Il
club delle principesse:
emancipazione e sbudellamenti
Vanellope
era passata di nuovo nel
sito della Disney per passare un po’ di tempo con le sue
nuove amiche: le principesse.
La più piccola e zuccherosa delle principesse e ultima
aggiunta del loro gruppo
stava stesa sui cuscini insieme alle altre in un momento di riposo
dagli
impegni delle star della Disney. Biancaneve passava in giro offrendo
torta ai
mirtilli: “È vegana. Per aiutare i nostri
animaletti del bosco. Non vogliamo
certo che il cambiamento climatico faccia morire tutti gli uccellini
vero?”,
disse la ragazza dalla pelle bianca come la neve mentre qualche
uccellino le cinguettava
intorno alla testa.
“Io
passo”, disse Cenerentola. “Se
non sto attenta al peso rischio di frantumare le mie
scarpette”, disse
indicando le calzature di cristallo appoggiate in un angolo. Se le era
levate
per massaggiarsi i piedi stanchi. Anche se era un momento di pausa non
era
abbastanza lungo perché si mettessero tutte nelle magliette
e pantaloncini così
comodi che gli aveva fatto scoprire Vanellope.
“Oh Vanellope,
come sei fortunata a poter
andartene in giro tutto il giorno a fare ciò che
vuoi”, sospirò Belle.
“Già,
con tutti i quiz le
interviste e le pose per i servizi fotografici, non abbiamo un attimo
di
tregua. Yawn. Sono
stremata”, sbadigliò stanca
Aurora.
“Bhe,
chi vi trattiene?”, chiese
curiosa Vanellope. “Non vi terranno prigioniere qua dentro,
vero? Siete libere
di fare ciò volete, giusto?”
“Beh,
più o meno”, disse Rapunzel. “Il
signor Topolino ci ha permesso di creare questo club e di decidere chi
potesse
essere ammessa a patto che avessimo prestato la nostra immagine per
tutti i
suoi prodotti”.
“Già, e
se non rispettiamo l’accordo potrebbe
far venire qui chiunque e toglierci tutti i privilegi”, disse
Tiana.
“Noi
principesse abbiamo un’immagine
da proteggere”, disse Mulan.
“Siamo
quelle che portano gioia e
speranza alle bimbe di tutto il mondo”, asserì con
fare sognante Ariel.
“Mostriamo
che ognuna di loro può sognare
di diventare una bella principessa felice e realizzata come
noi”, disse Pocahontas.
“Siamo
le personalità più in vista
dello studio di animazione. E non dire che te l’ho detto, ma
forse vendiamo
anche di più del signor Topolino”, le
strizzò l’occhio Elsa.
“E
in un mondo dove ora la
compagnia può vendere spade laser e maschere di supereroi,
siamo le uniche che
possono attrarre attenzione verso l’animazione e verso grandi
esempi di
emancipazione femminile”, disse Vaiana sollevando il pugno.
“Oh,
wow, non l’avevo mai vista da
questo punto di vista. Cavolo, sembra una cosa molto
importante”, mormorò
stupita Vanellope.
“Sì,
e se non stiamo attente,
rischiamo che qui facciano entrare chiunque. Anche…
loro”, sussurrò Jasmine con
tono cospiratorio.
Vanellope
era confusa: “Loro? Loro
chi?”
“Oh,
tu non lo sai, giusto”, disse
Anna dandosi una manata in faccia.
“E
sarebbe meglio che non lo
sapesse”, disse Belle riprendendo la principessa di
Arendelle.
“Cosa?
Di che state parlando non
capisco?”, disse Vanellope.
“Oh,
tesoro. Quello che Jasmine
voleva dire, è che ci sono delle personalità non
proprio principesche che si definiscono
tali, ma in realtà non lo sono, e continuano a chiederci di
entrare nel club,
ma noi abbiamo detto loro, nei modi più gentili possibili,
che non è realizzabile”,
disse Belle.
“Esatto,
questo gruppo ha uno stile
ben preciso”, disse Biancaneve.
“Uno
standard di grazia, bellezza ed
eleganza”, continuò Aurora.
“Siamo
molto selettive e non
possiamo lasciare che una chiunque entri qui e pretenda di farsi
chiamare principessa”,
protestò Rapunzel.
“Esattamente”,
concluse
Cenerentola.
“Però….
io sono stata accettata subito.
Come mai?”, chiese Vanellope.
“Oh,
ma tu sei deliziosa Vanellope”,
disse Anna.
“Una
vera principessa”, continuò Jasmine.
“Hai
la scorza della pupazza reale”,
concordò Merida.
“E
inoltre ci hai fatto conoscere
quei vestiti così comodi. Perciò ora non
preoccuparti e godiamoci i minuti che ci
restano prima della prossima trafila di pose per i modelli di
bambole”,
concluse Cenerentola.
Si
sentì un bussare impaziente
dalla porta. “Oh, di già. C3p8 ancora cinque
minuti per favore”, mormorò Aurora
che aveva appena poggiato la testa sul cuscino. I colpi sulla porta
ripresero più
forti.
“Un
po’ di pazienza insomma”, disse
Biancaneve. I colpi si interruppero, ma dopo pochi attimi la porta fu
letteralmente sfondata in mille pezzi. Le principesse fecero qualche
urletto
sorpreso poi si prepararono a ricevere l’intruso impugnando
le loro armi. Da
dietro la polvere di schegge di legno, sulla soglia della porta apparve
una
sagoma, una figura femminile.
“Oh,
no. Sono loro?”, domandò Anna.
“Ho
paura di sì, sorellina”, disse
Elsa.
“Presto,
Vanellope, dietro di noi”,
disse Vaiana. Vanellope non capiva bene cosa stesse succedendo, ma
obbedì al
gruppo di amiche. Le principesse rimasero tese in posizione
d’attacco. Una nebbia
strana e sbrilluccicosa aleggiò nella stanza mentre varie
figure entravano
dentro. Dopo pochi minuti, la nebbia magica si ritirò
mostrando un gruppo molto
strano che fissava le principesse con uno sguardo feroce. Erano in
dieci: una
ragazza dai capelli biondi, una dai capelli castani, una leonessa, una
volpe e una
coniglietta su due zampe, una specie di ibrido tra una donna e un
felino e per
finire tre ragazze dalla pelle scura, di cui una coi capelli bianchi,
il corpo
dipinto e una lancia, una con lunghi capelli neri e una spada e
l’ultima, che
assomigliava a Vaiana, ma era vestita con abiti moderni come quelli di
Vanellope. Infine, la principessa glitch vide l’esserino che
aveva causato
quella nebbia strana: una fatina con un vestitino verde.
“Di
nuovo, voi?”, esclamò frustrata
Biancaneve.
“Andatevene
via!”, disse Mulan
puntandogli contro la spada.
“Non
avete nulla da fare qui. Ve lo
abbiamo già detto mille volte”, disse Belle.
“Siamo
tornate perché abbiamo
sentito che avevate ammesso un nuovo membro nel vostro club, una nuova
principessa, subito, senza neanche pensarci un attimo! E dicono che non
sia
neanche una vera principessa”, disse la ragazza con la gonna
viola e la spada.
“La
piccola Vanellope?”, disse
sovrappensiero Anna.
“Allora
è vero”, disse la ragazza con
la lancia e i capelli bianchi. “Vogliamo sapere come mai lei
è stata accettata
subito, mentre noi abbiamo subito anni di ripetuti rifiuti”.
“Chi
ammettiamo o non ammettiamo
qui non vi riguarda affatto!”, disse Cenerentola agitando
minacciosa la
scarpetta.
“Ora
fuori di qui, se tenete alla pellaccia!”,
minacciò Merida tendendo l’arco.
“Ehi,
ehi, ehi. Calma, calma”, disse
Vanellope mettendosi in mezzo ai due gruppi con le mani tese.
“Si può sapere
cosa sta succedendo? Non capisco più niente. Chi sono queste
tizie?”.
Aurora
sospirò stanca: “Vanellope
ti presento: Eilonwy, Jane, Nala, lady Marian, Judy Hopps, il capitano
Amelia,
Kida, Esmeralda e Nani”.
“Le
NON, principesse”, disse
Biancaneve con un sorrisetto.
“Grrr….
Se ti metto gli artigli
addosso, smorfiosa…”, minacciò il
capitano Amelia caricando la pistola.
Trilli
fece degli strani suoni
tintinnanti che Vanellope non capiva.
“Oh
mio dio, Trilli”, esclamò la
coniglietta Judy sconvolta, “Siamo personaggi per bambini.
Dove hai imparato certe
volgarità?”
“Filate
via. O vi cacceremo noi
come abbiamo fatto mille altre volte… ”, disse
Elsa con le mani che sprizzavano
scintille magiche.
“Aspettate,
quindi, queste
sarebbero le tizie che non volete far entrare nel club?”,
chiese Vanellope.
“Esatto
tesoro”, disse Rapunzel che
brandiva la sua padella da battaglia.
“Ma…
Sembrano a posto. Cos’hanno
che non va?”, chiese la piccola osservando con attenzione il
gruppetto delle
non-principesse.
“Bella
domanda piccola”, disse Eilonwy.
“A quanto pare non possiamo entrare perché non
veniamo considerate abbastanza
principesche. Anche se alcune di noi sono delle vere principesse.
mentre alcune
di loro non lo sono neppure. Sì, sto guardando proprio te
cinesina”, disse la bionda
puntando il dito contro Mulan.
“Per
non parlare della novellina:
Miss ‘non sono una principessa, ma sono la figlia del
capo’”, aggiunse
Esmeralda accennando a Vaiana.
“E
tecnicamente anche Pocahontas è
solo la figlia di un capo villaggio. Ma abbuoniamoglielo e
consideriamole
entrambe figlie della nobiltà. Io e Eilonwy siamo entrambe
vere principesse”, disse
Kida con la lancia tesa, “Perché non accettate
almeno noi?”
“Perché
poi dovremmo restringere il criterio per essere un buon modello
femminile alle principesse?”,
esclamò Jane.
“O
agli esseri umani”, disse
combattiva Judy con ringhi di approvazione da parte di lady Marian,
Amelia e
Nala.
Trilli
fece uno scampanellio.
“Oddio
Trilli, davvero?! Possiamo
usare espressioni più gentili per farci sentire. Non
c’è bisogno di insultare
le loro madri”, disse Judy esasperata.
“Anche
perché metà di loro non ce
l’ha”, disse Amelia. Le principesse senza mamma si
infuriarono ancora di più.
“Fuori
dal nostro padiglione immediatamente.
Non ammetteremo mai quelle come voi”, ringhiò
Cenerentola.
“Quelle
come noi?”, disse Nala. “Cosa
abbiamo di tanto diverso? Siamo tutte donne in un mondo di uomini. Non
stiamo a
farci la guerra tra noi su delle differenze minime”.
“Già”,
concordò Judy, “Abbiamo
superato la barriera dell’essere fidanzate o ammogliate per
essere ammesse.
Abbattiamo anche il giogo del titolo principesco e uniamoci tutte
quante sorelle”.
“Lascia
perdere coniglietto”, disse
Nani, “Per queste smorfiose con la puzza sotto il naso non
conta tanto l’essere
aristocratici. No, per loro conta solo una cosa: il saper
cantare”. Il resto
delle non principesse si lamentò concordando con Nani.
“Oh,
questo… questo non è vero”,
negò
Cenerentola. Vanellope volle venirle in soccorso:
“Già, quando mi hanno accolto
per la prima volta ancora non sapevo cantare”, disse con fare
conciliatorio
alle non principesse.
“Cosa?”,
dissero tutte quante.
“Beccate,
brutte ipocrite!”, le
accusò Nala.
“Anche
se poi sono finita a fare
una canzoncina strana”, ammise Vanelope.
“Quindi
poi ti hanno convertita”,
disse irata Kida. “Beh, non importa, tu sei
l’eccezione che conferma la regola.
Ma dovrebbero ammettere tutte quante, chi sa cantare o no”.
“Una
donna può avere sogni e
aspirazioni senza bisogno di cantarci sopra qualcosa”,
ringhiò Amelia.
Jane
sospirò: “Ma tanto che
parliamo a fare. Non importa che il tuo film sia o no un musical, che
tu sappia
cantare o no. A meno che tu non abbia un singolo che diventi hit, non
ti
lasciano entrare”.
“Su
questo avete torto invece”,
disse Jasmine, “Megara aveva un singolo fantastico e non
l’abbiamo fatta
entrare”.
“Ferma
lì”, disse una voce da
dietro la soglia sfondata. Una ragazza con un chitone greco e i capelli
castani
legati in una coda entrò con le mani sulle anche.
“È stata una mia scelta
quella di non entrare in questo gineceo canterino. E poi ai magnati
produttori
di bambole non piaccio. A quanto pare se una ragazza ha avuto altre
storie, a
parte quella col fusto protagonista del film di turno, non è
un buon esempio
per le bambine. La loro donna ideale non dovrebbe conoscere mai
l’amore fino al
matrimonio”, disse roteando gli occhi. “Beh, io ho
finito di essere la
bambolina di chicchessia. Lasciatemi fuori dal vostro conflitto tra
galline. E
tu ragazzina faresti meglio a fare lo stesso. Nessun club esclusivo
sponsorizzato
dalla Disney vale poi tanto”. Detto questo, si
incamminò nel mezzo della stanza
e si sedette su un cuscino. Afferrò un pacchetto di patatine
e si mise a
sgranocchiare.
Vanellope
la guardò confusa: “Aspetta,
se dici che non te ne importa niente, perché resti
qui?”
“Munch,
voglio godermi la scena
quando si accapiglieranno”.
Belle
la fissò in malo modo poi si
rivolse alla piccola zuccherina: “Tranquilla Vanellope. Non
ci accapiglieremo
per niente, perché le non-principesse stavano per
andarsene”.
“Esatto”,
continuò Tiana. “Siete in
netta minoranza. O volete chiamare i rinforzi? Chi aggiungerete al
vostro circo
degli orrori adesso? La micetta duchessa? Haha”.
Biancaneve
ridacchiò a sua volta: “Haha.
Già, oppure potete chiamare la cagnolina Lilli e la maialina
del tuo amichetto
Taran, eh Eilonwy? Tanto ammettete già, metaforicamente
parlando, cani e porci
nel vostro gruppetto. Fatelo anche letteralmente. Hahahah”.
Tutte le
principesse si misero a ridere in coro. Esmeralda perse la pazienza:
“Grrr.
Questo è troppo. Ragazze, facciamo assaggiare alle
principessine un po’ di vero
spirito femminista”.
“Sì!
Non c’è niente che amo di più
di emancipazione e sbudellamenti”, disse il capitano Amelia
sollevando le
orecchie da gatto e puntando la pistola.
Judy
invece, abbassò le orecchie da
coniglietta e alzò le zampette pelose: “Ragazze,
ragazze per favore. Siamo
venute qui per parlare. Con la violenza non risolveremmo nulla. A mio
parere
dovremmo… ”, Trilli la interruppe con uno
scampanellio forte e energico.
“Ben
detto Trilli”, ruggì di approvazione
Nala, “Strappiamo i loro cuori colmi di desideri e canzoncine
e ridipingiamo
questa orrenda sala rosa con loro sangue”.
“Yikes”,
esclamò sconvolta
Vanellope. Megara sorrise: “Le fate sono così,
piccoline. Formato ridotto, ma hanno
una rabbia super concentrata e gigantesca”.
“Ok,
ve la siete cercata”, disse
Jasmine staccandosi i pesanti orecchini d’oro.
“Sì,
preparatevi a cadere in un sonno
dal quale non vi risveglierete più”, disse Aurora.
“All’attacco”,
strillarono entrambe
le fazioni, mentre correvano una verso l’altra.
Belle
e Tiana armate di un libro e
un matterello puntarono contro Eilonwy. La principessa di Prydain
tirò fuori la
sua sfera magica fluttuante. La pallina di luce dorata partì
come un razzo e colpì
entrambe le principesse alla testa, mettendole a tappeto.
Biancaneve
cominciò a cantare con
uno dei suoi acuti da soprano e una carica di animaletti del bosco
sbucò nel padiglione
attaccando le non principesse. Judy tirò fuori il teaser:
“Fratelli e sorelle
animali, non lasciatevi controllare dall’élite
umana. Ognuno ha il diritto di
provare a inseguire la propria vocazione e... Aho!”,
un altro coniglio le morse la zampa posteriore. Judy lo
scalciò via: “Oh, chi se
ne importa, allora”. Cominciò a usare il teaser
impunemente contro la fauna selvatica.
Jane
fissò la cosiddetta
principessa più bella del reame che rideva soddisfatta.
“A questo gioco si può
giocare in due, sorella. Fiuuu! Fiii!” Dal soffitto si
aprì un buco e un branco
di babbuini rabbiosi entrò nella stanza. “Quella
pallida ragazza”, indicò Jane.
Le scimmie con le zanne sguainate saltarono addosso a Biancaneve che
strillò di
terrore.
Intanto
Kida stava combattendo,
lancia contro spada, insieme a Mulan. “Tu….
non…. Sei…una…. vera...
principessa…
Io lo sono!”, mormorò tra gli affondi contro la
guerriera cinese.
Nala
nel frattempo era partita alla
carica contro Merida. La principessa scozzese mollò
l’arco e tirò fuori la
spada: “Appenderò la tua testa impagliata nella
mia sala grande”. La leonessa
le saltò addosso e rotolarono avventandosi una contro
l’altra.
Esmeralda
invece, era accerchiata
da Jasmine e Pocahontas. La parigina rivolse alle due uno sguardo di
compassione:
“Sorelle, aprite gli occhi. Vi usano per vendere dei prodotti
che materializzano
il corpo femminile. Tutte noi siamo nate negli anni ‘90 con
la promessa di
espandere la diversità razziale tra le principesse, ma ci
hanno rese tutte e
tre delle bellezze esotiche ipersessualizate. Guardate quanta pelle
scoperta
hanno i vostri vestiti”. Jasmine e Pocahontas guardarono i
loro vestiti per un
attimo, esitando. Poi corsero verso Esmeralda e
l’atterrarono. La ragazza lottò
inutilmente mentre era stesa a terra. “Tieni ferma la zingara
mentre le faccio
lo scalpo”, disse Pocahontas a Jasmine, che bloccava ogni
movimento di
Esmeralda.
Dall’altro
lato della stanza,
Marian si stava avvicinando ad Anna scoprendo i denti. La principessa
di
Arendelle mise le mani di fronte a sé: “Buona.
Buona volpe”. Lady Marian
ringhiò e sfoderò anche gli artigli.
“Buona, buonina volpicina. Buon-aaaaah!”,
la volpe antropomorfa le era saltata addosso e la stava ricoprendo di
graffi e
morsi. “Elsaaaa!”, gridò Anna, mentre
pezzi del suo vestito imbrattati di
sangue volavano per aria.
“Eccomi
sorellina”, disse pronta
Elsa. Con un getto di brina la povera Marian finì in un
blocco di ghiaccio.
Elsa corse ad abbracciare una Anna frastornata e martoriata. Marian per
fortuna
non rimase nel blocco ghiacciato a lungo perché Amelia la
liberò con un paio di
colpi di pistola spaziale. “Lady Marian, toglietevi di mezzo.
Alla strega delle
nevi ci pensò io. Ouch!”. Qualcosa di tagliente le
aveva graffiato la guancia,
la pistola le fu strappata di mano e lanciata per terra. Cenerentola le
era
accanto con una scarpetta di cristallo spaccata a metà,
pronta a finirla col
vetro tagliente: “Fatti sotto, gattaccio. L’ultimo
felino che ha provato a
mettersi contro di me è volato giù da una
finestra”.
“Ah,
sì? Fortuna che i gatti cadono
sempre in piedi”, esclamò Amelia. Con una mossa
veloce schivò un colpo di
scarpetta e, con uno scatto di gambe ben assestato, fece cadere
Cenerentola per
terra. La poverina sbattè il mento e si afflosciò
svenuta.
Vaiana
e Nani erano ferme una di fronte
all’altra, misurando le mosse dell’avversaria.
“Io sono Vaiana di Motunui. Tu
te ne andrai da qui e non tornerai mai più o ti
ridurrò in mangime per polli”.
“Oh, fammi il
piacere, novellina. La quota per
la componente polinesiana in questo franchise era stata già
occupata. Perché
tutti osannano te e invece non ci sta neanche una bambina che scrive
lettere
alla povera Nani. Io ho dovuto occuparmi della mia sorellina appena i
miei
genitori sono morti tu eri la figlia viziata del capo.
Yaaaah”, le due maori si
gettarono per terra azzuffandosi.
Amelia,
dopo aver steso Cenerentola,
si rigirò verso Elsa, ma la regina bionda la
ghiacciò all’istante. La scultura
di ghiaccio si sollevò magicamente in aria e ricadde a terra
in mille pezzi, liberando
Amelia. Elsa si voltò e vide Trilli con le manine che
fremevano di polvere di
fata. La fatina aveva il viso rosso di rabbia e sbraitò
qualche tintinnio di
campanelli contro Elsa. La regina delle nevi esclamò
sconvolta: “Statuina di ghiaccio
frigida ci sarai tu. È una mia scelta se non voglio stare
con un uomo. Almeno
non finirò come te: bloccata in una relazione con un eterno
bambino che non vuole
impegnarsi. Anzi, che mi porta le sue squinzie proprio sotto gli occhi.
Come
sta Wendy?” Trilli fremette e si lanciò gonfia di
bagliore magico contro Elsa.
Scoppi di luce gialla e blu abbagliarono la stanza.
Eilonwy
intanto si sentì buttare a terra
e si ritrovò tra le braccia di Ariel. La sirenetta stringeva
una forchetta: “Ti
caverò entrambi gli occhi con questa
arricciaspiccia”, disse con lo sguardo
iniettato di sangue. Judy la stese con un calcio delle sue zampe di
coniglio.
Nani
intanto aveva quasi messo a tappeto
Vaiana ma si sentì stringere intorno alla gola. La ragazza
lasciò la principessa
di Motunui e scalciò boccheggiando, mentre Rapunzel la
strozzava con i capelli.
“Shhh, shhh”, le sussurrò la bionda,
“È tutto apposto. Lasciati andare. Smetti
di lottare e andrai in un posto migliore”. Nani
spalancò disperata gli occhi
mentre l’aria le abbandonava i polmoni. Ma Rapunzel fu
costretta a lasciare
veloce la presa perché qualcosa l’aveva colpita
alla gamba. Nani respirò
sollevata accasciandosi al suolo e Amelia la tirò su, la
pistola fumante.
Rapunzel zoppicò via colpita alla caviglia dal raggio
spaziale. Il capitano
felino le sparò ripetutamente, ma la principessa
usò i suoi capelli magici e
invulnerabili per parare i colpi.
Aurora
in tutto ciò era rimasta in
disparte cercando di non farsi coinvolgere. Indietreggiò
piano piano verso
l’uscita, ma due ombre si stesero sopra di lei. Jane e Marian
l’avevano messa
all’angolo. La bella addormentata guardò le
nemiche con aria preoccupata: “Ehm.
State indietro! Altrimenti io… io…”
“Altrimenti, cosa
farai? Eh?”, disse Jane. “Ammettilo,
Aurora, non hai nulla di particolare. Tutto ciò che sai fare
è essere bella e saper
cantare, proprio un grande esempio per le future donne di scienza.
L’unica cosa
per cui sei famosa è il dormire”.
“Tranquilla”,
disse Marian, “Ti spediremo
a fare un lungo sonno ristoratore”. Saltarono entrambe
addosso alla bionda.
Vanellope
intanto, stava accanto a
Meg e osservava le continue battaglie che iniziavano e finivano fra i
due gruppi.
“Oh, attenta lì... ahi, deve far male quello.
E… cavolo quanto è sboccata Trilli.
Signora Megara, non pensa dovremmo fare qualcosa? Ci stanno andando
giù pesante”.
La ragazza greca continuava a mangiare impassibile:
“Tranquilla. Di solito
smettono prima di farsi troppo male”.
“Aaaah.
I babbuini mi stanno mangiando
la faccia. Aiutooo”, strillò Biancaneve.
“Hanno
questi battibecchi due o tre
volte al mese, non c’è niente di cui
preoccuparsi”.
“È
una sofferenza atroce”, continuò
a strillare Biancaneve.
“Tra
poco si fermeranno e ritorneranno
ognuna a casa loro a spettegolare sull’altro gruppo. Poi la
storia ricomincerà
di nuovo tra qualche settimana”.
“Non
ce la faccio più. Uccidetemi!
Il dolore è insopportabile. Uccidetemi, vi
imploro!”, urlò disperata Biancaneve.
Vanellope non ce la faceva più e decise di intervenire.
Salì su un divano e
urlò a squarciagola: “Bastaaaa!”. Tutte
quante di fermarono voltandosi verso di
lei a metà dell’azione. Elsa
era appesa a
un pilastro di ghiaccio con le gambe che tentavano di salire in cielo,
ricolme
di polvere magica. Trilli invece aveva i capelli pieni di brina. Belle
e Tiana stavano
sfinendo a colpi di matterello e libro la povera Amelia e si fermarono
con gli oggetti
a mezz’aria. Marian aveva varie ciocche di capelli biondi tra
i denti mentre Aurora
aveva metà testa pelata e il viso pieno di graffi. Jane era
legata come un
salame da Rapunzel. Vaiana era aggrovigliata con Judy e aveva un suo
orecchio
peloso tra i denti. Mulan e Kida erano sudate e non riuscivano quasi
più a
reggere le armi. Nala aveva un piede di Merida in bocca mentre la
principessa
stava segando la coda della leonessa con un pugnale. Jasmine e
Pocahontas non
avevano ottenuto il loro scalpo, in compenso avevano ottenuto due occhi
neri
mentre Esmeralda aveva perso molti capelli, un’orecchio a cui
le avevano
strappato l’orecchino sanguinava. Cenerentola aveva perso la
tiara e aveva i
capelli sparsi in disordine, mentre Nani si teneva un polpaccio
dolorante, per
via di un pezzo di cristallo conficcato dentro. Eilonwy teneva Ariel e
Anna per
i capelli rossicci, mentre la sirenetta le aveva infilato la forchetta
nella
coscia. Vanellope
rimase immobile senza
sapere cosa dire. I babbuini abbandonarono il corpo di Biancaneve che
si sollevò
esanime. “Ahi, Ahi, Ragazze come è messa la
faccia? Tanto male?” Tutte si
voltarono verso di lei e soffocarono delle espressioni di orrore.
Biancaneve si
tasto in ansia il viso: “È messa così
male?! Presto a me lo specchio”. Corse
verso lo specchio incantato e si mise davanti al vetro riflettente che
mostrava
il volto da maschera del mago intrappolato lì dentro.
“Specchio, specchio delle
mie brame, sono ancora la più bella del reame?” Lo
specchio esitò qualche
secondo prima di parlare: “Ehm. Biancaneve, la bellezza
è un fatto secondario.
Del suo visino una donna non deve preoccuparsi, quando tra gli stipendi
dei due
generi c’è un così grande
divario”. Biancaneve sospirò sconsolata. Si
girò
irata verso le non-principesse: “È tutta colpa
loro. Le farò a pezzi una per
una e le infilerò in una torta”.
“No, ferme,
basta!”, sbottò Vanellope. “Sentite,
che differenza fa? Principessa o non principessa…
È davvero così importante? Se
alle future donne servono dei modelli di riferimento io dico che andate
tutte
bene. Guardate, sia le principesse che le non-principesse hanno
rischiato di ammazzare
l’altro gruppo. E Megara dice che lo fate di continuo. Se
siete ancora vive dopo
tutto questo allora potete insegnare a ogni bambina come sopravvivere
alle
avversità, canzoni e titolo nobiliare a parte”.
Entrambi i gruppi si misero a osservarsi
a vicenda. Notarono quanto sia le proprie compagne che le avversarie
fossero
ridotte in uno stato pietoso. E non era la prima volta che succedeva.
“Oh, Vanellope,
hai ragione”, disse Cenerentola sputando un dente.
“Ognuna di noi è una donna
che è in pieno possesso delle proprie capacità e
risorse”, disse allargando le
braccia verso tutte le presenti.
“E
che le sa usare per ridurre in
fin di vita chiunque si metta fra lei e i propri sogni”,
disse sognate
Rapunzel.
“Sì,
così dev’essere un esempio di
emancipazione”, disse Ariel, “Una fredda macchina
di morte che sa mettere a
tacere il proprio spirito umano per poter distruggere chiunque intralci
la sua strada
verso l’indipendenza e
l’autorealizzazione”.
Megara
storse il naso: “Quello
potrebbe essere eccessivo, pesciolina, ma il concetto generale
è giusto. Ognuna
saprebbe tirarle di santa ragione a chi di dovere. Siamo delle donzelle
in difficoltà
che sanno salvarsi da sole”.
“Sììì”,
esultò Biancaneve. Vanellope distolse
lo sguardo dalla faccia completamente maciullata dalle scimmie.
“Sì. E quindi
io dico… Yikes, non c’è la faccio.
Raps, puoi curare la faccia a Bianca? Grazie
cara, ora va molto meglio. Allora io dico che da oggi in poi il club
delle principesse
è aperto a ogni figura femminile, umana o non umana, che
canti o non canti,
principessa o non principessa, basti che voglia ispirare le bambine che
diventeranno le donne di domani. Allora chi è con
me?” Tutte quante esultarono
e applaudirono.
“E
non dimentichiamoci dei
maschietti”, suggerì Biancaneve mentre Rapunzel le
curava la faccia con i capelli
magici. “Anche loro hanno bisogno di modelli di donne forti.
Così sapranno
innamorarsi di donne indipendenti e sicure di sé senza
sentirsene minacciati.
Basta con l’ideale della mogliettina servile e angelo del
focolare”.
“Già,
i maschi sono abituati a
risolvere le cose solo con la violenza”, disse Ariel mentre
tentava di togliere
la forchetta dalla gamba di Eilonwy. “Dobbiamo insegnarli.
Gnnnn. Che l’amore.
E la gentilezza. Gnnn. Sono armi altrettanto importanti. Dobbiamo
insegnarglielo,
poveri piccoli”, la forchetta si sfilò e volo a
conficcarsi sul muro.
“Tutto
questo farci la guerra
quando avremmo potuto unire le forze fin
dall’inizio”, disse Mulan abbracciando
Kida.
Merida
accarezzò il pelo di Nala: “Da
ora in poi saremo sorelle in battaglia”.
“Proprio
così”, disse Esmeralda abbracciando
sia Pocahontas che Jasmine. “E ora tutte insieme possiamo
concentrarci sul vero
nemico”.
“E
chi sarebbe?”, chiese Aurora.
“Vi
siete mai chieste cosa ne
guadagna il signor Topolino da tutto questo?” chiese Jane.
“Voi
rinchiuse qui praticamente
delle schiave tutto il giorno”, disse Marian.
“Mentre
lui si gode i soldi dei
vostri sforzi”, disse Eilonwy battendo il pugno nel palmo
della mano.
“Lui
e tutti i maschi che vendono immagini
di voi super sessualizzate e creano una aspettativa
distorta di come dovrebbe
essere il proprio corpo”, continuò Judy.
“Avete
ragione sorelle”, mormorò
Elsa. “È giunta l’ora di porre fine al
regno di terrore del sorcio”.
“Si,
e avremo bisogno di ogni
principessa disponibile”, disse Vaiana.
Una
porta improvvisamente si aprì. “Visto
che vi ho sentito parlare”, era la principessa Leila,
“Che ne direste di...”
“Tu
no Leila”, sbottarono tutte
quante. La principessa di Alderan fece un’espressione triste
e sconsolata: “Ma anch’io
tecnicamente faccio parte dello studio. E sono una principessa. E
allora
pensavo...”
“Fuori
di qui!”, urlarono tutte. La
porta fu richiusa. Cenerentola
alzò in
alto la scarpetta macchiata di sangue: “Forza ragazze.
È giunta l’ora. Andiamo
verso le alte sfere della Disney e facciamoli a pezzi”. Urli
e ruggiti di approvazione
serpeggiarono fra le femmine. Una massa urlante e assettata di sangue
uscì dal padiglione
mezzo distrutto. Vanellope e Megara restarono lì impalate.
“Non era proprio
questo quello che speravo. Ma almeno non se la prenderanno
più le une con le
altre, no?”, disse Vanellope alla ragazza greca.
“Già cara, quasi quasi vado a
raggiungerle anch’io. Voglio dare un paio di scosse alla
classe dominante patriarcale
che mi ha disegnato questo vitino ridicolmente stretto, non posso
mandar giù
più di un’oliva senza sentirmi male. Yahhhh!”. E
seguì le altre, pronta anche lei al bagno di sangue.