!

"Pensavi di poterti divertire senza di me, ragazzino?" chiese, scrutandolo dalla testa ai piedi. Louis si sentiva come denudato da quello sguardo. "Non hai pensato di interpellarmi, per esempio? Certe cose si fanno in due, immagino che tu lo sappia" continuo', spingendolo ad indietreggiare sempre piu' verso la parete. 
Quando ormai vi si ritrovo' spiaccicato contro, Harry poggio' una mano sul muro a pochi centimetri dal suo viso, e Louis si ritrovo' per la prima volta ad affogare, quasi letteralmente, nelle iridi verde scuro dell'altro ragazzo. Non aveva mai visto un colore d'occhi simile, ne era certo, ed ecco perche' fino a quel momento si era preservato dall'incrociarli, aveva temuto una reazione simile.
"Mi stai sentendo, Tomlinson? Anzi no... Louis... giusto? Recentemente mi hanno fatto notare che non e' carino non sapere neanche il nome di chi mi porto a letto" continuo' a parlare soppesando ogni parola, tanto che Louis degluti' a vuoto un paio di volte, forse si stava agitando piu' del dovuto. 
Forse Harry se ne accorse. 
Si avvicino' al suo orecchio, infatti e, sfiorandolo, disse "sii il mio dolce cagnolino, Louis, lo farai? Farai tutto quello che ti diro', cucciolo?" E Louis si senti' come paralizzato quando rispose "si', certo, tutto quello che vuoi" poco prima di ricevere un bacio quasi sfiorato sulla guancia.

Era stato talmente veloce che, nel momento in cui lo aveva realizzato, Harry era gia' andato via.
Sparito.
Dileguato.
E la cosa sconcertante fu che non c'era davvero nessuno a cui poter urlare "avete visto quello che e' appena successo?" solo per avere un po' di soddisfazione personale.

Rientrato in classe, aveva ovviamente tutti gli occhi puntati addosso.
"E' venuto a marcare il territorio?" gli chiese qualcuno, e Louis lo guardo' stralunato, come se sentisse tutto ovattato, infatti non rispose neanche. 
Ma quale territorio, e da quando a quelli li' importava una cosa simile, poi?

Che cosa era successo? Che cosa avrebbe dovuto fare, adesso? Niente, probabilmente niente. 

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Suonata l'ultima campana, Louis incrocio' Niall in cortile verso l'uscita, fece per salutarlo, ma Harry gli piombo' addosso e lo afferro' per un braccio con un sonoro "vieni con me" che attiro' l'attenzione di quasi tutti gli studenti. 
Louis arrossi', Niall si preoccupo'.

Harry continuava a tirarlo verso un luogo appartato, e Louis stava davvero iniziando a nutrire qualche speranza di poter trarre qualcosa di buono da tutto questo guaio, invece gli venne solo una gran voglia di vomitare.

"Gira tre volte su te stesso, prendimi la mano e abbaia."

"Come? Ch-che hai detto?"
"Sei sordo, per caso? Gira tre volte su te stesso, prendimi la mano e abbaia!"
Louis non era ancora sicuro di aver capito bene, inizio' ad avere mal di testa, e dei conati allo stomaco, non era possibile.
"Tu... perche'? Che cosa vuol dire? Perche' me lo vuoi far fare? Non capisco...?" domando', quasi sull'orlo del pianto, la voce tremante.
"Voglio accontentarti, cagnolino, ma alle mie condizioni, quindi te lo ripetero' per l'ultima volta: gira tre volte su te stesso, prendimi la mano e abbaia."
E Louis lo fece, non sapeva nemmeno perche', lo guardo' giudicandolo e, mentre fece il primo giro, noto' il volto inespressivo dell'altro ragazzo, che divenne un ghigno compiaciuto quando arrivo' al terzo con un paio di lacrime a sgorgargli sulle guance e un po' di vertigini.
Fu allora che Harry gli porse la mano, e lui gliela prese, prima di abbaiare, facendolo sorridere privo di sentimenti.
"Bravo, piccolo, prendi un biscotto" gli disse, come se fosse del tutto normale, e gli porse uno shortbread che aveva tirato fuori da una bustina che teneva in tasca. 
"So che non sei un vero cane, quindi non arrivero' a tanto, anche se confesso di essere stato tentato" lo informo', facendolo rabbrividire, perche' aveva capito a cosa si riferisse.
Il contatto della sua mano, tanto agognato senza volerlo ammettere apertamente, gli faceva schifo in quel momento.

Harry mantenne un sorriso glaciale per quasi tutto il tempo, eppure Louis si convinse proprio in quel momento che un giorno sarebbe riuscito a scaldarlo in qualche modo.
Non aveva idea del perche' avesse tutti questi pensieri contrastanti in testa, probabilmente sarebbe impazzito molto presto.

"Ora vattene, per favore" disse, ridestandolo da quel piccolo angolo di speranza. Lo strattono' per avvalorare ancor di piu' quella che aveva tutta l'aria di essere un ordine vero e proprio, e Louis guardo' prima il suo braccio dolorante e poi la grande mano che ci si era aggrappata poco prima facendogli male.
Non stava capendo piu' nulla di quel che stava succedendo, e non era nemmeno certo che potesse essere reale o legale.

"Cosa?" Fu tutto cio' che riusci' a dire, a chiedere, mentre Harry sembrava non provare alcuna forma di empatia verso l'espressione scioccata e delusa di Louis.
Sapeva di non avere a che fare con una persona facile, la sua reputazione lo precedeva e rimanere sorpresi non avrebbe avuto senso, ma era certo che non avesse mai trattato nessuno in quel modo.
Quindi perche' proprio lui?
"Mi hai gia' annoiato, non ho piu' voglia di giocare con te, quindi ti pregherei di andartene, ho di meglio da fare."
Tipo cosa? Avrebbe voluto chiedergli. Avrebbe voluto che quelle parole fuoriuscissero ad alta voce dalla sua bocca, avrebbe voluto guardarlo negli occhi mostrando segni di gelosia mentre le pronunciava. 

E avrebbe voluto che a Harry importasse.

Ma a Harry non importava, era ovvio, perche' avrebbe dovuto? Louis non aveva affatto le carte in regola per entrare a far parte della gia' cortissima lista di cose di cui importa a Harry Styles.
Dio, ma che cosa era gia' arrivato a pensare?
Quindi si allontano', se avesse avuto davvero una coda da cane se la sarebbe messa tra le zampe in segno di sconfitta e se ne sarebbe andato a testa bassa per non tornare mai piu'.
Ma non gli avrebbe dato mai quella soddisfazione in ogni caso.
Non lo avrebbe piegato, non gli avrebbe permesso di distruggerlo.

Solo che non riusciva proprio a capire perche'.

"Ci vediamo domani a scuola, cucciolo" disse al vento Harry, e no, Louis non avrebbe permesso che vedesse la lacrima che gli scendeva lungo la guancia.
Alzo' il braccio in segno di saluto e continuo' a dargli le spalle finche' fu in salvo dalla sua vista.

Non si era mai sentito piu' violato nel profondo in tutta la sua vita.

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A scuola ormai la situazione si era del tutto trasformata, e a Louis non importava affatto che non fosse certo per merito suo.
Per i bulli, Harry aveva messo (forse solo per un attimo) la testa a posto, ed il suo fidanzato meritava la stessa quantita' di rispetto e riverenza che veniva riservata a lui. 
Peccato che a Louis non poteva importare di meno, gli sarebbe bastato che la smettessero di rendergli la vita un inferno e, dopo qualche giorno di spiegazioni, era finalmente giunto ad un compromesso.
Non aveva bisogno di tappeti rossi.

Harry, invece, era sempre lo stesso. Certo, i suoi amici non gli chiedevano piu' delle sue conquiste, anzi, forse era proprio per lui che stavano iniziando i veri problemi, e Harry era sempre stato uno a cui i problemi non piacevano affatto.
Cosa normale, in fondo, a chi piacciono? Beh a lui decisamente piacevano meno degli altri.

"Tomlinson" urlo' un ragazzo dalle sopracciglia storte. Era un momento di pausa tra una lezione e l'altra, e quando Louis alzo' lo sguardo verso di lui, il tipo gli fece cenno di seguirlo fuori dalla classe, sotto gli occhi divertiti e gia' pronti a spettegolare di tutti i suoi stupidi compagni.
Louis, invece, non ci vide nulla di buono, nemmeno quando vide Harry poggiato alla parete di fianco alla porta, con le gambe incrociate e le mani in tasca.
"Oh, ciao... buongiorno" disse balbettando, non aspettandosi quella comparsata.
"Tu non fumi, vero?" Era stanco di quelle domande a bruciapelo, di quella totale assenza di gentilezza nei suoi modi di fare, ma non poteva lamentarsi, se l'era cercata.

No, non era affatto vero.

"Io... n-no, no mi spiace" rispose, pentendosene subito dopo. E se fosse un test? Un'altra scusa per trattarlo da cani? Letteralmente?
Harry non si mosse a quella risposta, con le mani ancora in tasca inizio' a frugare finche' non tiro' fuori una sigaretta e l'accendino. "Peccato" disse, accendendola, "ti andrebbe di farmi compagnia comunque?" chiese poi, buttando fuori il fumo nella sua direzione. Louis penso' di essere appena stato colpito da un banco di nebbia fitta e che l'unica via di uscita fosse seguire i movimenti di Harry.
"Certo, se fa piacere a te" rispose imbarazzato, facendolo sogghignare. Le sue fossette erano ancora piu' profonde da cosi' vicino e gli sembrava assurdo che una persona come lui le avesse, comunque.
Harry fece un altro tiro e "sono il tuo ragazzo, giusto?" disse, mentre un'altra nuvola di fumo veniva rilasciata nell'aria, "suppongo che quindi mi faccia piacere, ma se ti aspetti che ti implori sei fuori strada, quindi... vieni con me o no?"
Louis sorrise, non riusci' ad evitarlo, quindi fece cenno di si' col capo e Harry gli prese la mano, facendolo arrossire in maniera imbarazzante.

Era il suo ragazzo. Che fosse per finta o meno, era una cosa che lo faceva stare bene, in qualche modo.
Forse stava impazzendo sul serio e quello era il primo stadio del bipolarismo.

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Per la prima volta cammino' per i corridoi che conducevano al cortile della scuola con sguardo fiero e pieno di se'. Fu in quel momento che Harry intreccio' le loro dita e Louis abbasso' completamente le sue difese.

Errore enorme perche', una volta fuori dalla vista di chiunque, Harry mollo' subito la presa.
"Lasciami, idiota, cosa pensavi di fare?" Louis cadde dal pero, ma come sarebbe a dire?
"Ma sei stato tu a..." provo' a dire, ma Harry lo interruppe visibilmente arrabbiato, "...a fare cosa? Pensi non abbia capito cosa stia succedendo? Tu mi stai usando perche' non sei in grado di difenderti da un branco di ragazzini piu' stupidi di te!"

No, non era questo, cioe' non solo... no, assolutamente no.

"Avresti dovuto cercarti una guardia del corpo non un fidanzato, almeno a quella di te sarebbe importato qualcosa e io avrei continuato a farmi i cazzi miei! Ora resta li' fermo e zitto, a meno che non ti venga voglia di metterti in ginocchio."
Come, prego?
"Lasciami fumare in santa pace."

Louis non disse una parola, non fiato' nemmeno, quasi aveva paura a guardarlo. Rimase li' perche' glielo aveva ordinato, ma anche perche' ormai era ufficialmente in un casino talmente grande che uscirne sarebbe stato alquanto pericoloso.

Forse sarebbe stato meglio ascoltare Niall fin dall'inizio.

In lontananza si senti' il suono della campanella, e Harry sbuffo' immediatamente, mentre lanciava il mozzicone da qualche parte e afferro' in malo modo la mano di Louis. Quest'ultimo si sentiva un automa, non fece nient'altro che farsi trascinare via, nel silenzio totale, da quella mano fredda e forte che gli stava quasi bloccando la circolazione.
"Volevo solo che ti rendessi conto che non puoi essere piu' intelligente di me, ed infatti questa e' la cosa piu' stupida che abbia mai sentito."
Louis non riusciva a seguire i suoi ragionamenti. Erano di nuovo nei corridoi, alcuni studenti si stavano affrettando a rientrare nelle proprie aule e li osservavano di sfuggita, mentre altri erano talmente curiosi da essersi nascosti dietro le porte semi chiuse per cercare di capire cosa stessero dicendo. Per fortuna ogni tentativo fu vano.
Non gli aveva ancora lasciato la mano, ma riusciva a percepire che la presa si era allentata e adesso il pollice gli stava accarezzando lievemente il dorso. Louis senti' dei leggeri brividi, ma penso' a mille modi per farseli passare. 
Non erano reali, niente lo era, e probabilmente quelle carezze erano solo un contentino per gli spettatori silenziosi che stavano avendo.

Non avrebbe pianto neanche questa volta, non davanti a lui, aveva troppe ore di lezione da affrontare.

"Vai in classe, ora, ci vediamo piu' tardi" disse quasi sussurrando, avvicinando la mano alle labbra per lasciarci un bacio. 
Louis lo guardo' incredulo. "Cosa c'e'?" domando' Harry, ma Louis fece solo una alzata di spalle, non sapeva davvero cosa dire, quindi Harry, che ancora gli teneva la mano, tiro' il braccio verso di se' per avere Louis piu' vicino, e fini' per dargli un bacio sulla fronte. Era pieno di tenerezza, Louis non era un esperto ma ne era sicuro, perche' poi Harry scese verso il suo orecchio e "fai il bravo" sussurro', facendolo sussultare.

Quando entro' in classe, tutti gli sguardi erano rivolti verso di lui come al solito e, allo stesso tempo, tutti finsero di fare altro.
Louis si senti' felice. Pateticamente ed immensamente felice.

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Le ore passarono e Harry era davvero li' fuori dalla classe ad aspettarlo esattamente come poco prima.
Louis era ancora incredulo, ma allo stesso tempo guardingo, non sapendo cosa aspettarsi.
"Andiamo via di qui" gli disse sorridendo, dopo avergli dato un bacio sulla guancia. Non voleva nemmeno commentare il fatto che dovesse piegarsi per raggiungerla.

Non voleva commentare nemmeno il fatto che ultimamente passasse sempre piu' tempo da solo. Dov'erano finiti i suoi amici? E tutti quei ragazzi che facevano la coda per avere la sua attenzione?
Era colpa sua?

"Oh, finalmente siamo al sicuro" disse, distraendolo. 
In che senso? 
"Devo mostrarti una cosa, l'ho visto e ho pensato subito a te."
Louis non riusciva a credere alle sue orecchie, ma che problemi aveva quel ragazzo? Non sapeva cosa dire, di nuovo, non sapeva che pensare e, adesso, aveva capito anche che non sapeva nemmeno come comportarsi.
Perche' quello che Harry gli mostro' non aveva niente di bello.
Niente di entusiasmante o romantico, e aveva davvero sperato di essersi sbagliato quando lo aveva pensato la prima volta.

Perche' era solo rivoltante, umiliante, e Louis si rese conto che non sapeva nemmeno perche' non avesse colto la palla al balzo per tirarsi fuori da questa situazione.

Non capiva perche' piu' lo guardava e piu' la voglia di scappare lo abbandonasse.

"Tieni", disse Harry con inquietante fierezza, "indossalo, voglio vedere come ti sta."
Un collare, ecco cosa lo aveva fatto pensare a lui, era sull'orlo del pianto, aveva voglia di urlare e vomitare contemporaneamente, ma non lo fece. Resistette ancora una volta, mise da parte la dignita', il rispetto per se stesso, e indosso' l'oggetto che il ragazzo gli aveva passato con tanta fierezza.

Il sorriso che tiro' fuori avrebbe messo paura a chiunque.

"E' perfetto" sbatte' le mani piu' volte "adesso non hai piu' scuse, devi metterti a quattro zampe e girarmi intorno" aggiunse poi, con la tranquillita' con cui si chiede un abbraccio.
Louis, pero', non si ribello' e lo fece. Si piego', ginocchia a terra nonostante il suolo scomodo, e finse di essere un cane felice di fare le feste al suo padrone. Harry, in risposta a quella scena pietosa, gli accarezzo' ed arruffo' i capelli e gli fece cenno di poggiare il muso sulla sua coscia.
"Bravo, cucciolo" continuo', con una mano sempre tra i suoi capelli. Louis provo' a guardarlo in viso, a cercare il suo sguardo, ma Harry era troppo preso da qualsiasi cosa stesse fissando all'orizzonte per notarlo. Quindi si lascio' andare e pianse, non gli importo' se se ne fosse accorto.

Non gli importava nemmeno di essere umiliato, se questo era l'unico modo che aveva per stargli vicino.

Si'.
Forse la tragedia che Niall aveva previsto era Louis Tomlinson che si innamorava come un idiota e senza motivo di Harry Styles.

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Dopo quel pomeriggio, Louis non si presento' a scuola e Harry ci mise quattro giorni per mollare il suo orgoglio e chiedere cosa gli fosse successo.
Il problema e' che lo chiese a Niall che, per inciso, detestava, e Niall non aveva alcuna voglia di dirglielo.

"Non fingere di non sapere dove abita, invece di parlare con me avresti potuto essere gia' li' e controllare di persona."
Harry odiava quando gli facevano notare che sbagliava, figuriamoci poi se si trattava di qualcuno del cui parere gli importava meno di zero (quasi chiunque, quindi), ma Niall aveva centrato perfettamente il punto. Lui, pero', non glielo avrebbe mai detto.

"Oh, vai a farti fottere, Horan" sbraito', mollandolo li', e Niall sorrise, per lui era come una piccola vittoria. Per Harry, invece... lasciamo perdere, forse quella era la terza volta in totale che rivolgeva la parola a quel ragazzo.

Dunque avrebbe dovuto davvero presentarsi a casa di Louis? E se non fosse stato li'? E se non gli avesse aperto lui? Si stava vergognando, forse?
No, non sarebbe arrivato a tanto, non si sarebbe abbassato, non gli avrebbe dato quella importanza, eppure erano quattro giorni che non lo vedeva e gli sembrava fossero passati quattro anni.
Era normale?
Sicuramente meno normale del fatto di essersi ritrovato lungo la via di casa sua ed essersene accorto solo quando il gatto randagio che vagava sempre di li' aveva iniziato a strusciarglisi sulle gambe.
"Ma dove sono finito?"
Forse era stato solo un richiamo, un istinto naturale.

Forse.

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Esitare davanti una porta era una cosa che non gli era mai successa prima, aveva avuto tutto il tempo di fare dietrofront, andarsene e fingere che nulla fosse successo, eppure stava li', il gatto era andato ad importunare qualcun altro, ed il figlio dei vicini lo stava spiando dal cortile con la palla in mano.
Forse, pensando che rischiasse di dover giocare con lui, ed era bravissimo coi rifiuti, decise che bussare fosse la soluzione migliore.
Nascose con grande sforzo qualsiasi parvenza di emozione quando Louis apri' piano la porta e gli chiese, con un filo di voce, cosa fosse venuto a fare.

"Il mio ragazzo non si presenta a scuola e non posso essere preoccupato per lui?" Questa fu la sua risposta, e sinceramente Louis non sapeva proprio cosa rispondergli.
"Te ne sei accorto con molta calma, per essere il mio ragazzo. Avresti potuto chiamare, per esempio" disse poi, rimuginando un po' prima di continuare.
Una sicurezza in cui non si riconosceva.
"Non ci vede nessuno... sei sicuro di stare bene?" Harry sgrano' gli occhi, "voglio dire, non c'e' bisogno di recitare, adesso" continuo', cercando di fargli notare l'ovvio a gesti. Harry sembro' non gradire.
"Io sto benissimo, sono qui perche' il malato credo sia tu. Ed infatti non dovresti prendere freddo sulla porta, quindi..." provo' ad argomentare, ma Louis sembro' non ascoltarlo quando disse "...ora mi hai visto, quindi ti saluto. Ci vediamo a scuola, ok?"
Harry non stava proprio gradendo, quindi mise un piede a bloccare la porta che Louis stava cercando di chiudere, e stavolta fu lui a sgranare gli occhi.
"Fammi entrare immediatamente, idiota!"

E cedette, glielo permise, e avrebbe voluto schiaffeggiarsi fino a che non avesse perso la sensibilita' alle mani.
"Oh, ce ne hai messo di tempo, bravo. Adesso rimettiti a letto, che si vede lontano un miglio che stai per crollare a terra. Ma che hai?"
Louis barcollo' in silenzio verso la sua stanza, seguito dal ragazzo che non gli toglieva gli occhi di dosso, come ad assicurarsi che non svenisse realmente.

Quando fu finalmente sotto le coperte con un termometro sotto il braccio, Louis spiego' a Harry che non era necessario che stesse li', la sua era solo un po' di febbre, ma lui non voleva sentire ragioni. "Quattro giorni mi sembrano comunque tanti per una semplice febbre, Tomlinson, forse non stai prendendo le medicine adatte" disse, mentre controllava la temperatura.
"Ed infatti qui abbiamo un bel 38 e mezzo, devo andare a prendere uno sciroppo? Ma ne hai almeno uno in questa catapecchia?" chiese, visibilmente preoccupato, mentre si guardava intorno in cerca di risposte.
Louis annui', indicando debolmente il comodino proprio di fronte a lui, e cosi' Harry afferro' la bottiglia ormai mezza vuota e sbuffo', mentre gliene versava una dose sul cucchiaio di plastica.
Louis non ne poteva piu' di quello sciroppo, aveva un saporaccio, ma non si lamento' quando fu Harry ad offrirglielo.

Cosa stava succedendo?
Nulla di particolare sicuramente, perche' noto' subito Harry che guardava l'orologio in maniera agitata, quindi "se devi andare perche' hai di meglio da fare, vai", disse con rassegnazione, quasi sbuffando, ma "non ho di meglio da fare, controllavo solo l'ora" menti' spudoratamente, mentre si poneva mille domande.
"Bugiardo."
"Ehi, ok, se vuoi proprio saperlo ho un appuntamento, ma puo' aspettare!"

Boom.
Eccola qui.
La bomba.
Louis avrebbe dovuto immaginarselo, ma come sempre le cose, quando te le sbattono in faccia, fanno piu' male.

"Ok... allora vai via."
"Vuoi che lo faccia? Perche' non ci metto niente."

Perche' stava continuando su questa linea? Tutta l'atmosfera era cambiata in pochi secondi e Louis, porca miseria, ci aveva creduto, avrebbe voluto vedere quella versione di Harry ancora per un altro po'.
Perche' sapere che esisteva, nascosta da qualche parte, gli aveva dato la forza di guarire piu' velocemente.

"Tornerai domani? Anche solo per raccontarmi come e' andato il tuo appuntamento?"
Ma cosa stava dicendo.

"Non avevo intenzione di tornare in ogni caso, quindi... siccome mi stai cacciando... io me ne vado."

No.
No.
Non gli usciva un filo di voce, eppure sentiva come se stesse urlando.
Non te ne andare, fingi di tenere a me ancora un po'.
Non te ne andare.
Resta.

Ma Harry era gia' in strada e per poco non dava un calcio al gatto quando lui aveva iniziato a piangere affondando la testa nel cuscino.

Non torno' a scuola per tutto il resto della settimana e nessuno fece domande a Harry.
Nemmeno Niall.
Nemmeno quando lo videro allenarsi dando il peggio di se' e cadere a terra tra urla di dolore.

"Ti sei slogato una caviglia, Styles, ti conviene tornare a casa" era una delle frasi che non gli era mai capitato di sentirsi dire, e nemmeno quei risolini che l'avevano accompagnata erano mai stati rivolti a lui, prima.
In altre circostanze avrebbe reagito, avrebbe dimostrato immediatamente chi comandava, ma quella volta rimase in silenzio.
A subire.
Mentre faceva fatica a rialzarsi per il troppo dolore e ricevette con riluttanza appoggio da uno dei suoi compagni di squadra.
Un tempo avrebbero fatto a gara per stargli vicino e aiutarlo.
Era evidente che c'era qualcosa di davvero sbagliato nella sua vita, ormai, e forse era giunto il momento di estirparlo.

Non era la parola giusta, ma fu la prima che gli venne in mente.

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Al pronto soccorso gli misero una fasciatura e consigliarono di rimanere a riposo qualche giorno, se non voleva che i nervi si infiammassero ancora di piu'. Ma Harry era irrequieto, riteneva che non ci potesse essere momento peggiore di quello per sparire, quindi annui' falsamente e poi ando' al parco ad allenarsi.
Da fermo.
Ovviamente.

Non gli piaceva affatto provare quello che stava provando, e non era nulla che ci si potesse aspettare, niente a cui Louis potesse ambire. Lo stesso Louis che era sicuramente abituato a sentirsi cosi' da schifo per l'indifferenza degli altri.
Non si era mai reso conto prima di quel momento, prima di lamentarsi malamente per il dolore, di quanto fosse importante per lui sentirsi al centro dell'attenzione.
Forse era superficiale, ma non voleva diventare come Louis, e non gli sfioro' nemmeno l'anticamera del cervello la vergogna per averlo pensato.

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Quando Louis finalmente rientro', non ci mise neanche un paio d'ore a notare l'assenza di Harry. Certo, la forza (o il coraggio, o entrambi), di andare ad informarsi dai suoi amici non ce l'aveva proprio, ma alla fine intervenne il solito Niall che, esasperato dalla sua espressione da ameba sul punto di morire, si arrese.

"So solo che e' a riposo per via di una caviglia slogata e che stava per perdere." Louis rimase scioccato dalla tranquillita' con cui lo disse.
"...in che senso stava per perdere un piede, Niall? Non pensavi fosse il caso di avvertirmi prima?" Stavolta fu Niall a rimanere scioccato.
"E perche', esattamente? Te ne importa?" Era proprio questo il punto, ma non era pronto ad ammetterlo ad alta voce.
"In ogni caso si', si e' slogato una caviglia durante un allenamento e, anziche' curarsela, ha continuato ad allenarsi, fino a che non e' finito in ospedale. Lo hanno caricato di peso dal parco con l'ambulanza, perche' non stava piu' in piedi."
Louis avrebbe dovuto rimanere a scuola, aveva fatto fin troppe assenze, e la giornata non era ancora finita, invece Niall non si accorse nemmeno della velocita' con cui spari' dalla sua vista dopo che aveva finito di parlare.

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Non aveva mai maledetto cosi' tanto il traffico cittadino per il tempo che gli fece perdere lungo la strada.
E quando arrivo' finalmente a destinazione non si fece tutti i problemi che si era fatto Harry sulla porta di casa sua.
"Ciao" disse una versione minuscola e ancora piu' ricciolina di Harry quando la porta si schiuse, "chi sei?" Louis rimase un attimo interdetto, immaginava che lui non potesse camminare, ma non di ritrovarsi davanti la sua versione femminile in miniatura. Forse senti' un leggero calore al centro del petto.
"Ciao" rispose, inginocchiandosi davanti alla bambina, "mi chiamo Louis, Harry e' in casa? Ho saputo che non sta bene." La piccola storse il naso e fece un passo indietro quando il ragazzo arrivo' alla sua altezza, ma poi inizio' ad osservarlo bene e "ha un piede piu' grosso della mia faccia, in questo momento" disse innocentemente, "ma non dirgli che l'ho detto, si arrabbia sempre" aggiunse abbassando la voce. Louis sorrise. "Non una parola, promesso."
"Ok, allora puoi entrare, Louis, io mi chiamo Gemma." 
"Piacere di conoscerti, Gemma" sorrise ancora Louis, accarezzandole la testa una volta rimessosi in piedi.

La casa di Harry non era esattamente come se la aspettava: ordinaria, di quelle che vengono arredate in maniera standard e lasciate cosi' per l'eternita' perche' agli inquilini non importa. Impersonale, niente che faccia capire se ci viva una famiglia o meno, niente foto alle pareti, o cose del genere. Louis rimase deluso. 
"Gems, e' tornata la mamma?" senti' sbraitare da un vocione in lontananza. La bimba si aggrappo' istintivamente alla mano di Louis e gli fece cenno di stare in silenzio. 
Aveva capito.
"Non esattamente" disse, facendo capolino dalla porta della sua stanza, che la piccola gli aveva indicato.
"Devo dire a quella bambina di smetterla di far entrare chiunque in questa casa!"

Se fosse stato piu' debole, se fosse stato un altro momento, Louis avrebbe ricevuto quelle parole come delle frecce avvelenate direttamente al cuore, invece si avvicino' al letto su cui Harry stava sdraiato con chili di ghiaccio sul piede e "io non sono nessuno, sono il tuo ragazzo" gli disse tranquillo, accennando persino un sorriso. Harry non disse nulla, tornando a prestare attenzione a qualsiasi cosa stesse cercando di guardare su Netflix.

"Che roba e'?" provo' a chiedere Louis, ma Harry chiuse il computer come se volesse protestare, come se fosse un segreto che non poteva condividere. "Non avevo ancora iniziato" menti' fingendo fastidio per quella invasione, e Louis pareva divertito da tutta quella scenetta. Si sedette al lato dell'enorme letto matrimoniale (non aveva dubbi che ne possedesse uno), cercando di stare attento al ghiaccio e al piede malandato.
"Ok, vuoi dirmi almeno cosa ti sei fatto al piede?" chiese, dunque, e a quella domanda Harry non voleva proprio rispondere, non quando il motivo principale della sua immobilita' era proprio li' davanti ai suoi occhi. 
Pero' doveva, quindi tanto valeva inventarsi qualcosa.
"Devo aver fatto qualche movimento sbagliato, sono caduto e ora eccomi qua" sbuffo', "spero non ti faccia troppo piacere." Louis quasi inorridi'.
"Quello sarebbe piu' da te." Harry non pote' fare altro che rimanere in silenzio, perche' diamine, quel piccoletto aveva ragione. Sposto' poi lo sguardo per controllare quanto fosse grave e forse avrebbe dovuto ridere per il colore violaceo del piede, ma non lo fece, anzi "secondo me dovresti metterci anche qualche pomata oltre al ghiaccio" suggeri' e Harry lo guardo' malissimo. "Secondo te non ci ho gia' pensato? Devo solo aspettare che si sgonfi, non e' niente di grave, ti sto dicendo!"
"Ma avrebbe potuto esserlo, guarda quanto e' gonfio, non riesci nemmeno a reggerti sull'altro piede, no? Si vede chiaramente!"
Harry non riusciva a capire due cose in quel momento, e non capire era una delle cose che lo infastidiva maggiormente: cosa ci facesse Louis li' e perche' fosse piu' preoccupato di lui.
"Cosa ti importa?" chiese infastidito, cercando di non guardarlo, ma purtroppo nella stanza amorfa non c'era davvero nulla che potesse attirare maggiormente la sua attenzione.
"Come ho gia' detto, sono il tuo ragazzo, e' normale che mi importi."

Questa cosa stava andando troppo oltre, Harry non aveva programmato nulla del genere: visite, preoccupazioni per la salute altrui, comparsate e tutto quello che stava vivendo con Louis.

Era giunto il momento.
Doveva farlo.
Doveva liberarsene.
Adesso.
Subito.

"Forse non voglio piu' che tu sia il mio ragazzo."
Ecco fatto.
Lo aveva detto. 
Non era mai stato un problema, per lui. Quante volte era finito a letto con ragazzi che pensavano e speravano di avere di piu', di essere di piu', e lui li aveva mollati come si fa con la spazzatura all'angolo della strada.
Eppure questa volta non riusciva a guardare Louis in faccia, e non capiva perche'. Non c'era mai stato niente tra loro, non aveva mai voluto che ci fosse e, in tutto quel lasso di tempo, lo aveva sempre trattato malissimo.
Non gli era importato nemmeno di quello, non gli era piaciuto e continuava a non piacergli la follia a cui aveva deciso di prestarsi, quindi era convinto che, in fondo, Louis si meritasse quel trattamento.
In fondo cosa era per lui? Assolutamente nulla, e doveva fargli capire che non voleva essere suo complice in questa storia assurda.

Louis, in tutto questo, era stato colpito e affondato.
"Oh... o-ok, dunque, allora... forse hai ragione, non... non dovrei essere qui." Aveva ancora una mano poggiata sulla sua gamba, poco sopra la borsa del ghiaccio, e si sentiva idiota. Pensare che stava per proporre di sostituirla con una piu' fredda e cercare la crema.
"Allora... me ne vado."

Che persona imbarazzante, non si stava nemmeno ribellando, che razza di "fidanzato" era? Lo sapeva, se l'era cercata, proprio come pensava Harry.
Quindi era ormai sulla porta quando intravide Gemma che, con un dito in bocca, chiese piano "hai fatto arrabbiare mio fratello?" e avrebbe voluto morire, farsi minuscolo e poi sparire. Si avvicino' a lei, la quale si aggrappo' alle sue gambe mentre lui la rassicurava.
"Tuo fratello e' sempre arrabbiato, piccolina, spero non faccia il cattivone anche con te."
Gemma alzo' il viso per poterlo guardare, anche se a fatica e, con orgoglio, rispose "oh no, io sono quella che lo sgrida sempre" facendolo sorridere amaramente.
Si piego' per darle un bacino sulla guancia e poi rimugino' un attimo.

Non era affatto il momento di andarsene. Torno' indietro, tanto da spaventare Harry che stavolta era davvero immerso in Netflix.
"Mi hai fatto prendere un colpo, non eri andato via?"
"No, sono ancora qui, e sai perche'? Perche' se avessi almeno un minimo di educazione avresti provato a fermarmi..."
"...e perche' avrei dovuto farlo, sentiamo. Aspettavo con ansia che sparissi dalla mia vita, nella quale non ti avevo chiesto di entrare, ed invece sei ancora qui, che altro vuoi? Non vedi come sono ridotto? E' anche colpa tua!"
Louis non era certo di aver capito bene, si sentiva ubriaco, aveva mal di testa, avrebbe voluto dirgli che aveva ragione, aveva ragionissimo, era tutta colpa sua... anche la sua caviglia slogata? Si, forse anche quella.
"Non ti importa proprio nulla di me, vero?" disse singhiozzando. No, non era per piangergli in faccia che era tornato sui suoi passi. Harry non rispose nemmeno.
Louis lascio' definitivamente la stanza e quella casa, ringraziando che la piccola Gemma non fosse li' a fermarlo una seconda volta.

Non gli importava neanche piu' di mostrare a tutti la sua vergogna.
Non era mai stato piu' stupido e patetico di cosi' e si promise che non lo sarebbe stato mai piu'.
Per nessuno.

Nemmeno per il ragazzo che lo stava osservando da lontano.

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Non sapeva perche' aveva corso come un pazzo di nuovo verso la scuola. Sarebbe stato piu' logico andare a casa, chiudersi in camera, fingere di non vedere chiunque avesse incrociato, ed iniziare ad urlare, sfogarsi e tirare fuori tutto quello che si era tenuto dentro e stava per esplodere.
Aveva fatto un casino senza senso, senza motivo, credendo fosse una sciocchezza, non pensando, e adesso gli era crollato tutto addosso nel modo piu' brutto.
Si', avrebbe dovuto urlare e poi, una volta sentite le corde vocali infuocate, avrebbe dovuto prendere padronanza di se stesso e delle sue azioni, e dimostrare di stare bene, anche se non sapeva a chi.

Mentre osservava le mura della scuola e sentiva da lontano il vociare degli studenti nei corridoi sicuramente affollati dall'ultima campana, cerco' di regolarizzare il respiro sperando che non lo vedesse nessuno.
Si volto' di scatto, con gli occhi lucidi a dargli fastidio, e sbatte' contro qualcuno dal petto molto ampio e palesemente piu' alto di lui.
"Ciao" disse il ragazzo. Aveva gli occhi chiari, forse verde acqua, e i capelli castani lisci pettinati ordinatamente. Nulla di speciale, ma il fatto che lo coprisse lo metteva in soggezione.
"Scusa, non ti avevo visto..." "...eri di fretta? Dovevi esserlo per forza per avere uno scatto simile" commento' il tipo, non notando il leggero fastidio nel suo viso per essere stato interrotto e bloccato.
"In realta' no, solo... non dovrei essere qui" ammise poi, mentre i ragazzi iniziavano a riversarsi nel cortile. Le lezioni erano finite e Louis non voleva proprio essere visto.
"Ah, ho capito, hai saltato la scuola? Frequenti qui?"
Ma che voleva questo tizio e perche' Louis gli stava dando retta? Immaginava fosse semplicemente gentilezza, la sua. Infatti annui' e non capi' come era finito al bar all'angolo a bere un caffe' con lui.

Non si poteva certo dire che fosse un campione nel prendere decisioni sensate.

In quella mezz'ora di chiacchierata, Louis aveva scoperto che il ragazzo si chiamava Justin, si era diplomato proprio nel suo stesso istituto un paio d'anni prima e adesso frequentava l'accademia di Belle Arti.
"Me l'aveva consigliata il mio... migliore amico, ma... ecco... non siamo piu' in buoni rapporti, quindi immagino che non sapra' mai quanto stia andando bene."
Louis trovo' strano, ma anche bello, che uno sconosciuto si sentisse cosi' tranquillo da raccontare cose cosi' personali. Non era certo di riuscire a fare lo stesso, ma forse ne aveva bisogno, e lui sembrava capitato proprio nel momento giusto.
"Mi dispiace, dovevate essere molto legati" provo' a mostrarsi interessato, perche' e' cosi' che partono delle potenziali amicizie, no? 
"Siamo cresciuti insieme, facevamo tutto insieme, lui sa - o almeno sapeva - tutto di me, e io di lui, poi si e' messa in mezzo una terza persona e... puoi immaginare."
Era forse una lacrima, quella? E perche' Louis sembro' colpito? 
"Nessuna ragazza dovrebbe valere piu' di un'amicizia del genere" disse, quindi, perche' era vero, perche' lui non tradirebbe mai un amico per un ragazzo, piuttosto si farebbe da parte, perche' e' abituato ad essere la seconda scelta di chiunque.
Probabilmente si meraviglierebbe se per una volta qualcuno scegliesse davvero lui, perche' in fondo neanche Harry lo aveva fatto.
"In realta' era un ragazzo, sai... sono gay... spero non ti dia fastidio." Il modo sciolto in cui lo aveva affermato gli fece provare una sorta di ammirazione nei suoi confronti, lui aveva fatto una fatica immane ad ammetterlo a se stesso, figuriamoci dirlo ad altri, peraltro estranei.
"No, affatto, perche' dovrebbe? Insomma, non sono omofobo, cioe'... lo sono anch'io... gay, intendo. E fino a poco fa ero persino fidanzato, pensa!"
"Oh, ma stai scherzando? Ti chiedo scusa, non mi conosci neanche, inizio a parlarti dei fatti miei, quando tu hai problemi decisamente piu' urgenti. Stai bene? Vuoi parlarne? Sono un bravo ascoltatore."
Ed ecco che la scarsa mezz'ora si trasformo' in due ore di sfogo e la promessa di un appuntamento per il giorno successivo.
Si sentiva come se fosse una persona nuova, continuava a ripeterselo anche se non era vero, anche se non era necessario. 
Perche' lui meritava di essere felice, anche solo per un attimo, perche' in fondo Harry era stato capace di donargli solo quello: attimi, e nemmeno abbastanza lunghi, nemmeno abbastanza belli.

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Niall resto' in silenzio quando lo vide, ma era ovvio che moriva dalla voglia di chiederglielo, quindi lo anticipo'.
"E' finita, ok? Non so nemmeno cosa sia stata, ma e' finita, va bene? E non osare dirmi te lo avevo detto o robe del genere, perche' lo so! Ora... per favore... parliamo di te... come... come stai, Niall? Ti prego, dimmi qualcosa di stupido."
Gli tremava la voce, e anche un po' le mani, tanto che le strinse in un pugno pensando di camuffare la cosa, quando invece la rese solo piu' evidente. Niall non sapeva davvero cosa dirgli, non era pronto per quella situazione, non era capace di fare conversazioni del genere e, rendendosi conto che, in effetti, oltre a te lo avevo detto, non sapeva come argomentare, si limito' ad abbracciarlo.
"Ho dimenticato il pranzo a casa" gli disse, mentre lo stringeva al petto, e Louis riusci' persino a rilassarsi, come se fossero state le piu' grandi parole di conforto che potesse sentire.
"Puoi fare a meta' con me" gli propose lui, staccandosi e mimandogli un grazie mentre si dirigevano entrambi in classe.

Quel pomeriggio si sarebbe visto con Justin, e non credeva sarebbe stato cosi' semplice.
Ovviamente non aveva smesso di pensare a Harry neanche per un secondo, figuriamoci, ma il fatto di non aver avuto occasione di incrociarlo dopo quella disastrosa mattina lo stava aiutando.
O almeno se lo stava ripetendo mentalmente stile mantra.

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Il ragazzo lo stava aspettando vicino alla grande fontana del parco cittadino e, come nel piu' romantico dei cliche', aveva un mazzo di fiori in mano. Louis si scopri' del tutto indifferente a quell'immagine e si domando' semmai Harry avesse fatto qualcosa del genere per qualcuno. Se gliene fosse mai importato a tal punto, se potesse farlo per lui, almeno una volta.
Ma sapeva gia' la risposta ad ognuno di questi quesiti, ed era sempre la stessa: no, perche' a Harry non importava. 

"Ciao" disse il ragazzo con dolcezza, "oh dio, adesso non so cosa dire, e' che..." Louis si scruto' nervosamente e "cosa c'e'?" chiese. "Non pensavo saresti venuto davvero, insomma... sei appena uscito da una storia, magari e' troppo presto, e io sono stato davvero egoista, quindi... che posso dire, sono contento che tu sia qui."
Louis arrossi', ma perche', poi? In fondo era li' solo per distrarsi un attimo, non avrebbe fatto nulla con Justin, non era lui che voleva.
Purtroppo.

L'appuntamento non fu niente di troppo particolare, Justin propose cinema e poi pizza e Louis accetto' senza troppo entusiasmo, anche se il film che aveva scelto comunque era tra quelli che avrebbe voluto vedere.

Louis usci' dalla sala rendendosi conto di quanto sia stato diverso passare del tempo con questo ragazzo, che non gli aveva chiesto neanche mezza volta del suo ex fidanzato che gli aveva spezzato il cuore.
Lo aveva ringraziato col pensiero, in realta', perche' altrimenti non avrebbe saputo come spiegargli che in realta' lui un fidanzato non lo aveva mai avuto e quello forse aveva fatto anche bene a trattarlo in quel modo.
Solo che era gia' stanco, e di pizza in compagnia non aveva proprio voglia, quindi "scusami, davvero, forse sono solo stanco e... si', sono gia' abbastanza indietro con la scuola, devo recuperare delle cose, questa sera" menti' spudoratamente, mentre gia' pensava a dove ordinare una pizza che avrebbe mangiato da solo, perche' comunque quella la voleva.

Justin rimase inizialmente confuso da quelle scuse, si vedeva lontano un miglio che erano solo quelle, ma non insistette, in fondo "meglio fare le cose con calma" disse, lasciando intendere a Louis che aveva tutta l'intenzione di rivederlo.

Dunque era cosi' che si comportava un bravo ragazzo?

Mentre mangiava la sua pizza quattro formaggi si chiese cosa avrebbe detto Harry.

Nulla. Cosa mai avrebbe potuto dire e, soprattutto, perche' avrebbe dovuto farlo?
Louis si incontro' con Justin una seconda volta e, anche questa, non successe nulla. Non che Justin non volesse, gli aveva fissato le labbra in maniera famelica per tutto il tempo, e Louis si era sentito talmente in imbarazzo da non essere riuscito a parlare guardandolo in faccia nemmeno per un secondo.

Se lo meritava un bacio? Un contatto? Qualcosa di piu' profondo, da una persona che non fosse Harry?
Si', aveva risposto ad ognuna di quelle domande, perche' era Harry a non meritarsi lui, anche se lui non voleva altro, non desiderava altro, toccare o baciare altro.
No, non lo aveva detto ad alta voce e nemmeno mentre era con Justin, ma lo aveva pensato tra le quattro mura di casa sua, quando si era reso conto che Harry lo avrebbe guardato in viso tutto il tempo, se solo fosse stato meno crudele con lui.

Quando il suo amore era diventato cosi' totale? Ormai non era certo nemmeno di questo.

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A scuola era tornato tutto come prima. Prima di Harry, si intende.
Gli scherzi, le prese in giro, e Niall come unica persona pronta a difenderlo a spada tratta anche se il primo ad avere paura era proprio lui.
Perche' se prima Louis Tomlinson era "il fidanzato di Harry", adesso Louis Tomlinson era "l'unico coglione che non e' riuscito a scoparsi Harry", e non sapeva se prenderlo come l'insulto che per quelle persone era, o come un complimento, come lo vedeva lui.

Come avrebbe potuto affrontare la vita quotidiana sapendo di aver donato la propria verginita' ad una persona che l'avrebbe gettato via subito dopo, sminuendola?
Non poteva lamentarsi neanche di questo, perche' la situazione era ben piu' grave di tutti gli attacchi che riceveva o dei sentimenti che provava: era un bugiardo, aveva mentito a tutti, Harry compreso, quindi... per come la vedeva, poteva solo restare in silenzio ed incassare, che tanto non importava a nessuno che avesse un nuovo (vero) fidanzato.
"Non e' Harry" erano stati i commenti, e non avrebbe mai ammesso a se stesso o a Niall che qualche volta lo aveva pensato anche lui.

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Justin, un giorno, si presento' alla sua scuola. Sembrava avesse impiegato ore a prepararsi, e continuava a muoversi sul posto come per calmare il visibile nervosismo che lo stava pervadendo.
Quando Louis lo vide, si lascio' scappare un leggero sorriso compiaciuto e forse arrossi' anche un po'. Una volta avvicinatoglisi, salutando distrattamente Niall, questo gli prese la mano per intrecciarla alla propria, e fu in quel momento che successe.
Niall, che era rimasto fermo dov'era per qualche secondo, si volto' senza una ragione precisa verso la sua sinistra e vide Harry, che aveva appena acceso una sigaretta e guardava nella direzione dei due ragazzi.

Non sapeva se esserne felice o preoccupato.

Louis, intanto, stava avendo un deja-vu, come spesso succedeva da quando usciva con Justin. Non era mai niente di bello, avevano tutti la presenza di Harry, e fu per questo che, in questa occasione, senti' il bisogno urgente di liberarsi della stretta del ragazzo e mettersi le mani in tasca, come a volersi proteggere. Justin sospiro'.

"Non avevo capito che saresti venuto a prendermi addirittura a scuola" disse, per smorzare la tensione, che comunque traspariva tutta dal suo tono di voce. Justin sorrise leggermente, voltandosi a guardarlo. Era davvero carino e tenero, penso', prima di parlare.
"Volevo mostrarti parte del progetto di cui ti avevo parlato" disse emozionato, e Louis storse un attimo il naso cercando di ricordare. "I tramonti!!!" Annuirono entrambi, e salirono su un taxi che Justin, riprendendo la sua mano, aveva fermato al volo. Louis era confuso, dove stavano andando? Se era venuto fino a scuola, perche' non aveva i disegni con se'?
Non fece in tempo a finire di domandarselo, che Justin gli si corico' praticamente addosso e lo bacio' con forza una volta seduti in macchina. Louis non se lo aspettava di certo e, spaventato a morte, lo spinse subito via.
"Ahi" si lamento', dopo aver sbattuto la testa contro il finestrino dell'auto a causa della spinta.
"Oh dio, scusami, non... ti sei fatto molto male?" provo' a chiedere. 
"Sicuramente ha fatto meno male della tua reazione, ma ti chiedo scusa anch'io, non avrei dovuto. Solo che... ci frequentiamo da settimane, Louis, e morivo dalla voglia di farlo, ma... non avrei dovuto. E' chiaro che non sei ancora pronto."

Che stava succedendo? Pronto per cosa? Per chi? Lui non vedeva quel rapporto nello stesso modo in cui lo vedeva Justin, ed in quel momento aveva capito che non sarebbe mai successo.

"Doveva essere Harry il primo" era il pensiero che continuava ad invadergli la mente, che lo stava stordendo, e non ne poteva piu' di sentire quella voce fastidiosa, quel nome che lo faceva stare male. 
Lo consolava solo il fatto che non aveva ricambiato quel bacio, che non avrebbe mai potuto farlo.
"Era solo una scusa per provarci con me, o hai davvero quei disegni da mostrarmi?" chiese, per cambiare argomento, consapevole che non ci fosse altro da fare, a parte saltare giu' dalla macchina.
Justin annui', "li ho qui nella mia cartellina" si allungo' per tirarne fuori uno. Era imbarazzato, forse, Louis non ne era certo, e sperava fosse quella l'espressione indecifrabile sul suo viso e non rabbia per essere stato rifiutato.
Il taxi accosto' poco dopo, e Louis scese immediatamente, tenendo il foglio, che non aveva ancora guardato, in mano. Justin noto' quella fretta innaturale e sospiro' frustrato. Erano davanti casa di Louis, e solo in quel momento il ragazzo si accorse del lungo giro che il tassista aveva provato a fare, non e' che abitasse poi cosi' lontano dalla scuola.
"Avevi organizzato ogni cosa?" chiese, ma Justin non rispose. "Scusami" continuo', quindi, ma Justin rimase ancora in silenzio.
No, scusa di cosa? Lui non voleva niente di tutto questo, era lui che avrebbe dovuto scusarsi per averlo dato per scontato.
Pero' poi si disse anche che, al suo posto, dopo tutto quel tempo, si sarebbe sentito persino in dovere di pretendere... e fu qui che i suoi pensieri si interruppero.

Pretendere. Era quella la parola esatta per descrivere cio' che era appena successo.

Justin aveva preteso un bacio, e forse aveva programmato di andare persino ben oltre quello e no, certo che non era pronto, bisogna volerlo in due, e Louis non voleva.
Non in quel momento, non con lui.
Mai.
Realizzarlo gli fece perdere l'equilibrio e Justin lo prese appena in tempo prima che cadesse a terra.
"Wow, se non sapessi che e' impossibile, penserei di averti stordito" provo' a dire finalmente Justin, quasi prendendo Louis di sorpresa, come se sentisse la sua voce per la prima volta.
Oh, ma lui era stordito, solo non per i motivi che sperava lui.

Gli mancava Harry, era quella la verita'.

"Penso sia meglio che tu vada via, ora. Grazie per avermi accompagnato, posso tenere il disegno...?" Justin annui', "ci tengo al tuo parere, se ti piace cosi' tanto puoi farci quello che vuoi" disse, grato per il tassista che era rimasto li' ad aspettare di essere pagato. Risali' a bordo dell'auto e ando' via.
Fu solo in quel momento che Louis si senti' finalmente libero, non sapeva nemmeno da cosa.

Durante il viaggio in auto, Justin stava continuando a rimuginare, a porsi mille domande, tra cui "come mi sono ficcato in questa situazione?"

Non lo aveva previsto, era quella la sua verita'.

************************************************************************

Arrivo' a casa sua, pago' il tassista fin troppo paziente e, scendendo dal veicolo, gli cadde tutto di mano. Non perche' fosse maldestro, ma perche' di certo quella che aveva di fronte era l'ultima persona che si aspettava di vedere.
"Non pensavo che avresti piu' avuto il coraggio di presentarti qui, Harry."

Il ragazzo riccio se ne stava seduto a gambe spalancate sul muretto di fianco all'entrata, aveva appena acceso una sigaretta e fissava l'altro ragazzo come se volesse carpire qualche oscuro segreto tramite il suo volto.
"Hai qualcosa che mi appartiene" disse poi. Justin sgrano' gli occhi.
"Come, scusa?" Harry sembrava fare fatica a parlare, era la prima volta che si trovava in difficolta' dopo tanto tempo, e la cosa incredibile era che l'ultima volta era successo proprio per colpa di questo ragazzo che trovava insulso e di cui aveva rimosso l'esistenza da un bel po'.
"Sai perfettamente a cosa, o meglio a chi, mi riferisco" continuo', e Justin voleva davvero scoppiare a ridere, dirgliene quattro o anche solo mandarlo via.

Perche' una conversazione simile l'avevano gia' avuta, e sinceramente non credeva proprio che potesse succedere di nuovo.
"No, invece, non lo so." Alzo' le spalle, forse sconfitto, forse semplicemente stanco.

"Devi lasciare in pace Louis, e' mio." E non aggiunse altro, facendo un altro tiro della sua sigaretta. Justin sogghigno', questa volta con disprezzo.
"Non sapevo fosse un oggetto, ed in ogni caso non mi e' parso appartenesse a qualcuno, quantomeno a te che lo hai solo trattato da cani, letteralmente. Quindi lascerei decidere a lui... a tal proposito, immagino che non mi daresti la tua benedizione se gli chiedessi formalmente di diventare il mio ragazzo."
Harry fini' la sigaretta e finalmente lo degno' di uno sguardo.
Come diavolo faceva a sapere certe cose? Li aveva spiati, per caso?
"Mi deludi, credevo lo fosse gia'." Sembrava trionfante mentre lo diceva.
"Lo credevo anch'io, ci sto lavorando" ammise. Harry si senti' ancor piu' trionfante.
"Dovresti lasciar perdere, non e' colpa di nessuno dei due se, alla fine, scelgono tutti me."

Eccolo. Il nervo scoperto che Harry non vedeva l'ora di toccare.
"Pensavo te ne fossi fatto una ragione, ormai. Pensavo l'avessi superata."
No. No. Questo si stava ripetendo Justin.
Non l'aveva superata, ma non era con la vendetta che pensava di farlo.
Non era una persona cosi' meschina ed infima.

Nick era l'amore della sua vita, si conoscevano da sempre e stavano insieme gia' da due anni quando arrivo' quel maledetto giorno in cui incrocio' Harry per caso in un bar.
Justin non aveva mai capito cosa lo avesse portato a tanto, come sia potuto accadere ne' tantomeno come avesse fatto ad essere cosi' cieco, lo conosceva come le sue tasche.

Aveva scoperto del suo tradimento solo dopo svariati mesi, e nel modo piu' orribile, cogliendoli in flagrante.
Non aveva mai perdonato Nick, quello che gli faceva continuamente discorsi sul loro futuro, che aveva scelto l'appartamento in cui Justin ancora viveva sommerso dai ricordi. 
Nick aveva fatto di tutto per conquistarlo quando Justin non voleva proprio saperne. Non perche' quel ragazzo esuberante e pieno di vita non gli piacesse, ma semplicemente perche' Justin non si era mai innamorato prima, non sapeva come comportarsi, l'aveva sempre vista come una responsabilita' troppo grande, figuriamoci poi se si trattava del proprio migliore amico, che sapeva tutto di lui, comprese le volte in cui aveva fatto sesso.
 
Poi, pero', era successo, aveva accettato un primo appuntamento, poi un secondo, ed erano finiti a letto insieme senza nemmeno rendersene conto.
Perche' quando una cosa la vuoi veramente non hai bisogno di programmarla, puoi star tranquillo che prima o poi succedera' e basta.
E con Nick era successo, vivevano insieme da poco quando Harry entro' nelle loro vite per rovinargliele.
Per quanto ne sapeva, poteva essere anche morto, perche' se c'era una cosa in cui Justin credeva fermamente era la sua dignita' ed il rispetto per se stesso.
Non dava seconde possibilita' a nessuno, e non perdonava i tradimenti. Non era servito a nulla che Nick lo implorasse, che provasse a convincerlo che era stato solo un errore, che era lui che amava, per Justin si era rotto qualcosa, e non sarebbe riuscito ad accettarlo nemmeno come amico.
Lo aveva sbattuto fuori di casa senza dargli nemmeno modo di raccogliere le sue cose, ordinandogli di tornare a prendersele quando lui non sarebbe stato in casa.
Per non doverlo vedere.
Per non dover assistere al crollo di ogni cosa.
Per non dover toccare con mano cio' che Harry Styles aveva contaminato.

"Ok" provo' a rispondere, in nome della sua dignita', che era sicuramente ancora integra da qualche parte, "non mi sembra il momento di parlare di questo, non centra niente."
"Ah no?" lo provoco' Harry, in fondo viveva per cose del genere.
"E' una storia finita, passata e, soprattutto non ha nulla a che vedere con Louis e cio' che sta succedendo tra noi." Era deciso nelle sue parole, anche se cercava di non fissare troppo a lungo Harry per non vedere tutto quello che Nick aveva visto e preferito in lui.
Per non fargli notare che pessimo bugiardo fosse.
"Quindi sta succedendo qualcosa? Raccontami tutto!" Si accomodo' meglio sul muretto e lancio' il mozzicone fumato a meta' da qualche parte. 
"Ma di che parli? Che... che cosa vuoi da me, ancora? Non ti e' bastato...?"
"Io non so che fine abbia fatto Nick, se ci tieni a saperlo, perche' immagino che ti saresti staccato la lingua pur di non chiedermelo. E' finita cosi' come era iniziata: all'improvviso, e pensa... gli ho persino consigliato di provare a farsi riprendere da te, ma purtroppo tu sei sempre stato troppo orgoglioso per riprovarci, e ora nessuno dei due sa dove sia.
Abbiamo fatto proprio un ottimo lavoro, e non ti permettero' di fare la stessa cosa anche con Louis."

Justin aveva avuto bisogno di qualche secondo per recepire quello che Harry aveva detto.
Stava davvero scaricando la colpa di tutto su di lui? E cosa centrava, di nuovo, Louis? Non gli aveva fatto proprio un bel niente, anzi, era esattamente il contrario, e di certo Harry non poteva osare pensare di essere nel giusto.
"Quindi sono venuto ad avvisarti che e' mio, e devi farti da parte."
Scese dal muretto, gli si avvicino' e si accese un'altra sigaretta guardandolo con aria di sfida.
"Se fosse stato tuo, dubito avrebbe mai accettato di uscire con me, quindi forse dovresti aggiornarti, magari non e' proprio di nessuno, quindi perdonami, ma la mia risposta e' no. Io non obbligo nessuno, sara' lui a decidere."
Ma Harry sembrava proprio non averlo ascoltato, e si allontano' sbuffando, ma non in segno di resa, anzi.
"Io credo lo abbia gia' fatto, ma come vuoi tu", rise. Stavolta di puro gusto.

*************************************************************************

Louis, intanto, sdraiato sul suo letto con le cuffie nelle orecchie, si accorse solo dopo un bel po' dei messaggi in arrivo di Justin.
Aveva prima provato a chiamarlo poi, vedendo che non aveva ricevuto risposta, gli aveva scritto. Louis non sapeva cosa pensare, a parte che sperava che almeno una di quelle notifiche fosse di Harry, dandosi poi dell'idiota.
Perche' avrebbe dovuto contattarlo, in fondo? Infatti erano tutti messaggi di Justin, in cui gli chiedeva se gli andasse di vedersi quella sera. Non era sceso nei dettagli, ma Louis era riluttante, quindi non rispose e abbandono' il telefono da qualche parte, fino a quando prese di nuovo a squillare. Louis non era dell'umore adatto, ma cerco' di fingere, anche solo per la durata della chiamata.

Fallendo, ovviamente.

"Perche' questa insistenza, cosa vuoi?"
Avanti, Louis, non era cosi' che avevi pensato di rispondere.
"Scusa, io... volevo solo essere sicuro che andasse tutto bene. Stai bene?"
No che non sto bene, idiota, avrebbe volentieri risposto, invece non disse nulla, chiese soltanto "dove vuoi portarmi stasera?" e a Justin si scaldo' il petto per un secondo.

L'intento era finire il pacchetto e poi andarsene da li'. Peccato che fosse quasi nuovo e quindi sarebbe rimasto per un bel po'. 
Non avrebbe bussato, non si sarebbe nemmeno avvicinato al vialetto, non piu' di quanto gli servisse per vedere la porta d'ingresso, almeno.
Se lo avesse notato qualcuno, probabilmente avrebbe pensato che non stesse affatto bene.
E forse era proprio cosi'.

Justin aveva dato appuntamento a Louis al parco, gli aveva detto che il posto in cui lo avrebbe portato sarebbe stata una sorpresa e quindi sarebbe stato meglio vedersi prima li'. Per parlare.
Louis penso' che ne avevano sicuramente bisogno, per chiarire almeno la sua posizione, perche' non era una persona orribile, non voleva fargli perdere tempo.
Non era un sadico come... no, non era il momento di pensare a lui.
Ridicolo, dato che non riusciva a smettere di farlo nemmeno quando si imponeva di dormire la sera.

Louis usci' sovrappensiero, non si guardo' neanche intorno come era solito fare sempre, come se si aspettasse in continuazione di incrociare qualcuno che conosceva e che voleva evitare.
Quindi non lo vide e, forse per la prima volta, Harry ringrazio' di non essere stato notato.

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Justin era gia' sul luogo dell'appuntamento, che camminava avanti e indietro mordendosi il labbro inferiore, chiedendosi come avrebbe dovuto iniziare la conversazione.
Doveva dirgli la verita'? Doveva semplicemente chiedergli scusa e poi dirgli la verita'? Doveva fargli la proposta? 
Niente, stupido, stai zitto e non fare l'idiota, forse e' meglio se fai parlare lui, si disse, mentre ormai il labbro era sul punto di spaccarsi.

Louis camminava con le mani in tasca, sbuffava anche un po', in realta', perche' di voglia di vedere Justin non ne aveva neanche un po'.
Per lui era finito tutto quello che non era mai iniziato (di nuovo), si stava insultando da solo gia' abbastanza per aver permesso che questa cosa (ma cosa, poi?) accadesse, quindi non vedeva il senso di precipitarsi addirittura in perfetto orario ad un appuntamento con una persona di cui non gli importava nulla.
Esatto, lo aveva detto, anzi no, solo pensato, ma avrebbe voluto urlarlo, che era stato un idiota, che ormai era troppo tardi, che non aveva tempo ne' voglia di pensare a qualcuno che non fosse la persona di cui si era innamorato.
E non c'era nemmeno bisogno che rispondesse alla voce nella sua testa dicendo che quella persona non era ovviamente Justin.
Come se ci fosse bisogno di precisarlo.

La cosa piu' giusta da fare sarebbe stata tornare indietro, telefonargli e dirgli che non voleva vederlo, che non era necessario, ma questo avrebbe significato essere stronzo, meschino, e se c'era qualcosa che non si poteva dire di lui era che possedesse quelle caratteristiche.
Justin meritava un confronto faccia a faccia, anche se non c'era poi nulla di poco chiaro, in quella situazione, lo avrebbe capito persino un cieco.
Non sapeva nemmeno se chiamarla "situazione" quella in cui si trovavano, non era niente, solo... ok, forse lo era, una situazione.
Del cazzo, ma pur sempre una situazione.

"Ciao, Louis, sono contento che tu sia qui" inizio' subito Justin quando lo vide avvicinarsi. Si era appoggiato alla ringhiera che dava sul fiume e cercava di darsi un'aria spavalda e sicura di se' che non possedeva affatto. Louis, dal canto suo, aveva ancora le mani in tasca, cercando di sembrare sereno e distaccato.
"Mi... mi dispiace... davvero tanto" disse, infine. Stava facendo fatica a reggere il suo sguardo, ma fu una cosa di pochi secondi, perche' in fondo non si sentiva nel torto, non era lui quello a doversi scusare. 
Ammesso che ci fossero delle scuse da fare.
Justin, comunque, sussulto', come se non se lo aspettasse.
"Io... ci ho provato, ma... non ci sono riuscito. Ci ho provato, ho voluto conoscerti, perche' quello che stavo vivendo era assurdo, ma anche quella era una bugia. A me, in fondo, piaceva. Nonostante le lacrime e le umiliazioni, se serviva per... si', perche' negarlo, ormai? Se serviva per stare con lui, me lo sarei fatto piacere, ecco la verita'. Anzi, no... la verita' non e' neanche questa. La verita' e' che odiavo stare con lui, ogni mossa che facevo poteva essere un errore, persino il modo in cui respiravo, ma allo stesso tempo lo adoravo, o almeno volevo che fosse cosi'. La verita' e' che, nonostante abbia voluto conoscerti e reprimere quello che provavo per lui, non e' possibile. Credo di amarlo profondamente, e questo non cambiera', quindi... mi dispiace. Per averti fatto perdere tempo ma, soprattutto, per averti illuso."
Justin lo stava guardando con un'espressione indecifrabile, non si aspettava un discorso del genere, era lui quello che se lo era preparato e ripetuto in testa mentre si martoriava il labbro.
"Tranquillo, Louis, non sono una persona vendicativa, non lo sono mai stata e non iniziero' ad esserlo di certo ora. Immaginavo che non sarebbe andata bene quando mi sono spinto oltre, ma lo speravo davvero, perche' mi piaci sul serio e mi dispiace essere stato precipitoso."
Adesso toccava a Louis rimanere sorpreso.
"Pero' se davvero vuoi smettere di amarlo, basta che ti guardi intorno e sono certo che un giorno succedera'."

Mentre parlava, Justin si stava meravigliando di se stesso. Non aveva mai detto nulla del genere a Nick, aveva lasciato che scivolasse via dalle sue mani e dalla sua vita senza combattere, quando lui era probabilmente l'unica persona che avrebbe mai anche solo pensato di sposare.
In quel momento si stava sentendo una merda come non era mai successo prima.
Forse avrebbe dovuto cercarlo.

"Non penso di volerlo fare. Credo di voler fare di tutto affiche' lui ricambi il mio amore, dovessero volerci anni."
Stava iniziando a piangere? No, non era il momento, e poi aveva gia' pianto abbastanza, quindi tiro' su col naso, convinto che non si fosse notato quel che stava per succedere.
Justin sorrise intenerito, e Louis si calmo', almeno fino a quando lo senti' dire "oh, non penso che dovrai aspettare cosi' tanto."
Si stava davvero arrendendo cosi' facilmente? Di nuovo? Poteva sentire tranquillamente Nick che rideva nella sua testa, perche' se lo avesse visto e' proprio quello che avrebbe fatto.

Tutta questa storia era partita per vendicarsi di Harry Styles, ma si era dovuto arrendere quasi subito, aveva scelto la persona sbagliata, e Louis stava gia' soffrendo abbastanza per peggiorare la sua situazione mettendosi in mezzo.
Nemmeno lui era uno stronzo.
Forse era davvero giunto il momento di provare a riprendersi Nick.

Quando Louis si volto', sgrano' gli occhi: Harry era alle sue spalle, semi coperto da un albero poco lontano.
Nessuno dei due disse nulla, Harry accenno' solo un ghigno, forse di soddisfazione, forse di altro, ma si avvicino' velocemente, mettendo un braccio attorno alle spalle di Louis.
"Quindi me lo riprendo, ok?" Justin fece un passo indietro e mise le mani avanti, mentre Louis aveva ancora gli occhi sgranati e non sapeva chi guardare per primo.
"Andiamo!"
In pochi secondi erano via di li' e Louis non aveva neanche notato di come gli stringesse forte la mano.

Stavano camminando gia' da un po' e Harry continuava a guardare fisso davanti a se' come se fosse del tutto normale tirare una persona in quel modo.

Del resto e' cosi' che si fa col proprio cane quando ti fa arrabbiare, penso' Louis.

Ma quel silenzio stava iniziando a diventare assordante nella sua testa e allora "perche'?" grido', ma Harry pareva non sentirlo, anzi, gli stringeva la mano ancora piu' forte, quasi bloccandogli la circolazione.
"Perche' non mi lasci stare? Perche'... dove stiamo andando? Harry!!"
"Oh dio, ma non stai mai zitto?!"
E quello che successe immediatamente dopo fu ancora piu' inaspettato dell'esserselo ritrovato al parco poco prima.
Harry lo stava baciando, e lui non aveva neanche avuto il tempo di chiudere gli occhi e goderselo, perche' stava annaspando, probabilmente sarebbe svenuto a breve se non si fosse staccato permettendogli di respirare.
Da quando era cosi' alto? Giurava di non averci mai fatto caso prima. Aveva anche un odore di colonia che non riconosceva, cosa stava succedendo?
Intanto si era piegato per essere alla sua altezza e, tenendogli il viso tra le mani, disse "hai capito, ora? Niente piu' domande, niente piu' perche', per favore."
Louis non riusciva a credere alle sue orecchie.

"Ma tu hai qualche problema serio e io sono stanco, hai capito? Sono stanco di provare a capire quale sia! Hai dimenticato di avermi mandato via, mi hai praticamente lasciato anche se... stavamo davvero insieme, Harry? O ero solo un giocattolino che volevi distruggere a piacimento e da solo, in modo che non lo facessero gli altri? Loro sicuramente mi avrebbero trattato meglio in ogni caso!"
Harry lo stava ancora accarezzando, ma adesso si era alzato in piedi e aveva preso leggermente le distanze.
"Io..." provo' a rispondergli, "...volevo ricordarti che avevo specificato che eri mio e basta."
"Ma quando? Quando fingevi di essere il mio ragazzo? Quando nessuno poteva vederti o sentirti, me compreso?"
Harry era... imbarazzato? Era davvero imbarazzo quello che vedeva sul suo viso?
"Immagino che... beh, forse... magari mi sono innamorato, chi puo' dirlo."
Louis adesso aveva gli occhi fuori dalle orbite, ma provo' a mantenere la calma, aveva la sensazione che tutto quello non sarebbe durato a lungo.
"Hey" si mostro' spavaldo, "se proprio vuoi, ti daro' il permesso di diventare il mio ragazzo sul serio" e lo abbraccio', affondando nel suo petto. 
Stare al gioco gli sembrava la mossa migliore.
"Hey tu" rispose Harry, "saro' io a dare il permesso a te!" E Louis rise, lo strinse piu' forte, ma poi cerco' la sua bocca e lo bacio' alzandosi sulle punte dei piedi. Questa volta fu Harry quello colto di sorpresa.

"Non farti trascinare mai piu' via da me, cane, sono stato chiaro?"
E Louis annui', mentre lo guardava e si rendeva conto che gli anni che pensava avrebbe passato a lottare per conquistarlo si erano improvvisamente dissolti.
Era suo, esattamente come lui gli apparteneva, e ora poteva finalmente rilasciare le lacrime che stava trattenendo da troppo tempo.

Era la prima volta che piangeva di gioia a causa sua.


***
Nonostante tutto, nonostante la situazione, vi auguro buona Pasqua e pasquetta, anche se non so chi ancora passera' di qui.
  
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