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Autore: MusicDanceRomance    14/04/2020    12 recensioni
"Era quasi l’ombra di un gioco. Lottavano sul filo della scacchiera ed erano giunti alla casella finale. L’ultimo anello della catena, il fulcro della partita, il mattone di vetro di un amore che stentava ad esplodere.
Hermione non aveva cercato altro che un rifugio personale, e la sua barriera di cristallo che la proteggeva dai conflitti del mondo corrispondeva alle braccia di Harry."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Kreacher




Kreacher è un bravo Elfo Domestico.
Kreacher sa che un Elfo fedele come lui deve obbedire con devozione ad ogni ordine impartito dal padrone.
Kreacher sta tentando con ogni mezzo e con ogni incantesimo di distruggere il medaglione potente che gli è stato affidato. Il prezzo di quell’oggetto maledetto è stato troppo alto.
Kreacher avrebbe dato la vita per il padroncino Regulus.
La padrona chiama Kreacher. Kreacher la raggiunge e le domanda di cosa abbia bisogno.
Ma la sua signora è in lacrime. Ha il cuore saturo di pianto, gli occhi tristi sembrano non ricordare più le risate dei giorni felici. Chiede se dagli informatori di Nocturn Alley siano giunte novità.
Ma Kreacher sa cosa deve rispondere: nessuno ha visto in giro il padroncino Regulus, nessuno ha saputo dare notizie di lui.
Ti ordino di mentire, se necessario. Nessuno deve sapere quello che sto facendo in questa caverna. Ti ordino di non dire nulla a nessuno, Kreacher.”
Padroncino Regulus...”
Ti ordino di salvarti! Ti ordino di farmi bere fino all’ultima goccia. Ti ordino di lasciarmi qui.”
La nobilissima signora Black è in lacrime, piange per i suoi figli. Kreacher le si avvicina e prova, con riverenza, a suggerire ancora una volta la bugia meno straziante: forse il padroncino Regulus è scappato altrove e sta bene. Forse è felice, forse ama una donna e sta danzando con lei.
Kreacher ricorda con affetto il padroncino Regulus. Lo aveva accudito quando era stato un neonato, il padroncino piangeva parecchio, ma Kreacher era bravo, schioccava le dita, dava il via a magie colorate e il padroncino nella culla sorrideva a Kreacher. Una volta erano andati in gita al lago, il padroncino Regulus aveva sei anni e aveva fatto uno scherzo a Kreacher, lo aveva buttato in acqua e poi si era messo a nuotare con lui; il padroncino aveva detto a Kreacher di divertirsi, ma non appena aveva capito che Kreacher stava male lo aveva portato a riva e si era preoccupato per lui.
“Kreacher” lo chiama con un debole lamento la nobile Walburga Black “Perché mio figlio se ne è andato? Che fine ha fatto? Io ho paura che… sia morto!”
“Il padroncino Regulus... non vorrebbe vedere la sua amata madre soffrire tanto. Kreacher pensa che il padroncino stia bene. Ne è sicuro.”
Walburga Black si soffia il naso. Si mette a camminare, andrà nella stanza di suo figlio come ogni giorno, a ricordarlo, a piangere della sua scomparsa.
“Kreacher... sai, sei un bravo Elfo Domestico.”
Kreacher fa un profondo inchino. Ama la nobile e purissima famiglia Black, per loro avrebbe dato la vita. Ma non ha potuto. Non era la sua, la vita preziosa da sacrificare.
Acqua, acqua, Kreacher, acqua.”
Padroncino Regulus, non si avvicini a quell’acqua!”
Kreacher sa che dovrà continuare a mentire alla padrona mentre la verità più atroce resterà seppellita dentro di lui.
Deve obbedire agli ordini del padroncino Regulus, lo ha visto crescere e lo ha visto morire.
Mentire, mentire.
Kreacher è un bravo Elfo Domestico.








 
Margherite




Dudley fissa con occhi lucidi la lapide. Stringe a sé il piccolo Vernon Junior, di undici anni, e comincia a raccontargli aneddoti simpatici sul nonno.
Il bambino ascolta con tenero interesse, poi sente la mano di nonna Petunia accarezzargli una guancia.
In quel momento sopraggiunge Harry Potter. Dudley sbotta e prega la madre e la moglie di badare al piccolo, che risolverà immediatamente la questione come avrebbe fatto quel grand’uomo di suo padre, pace all’anima sua.
Avanza, senza mostrare segni di tentennamenti:
“Mio figlio non sarà un anormale!”
“Dudley...” Harry parla in modo affabile e paziente “Ce lo abbiamo nel sangue. Dovete lasciarlo andare a Hogwarts.”
Dudley stringe i pugni e borbotta:
“Se mio padre non fosse morto un anno fa lo avrebbe ucciso quella dannata lettera di domenica scorsa!”
Al ricordo di zio Vernon Harry sorride tristemente: buffo come la morte porti via i ricordi peggiori e trattenga invece quelli che si aggrappano alle cose belle. Zio Vernon lo aveva trattato da estraneo e da servo, ma Harry ricorda che c’era stato per lui quando a cinque anni aveva preso una brutta influenza. Un barlume di umanità può cancellare mareggiate di momenti ostili.
Harry volge lo sguardo verso la lapide dello zio, dispersa come mille altre in quel silenzioso cimitero. Poi si sofferma sul piccolo Dursley, gracile, minuto, così diverso da Dudley che fin dall’infanzia era stato di una stazza considerevole.
“Si troverà bene ad Hogwarts. Ci sono anche i miei figli che lo terranno d’occhio, te lo prometto.”
Dudley mugugna un lamento, non intende cedere, soprattutto non di fronte alla tomba di suo padre. Poi però sposta lo sguardo in direzione della lapide e vede che suo figlio sta facendo fiorire dal nulla delle piccole margherite attorno alla tomba del nonno. Sa che le margherite hanno un significato particolare per Vernon Junior, lui e il suo amato nonno ne avevano piantate alcune insieme prima che la malattia di Vernon degenerasse.
Forse nonno Vernon avrebbe apprezzato quel piccolo, seppur anormale, omaggio del suo adorato nipotino.
Dudley scuote il capo, mastica qualche brontolio e alla fine soggiunge:
“Se mio figlio non si troverà bene in quel vostro strambo castello me lo riporterò subito a casa!”
Harry sorride e muove leggermente il capo. Avvicina una mano a quella del cugino, che viene subito stretta:
“Non siamo mai stati molto uniti. Spero che per i nostri figli sarà diverso.”
Dudley rotea gli occhi:
“Beh, una volta che sei qui potresti anche fare una preghiera per mio padre.”
Harry sa che dietro quella frase è nascosto tutto lo sforzo di Dudley di accettare che suo figlio sia un vero mago. E riconosce i tentativi che Dudley sta facendo per provare a ricucire i rapporti.
“Certo, andiamo.”
Insieme i due si avvicinano alle donne e al bambino che non smette di far crescere margheritine attorno alla tomba del suo adorato nonno.
E pensano che i difetti del passato e gli errori e i rancori possono essere finalmente messi da parte per garantire un nuovo inizio.
   
 
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