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Autore: Dragon mother    17/04/2020    2 recensioni
Isabella sta tornando da una breve vacanza insieme ai genitori. Poco prima di giungere nella sua città, l'auto su cui viaggia precipita in un laghetto. Lei viene salvata miracolosamente ma dei suoi genitori non vi è nessuna traccia... per alcuni anni...
Eccomi qui a ripubblicare questa storia dal mio vecchio account. Tutti i capitoli sono stati revisionati e all'occorrenza corretti.
Spero entrerete a dare un'occhiata.
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buongiorno ragazze, eccomi qui con un’altra mia storia corretta e revisionata, pronta per essere letta da voi. L'idea è riuscire ad aggiornare una volta a settimana. Spero che vi piaccia.
Buona lettura! A presto.
 
 
 
Seattle, Washington Mason Medical Center, 15 aprile 2004.
 
"Dottore, dottor Brown, la bambina sta peggiorando, dobbiamo intervenire o la perderemo!"
"Preparate la sala operatoria , presto e chiamate anche il dottor Cullen!"
 
 
Bella
 
 
Mi sentivo stordita, la testa pulsava e mi doleva tanto da pensare che da lì a poco mi sarebbe esplosa.
Sentivo delle voci attorno a me ma nessuna che riuscissi a riconoscere e non capivo dove mi trovassi ma di sicuro quell'odore lo ricordavo, mi disgustava troppo.
Ero già stata in un posto del genere: ero in un ospedale.
Quel breve flusso di pensieri si interruppe nuovamente dato che tutt'ad un tratto nella mia mente fu il buio.
Nel periodo di incoscienza, credetti di essere morta. Voci su voci si accavallavano nella mia memoria, una strana luce mi avvolgeva e il mio corpo sembrava volteggiare sospeso da terra.
Quando mi ripresi, i miei occhi faticarono ad aprirsi. Mi sembrava fosse passato un secolo.
Una fioca luce, che per me era comunque fastidiosa, proveniva da un lato della mia stanza. Incuriosita da quella fonte luminosa, voltai leggermente il capo verso il fastidioso chiarore e notai che nella stanza non vi era nessuno.
Ero sola.
Percepivo un tepore alle braccia: la temperatura era gradevole ma l'odore di quel posto proprio  non lo sopportavo.
Mi chiesi cosa ci facessi lì e perchè nessuno fosse stato accanto a me al mio risveglio.
Perché i miei genitori non erano lì con me.
Non sapevo darmi una risposta.
Ma come poteva una bambina di 11 anni dare una risposta a tutte quelle domande?
Mi accorsi di avere un tubicino nel naso e un ago nel braccio. Dovevo proprio essere conciata male quando sono arrivata qui!
Provai a muovermi lentamente, ero scomoda e avevo dolori in tutto il corpo ma venni subito attraversata da una serie di fitte che mi tolsero il respiro per alcuni secondi.
Non potei evitare di urlare e immediatamente una infermiera comparve accanto al mio letto.
"Tesoro, ti fa tanto male? Fai sì/no con la testa. Comunque è meglio chiamare il dottore." Mi sfiorò dolcemente un braccio.
Perchè mi diceva di risponderle con la testa ero, in grado di parlare.
Feci per aprire la bocca ma non uscì nulla. Oddio cosa mi stava accadendo? Una lacrima sfuggì al mio controllo e la donna al mio fianco mi prese una mano tra le sue.
"Non ti preoccupare tesoro presto riuscirai a parlare di nuovo, è un fattore post-incidente ma tutto andrà a posto. Ora ti chiamo il dottore" mi rassicurò allontanandosi.
Incidente??? E chi aveva fatto un incidente? Io ricordo che viaggiavo sull'auto coi miei genitori, eravamo quasi arrivati a casa e.. avevamo avuto un incidente??!!
No non poteva essere, c'era sicuramente un errore.
Ero una bambina ma non ero stupida. E i miei genitori dov'erano? Perchè non erano lì con me?
Il dottore non tardò ad arrivare.
Era gentile e molto premuroso nei miei confronti.
Il viso era familiare, mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, mi sembrava di conoscerlo, ma non riuscivo a collocarlo nei miei ricordi. Era incorniciato da capelli biondi dorati, in un'acconciatura impeccabile. La sua pelle candida come anche le sue mani.
Mi prese il polso per misurare il battito del mio cuore e in quell'istante ebbi un sussulto: le sue dita erano gelide.
Alzai lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi: due pozzi profondi color del miele, sembravano tempestati di pagliuzze d'oro.
M'incantai ad osservarlo. E lui mi sorrise, amorevole. Anche la sua voce, calda e cortese che trillava ad ogni parola, mi faceva proprio pensare di conoscerlo.
Sì.
Io lo conoscevo. Ma non sapevo nè dove, nè come, nè quando.
Mi visitò velocemente e mi rassicurò sul fatto che sarei guarita e che dovessi solo riposare e dormire. La faceva facile lui, dormire per me era peggio che restare sveglia.
La notte passava tra gli incubi, il giorno non passava e io mi sentivo sempre più sola e stanca. Avevo bisogno di sapere dei miei genitori... ma un brutto presentimento aleggiava sul mio cuore.
 
Carlisle
 
Ero a caccia.
Solo.
Correvo veloce sfrecciando fra gli alberi.
Una splendida giornata nuvolosa mi aveva concesso di uscire da casa per placare almeno in parte la mia sete.
Raggiunsi una radura ai margini della quale scorreva un ruscelletto: ero certo che li vi avrei trovato dei cervi.
Mi misi in posizione di attacco, pronto a scattare in groppa al cervo maschio più grande, chino per abbeverarsi.
Poi tutto accadde in un istante, così velocemente che feci quasi fatica io ad accorgermene.
Un rumore assordante di ruote che stridevano sull'asfalto, uno scontro tra un auto e una struttura in metallo.
E poi un tonfo, qualcosa che precipitava in acqua.
Lasciai perdere i cervi che si erano dileguati anch'essi dopo aver udito quel rumore e corsi verso il ponte, dove credetti potesse essere accaduto l'incidente.
Quando lo raggiunsi, l'auto stava già sprofondando nel fiume.
Mi fiondai sulla portiera del guidatore.
E qui ebbi la più triste delle notizie: sul sedile era accasciato il mio vecchio amico Charlie e al suo fianco sua moglie Reneè che sembrava svenuta.
Vedendomi, anche lui mi riconobbe.
Scaraventai via la portiera mentre l'auto si inabissava sempre più. E solo allora mi accorsi che sul sedile posteriore giaceva una bambina anch'essa svenuta.
"Carlisle, Carlisle, ti prego porta via prima lei, salva mia figlia, salva Bella, noi due ce la caveremo ma lei non può è piccola, ti prego portala in salvo, è l'ultima cosa che ti chiedo." mi allungò una mano e io gliela strinsi forte.
"Charlie sta tranquillo, ci penso io e poi tornerò a prendere anche voi."
Staccai anche la portiera posteriore, presi Bella fra le mie braccia e corsi verso l'ospedale.
Sapevo che le probabilità di salvare anche loro erano bassissime ma come medico non potevo smettere di sperare.
Ora dovevo pensare alla bambina. Era svenuta e aveva una ferita alla testa. Sicuramente riportava anche qualche trauma, l'impatto era stato piuttosto violento.
Arrivai in ospedale in brevissimo tempo.
"Presto, un lettino, ha subìto un incidente. Devo visitarla e fare diversi esami, ma prima intubatela, fate un prelievo e una rx toracica, io torno subito."
Lasciai Bella alle cure del mio collega Eliseo e corsi, corsi veloce verso il fiume.
I rami mi sbattevano violenti sul corpo ma non sentivo dolore.
Dovevo provare a salvarli.
Quando raggiunsi il luogo dell'incidente mi bloccai impaurito, nonostante la mia natura.
E mi sentii morire, un'altra volta.
L'auto era sparita. Completamente sprofondata nel fiume.
Mi gettai in acqua, senza togliere i vestiti e scomparii sotto il suo livello.
Intravidi subito la vettura sul fondo, guizzai verso di essa e quando feci per aprire la porta dal lato del passeggero, le mascelle mi si contrassero per il dolore.
I corpi di Charlie e Reneè erano scomparsi.
Ma dove potevano essere andati?
Non sarebbero di certo stati in grado di uscire da lì... ma allora?
Riaffiorai in superficie: dovevo trovare la verità.
Mi guardai attorno ma di loro nessuna traccia e l’acqua aveva cancellato ogni possibile traccia.
Pensai al peggio: qualche animale? No, non poteva essere, lì non c'erano animali cosi feroci...beh a parte... noi.
No.
Ma al mio naso era arrivato uno strano odore, dolce, come il nostro... No!
Scacciai quel pensiero e mi ricordai della promessa fatta a Charlie, mi ricordai di Bella: dovevo tornare in ospedale.
Feci il prima possibile.
Al mio arrivo, un'infermiera mi corse subito incontro.
"Dottore, la bambina si è svegliata e sente dolore, è molto spaventata per le sue condizioni fisiche. Ho cercato di tranquillizzarla ma non credo di esserci riuscita."
"Non ti preoccupare Elisabeth, ora vado a visitarla io."
Credo bene che si senta così e quando saprà che forse è rimasta sola al mondo sarà ancora più doloroso. Ha perso tutto in così poco tempo!
Mi diressi verso la sua stanza ed entrai piano.
Era stesa sul letto. Una grossa benda le fasciava il capo, un tubicino le usciva dal naso e al braccio un ago la collegava alla flebo.
Sembrava un uccellino indifeso e smarrito.
Si accorse di me e guizzò lo sguardo nella mia direzione.
Iniziai a visitarla cercando di rassicurarla sul fatto che sarebbe guarita e tutto si sarebbe sistemato.
Sussultò al contatto con le mie mani. Le sorrisi.
Dovevo essere strano per lei.
Constatai che le sue condizioni erano stabili. La rassicurai di nuovo e le dissi che sarei tornato presto.
Di certo non poteva ricordarsi di me, era troppo piccola l'ultima volta che feci visita a Charlie.
Io e suo padre ci eravamo conosciuti in una situazione poco felice: alcune sparizioni e omicidi sospetti in città.
Lui indagava sulle cause di questi avvenimenti e io ne esaminavo i corpi. Sapevo bene chi fosse il colpevole di quelle uccisioni ma Charlie non poteva venirne a conoscenza, per il suo bene e quello della sua piccola famiglia.
Cosi la mia diagnosi era sempre la stessa: dissanguati da un animale.
Ero ben visto sia in ospedale che fra le istituzioni quindi non mi era difficile "proteggere" la verità.
Fu' così che feci amicizia con Charlie. Conobbi la moglie Reneè e la piccola Isabella.
Era adorabile, piena di vita. Mi ci ero subito affezionato.
Ed ora che Charlie e Reneè non c'erano più, avevo deciso di prendermi cura di lei, ma soprattutto dovevo scoprire che fine avevano fatto i suoi genitori.
 
E la verità sarebbe venuta presto a galla.
   
 
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