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Autore: Dromeosauro394    18/04/2020    7 recensioni
Quanti di voi sono rimasti delusi quando nella scena delle principesse di Ralph Spaccatutto 2 non avete trovato Esmeralda? O Eilonwy di Taran e la pentola magica? O altre eroine della vostra infanzia?
"Tutte le principesse si misero a ridere in coro. Esmeralda grugnì in escandescenza: “Grrr. Questo è troppo. Ragazze, facciamo assaggiare alle principessine un po’ di vero spirito femminista” “Si! Non c’è niente che amo di più di emancipazione e sbudellamenti”, disse il capitano Amelia"
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la Penna.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Principesse disney oscar

 

Il club delle principesse: emancipazione e sbudellamenti

 

 

Vanellope era passata di nuovo nel sito della Disney per passare un po’ di tempo con le sue nuove amiche: le principesse. La più piccola e zuccherosa delle principesse e ultima aggiunta del loro gruppo stava stesa sui cuscini insieme alle altre in un momento di riposo dagli impegni delle star della Disney. Biancaneve passava in giro offrendo torta ai mirtilli: “È vegana. Per aiutare i nostri animaletti del bosco. Non vogliamo certo che il cambiamento climatico faccia morire tutti gli uccellini vero?”, disse la ragazza dalla pelle bianca come la neve mentre qualche uccellino le cinguettava intorno alla testa.

“Io passo”, disse Cenerentola. “Se non sto attenta al peso rischio di frantumare le mie scarpette”, disse indicando le calzature di cristallo appoggiate in un angolo. Se le era levate per massaggiarsi i piedi stanchi. Anche se era un momento di pausa non era abbastanza lungo perché si mettessero tutte nelle magliette e pantaloncini così comodi che gli aveva fatto scoprire Vanellope.

 “Oh Vanellope, come sei fortunata a poter andartene in giro tutto il giorno a fare ciò che vuoi”, sospirò Belle.

“Già, con tutti i quiz le interviste e le pose per i servizi fotografici, non abbiamo un attimo di tregua. Yawn. Sono stremata”, sbadigliò stanca Aurora.

“Bhe, chi vi trattiene?”, chiese curiosa Vanellope. “Non vi terranno prigioniere qua dentro, vero? Siete libere di fare ciò volete, giusto?”

“Beh, più o meno”, disse Rapunzel. “Il signor Topolino ci ha permesso di creare questo club e di decidere chi potesse essere ammessa a patto che avessimo prestato la nostra immagine per tutti i suoi prodotti”.

 “Già, e se non rispettiamo l’accordo potrebbe far venire qui chiunque e toglierci tutti i privilegi”, disse Tiana.

“Noi principesse abbiamo un’immagine da proteggere”, disse Mulan.

“Siamo quelle che portano gioia e speranza alle bimbe di tutto il mondo”, asserì con fare sognante Ariel.

“Mostriamo che ognuna di loro può sognare di diventare una bella principessa felice e realizzata come noi”, disse Pocahontas.

“Siamo le personalità più in vista dello studio di animazione. E non dire che te l’ho detto, ma forse vendiamo anche di più del signor Topolino”, le strizzò l’occhio Elsa.

“E in un mondo dove ora la compagnia può vendere spade laser e maschere di supereroi, siamo le uniche che possono attrarre attenzione verso l’animazione e verso grandi esempi di emancipazione femminile”, disse Vaiana sollevando il pugno.

“Oh, wow, non l’avevo mai vista da questo punto di vista. Cavolo, sembra una cosa molto importante”, mormorò stupita Vanellope.

“Sì, e se non stiamo attente, rischiamo che qui facciano entrare chiunque. Anche… loro”, sussurrò Jasmine con tono cospiratorio.

Vanellope era confusa: “Loro? Loro chi?”

“Oh, tu non lo sai, giusto”, disse Anna dandosi una manata in faccia.

“E sarebbe meglio che non lo sapesse”, disse Belle riprendendo la principessa di Arendelle.

“Cosa? Di che state parlando non capisco?”, disse Vanellope.

“Oh, tesoro. Quello che Jasmine voleva dire, è che ci sono delle personalità non proprio principesche che si definiscono tali, ma in realtà non lo sono, e continuano a chiederci di entrare nel club, ma noi abbiamo detto loro, nei modi più gentili possibili, che non è realizzabile”, disse Belle.

“Esatto, questo gruppo ha uno stile ben preciso”, disse Biancaneve.

“Uno standard di grazia, bellezza ed eleganza”, continuò Aurora.

“Siamo molto selettive e non possiamo lasciare che una chiunque entri qui e pretenda di farsi chiamare principessa”, protestò Rapunzel.

“Esattamente”, concluse Cenerentola.

“Però…. io sono stata accettata subito. Come mai?”, chiese Vanellope.

“Oh, ma tu sei deliziosa Vanellope”, disse Anna.

“Una vera principessa”, continuò Jasmine.

“Hai la scorza della pupazza reale”, concordò Merida.

“E inoltre ci hai fatto conoscere quei vestiti così comodi. Perciò ora non preoccuparti e godiamoci i minuti che ci restano prima della prossima trafila di pose per i modelli di bambole”, concluse Cenerentola.

Si sentì un bussare impaziente dalla porta. “Oh, di già. C3p8 ancora cinque minuti per favore”, mormorò Aurora che aveva appena poggiato la testa sul cuscino. I colpi sulla porta ripresero più forti.

“Un po’ di pazienza insomma”, disse Biancaneve. I colpi si interruppero, ma dopo pochi attimi la porta fu letteralmente sfondata in mille pezzi. Le principesse fecero qualche urletto sorpreso poi si prepararono a ricevere l’intruso impugnando le loro armi. Da dietro la polvere di schegge di legno, sulla soglia della porta apparve una sagoma, una figura femminile.

“Oh, no. Sono loro?”, domandò Anna.

“Ho paura di sì, sorellina”, disse Elsa.

“Presto, Vanellope, dietro di noi”, disse Vaiana. Vanellope non capiva bene cosa stesse succedendo, ma obbedì al gruppo di amiche. Le principesse rimasero tese in posizione d’attacco. Una nebbia strana e sbrilluccicosa aleggiò nella stanza mentre varie figure entravano dentro. Dopo pochi minuti, la nebbia magica si ritirò mostrando un gruppo molto strano che fissava le principesse con uno sguardo feroce. Erano in dieci: una ragazza dai capelli biondi, una dai capelli castani, una leonessa, una volpe e una coniglietta su due zampe, una specie di ibrido tra una donna e un felino e per finire tre ragazze dalla pelle scura, di cui una coi capelli bianchi, il corpo dipinto e una lancia, una con lunghi capelli neri e una spada e l’ultima, che assomigliava a Vaiana, ma era vestita con abiti moderni come quelli di Vanellope. Infine, la principessa glitch vide l’esserino che aveva causato quella nebbia strana: una fatina con un vestitino verde.

“Di nuovo, voi?”, esclamò frustrata Biancaneve.

“Andatevene via!”, disse Mulan puntandogli contro la spada.

“Non avete nulla da fare qui. Ve lo abbiamo già detto mille volte”, disse Belle.

“Siamo tornate perché abbiamo sentito che avevate ammesso un nuovo membro nel vostro club, una nuova principessa, subito, senza neanche pensarci un attimo! E dicono che non sia neanche una vera principessa”, disse la ragazza con la gonna viola e la spada.

“La piccola Vanellope?”, disse sovrappensiero Anna.

“Allora è vero”, disse la ragazza con la lancia e i capelli bianchi. “Vogliamo sapere come mai lei è stata accettata subito, mentre noi abbiamo subito anni di ripetuti rifiuti”.

“Chi ammettiamo o non ammettiamo qui non vi riguarda affatto!”, disse Cenerentola agitando minacciosa la scarpetta.

“Ora fuori di qui, se tenete alla pellaccia!”, minacciò Merida tendendo l’arco.

“Ehi, ehi, ehi. Calma, calma”, disse Vanellope mettendosi in mezzo ai due gruppi con le mani tese. “Si può sapere cosa sta succedendo? Non capisco più niente. Chi sono queste tizie?”.

Aurora sospirò stanca: “Vanellope ti presento: Eilonwy, Jane, Nala, lady Marian, Judy Hopps, il capitano Amelia, Kida, Esmeralda e Nani”.

“Le NON, principesse”, disse Biancaneve con un sorrisetto.

“Grrr…. Se ti metto gli artigli addosso, smorfiosa…”, minacciò il capitano Amelia caricando la pistola.

Trilli fece degli strani suoni tintinnanti che Vanellope non capiva.

“Oh mio dio, Trilli”, esclamò la coniglietta Judy sconvolta, “Siamo personaggi per bambini. Dove hai imparato certe volgarità?”

“Filate via. O vi cacceremo noi come abbiamo fatto mille altre volte… ”, disse Elsa con le mani che sprizzavano scintille magiche.

“Aspettate, quindi, queste sarebbero le tizie che non volete far entrare nel club?”, chiese Vanellope.

“Esatto tesoro”, disse Rapunzel che brandiva la sua padella da battaglia.

“Ma… Sembrano a posto. Cos’hanno che non va?”, chiese la piccola osservando con attenzione il gruppetto delle non-principesse.

“Bella domanda piccola”, disse Eilonwy. “A quanto pare non possiamo entrare perché non veniamo considerate abbastanza principesche. Anche se alcune di noi sono delle vere principesse. mentre alcune di loro non lo sono neppure. Sì, sto guardando proprio te cinesina”, disse la bionda puntando il dito contro Mulan.

“Per non parlare della novellina: Miss ‘non sono una principessa, ma sono la figlia del capo’”, aggiunse Esmeralda accennando a Vaiana.

“E tecnicamente anche Pocahontas è solo la figlia di un capo villaggio. Ma abbuoniamoglielo e consideriamole entrambe figlie della nobiltà. Io e Eilonwy siamo entrambe vere principesse”, disse Kida con la lancia tesa, “Perché non accettate almeno noi?”

Perché poi dovremmo restringere il criterio per essere un buon modello femminile alle principesse?”, esclamò Jane.

“O agli esseri umani”, disse combattiva Judy con ringhi di approvazione da parte di lady Marian, Amelia e Nala.

Trilli fece uno scampanellio.

“Oddio Trilli, davvero?! Possiamo usare espressioni più gentili per farci sentire. Non c’è bisogno di insultare le loro madri”, disse Judy esasperata.

“Anche perché metà di loro non ce l’ha”, disse Amelia. Le principesse senza mamma si infuriarono ancora di più.

“Fuori dal nostro padiglione immediatamente. Non ammetteremo mai quelle come voi”, ringhiò Cenerentola.

“Quelle come noi?”, disse Nala. “Cosa abbiamo di tanto diverso? Siamo tutte donne in un mondo di uomini. Non stiamo a farci la guerra tra noi su delle differenze minime”.

“Già”, concordò Judy, “Abbiamo superato la barriera dell’essere fidanzate o ammogliate per essere ammesse. Abbattiamo anche il giogo del titolo principesco e uniamoci tutte quante sorelle”.

“Lascia perdere coniglietto”, disse Nani, “Per queste smorfiose con la puzza sotto il naso non conta tanto l’essere aristocratici. No, per loro conta solo una cosa: il saper cantare”. Il resto delle non principesse si lamentò concordando con Nani.

“Oh, questo… questo non è vero”, negò Cenerentola. Vanellope volle venirle in soccorso: “Già, quando mi hanno accolto per la prima volta ancora non sapevo cantare”, disse con fare conciliatorio alle non principesse.

“Cosa?”, dissero tutte quante.

“Beccate, brutte ipocrite!”, le accusò Nala.

“Anche se poi sono finita a fare una canzoncina strana”, ammise Vanelope.

“Quindi poi ti hanno convertita”, disse irata Kida. “Beh, non importa, tu sei l’eccezione che conferma la regola. Ma dovrebbero ammettere tutte quante, chi sa cantare o no”.

“Una donna può avere sogni e aspirazioni senza bisogno di cantarci sopra qualcosa”, ringhiò Amelia.

Jane sospirò: “Ma tanto che parliamo a fare. Non importa che il tuo film sia o no un musical, che tu sappia cantare o no. A meno che tu non abbia un singolo che diventi hit, non ti lasciano entrare”.

“Su questo avete torto invece”, disse Jasmine, “Megara aveva un singolo fantastico e non l’abbiamo fatta entrare”.

“Ferma lì”, disse una voce da dietro la soglia sfondata. Una ragazza con un chitone greco e i capelli castani legati in una coda entrò con le mani sulle anche. “È stata una mia scelta quella di non entrare in questo gineceo canterino. E poi ai magnati produttori di bambole non piaccio. A quanto pare se una ragazza ha avuto altre storie, a parte quella col fusto protagonista del film di turno, non è un buon esempio per le bambine. La loro donna ideale non dovrebbe conoscere mai l’amore fino al matrimonio”, disse roteando gli occhi. “Beh, io ho finito di essere la bambolina di chicchessia. Lasciatemi fuori dal vostro conflitto tra galline. E tu ragazzina faresti meglio a fare lo stesso. Nessun club esclusivo sponsorizzato dalla Disney vale poi tanto”. Detto questo, si incamminò nel mezzo della stanza e si sedette su un cuscino. Afferrò un pacchetto di patatine e si mise a sgranocchiare.

Vanellope la guardò confusa: “Aspetta, se dici che non te ne importa niente, perché resti qui?”

“Munch, voglio godermi la scena quando si accapiglieranno”.

Belle la fissò in malo modo poi si rivolse alla piccola zuccherina: “Tranquilla Vanellope. Non ci accapiglieremo per niente, perché le non-principesse stavano per andarsene”.

“Esatto”, continuò Tiana. “Siete in netta minoranza. O volete chiamare i rinforzi? Chi aggiungerete al vostro circo degli orrori adesso? La micetta duchessa? Haha”.

Biancaneve ridacchiò a sua volta: “Haha. Già, oppure potete chiamare la cagnolina Lilli e la maialina del tuo amichetto Taran, eh Eilonwy? Tanto ammettete già, metaforicamente parlando, cani e porci nel vostro gruppetto. Fatelo anche letteralmente. Hahahah”. Tutte le principesse si misero a ridere in coro. Esmeralda perse la pazienza: “Grrr. Questo è troppo. Ragazze, facciamo assaggiare alle principessine un po’ di vero spirito femminista”.

“Sì! Non c’è niente che amo di più di emancipazione e sbudellamenti”, disse il capitano Amelia sollevando le orecchie da gatto e puntando la pistola.

Judy invece, abbassò le orecchie da coniglietta e alzò le zampette pelose: “Ragazze, ragazze per favore. Siamo venute qui per parlare. Con la violenza non risolveremmo nulla. A mio parere dovremmo… ”, Trilli la interruppe con uno scampanellio forte e energico.

“Ben detto Trilli”, ruggì di approvazione Nala, “Strappiamo i loro cuori colmi di desideri e canzoncine e ridipingiamo questa orrenda sala rosa con loro sangue”.

“Yikes”, esclamò sconvolta Vanellope. Megara sorrise: “Le fate sono così, piccoline. Formato ridotto, ma hanno una rabbia super concentrata e gigantesca”.

“Ok, ve la siete cercata”, disse Jasmine staccandosi i pesanti orecchini d’oro.

“Sì, preparatevi a cadere in un sonno dal quale non vi risveglierete più”, disse Aurora.

“All’attacco”, strillarono entrambe le fazioni, mentre correvano una verso l’altra.

Belle e Tiana armate di un libro e un matterello puntarono contro Eilonwy. La principessa di Prydain tirò fuori la sua sfera magica fluttuante. La pallina di luce dorata partì come un razzo e colpì entrambe le principesse alla testa, mettendole a tappeto.

Biancaneve cominciò a cantare con uno dei suoi acuti da soprano e una carica di animaletti del bosco sbucò nel padiglione attaccando le non principesse. Judy tirò fuori il teaser: “Fratelli e sorelle animali, non lasciatevi controllare dall’élite umana. Ognuno ha il diritto di provare a inseguire la propria vocazione e... Aho!”, un altro coniglio le morse la zampa posteriore. Judy lo scalciò via: “Oh, chi se ne importa, allora”. Cominciò a usare il teaser impunemente contro la fauna selvatica.

Jane fissò la cosiddetta principessa più bella del reame che rideva soddisfatta. “A questo gioco si può giocare in due, sorella. Fiuuu! Fiii!” Dal soffitto si aprì un buco e un branco di babbuini rabbiosi entrò nella stanza. “Quella pallida ragazza”, indicò Jane. Le scimmie con le zanne sguainate saltarono addosso a Biancaneve che strillò di terrore.

Intanto Kida stava combattendo, lancia contro spada, insieme a Mulan. “Tu…. non…. Sei…una…. vera... principessa… Io lo sono!”, mormorò tra gli affondi contro la guerriera cinese.

Nala nel frattempo era partita alla carica contro Merida. La principessa scozzese mollò l’arco e tirò fuori la spada: “Appenderò la tua testa impagliata nella mia sala grande”. La leonessa le saltò addosso e rotolarono avventandosi una contro l’altra.

Esmeralda invece, era accerchiata da Jasmine e Pocahontas. La parigina rivolse alle due uno sguardo di compassione: “Sorelle, aprite gli occhi. Vi usano per vendere dei prodotti che materializzano il corpo femminile. Tutte noi siamo nate negli anni ‘90 con la promessa di espandere la diversità razziale tra le principesse, ma ci hanno rese tutte e tre delle bellezze esotiche ipersessualizate. Guardate quanta pelle scoperta hanno i vostri vestiti”. Jasmine e Pocahontas guardarono i loro vestiti per un attimo, esitando. Poi corsero verso Esmeralda e l’atterrarono. La ragazza lottò inutilmente mentre era stesa a terra. “Tieni ferma la zingara mentre le faccio lo scalpo”, disse Pocahontas a Jasmine, che bloccava ogni movimento di Esmeralda.

Dall’altro lato della stanza, Marian si stava avvicinando ad Anna scoprendo i denti. La principessa di Arendelle mise le mani di fronte a sé: “Buona. Buona volpe”. Lady Marian ringhiò e sfoderò anche gli artigli. “Buona, buonina volpicina. Buon-aaaaah!”, la volpe antropomorfa le era saltata addosso e la stava ricoprendo di graffi e morsi. “Elsaaaa!”, gridò Anna, mentre pezzi del suo vestito imbrattati di sangue volavano per aria.

“Eccomi sorellina”, disse pronta Elsa. Con un getto di brina la povera Marian finì in un blocco di ghiaccio. Elsa corse ad abbracciare una Anna frastornata e martoriata. Marian per fortuna non rimase nel blocco ghiacciato a lungo perché Amelia la liberò con un paio di colpi di pistola spaziale. “Lady Marian, toglietevi di mezzo. Alla strega delle nevi ci pensò io. Ouch!”. Qualcosa di tagliente le aveva graffiato la guancia, la pistola le fu strappata di mano e lanciata per terra. Cenerentola le era accanto con una scarpetta di cristallo spaccata a metà, pronta a finirla col vetro tagliente: “Fatti sotto, gattaccio. L’ultimo felino che ha provato a mettersi contro di me è volato giù da una finestra”.

“Ah, sì? Fortuna che i gatti cadono sempre in piedi”, esclamò Amelia. Con una mossa veloce schivò un colpo di scarpetta e, con uno scatto di gambe ben assestato, fece cadere Cenerentola per terra. La poverina sbattè il mento e si afflosciò svenuta.

Vaiana e Nani erano ferme una di fronte all’altra, misurando le mosse dell’avversaria. “Io sono Vaiana di Motunui. Tu te ne andrai da qui e non tornerai mai più o ti ridurrò in mangime per polli”.

 “Oh, fammi il piacere, novellina. La quota per la componente polinesiana in questo franchise era stata già occupata. Perché tutti osannano te e invece non ci sta neanche una bambina che scrive lettere alla povera Nani. Io ho dovuto occuparmi della mia sorellina appena i miei genitori sono morti tu eri la figlia viziata del capo. Yaaaah”, le due maori si gettarono per terra azzuffandosi.  

Amelia, dopo aver steso Cenerentola, si rigirò verso Elsa, ma la regina bionda la ghiacciò all’istante. La scultura di ghiaccio si sollevò magicamente in aria e ricadde a terra in mille pezzi, liberando Amelia. Elsa si voltò e vide Trilli con le manine che fremevano di polvere di fata. La fatina aveva il viso rosso di rabbia e sbraitò qualche tintinnio di campanelli contro Elsa. La regina delle nevi esclamò sconvolta: “Statuina di ghiaccio frigida ci sarai tu. È una mia scelta se non voglio stare con un uomo. Almeno non finirò come te: bloccata in una relazione con un eterno bambino che non vuole impegnarsi. Anzi, che mi porta le sue squinzie proprio sotto gli occhi. Come sta Wendy?” Trilli fremette e si lanciò gonfia di bagliore magico contro Elsa. Scoppi di luce gialla e blu abbagliarono la stanza.  

Eilonwy intanto si sentì buttare a terra e si ritrovò tra le braccia di Ariel. La sirenetta stringeva una forchetta: “Ti caverò entrambi gli occhi con questa arricciaspiccia”, disse con lo sguardo iniettato di sangue. Judy la stese con un calcio delle sue zampe di coniglio.

Nani intanto aveva quasi messo a tappeto Vaiana ma si sentì stringere intorno alla gola. La ragazza lasciò la principessa di Motunui e scalciò boccheggiando, mentre Rapunzel la strozzava con i capelli. “Shhh, shhh”, le sussurrò la bionda, “È tutto apposto. Lasciati andare. Smetti di lottare e andrai in un posto migliore”. Nani spalancò disperata gli occhi mentre l’aria le abbandonava i polmoni. Ma Rapunzel fu costretta a lasciare veloce la presa perché qualcosa l’aveva colpita alla gamba. Nani respirò sollevata accasciandosi al suolo e Amelia la tirò su, la pistola fumante. Rapunzel zoppicò via colpita alla caviglia dal raggio spaziale. Il capitano felino le sparò ripetutamente, ma la principessa usò i suoi capelli magici e invulnerabili per parare i colpi.

Aurora in tutto ciò era rimasta in disparte cercando di non farsi coinvolgere. Indietreggiò piano piano verso l’uscita, ma due ombre si stesero sopra di lei. Jane e Marian l’avevano messa all’angolo. La bella addormentata guardò le nemiche con aria preoccupata: “Ehm. State indietro! Altrimenti io… io…”

 “Altrimenti, cosa farai? Eh?”, disse Jane. “Ammettilo, Aurora, non hai nulla di particolare. Tutto ciò che sai fare è essere bella e saper cantare, proprio un grande esempio per le future donne di scienza. L’unica cosa per cui sei famosa è il dormire”.

“Tranquilla”, disse Marian, “Ti spediremo a fare un lungo sonno ristoratore”. Saltarono entrambe addosso alla bionda.  

Vanellope intanto, stava accanto a Meg e osservava le continue battaglie che iniziavano e finivano fra i due gruppi. “Oh, attenta lì... ahi, deve far male quello. E… cavolo quanto è sboccata Trilli. Signora Megara, non pensa dovremmo fare qualcosa? Ci stanno andando giù pesante”. La ragazza greca continuava a mangiare impassibile: “Tranquilla. Di solito smettono prima di farsi troppo male”.

“Aaaah. I babbuini mi stanno mangiando la faccia. Aiutooo”, strillò Biancaneve.

“Hanno questi battibecchi due o tre volte al mese, non c’è niente di cui preoccuparsi”.

“È una sofferenza atroce”, continuò a strillare Biancaneve.

“Tra poco si fermeranno e ritorneranno ognuna a casa loro a spettegolare sull’altro gruppo. Poi la storia ricomincerà di nuovo tra qualche settimana”.

“Non ce la faccio più. Uccidetemi! Il dolore è insopportabile. Uccidetemi, vi imploro!”, urlò disperata Biancaneve. Vanellope non ce la faceva più e decise di intervenire. Salì su un divano e urlò a squarciagola: “Bastaaaa!”. Tutte quante di fermarono voltandosi verso di lei a metà dell’azione.  Elsa era appesa a un pilastro di ghiaccio con le gambe che tentavano di salire in cielo, ricolme di polvere magica. Trilli invece aveva i capelli pieni di brina. Belle e Tiana stavano sfinendo a colpi di matterello e libro la povera Amelia e si fermarono con gli oggetti a mezz’aria. Marian aveva varie ciocche di capelli biondi tra i denti mentre Aurora aveva metà testa pelata e il viso pieno di graffi. Jane era legata come un salame da Rapunzel. Vaiana era aggrovigliata con Judy e aveva un suo orecchio peloso tra i denti. Mulan e Kida erano sudate e non riuscivano quasi più a reggere le armi. Nala aveva un piede di Merida in bocca mentre la principessa stava segando la coda della leonessa con un pugnale. Jasmine e Pocahontas non avevano ottenuto il loro scalpo, in compenso avevano ottenuto due occhi neri mentre Esmeralda aveva perso molti capelli, un’orecchio a cui le avevano strappato l’orecchino sanguinava. Cenerentola aveva perso la tiara e aveva i capelli sparsi in disordine, mentre Nani si teneva un polpaccio dolorante, per via di un pezzo di cristallo conficcato dentro. Eilonwy teneva Ariel e Anna per i capelli rossicci, mentre la sirenetta le aveva infilato la forchetta nella coscia.  Vanellope rimase immobile senza sapere cosa dire. I babbuini abbandonarono il corpo di Biancaneve che si sollevò esanime. “Ahi, Ahi, Ragazze come è messa la faccia? Tanto male?” Tutte si voltarono verso di lei e soffocarono delle espressioni di orrore. Biancaneve si tasto in ansia il viso: “È messa così male?! Presto a me lo specchio”. Corse verso lo specchio incantato e si mise davanti al vetro riflettente che mostrava il volto da maschera del mago intrappolato lì dentro. “Specchio, specchio delle mie brame, sono ancora la più bella del reame?” Lo specchio esitò qualche secondo prima di parlare: “Ehm. Biancaneve, la bellezza è un fatto secondario. Del suo visino una donna non deve preoccuparsi, quando tra gli stipendi dei due generi c’è un così grande divario”. Biancaneve sospirò sconsolata. Si girò irata verso le non-principesse: “È tutta colpa loro. Le farò a pezzi una per una e le infilerò in una torta”.

 “No, ferme, basta!”, sbottò Vanellope. “Sentite, che differenza fa? Principessa o non principessa… È davvero così importante? Se alle future donne servono dei modelli di riferimento io dico che andate tutte bene. Guardate, sia le principesse che le non-principesse hanno rischiato di ammazzare l’altro gruppo. E Megara dice che lo fate di continuo. Se siete ancora vive dopo tutto questo allora potete insegnare a ogni bambina come sopravvivere alle avversità, canzoni e titolo nobiliare a parte”. Entrambi i gruppi si misero a osservarsi a vicenda. Notarono quanto sia le proprie compagne che le avversarie fossero ridotte in uno stato pietoso. E non era la prima volta che succedeva. “Oh, Vanellope, hai ragione”, disse Cenerentola sputando un dente. “Ognuna di noi è una donna che è in pieno possesso delle proprie capacità e risorse”, disse allargando le braccia verso tutte le presenti.

“E che le sa usare per ridurre in fin di vita chiunque si metta fra lei e i propri sogni”, disse sognate Rapunzel.

“Sì, così dev’essere un esempio di emancipazione”, disse Ariel, “Una fredda macchina di morte che sa mettere a tacere il proprio spirito umano per poter distruggere chiunque intralci la sua strada verso l’indipendenza e l’autorealizzazione”.

Megara storse il naso: “Quello potrebbe essere eccessivo, pesciolina, ma il concetto generale è giusto. Ognuna saprebbe tirarle di santa ragione a chi di dovere. Siamo delle donzelle in difficoltà che sanno salvarsi da sole”.

 “Sììì”, esultò Biancaneve. Vanellope distolse lo sguardo dalla faccia completamente maciullata dalle scimmie. “Sì. E quindi io dico… Yikes, non c’è la faccio. Raps, puoi curare la faccia a Bianca? Grazie cara, ora va molto meglio. Allora io dico che da oggi in poi il club delle principesse è aperto a ogni figura femminile, umana o non umana, che canti o non canti, principessa o non principessa, basti che voglia ispirare le bambine che diventeranno le donne di domani. Allora chi è con me?” Tutte quante esultarono e applaudirono.

“E non dimentichiamoci dei maschietti”, suggerì Biancaneve mentre Rapunzel le curava la faccia con i capelli magici. “Anche loro hanno bisogno di modelli di donne forti. Così sapranno innamorarsi di donne indipendenti e sicure di sé senza sentirsene minacciati. Basta con l’ideale della mogliettina servile e angelo del focolare”.

“Già, i maschi sono abituati a risolvere le cose solo con la violenza”, disse Ariel mentre tentava di togliere la forchetta dalla gamba di Eilonwy. “Dobbiamo insegnarli. Gnnnn. Che l’amore. E la gentilezza. Gnnn. Sono armi altrettanto importanti. Dobbiamo insegnarglielo, poveri piccoli”, la forchetta si sfilò e volo a conficcarsi sul muro.

“Tutto questo farci la guerra quando avremmo potuto unire le forze fin dall’inizio”, disse Mulan abbracciando Kida.

Merida accarezzò il pelo di Nala: “Da ora in poi saremo sorelle in battaglia”.

“Proprio così”, disse Esmeralda abbracciando sia Pocahontas che Jasmine. “E ora tutte insieme possiamo concentrarci sul vero nemico”.

“E chi sarebbe?”, chiese Aurora.

“Vi siete mai chieste cosa ne guadagna il signor Topolino da tutto questo?” chiese Jane.

“Voi rinchiuse qui praticamente delle schiave tutto il giorno”, disse Marian.

“Mentre lui si gode i soldi dei vostri sforzi”, disse Eilonwy battendo il pugno nel palmo della mano.

“Lui e tutti i maschi che vendono immagini di voi super sessualizzate e creano una aspettativa distorta di come dovrebbe essere il proprio corpo”, continuò Judy.

“Avete ragione sorelle”, mormorò Elsa. “È giunta l’ora di porre fine al regno di terrore del sorcio”.

“Si, e avremo bisogno di ogni principessa disponibile”, disse Vaiana.

Una porta improvvisamente si aprì. “Visto che vi ho sentito parlare”, era la principessa Leila, “Che ne direste di...”

“Tu no Leila”, sbottarono tutte quante. La principessa di Alderan fece un’espressione triste e sconsolata: “Ma anch’io tecnicamente faccio parte dello studio. E sono una principessa. E allora pensavo...”

“Fuori di qui!”, urlarono tutte. La porta fu richiusa.  Cenerentola alzò in alto la scarpetta macchiata di sangue: “Forza ragazze. È giunta l’ora. Andiamo verso le alte sfere della Disney e facciamoli a pezzi”. Urli e ruggiti di approvazione serpeggiarono fra le femmine. Una massa urlante e assettata di sangue uscì dal padiglione mezzo distrutto. Vanellope e Megara restarono lì impalate. “Non era proprio questo quello che speravo. Ma almeno non se la prenderanno più le une con le altre, no?”, disse Vanellope alla ragazza greca. “Già cara, quasi quasi vado a raggiungerle anch’io. Voglio dare un paio di scosse alla classe dominante patriarcale che mi ha disegnato questo vitino ridicolmente stretto, non posso mandar giù più di un’oliva senza sentirmi male. Yahhhh!”. E seguì le altre, pronta anche lei al bagno di sangue.

   
 
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